Non é affatto vero che solo davivi si possa viaggiare, lo sipuò fare anche da morti, apatto <strong>di</strong> esser stati un grande Faraone ele peripezie della mummia <strong>di</strong> RamesseII (1279 - 1212 a. C.) <strong>di</strong>mostrerannol’assunto.Ma, prima, una precisazione: gli egittologi,<strong>di</strong> fronte al susseguirsi <strong>di</strong> tantiFaraoni dallo stesso nome, preserol’abitu<strong>di</strong>ne, tutta europea, <strong>di</strong> numerarliutilizzando i numeri romani. Nel casodel protagonista <strong>di</strong> questa nota si partedal nonno Ramesse I (1292 - 1291 a.C. - XIX <strong>di</strong>nastia) per arrivare a RamesseXI (1105 - 1078 a. C. - XX <strong>di</strong>nastia,detta anche ramesside per viadei nove faraoni che portarono quelnome sui <strong>di</strong>eci che la composero).Questa consuetu<strong>di</strong>ne nostrana facilitaMummia <strong>di</strong> Ramesse IIun laboratorio molto attrezzato.Così il 26 settembre 1976 iniziò il terzoviaggio <strong>di</strong> Ramesse II. Ottenute lenecessarie autorizzazioni, le spogliedel Faraone furono imbarcate su un aereodell’aviazione militare francese egiunsero all’aeroporto <strong>di</strong> Le Bourget.Ad attenderle c’era un picchettod’onore della guar<strong>di</strong>a repubblicanadel presidente Giscard d’Estaing, ilministro delle università Alice Saunier,in rappresentanza del Presidentee altre autorità, fra cui l’Ambasciatored’Egitto.Dopo 3190 anni, il Faraone veniva ricevutoin terra straniera con gli onoridovuti al suo rango.A Parigi la mummia rimase sette mesi,fu curata con ra<strong>di</strong>azioni che eliminaronol’infestazione micotica.Anche le mummie viaggianolo stu<strong>di</strong>o delle successioni <strong>di</strong>nastiche,ma non corrisponde affatto alla realtàstorica. I faraoni, al momento <strong>di</strong> cingerele due corone d’Egitto, prendevanoun nuovo nome e, da quel momento,venivano così chiamati e ricordatidai loro contemporanei. Ramesse II,da faraone si chiamava in realtà Userma’atraSetepenra.Alla sua morte venne imbalsamato esepolto nella tomba, pre<strong>di</strong>sposta nellaValle dei Re, dove avrebbe dovuto trascorrerel’eterno riposo.Purtroppo, al termine della XX <strong>di</strong>nastia,attorno al 1000 a. C., iniziò perl’Egitto quella che viene oggi chiamataEpoca Tarda: un periodo <strong>di</strong> decadenza,miseria e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Le tombe venneroviolate e saccheggiate da gente <strong>di</strong> pochiscrupoli e tanta fame.I sacerdoti del tempio <strong>di</strong> Amon, preoccupatiper la sorte dei corpi dei Faraoniche rischiavano <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>strutti equin<strong>di</strong> <strong>di</strong> perdere il passaporto per lavita eterna, aprirono le tombe, recuperaronosvariate decine <strong>di</strong> mummieregali, fra cui quella <strong>di</strong> Ramesse II, ele nascosero in una caverna situata aduna certa altezza dal suolo: il sito verràchiamato la cachette <strong>di</strong> Deir el Baharidal luogo del ritrovamento.E questo é il primo viaggio della nostramummia: dalla Valle dei Re a Deirel Bahari, pochi chilometri.Alla fine dell’800 venne scoperto ilsito e Ramesse II, dopo una sosta <strong>di</strong>un migliaio <strong>di</strong> anni, venne trasferitoal Cairo e sistemato in una bacheca almuseo. Questo suo secondo viaggiorisulta molto più lungo del primo <strong>di</strong>parecchie centinaia <strong>di</strong> chilometri.Ma le peripezie non si fermano qui: lateca in cui riposava non era stagna e,dopo alcuni decenni, ci si accorse chela mummia si stava deteriorando. Erastata aggre<strong>di</strong>ta da un fungo, la DaedaleaBiennis, che metteva in pericolo lasua conservazione.Le autorità egiziane, non avendo leattrezzature necessario per le cure, sirivolsero a esperti francesi del Muséede l’Homme <strong>di</strong> Parigi, che possedevaAl termine <strong>di</strong> quel periodo, RamesseII ritornò in patria nel sarcofago ricopertoda un bellissimo drappo blu ricamatocon fiori <strong>di</strong> loto in oro, colorie piante aral<strong>di</strong>che del faraone, donodella Francia.Artefice <strong>di</strong> questa straor<strong>di</strong>naria vicendafu