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NEWS N. 09 - The Venice International Foundation

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SPECIALESALVAGUARDIAAssociazione riconosciutacon decreto no. 41/13.300-Ddel 12.07.1999 dellaGiunta Regionale del VenetoPatrocinio UNESCOComitati Privati Internazionaliper la Salvaguardia di VeneziaTHE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATION – OTTOBRE 2001 – NO. 9Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3136 – 30123 Venezia tel. & fax +39 041 2774840 e-mail veniceinter@tin.itSono passati 22 giorni ed è cambiato il mondo. Jean-Michel Folonera partito da Venezia il 9 settembre con l’immagine di una cittàviolata dalla invadenza di una immensa nave che chiudeva la vistadella laguna dal ponte dell’Accademia. Mi aveva subito scritto unalettera di grande dispiacere. Oggi, 3 ottobre, la paura è entrata nei nostricuori e tutto ci sembra così piccolo rispetto all’immane tragedia di NewYork e Washington dell’11 settembre. Inoltre, oggi, a Venezia, una nave èandata alla deriva sconvolgendo, per ora, solo il traffico in canale e in laguna.Per ora...FRANCA COIN – Presidente <strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Aujourd’hui, le monde entier est venuadmirer l’exposition Balthus auPalazzo Grassi. Nous marchonsdans les ruelles de Venise, pour allervoir la Salute. Soudain, derrière cettemerveille tranquille, une vision decauchemar apparaît. Une ville flottantede 11 étages avance lentement.Trois mille personnes, derrière les fenêtres carrées, regardent défilerVenise, en tuant la beauté sur la terre. Venise, c’est beaucoup plus que lepassé, l’harmonie et l’intelligence de l’Italie. Venise est devenue le patrimoineculturel de l’humanité. L’argent ne peut pas tout détruire. Pas Venise. Venisene lui appartient pas. Que faire? Je ne suis qu’un artiste. Je n’ai aucunpouvoir. Sauf celui de réunir, dans leur diversité, ceux qui défendent labeauté contre la laideur. Notre message est simple. Ensemble, nous voulonsseulement dire non. Folon Venise, le 8 septembre 2001Le 10 Septembre 2001. Cara Franca, voici le texte manuscript, et quelquesimages de mes sculptures. Mille amitieés, Michelangelo Folon.Les noms déjà d’accord sont: Gae Aulenti, Henri Cartier-Bresson, MartineFranck, Jean Clair, Jean Leymarie, Paolo Vitti (Palazzo Grassi). Il faut demanderau maire de Venise, aussi a Umberto Eco, Moretti, Dario Fo, BobWilson, Renzo Piano, et les grands directeurs des musées de Venise.La Pinacoteca Egidio MartiniIl capolavoro di un burbero beneficoGIANDOMENICO ROMANELLI, Direttore Musei CiviciLa Pinacoteca Egidio Martini arricchisce in termini rilevantissimiil patrimonio d’arte dei Musei Civici Veneziani edella città tutta.Donando a una struttura pubblica la sua collezione, Martini siinserisce splendidamente in una tradizione di mecenatismo, dicultura, di liberalità verso la collettività che Venezia ha ben conosciutosoprattutto nel corso dell’Ottocento ma che aveva radicilontane e ha avuto ancora alcuni epigoni significativi nel secoloappena concluso. Martini può così essere accostato ai Correr, Cicogna,Molin, Manfrin, Molmenti, Franchetti, De Lisi ed essere annoveratotra i più spiccati benefattori d’arte della sua città, questaVenezia alla quale egli non manca occasione di dichiarare la suadedizione e il suo affetto appassionato e commosso.È uomo originale, Egidio Martini; Giuseppe Fiocco lo accreditòdi un “carattere non facile” ed egli, infatti, si presenta come latipica figura del burbero, anche se poi dismette questa maschera esa sorridere, capire, essere amabile, ironico e divertente: un “burberobenefico”, insomma. Egli è, soprattutto, un innamorato dellapittura e dell’arte; un conoscitore ineguagliabile di linguaggi pittorici,di caratteri e tratti propri e inconfondibili di ciascun artista;di sfumature e colori di tecniche e materiali. Perché Martini è,all’origine, pittore egli stesso e, di quell’arte, conosce a perfezioneogni risvolto e ogni trucco, ogni effetto e ogni delizia.Martini ha messo insieme una raccolta che è governata, sopraogni altra regola e principio, dal suo gusto personalissimo e originale;non è, infatti, sistematica la Pinacoteca Egidio Martini; nonè un’antologia cronologica: èla proiezione di una cultura,di una sensibilità, di un’anima.L’insieme è straordinariamentecoerente e altrettantoinusuale e affascinante;per le collezioni civiche, questaPinacoteca è una veramanna: completa, colma lacune,documenta, arricchisce,vivifica. Nel corso di una[1-3] Due lettere di Jean-MichelFolon e, a destra, Rosalba Carriera,La primavera, 1725 circa.1


Wellness Retreat SessionsYin Yoga – Cara CoesYin Yoga is a series of traditional yoga postures done on the floor with the muscles relaxed. Holdingeach position for 3+ minutes, a Yin practice emphasizes the connective tissues of the hips, thighs, pelvis,and lower spine. Preparing the body and mind for longer meditation practices draws awareness awayfrom the muscles and deeper into the bones creating a deep level of relaxed focus.Outdoor Boot Camp – Ashley StewartThis training combines running, interval training, and many other exercises using body weight andsurroundings to increase cardiovascular efficiency, increase muscular strength and endurance. It’s agreat class to get you motivated and switch up your regular routine or jump start a new you.Universal Energy – Keri Lynn CalpWe are all made of it, we all want to connect more with feeling well. So come and find out how to dothat. I will lead fun exercises that will open your hearts and minds to a newer you. I will also offerguided meditation and relaxation to help connect you to pure universal life energy that helps us all findjoy, happiness and peace. No experience or prior knowledge to energy healing required.Afternoon Paddle – Cara CoesEnjoy an afternoon canoe paddle on the Ashburn Lake. Take in the sights and sounds of fall from adifferent perspective.Do you see what I see? – Stephanie JordanTake a simple walk through the woods with me and learn to really see. A simple leaf will be transformedfrom a quick doodle to a detailed drawing using special techniques that encourage confidence,mindfulness and careful observation.Walking Meditation – Cara CoesA wonderful way of transforming something you do every day into a nourishing and enjoyable tool foryour awakening. Become mindful of your experience while walking and try to keep your awarenessinvolved and in the moment. A practice where each step of your journey becomes the destination;peace and happiness.Ashburn Lake Hike – Ashley StewartA hike around Ashburn Lake will give each participant the chance to improve their cardiovascular systemall while enjoying nature.Yoga for Body Awareness – Kelley ConsolvoNo one knows what it is like to live in your body but you. This yoga practice is intended to help thepractitioner understand the movements available to the body. Poses vary; some are long held positionstargeting deep tissue, some are strengthening, all are connected to the breath and being present in thebody. Get to know yourself through a yoga practice!Nutrition for Vitality – Angela TomneyThis session will cover key tips for weight management and guide you to put nutrition principles intoaction. <strong>The</strong> focus of the presentation will be to provide a jump start into developing your own balancedmeal plan that keeps you energized and feeling your very best!


