22.07.2015 Views

ANNO X - n. 2 - Giugno 2006 - Società Friulana di Archeologia

ANNO X - n. 2 - Giugno 2006 - Società Friulana di Archeologia

ANNO X - n. 2 - Giugno 2006 - Società Friulana di Archeologia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Storia della monetazione regionalea cura <strong>di</strong> Giorgio CerasoliI MEDAGLIONI DELLA ZECCA DI AQUILEIA(Parte prima:Bollettino n. 1 - Anno X - Marzo <strong>2006</strong>)p a r t e s e c o n d aCOSTANTE augusto 337-350Multiplo d’oro <strong>di</strong> grammi 8,85.Anno 337-340Al dritto: busto dell’imperatore drappeggiato;al rovescio: l’imperatore rivolto a sinistracon stendardo incoronato dalla Vittoria.LA STORIAIcinque personaggi destinati asuccedergli non riuscivano adaccordarsi sulla spartizionedell’impero, ma i tre figli <strong>di</strong> CostantinoI (Costanzo II, Costantee Costantino II) erano d’accordosu un punto, ossia sulla necessità<strong>di</strong> escludere dal governo dell’imperoDelmazio ed Annibaliano,nipoti del defunto Costantino I. Idue vennero trucidati durante untumulto militare e così, liberata lascena politica dai due scomo<strong>di</strong> intrusi,i tre fratelli, figli <strong>di</strong> CostantinoI, nel settembre del 337 si feceronominare augusti dal senatoe si sud<strong>di</strong>visero l’impero.Costante II fece la parte del leoneed ottenne, tra l’altro, Costantinopoli,al momento la città piùimportante dell’impero. Costante,<strong>di</strong> soli quin<strong>di</strong>ci anni, oltre aiterritori avuti in ere<strong>di</strong>tà (Italia, Illirio,Africa, Macedonia e Acaia)si appropriò anche dei domini <strong>di</strong>suo fratello Costantino II (Gallie)ucciso per mano dei soldati <strong>di</strong>Costante presso Aquileia.A questo punto i due imperatoriCostante e Costanzo II cominciaronoa rivaleggiare tra loro sia permotivi religiosi, ma anche e soprattuttoeconomici.Nel gennaio 350 una congiura<strong>di</strong> palazzo provvide ad eliminareCostante e venne proclamatoimperatore Magnenzio, un comandante<strong>di</strong> milizie barbariche,il quale entrò subito in rotta <strong>di</strong>collisione con Costanzo II chelo attaccò nell’attuale Ungheriasconfiggendolo ed obbligandolo asuicidarsi assieme al fratello Decenzio,mentre Costanzo II entravain Aquileia da vincitore.Così l’impero fu nuovamente riunitoda un unico imperatore CostanzoII che era privo <strong>di</strong> successorie perciò decise <strong>di</strong> proclamarecesari Gallo e Giuliano, lontaniparenti del defunto Costantino I“il Grande”.Gallo, ancora giovanissimo, s’inse<strong>di</strong>òad Antiochia ma ebbe vitabreve in quanto Costanzo II, accortosi<strong>di</strong> aver eletto un incapace esanguinario, lo convocò a Pola e louccise.Giuliano, pure lui giovanissimocesare, imparò subito l’arte dellaguerra sconfiggendo i Franchi chesi erano spinti oltre il Reno e ristabilìl’autorità imperiale sulla Britannia.Subito dopo Giuliano vennea <strong>di</strong>verbio con Costanzo II, ma nonsi giunse alla guerra in quanto quest’ultimomorì all’improvviso. Giulianorimase così unico imperatoreed ebbe il titolo <strong>di</strong> “Apostata” inquanto si oppose al cristianesimo,che si stava ormai affermando, efavorì gli antichi culti pagani. Eglimorì, trafitto da una freccia, pressole rive del fiume Tigri, durante unaspe<strong>di</strong>zione militare.L’esercito elesse allora imperatoreValentiniano, un generale originariodella Pannonia, che associò alcomando il fratello Valente, al qualenel 364 cedette Costantinopolicon le province orientali. Ambedueebbero subito problemi con generaliche si autoproclamavano imperatorie con gli insorti nelle Gallie.Nel 375 Valentiniano morì improvvisamentee gli successe ValentinianoII, mentre Valente manteneva lametà orientale dell’impero con Costantinopoli.Quest’ultimo dovetteaccorrere ad Adrianopoli dove eraavvenuta un’invasione <strong>di</strong> Goti e quivenne sconfitto e morì.Sembrò allora che tutto dovessecrollare in quanto l’impero avevaperduto oltre all’esercito anche l’im-peratore. Il giovane ValentinianoII, guidato dall’esperto Grazianoin<strong>di</strong>viduò in un generale spagnolo<strong>di</strong> 33 anni, Teodosio, l’uomo chepoteva salvare la situazione edoccupare Adrianopoli.In realtà egli riuscì a salvarel’oriente ma un nuovo pericoloveniva ora da occidente, dove ungenerale <strong>di</strong> nome Massimo ucciseGraziano e senza prendere il titolo<strong>di</strong> imperatore esercitò il poteresulla Britannia, sulle Gallie e laSpagna.Poi si avvicinò all’Italia dove sitrovava il <strong>di</strong>ciottenne ValentinianoII che fuggì oltre l’Adriatico.Tra Massimo e Teodosio, ambeduealla testa <strong>di</strong> truppe <strong>di</strong> originegota e franca, si arrivò benpresto allo scontro e Massimo fubattuto una prima volta a Emona(l’o<strong>di</strong>erna Lubiana) ed in seguitoad Aquileia, dove venne catturatoe decapitato.Valentiniano II fu ricollocato sultrono imperiale ma nel 392, dopoquattro anni <strong>di</strong> relativa pace, venneucciso da generale Arbogaste,il quale fece proclamare imperatoreEugenio, un professore <strong>di</strong>retorica.Teodosio dovette così organizzareuna seconda spe<strong>di</strong>zione in Italia elo scontro ebbe luogo nei pressi<strong>di</strong> Castra (Aidussina), sulle rivedel fiume Frigidus (l’attuale Vipacco).La battaglia ebbe ancheconnotazioni religiose in quantoal cristiano Teodosio si opponevail pagano Arbogaste. La vittoria<strong>di</strong> Teodosio fu schiacciante ed Arbogastesi suicidò. Eugenio, presoprigioniero, né seguì l’esempio.Una leggenda narra che durantela battaglia improvvisamente sialzò la “bora” che abbattè le suefortissime folate sui soldati <strong>di</strong>Arbogaste con una violenza taleche essi non poterono lanciareproficuamente i loro dar<strong>di</strong> e giavellotti.(continua nei prossimi numeri coni capitoli: Il significato dei “Medaglioni”ed i “Ritrovamenti”)


I viaggi della SocietàCROCIERA NEL MAR EGEOda Venerdì 7 luglio a Lunedì 17 luglio <strong>2006</strong>La crociera si svolgerà nella prima decade <strong>di</strong> luglio. Abbiamofatto, a suo tempo, già tre crociere, con grande successoe partecipazione. La richiesta <strong>di</strong> farne un’altra ci ha spintoa progettarla. Dobbiamo inoltre ricordare come la crocierasia anche il piacere <strong>di</strong> andar per mare, con il comfort <strong>di</strong>viaggiare in un hotel in navigazione.Programma• Venerdì 7 luglio, partenza da Genova, ore 15• Sabato 8 luglio, ore 13-18, sosta a Napoli• Domenica 9 luglio, navigazione• Lunedì 10 luglio, ore 13-19, sosta al Pireo• Martedì 11 luglio, ore 7,30-13, sosta a Kusadasi; ore17-24, sosta a Patmos;• Mercoledì 12 luglio, ore 7-12, sosta a Mikonis; ore17,30-22, sosta a Santorini;• Giovedì 13 luglio, ore 14,30-19,30, sosta a Katakolon;• Venerdì 14 luglio, ore 14-19,30, sosta a Messina;• Sabato 15 luglio, navigazione;• Domenica 16 luglio, ore 9-18, sosta a Marsiglia;• Lunedì 17 luglio, ore 8, arrivo a Genova.Costi, riservati unicamenteai Soci dellaSocietà <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>:fra € 750c. e € 900 c. a secondadella sistemazione incabina, oltre alle tasseportuali € 110 ed assicurazione€ 10.Le quotazioni qui in<strong>di</strong>catesi intendonoescluse le escursioni, lebevande, le mance ed iltrasferimento da U<strong>di</strong>nea Genova e viceversaCiviltà cicla<strong>di</strong>ca(abbiamo organizzato un pullman).Giovani fino a 18 anni non compiuti, gratis in cabina con dueadulti, tasse portuali escluse. Supplemento singola: + 50%Compagnia <strong>di</strong> Navigazione: “Louis Cruise Lines”, nave“Sapphire”; url: http://www.louiscruises.it.Rivolgersi in Segreteria.BERLINO E LA GERMANIAda sabato 2 a domenica 10 settembre <strong>2006</strong>Programma, <strong>di</strong> massima:• Sabato 2 settembre: partenza da U<strong>di</strong>ne (ore 6,00) perMANCHING (D); ore 14 c., visita all’oppidum edal Museo Celtico; ore 17, partenza per Norimberga;ore 19, arrivo, cena e pernottamento all’Hotel zur Post(Parsberger Str. 2-92355 Velburg).• Domenica 3 settembre: in mattinata, visita al GermanischenMuseum; pranzo; pomeriggio visita della cittàe del campo <strong>di</strong> riunione della NSDAP; cena e pernottamentoall’Hotel zur Post.• Lunedì 4 settembre: ore 8, partenza per ROMHILD,THURINGEN; ore 10 c. visita del Kleinen Gleichberg(inse<strong>di</strong>amento fortificato d’altura del periodo Hallstatt/La Tène) con relativo museo; pranzo a Romhild, vicinoal museo; opre 14 partenza per WEIMAR; pomeriggioarrivo a Weimar e tempo libero (visita della città<strong>di</strong> Goethe e Schiller (possibilità <strong>di</strong> prenotare biglietti<strong>di</strong> teatro nel famoso teatro); cena e pernottamento aWeimar;• Martedì 5 settembre: ore 9, visita del Museum fur UrundFruhgeschichte Thuringens e della città <strong>di</strong> Goethee Schiller; ore 14, partenza per Naumburg/Saale; ore15,30, visita del duomo <strong>di</strong> Naumburg; h. 17, partenzaper Berlino.• Mercoledì 6, Giovedì 7 e Venerdì 8 settembre: BER-LINO, città molto cambiata dopo la caduta del muro;soggiorno con tempo libero per visitare gli innumerevolimusei e la città (Museumsinsel, ove si visiterannosicuramente l’Altes Museum, l’Agyptisches Museum, ilPergamobmuseum). Altre visite, che <strong>di</strong>penderanno daltempo a <strong>di</strong>sposizione e dalla volontà dei partecipantial viaggio, potranno essere previste per il Museo dellaTecnica, lo Ju<strong>di</strong>sches Museum (nuovissimo capolavoroarchitettonico), il Kunstgewerbe Museum (= arte applicata),il Bruckemuseum ( = espressionisti), il Museumfur Vorgeschichte Berlin-Charlottenburg, ecc.).Della città si vedranno i luoghi ed i monumenti più famosi(porta <strong>di</strong> Brandeburgo, il viale Unter den Linden,l’Alexandrrplatz, il Checkpoint Charlie, il Kurfurstendamme via <strong>di</strong>cendo).Venerdì 8 è prevista una gita nella città <strong>di</strong> POTSDAMcon Schloss Sanssouci. Nel pomeriggio, ore 15, partenzaper Dresda; cena e pernottamento.• Sabato 9 settembre: DRESDA, visita della città e deimusei (Gallerie, Grunes Gewolbe, Scloss).• Domenica 10 settembre, ore 7, partenza per HAL-LEIN (Salisburgo - A); ore 14, arrivo e visita del Museo<strong>di</strong> Hallein; in seguito, partenza per U<strong>di</strong>ne.Costo: € 1.030, pro capite in camera doppia. Supplementosingola € 150/200, da definire.La quota comprende: viaggio a/r in autopullman per tutto iltragitto, sistemazione in hotel per tutti i pernottamenti, cene(escluse le bevande) ed i pranzi, dove previsto, accompagnatoreed assistenza <strong>di</strong> una guida, visite guidate, ingressi ai musei,con eventuali card ed assicurazione.Le iscrizioni sono in corso presso la Segreteria, versandol’acconto <strong>di</strong> € 200, entro il 31 maggio, ed il saldo entro il30 giugno <strong>2006</strong>.


