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ANNO X - n. 2 - Giugno 2006 - Società Friulana di Archeologia

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Antiche culture del Vicino OrienteIl regno <strong>di</strong> MariStatue, iscrizioni ed altri reperti conservati al Museo nazionale <strong>di</strong> DamascoIl Museo nazionale <strong>di</strong> Damasco,fondato nel 1919 dopo la <strong>di</strong>ssoluzionedell’Impero Ottomano, conservauna delle più ricche raccolte <strong>di</strong>reperti provenienti dai siti nei quali sisvilupparono le più importanti civiltàdel Vicino Oriente. Tra queste non sipuò non menzionare il regno <strong>di</strong> Mari.Gli scavi <strong>di</strong> Tell Hariri furono intrapresida una missione archeologica francesea seguito <strong>di</strong> una scoperta fortuita,come avveniva un tempo non raramente.Nell’agosto del 1933, infatti, alcunibeduini intenti a seppellire la salma <strong>di</strong>un congiunto in questa zona, situataa circa un<strong>di</strong>ci chilometri a nordovest<strong>di</strong> Abu Kamal, si imbatterono in unastatua mutilata. Il fatto fu imme<strong>di</strong>atamenteportato a conoscenza delleautorità locali. A quel tempo, com’ènoto, la Siria era amministrata dallaFrancia su mandato della Società delleNazioni. La notizia della scoperta,quin<strong>di</strong>, arrivò anche al Louvre che decise<strong>di</strong> inviare in loco una missione archeologicacapeggiata da Andrè Parrotper esplorare in maniera approfon<strong>di</strong>tail sito. Subito dopo l’inizio degli scavi- che vennero condotti dall’insignestu<strong>di</strong>oso, con alcune interruzioni, sinoal 1974 e vennero proseguiti da JeanClaude Margueron a partire dal 1978– <strong>di</strong>venne chiaro, dopo il ritrovamento<strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> sculture recantiiscrizioni in caratteri cuneiformi, chea Tell Hariri anticamente era stata fondatauna città, chiamata Mari, sullaquale regnò la decima <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> sovranidopo il <strong>di</strong>luvio. Nel corso delleoperazioni vennero portati alla lucequattro templi <strong>di</strong> cui era stata accertatal’esistenza, una ziqqurat (si chiamanocosì i famosi e<strong>di</strong>fici rituali mesopotamiciin mattoni cru<strong>di</strong>, costruiti a gradoni)ed un palazzo reale che si configuravacome uno dei più imponentidel mondo antico. Inoltre la missionefrancese <strong>di</strong>sseppellì una serie <strong>di</strong> figure<strong>di</strong> alabastro <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>mensionie migliaia <strong>di</strong> tavolette ricoperte <strong>di</strong>iscrizioni acca<strong>di</strong>co-babilonesi che riguardavanotutti gli aspetti della vita(l‘economia, il commercio, le leggi,l’amministrazione, le pratiche religiose,la letteratura, etc.).Statua maschile,Regno <strong>di</strong> Mari, inizio II millennio a.C.,Museo Nazionale <strong>di</strong> DamascoIl sito si colloca sulla riva destradel me<strong>di</strong>o corso dell’Eufrate. In realtà,mentre nell’antichità il fiume scorrevaproprio vicino alla città, ora esso ne<strong>di</strong>sta circa due chilometri e mezzo. IlTell (la parola significa collinetta) hauna forma ovale e si erge sul terrenocircostante <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci metri nelsuo punto più alto. Esso misura circaun chilometro in lunghezza e seicentometri in larghezza.La stratificazione dei resti rendericonoscibili ben otto <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>della lunga storia <strong>di</strong> questa capitale regionalee quello (il quarto dall’alto inbasso) riferito ai Re <strong>di</strong> Mari, che eranocontemporanei della prima <strong>di</strong>nastiababilonese, ha permesso <strong>di</strong> evidenziaredelle strutture de<strong>di</strong>cate ai culti <strong>di</strong>Ishtar (Astarte) e <strong>di</strong> Ninhursag databiliintorno all’anno 2000 a.C.Il Palazzo Reale scoperto a Mari nel1955 può - per la vastità dei locali, lapossanza dell’impianto architettonico,l’eleganza degli arre<strong>di</strong> e la preziositàdelle decorazioni - essere definito unadelle meraviglie del mondo all’iniziodel secondo millennio avanti Cristo.Tra i numerosissimi reperti recuperatidagli archeologi francesi ed ora custo<strong>di</strong>tinelle sale del Museo nazionale dellacapitale siriana possiamo ricordare,oltre alla già citata raccolta <strong>di</strong> tavoletted’argilla incise a caratteri cuneiformi,oggetti <strong>di</strong> bronzo destinati a vari tipi<strong>di</strong> utilizzo (armi, utensili per la costruzionee per l’uso personale, ornamentiper il corpo), figurine <strong>di</strong> terracotta e <strong>di</strong>gesso, lastre in pietra scolpite con scenemitologiche e devozionali, gioielliin oro e pietre semi-preziose, statuettee contenitori vari in avorio ed altrimateriali pregiati, pannelli in mosaicocon inserti <strong>di</strong> conchiglie, gran<strong>di</strong> sculturein alabastro e calcare.Tutto ciò testimonia il grado <strong>di</strong> raffinatezzae potenza raggiunto da questacittà che, non <strong>di</strong>mentichiamolo, eracollocata in una eccellente posizionegeografica e quin<strong>di</strong> costituiva un interme<strong>di</strong>arioimprescin<strong>di</strong>bile nelle vie <strong>di</strong>traffico tra i Paesi che si affacciavanosul Me<strong>di</strong>terraneo da un lato e quellidella Mesopotamia e dell’Anatoliadall’altro.In particolare, al visitatore dellegran<strong>di</strong> raccolte damascene appaionocome una visione magica e in<strong>di</strong>menticabilele gran<strong>di</strong> statue esposte, moltedelle quali provenienti dai templi erettiin onore <strong>di</strong> Shamash, <strong>di</strong>o del sole, e <strong>di</strong>Ishtar.Ciò che colpisce in queste opere èsoprattutto l’espressività dei soggettirappresentati: l’atteggiamento dellepersone, la flessibilità delle linee, iltipo <strong>di</strong> abbigliamento, la precisionedei lineamenti, tutto concorre a in<strong>di</strong>careun evidente desiderio <strong>di</strong> riportarefedelmente la realtà. Molte <strong>di</strong> questesculture ritraggono figure che indossanogli abiti tra<strong>di</strong>zionali, come unalunga veste che lascia scoperta solo laspalla destra al fine <strong>di</strong> assicurare libertà<strong>di</strong> movimento all’arto oppure unaspecie <strong>di</strong> sottana assicurata ai fianchida un’alta cintura. Entrambi i sessiindossavano gli stessi modelli <strong>di</strong> abiti.Tutte le persone rappresentate sonoa pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> e alcune figure maschilihanno una lunga barba inanellata, lesopracciglia e gli occhi ben delineatida segni ottenuti col bitume e impreziositida madreperla e lapislazzuli. Lafoto che pubblichiamo in questa paginane fornisce un notevole esempio.Gianni Cuttini

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