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>varie città d’Italia.Dalla metà deglianni quaranta si dedicaal restauro didipinti antichi e astudi di storia dell’arteche fanno dilui uno tra i più stimatistorici e critici della pittura veneta. In questa veste individuae scopre una lunga serie di dipinti e opere appartenenti adartisti allora non riconosciuti appieno dalla critica e dal mercato,riuscendo a dar loro la giusta dignità e posizione nel contestodell’arte veneta. Pubblica tre monumentali volumi ricchi di numerosescoperte e precisazioni critiche – La pittura veneziana delSettecento, 1964; La pittura del Settecento veneto, 1982; La pittura venetae altra italiana dal XV al XIX secolo, 1992 – e una serie numerosadi studi apparsi in oltre quarant’anni sulle più prestigioseriviste d’arte italiane. Nel contempo, pur continuando negli ultimidecenni il suo apprezzato lavoro di restauratore e di studioso,colleziona lentamente, con acume e notevoli sacrifici, numerosidipinti, il cui nucleo più importante costituisce un fondamentalecontributo alla comprensione del panorama della pittura del Sei eSettecento veneto.L’obiettivo di Egidio Martini in questa operazione di grandesignificato culturale e civile, oltre a soddisfare un desiderio personale,è quello di sapere che le opere – raccolte con tanto amore –potranno essere godute e amate da tutti, e non disperse, come avvienequasi sempre, nei mille rivoli del mercato antiquariale.[9] Autoritratto, 1940, collezioneprivata.BalthusPalazzo Grassi, fino al 6 gennaio[8] Sala delle grandi teleal quarto piano.Balthus si è spento il 18febbraio 2001, nel novantaduesimoanno dellasua età anagrafica e nel ventitreesimoanno di un’età dell’orola cui ricorrenza lui, nato un 29febbraio, celebrava una voltaogni quattro anni. Non era statoforse lui stesso a dire che pertutta la sua vita aveva desideratorimanere bambino?Con Balthus scompare un essereleggendario. Sulla sua infanziaaveva vegliato il poeta Rilke,che aveva intuito il suo genio eche, quando Balthus aveva dodici anni, aveva scritto la prefazioneai suoi primi disegni di Mitsou. Gli anni di apprendistato furonoguidati da Monet, Maurice Denis, Bonnard e Derain. La maturitàfu accompagnata dall’amicizia di Antonin Artaud, Georges Bataille,Lacan, Albert Camus e infine di André Malraux, che nel 1961l’avrebbe nominato direttore dell’Académie de France.E V E N T I V E N E Z I A N I[10] Grande paesaggio con albero, 1957, Parigi,Centre Georges Pompidou.Considerato ilpiù grande pittorevivente, Balthus hasaputo preservare latradizione di unapittura esigente, severa,affascinante edenigmatica, dominatada figure difanciulle e pervasadal sogno del verdeparadiso degli amoriinfantili. I suoi primimodelli eranostati Masaccio e Pierodella Francesca, di cui copia le opere fin dal suo primo viaggioin Italia nel 1926, quindi Poussin, Caravaggio, David, Courbet.I genitori, che vivevano tra Berlino e Parigi, esponenti dellapiccola nobiltà polacca originari della Slesia, erano anch’essi artisti;il padre era pittore e storico dell’arte e la madre, autrice di delicatiacquerelli, intrecciò, sotto il nome di Merline, una corrispondenzaamorosa con Rilke, divenuto suo amante nel 1919. AParigi teneva un salotto nel quale si riunivano André Gide eValéry, Meier Graefe e Klaus Mann, Jean Cassou e Wilhelm Uhde,Cocteau, i Maritain, Pierre Jean Jouve... Fu in questo ambientecosmopolita, colto, raffinato, in cui si parlava indifferentementefrancese, tedesco, italiano e inglese, che l’artista elaborò la stranachimica del suo universo. Balthus espone per la prima volta nellagalleria Pierre a Parigi nel 1934 ed è l’origine di un grande scandalo:accolti con ammirazione da Artaud, Giacometti e Jouve, acquistatipressoché in blocco da J.T. Soby, direttore del MOMA diNew York, e di conseguenza immediatamente celebri negli StatiUniti, i quadri esposti suscitano scalpore per il loro erotismo e laloro stranezza. E proprio sei quadri esposti nel 1934 – La rue, Latoilette de Cathy, Alice, La fenêtre, La leçon de guitare, Portrait de jeunefille en costume d’amazone – ricostruiscono al primo piano del palazzola mostra tanto discussa.Balthus fu annoverato nelle file del surrealismo mentre appartenevapiuttosto a una temperie spirituale prossima alla Metafisicae al Realismo Magico degli anni trenta. Questo fraintendimentofu causa di un’eclissi tanto lunga quanto il successo era stato immediato.Lontano ormai dal mondo dell’arte, visitato solo da pochiamici ed eletti, tra cui Picasso, che gli acquista la tela degli Enfants,Balthus continua a elaborare un’opera paziente e rara i cuicapolavori vengono distillati nel corso degli anni: La chambre e Lepassage du commerce nel 1953, i ritratti mondani (della contessa deNoailles, di Claude Hersaint, di Pierre Matisse suo mercantenewyorkese), genere al quale restituisce nobiltà, poi, una volta lasciataParigi, i mirabili paesaggi di Chassy en Morvan, infine lecomposizioni de La chambre turque e de L’Atelier, o le vedute diMontecalvello elaborate a Roma.La mostra è la più importante mai dedicata a questo artista; èla prima a fornire fatti e precisazioni su una biografia finora oscurae rappresenta l’omaggio dell’Italia a un pittore che non solo eracresciuto nell’ammirazione per la sua arte, ma era altresì divenutouno dei più eminenti cittadini di Roma, amico di Fellini e di numerosiartisti, scrittori e poeti suoi ospiti a Villa Medici.3


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Tesori della CroaziaChiesa di San Barnaba, fino al 4 novembreLuogo di grandi migrazioni, la Croazia è stata nel corso deisecoli un crocevia di culture e civiltà diverse. Dagli insediamentigreci, alle grandi realizzazioni di epoca romana – bastipensare allo straordinario palazzo costruito da Diocleziano aSpalato nel III secolo dopo Cristo –, al rinnovamento romanico eal gotico dalmata, fino al rinascimento. Artisti fiorentini e venezianioperarono in Dalmazia, come Gian Girolamo e Michele Sanmicheli,Niccolò di Giovanni Fiorentino, Giovanni Bellini, VittoreCarpaccio, Leandro Bassano, Lorenzo Lotto, Jacopo Palma ilVecchio, Veronese, Tintoretto, Jacopo Palma il Giovane. D’altraparte, specie dal XV al XVII secolo, molti maestri dalmati lavoraronofuori dalla patria e tra questi ricordiamo soprattutto l’architettoLuciano Laurana, lo straordinario scultore Francesco Laurana,lo Schiavone, Giorgio da Sebenico e tanti altri.Le recenti vicende belliche deglianni novanta hanno prodottonumerosi danni al patrimoniostorico, specialmente incittà come Ragusa, Sebenico,Zara e in altri centri storici,molti dei quali siti della Convenzionedel Patrimonio Mondiale.Una gran parte dei danniche le granate hanno inferto aimonumenti è già stata riparata.Tuttavia, molto rimane da fare,[11] Giovanni Dalmata, Puttoreggiscudo, 1480 circa. Traù, MuseoCivico.anche perché in certi settori, comeil restauro della pietra, degliaffreschi