Non soloopere ing r a n d iblocchi, ma anchestrutture mistecomposte damassi squadratiassemblati a piccoli elementi, chenon mancano però <strong>di</strong> razionalità ecanoni estetici, riassunti in strutturea scacchiera, a graticcio (opuscraticium), a telaio (opus africanum),attestano la grande romanità.Nella struttura a scacchiera i gran<strong>di</strong>blocchi squadrati, <strong>di</strong>sposti or<strong>di</strong>natamentein alternanza a pietre<strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, poggiantigli uni sugli altri assolvono perfettamentela loro funzione portante,mentre l’assemblaggio degli elementiminori funge esclusivamenteda riempimento.La nebulosa storiografia sulla <strong>di</strong>ffusionegeografica delle muraturea scacchiera ha lasciato interessanti tracce a Velia, aTarquinia e Bolsena ( IV e III sec. a.C.).La più <strong>di</strong>ffusa quale struttura mista utilizzata per l’e<strong>di</strong>liziacivile, nonché capostipite delle più importantitecniche tra<strong>di</strong>zionali, è l’opus craticium ovvero, comeesplica la definizione, costituita da un graticcio ligneoche funge da ossatura portante del muro. Su un robustozoccolo venivano posizionati degli elementi quadrangolariin legno (cm 9x9) che, incrociandosi con altrielementi orizzontali, alle volte anche <strong>di</strong>agonali, creavanoun reticolo solitamente quadrangolare “riempito”da agglomerati <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura legati con malta ed intonacati;il tutto costituiva uno spessore <strong>di</strong> circa cm 18.Gli elementi orizzontali sopra le porte e le finestre fungevanoda architravie tutti gliassi verticaliconvergevano inun unico grandetrave posto allabase e alla sommitàdella parete. Tale reticolatoligneo si prolungava ai soffitti e,grazie alla sua versatilità, ancheall’esterno rispetto ai muri sottostantiaumentando così gli spaziutili dei piani superiori.Data la sua evidente vulnerabilità(acqua piovana, urti, ladri) l’operaa graticcio veniva impiegata neimuri esterni solamente per i pianirialzati mentre nei tramezzi internioccupava l’intera altezza. Non cisono pervenute copiose testimonianze<strong>di</strong> detta manifattura data lasua chiara deperibilità, ma le cittàOpus africanum<strong>di</strong> Ercolano e Pompei (Collegiodegli Augustali, Via dell’Abbondanza)sono degli “esempi viventi”<strong>di</strong> detta tecnica architettonica.L’opera a telaio, costituita da parallelepipe<strong>di</strong> rocciosiportanti, <strong>di</strong>sposti lungo assi verticali (catene) in sensoorizzontale e verticale, congiunti da fasce orizzontali <strong>di</strong>piccoli conci rocciosi (calcari, pietre laviche) o fittili,più o meno regolari, legati con argilla o malta, è unacuriosa variante delle composizioni parietali “miste”.Originata come opus africanum in Africa settentrionale,dove ebbe la sua massima applicazione nell’e<strong>di</strong>liziamonumentale, s’inoltrò nella penisola Italica attraversola Sicilia inondando le terre meri<strong>di</strong>onali, nell’epoca incui l’Africa, <strong>di</strong>spensatrice <strong>di</strong> materiali pregiati, cibi,animali e uomini era un tutt’uno con il magistrale Stato<strong>di</strong> Roma.OPUSa cura <strong>di</strong> Anna DegenhardtTecniche costruttive romaneOpus craticiumFRAMMENTI…a cura <strong>di</strong> Anna Degenhardt… tutto ciò che giorni e Natura alle cosepoco per volta apportano, secondo misurainducendole a crescere,nessuna affisata acutezza <strong>di</strong> sguardo vale a scoprirlo,né, a loro volta, tutte le cose che invecchiano per etàe consunzione;né riusciresti a vedere tutte le cose che in ognimomento perdonosospese sul mare, smangiate da edace salse<strong>di</strong>ne,le rocce.E, dunque, con corpi nascosti Natura regge le cose.TITO LUCREZIO CARO (I sec. a.C.)De rerum natura (Libro primo, vv. 322-328)USIAMO LA POSTA ELETTRONICAPer snellire i lavori <strong>di</strong> segreteria, per contenere le spese postali e pervelocizzare l’invio delle comunicazioni verso i soci, è essenzialel’uso della posta elettronica (e-mail). Chi desidera ricevere le comunicazioniper posta elettronica è invitato a far pervenire un brevemessaggio all’in<strong>di</strong>rizzo sfaud@archeofriuli.it. Si prega <strong>di</strong> in<strong>di</strong>carenell’oggetto “Invio comunicazioni per e-mail”. L’obiettivo della Segreteriaè anche quello <strong>di</strong> ridurre l’invio cartaceo <strong>di</strong> comunicazioni,senza penalizzare quei soci che non usano la posta elettronica.LIBRERIA RIBIS Via P. Canciani, 14, angolo ViaCavour - U<strong>di</strong>ne - Tel. 0432 505282Url: www.lanuovabase.com; e-mail: ribislibreria@libero.itÈ stata stipulata una convenzione che consente a tutti i Soci<strong>di</strong> avere:sconto 13 % per acquisto libri, <strong>di</strong>zionari ed atlanti(escluso scolastico ed articoli speciali)sconto 10 % per acquisto CD Rom e DVD,Au<strong>di</strong>o e Videocassettesconto 20 % per acquisto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni “La Nuova BaseE<strong>di</strong>trice”È sufficiente presentarsi con la tessera <strong>di</strong> socio della Società<strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>.


