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NEWS N. 28 - The Venice International Foundation

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<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>tannico (New Malden, Surrey1924), che con i suoi rivoluzionariassemblaggi è internazionalmenteconsiderato emblemadel nuovo e della modernità inscultura, ha scelto la “sfida” conVenezia per la sua prima antologicaitaliana e affronta il confrontodiretto con il luogo nevralgicodella città, sintesi distoria e mito, cercando quell’equilibriotra spazio, forma econtenuto di cui egli è grande interprete. Una mostra-omaggio checonsente di ripercorrere la carriera del versatile artista: dall’esordioprettamente figurativo, sotto l’influenza del suo maestro HenryMoore, alla dirompente innovazione avviata negli anni sessanta(pionieristica l’esibizione alla Whitechapel Gallery nel 1963), finoalle più recenti esperienze.Il Museo Correr, che conserva prove eccezionali della grandepittura veneziana tra Cinque e Settecento, Ca’ Pesaro, dove trionfal’arte del Novecento e Ca’ Rezzonico,Museo del Settecento Veneziano,sono sede di un altro eccellente confronto-incontrotra l’opera di EmilioVedova, gli spazi monumentali e ricchidi storia di questi luoghi cultodella museografia lagunare e le lorocollezioni permanenti. Le installazionidi Vedova Plurimo sollecitano a[5] Emilio Vedova, Chi brucia rileggere alcune magistrali opere delun libro brucia un uomo, grande maestro veneziano alla luce1993, Venezia, Fondazionedella storia artistica di Venezia che,Vedova.inevitabilmente, ha permeato anchela sua straordinaria personalità.Contaminazioni cariche di suggestioni si trovano anche a PalazzoFortuny nell’inedita mostra Tàpies. Lo sguardo dell’artista, chericorda, a un anno dalla sua scomparsa,il geniale maestro catalano figurachiave dell’informale internazionale.Non solo importanti lavoridi Antoni Tàpies, ma quell’universodi rimandi culturali e artistici aiquali egli “guardava” e che conservavanella sua personale collezione:oggetti e opere in cui Tàpies trovavastimoli e risposte ai molteplici interrogativisull’universo, sul misterodella vita, sul senso dell’arte, che costantementesi poneva, influenzatosia da filosofi, studiosi di scienza e[4] Anthony Caro, Emma PushFrame, 1977-78, Würth Collection.[6] Antoni Tàpies, Ulls i creusen vertical, 2008.religioni, che dai grandi pittori del passato o suoi contemporanei.Un’esposizione il cui scopo è mettere in luce lo “sguardo” delmaestro sia come artista che come collezionista. Le opere – presentatenel contesto raccolto e quanto mai appropriato della casa diMariano Fortuny – sono state selezionate proprio tra quelle conservatenell’abitazione privata di Tàpies e sono esposte al pubblico, inmolti casi, per la prima volta.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRELavori di artisti del XX secolo, come Joan Miró, Pablo Picasso,Kazuo Shiraga, Franz Kline, Jackson Pollock e Jannis Kounellis,sono proposti accanto a sculture tribali o d’arte orientale e ai dipintidel grande pittore catalano, in una prospettiva intima edemozionale piuttosto che cronologica. Ci sono importanti librid’arte arricchiti da litografie, realizzati da Tàpies in collaborazionecon scrittori e poeti, e si ascoltano le musiche dei compositori delNovecento che più lo affascinavano: Schönberg, Alban Berg, Shelsi,John Cage, Anton Webern. Infine, un tributo all’arte e alla personalitàeclettica di Antoni Tàpies è reso da alcuni dei maggiori artistiviventi a lui vicini o anch’essi alla ricerca, esattamente comeTàpies, di risposte sul mistero e l’inesplicabile.Muve Contemporaneo non poteva non coinvolgere anche la GalleriaInternazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, oggetto di unacomplessiva rivisitazione dei percorsi espositivi permanenti, con loscopo di dare vita a nuovi interessanti Colloqui tra le opere: ineditidialoghi, potenti confronti, recupero di affinità elettive che sonostate alla base della grande storia contemporaneadi Venezia e della sua Biennale, e nuovesfide interpretative, per un museo chevanta la prima collezione municipale italianad’arte moderna internazionale (inaugurataalla fine dell’Ottocento), con opere, tragli altri, di Rodin, Kandinsky, Klimt, deChirico, Boccioni, Casorati, Bonnard, Calder,Moore. Sempre a Ca’ Pesaro è esposta laSonnabend Collection con i grandi protagonistidel secondo Novecento, come AndyWarhol, Richard Serra, Jeff Koons, Roy Lichtensteine in particolare Jasper Johns eRobert Rauschenberg: un omaggio a coleiche è forse la più grande scopritrice di talenti artistici della secondametà del XX secolo accanto a Peggy Guggenheim.Le contaminazioni tra passato e presente, tra la memoria sedimentatanelle collezioni (oltre settecentomila sono le opere custoditedai musei civici veneziani) e le più attuali espressioni dell’arte,si rinnovano in A Very Light Art aCa’ Rezzonico Museo del SettecentoVeneziano. Sette artisti – MarioAirò, Stefano Arienti, Flavio Favelli,Luigi Ontani, Gabriel Orozco, CerithWyn Evans, Heimo Zobernig –sono stati chiamati a padroneggiarelo spazio e i materiali in relazione alluogo storico. Al centro della loroattenzione c’è il celebre lampadarioRezzonico, realizzato a Murano nel[8] Stefano Arienti, CaravaggioII, 2013.[7] Robert Rauschenberg,Payload, 1962.Settecento, rievocato in opere cheesprimono il senso della celebrazione,del decoro, della cerimonia; accomunatedalla maestria e dalla finezzaesecutiva, dalla capacità di coniugare, siano esse strutture luminoseo mobiles, abilità artigianale e creatività.Un connubio proprio quest’ultimo che caratterizza da sempre lastoria e la cultura veneziana, tanto nell’arte del vetro muranese,quanto in quella, antichissima, del merletto, alla quale fa riferimentoanche l’artista italo-statunitense Flora Viale protagonista al2


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[9] Vaso rubino/giallo resina,1960, disegno Flavio Poli.Museo del Merletto della mostra personale Frammenti sacri.A Murano, invece, l’avventura imprenditoriale e creativa dellaSeguso Vetri d’Arte. 1932-1973 viene ricostruita grazie alle decennaliricerche di Marc Heiremans che ha potuto studiare, per la primavolta, gli archivi dell’azienda e i documentidella famiglia Seguso. Unacarrellata di circa duecento capolavori,prototipi e in molti casi pezziunici, approdati anche alle Biennalie Triennali, con i quali egli ripercorrele vicende della fucina in cui operaronoAntonio Seguso, il figlio Archimedee i nipoti: vera e propria dinastiadella lavorazione del vetro cheha contribuito in modo determinante,soprattutto sotto la direzione artisticadi Flavio Poli e grazie a eccellenti maestri vetrai, allo sviluppodi quest’arte nel corso del Novecento.Sempre negli splendidi ambienti voluti dall’abate Zanetti, l’artistapolacca Anna Skibska presenta le sue impercettibili trame divetro, “ragnatele geometriche” ottenute ricamando la massa incorporeadel vetro e giocando tra visibile e invisibile, mentre EraldoMauro propone la sua installazione Slides, basata sul potere evocativodella percezione del colore e sul sottile filo che lega l’alchimia,il vetro e la diapositiva.“Pillole di contemporaneo”, che si espandono, pervadono lacittà, contaminano palazzi, e collezioni dalla Fondazione Musei Civicidi Venezia, avviano confronti e dialoghi talvolta stringenti, talvoltapiù arditi: è il caso di Bestiario Contemporaneo, altra interessanteproposta espositiva, che ha come inedito palcoscenico il Museodi Storia Naturale di Venezia. Noti artisti italiani della collezioneACACIA – Maurizo Cattelan, Francesco Vezzoli, Paola Pivi,Nico Vascellari e molti altri ancora – sono chiamati a dialogare conle raccolte permanenti del museo tra mondo animale e vegetale.Anthony CaroMuseo Correr, dal 1° giugno al 24 ottobreIl famoso artista britannico, che ha giocato un ruolo crucialenello sviluppo della scultura del XX secolo, torna in lagunaquasi novantenne dopo le partecipazioni alle Biennali del1956, 1966 e 1999, accettando il confronto con la monumentalitàsobria ed elegante del Museo Correr e la sfida con il luogo nevralgicodella città, sintesi di storia e mito, alla ricerca di quell’equilibriotra spazio, forma e contenuto di cui egli è grande interprete.Questo unico evento espositivo consente di ripercorrere la carrieradel geniale artista: dall’esordioprettamente figurativo, sottol’influenza del suo maestroHenry Moore, alla dirompenteinnovazione avviata negli anni[10] Hopscotch, 1962, collezioneprivata.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREsessanta, fino alle più recentiesperienze. Oltre quaranta lavoriche abbracciano più di cinquant’annidi attività compresialcuni significativi disegni apennello e inchiostro su carta dagiornale risalenti agli inizi dellasua carriera, una selezione dellecosiddette Paper Sculptures e, soprattutto,alcune delle famose[11] Cadence, 1968-72, collezioneprivata, courtesy Mitchell-Innes &Nash, New York.opere in acciaio di grandi dimensioni come Red Splash (1966), Garland(1970), Cadence (1968-1972) fino alle recenti Venetian e RiverSong (2011-2012).La svolta di Caro, da pittore figurativo a scultore astratto, risaleagli inizi degli anni sessanta, quando l’artista comincia a esplorarele possibilità espressive del metallo industriale allontanandosidalla tradizione scultorea per creare assemblaggi rivoluzionari, saldatie imbullonati, dipinti a colori vivaci e collocati sul pavimentonello spazio dello spettatore. Opere astratte e radicali ma che rimangonooggi come allora ricche di contenuto ideale.Pur avendo abbandonato la rappresentazione figurativa e la narrazione– anche se con qualche notevole eccezione come il Trionfo diCesare, spettacolare opera del1987 presente in mostra –, l’artedi Caro è rimasta europea nellasua insistenza sui valori umanistici.Le sue opere abbraccianoil colore e si richiamano spessoalle proporzioni e alle posizionidella figura umana e, come incerta musica e poesia, manifestanola conoscenza del corpo umano.Esemplificativa è Orangerie[12-13] Orangerie, 1969, Houston, (1969-70), una delle sue piùMuseum of Fine Arts. In basso, belle realizzazioni ora di proprietàdel Museum of Fine ArtsGarland, 1970, Boston, Museum ofFine Arts.di Houston, eccezionalmenteprestata alla mostra.Il suo lavoro è stato definito lirico, capace di riportare l’armoniae la bellezza nell’arte astratta. Un nuovo e affascinante linguaggioplastico che ha consacrato Anthony Caro simbolo del nuovoe della modernità in scultura. Nel corso della sua lunga carrieraegli non ha rinunciato a sperimentare i più svariati materiali,esplorando le potenzialità combinatorie di elementi industriali cuiha conferito valenze linguistiche inedite. Ha composto travi metalliche,reti, lamiere dai profili netti o accidentati, incastrate secondodiversi orientamenti dei piani, disegnando nello spazio formetridimensionali aperte, con forti suggestioni figurative nellacomposizione e l’illusione talvolta dell’assenza di peso.A una spazialità orizzontaleè succeduta negli anni settantauna ricerca della verticalità e accantoa opere monumentali sisono imposte le cosiddette“sculture da tavolo”, con un approcciorivelatosi straordinariamentefecondo.3


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Manet. Ritorno a VeneziaPalazzo Ducale, fino al 18 agosto[18-19] Vénus du Pardo, Parigi,Musée Marmottan e, in basso, Le fifre,Parigi, Musée d’Orsay.Per andare avanti, per rivoluzionare l’arte, per aprire alla modernità,combattendo luoghi comuni, accademismi e moraleborghese, portando la contemporaneità nei suoi dipinti,Édouard Manet guardò all’antico. Con prodigiosa libertà e con passione.Molto si è detto e scritto sul ruolo dei modelli spagnoli nellasua formazione, ma quasi mai finora si sono indagati in manierapuntuale il legame stringente, l’impatto emotivo e creativo, la fascinazioneche su di lui ebbe la pittura italiana del Rinascimento.Questa mostra – attraversoottanta operetra dipinti, disegnie documenti –ripercorre questi legamie questa passioneattraverso uncorpus straordinariodi opere dell’artista[14-15] L’influsso della pittura italiana delCinquecento in Manet nel confronto tra Olympia ela Venere di Urbino di Tiziano (a destra).e confronti mai primad’ora resi possibili,mettendo finalmentein luce il rapportostringente di Manet conl’Italia e, in particolare, con l’arteveneziana del Cinquecento.Se gli studi su Manet si sono perlungo tempo concentrati sull’ideadi una sua diretta discendenzadall’opera pittorica diVelázquez e di Goya, vedendo nell’ispanismo l’unica fonte dellasua modernità e la ragione e lo stimolo per il suo rifuggire dal “ritorno”alla tradizione accademica, non meno significativo fu inrealtà il legame con l’arte italiana. E se Le déjeuner sur l’herbe e Olympiasono chiaramente variazioni daTiziano e splendide testimonianzedella relazione di Manet con l’Italia,ancora molti sono gli esempidella profonda conoscenza dell’ereditàartistica di Venezia, Firenze eRoma, da parte del grande pittore,che la mostra rivela.[16-17] Lola de Valence, Parigi,Musée d’Orsay e, a destra, Ledéjeuner sur l’herbe, Londra,Courtauld Institute Galleries.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREL’itinerario dell’esposizione – che ripercorre attraverso assoluticapolavori come Le fifre, La lecture, Le balcon, Sur la plage, Portrait deMallarmé tutta la vita artistica di Manet, con riferimenti più o menoespliciti al suo “intricato” universo privato – si apre con una seriedi libere interpretazioni diopere del Rinascimento italianolegate ai suoi primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. Quelle,copiate al Louvre, da dipinti veneziani (l’Autoritratto da Tintorettoe la Venere del Pardo da Tiziano) risalgononon a caso all’anno successivoal primo soggiorno nella città lagunare,avvenuto nel 1853 ma moltisono anche i fogli in cui Édouard fissaa Firenze, nel 1857, il ricordo delleopere dei grandi maestri italiani.L’Italia del resto non è assente neppurenei dipinti di Manet più legatialla Spagna: la sua pittura religiosasi nutre tanto di Tiziano e Andreadel Sarto quanto di El Greco eVelázquez. Le sue silenti Nature morte,dietro alla fedeltà alle formuleolandesi, riservano molte sorpreseche non solo rimandano alla tradizione nordica, ma sembrano ancheispirarsi a un vigore cromatico e costruttivo tutto italiano.Nemmeno quando il pittore si avvicina definitivamente alla“moderna” Parigi, la sua pittura tralascia la memoria italiana. L’accostamentoin mostra tra Le balcon ele Due dame veneziane di Carpaccio, otra il ritratto di Zola e quello delgiovane gentiluomo di Lorenzo Lottosuggeriscono evocazioni e rimandiaffascinanti. Ma la “presenza” venezianaaleggia anche, in altro modo,nel celebre Bal masqué à l’Opéra(1873-1874), opportunamente accostatoal Ridotto di Francesco Guardi,di cui pare echeggiare i temi degli[20-21] Le balcon, Parigi, Muséed’Orsay. In basso, Le GrandCanal à Venise, collezioneprivata.amori mascherati e del gioco ambiguodell’identità.Il 1874, anno della prima Esposizionedei Pittori Impressionisti, è anchequello del suo terzo viaggio inItalia, a Venezia, dove raccoglie lasfida della luce, senza mai rinunciare a un complesso rigore compositivo.Solo due opere sono giunte fino a noi di questa importantefase della sua ricerca espressiva,una delle quali, Le Grand Canal àVenise, è stata eccezionalmente concessain prestito alla mostra.Il percorso prosegue, dopo averevidenziato l’intensa relazione diManet con tutte le avanguardie culturalidel suo tempo, fino all’ultimaproduzione, divisa tra l’esaltazionedei parigini à la page, l’impegno repubblicanoe visioni marine infinite.4


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Tàpies. Lo sguardo dell’artistaPalazzo Fortuny, dal 1° giugno al 24 novembre[25-26] Antoni Tàpies, Cossos, 2011 e,in basso, Pablo Picasso, Le coq saigné,1947.Lo “sguardo” di Antoni Tàpies: ovvero il suo sentire le cose,il suo guardare attorno a sé senza limiti di tempo e di spazioalla ricerca di risposte sull’Universo, la natura umana, l’arte,il mistero della vita. Un omaggio a un anno dalla scomparsa del genialeartista catalano, figura chiave dell’informale internazionale,attraverso una mostra che mira a svelare l’essenza dell’arte di questoindiscusso protagonista del Novecento, attraverso quei riferimenticulturali, artistici, emozionaliche egli scorgeva in una pluralità diespressioni o oggetti d’arte – tra ipiù vari – raccolti nella sua collezioneprivata. Uno “sguardo” al tempostesso esteriore e interiore.Tàpies si è interrogato costantementesui misteri dell’esistenza cercando[22] Antoni Tàpies nel suo studio. il tratto comune dell’umanità al dilà dei generi, del tempo e del luogo;un senso intrinseco, un “potere universale” nelle cose da cui trarrestimoli e possibili strade. Arte antica, moderna o contemporanea didiversi generi e provenienze, prodotti diculture lontane e ancora musica, poesia, filosofiae scienza cui fare riferimento per “fecondare”la contemporaneità. Tàpies è statoinfluenzato da filosofi, teologi e scienziati,così come dai maestri dell’arte antica e dagliartisti contemporanei. L’osmosi di questielementi l’ha guidato attraverso la sua vitasia come artista, sia come collezionista. Abbracciandol’ignoto ed esplorando questi paradossi,Tàpies è diventato un artista prolificoe ispirato.[23] Feticcio bacongo.Realizzata in stretta collaborazione con la famiglia Tàpies e allestitanell’ambientazione intima e quanto mai appropriata dellacasa di Mariano Fortuny – anche lui spagnolo e collezionista eclettico– la mostra presenta una scelta di opere chiave dell’artista rilettenel contesto della sua raccolta privata, proprio con l’intento dicogliere lo sguardo di Tàpies artista e collezionista.Accanto ai dipinti del pittore catalano – selezionati in una prospettivaintuitiva ed emozionale più che cronologica: capolavoricome l’ipnotico Ulls i creus envertical (2008), la grande eambigua Esfinx (1989) e ilrecentissimo Cossos del 2011– ci sono opere di artisti delXX secolo come Joan Miró,Pablo Picasso, Kazuo Shiraga,Franz Kline, Jackson[24] Antoni Tàpies, Esfinx, 1989. Pollock e Jannis Kounellis eantiche sculture orientali otribali: tutti lavori provenienti dall’abitazione privata di Tàpies edesposti al pubblico, in molti casi, per la prima volta.Ci sono importanti libri d’arte con litografie dal forte impatto,realizzati da Tàpies in collaborazione con scrittori e poeti (tra gliMOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREaltri El Pa a la Barca di Joan Brossadel 1963, La nuit grandissante diJacques Dupin del 1968, Air di Andrédu Bouchet del 1971 e RomanElegies di Joseph Brodsky del 1993 esi possono ascoltare le musiche deicompositori del Novecento che piùaffascinavano il maestro: Schönberg, Alban Berg, Shelsi, John Cage,Anton Webern.Infine, un tributo all’arte e alla personalità eclettica di AntoniTàpies è reso da alcuni dei maggiori artisti viventi a lui vicini o anch’essialla ricerca, esattamente comeTàpies, di risposte sul mistero el’inesplicabile: Perejaume Borrell,Anthony Caro, Lawrence Carroll,Sadaharu Horio, Tsuyoshi Maekawa,Kichizaemon XV Raku, Shiro Tsujimura,Gunther Uecker.A Very Light ArtCa’ Rezzonico, dal 31 maggio al 24 novembreInterfaccia tra opera d’arte e oggetto d’uso comune, la mostra èuna riflessione sul design e sul ruolo dell’artista in relazione all’ambientearchitettonico. Mario Airò, Stefano Arienti, FlavioFavelli, Luigi Ontani, Gabriel Orozco, Cerith Wyn Evans e HeimoZobernig sono i sette artisti di fama internazionale, scelti per la lorostraordinaria sensibilità verso i materiali dell’alto artigianato,che presentano opere ispirate o al tema del lampadario oppure utilizzanoil vetro come medium espressivo, traendo spunto e stimolodagli ambienti superlativi di Ca’ Rezzonico.Mario Airò, nella Sala dell’Allegoria,presenta una scultura luminosasospesa insieme a uno scrittoio eun vaso da fiori appoggiato a terra:oggetti frutto di una superlativamaestria artigianale che svelano lapropria funzione ma si presentano anche come sculture.Stefano Arienti propone una piccola foresta di rami di platano,da cui pendono candele votive o fiori in cartacrespa appese alle paretidella sala del Tiepolo alla stregua di antiche appliques. Chiaro èil richiamo al cinema surrealista, alle installazionidell’arte povera e anche al lavoro dialcuni artisti di Fluxus. Questi elementi naturali,spruzzati di vernice oro e arricchitida ninnoli, si pongono volontariamente incontrasto con lo sfarzo del palazzo.[27-<strong>28</strong>] Stefano Arienti, Signora di Loreto, 2013 e,in alto, Mario Airò, Il suono dell’acqua, 2009.5