e delle oreficerie, icroati non hanno ancora raggiuntola conoscenza necessaria e l’esperienza acquisita, per esempio,in Italia e in particolare a Venezia, Firenze e Roma dove siopera in questo settore da oltre trent’anni.Per questo motivo Venetian Heritage, una fondazione americanacon base a New York e a Venezia, ha iniziato nel 2000, d’intesacon le autorità croate, una serie di restauri sulle coste dalmate, comequello della cappella Orsini nella cattedrale di Traù, con l’intento dicontribuire altresì alla formazione e alla specializzazione di giovanirestauratori croati nel campo del restauro della pietra.Nel lavorare in situ i restauratori italiani hanno iniziato a schedare,d’intesa con la Soprintendenza di Spalato, una serie di opered’arte, quadri, sculture, oreficerie, bisognose di restauro. VenetianHeritage ne ha quindi finanziato il restauro e curato l’esposizionea Venezia.Questa iniziativa, che gode dell’appoggio dell’UNESCO e dei Ministeridella Cultura di Croazia e d’Italia, oltre a salvare dal degradoun centinaio di oggetti di straordinario interesse, anche perchépochissimo noti, permette di stabllire confronti tra alcuni gruppiscultorei, come l’Annunciazione posta sul ciborio della cattedrale diTraù, e analoghe opere d’arte conservate nei musei e nelle chiese veneziane,come ad esempio il gruppo dell’Annunciazione della Basilicadi San Marco. Altro confronto interessante è quello tra il Crocifissoligneo della Chiesa della Bragora e quello dall’altare dei mortidella Cattedrale di Traù.E V E N T I V E N E Z I A N I[12-13] Annunciazione: a sinistraquella 1331 circa del Maestro Maurodella cattedrale di San Lorenzo di Traù, a destra quella del 1335-40 del seguaceveneziano di Marco Romano del Tesoro della basilica di San Marco a Venezia.Sono esposte altresì opere di Niccolò di Giovanni Fiorentino edi Giovanni Dalmata, una delle quattro statue di Alessandro Vittoriadella Cattedrale di Traù, dipinti di Biagio di Giorgio daTraù, Quirizio da Murano, Gentile Bellini, Lorenzo Lotto, JacopoTintoretto e Jacopo Palma il Giovane, oreficerie e reliquiari dalXII al XV secolo, paramenti sacri di scuola veneto-bizantina e infinecodici e manoscritti dal XII al XV secolo.Divina EleonoraFondazione Giorgio Cini, fino al 6 gennaio[14-15] Eleonora Duse fotografata daMario Nunes Vais nel 1905 circa e, inbasso, in un’immagine del 1910.La mostra offre un percorsodi immagini e informazionicapaci di dare veritàstorica alla figura di EleonoraDuse (1858-1924), continuooggetto di appassionata attenzionenella memoria collettiva.Inserita nelle manifestazioniindette per il cinquantenario diattività della Fondazione GiorgioCini, l’esposizione nascedalla volontà di portare a piùlarga conoscenza il vasto repertoriodi materiali relativi all’attriceche la Fondazione conserva.Numerosi infatti sono i fondiche la riguardano, a partire da quello donato da una nipote dell’attrice,Sister Mary, negli anni sessanta, a quello di Olga ResnevichSignorelli, biografa dell’attrice, a quello Carandini Albertiniche contiene le lettere di ArrigoBoito.La mostra affronta il fenomenoDuse con grande rigore, illustrandogli elementi che nehanno favorito il mito, ma anchedescrivendo la sua figura ela sua vicenda nel quadro storicodell’epoca da lei vissuta, conparticolare attenzione al periodoin cui soggiornò a Venezia. Elementocentrale dell’esposizionesaranno gli abiti di Eleonora (la4


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[16] Abito del 1907-<strong>09</strong>, attribuito aMariano Fortuny, in crespo di setabeige stampato in oro a motivirinascimentali.Fondazione ne conserva unaventina), in gran parte disegnatida Mariano Fortuny o confezionatida Jean Worth, sarto parigino.Una documentazione dieccezionale importanza è costituitadagli originali fotografici,anch’essi presenti tra i fondi“dusiani” della Cini, realizzatitra Otto e Novecento, da notifotografi italiani, europei eamericani, come Mario NunesVais, Giuseppe Primoli,Edward Steichen, ArnoldGenthe e Aimé Dupont.Attraverso l’illustrazione diquesta serie di temi, che attornoalla figura dell’attrice si concentranoe da essa si irradiano, sonoesposti altri documenti e testimonianzeprovenienti da importantimusei e istituzionipubbliche e private, tra cui imaggiori prestatori sono il MuseoCivico di Asolo e la BibliotecaTeatrale del Burcardo diRoma. Il primo offre un’ampiascelta di oggetti da viaggio e personali appartenuti all’attrice, tracui quattro abiti di scena, libri, ritratti, fotografie e modellini discenografie. Questi oggetti, dopo la mostra veneziana, andranno aformare una sezione del museo asolano a lei espressamente dedicata.Il secondo presterà un bellissimo ritratto a olio dell’attrice a figuraintera realizzato da Edoardo Gordigiani, oltre a una divertentissimacollezione di caricature di autori vari e alcuni schizzi diCiro Galvani che ritraggono la Duse in scena durante le prove, oltrea un’ampia selezione della collezione di locandine e libretti chedocumentano le tournée all’estero.Tra il materiale esposto, una serie di dieci disegni autografi diGordon Graig relativi a un progetto di allestimento teatrale perElektra di von Hofmannsthal che la Duse intendeva realizzare conil contributo dell’importante scenografo, una scrivania appartenutaalla casa della Capponcina, due quadri a olio che ritraggono laDuse in due momenti sulla scena: uno di Alessandro Volkoff e l’altrodi Eduardo Kaulbach, alcune rare fotografie, i Kakemono conle firme dell’attrice e di molti amici fatte in occasioni eccezionali,oltre ad alcuni disegni e oggetti, drappi stampati da Mariano Fortuny,quadri di temi wagneriani ealtri oggetti, manifesti, locandine eprogrammi di sala, abiti e oggettidi proprietà della Duse. Di grandeinteresse e suggestione l’allestimentoscenico di Pier Luigi Pizzi.[17] Eleonora Duse in vacanza allaCapponcina a Settignano immortalata nel1898 da un fotografo di eccezione: il poetaGabriele D’Annunzio, la cui ombra èvisibile in basso.E V E N T I V E N E Z I A N IMemorie di BisanzioFondazione Querini Stampalia, fino al 31 ottobreNella corte coperta al piano terra della Fondazione sonostati ricostruiti, attraverso foto e stralci di testi bizantini,i viaggi e le riflessioni di Manuele Paleologo II.Lo scopo dell’esposizione è di mostrare al pubblico, attraversoestratti della letteratura di quel periodo, l’anima dell’uomo bizantino.Sono state ricostruite le strade che Paleologo percorse, creandofotografie corrispondenti ai pensieri e agli stati d’animo espressinegli scritti di Manuele e della sua cerchia.Manuele fu l’ultimo imperatorebizantino a possedere unastatura paragonabile a quelladegli imperatori del passato comeGiustiniano I, Basile I eAlessio I. Fu prigioniero nellatorre di Anemas a Costantinopoli,periodo durante il qualematurò come scrittore e uomodi stato (1376-79); difese le[18] Castello Myrina del tardo XIIsecolo nell’isola di