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Cliccando qui trovi le poesie di Vincenzo Ostuni - Omero

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Non moriremo mai se cresceranno in eterno in detriti1.(«Tu non hai compreso», fa <strong>le</strong>i, «com’è che si vada dalla vita alla morte, o viceversa, se viceversa è il caso;tu non sai com’è che ogni cosa è vicina vicina, in costante imminenza <strong>di</strong> caduta;tu ignori, <strong>di</strong> più, tu non senti che stai morendo: anche se hai quattro anni»).2.(«Persino ora attingere e<strong>le</strong>menti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria purezza,componenti-essenze, <strong>di</strong>fferenze giustapposte, vicissitu<strong>di</strong>ni ossificate o microparticolate,coppie <strong>di</strong> rette paral<strong>le</strong><strong>le</strong> subliminarmente vicine, cose e frazioni <strong>di</strong> cose separate da invalicabili nonnulla»).3.(«Si spartiscono quote <strong>di</strong> luce i tagli <strong>di</strong> queste finestre, della poca aria – dello scarso sollievo <strong>di</strong> cui <strong>le</strong> tende bianche gal<strong>le</strong>ggiano.Così l’inverno è un mare trasparente e vertica<strong>le</strong>, e camminandoci in mezzo, o accanto, per<strong>di</strong>amo il passo,la cadenza obbligata nel<strong>le</strong> fughe <strong>di</strong> angoli, <strong>di</strong> strade»).4.(Persino ora valorizzare piani in scorrimento <strong>le</strong>nto ed alterno, contorni chiusi o campi o colori che sorgano, uno <strong>di</strong>etro uno, davanti, dall’alto;terzi piani comunque cangiantiparal<strong>le</strong>li in<strong>di</strong>visi,vassoi in comp<strong>le</strong>ta certezza su sal<strong>di</strong> carrelli;persino negarne <strong>di</strong>scese enormemente verticali, scivolate eterne <strong>di</strong> detriti cogniti verso cosmiche, <strong>di</strong>screte <strong>di</strong>scariche infraluminali).5.(«Non si muore, a novantasette anni; ci si concentra; ci si chiude – ci si rinfuoca a un calcolo biliare. Non è la morte, allora, voglio <strong>di</strong>re


iflusso in basso, comunione ctonia;ché non solo, dall’alto, nonna non beve, non parla o mangia –ma non defeca, non urina; e <strong>le</strong> vene si sfaldano a ogni f<strong>le</strong>bo;i pie<strong>di</strong> si fanno neri – e torme <strong>di</strong> figli settantenni a massaggiar<strong>le</strong> gli alluci, per ripristinar<strong>le</strong> i ponticon la terra (invano). Fra poche ore,<strong>le</strong> uniche vie lunghe: il respiro, il cuore, revocheranno queste mézze tiritere»).(«Infine, morire è ridurre a un fuoco solo <strong>le</strong> nostre ellissoidali sicumere»).6.(«Perfino ora eseguire tritoni, tricromi cubi, punti montati su punti <strong>di</strong>versi e stellati, profligazioni <strong>di</strong> rette e segmenti a raggiera,ventagli <strong>di</strong> neve prima della conica prossima primavera,sacchetti <strong>di</strong> vesti, cesti <strong>di</strong> schiume palustri strappate da ce<strong>le</strong>ri schizzi,cori rubizzi <strong>di</strong> corpi ce<strong>le</strong>bri e vizzi; so<strong>le</strong>nni schiamazzi primari su versicolori biliari, sanguinee fecali monnezze centenni, perenni»).7.(«Imita, e non copre, il sudario,l’in<strong>di</strong>stinto che davvero si prende il cadavere; il confondersi espressivo, funziona<strong>le</strong>, del<strong>le</strong> fattezze, degli organi»).8.(«Competere col fatto <strong>di</strong> vedere – <strong>di</strong> vedere quel che sia; non con la cosa che ve<strong>di</strong>, con questo;non con l’articolarsi del percetto,la proiezione del detto,del non detto;gareggiare con l’atto <strong>di</strong> aprire gli occhi, con il tenerli aperti, non con il testo dei recettori, od il contesto;competerecon una biologia qualsivoglia, <strong>di</strong> vita e non, <strong>di</strong> storto e morto e nudo;<strong>di</strong> questo ha invi<strong>di</strong>a la poesia,


<strong>di</strong> non vedersi da subito il destino <strong>di</strong> invalicabi<strong>le</strong> soglia»).9.(«Perfino ora posarti accanto <strong>le</strong> immon<strong>di</strong>zie, gli escrementi, vicino al tavolo, al <strong>le</strong>tto;e se marciscano e cambino natura,considerare però in verità come li tiene assieme, <strong>di</strong>uturnamente avvinti,l’involucro <strong>di</strong> plastica;assicurarsi che non morranno mai,i nostri cari, i nostri cani e i somari, noi stessi– e <strong>di</strong> noi niente, nessuno sta<strong>di</strong>o o fase: e non curarsi <strong>di</strong> qua<strong>le</strong> o quanta puzza,che germi porta, che destini manda,la nostra bella inusta rimembranza»).

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