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[29-30] Flavio Favelli, Violet Murano,2013. In basso, Luigi Ontani, Mayadusa,1988.Imbarcazioni da regataCa’ Rezzonico, dal 31 maggio al 5 settembreFlavio Favelli trasforma comuni oggettidi arredo legati alla memoriadell’infanzia in sculture di insospettatapoesia. Cornici, tendaggi, specchicon superfici opache o lampadari da rigattiere di gusto kitschvengono ricomposti in oggetti di rara bellezza come Violet Murano,una grande lanterna appesa alla porta d’acqua sul Canal Grande.Luigi Ontani ripropone la sua classica incursione nel mondodella mitologia giocando a invertirne nomi e personaggi. I tre lavoridi fattura muranese esposti nellaSala dei Pastelli evocano i raffinatistudi dell’artista sui soggetti dell’allegoria:il lampadario Mayadusa,realizzato nel 1988 col maestro SilvanoSignoretto, Nel regno del ragnoEggoista, uno specchio con elaboratacornice, e il vaso Vanitaso, entrambiaccompagnati dagli acquerelli preparatori.Sebbene anteriori alla mostra, curiosamente le opere sembranoideate appositamente per Ca’ Rezzonico.Gabriel Orozco prende partecon due meravigliosi mobilesenormi e ultra leggeri fatti dibambù e piume – uno tuttobianco, l’altro marrone chiaro –che conferiscono un accento dileggerezza e giocosità alla cupaeleganza della Sala Lazzarini.Cerith Wyn Evans ha scelto[31-33] Gabriel Orozco, Roiseau 11,2012. A destra, Cerith Wyn Evans,Space Here Becomes Time, 2013.In basso, Heimo Zobernig, Senzatitolo, 2012.d’intervenire sulla celebre “Ciocca”, il meraviglioso lampadario delXVIII secolo in vetro bianco con fiori e ornamenti policromi, realizzatodal genio artistico di Giuseppe Briati, considerato il piùbello di tutti i tempi e ancor oggi riprodotto in mille e più favolosevarianti proprio col nome Rezzonico. Sul lampadario Wyn Evansutilizza un dispositivo d’illuminazione che si accende a intermittenzaseguendo gli impulsi trasmessi dal brano Le gaspard de la nuitdi Ravel. Completa l’opera un crisantemo in vetro soffiato dal maestroGianni Seguso collocato sotto il grande lampadario.Heimo Zobernig infine ha realizzatouna serie di sfere rossorubino – del diametro massimoconsentito dalle bocche dei fornimuranesi e ora appese nella Saladel Portego – che invadono lospazio e creano un effetto luminosoche assorbe ogni elemento architettonico e d’arredo.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRE[34-35] Antonio Falconi da LucaCarlevarijs, Gondola del conte diColloredo e, a sinistra, GiorgioFossati da Domenico e GirolamoMauro, La terra.Fra le cerimonie più spettacolari di Venezia vi sono di certo leregate organizzate dalla Serenissima in onore di principi eregnanti in visita alla città. I più importanti artisti del Settecentoprestarono la loro opera per realizzare le stravaganti imbarcazionidai nomi esotici di bissone, malgarote, peote.Specialisti nel campo furono Andrea Urbani o la famiglia Mauro,ma anche grandi maestri comeGiambattista Tiepolo, FrancescoGuardi, Giambattista Piranesie i meno noti Gaspare Dizianie Francesco Zugno. In taliopere, libere da vincoli funzionali,la fantasia degli artisti sisprigionava in capricciose invenzionicon motivi ornamentali,scene mitologiche e figure allegoriche.Erano imbarcazioni destinate a durare lo spazio di unacerimonia, documentate oggisolamente da disegni preparatorioppure da stampe che ne tramandanoil fastoso apparato decorativo.Una delle collezioni più importanti d’incisioni e disegni dedicatia questo aspetto specificatamente veneziano dell’effimero baroccoè conservata nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delMuseo Correr ed è ora esposta, dopo lungo tempo, a Ca’ Rezzonico.Fortezze veneziane del MediterraneoPalazzo Ducale, fino al 22 settembreOspitata nella Sala dello Scrutinio, l’esposizione ricostruisce,attraverso una selezione dei numerosi e interessantimateriali del Gabinetto di Cartografia e della Bibliotecadel Museo Correr, i sistemi militari veneziani di difesa e i “capisaldi”fortilizi dello Stato da Mar. Si possono così ammirare le rappresentazionidi forti e fortezze, sorte nei luoghi strategici e più sensibililungo le rotte marittime veneziane del Mediterraneo, per renderesicuri i vitali commerci col Levante. Opere grafiche, compresetra il XVI e il XVIII secolo, realizzate con straordinaria periziadai tecnici a servizio della Repubblica, illustrano il ruolo nodale diCorfù e Cipro o il peso, anche simbolico, del “baluardo” di Candia.Particolare attenzione è dedicata alla rete difensiva delle coste dalmatee dell’Albania Veneta, così come i progetti per la Morea, continuamenteesposta, dopo la riconquista di Francesco Morosini difine Seicento, alla rimontante espansione turca.Tra le principali opere in mostra vi è un’interessante e rara pergamenadel XVI secolo con la raffigurazione delle fortificazionidell’isola di Corfù che, quale punto strategico per il controllo dell’accessoall’Adriatico, ricevette particolare attenzione soprattuttodopo l’assedio del 1537. La pianta, databile alla fine del secolo, ne6


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[36-37] Anonimo, Corfù, XVI secolo e,in basso, Anonimo, Zara, 1564 ca.[40-41] Gufo o rapace grigio/zaffiro, 1956 e, inbasso, Vaso giallo/topazio, 1957, entrambi sudisegno di Flavio Poli.riassume tutte le cortine del sistemadifensivo realizzate nelcorso del Cinquecento, evidenziate con un segno rosso. Esposta ancheuna pianta di Zara, databile attorno al 1564, con un ambiziosoprogetto, mai realizzato, di ampliamento delle mura difensive aldi là del porto sia per proteggere le sue strutture ma anche per accoglieregli abitanti del contado ed evitare il rischio che cadesseroprigionieri in caso di attacco.Seicentesche sono le raffinate immaginidelle fortezze dell’isola di Candiarealizzate da Angelo degli Oddie Francesco Basilicata e i puntuali eprecisi disegni che fissano una delle[38] Francesco Basilicata, Canea,in Regno di Candia, 1618.fasi dell’assedio alla fortezza di Candia.Mentre del Settecento sono iprogetti di Matthias Johann von derSchulenburg per Corfù, che sarà definita“la più bella e forte piazza di quante ve ne sono in Europa”,rappresentati da una pianta forse da ricondurre alla mano dell’ingegnereAntonio Moser de Filseck.Esposte anche alcune delle tavole facenti parte di una serie didisegni progettuali eseguiti nel 1706 per conto di Francesco Grimani,all’epoca Provveditore generale da Mar, per le fortezze dellaMorea. A questa ambiziosa opera difensiva Venezia lega forse l’ultimavagheggiata speranza di risorgere come “signora dei mari”.Seguso Vetri d’Arte. 1932-1973Museo del Vetro, fino al 29 settembreLa mostra racconta, attraverso duecento capolavori, la storiadi una delle eccellenze produttive del XX secolo: la SegusoVetri d’Arte. Una carrellata di opere di straordinaria qualità– tra cui prototipi e pezzi rari – focalizza la vicenda di un’imprenditoriafamiliare, vera e propria dinastia della lavorazione del vetro– già citata in un documento del 1397 – che ha contribuito in mododeterminante allo sviluppo di quest’arte durante il Novecento.L’avventura imprenditoriale e creativa dei Seguso inizia nel1932 con l’Artistica Soffieria e Vetreria Barovier Seguso Ferro fondatada Antonio Seguso, con i figli Archimede ed Ernesto, da NapoleoneBarovier e Luigi “Olimpio” Ferro.Fondamentale sarà il sodaliziocon Flavio Poli che entra in aziendacome disegnatore l’anno successivo.Poli infatti ha una mentalità aperta,innovativa, spinge a sperimentare estimola la vetreria a partecipare alle [39] Vaso verde/violetto filoprime Triennali a Milano e alla blu, 1960, disegno Flavio Poli.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREBiennale di Venezia. Dal dialogo e dal confrontotra Flavio Poli, Archimede Seguso eAlfredo Barbini nascono pezzi straordinari eassolutamente innovativi per tecnica e formacome Grigio oro e Pesco oro due creazionicon le quali nel 1936 la vetreria ottiene ilDiploma d’Onore alla IV Triennale di Milano; i primi “fazzoletti”,allora chiamati “cartocci” che solo Seguso produce nettamente all’avanguardia;i vetri di pasta colorata ricoperti di uno strato di cristalloincolore, invenzione della vetreria per contrastare i rischid’instabilità. Nel 1937 Poli entrain azienda come socio e la denominazionediventa “SegusoVetri d’Arte”. Di quell’anno sonoil capolavoro con il quale laSeguso partecipa all’EsposizioneUniversale di Parigi ottenendoil Gran Prix – un grande Vaso di vetro fumé a bollicine metalliche – eil famosissimo Pesce in vetro verde nord a massello iridato che, realizzatoin un unico blocco, sarà esposto alla XXI Biennale.Seguono fasi di grande creatività e sperimentazione: la serie delPiton d’oro, presentata nel 1942 alla Biennale, nasce dall’invenzionedi una nuova materia sviluppata da Flavio Poli designer e ArchimedeSeguso maestro vetraio: una massa ambra/giallo bullicantenella quale i due riescono a inserire “finestre” in vetro trasparente.È il segno della voglia di innovare, di arrivare all’estremo, di tentarenuove strade. Ma la sorte non aiuta. Il primo giorno di esposizionealla Biennale la serie viene venduta a un americano e l’unicopezzo rimasto viene rubato. Poli non avrà pace: non riuscirà maipiù a riprodurre vetri analoghi e quello stesso anno Archimede Segusolascia la vetreria, vendendo la sua quota al fratello Ernesto.La produzione d’arte continua grazie alla personalità di Poli, diAngelo Seguso e a maestri vetrai eccellenti come Francesco Martinuzzi,Plinio Pustetto, Giusto Nichetto.Degli anni cinquanta sono ledifficilissime Valve, forme ottenutecon una lunga lavorazione a freddo eper le quali la vetreria ha sperimentatoil riutilizzo della tecnica a incalmo,e i Sommersi in cui spessi stratidi vetro di colori diversi vengono[42] Vaso rosso cinese/giallo, sovrapposti, con alchimie uniche,1960, disegno Flavio Poli. per arrivare a nuove colorazioni,fluttuazioni di arte e poesia.Nel 1963 Poli lascia e Mario Pinzoni, suo allievo fin dal 1953,diventa direttore artistico. Negli anni seguenti anche Antonio Segusosi ritira ed Ernesto lascia la società. Saranno Angelo e Brunoa portare avanti la tradizione di famiglia. Nel 1971 lascia anchePinzoni e nel 1972 la famiglia si divide e l’azienda viene venduta.I Seguso continuano però a mantenere il loro ruolo imprenditorialenel campo del vetro artistico e dal 2008 la Seguso Vetri d’Arterientra nelle mani della famiglia con direttore artistico PierpaoloSeguso, che riprende il cammino là dove era stato interrotto.7


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Eraldo Mauro e Anna SkibskaMuseo del Vetro, dal 31 maggio al 1° dicembreFlora Viale. Frammenti sacriMuseo del Merletto, fino al 5 gennaio 2014Il vetro, oggi più che mai, è materia di ispirazione poliedricaper le sue innumerevoli capacità nel concretizzare le fantasiepiù sfrenate degli artisti. Con la mostra di Eraldo Mauro giungea compimento un progetto artistico – Slides/diapositive – che,concepito e iniziato a Venezia, ha compiuto un lungo percorsoespositivo che lo ha visto approdarea importanti gallerie e musei nazionalie internazionali. L’installazionericrea l’interno di un laboratorio fotograficoin cui sono esposti lavoriinediti oltre a opere create appositamente.In realtà Slides è un lavoro[43-44] Eraldo Mauro, Film Bluee, in basso, Slides.sul potere evocativo della percezionedel colore e sul comune filo che legaassieme l’alchimia, il vetro e la diapositiva.Il vetro, come l’oro deglialchimisti, è frutto di un processo di trasmutazione della materiache, attraverso il fuoco, da opaca diventa lucente, trasparente. Nelcrogiolo-athanor dell’alchimista l’opacopiombo si trasforma in lucente oro così comel’opaca sabbia diviene trasparente vetronel crogiolo del maestro vetraio. In modoanalogo, un soggetto opaco diventa soggettotrasparente se visto in una diapositiva.Tutti e tre possono quindi essere intesi, intermini fisici o simbolici, come “luoghi ditrasformazione”.Con l’uso di una piccola torcia, Anna Skibska “stira” dellecanne di vetro in sottili fili di trasparenza, piegandoli efondendoli poi tra loro sino a formare eteree sculture diperfetto equilibrio. Il soffio leggerodei vuoti e dei pieni introduce un’artistache ama raccontare, con ritualecoerenza, la metamorfosi delle forme.Iniziando dalla geometria deivolumi, comincia un viaggio di trasformazioneche, da un realismoconcettuale approda ad astrazionimateriche assolutamente affascinanti.Skibska ricama la massa incorporeadel vetro con la stessa abilità delloscultore che tende a togliere piuttostoche ad aggiungere, a scavare[45-46] Anna Skibska, Cube e, inbasso, This America bulldog issleeping on the job.invece che a riempire. Ed è proprio il gioco tra visibile e invisibileche ci conduce all’essenza-assenza della gravità e alla lievità dellesue composizioni: Anna Skibska tesseimpercettibili trame di vetro, delleragnatele geometriche sulle qualila luce si deposita cristallizzandosicome la brina nelle mattine d’inverno,a disvelare la natura euclidea deigelidi cristalli d’acqua.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREarte dei merletti, quasi esclusivamente di matricefemminile e ancora oggi così inscindibilmente legata alL’anticacostume e alla storia dell’isola di Burano, continua ad affascinaree a influenzare gli artisti. È il caso dell’italo-statunitenseFlora Viale che, elaborando le problematiche poste dalla sensibilitàe dalla percezione, realizza una seriedi “frammenti” carichi di significatie quesiti cui dare risposta.Che cosa questi frammenti rappresentinoè forse il fulcro del suoatto creativo, cui corrisponde unprocesso di problem-solving che fa scaturireun intenso flusso di intuizioni,proposte e scenari. Sono forse “reliquie”dell’uso, esperienze o creazioni– da cui sgorga un senso di[47] Flora Viale, Merletto.bellezza, ma anche di pena, schiavitù, finezza, preziosità, devozioneo decorazione – o semplice arte da indossare, come si faceva untempo?Antonella Zaggia. Gioielli di cartaCasa Goldoni, fino al 17 settembreapplicata di Antonella Zaggia, artista veneziana daanni impegnata in ambito teatrale, approda nelle saleL’arteespositive del museo di Casa Goldoni con una sessantinadi creazioni in papier-mâché suddivise in cinque tematiche: Vanese,Aria, Geometrie sommarie, Soase,Etna in barena. Si tratta di oggettirealizzati utilizzando i materiali piùdiversi – dal vetro alle perle, dallarafia ai rametti di legno, dal metalloalla resina e al nylon lavorato acaldo – tutti inseriti in strutture dicarta macerata, tecnica da semprelegata al mondo dell’artista e al suoteatro di burattini.[48-49] Spilla/pendente Bisi e,in basso, spilla Soasa tolemaica.Conosciuta fin dal III secolo e descritta per la prima volta inItalia nel Vocabolario di Baldinucci nel 1681, anche se spesso confusacon la cartapesta, la “carta macerata” o papier mâché è presentein forma di statue e bassorilievi in molte chiese italiane fin dalQuattrocento. Essa identifica un impasto abase di carta a brandelli o in polvere, cotta/maceratain acqua quindi pestata/trituratae legata da un collante fino a raggiungerela consistenza di una pasta modellabile epoi fatta seccare all’aria o cucinata in fornoa temperature basse, a cui possono poi essereaggiunti altri materiali.Di questo materiale si avvale Antonella8


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Zaggia per creare composizioni di grandesuggestione visiva, assemblate in un processocreativo davvero interessante che prevede,a seconda dei casi, l’utilizzo della doraturain foglia d’oro o d’argento o l’unionecontrastocon gli elementi della tradizioneartigiana veneziana come l’antica “avventurina”di Murano e le minute “conterie”.Carta recuperata, fibre e lamine, materiasottile e duttile viene utilizzata dall’artistaper creare innesti, mescolanze, miscele: verae propria ingegneria dell’immaginazione,così che la comunissima carta si impreziosiscee diventa “gioiello”. È il caso delle spille da occhiello, dei pendentiche simulano baccelli, dei gusci di noce, delle pietre lavicheche “inglobano” preziosi o, ancora, dei minuscoli “vulcani” coneruzione di perle su filo sintetico.Bestiario ContemporaneoMuseo di Storia Naturale, dal 31 maggio al 24 ottobreIl rapporto arte-scienza e arte-natura è tra i più antichi e indissolubili.Il mondo animale e vegetale, i segreti della vita microscopicacosì come le forme macroscopiche, gli aspetti dell’animatoe dell’inanimato, del finito e dell’infinito, sono da semprepalcoscenico, oggetto di rappresentazione, motivo di ispirazioneo riflessione dell’espressione artistica, nutrimento primo dell’artevisiva dagli albori fino alla modernità, al di là della sempliceimitazione del “vero”. Neppure l’artecontemporanea si sottrae a questatradizione di scambi e rapporti, siapure distinguendosi per il grado diautocoscienza che gli è proprio, ed èin quest’ottica che trenta opere d’artehanno instaurato un intenso confronto/incontro,un dialogo ironico esorprendente con le raccolte naturalistichedel museo veneziano di StoriaNaturale. Capita ad esempio discorgere tra i temibili animali impagliatiil Leopardo di Paola Pivi che siaffaccia sinuoso su un tappeto dicappuccini, mentre I musicanti di[50] Spilla Fioreazzurro.[51] Maurizio Cattelan, LoveSaves Life (I musicanti diBrema), 1995, collezioneprivata.Brema di Maurizio Cattelan danno vita al loro concerto.Nella mostra sono rappresentate tutte le forme espressive conosciutedelle arti visive: dalle più tradizionali, come pittura e scultura,fino alle più contemporanee come video e installazione passandoper la fotografia. Il filorosso, il comune denominatoreche lega gli artisti in mostra –[52] Sabrina Mezzaqui, Mettere adimora un vocabolario della linguaitaliana..., 2008, collezione ACACIA.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREMario Airò, Rosa Barba, VanessaBeecroft, Gianni Caravaggio, RobertoCuoghi, Lara Favaretto, FrancescoGennari, Sabrina Mezzaqui,Marzia Migliora, Adrian Paci, LucaTrevisani, Marcella Vanzo, Nico Vascellarie Francesco Vezzoli – è il rifiutodi considerare l’arte come unesercizio formale, vuoto e puramenteautoreferenziale. Lo spirito chepervade i giovani protagonisti del panorama contemporaneo italianoè la tensione verso il nuovo e la realtà che spesso si tinge d’ironiasino a diventare, a volte, critica estrema e vera provocazione.La mostra è un interessante contributo al confronto fra arte contemporaneae scienze naturali. Nelle diverse poetiche delle opereesposte emergono alcune costanti, come la curiosità verso i processiformali della natura presi come modelli per i processi creativi in unavera e propria tensione all’apprendimento dalla natura, che non passaperò attraverso la mera imitazione. Altra costante è l’assenza diistanze antropocentriche: nel pensiero degli artisti l’essere umanonon è signore del mondo, è parte integrante della natura ma non uncentro intorno a cui ruota il creato, e meno che mai elemento superioredi una gerarchia. Manca inoltre ogni visione idealizzata dellanatura che viene vista invece nella sua realtà dialettica che comprendeil conflitto, a cominciare da quello fra gli animali e quellopiù drammatico per la nostra coscienza fra animale e umano. L’arteè una disciplina che ci educa alla ricerca di un rapporto armonico epositivo con la natura ma al di fuori di ogni mitologia pacificante.Vedova Plurimo[53] Marzia Migliora, SenzaTitolo, 2007, opera in comodatoad ACACIA.Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, fino al 13 ottobreIl progetto invita a rileggere alcune magistrali opere del grandeartista alla luce della storia artistica della città lagunare che,inevitabilmente, ha permeato anche la sua straordinaria personalità.Al Museo Correr, nella Sala delle Quattro Porte, è installatoil disco Chi brucia un libro brucia un uomo, del 1993, realizzato dopoil devastante incendio e la distruzione della biblioteca di Sarajevonegli anni della guerra, esposto insieme al telero Oltre ’86.Al secondo piano di Ca’ Rezzonico, di fronte agli straordinariaffreschi di Giandomenico Tiepolo provenienti dalla villa di Zianigo,sono invece esposti due Frammenti (uno dei quali dedicato proprioa Tiepolo) e un Frammento/Scheggia, in un intenso “dialogo” conil grande artista settecentesco autore del Mondo Novo.Infine, nell’androne al piano terra di Ca’ Pesaro, sono visibiliPlurimo 1964, donato al museo dall’artistanel 1967 e il Plurimo Omaggioa Dada Berlin 1964/1965, entrambirealizzati a Berlino, dove Vedovavisse per quasi due anni tra il1964 e il 1965.[54] Emilio Vedova, Frammento/Scheggia’78/’80 – 8, Venezia, Fondazione Vedova.9