Lemnos.mura di Salonicco contro i Turchi ottomani quando era governantedella città (1383-87); soggiornò come persona non grata nell’isoladi Lesbo (estate 1387); fu obbligato a seguire l’esercito Ottomanonella campagna attraverso l’Asia Minore (1391-92); partecipò allaconferenza dei principi a Serres sotto Bayezid nei Balcani (1394);visse il primo assedio di Istanbul da parte degli ottomani (1394-1402) e il suo contraccolpo diplomatico quando venne in occidentenel tentativo di chiedere aiuto: fu a Venezia, Padova, Milano,Parigi, Canterbury, Londra (1399-1403), inaspettato fu il cambiodi fortuna nel 1402 quando l’esercito Ottomano subì una pesantesconfitta a opera dei Mongoli nella battaglia di Ankara; tentò diconsolidare l’autorità imperiale (spedizione a Thassos nel 1414) ela difesa del Peloponneso (ricostruzione delle mura nell’istmo diCorinto nel 1415).La tragedia della sua vita, come ci viene tramandata dalle fonti,fu l’essere stato all’avanguardia nel governare e i suoi tentatividi risolvere il problema della sopravvivenza di Bisanzio non potevanoconciliare con il declino irreversibile dell’impero.Visse alla fine di un’epoca caratterizzata dalla debolezza militare,e allo stesso tempo dal fiorire di arte, musica, studi e letteratura.All’interno di quel gruppo di imperatori bizantini che furonoanche uomini di intelletto: Manuele è un caso unico perché fu anchescrittore ed è proprio grazie ai suoi scritti, nei quali paragonail mondo esterno, attraverso riflessioni e descrizioni, ai diversi stadidella sua vita, che si può arrivare a una approfondita conoscenzadella sua persona.Il percorso espositivoporterà il visitatoreattraverso trezone collegate tra diloro da parole e immaginiche cercanodi rispecchiare lospirito dell’uomobizantino. Nellaparte inferiore lo [19] Santa Sofia a Istanbul.5


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>spettatore potrà seguire nelle immagini fotografiche in sequenza lastoria di un uomo e delle sue diverse esperienze. Nella parte superiorepotrà conoscere, attraverso la letteratura, le riflessioni e leespressioni del pensiero bizantino. Nella parte centrale alcuniestratti degli scritti di Manuele e della sua cerchia potranno esserevisti non come uno specifico riferimento a un luogo, ma espressionegenerale di attitudini e riflessioni filosofiche.Whistler. Le acqueforti venezianeFondazione Querini Stampalia, fino al 4 novembreVenetian Etchings – Le acqueforti veneziane” riunisceper la prima volta più di quaranta acqueforti di“<strong>The</strong>James McNeill Whistler che rappresentano Venezia,molte delle quali quasi mai esposte al pubblico prima d’ora.Nel 1879 Whistler venne a Venezia, su commissione della FineArt Society di Londra, per produrre una serie di dodici acqueforti.Whistler aveva appena trascorso uno dei periodi più difficili dellasua vita: la causa che vinse contro John Ruskin – critico d’arte inglese– lo mandò in rovina. Dopo quattordici mesi trascorsi a Venezia,Whistler fece ritorno a Londra con cinquanta acqueforti,cento quadri a pastello e alcuni dipinti a olio. Nel 1880, 1883 e1886 la Fine Art Society espose trentatré acqueforti, conosciute comela “Prima e Seconda Serie di Venezia”. Queste incisioni – concordementeritenute dalla critica le più belle e rappresentative ditutta la sua carriera e riunite dopo oltre un secolo – sono esposte inmostra assieme a rari pezzi, stampati sotto la supervisione di Whistler,spesso venduti a collezionisti privati dall’artista stesso.Il catalogo includesaggi dello storigrafodi VeneziaJohn Julius Norwiche di Margaret Mac-Donald del WhistlerCenter di Glasgow.[20] <strong>The</strong> Palaces,1879.Luxardo. La voluttà e il sognoPeggy Guggenheim Collection, dal 10 novembre al 6 gennaioE V E N T I V E N E Z I A N IFra i vintage già esposti nonmancheranno i grandi nudi comeVenere, Sinuose armonie e ForzaII, tutti del 1936, opere assolutamentein linea con la ricercaartistica sul corpo che si compienel resto d’Europa (Weston,Hoyningen-Huene, Horst, ManRay). Anche nelle immagini dinudo più legate al mito dellaclassicità greca, Luxardo già nel1936, prima che Olympia di LeniRiefensthal venisse presentataal pubblico europeo nel[21] Sinuose armonie, 1936.1938, crea immagini che persensibilità e costruzione rimandano alla fotografa tedesca.Luxardo ha il dono e la capacità di percepire quello che accadeoltre i confini del paese. Questo aspetto sottolinea il carattere internazionaledell’artista. In un’Italia a cavallo fra la seconda metàdegli anni trenta e i primissimi anni quaranta, a volte provincialee incapace, tranne rarissimi casi, di tradurre i modelli americanisenza cadere nel banale o nello stereotipo, Luxardo guarda alto: aVogue e Harper’s Bazaar nellamoda; ai grandi fotografi diHollywood, come George Hurrel,nel cinema. Un esempio èSogni di platino del 1936, simbolodella mostra veneziana,dove Luxardo, senza i mezzitecnici ed economici di Hollywood,riesce comunque a trasformareAssia Noris in un’iconadi bellezza al pari di JeanHarlow.Ma accanto alla fotografiaglamour Luxardo è maestro anchenel ritratto ufficiale e crea [22] Sogni di platino, 1936.immagini di assoluta poesia,come lo splendido Luigi Pirandello del 1935, appena investitodel Premio Nobel, dove senza retorica traspare tutta la grandezza,lo spessore umano e intellettuale di uno dei più grandi uominidel Novecento.Dopo il successo di Milano, la mostra itinerante dedicataal grande fotografo italiano del primo Novecento arrivaalla Collezione Peggy Guggenheim con alcune novità:10 nuovi vintage mai apparsi prima.Per questa nuova edizione della mostra verranno presentate 90fotografie dell’artista: 85 vintage e 5 prime stampe da lastra originale.Fra le novità una giovanissima Silvana Mangano, ritratta daLuxardo prima che Giuseppe De Santis, con Riso amaro (1949), laimponesse sulla scena artistica come star internazionale. Luxardocoglie la freschezza di una ragazza di diciassette anni, che timidamentesi affaccia al mondo del cinema, ancora inconsapevole dellasua bellezza e del suo carisma che incanteranno registi come Viscontie Pasolini.[23-24] Opere del 1938: a sinistra Il velo e, a destra, L’uomo del crespuscolo.6


LA SALVAGUARDIADI VENEZIA