CAMPI ARCHEOLOGICI estivi <strong>2006</strong>ATTIMIS (Ud): Castello Superiore - Campo <strong>di</strong>datticoe <strong>di</strong> ricerca archeologica.Dal 26 giugno al 7 luglioResponsabile: Dr. Massimo Lavarone.Campo <strong>di</strong>dattico e <strong>di</strong> ricerca archeologica.Le prime notizie sul Castello Superiore <strong>di</strong> Attimis risalgonoal XII secolo. Fu abitato stabilmente dalla famigliadei conti d’Attimis o da lorodelegati fino al XV secolo; poivenne progressivamente abbandonatoed andò in rovina.Dal 1997 la Società <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong><strong>Archeologia</strong> ha avviato un intervento<strong>di</strong> recupero e conducecampagne <strong>di</strong> scavo annuali chehanno rimesso in luce, in particolare,una serie <strong>di</strong> ambientinel settore ovest del Castello.Gli scavi hanno permesso ilrecupero <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong>materiali ceramici (grezza terracottame<strong>di</strong>evale, ceramicheinvetriate, maiolica arcaica),metallici (oggetti <strong>di</strong> carpenteria, chio<strong>di</strong>, componenti delmobilio e del vestiario, armi), monete, vetri, materialiosteologici (residui delle cucine).L’attività sul campo consisterà in incontri formativi acura d’archeologi esperti, l’attività pratica <strong>di</strong> ricerca sulterritorio e scavo archeologico, l’attività sui materialiritrovati.Quest’anno la partecipazione può avvenire in modo articolato:- per gli studenti minorenni, con un mezzo messo a<strong>di</strong>sposizione dalla SFA, con partenza e ritorno giornalierodalla Torre;- per i soci maggiorenni, con mezzi propri e con rientroserale;- per i partecipanti provenienti da lontano e che intendonosoggiornare in zona, con appoggio ad unagriturismo locale (spese a proprio carico: E 28 algiorno per vitto e alloggio).Info: Società <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> - onlus - Via Micesio,2 - 33100 U<strong>di</strong>ne - tel/fax 0432 26560, e-mail: sfaud@archeofriuli.it - URL: http://www.archeofriuli.itVERZEGNIS - Colle Mazéit (Ud): Nona campagna<strong>di</strong> scavo.Dal 24 luglio al 12 agosto <strong>2006</strong>.Responsabili: Dr. Luca Villa, Dr.ssa Gloria Vannacci Lunazzi.Nona campagna <strong>di</strong> scavi archeologici nell’inse<strong>di</strong>amentofortificato pluristratificato.Nell’Area I (Torre) le indagini del 2005 sono state estremamenteproficue, in quanto hanno fatto emergere conmaggiore chiarezza la storia più antica sulla sommità delcolle, dove la costruzione della Torre è confermata nel VIsec. d. C. Il proseguimento degli scavi in quest’area, nelcorso dei lavori programmati per l’estate <strong>2006</strong>, avrà loAnfore e pozzo circolare.scopo <strong>di</strong> chiarificare la genesi e la cronologia delle strutturepiù antiche ed il loro rapporto con la costruzionedella Torre.Nel pianoro meri<strong>di</strong>onale sotto la Torre, dove si è sviluppatol’inse<strong>di</strong>amento fortificato pluristratificato (dal 3600a. C. circa, al IV sec. d. C. ), si continuerà l’indaginedella fase più recente dell’Area VI, che si è evoluta in seguitoal degrado delle struttureaddossate al muro <strong>di</strong> cinta, chesi terminerà <strong>di</strong> mettere in lucee <strong>di</strong> documentare.Lo scavo effettuato nell’AreaVII, all’interno ed all’esternodell’e<strong>di</strong>ficio rettangolare postoa cavallo del muro <strong>di</strong> cinta, hapermesso <strong>di</strong> verificare che ilvano è in realtà una costruzionepiù tarda, che si è impostatasulla recinzione defunzionalizzandoneuna parte. Gli scavidel <strong>2006</strong> permetteranno <strong>di</strong> verificarequello che sembra unproseguimento molto articolatodel villaggio verso l’area interna del pianoro.Contemporaneamente allo scavo inizieranno i lavori <strong>di</strong>consolidamento delle strutture emerse, primo passo versola realizzazione del Parco Archeologico.Partecipazione: Il Comune <strong>di</strong> Verzegnis, ente titolaredella concessione ministeriale <strong>di</strong> scavo, fornirà vitto edalloggio a coloro che desiderano partecipare all’attività<strong>di</strong> ricerca.Info: Società <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> - onlus - SezioneCarnica - tel/fax 0433 47934, e-mail: mgvannacci@libero.it- URL: http://www.archeofriuli.itMANIAGO - VIVARO (Pn): Campagna <strong>di</strong> ricercanella zona compresa tra il comune <strong>di</strong> Maniago e <strong>di</strong>Tesis <strong>di</strong> Vivaro.Dal 15 luglio al 14 agosto.Responsabile: Dr. Matteo Dolci, Università statale <strong>di</strong> Milano.I soci del gruppo archeologico <strong>di</strong> Tesis intendono verificarel’andamento e l’estensione <strong>di</strong> un possibile inse<strong>di</strong>amentorurale in uso anche nel periodo tardoantico, giàsegnalato in precedenti ricerche, anche <strong>di</strong> superficie.CODROIPO: Campagna <strong>di</strong> ricerca a “Castelliere dellaGra<strong>di</strong>scje”.Dal 3 al 28 luglio <strong>2006</strong>.Responsabili: Dr. Giovanni Tasca, Dr.ssa Costanza Brancolini.Terza campagna <strong>di</strong> scavi nel castelliere protostorico, frequentatonel Bronzo recente-finale I (1300-1100 a.C.) enel Bronzo finale III-Ferro iniziale (1000-800 a.C.). Lericerche sono organizzate dal Museo Civico <strong>di</strong> Codroipoin collaborazione con la SFA - Sezione Me<strong>di</strong>o Friuli(Codroipo).Programma delle ricerche: prosecuzione dell’analisi del-segue a pag. 6


Non é affatto vero che solo davivi si possa viaggiare, lo sipuò fare anche da morti, apatto <strong>di</strong> esser stati un grande Faraone ele peripezie della mummia <strong>di</strong> RamesseII (1279 - 1212 a. C.) <strong>di</strong>mostrerannol’assunto.Ma, prima, una precisazione: gli egittologi,<strong>di</strong> fronte al susseguirsi <strong>di</strong> tantiFaraoni dallo stesso nome, preserol’abitu<strong>di</strong>ne, tutta europea, <strong>di</strong> numerarliutilizzando i numeri romani. Nel casodel protagonista <strong>di</strong> questa nota si partedal nonno Ramesse I (1292 - 1291 a.C. - XIX <strong>di</strong>nastia) per arrivare a RamesseXI (1105 - 1078 a. C. - XX <strong>di</strong>nastia,detta anche ramesside per viadei nove faraoni che portarono quelnome sui <strong>di</strong>eci che la composero).Questa consuetu<strong>di</strong>ne nostrana facilitaMummia <strong>di</strong> Ramesse IIun laboratorio molto attrezzato.Così il 26 settembre 1976 iniziò il terzoviaggio <strong>di</strong> Ramesse II. Ottenute lenecessarie autorizzazioni, le spogliedel Faraone furono imbarcate su un aereodell’aviazione militare francese egiunsero all’aeroporto <strong>di</strong> Le Bourget.Ad attenderle c’era un picchettod’onore della guar<strong>di</strong>a repubblicanadel presidente Giscard d’Estaing, ilministro delle università Alice Saunier,in rappresentanza del Presidentee altre autorità, fra cui l’Ambasciatored’Egitto.Dopo 3190 anni, il Faraone veniva ricevutoin terra straniera con gli onoridovuti al suo rango.A Parigi la mummia rimase sette mesi,fu curata con ra<strong>di</strong>azioni che eliminaronol’infestazione micotica.Anche le mummie viaggianolo stu<strong>di</strong>o delle successioni <strong>di</strong>nastiche,ma non corrisponde affatto alla realtàstorica. I faraoni, al momento <strong>di</strong> cingerele due corone d’Egitto, prendevanoun nuovo nome e, da quel momento,venivano così chiamati e ricordatidai loro contemporanei. Ramesse II,da faraone si chiamava in realtà Userma’atraSetepenra.Alla sua morte venne imbalsamato esepolto nella tomba, pre<strong>di</strong>sposta nellaValle dei Re, dove avrebbe dovuto trascorrerel’eterno riposo.Purtroppo, al termine della XX <strong>di</strong>nastia,attorno al 1000 a. C., iniziò perl’Egitto quella che viene oggi chiamataEpoca Tarda: un periodo <strong>di</strong> decadenza,miseria e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Le tombe venneroviolate e saccheggiate da gente <strong>di</strong> pochiscrupoli e tanta fame.I sacerdoti del tempio <strong>di</strong> Amon, preoccupatiper la sorte dei corpi dei Faraoniche rischiavano <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>strutti equin<strong>di</strong> <strong>di</strong> perdere il passaporto per lavita eterna, aprirono le tombe, recuperaronosvariate decine <strong>di</strong> mummieregali, fra cui quella <strong>di</strong> Ramesse II, ele nascosero in una caverna situata aduna certa altezza dal suolo: il sito verràchiamato la cachette <strong>di</strong> Deir el Baharidal luogo del ritrovamento.E questo é il primo viaggio della nostramummia: dalla Valle dei Re a Deirel Bahari, pochi chilometri.Alla fine dell’800 venne scoperto ilsito e Ramesse II, dopo una sosta <strong>di</strong>un migliaio <strong>di</strong> anni, venne trasferitoal Cairo e sistemato in una bacheca almuseo. Questo suo secondo viaggiorisulta molto più lungo del primo <strong>di</strong>parecchie centinaia <strong>di</strong> chilometri.Ma le peripezie non si fermano qui: lateca in cui riposava non era stagna e,dopo alcuni decenni, ci si accorse chela mummia si stava deteriorando. Erastata aggre<strong>di</strong>ta da un fungo, la DaedaleaBiennis, che metteva in pericolo lasua conservazione.Le autorità egiziane, non avendo leattrezzature necessario per le cure, sirivolsero a esperti francesi del Muséede l’Homme <strong>di</strong> Parigi, che possedevaAl termine <strong>di</strong> quel periodo, RamesseII ritornò in patria nel sarcofago ricopertoda un bellissimo drappo blu ricamatocon fiori <strong>di</strong> loto in oro, colorie piante aral<strong>di</strong>che del faraone, donodella Francia.Artefice <strong>di</strong> questa straor<strong>di</strong>naria vicendafu la conservatrice della sezioneegiziana del Museo del Louvre: ChristianeDesroches Noblecourt, Commendatoredella Legione d’Onore,medaglia della Resistenza, medagliad’oro del Centre National de la RecherceScientifique, medaglia d’argentodell’UNESCO.Attualmente, la mummia <strong>di</strong> RamesseII é visibile, con sovrapprezzo sul bigliettod’ingresso, al Museo del Cairo;questa volta esposta in una bacheca atenuta stagna e climatizzata.Con questo terzo viaggio terminano,almeno per il momento, le peripezie<strong>di</strong> un Faraone che si é mosso più damorto che da vivo.Vi terremo informati.Cesare Feruglio Dal Dancontinua da pag. 5la struttura dell’aggere orientale; indagine <strong>di</strong> un tratto delfossato interno e <strong>di</strong> stratificazioni antropiche nell’area internaa ridosso dell’aggere; saggi esplorativi.Si prevede la partecipazione massima <strong>di</strong> 15 operatori, acui verrà fornito il pranzo; la partecipazione è subor<strong>di</strong>nataalla <strong>di</strong>sponibilità minima <strong>di</strong> 2 settimane.Per partecipare allo scavo si prega <strong>di</strong> rivolgersi al MuseoCivico <strong>di</strong> Codroipo (0432-820174), dal lunedì al giovedìdalle ore 9.00 alle ore 12.30.UDINE: CastelloMese <strong>di</strong> agosto (date da definire)Responsabili: Dr. Maurizio Buora e Dr. Massimo Lavarone,coa<strong>di</strong>uvati dal Dr. Luca Villa, per la parte altome<strong>di</strong>evale.Sondaggio nel versante meri<strong>di</strong>onale del Castello alloscopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare eventuali preesistenze su questaparte del colle, mai indagata e per verificare l’andamentodel versante nelle epoche antiche.