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>55. Biennale di VeneziaGiardini e Arsenale, dal 1° giugno al 24 novembre[56] Marino Auriti con il modello delPalazzo Enciclopedico, New York,American Folk Art Museum.[55] Il presidente della BiennalePaolo Baratta con il curatoreMassimiliano Gioni.Intitolata Il Palazzo Enciclopedico e curata da Massimiliano Gioni,la Biennale 2013 conta la partecipazione di 88 padiglioninazionali: <strong>28</strong> dislocati ai Giardini, 24 all’Arsenale e 36 nel centrostorico di Venezia dove sono presenti anche oltre 50 Eventi Collaterali.I paesi presenti per la prima volta quest’anno sono dieci:Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa d’Avorio, Repubblicadel Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e, novità assoluta,la Santa Sede.Con opere che spaziano dall’inizio del secolo scorso a oggi e realizzateda più di 150 artisti provenienti da 37 nazioni, la mostraformerà un unico percorso espositivo che si articolerà dal PadiglioneCentrale dei Giardini all’Arsenale. “Nel corso degli anni – affermainfatti il presidente Paolo Baratta– nella rappresentazione delcontemporaneo è cresciuto il desideriodei curatori di mettere gli artistiin prospettiva storica o di affinità reciproca,evidenziando legami e relazionisia col passato, sia con altri artistidel presente. Nello stesso tempo,rispetto all’epoca delle avanguardie,è cresciuta sempre più l’attenzioneverso l’intensità della relazionetra l’opera e lo spettatore il quale, ancorché scosso da gesti e provocazioni,alla fine ricerca nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera,che deve provocare quell’ansia ermeneutica, quel desiderio diandare oltre che ci si attende dall’arte. La grande mostra-ricerca diMassimiliano Gioni vuole riflettere sulle spinte creative degli artistie sembra portare ancora più avanti il quesito: ma qual è il mondodegli artisti?La mostra – ispirata all’utopistica idea di Marino Auriti che nel1955 depositò all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un PalazzoEnciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovutoospitare tutto il sapere dell’umanità – è organizzata secondo unaprogressione dalle forme naturali a quelle artificiali, seguendo loschema tipico delle Wunderkammer cinque e seicentesche in cui curiositàe meraviglia si mescolavano per comporre nuove immaginidel mondo fondate su affinità elettive e simpatie magiche. Unascienza combinatoria non dissimile quindi dalla cultura dell’iperconnettivitàcontemporanea.Il Palazzo EnciclopedicoMASSIMILIANO GIONIMOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREIl 16 novembre 1955 l’artista autodidatta italo-americano MarinoAuriti depositava presso l’ufficio brevetti statunitense iprogetti per il suo Palazzo Enciclopedico, un museo immaginarioche avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, collezionandole più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota alsatellite. Rinchiuso in un garage perso nella campagna dello statodella Pennsylvania, Auriti lavorò per anni alla sua creazione, costruendoil modello di un edificio dicentotrentasei piani, che avrebbe dovutoraggiungere i settecento metridi altezza e occupare più di sediciisolati della città di Washington.L’impresa di Auriti rimase naturalmenteincompiuta ma il sogno diuna conoscenza universale e totalizzanteattraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accomuna personaggieccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati eprofeti che hanno cercato – spesso invano – di costruire un’immaginedel mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza.Queste cosmologie personali, questi deliri di conoscenza, mettonoin scena la sfida costante di conciliare il sé con l’universo, ilsoggettivo con il collettivo, il particolare con il generale, l’individuocon la cultura del suo tempo. Oggi, alle prese con il diluviodell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza insistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancorpiù disperati. La 55. Esposizione Internazionale d’Arte indaga questefughe dell’immaginazione in una mostra che – come il PalazzoEnciclopedico di Auriti – combina opere d’arte contemporanea, repertistorici, oggetti trovati e artefatti.Concepita come un museo temporaneo, l’esposizione sviluppaun’indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzarela conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza delmondo. Sfumando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti,tra outsider e insider, l’esposizione adotta un approccio antropologicoallo studio delle immagini, concentrandosi in particolaresulle funzioni dell’immaginazione e sul dominio dell’immaginario.Quale spazio è concesso all’immaginazione, al sogno, alle visioni ealle immagini interiori in un’epoca assediata dalle immagini esteriori?E che senso ha cercare di costruire un’immagine del mondoquando il mondo stesso si è fatto immagine?La mostra si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con il Librorosso di Carl Gustav Jung, un manoscritto illustrato al quale il celebrepsicologo lavorò per oltre sedicianni. Raccolta di visioni e fantasie, ilLibro rosso introduce una riflessionesulle immagini interiori e sui sogniche attraversa l’intera mostra. L’esposizioneraccoglie numerosi esempidi opere ed espressioni figurativeche illustrano diverse modalità di visualizzarela conoscenza attraversorappresentazioni di concetti astratti[57] Carl Gustav Jung, Librorosso, 1915-59. © <strong>Foundation</strong>of the Works of C.G. Jung,Zurigo.e manifestazioni di fenomeni soprannaturali.Nelle sale del PadiglioneCentrale i quadri astratti di Hilma afKlimt, le interpretazioni simbolichedell’universo di Augustine Lesage, ledivinazioni di Alistar Crowley e lepremonizioni apocalittiche di Fredrich Schröder-Sonnenstern si intreccianoalle opere di artisti contemporanei. I disegni estatici del-10


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>le comunità Shaker trascrivonomessaggi divini, mentre quellidegli sciamani delle Isole Salomonesono popolati da demoni edivinità in lotta con pescecani ecreature marine. La rappresentazionedell’invisibile è uno dei temicentrali e ritorna nelle cosmografiedi Guo Fengyi e diEmma Kunz, nelle icone religiosee nelle danze macabre di Jean-[59] Ron Nagle, DapperNapper, 2011. Courtesy PierreMarie Giraud Gallery.Frédéric Schnyder e nel video di Artur Zmijewski che filma ungruppo di non vedenti che dipingono il mondo a occhi chiusi.Un simile senso di stupore cosmico pervade molte altre operein mostra, dai film di Melvin Moti alle riflessioni sulla natura diLaurent Montaron, fino alle sublimivedute di Thierry De Cordier. Lepiccole ceramiche di Ron Nagle, leintricate geometrie floreali di AnnaZemánková, le mappe immaginariedi Geta Bratescu e i palinsesti dipintidi Varda Caivano descrivono unmondo interiore dove forme naturalie presenze immaginarie si sovrappongono.Queste corrispondenze segretetra micro e macrocosmo ritornanonelle figure ieratiche di MarisaMerz e in quelle assai più carnali diMaria Lassnig: entrambe trasformanoautoritratti e corpi in cifre dell’universo.L’esercizio dell’immaginazione attraverso la scrittura e il disegnoè uno dei temi ricorrenti nell’esposizione. Christiana Soulou illustragli esseri inventati da JorgeLuis Borges, mentre José AntonioSuárez Londoño traduce in immaginii diari di Franz Kafka. La collezionedi pietre dello scrittore franceseRoger Caillois combina geologia emisticismo, mentre le lavagne disegnatedal pedagogo Rudolf Steinertracciano diagrammi impazziti cheinseguono il desiderio impossibile didescrivere e comprendere l’universo.[61] Shinro Ohtake, Scrapbook#1-66, 1977-2012. CourtesyTake Ninagawa Tokyo.[58] Artur Zmijewski, Blindly,2010. Courtesy Foksal Gallery<strong>Foundation</strong> Varsavia e Galerie PeterKilchmann Zurigo.[60] Christiana Soulou, Griffon,2012. Courtesy Sadie Coles HQLondra.“Il Palazzo Enciclopedico” è una mostra sulle ossessioni e sulpotere trasformativo dell’immaginazione. I mondi alternativi sognatida artisti assai diversi quali Morton Bartlett, James Castle,Peter Fritz e Achilles Rizzoli sonoesposti accanto agli accumuli di immaginidi Shinro Ohtake e a un’autobiografiavisiva di Carl Andre. Latensione tra interno ed esterno, trainclusione ed esclusione è il soggettodi una serie di opere che indaganoil ruolo dell’immaginazione nellecarceri (Rossella Biscotti) e negliospedali psichiatrici (Eva Kotaktova).Altri spazi di reclusione – più oMOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREmeno fantastici – sono quelli disegnati da Walter Pichler che pertutta la vita – tristemente interrotta nel 2012 – ha progettato abitazionie case per le sue sculture, quasi fossero creature viventi provenientida un altro pianeta.Nei vasti spazi dell’Arsenale, l’esposizione è organizzata secondouna progressione dalle forme naturali a quelle artificiali, seguendolo schema tipico delle Wunderkammer cinque e seicentesche.In questi musei delle origini – non dissimili dal Palazzo sognato daAuriti – curiosità e meraviglia si mescolavano per comporre nuoveimmagini del mondo fondate su affinità elettive e simpatie magiche.Questa scienza combinatoria – basata sull’organizzazione dioggetti e immagini eterogenee – non è poi dissimile dalla culturadell’iperconnettività contemporanea.Cataloghi, collezioni e tassonomie più o meno impazzite sonoalla base di molte opere tra cui le fotografie di J.D. ’Okhai Ojeikere,le installazioni di Uri Aran, i videodi Kan Xuan, i bestiari di ShinichiSawada e i labirinti di MattMullican. Pawel Althamer componeun ritratto corale con una serie di ottantasculture. Nei disegni di StefanBertalan, Lin Xue e Patrick VanCaeckenberg, assistiamo a tentativiostinati di decriptare il codice della[63] Camille Henrot, Coupé/Décalé,2010. Courtesy Kamel MennourParigi.[62] J.D. ’Okhai Ojeikere, AjaNloso Family, 1980. CourtesyAndré Magnin Parigi.natura, mentre i film di Gusmão ePaiva, le fotografie di ChristopherWilliams e dei pionieri Eliot Portere Eduard Spelterini scrutano ecosistemie paesaggi con lo sguardo meravigliatodi chi vuole catturare lo spettacolo del mondo.Yuksel Arslan disegna le tavole enciclopediche di una civiltàimmaginaria che assomiglia a una versione non troppo distorta dell’umanità.L’ambizione di creareun opus magnum – un’opera che,come il Palazzo di Auriti, contengae racconti tutto – attraversai disegni di Arslan e le illustrazionidella Genesi di RobertCrumb, le cosmogonie diFrédéric Bruly Bouabre e le leggendedescritte da Papa IbraTall. Nel suo nuovo video CamilleHenrot studia i miti di creazione di diverse società, mentre lecento sculture di creta di Fischli e Weiss forniscono un antidotoironico agli eccessi romantici delle visioni più totalizzanti.I video di Neil Beloufa e Steve McQueen e i quadri di Eugenevon Breunchenhein immaginano diversi modi di visualizzare il futuromentre il ricordo del passato e la memoria sono il punto dipartenza per le opere di Aurelien Froment, Andra Ursuta e altri artistiin mostra.Al centro dell’Arsenale l’artista Cindy Sherman presenta unprogetto curatoriale – una mostra nella mostra, composta da più diduecento opere di oltre trenta artisti – in cui è messo in scena unsuo personale museo immaginario. Bambole, pupazzi, manichini eidoli si mescolano a fotografie, dipinti, sculture, decorazioni religiosee tele disegnate da carcerati che insieme compongono un teatroanatomico nel quale sperimentare e riflettere sul ruolo che le11


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>immagini hanno nella rappresentazione e percezione del sé.Di corpi e desideri ci parlano anche il nuovo video di HitoSteyerl sulla cultura dell’ipervisibilità e il nuovo reportage di SharonHayes che presenta un remake girato in America di Comizi d’amore,il film inchiesta sulla sessualità di Pier Paolo Pasolini.I corpi post-umani e smaterializzati di Ryan Trecartin introduconoalla sezione finale dell’Arsenale in cui opere di Yuri Ancarani,Alice Channer, Simon Denny, Wade Guyton, Channa Horwitz,Mark Leckey, Helen Marten, Albert Oehlen, Otto Piene, James Richards,Pamela Rosenkranz,Stan Van Der Beek e altri esaminanola combinazione di informazione,spettacolo e sapere tipicadell’era digitale. A fare da[64] Helen Marten, Dust andPiranhas, 2012. Courtesy Sadie ColesHQ Londra.contrasto al rumore bianco dell’informazione,un’installazionedi Walter De Maria esalta la purezzasilenziosa e algida dellageometria. Come tutte le operedi questo artista leggendario – figura fondamentale dell’arte concettuale,minimalista e della land art – questa scultura astratta è ilrisultato di complessi calcoli numerologici, sintesi estrema delleinfinite possibilità dell’immaginazione.Una serie di progetti in esterni di John Bock, Ragnar Kjartansson,Marco Paolini, Erik van Lieshout e altri completa il percorsodella mostra che si snoda fino alla fine dell’Arsenale, nel cosiddettoGiardino delle Vergini. Alcune di queste performance e installazionisi ispirano alla tradizione cinquecentesca dei “teatri delmondo”, rappresentazioni allegoriche del cosmo in cui attori e architettureeffimere erano usate per costruire immagini simbolichedell’universo.Da queste e molte altre opere in mostra “Il Palazzo Enciclopedico”emerge come una costruzione complessa ma fragile, un’architetturadel pensiero tanto fantastica quanto delirante. Dopo tutto,il modello stesso delle esposizioni biennali nasce dal desiderio impossibiledi concentrare in un unico luogo gli infiniti mondi dell’artecontemporanea: un compito che oggi appare assurdo e inebriantequanto il sogno di Auriti.PADIGLIONE ITALIA. VICE VERSAArsenale, Tese delle VerginiLa mostra Vice Versa riprende un concetto teorizzato nel volumeCategorie italiane. Studi di Poetica del 1996 in cui il filosofoGiorgio Agamben sostiene che per interpretare la cultura italianasia necessario individuare una “serie di concetti polarmente coniugati”capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi qualitragedia/commedia, architettura/vaghezza o velocità/leggerezzadivengono così originali chiavi di lettura di opere e autori fondantidella nostra storia culturale.Questa attitudine speculare e dialettica, e in particolare la dimensionedel doppio, è uno degli aspetti che più profondamentecaratterizzano l’arte contemporanea italiana. Basti citare la poeticadi artisti come Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto,Luigi Ontani e Gino De Dominicis che basano la propriaricerca su polarità contrapposte. La natura antitetica della nostraMOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREcultura produce così opere che ribaltano la realtà in finzione e lafinzione in realtà, dove nel gioco del vice versa il paesaggio divienepalcoscenico, la storia performance, l’opera teatro, l’immaginariopopolare storia personale.Ispirandosi a questa visione, Vice Versa propone un percorsoespositivo composto da sette stanze, sette ambienti ognuno deiquali ospita due artisti in dialogo tra loro, dove il senso profondodi questa vocazione dialettica è manifestato dalle opere esposte. Iquattordici artisti invitati sono Francesco Arena, Massimo Bartolini,Gianfranco Baruchello, ElisabettaBenassi, Flavio Favelli, LuigiGhirri, Piero Golia, Francesca Grilli,Marcello Maloberti, Fabio Mauri,Giulio Paolini, Marco Tirelli, LucaVitone, Sislej Xhafa.La mostra diviene un viaggioideale nell’arte italiana di oggi e diieri, un itinerario che racconta identitàe paesaggi – reali e immaginari– esplorando la complessità e le stratificazionidella vicenda artistica eantropologica del paese. Un ritrattodell’arte recente non più letta comecontrapposizione tra movimenti egenerazioni, ma come un atlante di temi e di attitudini, riconducibilialla storia e alla cultura nazionali, in un dialogo incrociato dicorrispondenze, derivazioni e differenze, tra figure di maestri riconosciutie artisti delle generazioni successive.EVENTI COLLATERALI[65] Marco Tirelli, Senza titolo,2013. Courtesy Giacomo GuidiArte Contemporanea Roma.quando non indicato, gli eventi si concludono il 24 novembre25%. Catalonia at <strong>Venice</strong>Cantieri Navali, Castello 40Otto persone disoccupate, scelte per coprire un ampio spettro sociale, fotografateda Francesc Torres durante una convivenza. Dopo la documentazionedella vita di ogni giorno e la situazione economica dei personaggi, MercedesÁlvarez ne filma le opinioni sul ruolo dell’arte nella loro vita. E le ottopersone disoccupate diventano i soggetti attivi della mostra.About Turn: Newfoundland in <strong>Venice</strong>Will Gill & Peter WilkinsGalleria Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 2793L’opera, il cui orizzonte include video, fotografia e pittura, gioca abilmentenell’ambito dei confini dell’astrazione e della narrativa. Il riconoscibilee l’intangibile. Le opere di Gill mescolano un’ingenuità pretesa con il controlloformale, sollevato dalla vita familiare e dai sogni fugaci. Le immaginidi Wilkins creano un ponte tra l’arte storica e contemporanea, utilizzandoastrazioni distillate e sottili per durata e forma.Ai Weiwei. Disposition [fino 15 settembre]Complesso delle Zitelle, Giudecca 32 e Chiesa di Sant’AntoninAi Weiwei presenta Straight, il primo progetto sviluppato utilizzandolunghe barre di armatura recuperate nelle scuole crollate durante il terremotodi Sichuan del 2008. Questa installazione su larga scala si presentacon un immediato senso del dramma per un evento che sottende allo sviluppocontradditorio della Cina contemporanea.12


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>A Remote WhisperPalazzo Falier, San Marco 2906Il portoghese Pedro Cabrita Reis presenta una costruzione semiprecaria,grezza, e tuttavia quasi architettonica, che integra frammenti di opere provenientidal suo studio, un tempo abbandonati, materiale documentale, fotografie,disegni e dipinti insieme a relitti e ciarpame trovati in città.Art and Knowledge.<strong>The</strong> Spirit of the Place in the Platonic Solids of Lore BertBiblioteca Nazionale Marciana, San Marco 7Cinque sculture di specchio di Bert in un environment di carta accanto aundici opere di grande formato. I cinque Solidi platonici rappresentano icinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria e universo.Glasstress, White Light / White HeatPalazzo Cavalli Franchetti, San Marco <strong>28</strong>47; Berengo Centre forContemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria a Muranoe Scuola Grande di San Teodoro, San Marco 4810Agli artisti invitati si chiede di rispondere sul tema della luce e del calore,i componenti del fuoco, l’elemento distruttivo/creativo legato alla formazionedell’universo e della materia primordiale del caos.I libri d’acquaMonastero di San Nicolò, Riviera San Nicolò 26, Lido di VeneziaUn progetto di Antonio Nocera focalizzato sul tema della migrazione comefenomeno sociale. La mobilità è vista come espressione di una libertà fondamentaledi movimento e aspirazione all’emancipazione.Back to Back to Biennale. Free ExpressionCampo Sant’Agnese e Ca’ Bonvicini, Santa Croce 2161I writers sono un movimento artistico fenomenale in cui le periferie sonoconsiderate ghetti e l’urbanesimo è visto come tavolozza su cui esprimersi. Èun evento collettivo e generazionale caratterizzato dalle performance degliartisti senza filtro curatoriale o tematico in cui l’espressione è libera.Bart Dorsa. Katya [fino 15 settembre]Dorsoduro 417La storia-viaggio di Katya, ragazza russa che dai 3 ai 13 anni vive unavita monastica per poi passare alla vita underground. Reticolo di storieimpresse sul viso e sul corpo; la sua forma è impressa sul vetro e in una sculturadi bronzo che descrive il viaggio e l’archetipo del mitico crocevia.Bedwyr Williams. <strong>The</strong> Starry MessengerLudoteca di Santa Maria Ausiliatrice, Castello 450Ispirato a Galileo Galilei e alle sue scoperte attraverso il telescopio, il lavororipensa all’esplorazione dello spazio sia infinito che minuto: la veglianotturna di un astronomo oppure la ricerca di un devoto nelle lucide galassiedal terrazzo sotto ai suoi piedi.BreathArsenale, Torre di Porta NuovaIl video di Shirazeh Houshiary del 2003 è ora rimasterizzato e parte diuna nuova installazione in cui i canti di preghiere buddiste, cristiane,ebraiche e islamiche sono diffusi da quattro schermi e il suono diventa coreografia,con le immagini che catturano il respiro ritmato dei cantanti.Culture? Mind? BecomingPalazzo Mora, Cannaregio 3659Palazzo Marcello, San Marco 3699In mostra un gruppo di artisti cinesi il cui obbiettivo è sovrapporre l’impattoculturale di appropriazione, riflessione e reinvenzione che esiste nellacultura cinese attraverso la lente della globalizzazione.Emergency Pavilion. Rebuilding Utopia [fino 10 novembre]Teatro Fondamenta Nuove, Cannaregio 5013Sono passati quarant’anni. Quando ha cominciato a cambiare il mondo?Nel 1973? Nel 1989? Quando è morta la imagination au pouvoir, nel1968 o nel 2012? O solamente il 1° gennaio 2013?Future Generation Art Prize @ <strong>Venice</strong> 2013 [fino 1 settembre]Palazzo Contarini Polignac, Dorsoduro 874Seconda edizione del concorso artistico globale con artisti provenienti da sedicidiversi paesi. Le opere di ventuno artisti indipendenti delineano unampio spettro di posizioni artistiche che permettono di scoprire e mapparetendenze future e innovative di una nuova generazione di artisti.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREImago Mundi [dal 27 agosto fino 27 ottobre]Fondazione Querini Stampalia, Castello 5252Un migliaio di quadri di 10x12 centimetri raccolti da Luciano Benettonnei suoi viaggi. La collezione è simile a un inventario aperto in grado didimostrare come siano mutevoli i modi in cui il mondo viene visto, interrogatoe rappresentato dagli artisti, e come le loro esperienze possano contribuirea comprendere meglio la ricchezza custodita nel mondo.In Grimani. Ritsue Mishima. Glass Works [fino 29 settembre]Palazzo Grimani, Castello 4858L’artista, residente a Venezia dal 1989, si esprime utilizzando la millenariacultura artigianale della fornace e i maestri vetrai muranesi dannoforma alle sue idee, come mostrano le fotografie di Rinko Kawauchi, permettendociuna visione poetica del misterioso lavoro esecutivo in fornace.Ink. Brush. Heart, Xi Shuang Ban NaChiesa di San StaeNella quiete della foresta pluviale di Xi Shuang Ban Na l’artista è colpitodalla supremazia della natura. Alberi alti novanta metri si reggonograzie a radici profondissime e sembrano i nuovi edifici delle città cinesi:così come gli alberi, anche la nostra società deve quindi approfondire e legarsialle sue tradizioni per soddisfare i bisogni più elevati.Lawrence Weiner. <strong>The</strong> Grace of a GesturePalazzo Bembo, San Marco 4793L’opera di Weiner è il pezzo centrale della mostra e la sua installazione apparesu cinque vaporetti che la trasportano lungo il Canal Grande versol’Arsenale, i Giardini e oltre.Lost in Translation [fino 15 settembre]Università Ca’ Foscari, Dorsoduro 3484Oltre cento opere di arte russa degli ultimi quarant’anni prendono in esamegli aspetti storici, politici, sociali ed economici del processo di “traduzione”di un’opera d’arte nell’età della globalizzazione. I lavori sono espostiinsieme alla loro “traduzione allargata” che individua e spiega i riferimentiessenziali a ottenere una migliore comprensione del messagio.“Love me, Love me not”.Contemporary Art from Azerbaijan and its neighboursArsenale Nord, Tesa 100Le opere danno una visione penetrante delle dinamiche di ogni nazione, portandoalla luce aspetti dimenticati o sconosciuti della storia e dimostrandol’ampiezza della visione e della creatività in gioco entro i loro confini.Mind. BeatingArsenale Novissimo, Spazio <strong>The</strong>tis, Castello 925Lo scopo della mostra è considerare la mente come un contenitore ed estende-13