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Le competenze comunaliPAOLO COSTA, Sindaco di VeneziaIl Comune di Venezia dispone di risorse consistenti per restaurarepalazzi, musei e abitazioni. In questi anni la qualità degliinterventi è migliorata notevolmente e molto si è lavorato sulleprocedure per costruire accordi e intese con gli altri soggetti chelavorano alla salvaguardia di Venezia. Per il futuro, tuttavia, poichéla continuità dei finanziamenti dello Stato non è garantita, sidovranno costruire le condizioni per mobilitare anche i capitaliprivati nell’opera di risanamento della città.La legislazione speciale per Venezia attribuisce al Comunecompetenza sugli interventi di restauro e risanamento conservativodel patrimonio edilizio, mentre assegna alla Regione Veneto ilcompito di finanziare gli interventi di disinquinamento e affida alMagistrato alle Acque il complesso problema della regolazionedelle maree, i marginamenti lagunari, le difese del litorale e gli interventisul patrimonio immobiliare dello Stato.Il Comune di Venezia è quindi responsabile sia del restaurodell’edilizia monumentale di sua proprietà sia del recupero dell’ediliziaminore. Si tratta, per l’Amministrazione, di una risorsa importantissimae di una sfida continua al miglioramento dell’efficaciadella spesa.Solo negli ultimi dieci anni l’Amministrazione Comunale haavviato programmi per circa 2600 miliardi. L’insieme dei progettirisponde a due obiettivi chiari: garantire la vivibilità quotidiana airesidenti e ridare competitività al “sistema Venezia”. Duemilacentododicimiliardi sono infatti riservati a interventi volti a migliorarela qualità della vita quotidiana dei veneziani e sono così suddivisi:– scavo dei rii: 532 miliardi;– interventi per il restauro e la realizzazione di abitazioni per i residenti:331 miliardi;– contributi per il risanamento delle abitazioni private e per l’acquistodi alloggi per famiglie e giovani coppie residenti: 360miliardi;– manutenzione straordinaria delle scuole: 108 miliardi;– realizzazione e manutenzione degli impianti sportivi: 88 miliardi;– restauro e manutenzione degli immobili pubblici e adibiti auso pubblico (sedi comunali e centri civici): 338 miliardi;– opere di urbanizzazione, quali viabilità, cimiteri, ecc.: 355 miliardi.La restante parte è destinata alla riprogettazione delle sedi musealidi proprietà del Comunedi Venezia e agli interventi direstauro di strutture per lo spettacoloe di sale espositive (336miliardi) e 144 miliardi al potenziamentodegli insediamentiproduttivi.Avere a disposizione una massacosì consistente di risorse, però,[25-26] p. 7: particolare del portolanodi Giovanni Xenodoco del XII secolo.Venezia, Museo Correr. A sinistra, lamanutenzione dei “masegni”.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I Anon garantisce il risultato. Innanzitutto è necessario organizzare gliinterventi e costruire programmi temporali che tengano conto dicome avvengono i lavori. Avere sempre cantieri aperti in una cittàattiva, infatti, comporta inevitabili conseguenze in termini di gradualitàdei lavori: non si può, ad esempio, chiudere Palazzo Ducale.I tempi di realizzazione così si allungano e i costi crescono.Intervenire a Venezia, inoltre, significa affrontare le complessitàtecniche legate all’unicità del tessuto edilizio e urbano dellanostra città, ma anche gestire la complessità delle competenze edei soggetti che le esercitano e soprattutto tenere conto del contesto.Sul primo fronte si sono ottenuti ottimi risultati: si pensi adesempio alla continua opera di restauro dei marmi di Palazzo Ducale,alla delicatezza con cui sono state recuperate sedi museali comeCa’ Rezzonico, ma anche di palazzi significativi come PalazzoGradenigo e Palazzo Zorzi.Più di tutto, però, sono convinto sia importante la sperimentazionefatta dal Comune di Venezia nel campo degli accordi finalizzatia integrare l’attività di più soggetti. A questo proposito, ilprogetto integrato rii è paradigmatico. L’Amministrazione Comunaleha promosso la costituzione di Insula, una società mista consoggetti privati, che cura la progettazione degli interventi e la lororealizzazione, ha predisposto un programma di interventi e, doveInsula scava, incentiva i privati a risanare i muri di sponda e a consolidarele fondazioni degli edifici, moltiplicando così l’efficaciadell’intervento pubblico.[27-28] Esemplificazione del progetto integrato rii: a sinistra lo scavo di un rio(della Verona) e, a destra, la fase di consolidamento delle fondazioni (rio delPiombo).Altrettanto importante è il finanziamento per il recupero delpatrimonio edilizio dei privati, che consente il costante lavorio dimanutenzione della città.Molto è stato fatto, molto si sta facendo e gli impegni per ilfuturo sono importanti. Salvaguardare Venezia è un processo continuoche non si esaurirà negli anni. Lo scorrere del tempo e l’usodella città da parte dei cittadini e dei turisti, per quanto accortopossa essere, richiederà nuovi interventi di manutenzione ordinariae straordinaria e nuovi interventi di gestione che comporterannoun continuo investimento di risorse.L’azione del Comune avrà quindi l’obiettivo di garantire lacontinuità dei finanziamenti dello Stato, ma anche di individuarele modalità di coinvolgimento di capitali privati nell’opera di risanamentoe di conservazione che la legge le attribuisce.8


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Le attività per la salvaguardia fisica eil riequilibrio ambientaleCONSORZIO VENEZIA NUOVAe la continuità fisicadella laguna, il fortecarattere di speri-L’unitàmentalità di molte opere, il lorocarattere integrato e sistemico:per garantire questi obiettivi equeste caratteristiche, esposticome principi fondativi dellalegge 798/84, è stato necessarioche un unico soggetto riassumessein sé il complesso delleattività (studi, sperimentazioni,progetti e opere) di difesa fisicae riequilibrio ambientale. Perquesto è sorto il Consorzio VeneziaNuova, costituito da im-[29] La laguna vista dal satellite.prese nazionali, regionali e locali.Oltre 80 interventi realizzati in più fasi esecutive, per un totaledi quasi 150 cantieri di cui 35 attualmente in corso, oltre a numerosecampagne di indagini e monitoraggio in diverse aree del territoriolagunare. Numeri e dati che offrono un immediato bilancio diquindici anni di attività del Magistrato alle Acque di Venezia-ConsorzioVenezia Nuova: una continua e sistematica opera di difesa,recupero e gestione dell’ambiente che non ha precedenti in Italia.Opere che rispondono ai diversi obiettivi indicati dalla legislazionespeciale per Venezia e previste nel Piano generale degli interventidi competenza dello Stato: rinforzo dei litorali, rinforzodei moli foranei, ripristino morfologico, riequilibrio ambientale,difesa locale dei centri urbani lagunari dalle acque alte. A cui siaggiunge, sempre per la difesa delle acque alte, il progetto delleopere mobili alle bocche di porto per la protezione dell’intero territoriolagunare da tutti gli allagamenti, anche quelli dovuti aeventi di marea di carattere eccezionale. Al termine di un lungoiter approvativo e istruttorio che ha coinvolto tutte le istituzionicompetenti a livello locale e nazionale e tutti gli organismi di controllopreposti, per le opere mobili si avvicina il momento delladecisione definitiva su modalità e tempi del passaggio alla faseprogettuale esecutiva. In questo senso si è espresso, infatti, il Consigliodei Ministri nella riunione del 15 marzo 2001, al terminedella quale sono stati inoltre richiesti, anche alla luce dei più recentiscenari di innalzamento