Antiche culture del Vicino OrienteIl regno <strong>di</strong> MariStatue, iscrizioni ed altri reperti conservati al Museo nazionale <strong>di</strong> DamascoIl Museo nazionale <strong>di</strong> Damasco,fondato nel 1919 dopo la <strong>di</strong>ssoluzionedell’Impero Ottomano, conservauna delle più ricche raccolte <strong>di</strong>reperti provenienti dai siti nei quali sisvilupparono le più importanti civiltàdel Vicino Oriente. Tra queste non sipuò non menzionare il regno <strong>di</strong> Mari.Gli scavi <strong>di</strong> Tell Hariri furono intrapresida una missione archeologica francesea seguito <strong>di</strong> una scoperta fortuita,come avveniva un tempo non raramente.Nell’agosto del 1933, infatti, alcunibeduini intenti a seppellire la salma <strong>di</strong>un congiunto in questa zona, situataa circa un<strong>di</strong>ci chilometri a nordovest<strong>di</strong> Abu Kamal, si imbatterono in unastatua mutilata. Il fatto fu imme<strong>di</strong>atamenteportato a conoscenza delleautorità locali. A quel tempo, com’ènoto, la Siria era amministrata dallaFrancia su mandato della Società delleNazioni. La notizia della scoperta,quin<strong>di</strong>, arrivò anche al Louvre che decise<strong>di</strong> inviare in loco una missione archeologicacapeggiata da Andrè Parrotper esplorare in maniera approfon<strong>di</strong>tail sito. Subito dopo l’inizio degli scavi- che vennero condotti dall’insignestu<strong>di</strong>oso, con alcune interruzioni, sinoal 1974 e vennero proseguiti da JeanClaude Margueron a partire dal 1978– <strong>di</strong>venne chiaro, dopo il ritrovamento<strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> sculture recantiiscrizioni in caratteri cuneiformi, chea Tell Hariri anticamente era stata fondatauna città, chiamata Mari, sullaquale regnò la decima <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> sovranidopo il <strong>di</strong>luvio. Nel corso delleoperazioni vennero portati alla lucequattro templi <strong>di</strong> cui era stata accertatal’esistenza, una ziqqurat (si chiamanocosì i famosi e<strong>di</strong>fici rituali mesopotamiciin mattoni cru<strong>di</strong>, costruiti a gradoni)ed un palazzo reale che si configuravacome uno dei più imponentidel mondo antico. Inoltre la missionefrancese <strong>di</strong>sseppellì una serie <strong>di</strong> figure<strong>di</strong> alabastro <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>mensionie migliaia <strong>di</strong> tavolette ricoperte <strong>di</strong>iscrizioni acca<strong>di</strong>co-babilonesi che riguardavanotutti gli aspetti della vita(l‘economia, il commercio, le leggi,l’amministrazione, le pratiche religiose,la letteratura, etc.).Statua maschile,Regno <strong>di</strong> Mari, inizio II millennio a.C.,Museo Nazionale <strong>di</strong> DamascoIl sito si colloca sulla riva destradel me<strong>di</strong>o corso dell’Eufrate. In realtà,mentre nell’antichità il fiume scorrevaproprio vicino alla città, ora esso ne<strong>di</strong>sta circa due chilometri e mezzo. IlTell (la parola significa collinetta) hauna forma ovale e si erge sul terrenocircostante <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci metri nelsuo punto più alto. Esso misura circaun chilometro in lunghezza e seicentometri in larghezza.La stratificazione dei resti rendericonoscibili ben otto <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>della lunga storia <strong>di</strong> questa capitale regionalee quello (il quarto dall’alto inbasso) riferito ai Re <strong>di</strong> Mari, che eranocontemporanei della prima <strong>di</strong>nastiababilonese, ha permesso <strong>di</strong> evidenziaredelle strutture de<strong>di</strong>cate ai culti <strong>di</strong>Ishtar (Astarte) e <strong>di</strong> Ninhursag databiliintorno all’anno 2000 a.C.Il Palazzo Reale scoperto a Mari nel1955 può - per la vastità dei locali, lapossanza dell’impianto architettonico,l’eleganza degli arre<strong>di</strong> e la preziositàdelle decorazioni - essere definito unadelle meraviglie del mondo all’iniziodel secondo millennio avanti Cristo.Tra i numerosissimi reperti recuperatidagli archeologi francesi ed ora custo<strong>di</strong>tinelle sale del Museo nazionale dellacapitale siriana possiamo ricordare,oltre alla già citata raccolta <strong>di</strong> tavoletted’argilla incise a caratteri cuneiformi,oggetti <strong>di</strong> bronzo destinati a vari tipi<strong>di</strong> utilizzo (armi, utensili per la costruzionee per l’uso personale, ornamentiper il corpo), figurine <strong>di</strong> terracotta e <strong>di</strong>gesso, lastre in pietra scolpite con scenemitologiche e devozionali, gioielliin oro e pietre semi-preziose, statuettee contenitori vari in avorio ed altrimateriali pregiati, pannelli in mosaicocon inserti <strong>di</strong> conchiglie, gran<strong>di</strong> sculturein alabastro e calcare.Tutto ciò testimonia il grado <strong>di</strong> raffinatezzae potenza raggiunto da questacittà che, non <strong>di</strong>mentichiamolo, eracollocata in una eccellente posizionegeografica e quin<strong>di</strong> costituiva un interme<strong>di</strong>arioimprescin<strong>di</strong>bile nelle vie <strong>di</strong>traffico tra i Paesi che si affacciavanosul Me<strong>di</strong>terraneo da un lato e quellidella Mesopotamia e dell’Anatoliadall’altro.In particolare, al visitatore dellegran<strong>di</strong> raccolte damascene appaionocome una visione magica e in<strong>di</strong>menticabilele gran<strong>di</strong> statue esposte, moltedelle quali provenienti dai templi erettiin onore <strong>di</strong> Shamash, <strong>di</strong>o del sole, e <strong>di</strong>Ishtar.Ciò che colpisce in queste opere èsoprattutto l’espressività dei soggettirappresentati: l’atteggiamento dellepersone, la flessibilità delle linee, iltipo <strong>di</strong> abbigliamento, la precisionedei lineamenti, tutto concorre a in<strong>di</strong>careun evidente desiderio <strong>di</strong> riportarefedelmente la realtà. Molte <strong>di</strong> questesculture ritraggono figure che indossanogli abiti tra<strong>di</strong>zionali, come unalunga veste che lascia scoperta solo laspalla destra al fine <strong>di</strong> assicurare libertà<strong>di</strong> movimento all’arto oppure unaspecie <strong>di</strong> sottana assicurata ai fianchida un’alta cintura. Entrambi i sessiindossavano gli stessi modelli <strong>di</strong> abiti.Tutte le persone rappresentate sonoa pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> e alcune figure maschilihanno una lunga barba inanellata, lesopracciglia e gli occhi ben delineatida segni ottenuti col bitume e impreziositida madreperla e lapislazzuli. Lafoto che pubblichiamo in questa paginane fornisce un notevole esempio.Gianni Cuttini


L’opportunità e la necessità <strong>di</strong>eseguire interventi <strong>di</strong> restauroconservativo e funzionalesu e<strong>di</strong>fici monumentali, più omeno antichi, è un’occasioneeccezionale per lo stu<strong>di</strong>o dellesue metamorfosi nel <strong>di</strong>veniredei tempi, sia dal punto <strong>di</strong> vistadella concezione architettonicache dell’uso dei materialie<strong>di</strong>lizi.Una <strong>di</strong> queste opportunità ciè stata data (purtroppo) daglieventi sismici del 1976, chehanno devastato il nostro Friuliin lungo e in largo e che, purdepauperandoci <strong>di</strong> una partedel nostro patrimonio culturale,ci ha messo in grado <strong>di</strong> recuperarnela gran parte. Bisognapur <strong>di</strong>re che la stragrandemaggioranza degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> cuici occupiamo aveva già, primadel sisma, urgente bisogno <strong>di</strong>interventi, sia per la vetustàdelle strutture, sia per l’incuriadegli uomini. Ciò stante hapermesso una vasta analisi suidue tempi <strong>di</strong> cui sopra.La necessità <strong>di</strong> intervenire sullestrutture portanti dell’e<strong>di</strong>ficioha reso quasi sempre d’obbligol’analisi e l’eventuale rinforzodella parte basamentalee fondazionale dello stesso,con la conseguente rimozionedella pavimentazione esistente,quasi sempre <strong>di</strong> recente fattura.La situazione contingentepertanto ha reso necessarioanche lo scavo archeologico,per non danneggiare, stravolgendole,strutture e reperti piùantichi precedentemente nonrilevabili.Gli e<strong>di</strong>fici monumentali ingenerale e quelli religiosi inparticolare, da sempre sonostati localizzati in siti particolarmentevocati a tale funzione.Consequenziale è il fattoche in essi si siano sovrapposte,via via, varie strutture,che se testimoniano la naturae l’evoluzione temporale, formandoun unicum <strong>di</strong> eccezionalevalore archeologico.Lo stu<strong>di</strong>o quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> questestrutture rimesse in luce e dellemurature in elevazione, anch’essebisognose d’interventorestaurativo, hanno permessoDalla Sezione Me<strong>di</strong>o FriuliCodroipoRestauro architettonicoOccasione per lo stu<strong>di</strong>o delle metamorfosi<strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio storicoe l’uso e il riuso <strong>di</strong> materiali e<strong>di</strong>liziArzenutto (S. Martino al Tagliamento), Chiesa dei Santi Filippoe Giacomo, esempio <strong>di</strong> evoluzione architettonica.lo stu<strong>di</strong>o dell’evoluzione siadelle strutture architettoniche,sia dell’uso dei materiali nellevarie epoche.Esempi <strong>di</strong> strutture, in particolarmodo a<strong>di</strong>bite al culto,rilevate nella nostra zona, sononumerosissime; parte lasciatein vista, parte dopo esserestate rilevate, stu<strong>di</strong>ate, protettee reinterrate. Nella secondasituazione, normalmente siè provveduto a lasciare unatraccia visibile sulla superficie<strong>di</strong> calpestìo. Nella situazionemigliore invece, si è potutolasciare in vista tali reperti, operché in zone transennabili ome<strong>di</strong>ante una struttura portantetrasparente (vetro e/o griglia).Da un’analisi comparata trai vari siti territoriali, si puòdesumere una certa uniformitàformale planimetrica dellosviluppo degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto.Usualmente il primo impiantoè a pianta quadrata o rettangolare(VII-VIII secolo), il secondorisulta il prolungamentodel primo e dotato <strong>di</strong> piccolaabsi<strong>di</strong>ola (VIII-IX secolo), ilterzo si realizza con l’allargamentosu un lato dell’aularettangolare e la costruzione<strong>di</strong> un presbiterio trilobato, cioècon abside centrale e due