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>re il tutto al sistema pensiero, esplorando le relazioni tra creazione visiva emondo multidimensionale attraverso il “cuore”, l’organo di ricezione delleinformazioni comune a tutti gli uomini, la sua frequenza, il suo battito.Nell’acqua capisco [fino 29 settembre]Ateneo Veneto, San Marco 1897 e Procuratie Vecchie, San Marco153/aRelazioni, comunicazioni, sentimenti e aspirazioni che passano attraversol’acqua come veicolo per esprimere uno stato d’animo. Nell’acqua ci si immergeper recuperare tutto ciò che è fuori da essa ma l’acqua è anche un elementodi condivisione, interprete di messaggi inclusivi, in essa c’è la possibilitàdi riconversione di un bene comune nei suoi aspetti più produttivi.Noise [fino 20 ottobre]Ex Magazzini di San Cassian, Santa Croce 2254Una riflessione sul rumore quale condizione necessaria e parte integrante diogni processo comunicativo. L’arte può rendere significante quella parte dellacomunicazione che solitamente sfugge alla codificazione e alla comprensione,per tornare a un essenziale principio di indeterminatezza.Otherwise Occupied [fino 30 giugno]Liceo Artistico Statale, Dorsoduro 1012L’arte riesce a occupare spazi culturali altrimenti inaccessibili o invisibili.Attraverso due artisti palestinesi, nati entro i confini del 1948 – BashirMakhoul e Aissa Deebi –, la mostra descrive altri modi per immaginarela nazione all’esterno e oltre il conflitto. Un’occasione per ripensare in modoartistico e critico la de-territorializzazione della Palestina.OverplayAssociazione Culturale Italo-Tedesca, Cannaregio 4118Il rapporto tra arte e crisi focalizzato in modo interdisciplinare. Partendoda una ricognizione storica della storia dell’arte si giunge alla “criticitàdel senso” presente nell’installazione di Emiliano Bazzanella, oppure aitentativi di fuga, ribellione, sublimazione immaginaria e riconversione presentiin un folto gruppo di importanti artisti contemporanei.Passage to History. 20 Years of La Biennale di Venezia andChinese Contemporary ArtArsenale Nord, Nappa 89Nel ventesimo anniversario della partecipazione degli artisti cinesi contemporaneialla Biennale e dell’inizio degli scambi culturali e artistici tra Cinae Occidente, la mostra testimonia il cambiamento negli atteggiamentiverso la cultura cinese e la sua identità internazionale nel mondo occidentale,come pure verso il contributo della Cina all’arte contemporanea.Patomen, Carlos MarreirosArsenale, Castello 2126/AIl progetto incoraggia una riflessione sulle informazioni e le conoscenze, lasua disposizione ordinata o meno e la sua manipolazione.Personal StructuresPalazzo Bembo, San Marco 4793Una straordinaria combinazione di opere che offrono una vasta gamma diapprocci individuali sui temi del tempo, dello spazio, dell’esistenza.Perspectives by John PawsonBasilica di San Giorgio, Isola di San Giorgio MaggioreUna nuova prospettiva della Basilica di San Giorgio e una vista unicasulla bellezza del capolavoro di Palladio. La combinazione tra un meniscodi cristallo concavo Swarovski e un emisfero riflettente più grande crea un’esperienzaottica che porta nuova luce all’interno della basilica benedettina.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRERhapsody in Green [fino 15 settembre]Istituto Santa Maria della Pietà, Castello 3701Tre artisti taiwanesi contemporanei, Tsan-Hsing Kao, Ming-ChangHuang e Yu-Cheng Chou, e la loro reazione artistica al colore verde, siacon un approccio visivo che intersoggettivo.Rhizoma (Generation in Waiting) [fino 24 settembre]Magazzino del Sale, Dorsoduro 262Congiungendo le arti visive alla filosofia naturale e alle scienze la mostrapresenta un network emergente di artisti dell’Arabia Saudita che, come unrizoma, sviluppa le proprie radici verso l’alto anziché lateralmente.Salon SuissePalazzo Trevisan degli Ulivi, Dorsoduro 810Nel Salone si presentano dibattiti e letture, iniziative sperimentali dedicateal retaggio dell’illuminismo europeo nel mondo artistico contemporaneo.Scotland + <strong>Venice</strong> 2013Palazzo Pisani, Cannaregio 6103Tre artisti che operano in Scozia: Corin Sworn crea installazioni che esploranoil modo in cui gli oggetti circolano, diffondono e creano storie; DuncanCampbell produce film con materiale d’archivio e sue riprese; HayleyTompkins realizza oggetti dipinti che trasformano oggetti familiari e banalicome coltelli, martelli, cellulari o pezzi d’arredamento.Steel-Lives, Still-LifeCentro Studi della Cultura Armena, Dorsoduro 1602Una narrazione messa tra parentesi in un luminoso contesto palladiano.La donna stessa sa di essere stata messa tra parentesi dal mondo che è andatoavanti senza di lei. Questa è ancora vita – still life –, ma che devescioccare la realtà.<strong>The</strong> Dream of Eurasia. 987 Testimonials.<strong>The</strong> Italian Attitude [fino 30 settembre]Palazzo Barbarigo Minotto, San Marco 2504Il linguaggio artistico di Omar Galliani e la capacità di instaurare undialogo fra le culture europee e asiatiche. La metafora da cui partire è ilfrattale, l’ovale del viso di Eurasia che rappresenta milioni di volti, su cuisi radica la colonna: la diversità morfologica e culturale si riconosce nell’appartenenzaa un valore nuovo che scaturisce dall’unione di differenze.<strong>The</strong> Grand CanalMuseo Diocesano, Castello 4312Il tema è il Canal Grande di Cina, un patrimonio culturale vivente, ricavatoper aprire gli scambi di risorse umane e materiali che ha portato auna diffusione enciclopedica dell’arte, delle idee e della cultura coerenti conla globalizzazione di oggi. La mostra evidenzia la fusione di arte cinesecontemporanea, storia, tradizione e mondo materiale.<strong>The</strong> Intimate Subversion by Ángel Marcos [fino 30 settembre]Scuola di San Pasquale, Castello 2786Le azioni che possiamo fare per instaurare una civiltà sostenibile devono esserecollegate ai nostri sentimenti e pensieri più intimi. Si sa, invece, quantole aree che riguardano i beni materiali siano deboli, così come lo sono glistati d’animo che dipendono dal consumo. Non ci resta quindi che provarecon gli affetti, anche perché non ci resta altro che “l’intima sovversione”.<strong>The</strong> Joycean SocietyPunch Space, Giudecca 800/oLa video installazione di Dora Garcia si ispira a gruppi di lettura e clubletterari che leggono in pubblico le opere di Joyce osservando e documentan-14


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>do i momenti in cui i membri si impegnano a comprendere un linguaggioletterario in rapporto alla narrazione e alle storie tradotte in scrittura.<strong>The</strong> Museum of Everything [fino <strong>28</strong> luglio]Serra dei Giardini, Castello 1254Il primo museo itinerante del mondo per artisti autodidatti, ignorati e sconosciutidal 2009 ha accolto in Inghilterra, Francia, Italia, Turchia eRussia più di cinquecentomila visitatori attratti dalle sue installazioni.This is not a Taiwan PavilionPalazzo delle Prigioni, Castello 4209La mostra esprime, attraverso l’identità dello straniero, le preoccupazionidiffuse attorno al tema pressante della coesistenza nel mondo odierno.Thomas Zipp. Comparative investigation about the dispositionof the width of a circlePalazzo Rossini Revedin, San Marco 4013L’installazione rappresenta un istituto di ricerca, espressione dell’isteria edella dualità di un individuo, artista, medico e paziente. Zipp esplora lemanifestazioni dell’inconscio, tematizzando inoltre droghe, heavy metal,religione, filosofia e zone recondite della psichiatria e della psicopatologia.Transitions [fino 27 giugno]Dorsoduro 453Victor Matthews e Paolo Nicola Rossini affrontano temi universali e presentanola visione della realtà come la percepiscono e si interrogano sullapercezione del paesaggio intorno a noi e su cosa vediamo. Sfidano questa immaginecon la sua transizione esternandola con la loro pittura e fotografia.United Cultural Nations [fino 1 luglio]Palazzo Bacchini delle Palme, Santa Croce 1959-1961La creazione di Mi Qiu deve il titolo al suo mantra quotidiano per momentiseri e momenti di divertimento. Tempo, luogo e ora, nulla sarà importante,anche se vi saranno persone meravigliose e vino dolce. Siamo liberidai sentimenti concreti e materiali.Universo DonnaMuseo Storico Navale, CastelloIl percorso su cui si sviluppa il tema della mostra è la fisicità e il volumeper la comprensione e la descrizione dell’anima delle donne.Voice of the Unseen. Chinese Independent Art 1979-TodayArsenale, Tese 91-94È il tentativo più ambizioso di conoscere e di mettere in luce il lavoro di oltrecento artisti che hanno creato, a partire dalla post-avanguardia deglianni ’80-’90, il movimento dell’arte cinese non ufficiale o indipendente.Who is Alice?Spazio Light Box, Cannaregio 3831È una mostra tematica che presenta la collezione permanente del Museo Nazionaledi Arte Contemporanea in Corea. Trenta opere di sedici artisti coreanitrascendono le limitazioni dello spazio fisico e del tempo per coprireconcetti e forme che attraversano i confini della realtà e non-realtà, e dei sognie la realtà.‘You (you).’ Lee Kit, Hong KongArsenale, Castello 2126Concepita come il ricordo di momenti personali e collettivi, la mostra prendel’entità suggerita dal suo titolo come punto di partenza, osservando ilconcetto di assenza che si riflette sulla costruzione dei ricordi, del tempo edei luoghi.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRERobert Motherwell. I primi collagePeggy Guggenheim Collection, fino all’8 settembreÈla prima mostra interamente dedicata ai papiers collés e ai lavorisu carta che Robert Motherwell, tra i massimi esponentidell’espressionismo astratto americano, realizza nelprimo decennio della sua carriera, tra il 1941 e il 1951. In passatogli sono già state dedicate numerose e importanti antologiche manessuna dedicata esclusivamente al suo lavoro pionieristico di collage,che egli stesso descrive nel 1944 come “la nostra maggiorescoperta” nel campo dell’arte.Con le sue quarantaquattro opere, la mostra è anche un omaggioa Peggy Guggenheim, all’amicizia e al mecenatismo che la legòa Motherwell. È proprio grazie all’incoraggiamento di Peggy, e sottola tutela del surrealista cileno Robert Matta, che Motherwell nel1943 compie i primi esperimenti con la tecnica del collage. I suoiprimi papiers collés vengonoesposti in Exhibition of Collage –la prima mostra internazionalenegli Stati Uniti dedicata a questatecnica, organizzata daPeggy nel 1943 nella sua galleriaArt of This Century – accantoa collage di Matisse, Picasso eSchwitters; l’anno successivo[66-67] Panorama da un’alta torre,1944-45, collezione privata. In basso,Collage giallo e bianco conelementi strappati, 1949, collezioneMr e Mrs Eugene F. Williams III.Peggy organizzerà, sempre nellasua galleria, anche la sua primamostra personale. Nel decennioche segue la produzione di collagedi grandi dimensioni arriveràa superare quella dei dipinti etra gli artisti della sua generazionesi contraddistinguerà proprio per l’entusiasmo e la dedizionedimostrati per questa tecnica.Gli esordi della carriera artistica di Motherwell coincidono conl’entrata in guerra degli Stati Uniti e per questo le sue opere si rifannoa tematiche di violenza simbolica e di lotta umanitaria, evocatenei titoli e nel processo di strappo dei pezzi di carta, azione aggressivache l’artista paragona all’uccidere. Muovendosi liberamentetra l’azione spontanea e la semirappresentazione, tra figure astratte(Personaggio, 1943) e pure astrazioni (Untitled, 1943), Motherwellincorpora frammenti di mappe militari e slogan della resistenza (Viva,1946), raffigura sbarre di prigione (Jeune Fille, 1944) e figureumane stilizzate ferite o morte (Tre personaggi uccisi, 1944). Sviluppacosì un metodo artistico che affrontala follia della situazione sociopoliticadi quegli anni ed esprime altempo stesso le inquietudini di unartista agli esordi in una nuova e immensacittà come New York. Tagliando,strappando e stendendostrati di carta incollata, Motherwellporta in scena il tumulto e la violenzadel mondo moderno facendosinuovo e originale portavoce dell’arteamericana del secondo dopoguerra.15


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Rudolf StingelPalazzo Grassi, fino al 31 dicembreMateria PrimaPunta della Dogana, dal 30 maggio al 31 dicembre 2014La mostra si sviluppa lungo tutta la superficie espositiva diPalazzo Grassi, oltre cinquemila metri quadri, coinvolgendoatrio, primo e secondo piano. Per la prima volta l’intero spaziodel museo è dedicato a un unico artista, sia con opere inediteche creazioni degli anni passati, esposte insieme a una grande installazionesite specific.Il progetto, concepito specificatamente dall’artista per lo spazioarchitettonico di Palazzo Grassi, si articola lungo tutte le sale delpalazzo su cui è stato steso – a ricoprire per la prima volta l’interasuperficie del pavimento e delle pareti– un tappeto stampato a motivoorientale. L’installazione si inseriscenell’ambito della ricerca di Stingel,da sempre indirizzata verso l’analisidel rapporto tra spazio espositivo e[68-69] L’installazione di Stingelal piano terra e, in basso, la salacol ritratto di Franz West.intervento artistico: il tappeto è perl’artista uno strumento con cui lapittura si relaziona con il contestoarchitettonico. Da sempre interessatoalla ridefinizione del significatodi pittura e della sua percezione, Stingel fa del tappeto un elementocentrale della sua poetica, testimone del trascorrere del tempo edel passaggio delle persone, ma anche fonte di ispirazione, nella varietàdi tipologie e tramature, per serie successive di quadri.La mostra presenta una selezione di oltre trenta dipinti, alcunidi proprietà dell’artista, altri provenienti dalla collezione Pinault eda altre collezioni internazionali.Il primo piano ospita un gruppo di dipinti astratti, alcuni deiquali creati appositamente per questo progetto negli studi di Meranoe New York, che offrono un’interpretazione del contesto storico,architettonico e artistico veneziano. Il motivo del tappeto riportaalla mente il passato della città di Venezia ma, al contempo,si fonde con l’immagine dello studioviennese di Sigmund Freud, un ambienteunico, caratterizzato da diversitappeti orientali stesi sul pavimento,sulle pareti, sul divano e sultavolino. Il richiamo alla culturaMitteleuropea, così importante nellaformazione di Stingel, è anche unomaggio all’amico Franz West, dicui è presente un magnifico ritratto.In questa chiave, il percorso espositivo diventa un viaggio interioreche parte dalla luminosità dell’argento dei dipinti astratti delprimo piano per proseguire nel bianco e nero dei “ritratti di sculture”del secondo piano. La mostra intende mettere in luce il dialogotra astrazione e figurazione, osservando come il fluire continuotra queste due polarità contraddistingua la poetica dell’artista e invitandolo spettatore a riflettere sull’idea di “ritratto” e sul concettodi “riappropriazione” delle immagini. Il piano superiore ospita,infatti, una selezione di dipinti raffiguranti sculture lignee antiche,creati con la tecnica pittorica del fotorealismo, partendo da fotografiee illustrazioni in bianco e nero.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREche raccoglie un insieme di circa ottanta operedal 1960 a oggi, propone un dialogo tra importanti movimentistorici – come il Mono-Ha e l’arte povera – e mo-L’esposizione,nografici, con i lavori di Llyn Foulkes, Mark Grotjahn e MarleneDumas. Include inoltre una selezionedi importanti installazionidi artisti come Diana Thatere Ryan Trecartin & LizzieFitch, reimmaginate per gli spazidi Punta della Dogana, e nuoveopere commissionate appositamenteper la sede espositiva,realizzate da Loris Gréaud, PhilippeParreno, <strong>The</strong>aster Gates.[70-71] Llyn Foulkes, <strong>The</strong> Rape ofthe Angels, 1991 e, in basso, SherrieLevine, Crystal Skull, 2010.Se nell’Ottocento il fine dell’arte era soprattutto il raggiungimentodella verità attraverso la bellezza e l’equilibrio, dal tardoNovecento sino ai nostri giorni l’arte ha teso verso una conciliazionedegli estremi – astrazione e surrealismo, vuoto e caos, negazionee spettacolo, alto e basso. Dal punto di vista artistico si vive inun’era di pluralismo globale e le quattro principali forme espressivedi oggi – pittura, scultura, installazione e performance – sono sottopostea un processo di fusione alchemica con la prima materia –la materia prima – proposta dai media. Non più solo componentefondamentale del cinema, dei video o di internet, ma strumento didiffusione e discussione globale.Lo scenario visivo delle innovazioni artistiche alla fine degli annisessanta è costituito da una profusione di immagini di guerra edi manifestazioni di protesta sociale diffuse dai media. Moltissimeopere hanno trovato nell’astrazione, a volte addirittura nel vuoto, laloro modalità espressiva. In quegli anni sono emerse nuove prospettivein merito a temi come l’eguaglianza sociale, l’ambiente eil possibile destino del nostro pianeta. Oggi la scienza e la tecnologiapermettono la connessione socialesu scala globale, la costante disponibilitàdi immagini di ogni tipo ela promessa di soluzioni tecnologichein grado di prolungare la vitamedia dell’essere umano e di svilupparefonti di energia pulita. Eppure,viviamo in uno stato di ansia perenne,in un rapporto di tensione conavversari invisibili e astratti – dal riscaldamentoglobale al terrorismo tecnologico – immersi in una ridondanzacacofonica di immagini e suoni mediatici.In mostra sono esposte opere di Adel Abdessemed, RobertBarry, Alighiero Boetti, James Lee Byars, Marlene Dumas, RyanTrecartin & Lizzie Fitch, Lucio Fontana, Llyn Foulkes, <strong>The</strong>asterGates, Dominique Gonzalez Foerster, Loris Gréaud, MarkGrotjahn, David Hammons, Roni Horn, Kishio Suga, Koji Enokura,Lee Ufan, Sherrie Levine, Mario Merz, Bruce Nauman, NobuoSekine, Roman Opalka, Giulio Paolini, Philippe Parreno, GiuseppePenone, Michelangelo Pistoletto, Bridget Riley, Thomas Schütte,Shusaku Arakawa, Susumu Koshimizu e Diana Thater.16