del livello del mare per i prossimicento anni, una serie di approfondimenti, eseguiti in questi mesi otuttora in corso.Approfondimenti che riguardano, in particolare, interventi attiad aumentare gli attriti lungo i canali delle bocche di porto, perattenuare i livelli delle maree più frequenti e l’adeguamento a taliinterventi del progetto delle opere mobili. Poiché l’aumento degliattriti nei canali di bocca modificherebbe anche i volumi scambiatitra mare e laguna e avrebbe conseguenze sulla morfologia lagunaree sulla qualità delle acque, il Consiglio dei Ministri ha inoltredisposto un aggiornamento del Piano per il recupero morfologico(che individui, oltre ad altri interventi per obiettivi diversi, ancheS P E C I A L E S A L V A G U A R D I Ale opere in laguna necessarie a mitigare e a riequilibrare eventualievoluzioni negative) e una valutazione dei costi e dei benefici derivantida tali linee operative. In questo modo si confermano il criterioe i principi progettuali assunti durante l’intera fase di progettazionedelle opere mobili, per cui ogni soluzione esaminata èstata considerata anche per i suoi possibili effetti su ciascuna dellecomponenti dell’ecosistema lagunare, a partire da un’analisi complessae interelata delle dinamiche e dei problemi che interessanoil “sistema laguna”, e delle loro reciproche relazioni.I PROBLEMI DELL’ECOSISTEMA LAGUNARE VENEZIANOLa laguna è un luogo instabile, continuamente conteso fra terra emare. La sua sopravvivenza è stata, dunque, perennemente minacciata.Venezia ha sottratto, con immani lavori, lo specchio acqueoal dominio dei fiumi e l’ha difeso dal mare. Ha, per secoli, cercatoe trovato, perso e di nuovo conquistato un equilibrio “impossibile”.Con accanimento continuo e complesso ha mantenuto “artificialmente”un luogo naturale.Ma il Novecento ha messo definitivamente a rischio la capacitàdi Venezia di “galleggiare” nella sua laguna. La città ha cominciatoa “imbarcare” acqua sempre più frequentemente e con sempremaggiore intensità. Il livello relativo del suolo si è abbassato di 23cm rispetto al mare. La marea si è amplificata di altri 8 cm a causadelle profonde modifiche morfologiche intervenute nel bacino lagunare.All’inizio del secolo la media degli allagamenti delle parti piùbasse della città (calcolata su 100 anni) era di 90 eventi. Oggi è di3900. I danni che ne conseguono sono insidiosi e per ora invisibili.Fino a oggi si sono affrontati quelli prodotti in passato. È l’effettocumulativo che non si è in grado di prevedere pur ravvisandonei sintomi: il degrado delle strutture fisiche avviene dapprimalentamente poi, superate certe soglie, in modo tumultuoso.All’inizio del secolo, un evento come quello del 1966, che allagòtutta la città con un metro d’acqua e provocò danni rilevantissimi,aveva un periodo di ritorno di 1000 anni (era cioè quasi impossibile).Lo stesso evento, oggi, può verificarsi ogni 140 anni econ un innalzamento del livello del mare di 20 cm, ogni 40 anni.Dunque, gli eventi estremi non sono più probabilità remote, macertezze matematiche. L’unica variante indefinita è quando e comesi presenteranno. Venezia, infatti, si è infilata nella “fascia intermareale”,non ne è più al di sopra come quando fu edificata: unamassiccia documentazione statistica sulle acque medio alte ne è ladimostrazione scientifica.Ma il Novecento ha messo in evidenza altri problemi che compromettonol’equilibrio dell’ecosistema, in particolare l’inquinamentodelle acque e dei sedimenti e l’erosione delle strutturemorfologiche.[30-31] L’acqua alta del 1966 in piazza San Marco e, a destra, il piazzaleantistante la chiesa di San Giorgio Maggiore completamente allagato.9


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>STRATEGIE GENERALI DI INTERVENTOLa singolarità del caso Venezia, il governo della laguna, la difesa fisicadi una città cara al mondo hanno determinato, negli ultimitrent’anni, a partire dalla legge speciale 171/73, un quadro di legislazioneordinaria e speciale del tutto eccezionale che ha posto lasalvaguardia di Venezia come questione di “preminente interessenazionale” e il problema della difesa dalle acque alte come trasversalea tutte le soluzioni di riequilibrio ambientale e sviluppo socioeconomicoprospettate per la città. Il volume dei finanziamenti chela legge speciale ha mobilitato dal 1984 (legge 798) fino a oggi,ammonta per tutti i soggetti attuatori a circa 10.000 miliardi.Con la propria quota di finanziamenti ciascun soggetto realizzale attività di cui è competente per legge. Lo Stato opera per lasalvaguardia fisica e il riequilibrio ambientale del bacino lagunare;la Regione del Veneto per il disinquinamento delle acque del bacinoscolante; la Provincia di Venezia per il restauro e il risanamentoconservativo del patrimonio di pertinenza; i Comuni di Venezia edi Chioggia per lo sviluppo economico e sociale e la conservazionedelle strutture urbane.IL SISTEMA DEGLI INTERVENTI DI COMPETENZA DELLO STATOPer rispondere agli obiettivi di competenza dello Stato, Magistratoalle Acque di Venezia-Consorzio Venezia Nuova (concessionariodello Stato, ex art. 3 legge 798/84) agiscono in base a un “Pianogenerale degli interventi” elaborato dopo un dibattito culturale epolitico, durato anni, su indirizzo, coordinamento e controllo delComitato ex art. 4 legge 798/84 (“Comitatone”) sulla base dei risultatidi sei anni di studi, progettazioni e sperimentazioni.[32] Le tre bocche di porto della lagunadi Venezia: Lido, Malamocco,Chioggia.Difesa dalle acque alteL’obiettivo che il quadro legislativo ha posto è quello della difesacompleta di tutti gli abitati della laguna dalle acque alte di qualunquelivello, compresi gli eventi estremi. Nel processo di selezionedell’intervento che rispondesse all’obiettivo, i progettisti hannovalutato l’efficacia, la fattibilità tecnica e quella economica di alcuneipotesi progettuali alternative, raggruppate in tre tipologie: interventiche agiscono sulla struttura fisica della laguna; interventivolti a difendere gli abitati lagunari con sopraelevazione dei bordilambiti dalle acque o dell’intera superficie soggetta ad allagamento;interventi di chiusura temporaneadelle bocche di porto.L’unica soluzione in grado di risponderecompiutamente all’obiettivoprefissato è risultato essereun sistema integrato di opereche prevede la chiusura temporaneadi tutte e tre le bocchedi porto, attraverso una schieramobile di paratoie, congiuntamentealla difesa locale degliabitati fino a quota determinata.