laterali,pressoché delle stesse<strong>di</strong>mensioni (X-XIII secolo),il quarto quasi sempre coincideormai all’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> superficie,se trattasi <strong>di</strong> chiesequattro-cinquecentesche. Nel‘600-‘700 poi, con la controriforma,si è avuta una ristrutturazionedrastica <strong>di</strong> questie<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto, per lo menonella me<strong>di</strong>a e bassa friulana,per le aumentate necessità <strong>di</strong>capienza e per l’imporsi <strong>di</strong>un nuovo gusto architettonicoclassicheggiante. Ciò ha portatoa cambiare l’orientamentotra<strong>di</strong>zionale (abside a oriente),spostando l’asse longitu<strong>di</strong>nalein <strong>di</strong>rezione sud-nord, potendocosì riutilizzare il vecchio presbiteriocon cappella laterale einglobando la vecchia facciatanella parete laterale della nuovanavata.Per quanto riguarda l’uso e ilriuso dei materiali e<strong>di</strong>lizi <strong>di</strong>recupero, si può affermareche esso era prassi normalissima,che partendo dal periodoromano si è protratta finoall’imperversare del cementoarmato, nei primi decenni del‘900. Trattasi soprattutto dellaspogliazione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici già crollatio parzialmente <strong>di</strong>roccatiche, a seconda delle localitàorografiche, sono <strong>di</strong>ventatecave <strong>di</strong> pietrame sbozzato,pietrame lavorato, materialein cotto quali mattoni, tegole,tavelline e, in casi particolari,anche <strong>di</strong> legname da lavoro,come travi <strong>di</strong> solaio o capriatedei tetti. Gli esempi più eclatantisono costituiti dal riuso<strong>di</strong> pietrame lavorato e/o decoratocostituente riquadrature <strong>di</strong>porte, finestre, gra<strong>di</strong>ni, chiavi<strong>di</strong> volta, lastre tombali.Una casistica numerata, nellanostra zona, riguarda il recuperocon ricollocazione inopera <strong>di</strong> vecchi portali istoriati<strong>di</strong> chiese quattro-cinquecentesche,ristrutturate nel ’600-’700, come pure delle chiavi<strong>di</strong> volta delle absi<strong>di</strong> demolite,immurate nelle pareti dei rinnovatie<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto. Altroesempio significativo può esserela costruzione della torrecampanaria <strong>di</strong> Aquileia, e<strong>di</strong>ficatacon materiali <strong>di</strong> spogliodei gradoni dell’anfiteatro romano.Normalissimo è stato poi l’usodel materiale laterizio, comei grossi mattoni romani “sesquipedale”,nelle fondazionie nelle murature in elevazione,oltre che per le riquadrature <strong>di</strong>tombe a inumazione. Anche gliembrici romani (tegole) furonousate, se intere per la copertura<strong>di</strong> tombe, se a pezzi per la costruzione<strong>di</strong> murature, posti <strong>di</strong>taglio, leggermente inclinati,in corsi alternati, con inclinazioniopposte (detta “muraturaa spina <strong>di</strong> pesce”).Il recupero e il riuso del materialeligneo a scopo e<strong>di</strong>ficatorio,può riguardare solamentee<strong>di</strong>fici più recenti e ancora in<strong>di</strong>screto stato <strong>di</strong> conservazione,anche se oramai abbandonati,a causa della deteriorabilitàdel materiale specifico,se non protetto dagli agentimeteorici.Questo breve scritto ci puòdare un’idea della complessitàe varietà delle problematicheda affrontare nel restauro architettonico,che però ci apreuna pagina significativa sul<strong>di</strong>venire delle cose e, in definitiva,sulla storia del costruirecon il reimpiego anche <strong>di</strong> repertiarcheologici.Gilberto Iacuzzi


Antichi riti giudaico-cristianiEsattamente cinquant’anni fa l’eru<strong>di</strong>tosacerdote Guglielmo Biasutti dava allestampe un libretto dal titolo: Sante Sábide.Stu<strong>di</strong>o storico-liturgico sulle cappelleomonime del Friuli, U<strong>di</strong>ne 1956, doveegli fa un censimento delle ancone, capitellie cappelle sabatine. In quell’occasioneegli ne aveva elencati 18: S. Margheritadel Gruagno; Spilimbergo; Pozzo<strong>di</strong> S. Giorgio della Richinvelda; S. Vito alTagliamento; Gleris <strong>di</strong> S. Vito; Gorgo <strong>di</strong>Latisana; Fraforeano <strong>di</strong> Ronchis; S. Giorgioal Tagliamento; Goricizza; S. Andratdel Cormor; Porpetto; Risano; Ontagnano;Colloredo <strong>di</strong> Montalbano; AzzanoDecimo; Sesto al Reghena; Chions; Mengora<strong>di</strong> Volzana. Egli <strong>di</strong>chiarava inoltre,che altre “S. Sabide” si trovavano in unafascia ad est del Friuli, dalla Sloveniaall’Istria. Di recente, in base alle ancorvive memorie tramandate, abbiamo aggiuntoFratta <strong>di</strong> Fossalta, Pra<strong>di</strong>pozzo e Summaga tutte localitàdel portogruarese.Come mai, una presenza così numerosa <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> culto de<strong>di</strong>catiad una santa inesistente? Infatti, Santa Sabata, in friulanoSante Sabide, non è ascritta nei martirologi o nei repertorisantorali. Il tema della presenza e del culto <strong>di</strong> Sante Sabideè affrontato dal Biasutti sotto <strong>di</strong>versi aspetti. Egli, dopo averescluso l’identificazione <strong>di</strong> Santa Sabata con Santa Sabina ocon una santa popolare friulana, afferma che la soluzione andrebbericercata nel costume religioso e pratica popolare delleprime comunità cristiane aquileiesi e concor<strong>di</strong>esi che a lungoperdurarono nel celebrare il sabato come un giorno festivo.Il fatto è testimoniato dal patriarca Paolino a conclusione delConcilio provinciale <strong>di</strong> Aquileia svoltosi a Cividale del Friulinel 796-797.Dunque, a quel tempo i cristiani della campagna (dell’Aquileiesee del Concor<strong>di</strong>ese) osservavano, al pari dei giudei, il riposonel giorno del sabato invece che la domenica. Tale osservanzadoveva essere molto ra<strong>di</strong>cata e <strong>di</strong>fficile da far scomparire se ancoranel 1499, il patriarca Domenico Grimani prescriveva che sidovesse suonare l’Avemaria anche a mezzogiorno, e imponevaai cristiani <strong>di</strong> lavorare tutto il giorno del sabato, e che tale giornonon fosse più ritenuto festivo come era avvenuto fino allora.Ancora nel 1603 mons. Agostino Bruno, delegato patriarcale,durante la visita pastorale in Carnia testimoniò questo abusomolto grave.L’osservanza sabbatica aquileiese, secondo Biasutti, affonderebbealcune sue ra<strong>di</strong>ci anche nel culto <strong>di</strong> Beleno, <strong>di</strong>o dei Carnie Nume tutelare <strong>di</strong> Aquileia. Egli sostiene che all’inizio dellapre<strong>di</strong>cazione evangelica, per far comprendere meglio i concetticristiani, gli evangelizzatori, abbiano fatto ricorso a degli esempi<strong>di</strong> parallelismo fra Cristo-Luce e <strong>di</strong>o locale e, in tempi successivi,con l’identificazione <strong>di</strong> Cristo e Sole, sanzionando conla trasformazione del <strong>di</strong>es solis della settimana pagana con il<strong>di</strong>es dominicus cristiano. Il culto però del sabato rimase ra<strong>di</strong>catonelle popolazioni e, come si è detto, soprattutto nelle campagne,trasferendo poi questo culto a Maria Vergine sotto il titolo<strong>di</strong> Santa Maria in Sabato e, poiché il sabato era per loro giorno<strong>di</strong> riposo, si può pensare che le ancone <strong>di</strong> Santa Sabata fosseroil loro luogo <strong>di</strong> orazione.Dal canto suo, C.G. Mor, nel suo articolo Per la storia del primocristianesimo in Friuli, in “ Memoriestoriche forogiuliesi”, XLIII (1958-1959), 19-32, dopo aver constatato che ilculto <strong>di</strong> Santa Sabata non è molto <strong>di</strong>ffuso,se non in determinati luoghi, lungo cioè icorsi d’acqua o in ogni caso in zone oveabbondano le acque, afferma che il rapportotra le Sante Sabata e il regime idricoè evidente. Egli, inoltre, non scarta l’ipotesiche le ancone siano dei luoghi devozionalilungo antichi percorsi viari.In tempi più recenti don Gilberto Pressacco,forte sostenitore delle origini giudaico-allessandrinedella chiesa aquileiese,e della evangelizzazione da parte <strong>di</strong>S. Marco, ebbe ad interessarsi a SanteSabide e del culto del sabato in Friuli (cfr.R. Paluzzano-G. Presacco, Viaggio nellaStatua <strong>di</strong> Santa Sabidanotte della Chiesa <strong>di</strong> Aquileia, Bagnariaa S. Andrat del CormorArsa (UD), 1998). Egli, riferendosi alleubicazioni delle cappelle e ancone de<strong>di</strong>catea Santa Sabata, asserisce che «in genere si tratta <strong>di</strong> luoghirurali sacri, situati nei pressi <strong>di</strong> sorgenti o corsi d’acqua <strong>di</strong>origine <strong>di</strong> risorgiva. L’esistenza <strong>di</strong> una stretta relazione tra talicaratteristiche oroidrografiche e l’evangelizzazione marciana èaltresì confermata <strong>di</strong> un fenomeno analogo in Pigia, terra che latra<strong>di</strong>zione vuole convertita dal santi Pietro e Marco».Inoltre, sul mantenimento della tra<strong>di</strong>zione giudaica <strong>di</strong>sse che«in generale, fino all’alto me<strong>di</strong>oevo la Chiesa si mostrò interessataal tema della conservazione <strong>di</strong> usi ebraici, che si eranomantenuti a lungo nelle campagne, probabilmente per il conservatorismodell’ambiente rurale».In conclusione possiamo <strong>di</strong>re che il rapporto tra Santa Sabata eusi ebraici dei primi cristiani è tuttora argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussionee <strong>di</strong> formulazione <strong>di</strong> nuove congetture; da parte nostra abbiamocercato <strong>di</strong> illustrare molto brevemente un argomento forse nonda tutti conosciuto.Benvenuto CastellarinProverbio greco:IL VENTO E LA DONNANON SI POSSONO CHIUDERE A CHIAVEQuote socialiSono ancora aperte le iscrizioni per l’anno sociale <strong>2006</strong>; lequote sono:• socio or<strong>di</strong>nario: Euro 23,• socio familiare: Euro 10,• socio studente: Euro 16,(fino al compimento del 25° anno <strong>di</strong> età)• socio residente all’estero: Euro 25.Le iscrizioni si possono effettuare in Segreteria (martedì, giovedìe venerdì - ore 17.00-19.00) oppure me<strong>di</strong>ante versamentosu c/c/postale n. 15176332 intestato alla Società <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>.Auspichiamo che chi vuole contribuire a <strong>di</strong>ffondere la conoscenzadella Società sul territorio usi l’iscrizione alla stessa anchecome dono ad amici e conoscenti interessati alla materiaarcheologica.