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>When Attitudes Become Form:Bern 1969 / <strong>Venice</strong> 2013Fondazione Prada, Ca’ Corner della Reginadal 1° giugno al 24 novembre[75-76] Berna 1969: Joseph Beuyscon Bill Bollinger e Keith Sonnier,in basso Harald Szeemann.© Roy Lichtenstein <strong>Foundation</strong>.Il progetto ricostruisce, in un inedito e sorprendente rifacimento,Live in Your Head. When Attitudes Become Form, una mostraideata e realizzata da Harald Szeemann alla Kunsthalle di Bernanel 1969 e passata alla storiaper il radicale approccio del curatorealla pratica espositiva,concepita come medium linguistico.Riproporre oggi in modoletterale una mostra del 1969,[72] La Kunsthalle di Berna in unafoto del 1969. © Roy Lichtenstein<strong>Foundation</strong>.mantenendo le originarie relazionie connessioni visuali e formalitra le opere, ha posto unaserie di interrogativi sulla problematicitàe sul significato stesso di un progetto che si è sviluppatoattraverso una profonda discussione sotto diverse prospettive:artistica, architettonica e curatoriale.Sottolineando ed evidenziando il passaggio tra passato e presentedi cui è importante conservare la complessa identità, si è decisodi innestare la mostra – nella sua totalità di muri, pavimenti erelative installazioni e oggettid’arte – nella storica strutturaarchitettonica e negli ambientidi Ca’ Corner della Regina, arrivandoa inserire in scala 1:1 lestanze moderne della Kunsthalle,delimitate da superfici parietalibianche, negli antichi saloniaffrescati del palazzo veneziano.[73-74] Berna 1969: sopra opere diGiovanni Anselmo e Mario Merz e, adestra, Alighiero Boetti. © RoyLichtenstein <strong>Foundation</strong>.Si tratta di fatto di un eserciziodi doppia occupazione: cosìcome la Kunsthalle fu occupatada una giovane generazione diartisti rivoluzionari nel 1969,con lo stesso spirito le sale di Ca’ Corner della Regina sono a lorovolta invase dalle stanze novecentesche della Kunsthalle. Il risultatoè una sovrapposizione tanto letterale quanto radicale di spazi,che genera relazioni nuove e inaspettate tra le opere stesse e tra leopere e lo spazio.L’intento di questa operazione è ridare vita al processo espositivocon cui When Attitudes Become Form venne realizzata, così da evitarela mediazione dei documenti fotografici e filmici, e poterloesperire e analizzare “dal vero”, esattamente com’era, seppur trasportatodall’ieri all’oggi. Un progetto di ripensamento che implicala consapevolezza che il linguaggio allestitivo e le relazioni tra leopere messe in mostra da un curatore sono diventati parte fondantee fruibile della storia dell’arte moderna e contemporanea.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRESul piano del contenuto dei lavorid’arte e sulle reciproche connessioniWhen Attitudes Become Form riuniscele opere originali presenti a Berna,quelle ritrovate provenienti daimportanti collezioni private e museiinternazionali, nonché interventi site specific, re-enacted direttamenteo in collaborazione con gli artisti, oltre a una selezione di foto,video, libri, lettere, oggetti effimeri e altri materiali originalirelativi alla mostra del 1969 e al suo fondamentale contesto. Lamostra include anche materiali inediti provenienti dall’archivio diSzeemann messi gentilmente a disposizione dal Getty Research Institute.Lo scopo è di riproporre, con la stessa intensità ed energia, le ricerchepost-pop e post-minimaliste che andavano dalla process artalla conceptual art, dall’arte povera alla land art, sviluppatesi a livellointernazionale alla metà degli anni sessanta, evidenziando altempo stesso il contributo diSzeemann, capace di pensiero oltrei limiti delle etichette critichee dei vincoli teorici del suotempo. In particolare la messa inluce di un procedere fluido emutevole dell’arte, destinato aesplorare gli orizzonti fisici econcettuali del linguaggio vi-[77-78] Due sale espositive della mostradi Berna del 1969. Courtesy <strong>The</strong>Getty Research Institute, Los Angeles.© J. Paul Getty Trust.suale, materiale e immateriale,posti in un territorio multiformee in continuo mutamento, aldi là della dimensione compiutae immutabile dell’oggetto artistico.La mostra, caratterizzata da un nuovo approccio dove tuttoera lasciato al processo liberatorio del fare, senza limiti, difese, piedistallie costrizioni perimetrali, divenne un campo d’incontro dialetticotra artista e curatore, tra eventi e architettura: un luogo dovele opere realizzate s’intrecciavano tra loro, come in una sorta ditrama organica in continua evoluzione.Tra gli artisti presentati alla mostra figuravano, per citarne alcuni,Carl Andre, Giovanni Anselmo, Richard Artschwager, JosephBeuys, Alighiero Boetti, Hanne Darboven, Walter De Maria, JanDibbets, Michael Heizer, Eva Hesse, Jannis Kounellis, Sol LeWitt,Richard Long, Mario Merz, Robert Morris, Bruce Nauman, ClaesOldenburg, Robert Ryman, Sarkis, Richard Serra, Keith Sonnier,Lawrence Weiner e Gilberto Zorio.17


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Fragile?Fondazione Cini, fino al <strong>28</strong> luglioMarc QuinnFondazione Cini, dal 29 maggio al 29 settembreLa mostra – che rientra nel progetto Le Stanze del Vetro, natocon l’obiettivo di valorizzare l’arte vetraria del Novecentoe mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni diquesta materia – presenta ventotto opere di artisti internazionali,tra i più interessanti del nostro tempo, che hanno utilizzato ancheil vetro come medium della loro poetica.Nel particolare contesto della produzione vetraria veneziana edella tradizione artigianale che la caratterizza, la mostra prende inconsiderazione un altro aspetto,altrettanto rilevante, dell’utilizzodel vetro nelle arti visive delsecolo scorso e di quello appenainiziato: l’impiego del vetro comeoggetto trovato, come mate-[79-80] Mona Hatoum, DrowningSorrows (wine bottles), 2004,collezione Remotti. A destra, Gilbertand Georgen Reclining Drunk,1973, <strong>The</strong> Sonnabend Collection.riale dalle particolari qualità metaforiche e linguistiche. Anziché laprecisione o l’originalità del disegno del manufatto, entrano in giocoil potenziale simbolico della trasparenza, della fragilità e dellaresistenza, dell’imprecisione e della levigatezza, nella costruzionedi una situazione che attinge volontariamente dall’esperienza dellarealtà quotidiana e del linguaggio artistico contemporaneo.“Nel ventesimo secolo, con le sperimentazioni delle avanguardiestoriche, le arti visive cessano di essere solamente una mimesidella realtà attraverso la pittura e la scultura – afferma il curatore –;tramite l’utilizzo diretto di oggetti e materiali estrapolati direttamentedalla realtà e dalla produzione industriale costruiscono econcettualizzano una nuova dimensione metaforica e al contempotautologicamente concreta. Il vetro, grazie anche al suo impiegosempre più preponderante in architettura, con il suo duplice ruolodi elemento trasparente e di barriera, viene a costituire un nuovostrumento linguistico nella costruzione di immagini”.Fragile? mette insieme opere di alcuni tra ipiù interessanti artisti del nostro tempo,che hanno utilizzato il vetro con intenti e risultatitra i più diversi e contrastanti: dalprovocatorio gesto di Marcel Duchamp dirinchiudere in un’ampolla trasparente l’ariadi Parigi alla tragica liricità dei frammentidi vetro dell’opera di Joseph Beuys dedicataalla ferocia del terremoto, alla trasformazionedegli oggetti industriali in individualitàpoetiche nei lavori storici di LucianoFabro.[81-82] Joseph Beuys, Terremoto inPalazzo, 1981, Caserta, PalazzoReale. In alto, Marcel Duchamp, Airde Paris, 1919-1939, Parigi,collezione David Fleiss.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTRECon oltre cinquanta opere tra cui tredici mai esposte prima,la mostra è tra le più importanti mai dedicate all’artista esegna il ritorno a Venezia dell’artista inglese, uno dei piùnoti esponenti della generazione degli Young British Artists, dopol’esposizione alla Collezione Peggy Guggenheim nel 2003.Nelle intenzioni di Marc Quinn – che da sempre indagina sutemi privilegiati quali il rapporto tra arte e scienza, il corpo umanoe i suoi meccanismi di sopravvivenza, la vita e la sua conservazione,la bellezza e la morte – questamostra antologica è un viaggio dalleorigini della vita e celebra, attraversoopere originali, il timore e la meraviglianei confronti del mondo incui viviamo.In un nuovo e unico spettacolareallestimento, concepito appositamenteper la Fondazione Cini, è possibileammirare il ciclo Evolution del2005: dieci monumentali blocchi di[83] Uno dei dieci elementi delciclo Evolution del 2005.marmo raffiguranti feti di varie dimensioniche riproducono il misterodella vita come dono extraterrenoche emerge dalla laguna. Un omaggioalla natura, che vede l’arte come componente intrinseca e misteriosa,sono le sette colossali conchiglie della serie <strong>The</strong> Archaeologyof Art: queste perfette forme simmetriche sono infatti realizzate daminuscole creature senza cervello, che sembrano seguire un ordineapparentemente più grande di loro. Infine sarà possibile vedere lagrande opera Alison Lapper Pregnant,installata dal settembre2005 su una della basi al centrodella londinese Trafalgar Square.L’opera, che era il pezzo centraledella cerimonia di chiusura deiGiochi Paralimpici per celebrareil trionfo della forza vitale sulleavversità, propone un nuovo[84] L’opera Alison Lapper Pregnant modello di eroismo femminiledel 2005 esposta su un plinto di in cui amore, maternità, vitalitàTrafalgar Square a Londra. raggiungono una forma imprevedibilee un picco inaspettato.Il lavoro concettuale di Marc Quinn si realizza attraverso scultura,pittura, installazioni e video. Il forte interesse dell’artista perla capacità di metamorfosi sia della natura che della vita umana loguida verso un’attrazione per la spiritualità innata dell’uomo.Quinn mette in discussione i codici della natura attraverso l’utilizzodi materiali che non accettano compromessi, quali ghiaccio, sangue,marmo, vetro e piombo. Attraverso l’utilizzo di tali materialile opere di Quinn esplorano vita, morte, sessualità e religione inmodo poetico e allo stesso tempo provocatorio. Quinn trasformal’atto del semplice osservare, forzando lo spettatore a mettere in discussionequanto lo circonda, spingendolo verso l’ignoto, per favorirela riscoperta.18


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Unattained LandscapeFondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Titodal 1° giugno al 20 ottobreQiu Zhijie. L’Unicorno e il DragoneFondazione Querini Stampalia, dal 29 maggio al 18 agosto[85-86] Meiro Koizumi, fotogramma daCity of Poem and Bleed, 2013. Inbasso, Simon Fujiwara, <strong>The</strong> PersonalEffects of <strong>The</strong>o Gründberg, 2010,courtesy Hamburger Kunsthalle.La mostra presenta l’opera di artisti giapponesi, ma non solo,in una moltitudine di campi creativi – arti visive, design,manga, letteratura, performance, sonoro e film – proponendouna sovrapposizione di talenti, attitudini e discipline che incoraggiaad andare oltre il modello delle consuete esposizioni d’arte contemporanea.Questo nuovo approccio è il modo migliore per descriverei cambiamenti frenetici all’interno dell’identità giapponese, èun microcosmo che mostra le mutazioni nei modi di comprendere,rappresentare e vivere la vita da parte delle comunità globali.Unattained Landscape è una mostraper la promozione dell’artee degli scambi tra culture, concepitaper riflettere la creazionecontemporanea nella sua essenza,riconsiderando e interrogandosi sulla possibilità che l’arcipelagogiapponese sia un modello per la cultura contemporanea. Questoterritorio vasto e dispersivo come può diventare la patria di unacultura comune? In che modo è possibile ispirare le medesime sensazioniin coloro che lo visitano? Come può trasmettere il medesimogiudizio alle diverse comunità, anche se frammentate, su scalacomune?La mostra sfida l’arcipelago – la terra nella sua forma contemporanea– e il significato dell’appartenenza a una comunità, comprendendoin questo la sua formazione e il suo legame col territorio.Nel momento in cui le nazioni vengono create o sciolte, marcandoi loro territori con nuovi confini, si formano delle mappetemporanee, le quali creano territori invisibili e discontinui chetrascendono dal concetto di “nazione”. Queste mappe rivelano unaversione immaginaria del Giappone: raccolgono i desideri e i modellidi un paese rappresentato non solo da una moltitudine dicittà, oppure da poesie, videogiochi o cibo, ma da una fusione difantasie ispirate da menti e film sia giapponesi che stranieri.Dodici gli artisti che creano nuovevisioni nel tentativo di risponderea queste domande: Meiro Koizumi,Simon Fujiwara, Shuji Terayama,Tomoko Yoneda, Marina Abramovic,Maurizio Cattelan e PierpaoloFerrari, Karen Cytter, Tacita Dean,Hiroya Oku, Jim O’Rourke, DavidPeace, Rirkrit Tiravanija.[87] Shuji Terayama, AdvertisementPoster for Tenjo Sajiki’s Subscribers,1967.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREEludendo la distanza geografica e smascherando quei pregiudizisecolari accumulati nel corso degli scambi culturali traOriente e Occidente, l’approccio cartografico di Qiu Zhijietraccia, scopre ed evidenzia le connessioni tra la Fondazione QueriniStampalia e il Museo Aurora di Shanghai ma anche tra la cittàcinese e Venezia, accomunate da molteplici aspetti tra cui la loroinnata indole all’apertura e allo scambio, tipica dei luoghi che si affaccianosul mare.Guardando le mappe di Qiu Zhijie, viene subito in mente l’organicitàe la fluidità della mappa di Venezia, sinuosa e densa. L’artistale costruisce individuandoun sistemadi cellule tipologichee simbolicheche si aggregano l’unaall’altra, come neltessuto urbano dellaSerenissima, dandovita a straordinarie eorganiche cartografieche, come grandiarazzi capovolti, raccontanodei molti[88] Qiu Zhijie al lavoro. Courtesy di Witte de With,Rotterdam.nodi e fili che le tengono insieme.Il titolo della mostra trova ispirazione nella conferenza di UmbertoEco – Cercavano gli unicorni – tenuta all’Università di Pechinonel 1993. Lo studioso, in un’analisi dei meccanismi che scaturisconodal confronto e dalla scoperta di culture diverse, puntualizzauna certa tendenza, protratta attraverso i secoli, a classificaresimboli, nozioni e concetti estranei, adattandoli ai propri sistemidi referenze culturali. L’esempio più clamoroso citato da Eco è proprioquello secondo il quale Marco Polo, vedendo un rinocerontedurante i suoi viaggi in Oriente, lo identificò subito come un unicorno,seguendo l’unica possibile classificazione che la tradizioneoccidentale gli aveva messo a disposizione per definire una creaturacon un corno.La serie inedita di mappe di Qiu Zhijie, alcune impresse su cartacon una tecnica secolare cinese di tamponamento con spugne(rubbing), altre disegnate a inchiostro direttamente sulle pareti, illustraproprio questi bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambioculturale tra Italia e Cina e, in senso allargato, tra Occidente eOriente. Attraverso molteplici referenze storiche, filosofiche e figurative,l’artista non solo ci guida nella storia e nell’evoluzione diqueste mistificazioni ma ci aiuta a scoprire come tali interpretazionifuorvianti possano rivelarsi basilari nella scoperta di nuove e inaspettateanalogie transculturali.È infatti molto facile identificare l’errore palese di Marco Poloma quello che Qiu Zhijie ci sa rivelare è che, in realtà, anche nellatradizione cinese è sempre stato presente un unicorno, che non è néun cavallo con un corno in fronte, né un rinoceronte. L’unicorno cineseè infatti una figura mitologica chiamata Qilin o Tianlu che inalcune raffigurazioni appartenenti alla collezione Aurora è sorprendentementesimile al leone alato di San Marco.19


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Da Giorgio Franchettia Giorgio FranchettiCa’ d’Oro, dal 30 maggio al 24 novembreIcapolavori di due straordinari collezionisti, nonno e nipote,riuniti per la prima volta nella dimora che il primo, il baroneGiorgio Franchetti, scelse per contenere i suoi tesori. Accantoalle raccolte antiche del nonno è ora esposta la non meno rara collezionedi Giorgio Franchetti jr che documenta, in modo esemplare,il nuovo dell’arte italiana delsecondo dopoguerra. Diversissimele loro collezioni come diversissimidel resto erano anchele condizioni e il momento storicoin cui vissero e operarono.Il barone Franchetti amaval’arte antica, i maestri minori, leopere rare. Il nipote, Giorgio jr,l’arte del suo tempo e del suoambiente: la Roma degli anni[89-90] Paris Bordon, Veneredormiente e, in basso, Tano Festa,Creazione dell’uomo, 1964,collezione privata.cinquanta e sessanta, momento di innovazione e nuovi fermenti, dalui colti e persino stimolati. In entrambi emerge sempre il rapportointimo e intuitivo con l’opera d’arte, profondamente personale,anticonformista e refrattario alle mode imposte dal mercato, che èciò che lega geneticamente i due protagonisti della mostra.Della competente passione del primo per l’arte antica, soprattuttorinascimentale, è frutto una collezione originalissima daGiambono a Mantegna, da Tiziano, Tintoretto, Paris Bordon sino aGuardi, ma anche van Eyck e van Dick, Paul Brill o Joachim Patinier.Il nipote Giorgio Franchetti,scomparso nel 2006, collezionòinvece Tano Festa, CyTwombly, Piero Manzoni, AlighieroBoetti, Gino De Dominicis,Mimmo Rotella, Schifano,Ceroli, Fabro, Luigi Ontani e sefece qualche concessione allo“storico” fu per Giacomo Balla. Opere ora riunite in questa mostraalla Ca’ d’Oro dopo la dispersione seguita alla sua morte.Vedova TintorettoScuola Grande di San Rocco, fino al 3 novembreLa mostra presenta un percorso mirato a decifrare l’opera diEmilio Vedova accanto a quella di Jacopo Tintoretto. Undialogo che a molti potrebbe apparire inconsueto, se non addiritturablasfemo, ma così non è. L’opera del grande maestro delManierismo è da sempre fonte di ispirazione per molti artisti modernie contemporanei. Emilio Vedova, in particolare, inizia già asoli diciassette anni, nel 1936, a studiare la pittura di Tintoretto ea realizzare i primi disegni ispirati al maestro non con l’obiettivodi emulare una copia dal vero dei teleri ma, in senso più profondo,di assimilare i concetti che ne hanno determinato lo stile.Realizzare la mostra nel luogo che ospita gli straordinari teleriMOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREdi Tintoretto mette in luce la peculiaritàdi una relazione giocata sullaprospettica di un’indagine parallelae pone lo spettatore su un piano diaccostamento diretto che svela le similitudinitra i due artisti. Un’occasioneper sottolineare la simbiosi delVedova giovanile che entra nell’operadi Tintoretto con l’impeto e laforza di una conversazione-lacerazione.È proprio nei primi “esercizi distile”, peraltro già marcati da unaforte personalità, che si riesce a comprenderelo sviluppo di quello che inseguito diventerà la cifra stilistica diuno dei grandi protagonisti dellascena internazionale del Novecento.[91] Emilio Vedova,Trafugamento del corpo di SanMarco, 1936, Venezia,Fondazione Vedova.Emilio Vedova. Cosiddetti CarnevaliSpazio Vedova, dal <strong>28</strong> maggio al 24 novembreICosiddetti Carnevali... riuniscono sotto uno stesso titolo opererealizzate tra il 1977 e il 1991 e testimoniano un momentoparticolarmente originale all’interno del percorso dell’artista ene esprimono una inconsueta esperienza. Vedova, provocato dall’intensarelazione con lo spirito più autentico del carnevale, aprìuna ricerca su questo tema utilizzando materiali che richiamano, divolta in volta, altri periodi del suo lavoro, quasi che i ...CosiddettiCarnevali... rappresentino per parecchi anni una ricerca parallela adaltre sperimentazioni all’interno del magmatico flusso della suaopera. La dichiarata indicazione tematica voluta dall’artista e il sapienteuso del collage e assemblage di maschere, corde, carte, stampe,plastiche, legni sui più differenti supporti caratterizzano subitocon grande evidenza la natura e la problematica di questo ciclo.L’intero insieme è costituito da una grande varietà di supportie di modalità espositive le cui marcate differenze tecniche e linguistichearricchiscono la cospicua pluralità del suo linguaggio pittorico.Un primo gruppo di opere, che appartiene alla fine degli annisettanta, è caratterizzato dai tipici frammenti asimmetrici a causadel loro dinamismo obliquo e instabile. Superfici dalle forme irregolarie bifrontali, disposte nello spazio per mezzo di basi in acciaiospecchiante e dipinti prevalentemente in bianco, nero e grigiometallizzato, a volte con inserti di fotocollage, graffiti, combustionisui quali – attraverso la tecnica dell’assemblage – l’artista provocauno spostamento su altri piani poetici. Negli anni successivi ritroviamonei Carnevali un ritorno a una pitturadi grande impatto gestuale e cromaticosia essa su tela, su legno o plastica dove è ancorapiù evidente l’interessante connessionetra un fare nuovamente e direttamenteespressionista e la sospensione quasi metafisicaprovocata dalla maschera.[92] Emilio Vedova, ...Cosiddetti Carnevali... ’77-’83 n. 7, Venezia, Fondazione Vedova.20