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I A[33] L’azione delle paratoie: conmarea normale le paratoie sonopiene d’acqua e restano sul fondo;con marea superiore a 100 cml’acqua all’interno viene fattauscire con dell’aria compressa e leparatoie si sollevano isolando lalaguna dal mare.Il progetto delle opere mobili alle bocche di portoLe opere mobili sono costituite da schiere di paratoie installate sulfondale delle bocche di porto. Sono definite “mobili” poiché incondizioni normali di marea sono piene d’acqua e restano adagiatenelle strutture di alloggiamento realizzate sul fondo (ciascuna paratoiaè vincolata alle strutture dialloggiamento attraverso cerniere).Quando sono previste maree superioria +100 cm, le paratoie vengonosvuotate dall’acqua mediante immissionedi aria compressa così dafarle sollevare, ruotando attorno all’assedelle cerniere, fino ad emergeree bloccare il flusso della marea.Le bocche restano chiuse per la soladurata dell’acqua alta e per i tempidi manovra delle paratoie (in media4 ore e mezza, complessivamente).Le opere possono essere ultimatein otto anni dalla consegnadei lavori con un importo di spesapari a circa 3700 miliardi di lire(IVA esclusa). La loro realizzazionegarantirebbe complessivamente unaricaduta occupazionale diretta dicirca 1200 addetti per anno, per ottoanni. A questi addetti vanno aggiuntiquelli relativi all’occupazioneindiretta o indotta (4000 all’anno) equelli legati agli interventi di rialzodella pavimentazione fino a quota100 cm (che costano 475 miliardi alnetto dell’IVA). Si deve inoltre considerareche la manutenzione e la gestione delle opere mobili e ilcontrollo dell’ecosistema lagunare associato alla difesa dagli allagamentigenerano un’ulteriore occupazione di 150 addetti all’annoa pieno regime.Questa tipologia di opera ha un’alta quota di lavoro non consuetoe di tecnologie avanzate che possono far prevedere uno sviluppolocale di nuove attività e nuova occupazione qualificate. Insomma,la realizzazione del progetto, con finanziamenti rilevanticoncentrati nel tempo e nello spazio, avrebbe una rilevante ricadutasull’economia veneziana e costituirebbe un obiettivo importanteper una riconversione produttiva mirata della città e dell’area industriale.Le difese localiFino a livelli di marea predeterminati è possibile proteggere gliabitati lagunari dagli allagamenti mediante rialzi locali delle rivee delle pavimentazioni (difese locali o a “insula”). Il progetto difattibilità eseguito da Magistrato alle Acque di Venezia-ConsorzioVenezia Nuova nel 1992 ha accertato che nel centro storico di Veneziatali interventi sono realizzabili in aree limitate e almeno finoa +100 cm (rispetto al caposaldo di Punta della Salute): a causa[34-35] Malamocco: canale con paratia inattiva (a sinistra) e funzionante.10


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>[36-37] San Pietro in Volta: la riva prima e dopo gli interventi.della densità del tessuto edilizio, delle quote di pavimenti e soffittidei piani terra, dell’inestimabile valore del patrimonio artistico,architettonico e monumentale. Altre soluzioni, come quella di alzarefino a +120 cm e oltre, hanno un fortissimo impatto rispettoall’attuale assetto della città, sono costosissime e con lunghissimitempi di realizzazione che lascerebbero, nel frattempo, la città indifesarispetto alle maree sempre più intense e sempre più frequenti.Gli abitati del litorale, invece, sono difesi anche fino aquote più elevate.A oggi sono stati completati o sono in corso interventi sulle riveper uno sviluppo di quasi 60 km, mettendo in sicurezza un territoriodi circa 1200 ettari. I lavori interessano i centri storici inlaguna (Venezia, Murano, Chioggia, Sant’Erasmo, Torcello, Mazzorbo)e gli abitati del litorale (Treporti-Lio Piccolo, Malamocco,Alberoni, San Pietro in Volta, Pellestrina, Sottomarina). Complessivamentegli interventi finora eseguiti costituiscono il 40% diquanto previsto.Difesa dalle mareggiatePer la protezione del litorale dalle mareggiate, che hanno indebolitola naturale e prima difesa della laguna, sono previsti interventilungo tutta la costa veneziana. Le opere comprendono la costruzionedi nuove spiagge o l’ampliamentodi quelle erose; il ripristino, ovepossibile, delle dune costiere e la lororivegetazione; il rinforzo dei molialle tre bocche di porto.[38-39] Ripristino delle dune nel litorale del Cavallino e, a destra, la testata delmolo nord di Malamocco dopo gli interventi.A oggi si è intervenuti o si sta intervenendo su cinque dei seilitorali (Jesolo, Cavallino, Pellestrina, Sottomarina, Isola Verde).Sono state ampliati o ricostruiti 33 km di spiagge e sono stati ripristinatie naturalizzati 8 km di dune. Complessivamente sonoS P E C I A L E S A L V A G U A R D I Astati impiegati 8 milioni di metri cubi di sabbia e gli interventifinora eseguiti sui litorali e sui moli costituiscono, rispettivamenteil 74% e il 100% di quanto previsto.Recupero della morfologiaContrastare l’erosione, trattenendo in laguna parte dei sedimentiche, per cause naturali o artificiali, si disperderebbero a mare onella laguna stessa, è l’intento principale degli interventi per il recuperomorfologico. Si tratta di opere di manutenzione dell’ambientelagunare che hanno comportato la ripresa, con sistemi tradizionalima nuove tecnologie, della gestione ordinaria del territoriolagunare.[42-43] L’erosione delle barene e, a destra, una barena ricostruita mediante ilversamento di una miscela di acqua e sabbia, ricavata dallo scavo dei canali,all’interno di una palificata di contenimento cui viene fissata una rete idraulica.A oggi si è intervenuti in circa 50 aree lagunari per la ricalibraturadi canali e il ripristino, la protezione e la naturalizzazionedi barene in erosione; mentre in altre 20 aree i lavori sono in corsodi attuazione. Complessivamente sono stati ricostruiti circa 700ettari di velme e barene, utilizzando 400.000 metri cubi di sedimentiall’anno. Inoltre sono state ricostruite le sponde di 6 isoleminori per complessivi 6 km. Gli interventi finora eseguiti costituisconoil 47% di quanto previsto.Arresto del degradoI principali interventi sono finalizzati al miglioramento della qualitàdelle acque e delle sabbie. I lavori che concorrono al perseguimentodi questi obiettivi sono la messa in sicurezza delle discaricheper rifiuti solidi urbani o residui di lavorazioni industriali; il banchinamentodelle sponde dei canali industriali; il risanamento deifondali inquinati, la creazione di zone umide di fitodepurazione.A oggi sono stati eseguite o si stanno realizzando opere di impermeabilizzazionee messa in sicurezza su 5 grandi ex discarichelagunari (isola delle Tresse, Val da Rio, Isola dell’inceneritore, PassoCampalto, San Giuliano). A Porto Marghera si stanno ricostruendo3 km di sponde dei canaliindustriali e si sta proce-[44-45] A fianco gli interventi nelcanale industriale di Porto Margherae, sotto, particolare del consolidamentodelle sponde dell’isola delle Tresse.[40-41] Il litorale di Pellestrina prima e durante gli interventi.11