Il Museo si racconta…La collezione de Bran<strong>di</strong>sNell’anno dei festeggiamentidel centenario dell’aperturadei Civici Musei <strong>di</strong> U<strong>di</strong>nenell’attuale sede del Castello (1906-<strong>2006</strong>), inauguriamo sulle pagine delBollettino anche una nuova rubricaper far conoscere il grande patrimoniostorico-archeologico delle collezionidei Civici Musei <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne. Oggetti emateriali che, nonostante uno sforzocontinuo per la loro valorizzazione econservazione, non sono sempre fruibilida un vasto pubblico e pertanto ilpiù delle volte rimangono sconosciutie relegati nei magazzini museali.Tra i friulani e i Civici Musei c’è semprestato un “feeling” particolare emolti sono i lasciti e le donazioni <strong>di</strong>citta<strong>di</strong>ni appassionati d’arte e cultoridelle tra<strong>di</strong>zioni locali che hanno permessoall’ente museale u<strong>di</strong>nese <strong>di</strong> essereun riferimento importante nellanostra Regione.Una delle collezioni più importantidell’attuale patrimonio museale u<strong>di</strong>neseè senz’altro quella del conte Augustode Bran<strong>di</strong>s.Il conte Augusto de Bran<strong>di</strong>s nacquea U<strong>di</strong>ne il 28 agosto 1870 da anticae nobile famiglia friulana, trascorsel’infanzia tra la grande villa padronale<strong>di</strong> S. Giovanni al Natisone e il palazzo<strong>di</strong> famiglia in borgo Gemona a U<strong>di</strong>ne.Dopo aver frequentato il collegio Foscarini<strong>di</strong> Venezia, Augusto si iscrivealla Regia Accademia Navale <strong>di</strong> Livornoda cui uscirà nel 1889 con il grado<strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>amarina. Seguono anni<strong>di</strong> imbarchi su varie navi per lunghespe<strong>di</strong>zioni nel Me<strong>di</strong>terraneo (Tarantoin particolare), in Africa Orientale e inSud-America, interrotti da brevi licenzetrascorse in famiglia. Partecipa allaguerra italo-turca per il controllo dellaLibia e alla Prima Guerra Mon<strong>di</strong>alefinché nel 1921 viene collocato a riposocon il grado <strong>di</strong> capitano <strong>di</strong> vascello.Ritiratosi a vita privata nel suo palazzoveneziano, ormai ricco possidente percospicue ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> famiglia, il conteAugusto si può de<strong>di</strong>care finalmente aisuoi molteplici interessi culturali e inparticolare agli stu<strong>di</strong> numismatici <strong>di</strong>cui <strong>di</strong>viene grande esperto e conoscitore.La sua vita terrena si conclude aVenezia l’11 <strong>di</strong>cembre 1928.Il conte Augusto, con l’intenzione <strong>di</strong>Il capitano <strong>di</strong> vascello conteAugusto de Bran<strong>di</strong>s (Napoli 1917)conservare l’integrità delle sue raccoltenumismatiche e archeologiche, lelasciò in ere<strong>di</strong>tà al Comune <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,perché venissero adeguatamente conservatee valorizzate nei Civici Musei.Citando dal suo testamento olografodell’8 aprile 1924 il de Bran<strong>di</strong>s <strong>di</strong>spone:“..Lascio al Museo <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne la miaraccolta <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> scavo (vasi, terrecotteecc.) e la mia raccolta numismaticacoi libri relativi…”. Il 14 maggio1929 l’intero lascito composto da ben22 casse viene consegnato al personaledel Museo; ma precise <strong>di</strong>sposizionidell’allora Podestà <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne non permettonol’imme<strong>di</strong>ata apertura e la sistemazionedell’ingente materiale dellaraccolta de Bran<strong>di</strong>s, in attesa dellanomina <strong>di</strong> un nuovo <strong>di</strong>rettore del Museo.Solamente all’ingresso (nel 1932)del nuovo responsabile museale (prof.Carlo Someda de Marco) si cominciaa prendere coscienza dell’importanzadel lascito de Bran<strong>di</strong>s. In un dettagliatoarticolo apparso sul quoti<strong>di</strong>ano “IlPopolo del Friuli” il 4 gennaio 1933 ilprof. Someda illustra alla citta<strong>di</strong>nanzala collezione numismatica de Bran<strong>di</strong>sche fu allora inventariata e or<strong>di</strong>natadall’esperto Carlo Cosmi per esseresistemata e resa accessibile al pubblicoin una sala apposita dei Musei.Il successivo 14 gennaio, sullo stessoquoti<strong>di</strong>ano, si annuncia con gran risalto“Apertura <strong>di</strong> nuove sale al MuseoCivico” e nella cronaca del giorno 15si possono leggere i particolari dellagrande giornata che accompagnòl’inaugurazione dei nuovi allestimentimuseali.Il lascito de Bran<strong>di</strong>s si compone <strong>di</strong> dueparti ben <strong>di</strong>stinte: la collezione numismaticae la raccolta <strong>di</strong> ceramiche eterrecotte tarentine.La raccolta <strong>di</strong> monete fu la grandepassione del de Bran<strong>di</strong>s negli anni delritiro veneziano dopo la conclusionedella carriera militare, passione chepoté coltivare in grande stile sorrettoda considerevoli mezzi finanziari chelo misero in contatto con i migliorinegozianti europei dell’epoca. La suaraccolta si era principalmente formatadall’acquisto a Roma nel 1922 dellacollezione già appartenuta al professoreCelestino Schiaparelli compostada oltre 10.000 monete greco-romane,oltre che ad un migliaio <strong>di</strong> moneteorientali e cinesi a cui si aggiunge unapregevole biblioteca numismatica <strong>di</strong>circa 260 volumi; e dal successivo acquisto,a Venezia nel 1927, <strong>di</strong> una partedell’originaria raccolta Giustinianicomposta da oltre 9.000 esemplari.L’ammontare complessivo della raccoltaè <strong>di</strong> 19.117 esemplari sud<strong>di</strong>visiin 5.908 greche, 7.967 romane, 5.242tra me<strong>di</strong>evali, moderne, orientali (particolarela sezione cinese).La raccolta <strong>di</strong> ceramiche e terrecottemagnogreche comprende: 170 ceramiche,192 terrecotte, 45 lucerne a cuisi aggiungono anche 19 balsamari invetro. Tutto il materiale proviene dallazona <strong>di</strong> Taranto e fu acquistato dalde Bran<strong>di</strong>s nelle sue frequentazionidel porto tarantino. La raccolta comprendeesemplari <strong>di</strong> ceramica figurata,a bande, a vernice nera databili tra VIe IV sec. a.C., bellissimi gli esemplari<strong>di</strong> ceramica apula a figure rosse (IVsec. a.C.), numerose le ceramiche sovrad<strong>di</strong>pintepolicrome e monocromedette <strong>di</strong> Gnathia (fine IV-III sec. a.C.).Nel corso del <strong>2006</strong> verrà finalmentepubblicato il catalogo completo dellasezione ceramiche e terrecotte, nelfrattempo si possono ammirare in unasala della sezione archeologica alcunedecine <strong>di</strong> pezzi del materiale ceramicodella raccolta de Bran<strong>di</strong>s.Massimo Lavarone10


federarcheoProgetto “I Longobar<strong>di</strong>”(Inse<strong>di</strong>amenti longobar<strong>di</strong> in Italia)FEDERARCHEO (Federazione delle Associazioni Archeologiche) ha proposto atutte le organizzazioni aderenti e non, a singoli stu<strong>di</strong>osi, ecc. un progetto come sopratitolato. Verrà anche richiesto il sostegno ed il patrocinio al Ministero per i Beni e leAttività Culturali e, successivamente, la partecipazione alle Soprintendenze, ai Museied alle varie Istituzioni interessate. Ora è giunto il momento <strong>di</strong> passare alla fase operativae, pertanto, a seguire riportiamo quelli che sono gli obiettivi, le finalità, le azioni,il metodo <strong>di</strong> lavoro e d’indagine, che costituiranno una sorta <strong>di</strong> schema guida allanostra azione, pur con la assoluta libertà dei partecipanti al progetto <strong>di</strong> aggiungereall’indagine tutto quanto sia <strong>di</strong> interesse nell’ambito della ricerca finalizzata.Con queste righe invitiamo tutti i Soci interessati a partecipare con propri contributispecifici.Obiettivi• unire e rendere visibile l’apporto particolare che ogni inse<strong>di</strong>amento longobardoin territorio nazionale ha dato ai singoli territori occupati, le tracce <strong>di</strong> vita, glielementi architettonici, storici, religiosi, documentali (nel senso più vasto dellaparola) dei vari inse<strong>di</strong>amenti;• unire e mettere a confronto le <strong>di</strong>verse realtà degli inse<strong>di</strong>amenti longobar<strong>di</strong> sul territorionazionale.Nella fase conclusiva del progetto si pensa anche <strong>di</strong> poter utilizzare le ricerche e gliCividale del Friuli,tempietto longobardo, lastredella tomba <strong>di</strong> Piltrude,fondatrice del Monastero Maggiorestu<strong>di</strong> del caso nel campo della <strong>di</strong>dattica, in itinerari a valenza turistico-culturale e sviluppare tematiche specifiche e particolari.Azioni e realizzazioniL’obiettivo si può finalizzare con la progettazione <strong>di</strong> una mostra documentaria a pannelli (non reperti) ideati e proposti daisingoli gruppi partecipanti all’iniziativa e nei cui territori d’interesse ci siano stati inse<strong>di</strong>amenti longobar<strong>di</strong> e