la conservatrice della sezioneegiziana del Museo del Louvre: ChristianeDesroches Noblecourt, Commendatoredella Legione d’Onore,medaglia della Resistenza, medagliad’oro del Centre National de la RecherceScientifique, medaglia d’argentodell’UNESCO.Attualmente, la mummia <strong>di</strong> RamesseII é visibile, con sovrapprezzo sul bigliettod’ingresso, al Museo del Cairo;questa volta esposta in una bacheca atenuta stagna e climatizzata.Con questo terzo viaggio terminano,almeno per il momento, le peripezie<strong>di</strong> un Faraone che si é mosso più damorto che da vivo.Vi terremo informati.Cesare Feruglio Dal Dancontinua da pag. 5la struttura dell’aggere orientale; indagine <strong>di</strong> un tratto delfossato interno e <strong>di</strong> stratificazioni antropiche nell’area internaa ridosso dell’aggere; saggi esplorativi.Si prevede la partecipazione massima <strong>di</strong> 15 operatori, acui verrà fornito il pranzo; la partecipazione è subor<strong>di</strong>nataalla <strong>di</strong>sponibilità minima <strong>di</strong> 2 settimane.Per partecipare allo scavo si prega <strong>di</strong> rivolgersi al MuseoCivico <strong>di</strong> Codroipo (0432-820174), dal lunedì al giovedìdalle ore 9.00 alle ore 12.30.UDINE: CastelloMese <strong>di</strong> agosto (date da definire)Responsabili: Dr. Maurizio Buora e Dr. Massimo Lavarone,coa<strong>di</strong>uvati dal Dr. Luca Villa, per la parte altome<strong>di</strong>evale.Sondaggio nel versante meri<strong>di</strong>onale del Castello alloscopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare eventuali preesistenze su questaparte del colle, mai indagata e per verificare l’andamentodel versante nelle epoche antiche.
Antiche culture del Vicino OrienteIl regno <strong>di</strong> MariStatue, iscrizioni ed altri reperti conservati al Museo nazionale <strong>di</strong> DamascoIl Museo nazionale <strong>di</strong> Damasco,fondato nel 1919 dopo la <strong>di</strong>ssoluzionedell’Impero Ottomano, conservauna delle più ricche raccolte <strong>di</strong>reperti provenienti dai siti nei quali sisvilupparono le più importanti civiltàdel Vicino Oriente. Tra queste non sipuò non menzionare il regno <strong>di</strong> Mari.Gli scavi <strong>di</strong> Tell Hariri furono intrapresida una missione archeologica francesea seguito <strong>di</strong> una scoperta fortuita,come avveniva un tempo non raramente.Nell’agosto del 1933, infatti, alcunibeduini intenti a seppellire la salma <strong>di</strong>un congiunto in questa zona, situataa circa un<strong>di</strong>ci chilometri a nordovest<strong>di</strong> Abu Kamal, si imbatterono in unastatua mutilata. Il fatto fu imme<strong>di</strong>atamenteportato a conoscenza delleautorità locali. A quel tempo, com’ènoto, la Siria era amministrata dallaFrancia su mandato della Società delleNazioni. La notizia della scoperta,quin<strong>di</strong>, arrivò anche al Louvre che decise<strong>di</strong> inviare in loco una missione archeologicacapeggiata da Andrè Parrotper esplorare in maniera approfon<strong>di</strong>tail sito. Subito dopo l’inizio degli scavi- che vennero condotti dall’insignestu<strong>di</strong>oso, con alcune interruzioni, sinoal 1974 e vennero proseguiti da JeanClaude Margueron a partire dal 1978– <strong>di</strong>venne chiaro, dopo il ritrovamento<strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> sculture recantiiscrizioni in caratteri cuneiformi, chea Tell Hariri anticamente era stata fondatauna città, chiamata Mari, sullaquale regnò la decima <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> sovranidopo il <strong>di</strong>luvio. Nel corso delleoperazioni vennero portati alla lucequattro templi <strong>di</strong> cui era stata accertatal’esistenza, una ziqqurat (si chiamanocosì i famosi e<strong>di</strong>fici rituali mesopotamiciin mattoni cru<strong>di</strong>, costruiti a gradoni)ed un palazzo reale che si configuravacome uno dei più imponentidel mondo antico. Inoltre la missionefrancese <strong>di</strong>sseppellì una serie <strong>di</strong> figure<strong>di</strong> alabastro <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>mensionie migliaia <strong>di</strong> tavolette ricoperte <strong>di</strong>iscrizioni