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Roy Lichtenstein SculptorMagazzino del Sale, dal <strong>28</strong> maggio al 24 novembreLa mostra presenta quarantacinque opere tra disegni, collage,bozzetti, maquettes, modelli e sculture in bronzo realizzatetra il 1965 e il 1997 da Lichtenstein, considerato uno deimaggiori protagonisti della pop art americana. È la prima volta chein Europa viene presentata una raccolta così imponente che documentala sua vasta e complessa produzione scultorea.Benché egli si interessi alla scultura giànegli anni quaranta con esperimenti di rilievosu pietra o di stratificazioni in carta, leprime testimonianze capaci di riflettere unlinguaggio maturo risalgono al 1964, quandola sua pittura arriva a nutrirsi delle immaginitratte dai mass media e in particolaredal fumetto. Da qui scaturiscono le figurazioniin ceramica che, partendo da unafonte bidimensionale, cartacea, si articolanonella tridimensionalità a formare una testa,una pila di tazze o un’esplosione. Sono motivitrasferiti da una fonte iconica popolare,insignificanti e di carattere non estetico, acui l’artista intende dare un valore artistico,come se fossero costanti di una cultura modernista che va da Brancusia Calder.È un percorso che si dipana sino al 1997, data della sua prematurascomparsa, attraverso decine e decine di sculture che vannodalla figurazione all’astrazione, così da oscillare tra le definizioniplastiche e decorative art déco degli anni trenta, formato dalla combinazionedi ottone e vetro, ai profili di teste femminili o di sculturemoderniste che riflettono il fare espressionista, neoplastico esurrealista.Leonardo da Vinci.L’uomo, la natura, la scienzaGallerie dell’Accademia, dal 1° settembre al 1° dicembre[94] Le proporzioni del corpo umano(detto Uomo Vitruviano), 1490 circa.[93] ExpressionistHead, 1980, NewYork, Roy Lichtenstein<strong>Foundation</strong>.MOSTRE, MOSTRE E ANCORA MOSTREUna mostra così la si può ammirare una volta in una generazione.I disegni, e a maggior ragione quelli di Leonardo,dopo ogni esposizione necessitano di molti anni di“riposo” al buio assoluto nei caveaux climatizzati. Anche la duratadella mostra – novanta giorni in tutto – è il periodo massimo concessoper l’esposizione di questi capolavori.La mostra si svilupperà attornoall’eccezionale nucleo di venticinquefogli autografi del maestro di Vinci,conservato nella raccolta venezianadal 1822. Tra essi il celeberrimo studiodi proporzioni umane, noto comeUomo Vitruviano, superba compenetrazione tra arte e scienza, risultatodi una sintesi insuperata di rappresentazione armonica, assurtoa simbolo di perfezione classica del corpo e della mente.I disegni del fondo veneziano, il più consistente in Italia traquelli pubblici, rappresentano un excursus che, partendo dal 1478al 1516, documenta tutto l’arco della produzione artistica e dellesue ricerche scientifiche, con studi di proporzione, natura, armi,guerre, ottica, architettura, fisica, meccanica e disegni preparatoriper dipinti quali la Natività, l’Ultima Cena, Cristo portacroce eSant’Anna, tutti superbe prove grafiche importanti per la comprensionedella sua enorme e straordinaria produzione artistica.A loro integrazione e approfondimento, vengono affiancati daaltri ventisette preziosi fogli, prestati da musei italiani e stranierie dalle maggiori collezioni straniere, da una decina di volumi originalia stampa, a documentazione delle fonti storiche del sapereleonardiano, e da una sezione dedicata all’eredità di Leonardo inLombardia, testimoniata da una trentina di disegni della collezioneveneziana di allievi quali Cesare da Sesto, Giovan Agostino daLodi, Francesco Melzi, Andrea Solario, che tanto hanno contribuitoal diffondersi dell’opera del maestro e alla conoscenza del suopensiero, apportando un contributo fondamentale alla creazione,fin dal XVI secolo, del mito di Leonardo alla cui diffusione hannocontributo anche le incisioni, fondamentale strumento grafico didocumentazione e divulgazione, esposte in una mirata selezione.Napoleone Martinuzzi.Venini 1925-1932Fondazione Cini, dall’8 settembre al 1° dicembreDopo il grande successo della mostra Carlo Scarpa. Venini1932-1947, che sarà esposta al Metropolitan Museum diNew York il prossimo autunno, “Le Stanze del Vetro” riapronocon le creazioni di Napoleone Martinuzzi per Venini.Figlio di vetrai e particolarmente apprezzato da Gabriele D’Annunzio,lo scultore muranese (1892-1977), oltre alla realizzazionedi opere plastiche, si dedicò anche all’arte del fuoco. In particolare,nel 1925, entrò in società con Paolo Venini e assunse la direzioneartistica della famosa vetreria V.S.M. Venini & C. per la quale ideòoggetti straordinari fino al 1931.La mostra illustrerà l’intera produzione dell’artista che, dopogli eleganti soffiati trasparenti, propose opere dalla inedita tessituraopaca, impiegando il vetro “pulegoso”, a fitte bollicine, e il vetroopaco dalle intense e compatte colorazioni. Egli diede vita cosìa un suggestivo repertorio di manufatti che comprende vasi, servizida tavola, apparecchi per l’illuminazione ma anche singolarioggetti decorativi come gli animali in vetro colorato e le piantegrasse, quest’ultime eseguite siacome suppellettili per la casasia, a una scala monumentale,per essere poste in ambientipubblici come una sorta di sculturapolicroma in vetro.[95] Opere di Napoleone Martinuzzi.21


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Museo Correr:la Wunderkammer e le Stanze di SissiNella realizzazione del progetto museografico che interesseràil Museo Correr – il principale luogo di conservazione,studio e produzione dell’identità, della storia e dellamemoria di Venezia – i primi due “tasselli” posti verso quello chesarà il futuro “Grande Correr” sono rappresentati dal nuovo allestimentodi nove sale del primo piano, che rievocano una sorta diWunderkammer, e dalla riapertura, dopo un lungo restauro, delle saleche ospitarono l’imperatrice Sissi nei suoi soggiorni veneziani.La WunderkammerDelle oltre trecento opere inserite nel nuovo percorso espositivodelle nove sale del primo piano ben duecentosessanta esconodirettamente dai depositi, dopo quasi un secolo di “nascondimentomuseale”. Esposte al pubblico quasitutte per la prima volta, oltre a veder finalmentericonosciuto il loro valore artistico,sono anche testimonianza di quellasilenziosa ma continua opera di catalogazione,studio e restauro del vasto patrimoniodel museo, il cui rilevante nucleofondativo si deve alla generosità diTeodoro Correr che alla sua morte, nel1830, lasciò alla città la sua raccolta d’arte.[96] Bernardino Castelli,Ritratto di Teodoro Correr.Nel nuovo percorso si dipana quindiuna sorta di “collezione delle meraviglie”,intima ragione aggregante dimanufatti così disparati nelle raccolte sette-ottocentesche del nobileveneziano. Opere e oggetti che per lo più si trovavano già a Veneziada vari secoli – parte di tesori ecclesiastici o civili poi smembrati,raffinati oggetti d’uso nelle case di mercanti e viaggiatorimedioevali, colte e preziose meraviglie negli studioli umanistici,simboli di un lusso raffinato tutto veneziano nei palazzi patrizi – eche sono un’evidente testimonianza di una città cosmopolita, croceviadi popoli, culture e religioni che potevano dialogare e confrontarsi,straordinario ponte tra Oriente e Occidente.Tra le tantissime curiosità espostetroviamo quindi un magnificodente di narvalo figurato di fatturaveneziana, due dei quattro bellissimiarazzi provenienti da Santa Mariadegli Angeli a Murano di inizio delCinquecento, un grande leggio metallicoprodotto nelle Fiandre per unmonastero dell’Egeo e salvato dalladistruzione mussulmana da FrancescoMorosini, una Madonna col Bambinoin trono e angeli di inizio Quattrocentoattribuita alla bottega venezianae forse all’intervento diGentile da Fabriano.[97] Gentile da Fabriano ebottega, Madonna col Bambinoin trono e angeli, 1480 ca.I gusti e le mode veneziane, alimentate dai racconti e dalle mercipreziose di mondi lontani, rivivono nelle case dei mercanti e inNUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICIoggetti singolari come i bruciaprofumiislamici a forma di sfera rotolabilesui tappeti, gli scacchi scandinavi,gli avori gotici francesi o dellabottega veneziana tre-quattrocentesca degli Embriachi dai raffinatiintagli.Superba è la sala che riunisce ed espone per la prima volta unpiccolo e inedito Dio padre di Lorenzo Lotto, uno straordinarioquanto problematico Ritratto di Ferrante d’Avalos, che la tradizionevoleva addirittura di Leonardo, unostruggente disegno con Sant’Anna diDürer e soprattutto tre recenti attribuzionia Vittore Carpaccio, operefondamentali per chiarire la sua fasegiovanile e i suoi riferimenti pittorici:una Madonna col Bambino del1487 circa che col restauro ha rivelatola firma VETOR SCHARPACO OPV,una Pietà databile 1487-90 di straordinariaintensità emotiva e poetica el’eccezionale Ritratto del doge LeonardoLoredan del 1505 circa che la criticaprevalente ormai riconosce allamano del grande artista.Nel percorso di questa sorprendente Wunderkammer incontriamoanche dipinti su tavola di provenienza nordica, come il pregevoleSalvator Mundi assegnato a Quentin Metsys e bottega (1495circa) o la tavola con scene della passione di Cristo su verso e recto riconducibilea un pittore renano dell’ambiente di Martin Schongauer.Vi sono rarità come il bracciale“porta sali” fatto con semi d’albicoccae testimonianze della passionee del gusto per l’antico tra i colti patriziveneziani del Cinquecento, rappresentateda monete e gemme grecheo romane e le loro riproduzioni[100] Antico cammeo forseappartenuto a Maria Antonietta.[98] Bruciaprofumo sferico del XV secolo.[99] Vittore Carpaccio, Madonnacol Bambino, 1487 ca.rinascimentali: corniole, cammei,cristalli di rocca, agate, tra le quali ilcammeo del II secolo a.C. raffiguranteuna civetta e altri animali,adattato a fermaglio di bracciale e spilla, che si dice appartenuto aMaria Antonietta di Francia.I magistrali metalli realizzati a Venezia da Orazio Fortezza, leposate in cristallo di rocca e argento, lo spettacolare stipo Venier diprovenienza tedesca in ebano con intarsi di legni vari, pietre dure evetri colorati della prima metà delXVII secolo, un analogo stipo architettonicofiorentino, preziosi altaroli-reliquiariper la devozione privatasi affiancano a nuclei espositivi d’eccezionaleimportanza e valore artisticocome il Servizio Correr, capolavorodella maiolica rinascimentale tra ipiù noti e importanti realizzato intornoal 1520 da Nicola da [101] Stipo Venier, XVII secolo.Urbino.22


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Notevole anche la selezione di bronzetti eplacchette con opere delle officine di Padovae Venezia dalla seconda metà del Quattrocentoal primo Seicento dai grandi nomidella produzione bronzistica e le loro botteghe:Andrea Briosco detto il Riccio, SaveroCalzetta da Ravenna, Girolamo Campagna,Tiziano Aspetti, Alessandro Vittoria autoredel “picchiotto” con Nettuno e cavalli marini.Tra le medaglie spiccano noti esempla-[102] Il “picchiotto” diAlessandro Vittoria. ri di rara qualità dovuti a Pisanello, Matteode’ Pasti, Gentile Bellini.Prima di lasciare le sale, lo sguardo corre su alcune immaginidella città: l’Arrivo a Venezia di Ercole I d’Este duca di Ferrara del1487 attribuito a Lazzaro Bastiani, la grande xilografia di TizianoVecellio che rievoca la sommersione del Faraone nelle acque del MarRosso in una dimensione chiaramente lagunare e la notissima vedutaa volo d’uccello di Venezia di Jacopo de Barbari degli inizi delXVI secolo, composta da sei fogli di carta giuntati, esposta accantoalle corrispondenti matrici xilografiche in legno di pero, straordinariamenteacquisite e conservate proprio da Teodoro Correr.Le stanze dell’imperatrice SissiUn eccezionale restauro, promosso e sostenuto dal ComitéFrançais pour la Sauvegarde de Venise, ha restituito al pubblicodal luglio 2012 le nove stanze degli appartamenti imperialiche ospitarono la principessa Sissi nelle sue visite a Venezia.La decorazione delle sale, situate nella cosiddetta Ala Napoleonicadelle Procuratie Nuove in Piazza San Marco, risale prevalentementeal periodo asburgico però sussistono anche pregevoli ornamentidell’età napoleonica; fu infatti realizzata in due diverse fasi:la prima, nel 1836-38, in previsione dell’arrivo dell’imperatoreFerdinando I, che vi sostò quando venne incoronato a Milano re delLombardo-Veneto nel 1838, e la seconda, nel 1854-56 – che videaddirittura l’istituzione di un’apposita commissione – in occasionedella visita di stato dei giovani sovrani Francesco Giuseppe ed Elisabetta,durata trentotto giorni, tra il novembredel 1856 e il gennaio del 1857. L’imperatricevi soggiornerà nuovamente per ben settemesi, tra l’ottobre del 1861 e il maggio del1862, raggiunta dal marito in treno daVienna almeno una decina di volte. “Far edisfar xe tuto un far”, avrebbe annotato neisuoi Diari l’aristocratico veneziano Cicognain occasione della seconda visita di Sissi nel[103] Ritratto di Sissi. 1861, commentando le modifiche alle salee ai giardini della reggia veneziana.L’intervento di restauro ha fatto riemergere lo splendore dei decoridi Giuseppe Borsato, degli ornati di Giovanni Rossi e deglistucchi dorati. Sono state poste nuove tappezzerie – fedeli a quelleoriginarie che spesso sono state mantenute sotto alle attuali – e sonostati inseriti, a rievocare l’atmosfera del tempo, preziosi arredidell’epoca napoleonica.SALA DEI PRANZI SETTIMANALI. Contigua al grande salone d’onore,la stanza aveva due funzioni: ospitava i pranzi non ufficiali –NUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICIcome quelli quotidiani “di lavoro”del gabinetto di Governo –ed era l’anticamera della Sala deltrono Lombardo-Veneto. Risaleal 1836 sia la ristrutturazioneche la decorazione, progettata erealizzata da Giuseppe Borsato,che testimonia il perdurare del [104] Sala dei pranzi settimanali.gusto neoclassico ben oltre l’etànapoleonica. Alle pareti pregevoli affreschi policromi a candelabrosono riquadrati da marmorini dai delicati toni grigio-viola e verdeoroe intervallati da figure alate a rilievo di stucco dorato. Il soffittoa volta, decorato a grottesche, poggia su un fregio perimetrale sucui si susseguono figure di divinità marine. Oltre ai mobili neoclassicioriginali, degno di nota è il fastoso centro-tavola francese inbronzo dorato non originario però della reggia.SALA DEL TRONO LOMBARDO-VENETO. Il decoro di questa sala èanch’esso opera di Giuseppe Borsato e venne realizzato nel 1838 perl’arrivo dell’imperatore Ferdinando I. Concepita come sala del trono,in realtà diventerà sala d’attesa quando la più ampia sala successivasarà utilizzata per leudienze private prima dell’imperatoreo del viceré, poi dell’imperatriceElisabetta. Alla basedella volta del soffitto, a chiaroscurocon elementi architettonicitrompe l’œil, sono affrescati[105-106] Sala del trono e, in basso, lasala delle udienze.riquadri con armi classiche e duestemmi del regno lombardo-veneto,col biscione visconteo diMilano e il leone marciano di Venezia, sovrastati dalla corona ferreasostenuta da coppie di figure allegoriche. La tappezzeria in rosso eoro riproduce fedelmente quella del 1854 conservata sotto l’attuale.Gli eleganti mobili impero sono originali e il grande lampadarioin vetro con fiori policromi è opera muranese del XVIII secolo.SALA DELLE UDIENZE. Ultima degli ambienti pubblici e adiacenteall’appartamento privato di Sissi, la sala d’angolo era utilizzatadall’imperatrice per ricevere singoli o piccoli gruppi di personeaccreditate. Il sobrio ed elegante effetto decorativo è affidato al soffitto,con le sue campiture in stucco a delicati colori e il fascione perimetralea vegetali e grifi classici in stucco dorato su fondo verde.Risale probabilmente alla fine delXVIII secolo, quindi ancora all’epocadella Serenissima, quando questesale erano sede dei Procuratori di SanMarco. Per il soggiorno di Sissi eFrancesco Giuseppe, tra il 1854 e il1856, vengono rinnovati il pavimentoin legno e la tappezzeria inrosso e crema, ora conservata sotto alla riproduzione fedele. Le diecigrandi poltrone veneziane settecentesche intagliate e dorate conservanoi broccati in velluto originali. La specchiera intagliata e doratasopra il camino è una pregevole ripresa ottocentesca del gustobarocco veneziano. Il dipinto Il giuramento del primo doge Paolo Anafestoè di Pietro Menegatti mentre il Ritratto dell’imperatrice Elisabettad’Austria è una copia da Franz Schrotzberg. Il lampadario in vetrodi Murano risale al XIX secolo.23


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[108-109] Boudoir dell’imperatrice e,in basso, l’aquila e gli stemmi in stuccodella coppia imperiale.STANZA DA BAGNO DELL’IMPERATRICE. Il piccolo ambiente, accessibileall’epoca solo dalle stanze dell’appartamento privato diSissi, aveva in origine una vasca in marmo avvolta in cortine di setache formavano un piccolo padiglione. La sobria decorazione presentamarmorini color crema e, sopra le porte, esili motivi di ripresaclassico-rinascimentale. Il lampadario, della fine del XVIIIsecolo con pendenti in cristallo molato, proviene probabilmentedall’Europa centrale.STANZA DA STUDIO DELL’IMPERATRICE. La stanza, adibita a studioloprivato riservato alla lettura e alla scrittura, presenta una decorazionederivata dalla sovrapposizione di interventi in periodi diversi.All’età napoleonica risale la zoccolatura a finto marmo chiarodelle pareti, sovrastata da riquadri in alcuni dei quali sono dipintia colori su fondo chiaro figure e motivi di ispirazione classico-rinascimentale,che compaiono anche sul fregio perimetrale delsoffitto. Con i rinnovamenti del1854-56 la decorazione viene ripassatae in parte rifatta e modificatadall’ornatista GiovanniRossi che inserisce alle paretigruppi figurativi allegorici nonperfettamente riusciti. Dopo il1866 la corte sabauda italiana [107] Lo studio dell’imperatrice.introdusse ulteriori modifiche,come la copertura dei riquadri maggiori di pareti e soffitto con ladensa tinta verde attuale. Spicca nell’ambiente un grande mobilesecrétaire in stile neobarocco: un singolare pezzo unico in cui risaltala maestria artigianale veneziana nell’intaglio, nel ricamo policromo,nella lacca e nello specchio dipinto. Il lampadario muranese delprimo Ottocento con gocce in vetro soffiato è una risposta venezianaall’ormai dominante voga dei lampadari in cristallo di Boemia.BOUDOIR DELL’IMPERATRICE. Le pareti e il soffitto sono stati decoratinel 1854 dall’ornatista Giovanni Rossi in finissimo marmorinodalla straordinaria intonazione grigio-azzurra con inclusionedi micro-cristalli brillanti. La decorazione presenta lievi ghirlandee motivi capricciosi formati dall’intrecciodi sottili stucchibianchi, di ornati in colore o inoro a impercettibile rilievo e, soprattutto,di piccoli e svariatifiori policromi. Tra questi – evidenteomaggio alle preferenze diSissi – spiccano ovunque mughettie fiordalisi. Mughetti inmetallo dorato compaiono ancheintrecciati agli stucchi negli angolidel soffitto e tra gli intagli sulla buonagrazia della tenda. Sullacornice, in corrispondenza delle porte, aquile in stucco sostengonogli stemmi dei regni d’Austria edi Baviera. La parte figurativa, eseguitaa olio e purtroppo mal conservata,presenta nel medaglione delsoffitto La dea protettrice delle arti esulla parete La toeletta di Venere. Illampadario a campana, con cristallimolati di Boemia, risale al primoOttocento.NUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICICAMERA DA LETTO DELL’IMPERATRICE. La volta del soffitto conservaintegralmente la decorazione neoclassica di età napoleonicarealizzata intorno al 1810. Sullo schema a scomparti geometrici,dovuto plausibilmente a Giuseppe Borsato, si inseriscono figure afresco di Giovanni Bevilacqua dai piacevoli colori soffusi: Venere ePeristera con Cupido, Venere alla presenza di Giove, Toeletta di Venere eil Giudizio di Paride. Con i rinnovamentidel 1854 fu posata laricca tappezzeria neobarocca inblu e oro chiaro il cui originale èconservato sotto l’attuale che lariproduce fedelmente. Scomparsoil letto dell’imperatrice, lafunzione della stanza è ricordata[110] Soffitto della camera da letto. dal letto in stile impero di EugenioBeauharnais – figliastro diNapoleone e viceré del regno d’Italia tra il 1806 e il 1814 – uno trai pochissimi mobili di età napoleonica sempre rimasti nella reggia.Gli altri pezzi della stanza sono coevi e nel medesimo stile. Tra lefinestre è esposta La Trinità, notevole opera di Carletto Caliari, figliodel celebre Paolo Veronese, dipinta in origine per una chiesa diBelluno e requisita in età napoleonica; esposti anche i ritratti diFrancesco Giuseppe e di Elisabetta opera di Georg Martin Raabprovenienti dal Belvedere di Vienna. Il lampadario neoclassico è inbronzo dorato.ANTICAMERA DEGLI APPARTAMENTI. La sala, passaggio privatotra le stanze di Sissi e quelle di Francesco Giuseppe, oltre a offrireuna splendida vista sul Bacino di San Marco, conserva sulla volta lanotevole decorazione neoclassica di età napoleonica, realizzata daGiuseppe Borsato nel 1810-11, formata da una regolare trama geometricain finto cassettonato con tondi e ottagoni. In questi ultimi,su delicato fondo verde, vi sono piccoli gruppi figurativi mitologiciripresi dalle pitture romane di Ercolano. La tappezzeria rossa, posatanel 1854, è conservata anche qui sotto alla copia attualmentein opera. Il lampadario neoclassico è in bronzo dorato.SALA OVALE DEI PRANZI GIORNALIERI. Questo armoniosissimoambiente neoclassico a pianta ovale fu sempre il passaggio tra le salepubbliche della reggia affacciate su Piazza San Marco e gli appartamentireali prospicienti il Bacino di San Marco. Qui confluivanovari passaggi segreti a disobbligo delle stanze di abitazione ea uso del personale di servizio. Durante i soggiorni di FrancescoGiuseppe ed Elisabetta servì anche da sala per le prime colazioni, ipranzi e le cene private dellacoppia imperiale. La sala neoclassicafu concepita e decorataper la corte napoleonica da GiuseppeBorsato nel 1810-11.Ariosa è la volta a ombrello datadall’unione di otto vele semicircolari;la decorazione è di ispirazionepompeiana con esili race-[111] La sala ovale.mi stilizzati, targhe e medaglioni con uccelli e divinità. Le pareti,scandite da finte semicolonne in stucco, sono decorate a riquadrigeometrici con decori in oro a impercettibile rilievo, a chiaroscuro,a fiori policromi. La sala conserva due busti-ritratto marmorei diNapoleone Bonaparte e della moglie Maria Luisa d’Austria, operedi Luigi Pizzi del 1810.24