raggruppatiin un “unicum“ rappresentante la realtà longobarda nelle sue sfaccettature, nei tratti comuni e nelle <strong>di</strong>versità. La mostradovrebbe essere progettata in modo da essere itinerante e toccare, <strong>di</strong> volta in volta, le singole regioni interessate.Come prologo alla mostra si può prevedere <strong>di</strong> programmare un convegno, a livello nazionale, sui longobar<strong>di</strong> in generale, osu un tema particolare (da identificare) della realtà longobarda, a cura dei gruppi partecipanti.La documentazione relativa alle ricerche che conseguentemente si rende necessario fare può costituire materiale per unapubblicazione complessiva.Metodo <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> ricercaL’indagine tende a coprire, per quanto possibile, tutto il territorio nazionale ed è demandata ai singoli gruppi o associazionio enti, o persone fisiche, che si rendano responsabili ciascuno dell’attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o su una porzione <strong>di</strong> territorio definito, eche abbiano aderito al progetto.L’obiettivo comune si deve identificare nel raccogliere quante più notizie, informazioni, testimonianze possibili suiLongobar<strong>di</strong> durante il periodo <strong>di</strong> occupazione dell’Italia. Si tratta <strong>di</strong> ricercare tutte le realtà, anche quelle minori, della loroesistenza, <strong>di</strong> recuperare frammenti <strong>di</strong> vita attraverso le testimonianze architettoniche, documentali, iconografiche, religiose,epigrafiche, monetali, toponomastiche, legate alla storia dei singoli luoghi e dei nomi, alle tra<strong>di</strong>zioni, che siano sopravvissutefino ad oggi, non trascurando anche aspetti che potrebbero sembrare marginali, ma che potrebbero, al contrario,identificarsi quali “fossili guida“, come, ad esempio, le manifestazioni legate alla venerazione da essi <strong>di</strong>ffusa in Italia <strong>di</strong>alcuni Santi (su tutti Sant’Anastasia <strong>di</strong> Sirmio), o la presenza in determinate zone <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> gastronomia (dolci o verdureo quant’altro) legate alla loro tra<strong>di</strong>zione culinaria. Si dovrà cercare, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> non trascurare alcun aspetto delle manifestazionidella loro vita, si dovrà porre attenzione nel raccogliere la “storia minore“ <strong>di</strong> un popolo, che mai è comparsa ocomparirà nelle gran<strong>di</strong> mostre o sui cataloghi ad essa collegati. Si tratterà, in sostanza, <strong>di</strong> scendere nel “particolare“, che <strong>di</strong>volta in volta può anche essere <strong>di</strong>verso con il mutare delle zone <strong>di</strong> occupazione. Questa indagine potrebbe riservare sorprese,dovrà essere quasi uno scavo archeologico, perché quasi mai le particolarità salgono alla luce della conoscenza, spessoriconosciute e indagate da pochi e per lo più rimaste circoscritte in ambiti territoriali ristretti.Per riassumere, non si tratta <strong>di</strong> scrivere la storia dei Longobar<strong>di</strong>, ma <strong>di</strong> arricchirla, <strong>di</strong> completarla in tutti i suoi aspetti. Delprogetto abbiamo avuto modo <strong>di</strong> parlarne anche con il Direttore <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> Viva, dr. Piero Pruneti, che ha consideratofavorevolmente la possibilità <strong>di</strong> fare da punto <strong>di</strong> riferimento per le iniziative connesse al progetto (promozione, convegno,mostra documentaria, pubblicazione).Prendete contatto con la Segreteria.11


DUE MODI PER SOSTENERE LA SOCIETÀ FRIULANA DI ARCHEOLOGIADESTINAZIONE 5 PER MILLEA FAVORE DI ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATOLa finanziaria (Legge 23/12/2005, n. 266, art. 1, comma337) ha previsto per l’anno <strong>2006</strong>, a titolo sperimentale,la destinazione in base alla scelta del contribuente <strong>di</strong>una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul red<strong>di</strong>to dellepersone fisiche a finalità <strong>di</strong> sostegno del volontariato,onlus, associazioni <strong>di</strong> promozione sociale e <strong>di</strong> altrefondazioni e associazioni riconosciute; ecc.La scelta del contribuente: cosa deve fare per destinarela quota.Il contribuente può destinare la quota del 5 per milledella sua imposta sul red<strong>di</strong>to delle persone fisiche,relativa al periodo d’imposta 2005, apponendo la firmain uno dei quattro appositi riquadri che figurano suimodelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione (CUD <strong>2006</strong>; 730/1-bis red<strong>di</strong>ti2005; UNICO persone fisiche <strong>2006</strong>). È consentita unasola scelta <strong>di</strong> destinazione. Oltre alla firma, il contribuentedeve altresì in<strong>di</strong>care il co<strong>di</strong>ce fiscale dello specificosoggetto cui intende destinare <strong>di</strong>rettamente la quota del5 per mille. La scelta <strong>di</strong> destinazione del 5 per mille equella dell’8 per mille <strong>di</strong> cui alla legge n. 222 del 1985non sono in alcun modo alternative fra loro.La SOCIETÀ FRIULANA DI ARCHEOLOGIA- onlus è stata iscritta fra gli enti destinatari del 5 permille. Il co<strong>di</strong>ce fiscale da in<strong>di</strong>care sulla <strong>di</strong>chiarazione deired<strong>di</strong>ti è “94027520306”.EROGAZIONI LIBERALI ALLE ONLUSÈ in vigore la regolamentazione sulla deducibilità fiscaledelle erogazioni liberali alle O.n.l.u.s. (organizzazioninon lucrative <strong>di</strong> utilità sociale). La legge consente a privatied aziende <strong>di</strong> dedurre le donazioni a favore delle O.n.l.u.s.nella misura del 10 % del red<strong>di</strong>to imponibile e fino adun tetto massimo <strong>di</strong> 70 mila € l’anno (quin<strong>di</strong>, per fare unesempio: un soggetto con un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> 700 mila € potràcontare su una deducibilità <strong>di</strong> 70 mila €, equivalente appuntoal 10 %, la massima).Il testo completo della Circolare n. 39 dell’Agenzia delleentrate emanata il 19 agosto 2005, si trova alla pagina internetqui sotto in<strong>di</strong>cata:http://dt.finanze.it/doctrib/SilverStream/Pages/DOCTRI-BFrameset.htmlAd ogni donatore la SOCIETÀ FRIULANA DI AR-CHEOLOGIA - onlus rilascerà <strong>di</strong>chiarazione idonea perla deducibilità fiscale.POZZALIS = la grigliataDomenica 25 <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong>:a POZZALIS (sotto il campanile)- alle ore 11,30 presentazione del “Quaderno n. XV della Società <strong>Friulana</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>”;- alle ore 12, seguirà la consueta grigliata. Costo: a consuntivo.Prenotarsi presso la Segreteria, entro il 15 giugno.Società <strong>Friulana</strong><strong>di</strong> archeologiaTorre <strong>di</strong> Porta VillaltaVia Micesio, 2 - 33100 UDINETelefono e fax 0432.26560www.archeofriuli.itsfaud@archeofriuli.itSegreteria: martedì, giovedì e venerdìore 17.00 - 19.00Per chi non ha rinnovato l’iscrizioneper l’anno <strong>2006</strong>,questo è l’ultimo invio del “Bollettino”.È <strong>di</strong>sponibile, in Sede,il n. XV dei Quaderni Friulani<strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>.(gratuito per i soci <strong>2006</strong>)Sono <strong>di</strong>sponibili, in Sede, gli“Itinerari Turistico Archeologicidel Friuli Venezia Giulia”con allegata la “Carta Archeologicadel Friuli Venezia Giulia”(gratuito per i Soci).ARCHEOLOGIA VIVA: abbonamento scontato per i SociA seguito <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> con la <strong>di</strong>rezione della rivista “<strong>Archeologia</strong> Viva”, l’abbonamentoeffettuato tramite la Società costerà:• per nuovi abbonamenti, per rinnovi alla scadenza ed abbonamenti regalo aterzi (da parte <strong>di</strong> nostri iscritti) - Euro 22,40, anziché Euro 26,40;• per abbonamenti per l’estero - Euro 33, anziché 37.Rivolgersi alla Segreteria.Il bollettino è organo della Società <strong>Friulana</strong><strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> (ONLUS)La Redazione non è responsabileper il contenuto dei contributi pubblicatiDirettore responsabile:Giovanni Battista CuttiniComitato <strong>di</strong> redazione:Giorgio Cerasoli, Gian Andrea Cescutti,Anna Degenhardt, Feliciano Della Mora;Disegni <strong>di</strong>: Anna DegenhardtFotografie dell’archivio della Società <strong>Friulana</strong><strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong>.A questo numero hanno collaborato:Benvenuto Castellarin, Cesare FeruglioDal Dan, Gilberto Jacuzzi, Massimo Lavarone.La Redazione è lieta <strong>di</strong> accogliere semprenuovi contributiTipografia Pellegrini - Il CerchioU<strong>di</strong>ne - via Trento, 81 - Tel. 043250261212