acca<strong>di</strong>co-babilonesi che riguardavanotutti gli aspetti della vita(l‘economia, il commercio, le leggi,l’amministrazione, le pratiche religiose,la letteratura, etc.).Statua maschile,Regno <strong>di</strong> Mari, inizio II millennio a.C.,Museo Nazionale <strong>di</strong> DamascoIl sito si colloca sulla riva destradel me<strong>di</strong>o corso dell’Eufrate. In realtà,mentre nell’antichità il fiume scorrevaproprio vicino alla città, ora esso ne<strong>di</strong>sta circa due chilometri e mezzo. IlTell (la parola significa collinetta) hauna forma ovale e si erge sul terrenocircostante <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci metri nelsuo punto più alto. Esso misura circaun chilometro in lunghezza e seicentometri in larghezza.La stratificazione dei resti rendericonoscibili ben otto <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>della lunga storia <strong>di</strong> questa capitale regionalee quello (il quarto dall’alto inbasso) riferito ai Re <strong>di</strong> Mari, che eranocontemporanei della prima <strong>di</strong>nastiababilonese, ha permesso <strong>di</strong> evidenziaredelle strutture de<strong>di</strong>cate ai culti <strong>di</strong>Ishtar (Astarte) e <strong>di</strong> Ninhursag databiliintorno all’anno 2000 a.C.Il Palazzo Reale scoperto a Mari nel1955 può - per la vastità dei locali, lapossanza dell’impianto architettonico,l’eleganza degli arre<strong>di</strong> e la preziositàdelle decorazioni - essere definito unadelle meraviglie del mondo all’iniziodel secondo millennio avanti Cristo.Tra i numerosissimi reperti recuperatidagli archeologi francesi ed ora custo<strong>di</strong>tinelle sale del Museo nazionale dellacapitale siriana possiamo ricordare,oltre alla già citata raccolta <strong>di</strong> tavoletted’argilla incise a caratteri cuneiformi,oggetti <strong>di</strong> bronzo destinati a vari tipi<strong>di</strong> utilizzo (armi, utensili per la costruzionee per l’uso personale, ornamentiper il corpo), figurine <strong>di</strong> terracotta e <strong>di</strong>gesso, lastre in pietra scolpite con scenemitologiche e devozionali, gioielliin oro e pietre semi-preziose, statuettee contenitori vari in avorio ed altrimateriali pregiati, pannelli in mosaicocon inserti <strong>di</strong> conchiglie, gran<strong>di</strong> sculturein alabastro e calcare.Tutto ciò testimonia il grado <strong>di</strong> raffinatezzae potenza raggiunto da questacittà che, non <strong>di</strong>mentichiamolo, eracollocata in una eccellente posizionegeografica e quin<strong>di</strong> costituiva un interme<strong>di</strong>arioimprescin<strong>di</strong>bile nelle vie <strong>di</strong>traffico tra i Paesi che si affacciavanosul Me<strong>di</strong>terraneo da un lato e quellidella Mesopotamia e dell’Anatoliadall’altro.In particolare, al visitatore dellegran<strong>di</strong> raccolte damascene appaionocome una visione magica e in<strong>di</strong>menticabilele gran<strong>di</strong> statue esposte, moltedelle quali provenienti dai templi erettiin onore <strong>di</strong> Shamash, <strong>di</strong>o del sole, e <strong>di</strong>Ishtar.Ciò che colpisce in queste opere èsoprattutto l’espressività dei soggettirappresentati: l’atteggiamento dellepersone, la flessibilità delle linee, iltipo <strong>di</strong> abbigliamento, la precisionedei lineamenti, tutto concorre a in<strong>di</strong>careun evidente desiderio <strong>di</strong> riportarefedelmente la realtà. Molte <strong>di</strong> questesculture ritraggono figure che indossanogli abiti tra<strong>di</strong>zionali, come unalunga veste che lascia scoperta solo laspalla destra al fine <strong>di</strong> assicurare libertà<strong>di</strong> movimento all’arto oppure unaspecie <strong>di</strong> sottana assicurata ai fianchida un’alta cintura. Entrambi i sessiindossavano gli stessi modelli <strong>di</strong> abiti.Tutte le persone rappresentate sonoa pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> e alcune figure maschilihanno una lunga barba inanellata, lesopracciglia e gli occhi ben delineatida segni ottenuti col bitume e impreziositida madreperla e lapislazzuli. Lafoto che pubblichiamo in questa paginane fornisce un notevole esempio.Gianni Cuttini