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7. PARKINSON E ALIMENTAZIONE - Nannimagazine.it

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<strong>7.</strong> <strong>PARKINSON</strong> E <strong>ALIMENTAZIONE</strong>L’importanza diuna correttaalimentazioneAlcuni consigliper il pazienteNella Malattia di Parkinson, una corretta alimentazioneinfluisce pos<strong>it</strong>ivamente sull’efficacia della terapiafarmacologica e sullo stato di salute generale. In generale èscientificamente dimostrato che un’alimentazione equilibratadiminuisce il rischio di malattie metaboliche (colesteroloelevato, diabete, gotta), di malattie cardiovascolari e dimalattie a carico del sistema osteo-articolare. La composizioneideale della dieta bilanciata dovrebbe essere la seguente: lamaggior parte dell’energia (55-58%) dovrebbe provenire daicarboidrati (cereali e loro derivati, patate), una quota del 25-30% dai grassi e il 12-15 % dalle proteine. Non esiste inassoluto un cibo che “fa male” o uno che “fa bene”, bisognaquindi assaggiare sempre gli alimenti nuovi, e variare i modi dicottura e di preparazione dei piatti.Nella fase più avanzata della malattia, poiché le proteineinterferiscono con l’assorbimento intestinale della levodopa econ il suo passaggio attraverso la barriera emato-encefalica dalcircolo ematico al cervello, può essere consigliato ridurredecisamente la quota proteica della colazione e del pranzo,spostando gli alimenti proteici alla cena, dato che un ridottoassorbimento di levodopa nelle ore notturne ha un minoreimpatto sulle necess<strong>it</strong>à motorie del paziente.Il mantenimento di un adeguato peso corporeo è un importantefattore di sopravvivenza specie nell’anziano e nella malattiaavanzata il calo ponderale può rappresentare un problema.Affinché il peso corporeo rimanga stabile per lunghi periodi ènecessario che vi sia un equilibrio tra l’energiaconsumata e le calorie introdotte, non solo in terminienergetici, ma anche qual<strong>it</strong>ativi. La difficoltà a deglutire e a


masticare, la depressione, e soprattutto, le gravi discinesiesono la principale causa del calo ponderale. Esiste infatti unacorrelazione tra durata della malattia e perd<strong>it</strong>a di peso. Esserein sottopeso mette a rischio la sopravvivenza del pazientestesso e favorisce inev<strong>it</strong>abilmente la comparsa di altre malattieche possono compromettere il benessere del paziente. Eseguireregolarmente gli esami ematochimici e avere una valutazionemedica specialistica dietologica può migliorare lo stato di salutedel paziente e facil<strong>it</strong>are il neurologo nel trattamentosintomatico della malattia neurologica.I rischidell’obes<strong>it</strong>à edel sovrappesoAl contrario nelle forme iniziali o di malattia stabile e moderatal’obes<strong>it</strong>à ed il sovrappeso - talora legati ad un incrementodell’appet<strong>it</strong>o specie per i carboidrati provocato dai farmacidopaminergici - rappresentano un problema per l’apparatoosteo-muscolo-scheletrico, favorendo processi degenerativiartrosici e riducendo la propensione al movimento del paziente.Di fatto l’attiv<strong>it</strong>à motoria regolare mantiene in forma il pazientee sembra capace di regolare peso ed appet<strong>it</strong>o rallentando laprogressione della malattia.

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