SPIGOLATURE antichea cura <strong>di</strong> Gian Andrea CescuttiGiuliano l’apostata raccontai gran<strong>di</strong> Imperatori romani che lo hanno precedutoSulla soglia, quasi,dell’età bizantina, nelIV sec. d.C., mentre ibarbari battevano aiconfini dell’impero e,nell’interno, guadagnavanoogni giornopotenza i fedeli <strong>di</strong> Cristo, un uomo tentò <strong>di</strong> sollevare, per l’ultimavolta le sorti dell’Ellenismo e <strong>di</strong> riportare il mondo alla riconsacrazionedel politeismo.Quest’uomo è Flavio Clau<strong>di</strong>o Giuliano, imperatore e nipote <strong>di</strong>Costantino il Grande. Da noi ricordato per lo più e ingiustamentesolo con il nome <strong>di</strong> Giuliano l’Apostata per il suo tentativo <strong>di</strong> ripristinarela religione degli antichi Dei, in realtà Giuliano è statoun gran<strong>di</strong>ssimo imperatore: uomo guidato da una assillante idealitàletteraria, ma anche da profon<strong>di</strong> concetti politici e religiosi,congiunse, con profon<strong>di</strong>tà ragionatrice <strong>di</strong> filosofo, al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>restaurazione intellettuale quello <strong>di</strong> una completa restaurazionecivile e religiosa, che doveva riportare l’impero nelle sue basi enelle sue istituzioni originarie. Così in sintesi lo definiscono glistu<strong>di</strong>osi. Più brevemente, fu un grande soldato, un grande stratega,ma indotto a ciò dai doveri dell’impero, e non dalla suaindole, portata agli stu<strong>di</strong>, alle lettere, alla filosofia.Fu filosofo, letterato, autore <strong>di</strong> opere morali, politiche, filosofiche,<strong>di</strong> saggi. Se pensiamo che ebbe una vita <strong>di</strong>fficile, che conobbeil confino ad opera del cugino Costanzo II, allora “Augusto”(nella gerarchia istituita da Diocleziano “Augusto“ era il titolodel primo imperatore, mentre con il titolo <strong>di</strong> “Cesare” veniva designatoun altro imperatore che doveva obbe<strong>di</strong>re all’”Augusto”,una sorta <strong>di</strong> vice imperatore), che dallo stesso fu chiamato poi avestire la carica <strong>di</strong> “Cesare” e mandato nelle Gallie per sedare ribellionied invasioni dei barbari; se pensiamo che, tra tutte questifatti della vita trovò il tempo, e la voglia, <strong>di</strong> scrivere, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are,<strong>di</strong> confrontarsi e ragionare con filosofi; se pensiamo che tutto ciòavvenne nell’arco <strong>di</strong> pochi lustri, perché morì trentenne, ebbene,allora non ci resta che stupirci, ma tanto ed ancora tanto. Si potrebbemai pensare, oggi, ad una vita del genere; potrebbe esistereuno statista che fosse non solo attento ai bisogni dello Stato edella gente ma nello stesso tempo coltivasse gli stu<strong>di</strong>, le arti, lelettere e tutto questo nei primi trenta anni <strong>di</strong> vita? Oggi a trentaanni gli uomini si chiamano ancora “ragazzi“ e quasi sempre nonsono ancora usciti <strong>di</strong> casa. Paradossale!Vergognandoci <strong>di</strong> queste poche righe usate per introdurre ungrande imperatore come Giuliano, confessiamo che ricorreremoad una sua opera per rivivere, in un certo senso quasi dal vivo,le gesta degli imperatori che fecero grande Roma. L’opera si intitola:“I cesari“ o “la festa dei Saturnali“ e fa parte delle operepolitiche e satiriche. Andrebbe letta per intero, perché estremamentego<strong>di</strong>bile, ma lunga e non ci basterebbe lo spazio <strong>di</strong> tuttoil “Bollettino” per molte puntate. Ne riportiamo una parte, nonprima, però, <strong>di</strong> averne introdotto l’argomento:Romolo, volendo festeggiare i Saturnali (una delle massime festeromane), invitò a banchetto tutti gli Dei, non solo, ma anche gliimperatori (conviene ricordare che Romolo, alla sua morte fu deificatoe salì al cielo col nome <strong>di</strong> Quirino e qui siede assieme aglialtri Dei). I seggi per gli Dei si trovavano in alto, sulla vetta stessadel cielo e quivi era apparecchiato il banchetto. Sotto la luna,nella prima regione dell’aria (è questa, secondo la cosmogonianeoplatonica, la parte del cielo dove <strong>di</strong>morano gli Dei inferiori, iGenii, i Demoni) dovevano pranzare gli imperatori. Sedutisi gliDei e messosi accanto a Dioniso (figlio <strong>di</strong> Zeus) Sileno comesuo pedagogo, vengono fatti entrare, al piano che loro spetta, gliimperatori, cui viene aggiunto, per il puntiglio <strong>di</strong> un Dio, Alessandroil Grande. Sileno li presenta, uno ad uno, evidenziando,con molta ironia, i pregi ed i <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> ciascuno e gli Dei, in basea questa presentazione compiono una prima scrematura allontanandogli imperatori macchiatisi <strong>di</strong> misfatti e turpitu<strong>di</strong>ni. Ad uncerto punto del banchettoErmes proposea Zeus <strong>di</strong> fare unaspecie <strong>di</strong> esame degliimperatori per valutarequale fosse statoil migliore, ciò che ilDio accettò, ma con la clausola <strong>di</strong> interrogare solo i più meritevoli.Si arriva così a chiamare, non senza battibecco tra gli Dei,Cesare, Ottaviano Augusto, Traiano, Marco Aurelio, Costantinoe, naturalmente, Alessandro il Grande. A sorte venne estratto chidovesse parlare per primo ed il caso volle che fosse Cesare, ciòche fece a<strong>di</strong>rare grandemente Alessandro, che non tollerava <strong>di</strong>essere secondo a nessuno. Cosa che invece gli capitò.Cominciò dunque Cesare così:“A me, o Zeus e Dei, avvenne <strong>di</strong> nascere in così grande cittàche nessuna mai ebbe eguale potere sulla terra, e tutte si appagherebbero,dopo <strong>di</strong> essa, <strong>di</strong> tenere il secondo posto. E, per laverità, quale città, da un inizio con tremila abitanti, in meno <strong>di</strong>seicento anni giunse con le armi ai confini della terra? Qualepopolo <strong>di</strong>ede tanti uomini insigni, vuoi nella guerra, vuoi nellalegislazione? Quale onorò a tal punto gli dei?Orbene io, nato in una tale città, non solo i miei contemporanei,ma gli uomini <strong>di</strong> tutti i tempi superai con la gloria dei fatti. Edei miei concitta<strong>di</strong>ni sono sicuro che nessuno viene a <strong>di</strong>sputarmiil primato. Ma poiché c’è lì Alessandro che ne mostra l’ar<strong>di</strong>re,oh, quale delle sue imprese, io chiedo, pretende <strong>di</strong> paragonarealle mie? Forse la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Persia, non pensando alle tantevittorie da me riportate su Pompeo? E poi, quale era più valentestratega, Dario o Pompeo? E quale dei due era scortato da piùpoderoso esercito? Perché Pompeo guidava i soldati d’Europa,quelli che spesse volte rintuzzarono gli attacchi venuti dall’Asiae, fra essi, i più pro<strong>di</strong>: Gli Italici, gli Illiri, i Galli. E poiché hofatto menzione <strong>di</strong> questi ultimi, dovrei dunque paragonare allaguerra contro i Geti condotta da Alessandro la mia conquistadella Gallia? Egli una volta sola passò il Danubio, io due volteil Reno. E <strong>di</strong> qui le mie guerre Germaniche. A lui nessuno andòcontro. Io ebbi a combattere contro Ariovisto. Primo tra i Romaniosai spiegare le vele al <strong>di</strong> fuori del mare Nostro e per primo balzaigiù dalla nave in Britannia. Taccio degli Elvezi e degli Iberi,né mi indugio a raccontare ciò che feci in Gallia, dove soggiogaipiù <strong>di</strong> trecento città e non meno <strong>di</strong> due milioni <strong>di</strong> uomini. Dirò,invece, che dopo essere state tali e tante le mie gesta, quella cheseguì fu ancora più grande e più audace: che, dovendo lottarecon i miei propri concitta<strong>di</strong>ni, li domai, questi indomiti e invittiRomani. Sia dunque, o Dei, che vogliate giu<strong>di</strong>care dalla moltitu<strong>di</strong>nedelle battaglie, io tre volte ne combattei <strong>di</strong> quante vannoboriando per Alessandro i magnificatori delle sue gesta; siadalla moltitu<strong>di</strong>ne delle città soggiogate, io non solo la maggiorparte <strong>di</strong> quelle dell’Asia, ma anche dell’Europa ho sottomesse.Alessandro l’Egitto lo attraversò da viaggiatore; io lo debellai.O volete ancora esaminare chi dei due usò più clemenza dopola vittoria? Io perdonai persino ai nemici; e ne fui ripagato inquel modo (l’assassinio <strong>di</strong> Cesare n.d.r.) <strong>di</strong> cui la Giustizia <strong>di</strong>vinatrasse poi vendetta. Egli, non solo ai nemici, ma neppureagli amici usò grazia (uccisione dell’amico Clito n.d.r.). E micostringerà Alessandro a ricordare come aspramente trattò i Tebani,ed umanamente io gli Elvezi? Le città dei Tebani le <strong>di</strong>edealle fiamme; io le città, dai loro stessi abitanti incen<strong>di</strong>ate, le ricostruii.Inoltre, era proprio la stessa cosa battere <strong>di</strong>ecimila Grecie vincere l’urto <strong>di</strong> centocinquantamila ribelli?Molte cose mi rimarrebbero da <strong>di</strong>re sia su <strong>di</strong> me che su costui, mapoiché non ebbi il tempo <strong>di</strong> preparare abbastanza il mio <strong>di</strong>scorso,è necessario che portiate pazienza e che, ricavando dalle cosedette un corrispondente ed equo giu<strong>di</strong>zio anche intorno alle nondette, mi assegniate, o Dei, il primo posto”.Così parlò Giulio Cesare.13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!