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Ca’ Rezzonico.Esposte le terrecotte e le porcellaneALBERTO CRAIEVICHDue sale del Museo del Settecento Veneziano sono state recentementevariate nel loro allestimento: la Biblioteca alprimo piano e la sala del Clavicembalo al secondo. Trasferitaal Museo Vetrario di Murano la preziosa collezione di vetriantichi donata da Giuseppe Gatti Casazza, nei quattro imponentiarmadi-biblioteca tardo seicenteschi trovano ora spazio i bozzettiscultorei di Giovanni Maria Morlaiter. La loro provenienza è importantetanto quanto il valore in sé dei vari esemplari: si tratta infattidell’intero “fondo di bottega” dello scultore, rimasto intattodopo la morte dello scultore e passato in varie collezioni private finoall’acquisizione da parte del Comune di Venezia nel 1935.Si tratta di un centinaio di pezzi in terracruda e terracotta che,proprio per il loro carattere unitario e omogeneo, offrono l’opportunitàdi entrare nell’atelier di uno scultore del Settecento e seguirne,passo dopo passo, il percorso creativo, ossia il momento incui l’artista modella la creta per dar forma ai primi pensieri che sarannopoi trasposti nell’opera finita. Accanto a questi studi preparatori,eseguiti di getto con rapidi colpi della stecca, si conservanomodelli veri e propri, rifiniti sino al dettaglio, presentati dall’artistaai suoi committenti per l’approvazione finale del lavoro.A lungo conservati nei depositi, ne sono statiselezionati trentadue, i più importanti equelli meglio conservati. Un campionariounico per varietà: bozzetti preparatori peropere da altare di chiesa, figure allegoricheper statue da giardino, ritratti e modelli persegnali processionali. Uno straordinario mascheroneraffigurante un uomo barbuto è inveceil modelletto per la chiave d’arco visibilenel portego al pianoterra di Ca’ Rezzonico,vicino alla porta d’acqua. Ha quasi del[112] Giovanni MariaMorlaiter, Mascherone miracoloso trovarsi di fronte a oggetti diper chiave d’arco.semplice argilla seccata ancora intatti nonostantela loro estrema fragilità.Gli esemplari esposti svelano un protagonista della scultura rococòche più di altri seppe tradurre in forma tridimensionale i vibrantieffetti luministici della pittura contemporanea, tanto da esserespesso paragonato per la freschezza esecutiva delle sue opere aSebastiano Ricci di cui, peraltro, fu intimo amico. Complice la duttilitàdel materiale, la mano di Morlaiter si esalta nel trattamentomosso, fremente delle superfici che, soprattutto nei rilievi, infondonoun vorticoso movimento alle figure.Nella bottega erano presenti anche modelli di altri scultori. Èil caso dei quattro busti e della coppia di cherubini eseguiti di EnricoMerengo, di cui Morlaiterfu allievo. A Giusto le Court, ilcosiddetto Bernini adriatico, coluiche introdusse in laguna leforme del barocco romano, appartengonoinvece due rari modelli(se ne conoscono quattro intutto) raffiguranti una Cerere per[113] Enrico Merengo, Coppia dicherubini.NUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICI[114-115] Manifattura di Meissen,Teiera e, in basso, Tazza a campanadi manifattura Vezzi.una statua da giardino e un Angelo, quest’ultimo preparatorio perl’altare della chiesa di Santa Maria della Salute.L’altra sala oggetto di aggiornamento espositivo è quella delClavicembalo al secondo piano che, finalmente, presenta una partedella ricca collezione di porcellane del museo. Ca’ Rezzonico conservainfatti un’importante selezione di oggetti che offre una panoramicadi quasi tutte le manifatture europee: da Meissen a Sèvres,da Vienna alla produzione locale che vide operare Vezzi e Cozzi aVenezia e Antonibon a Bassano.La porcellana è forse il materiale che meglio di altri incarna lospirito del rococò. Il suo utilizzo nel Settecento è talmente connaturatoa questo stile che si potrebbe affermare che uno giustifical’altro. Compatta, lucente e leggera, la porcellana si presta naturalmentealla realizzazione di oggettidalle linee agili, aeree, impossibilida ottenere con i materialifino ad allora noti. Rimastaa lungo un segreto delle manifatturecinesi fu ricreata in Europanel secondo decennio delSettecento alla corte di Augustoil Forte, principe elettore di Sassoniae re di Polonia, e da qui sidiffuse gradualmente in tutta[116] Manifattura Cozzi, Mazzo difiori.Europa, nonostante i disperati tentativi di nasconderne la formula.Impiegata subito in campo ornamentale per realizzare statuinee vasi di fragile grazia, è sulla tavola che essa trova il suo naturaleimpiego, accompagnando quella sorta di riforma che interessa nellostesso periodo la cucina. Nella mensa nobiliare il lusso si mostranon più attraverso monumentali portate che identificano lo sfarzonell’abbondanza, ma attraverso pietanze dai sapori meno forti econsistenze delicate. Il nuovo stile alimentare,d’importazione francese, moltiplica ilnumero delle portate, ne riduce le porzioniservite in vasellame minuto, delicato e semprediverso. È tuttavia la nuova passione perle bevande esotiche, il the, la cioccolata, ilcaffè che crea recipienti dalle forme nuove,adatte a degustare, fuori dai pasti, bibite daisapori rari. Cambiano così anche le abitudiniculturali: la tavola non è più solo il luogo dove si banchetta mail centro dello scambio di idee e del confronto dialettico. Nella societàilluminista, tazzine, teiere, bricchi per il latte o per la cioccolatasono gli strumenti essenziali di quella “civiltà della conversazione”che vede protagonisti teste coronate, avventurieri e celebriintellettuali: nasce la società moderna.Dal punto di vista stilistico gli oggetti in porcellana registranomeglio di altri i cambiamenti della moda e del gusto corrente.Le decorazioni sono svariatissime. Dai primi motivi floreali o d’ispirazioneorientale si passa benpresto agli elementi rocaille, allescene galanti, alle pastorali,ai paesaggi, all’immancabilearaldica e soprattutto alla cineseria,la vera e propria protagonistadelle fastose tavole settecentesche.25


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Il Museo dell’Opera a Palazzo DucaleALESSANDRA MANCINO[119] Raffigurazione della Creazionedi Adamo.Merita senza alcun dubbio una visita il nuovo allestimentodel Museo dell’Opera al piano terra di Palazzo Ducale.Ideato nel 1929 in stanze originariamente adibite aprigioni, ospita capitelli e materiali lapidei del XIV e XV secolo.Questi splendidi manufatti furono prelevati dal porticato esternodi Palazzo Ducale durante l’opera di restauro e consolidamentoeseguita fra il 1875 eil 1890 sotto la guidadegli ingegneriGiandomenico Malvezzie AnnibaleForcellini. Lavoriche comportarono[117-118] Una sala del Museo dell’Opera e, in basso,la raffigurazione di giugno nel capitello dei mesi.importanti interventinella sostanza edilizia.Dopo aver assicuratoil palazzo conun’ingegnosa impalcatura,ora riprodotta in modello ligneo all’interno del museo, Forcellinisostituì parte dei capitelli, numerose colonne e altri elementiarchitettonici con copie ottocentesche di buona fattura.Sono quarantadue i capitelli originali esposti nel Museo dell’Operarealizzati dalle maestranze di lapicidi operanti a Venezia nelXIV-XV secolo, eseguiti per lo più da Filippo Calendario e dallasua fabbrica.Quando nel 1342 iniziò l’ampliamento di Palazzo Ducale, percreare una sala di dimensioni sufficienti a contenere l’assemblea delMaggior Consiglio, fu incaricato proprio Calendario di erigere ilnuovo edificio. Come si era soliti a Venezia, egli integrò la sua operacon le strutture già esistenti. Il palazzo, fondato agli inizi del IXsecolo dal doge Agnello Partecipazio, col tempo subì infatti variampliamenti e trasformazioni: sotto il doge Sebastiano Ziani(1172-1178) fu trasformato instile bizantino mentre intornoalla metà del XIV secolo assunsel’attuale aspetto gotico. All’epocadel doge Francesco Foscari(1423-1457) l’edifico vennecompletato nel lato prospicientela piazzetta e nel 1442, con l’edificazione della Porta della Carta,furono conclusi gli interventi esterni. Nell’erigere Palazzo DucaleFilippo Calendario aveva posto sopra le basse e massicce colonneche sostengono le arcate del Palazzo sontuosi capitelli ottogonaliornati da motivi figurativi e vegetali. È presumibile che, in qualitàdi capofabbrica, egli stesso abbia sia eseguito alcuni capitelli chesovrinteso alla realizzazione degli altri.L’attuale allestimento delle sei sale del Museo dell’Opera permettedi fruire a fondo della magistrale arte lapidea del XIV e XVsecolo. Nella prima sala troviamo sei capitelli raffiguranti figure diantichi sovrani, teste femminili, la famiglia del crociato, uomini didiverse origini, uccelli, Salomone e i rappresentanti delle arti liberali.Di indubbio interesse è il capitello che rappresenta uomini didiverse origini. Emblema di una Venezia da sempre cosmopolitaNUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICIche attirava visitatori stranieri eoffriva lavoro a persone provenientida diversi paesi. È facilescorgere il tartaro con occhi amandola, l’africano con labbraturgide e sopracciglia folte, il veneziano con sguardo serio, rugheprofonde e sul berretto il leone di San Marco. Di simbologia fortementemedioevale è anche il capitello raffigurante uccelli differenziatinon per piumaggio ma per forma del becco e delle prede.Nella seconda sala sono esposti quattro capitelli che raffiguranogli animali con le loro prede, i mesi dell’anno, i quattro coronati ei mestieri. I mesi dell’anno sono rappresentati attraverso il lavoro ei suoi attrezzi specifici: gennaio è un vecchio a due facce – evidenteriferimento a Giano bifronteche dà il nome al mese – che siscalda al fuoco e sta di fronte aun giovane con un grosso pesceappena pescato che impersonafebbraio. Un intero lato del capitelloè occupato da marzo, coni capelli scompigliati dal vento.Aprile ha nelle mani un piccolotoro come segno zodiacale e portauna corona. Giugno ha un cestodi ciliegie, luglio miete il[120-121] Capitello dei mesi: luglio e, inbassso, capitello degli animali e le loroprede: la volpe e il pollo.grano, agosto costruisce un tino. Settembre vendemmia l’uva, ottobree novembre lavorano i campi e dicembre macella il maiale.Curioso è anche il capitello incui sono rappresentati gli animalicon le loro prede: l’orso hain bocca un favo di api, il leoneuna zampa di animale, la volpeun pollo, il cinghiale una piantae infine il gatto un ratto.Nella terza sala il capitello con raffigurati i vizi capitali – ottosecondo la classificazione medioevale – esplica con pienezza di significatola mentalità medioevale. L’Avarizia tiene stretto un saccopieno di denari, l’Accidia con la testa indolentemente piegata di latosiede fra piante secche, la Lussuria non riesce a togliere lo sguardodalla sua immagine riflessain uno specchio, l’Invidia ardesu se stessa con un drago e hauna serpe tra i capelli, la Vanitàè ornata da un diadema e reggeuno specchio, la Gola tiene altoun bicchiere e morde una partedi pollo, l’Ira rappresentata un[122] Capitello dell’Avarizia. volto sfigurato, la Superbia indossaun elegante armatura e haorecchie di asino. Questi ultimi due vizi, molto biasimati dalla RepubblicaVeneziana, li troviamo rappresentati come monito per dignitarie funzionari nel tondo della facciata occidentale.Altrettanto interessante per la precisione nella resa plastica deiparticolari e per l’espressività degli atteggiamenti è il capitello del-26


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[123-124] I pianeti e lo zodiaco: la lunacon il segno del cancro. In basso, latesta del doge Foscari.la Creazione di Adamo, i settepianeti e i segni dello zodiaco”.Questo capitello angolare di dimensionimaggiori degli altri fu definito da John Ruskin il più bellod’Europa. Attribuito a Filippo Calendario, è un’opera estremamenteraffinata e, grazie alla sua posizione e ai rimandi al libro dellaGenesi, è un fondamentale punto di partenza per l’interpretazioneiconografica di Palazzo Ducale; nelle due facciate dell’edificiovengono infatti raccontate la storia dell’universo e dell’uomo. Perleggere il capitello si inizia dalla Creazione di Adamo che, non casualmente,si trova sotto la rappresentazione del peccato originale,e si prosegue in senso antiorario con gli altri sette lati in cui sonorappresentati i pianeti abbinati ai dodici segni zodiacali. È stupefacenteritrovare in “un libro di pietra” un’esemplificazione della culturadel medioevo con riferimento esplicito alle fonti di quell’epoca:sacre scritture, compendi astrologici e astronomici.Degne di nota sono sicuramente anchele ultime tre sale in cui sono esposti i traforitrecenteschi asportati dalle facciate esterne,merli, l’architrave della Porta della Carta,numerosi capitelli provenienti dall’aggettosuperiore e infine la testa del dogeFrancesco Foscari, proveniente dalla Portadella Carta, e del doge Francesco Moro eseguitefra il 1462 e il 1470.Le “isole sceniche” di Casa GoldoniNUOVI ALLESTIMENTI NEI MUSEI CIVICINel riallestimento della Casa di Carlo Goldoni, progettatonel 2012, si è scelto di creare uno spazio che non siasolamente una “casa della memoria” del grande commediografoveneziano ma anche un omaggio alla sua arte drammatica.Una panoramica quindi più ampia e completa realizzata attraversoil suo teatro, il suo tempo e la sua città in cui Goldoni stesso, comeun vero padrone di casa, ci accompagna.Ci accoglie nel portego al pianoterrae ci parla della sua vita, mostrandocinella pianta di Venezia diLudovico Ughi del 1729 le nove casein cui ha vissuto e i tanti teatriche esistevano all’epoca in città, inmolti dei quali furono rappresentatele sue molteplici commedie che portaronoa quella riforma universalmentenota ancor oggi col suo nome.[125] L’ingresso di Casa Goldoni.Salendo la suggestiva scalinata gotica, Goldoni ci introduce alpiano nobile del palazzo e ci mostra le originali isole sceniche, realizzatecon arredi e complementi originali del XVIII secolo e riproduzionidelle incisioni tratte dalle edizioni delle opere goldonianedi Pasquali e Zatta – i cui originali sono conservati nella bibliotecadel terzo piano –, chericostruiscono scene e personaggidel suo teatro, ricreate proprionel luogo in cui sono stateimmaginate e scritte.Ecco quindi che attorno a un autentico e raro tavolo per il biribisso,un gioco d’azzardo proibito che quindi si giocava solo nei palazziprivati, siamo coinvolti in unasettecentesca Conversazione oppureincontriamo Alberto Casaboni, protagonistadell’Avvocato veneziano, checi introduce nella ricostruzione delsuo studio professionale. Ma possiamopartecipare anche alle amorosevicende della Figlia obbediente e ammirarnela filiale lealtà, gettandouno sguardo indiscreto alla letteradestinata al suo innamorato.Possiamo anche sorridere concomplicità ai gastronomici sotterfugiche la Finta ammalata compie dallasua dormeuse rivelati dallo specchiotraditore oppure lasciarci andare asonore risate con le presuntuose estrampalate composizioni poetiche[129-130] L’ambientazione di Chi la fal’aspetta e, a destra, del Giuocatore.[126] Il portego del primo piano.[127-1<strong>28</strong>] L’isola scenica del giocodella Conversazione e, in basso,della Finta ammalata.degli Accademici della Donna di garbo. E con noi ride anche un seminascostoArlecchino, ricostruito con il costume del suo maggioreinterprete del nostro tempo: l’attore Marcello Moretti.Se poi un certo languore si facesse sentire, possiamo accedere allasala da pranzo di Chi la fa l’aspetta, arredata con tavolo, sedie esul fondo una grande credenza,perfetta sincronia di scena e vitareale come dimostrano i contemporaneiquadri longhianiappesi alle pareti. Purtroppoperò il pranzo è finito, la grandetavola al centro della sala è quasisparecchiata e vi rimangono lestoviglie sporche in attesa del ritiro...è giunto il tempo infattidi risollevarsi lo spirito col teatrinooriginale del XIII secolo, corredato da marionette coeve, sulcui proscenio è rievocato unospaccato de Il servitore di due padroni.E dopo un così coinvolgenteviaggio nel passato possiamoriposare con Florindo, il goldonianoGiuocatore, che, strematodalla lunga notte di carte, dadie tensione, si assopisce sul tavoloda gioco contando gli zecchini miracolosamente vinti.Grazie Signor Goldoni di averci fatto sentire protagonisti e attorie di averci fatto vivere un’esperienza unica in cui ognuno di noiha potuto vivere, secondo la propria interpretazione, quegli statiemotivi così mirabilmente descritti nelle sue commedie.27


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Ca’ Rezzonico. Concluso il restaurodella Porta LaccataDai primi di aprile la Sala degli Arazzi di Ca’ Rezzonico haritrovato uno dei suoi capolavori: la Porta Laccata. Dopoquasi un anno di minuzioso, attento e meticoloso restauro– effettuato da Stefania Sartori ed Enrica Colombini, sotto la direzionedella Soprintendenza Specialeper il Patrimonio Storico e Artisticodi Venezia – la porta ha riacquistatobellezza e splendore chehanno fatto ipotizzare che i disegnipreparatori fossero opera addiritturadi Giambattista Tiepolo.La porta e il suo stipite, uno deipochi manufatti originari del palazzoquando era residenza della famigliaRezzonico, sono interamente dipintie decorati con una tecnica moltoparticolare: la “lacca veneziana”,che traeva origine e ispirazione dallelacche cinesi viste e importate daiveneziani dell’epoca ma realizzatacon metodi e materiali locali.[131] La Porta Laccata dopol’intervento di restauro.L A V O R I I N C O R S OComposta da un telaio perimetralecon tavole centrali, neiquattro pannelli – la porta è dipintasu ambo i lati – presentascene isolate dalla decorazionefloreale del perimetro da cornicidorate applicate sulla superficie.Per la realizzazione dei motividecorativi sulle ante era statosteso a pennello un impasto ottenutomescolando gesso e collaanimale su cui poi era stata realizzatala pastiglia, una sorta di[132] Elemento decorativo in pastiglia. stucco composto da gesso e collaanimale, utilizzato per dare rilievoalle scene all’interno delle specchiature.Conclusa la preparazione del supporto, la doratura era stata eseguitaa guazzo su bolo aranciato mentre la decorazione pittorica atempera. Sul tutto erano sono stati infine stesi più strati di vernicesandracca che, col tempo, avrebbero conferito a tutta la porta unomogeneo tono giallo. Una variazione di cui il pittore della portaha dovuto tener conto a priori eseguendo quindi una sorta di scomposizionedel colore finale ed eliminando la componente gialla daicolori scelti.L’intervento di restauro è iniziato dalle indagini preliminarisullo stato conservativo e dall’individuazione dei precedenti interventisia di rimaneggiamento che di conservazione. Il supporto ligneosi presentava in discreto stato conservativo: fortunatamentenessuna traccia di insetti xilofagi però vi era una profonda disgiunzionetra le tavole che compongono sia la specchiatura superiore cheinferiore con una fessura passante dal retro al verso della porta causatadal ritiro del legno. Più problematico invece era l’aspetto decorativo:molteplici i sollevamenti sia della pellicola pittorica chedella parte di preparazione e numerose mancanze di vernice sandraccache lasciavano intravedere la sottostante stesura a tempera.In buono stato conservativo risultavano gli elementi metallici originali:il cardine superiore della porta e i quattro occhielli applicatisullo spessore dello stipite.Durante la fase operativa del restauro si sono asportati la vernicenon originale e tutti quei ritocchi operati durante i precedenti restauri,evidenziati dalle indagini preliminari eseguite ai raggi ultravioletti.Si è provveduto a fissare tutti i sollevamenti della pellicolapittorica con colla di coniglio, un adesivo naturale, e si sono risanatele fessure tra le assi inserendo spessori di legno dolce. Le fessuree le lacune della parte chiamata “preparazione” sono state sistematecon stucco a base di gesso e colla animale mentre una porzionemancante di cornice perimetrale dorata è stata riproposta inlegno, quindi stuccatae dorata a guazzo.La ricostruzionedelle decorazioni florealie figurative èavvenuta invece medianteun ritoccoeseguito con coloriad acquerello mentre[133-134] Particolare prima e dopo il restauro delladecorazione della cornice nell’area della serratura.le numerose lacunedi sandracca sonostate ricucite pittoricamentecon velaturee tratteggi, anch’essi ad acquerello. Per ristabilire la lucentezza e latrasparenza proprie di questa tecnica si è proceduto alla verniciaturadella superficie con stesure di sandracca sciolta in alcool, comeindicato nei ricettari antichi, e infine è stata applicata una verniceprotettiva su tutto il manufatto.Un lungo lavoro, eseguito nel laboratorio di restauro di Ca’Rezzonico, che ha permesso di restituire nella sua originaria bellezzauna delle porte che, secondo studi recenti, racchiudevano leraffinatissime “camere alla chinese” create a metà Settecento.Missione Fortuny: prosegue il restaurodell’Album Progetti Fortuny TeatroContinua il lavoro di restauro dell’Album di Mariano Fortunyin cui il grande artista spagnolo aveva raccolto centosedicipropri disegni riguardanti studi e applicazioni scenichee illuminotecniche per il teatro.L’intervento, affidato a Margherita Errera, è iniziato un anno fae si prevede venga concluso a finegiugno. I primi disegni restaurati– alcuni di notevoli dimensioni– sono stati espostinella mostra Fortuny e Wagner[135] Il grande Album ProgettiFortuny Teatro.<strong>28</strong>


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[136] Disegno su carta velinaprima del restauro.che Palazzo Fortuny ha ospitato dadicembre ad aprile di quest’anno percelebrare il bicentenario della nascitadel grande compositore tedesco.L’ultimo lotto di disegni restaurati ècostituito per la maggior parte dasupporti in carta velina in pessimostato conservativo: molte le lacune,molti gli strappi e soprattutto moltissimepiegature con rotture dellefibre. Gli interventi quindi sono statipiuttosto delicati e difficili ma il risultato finale si può consideraresoddisfacente sia dal punto di vista conservativo che estetico.La procedura seguita per il restaurodi queso terzo lotto è quasi lamedesima di quella intrapresa per iprimi due lotti la cui descrizionedettagliata è stata pubblicata allepagine 38-39 della News Letter no.27 (scaricabile anche dalla sezione“News Letter” nel sito www.venicefoundation.org).Diversamente daquanto si è operato nei disegni restauratilo scorso autunno, dopo lapulitura a secco e la rimozione del[139-140] Lo stesso particolare del disegno, prima edopo l’intervento, in cui sono evidenti, a sinistra, lepesanti piegature e, a destra, il risultato del restauro.collante, il consolidamento dei pigmenti al recto, e ove presenti ancheal verso, è stato effettuato attraverso la stesura a pennello di KlucelG al 4% in alcol etilico. Inoltre, per poter ammorbidire i supportiin carta velina,che risultavano secchie con moltissimee pesanti piegature,si è effettuata un’umidificazionelocalizzatae in corrispondenzadelle pieghedando umiditàmediante un tamponeimbevuto di soluzioneidro alcolica al70%. In alcuni casi,in accordo con la direzione lavori, si è anche intervenuti con piccolie localizzati interventi di ritocco pittorico eseguiti con acquerellistesi a velatura, in corrispondenza delle abrasioni dei supportioriginali e delle reintegrazioni eseguite in carta giapponese.I nostri sostenitori al 14 maggioAcqua Minerale San BenedettoAl CanalDaniela AlemagnaAlga ArchitettiMarina Aliverti ColucciGiovanni e Michela Alliata diMontereale[137-138] Il disegno steso, prima edopo il restauro.Ariston CaviAssicurazioni GeneraliAssociazione Amici delConservatorio BenedettoMarcello di VeneziaGiancarlo BareatoAnnabella BassaniL A V O R I I N C O R S OAntonio e Maria Pia BassaniAntivariAntonio e Alessandra BaucinaGilberto e Laura BenettonGabriella BerardiPatrizio e Miuccia BertelliLuciano e Giancarla BertiAntonio e Maria Teresa BisolGianluca e Laura BisolBisol Desiderio e FigliNicole BruFerdinando BusinaroGiovanni CaizziPaolo e Clara CantarellaMarco e Maria Grazia CappellettoFrancesco e Crista CasarinRomeo e Annamaria ChiarottoPiergiorgio e Franca CoinFausto e Paola ComiottoConsorzio Venezia NuovaCarlalberto e Marylène CornelianiFederico CorràSerena Corvi MoraRaffaella CosmaMarisa DariolHélène de Prittwitz ZaleskiArnaldo e Francesca Della RovereNereo e Giustina DestroFrancesca DonatiDonatori AnonimiElenaFlavia FaccioliFerrari Fratelli LunelliAlberta FerrettiAngelo e Sergia FerroFondazione Berti per l’ArteFondazione CoinMaria Carmen FredellaCarpinelliAlberta FriedenbergGaiaDaniele GajonFranco GazzarriStefano Gorghetto PavanGrafiche QuattroVittorio e Marina GregottiSonia Guetta FinziSilvia GuidiHausbrandt Trieste 1892Hotel Gritti PalaceIl GabbianoLaboratorio Farmaceutico SellaAleramo e Martina LanzaRiccardo LanzaLanza e BaucinaGiulio LattuadaGabriella LazzariMario e Gloria LevoniLiceo Classico e LinguisticoEugenio MontalePompeo LocatelliPaolo LorenzoniGino e Francesca LunelliMABAC Ca’ FoscariUmberto e Nora Marcello delMajnoEnrico ed Emanuela MarchiSergio MarinGiovanni e RosangelaMazzacuratiFrancesco e Cecilia MerloniIsabella Meroni Parodi DelfinoMarco e Giuliana MicheliMignani Home DecorFrancesco e Annamaria MolinariLiliana MoscheriGiordana NaccariPalazzetto Bru ZaneMaddalena PeggionVanda PetroliniOrestina Piontelli GardellaPomellato EuropaPradaRoberta PrivatoDario e Annarosa PrunottoAdele Re RebaudengoGaetano e Maria Luisa RebecchiniRossana Sacchi ZeiAugusta SadaRoberto e Matilde SalviatoCarlo e Miretta SarassoSave Aeroporto di VeneziaRenato e Maria Silvia ScapinelloSeguso Gianni VetreriaGiovanna Senzani AlpiIsabella SeragnoliSoroptimist <strong>International</strong> ClubVeneziaRoberto SpadaCarla Spagna D’OraziGlauco SucciAnnamaria TrevesCesare TrevisaniSalvatore e Paola TrifiròUnicreditUnicredit Private BankingGuido e Giulia VenturiniAngela VetteseMartino e Susi ZanettiMarco ZannierAngelo e Marisa Zegna diMonterubelloGiovanni Zillo Monte XilloGianfranco e Vittoria Zoppas29


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Give me Five!Dona il 5 x 1000 a <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>Anche quest’anno si può destinare il CINQUE PER MILLE alle associazionicome <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>. Basta la tua firma e indicareil nostro codice fiscale 94037230276 nel riquadro “organizzazioninon lucrative”. Ci contiamo... Grazie.• Robert Motherwell. I primi collagefino all’8 settembre: da mercoledì a lunedì 10-18Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 701, tel. 041-2405411Approfondimento a p. 15• Antonella Zaggia. Cartemacìe. Gioielli di cartafino al 17 settembre: da giovedì a martedì 10-17Casa di Carlo Goldoni, San Polo 2794, tel. 041-2440317Approfondimento a p. 8Mostre & Esposizioni a Veneziaelencate per data di chiusura e sede espositivala redazione non è responsabile delle variazioni nella programmazione• Fragile?fino al <strong>28</strong> luglio: da giovedì a martedì 10-19Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio, tel. 041-5<strong>28</strong>9900Approfondimento a p. 18• Qiu Zhijie. L’Unicorno e il Dragonedal 29 maggio al 18 agosto: da martedì a domenica 10-18Fondazione Querini Stampalia, Castello 5252, tel. 041-2711411Approfondimento a p. 19• Manet. Ritorno a Veneziafino al 18 agosto: tutti i giorni 9-19Palazzo Ducale, San Marco 1, tel. 041-8520154Approfondimento a p. 4• Imbarcazioni da regatadal 31 maggio al 5 settembre: da mercoledì a lunedì 10-18Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3136, tel. 041-2410100Approfondimento a p. 6C O M U N I C A Z I O N I• Fortezze veneziane nel Mediterraneofino al 22 settembre: tutti i giorni 9-19Palazzo Ducale, San Marco 1, tel., 041-2715911Approfondimento a p. 6• Marc Quinndal 29 maggio al 29 settembre: tutti i giorni 10-19Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio, tel. 041-5<strong>28</strong>9900Approfondimento a p. 18• Seguso Vetri d’Arte. 1932-1973fino al 29 settembre: tutti i giorni 10-18Museo del Vetro di Murano, Fondamenta Giustinian 8tel. 041-739586Approfondimento a p. 7• Vedova Plurimofino al 13 ottobreMuseo Correr, tutti i giorni 10-19, San Marco 52tel. 041-2405211 / Ca’ Rezzonico, da mercoledì a lunedì 10-18,Dorsoduro 3136, tel. 041-2410100 / Ca’ Pesaro (dal 31 maggio),da martedì a domenica 10-18, Santa Croce 2076tel. 041-5209070Approfondimento a p. 9• Unattained Landscapedal 1° giugno al 20 ottobre: da mercoledì a domenica 11-18Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Dorsoduro <strong>28</strong>26tel. 041-5207797Approfondimento a p. 19• Caro al Museo Correrdal 1° giugno al 24 ottobre: tutti i giorni 10-19Museo Correr, San Marco 52, tel. 041-2405211Approfondimento a p. 3• Bestiario contemporaneodal 31 maggio al 24 ottobre: da martedì a domenica 10-18Museo di Storia Naturale, Santa Croce 1730, tel. 041-2750206Approfondimento a p. 9• Vedova Tintorettofino al 3 novembre: tutti i giorni 9:30-17:30Scuola Grande di San Rocco, San Polo 3054, tel. 041-5234864Approfondimento a p. 20• Da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti.Un sogno che rivivedal 30 maggio al 24 novembre: da martedì a sabato 8:15-19:15domenica 10-18, lunedì 8:15-14Ca’ d’Oro, Cannaregio 3932, tel. 041-5222349Approfondimento a p. 2030


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>• A Very Light Artdal 31 maggio al 24 novembre: da mercoledì a lunedì 10-18 e 10-17dal 1° novembreCa’ Rezzonico, Dorsoduro 3136, tel. 041-2410100Approfondimento a p. 5• Anna Skibskadal 31 maggio al 1° dicembre: tutti i giorni 10-18 e 10-17 dal 1°novembreMuseo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, tel. 041-739586Approfondimento a p. 8• When Attitudes Become Form: Bern 1969/<strong>Venice</strong> 2013dal 1° giugno al 24 novembre: da mercoledì a lunedì 10-18Fondazione Prada, Santa Croce 2215, tel. 041-8109161Approfondimento a p. 17• 55. Esposizione Internazionale d’Arte.Il Palazzo Enciclopedicodal 1° giugno al 24 novembre: da martedì a domenica 10-18Giardini e Arsenale, tel. 041-52188<strong>28</strong>Approfondimento a p. 10• Roy Lichtenstein Sculptordal <strong>28</strong> maggio al 24 novembre: da mercoledì a lunedì 10:30-18Magazzini del Sale, Dorsoduro 266, tel. 041-5226626Approfondimento a p. 21• Tàpies. Lo sguardo dell’artistadal 1° giugno al 24 novembre: da mercoledì a lunedì 10-18Museo Fortuny, San Marco 3780, tel. 041-5200995Approfondimento a p. 5• Emilio Vedova ...Cosiddetti Carnevali...dal <strong>28</strong> maggio al 24 novembre: da mercoledì a lunedì 10:30-18Spazio Vedova, Dorsoduro 50, tel. 041-5226626Approfondimento a p. 20• Eraldo Mauro. Camera oscura: slidesdal 31 maggio al 1° dicembre: tutti i giorni 10-18 e 10-17 dal 1°novembreMuseo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, tel. 041-739586Approfondimento a p. 8C O M U N I C A Z I O N I• Rudolf Stingelfino al 31 dicembre: da mercoledì a lunedì 10-19Palazzo Grassi, San Marco 3231, tel. 199139139Approfondimento a p. 16• Flora Viale. Frammenti sacrifino al 5 gennaio: da martedì a domenica 10-18 e 10-17 dal 1°novembreMuseo del Merletto, Piazza Galuppi 184, tel. 041-730034Approfondimento a p. 8• Materia primadal 30 maggio al 31 dicembre 2014: da mercoledì a lunedì 10-19Punta della Dogana, Dorsoduro 2, tel. 199139139Approfondimento a p. 16• Leonardo da Vinci. L’uomo, la natura, la scienzadal 1° settembre al 1° dicembre: da martedì a domenica 8:15-19:15,lunedì 8:15-14Gallerie dell’Accademia, Dorsoduro 1050, tel. 041-5222247Approfondimento a p. 21• Napoleone Martinuzzi. Venini 1925-1932dall’8 settembre fino al 1° dicembre: da giovedì a martedì 10-18Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio, tel. 041-5<strong>28</strong>9900Approfondimento a p. 21• La Bella del Tiziano in Casa Grimanidal 12 settembre all’8 dicembre: da lunedì a sabato 8:15-19:15,lunedì 8:15-14Palazzo Grimani, Castello 4858, tel. 041-2411507<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Fondamenta Rezzonico, Dorsoduro 314430123 Veneziatel. & fax 041-2774840e-mail veniceinter@tin.itwww.venicefoundation.orgProgetto editoriale, redazione e impaginazioneCinzia BoscoloCorrezione bozzeMara ZanetteStampaGrafiche Quattro, Santa Maria di Sala (Venezia)© Copyright 2013<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Tutti i diritti riservatiLa News Letter di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> è realizzatagrazie al generoso sostegno e contributo diRenato e Maria Silvia Scapinello e delleGrafiche Quattro di Santa Maria di Sala (Venezia)Tutti i numeri della News Letter sono scaricabiligratuitamente in formato pdf dal sitowww.venicefoundation.org/italiano/newsletter.htmlPer i contributi, la <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> ringraziaGabriella Belli, Franca Coin, Alberto Craievich,Alessandra MancinoPer la collaborazione si ringrazianoMarino Barovier, Manfredi Bellati, Nally Bellati,Fabrizio Berger, Riccardo Bon, Maria Bonmassar,Alexia Boro, Sara Bossi, Anna Bravetti,Francesca Buonfrate, Paola C. Manfredi, Elena Casadoro,Maria Rita Cerilli, Rachele D’Osualdo, Matteo De Fina,Margherita Errera, Valter Esposito, Roberto FontanariFrancesca Forzan, Claudio Franzini, Liliane Galinha,Giorgia Gallina, Fabrizio Gazzarri, Andrea Goffo,Benoit Loiseau, Franca Lugato, Andrea Marin,Eraldo Mauro, Marta Michelin, Claire Morens,Gloria Occhipinti, Gianluigi Passuello, Francesca Pederoda,Matteo Piccolo, Barbara Poli, Silvia Regazzo,Valeria Regazzoni, Stefania Sartori, Tommaso Speretta,Chiara Squarcina, Giulia Tiraboschi, Caterina Tognon,Camillo Tonini, Alice Toso, Monica Vianello, Bruno Zanone gli uffici stampa che hanno fornito i materiali per lastesura dei redazionali sulle mostreReferenze fotograficheACACIA nn. 52, 53; Francesco Allegretto nn. 8, 27-31, 32;Stefan Altenburger nn. 68, 69; Archivio Maurizio Cattelann. 51; Graziano Arici per Museo Correr nn. 104-111; PeppeAvallone n. 81; Nally Bellati n. 135; Giorgio Benni n. 65;Ela Bialkowska n. 79; Biennale di Venezia nn. 57, 58, 60-64; Brunswick Arts Consulting nn. 6, 23-26; BalthasarBurkhard nn. 77, 78; Dedalus <strong>Foundation</strong> nn. 66, 67;Matteo De Fina nn. 112-116; Margherita Errera nn. 136-140; Fondazione Bevilacqua La Masa nn. 85-87;Fondazione Giorgio Cini nn. 80, 82, 83, 95; FondazioneMusei Civici di Venezia nn. 4, 9-13, 18, 21, 34-42, 47,96-102, 125; Fondazione Querini Stampalia n. 88;Fondazione François Pinault n. 70; Fondazione EmilioVedova nn. 91, 92; Claudio Franzini per Museo di PalazzoFortuny nn. 141-144; Roy Lichtenstein <strong>Foundation</strong> nn. 72-76, 93; Andrea Marin per Fondazione Musei Civici diVenezia nn. 7, 117-124; Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali n. 15; Paolo Mussat Sartor n. 54; GianluigiPassuello per Museo di Casa Goldoni nn. 126-130; PaoloPellion di Persano n. 5; Antonio Pintus nn. 43-46; Réuniondes Musées Nationaux: Gérard Blot n. 16, HervéLewandowski nn. 3, 19, 20, Patrice Schmidt n. 14; StefaniaSartori nn. 131-134; Studio Esseci nn. 89, 90, 94; TeresaTàpies Domènech n. 22; Nic Tenwiggenhorn n. 71; <strong>The</strong>Samuel Courtauld Trust n. 17; Don Tuttle n. 59; LucaVascon n. 32; Michele Zanin nn. 48-50; Giorgio Zucchiatiper Biennale di Venezia n. 55. Le altre immagini sono tratteda pubblicazioni o siti webChiuso redazionalmente il 14 maggio 201331


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Sostieni <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>...Desidero associarmi a VENICE FOUNDATION come:Aderisco a VENICE FOUNDATION come:SOCIO € 600,00SOSTENITORE € 3.000,00BENEMERITO € 6.000,00NomePERSONAAZIENDA________________________________________Desidero sostenere la “MISSIONE FORTUNY”per contribuire al restauro diCognome ________________________________________MODELLO PER IL TEATRO DI BAYREUTHALBUM PROGETTI FORTUNY TEATRODISEGNI PREPARATORI PER TESSILIcon un importo di € _______________________________AziendaIndirizzo________________________________________________________________________________________________________________________Effettuerò il mio versamento con:Bonifico bancario a favore diTHE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONconto corrente no. 00060003<strong>28</strong>84presso Unicredit Private Banking, filiale di Feltre(cin F abi 02008 cab 61114)coordinate IBAN: IT56 F 02008 61114 000 6000 3<strong>28</strong>84codice BIC SWIFT: UNCRITM1O20Città ________________________________________Provincia ____(______)____ CAP ___________________Telefono ________________________________________Fax ________________________________________Assegno bancario NON TRASFERIBILEintestato a THE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONspedito con raccomandata o posta prioritaria aVENICE FOUNDATIONFondamenta Rezzonico, Dorsoduro 3144 – 30123 VeneziaCellulareE-mail________________________________________________________________________________... e contribuisci a restaurare le opere di Mariano FortunyIL MODELLO PER ILTEATRO DI BAYREUTHL’ALBUM PROGETTIFORTUNY TEATROI DISEGNI PREPARATORIPER TESSILI[141-142] Il modello per il teatro diBayreuth visto frontalmente e, a destra,una pagina dell’Album di disegni.[143-144] Un disegno preparatorio per lastampa su stoffa e, a sinistra, la firma diMariano Fortuny.Fondamenta Rezzonico, Dorsoduro 3144 – 30123 Venezia tel./fax +39 041 2774840 veniceinter@tin.it www.venicefoundation.org

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