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>dendo al dragaggio di 90.000 metri cubi di fanghi inquinati.Inoltre, sono stati realizzati un impianto pilota e un’area umida difitodepurazione lungo la gronda lagunare, mentre con le annualicampagne di raccolta finora eseguite sono stati prelevati 250.000metri cubi di alghe nelle zone critiche. Complessivamente gli interventifinora eseguiti costituiscono il 40% di quanto previsto.Ausili alla navigazionePer rendere sicura la navigazione in laguna nelle ore notturne e incaso di scarsa visibilità dovuta alla nebbia, il Magistrato alle Acquedi Venezia-Consorzio Venezia Nuova ha messo in opera, lungoil canale tra Malamocco e Marghera, per complessivi 15 km, un sistemadi illuminazione e una serie di strumentazioni ausiliarie.Su entrambi i lati del canale Malamocco-Marghera, compresoil tratto di accesso alla darsena di San Leonardo, sono stati dispostiuna successione continua di più di 300 segnali luminosi, oltre 100riflettori radar e alcuni fog detectors per rilevare le condizioni di visibilità.[46-47] Il Canale dei Petroli attrezzato per l’accesso delle navi in laguna dinotte e con la nebbia. A destra la valle Figheri in cui è in corso un interventosperimentale di riapertura all’espansione delle maree.Oltre ai progetti fin qui esposti è stata affidata al ConsorzioVenezia Nuova l’esecuzione di due progetti di fattibilità: quelloper la riapertura delle valli da pesca e quello per l’estromissionedel traffico petrolifero marittimo dalla laguna.Dighe mobili: Cambridge scendein campo per vanificare le infinitepolemiche su Venezia*THE VENICE IN PERIL FUNDApoco tempo dall’assunzione della carica di Presidente delConsiglio, Silvio Berlusconi ha assicurato che la costruzionedelle barriere mobili per la protezione della città diVenezia dall’acqua alta sarà una questione prioritaria all’internodel suo programma.Le due immagini in alto nella colonna a fianco mostrano quantoeffettivamente sarebbe opportuno che utilizzasse la sua ampiamaggioranza di governo per dedicarsi seriamente anche al problemadi Venezia. Quella a sinistra è una foto del ponte di Rialtoscattata nel 1900. Sei dei gradini che portano al canale non sonoricoperti di alghe, il che significa che se pur venivano ricopertidalla marea, ciò comunque avveniva di rado. La stessa immagine* tratto da Il Giornale dell’Arte, no. 202, settembre 2001. Per gentile concessionedell’editore Umberto Allemandi.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I A[48-49] Gli scalini del ponte di Rialto: nell’immagine a sinistra, dei primi delNovecento, sei scalini non sono coperti da alghe; a destra, nella foto scattataquest’anno, solo due scalini risultano puliti.scattata quest’anno con la bassa marea mostra come soltanto duegradini siano rimasti puliti, mentre gli altri sono ricoperti di unostrato di limo verde, a prova del fatto che, nei periodi di alta marea,sono sempre raggiunti dall’acqua.Tutti gli specialisti concordano nell’affermare che il livello mediodel mare a Venezia sia di 23 cm più alto rispetto a un centinaiodi anni fa, in parte per il fenomeno della subsidenza, in parteper l’aumento del livello dell’acqua della laguna.Verso la fine di questo secolo, a causa delle modificazioni climatiche,si prevede che il livello del mare crescerà tra i 20 e i 60 cm econtemporaneamente continueranno, se pur molto lentamente, icedimenti del suolo su cui è costruita la città. Ciò significa che inun tranquillo giorno d’estate del 2100 Venezia sarà sommersa dall’acquaper almeno 43 cm in più rispetto al 1900, o forse di più.Ma in un ventoso giorno d’inverno, con un vento di sud est che soffiadall’Adriatico, il mare si ingrosserà in misura maggiore e l’allagamentosarà inevitabile. Gli allagamenti si verificano già ogni invernoe con frequenza sempre crescente. Attorno ai primi anni delNovecento Piazza San Marco veniva allagata circa nove volte all’anno.Nei sei mesi tra settembre 2000 e marzo 2001 è stata allagata40 volte. Se si porta avanti questa progressione, appare immediatamentechiaro che cosa possa significare per la Venezia del 2100. Ese questa prospettiva non fosse già abbastanza preoccupante, non vadimenticata anche la possibilità di una nuova ondata di piena comequella del 1966, quando le acque crebbero di 2 metri oltre il livellomedio del mare e tutta la città ne venne sommersa.La terribile verità è che la città non era protetta allora, ma continuaa non esserlo oggi. Venezia non ha futuro se non viene presaqualche iniziativa. E non ci sarà un’unica soluzione definitiva; appenale prime misure protettive saranno terminate, dovranno giàessere iniziate quelle successive e così via per sempre o fino a quandopenseremo sia opportuno salvare questa città per i figli dei nostrifigli. L’ente morale inglese <strong>Venice</strong> in Peril Fund negli ultimitrent’anni ha raccolto denaro per restaurare gli edifici e le opered’arte di Venezia. Continuerà a farlo, non per ultimo perché, comeafferma il chairman Anna Somers Cocks, “si tratta di un gesto d’amoredell’Inghilterra per quella città”. Ma è ovvio che ha poco sensorestaurare cose destinate a soccombere davanti alla forza del mareAdriatico in un futuro abbastanza prossimo. Di conseguenza <strong>Venice</strong>in Peril ha invitato l’Università di Cambridge a occuparsi delproblema della relazione tra Venezia e le acque nel suo complesso.La questione è: qual è la misura più urgente da applicare perproteggere la città? Sono già in corso numerosissime ricerche sull’argomento,portate avanti da specialisti in problemi ambientali,geologi, ingegneri e climatologi. Il prototipo funzionante di barrieramobile, MOSE, era stato collaudato con successo negli anni12


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>ottanta (barriere mobili di tipo diverso già proteggono Londra,Rotterdam e, ancora in costruzione, San Pietroburgo). Il problemaè che gli elementi in discussione sono poco compresi al di fuori deicircoli scientifici italiani e persino tra di essi forse nessuno possiedeil quadro completo della situazione. Alcuni ecologisti neganoche una soluzione di tipo ingegneristico sia inevitabile e urgente ese non bastasse l’intera questione è stata molto politicizzata nell’ultimodecennio. Politici come Edo Ronchi, l’ultimo ministrodell’ambiente, hanno sollevato la questione dell’integrità di alcunedelle ricerche finanziate dal Consorzio Venezia Nuova, l’ente incaricatodopo la Legge Speciale del 1973 sia della progettazione siadell’esecuzione di un piano per la protezione della città.<strong>Venice</strong> in Peril ha il vantaggio di essere completamente al disopra delle parti oltre che apolitica e lo stesso si può dire di Cambridge;perciò, grazie al finanziamento di 522 milioni di lire di<strong>Venice</strong> in Peril, nei prossimi tre anni l’università inglese farà convergeresu di sé tutte le ricerche ora esistenti e le sottoporrà allarevisione di specialisti internazionali e indipendenti. Sarannoidentificati elementi di accordo, di disaccordo e possibili lacune.Sarà per la prima volta stilata una completa valutazione dei rischiper la città che potrà aiutare i politici a decidere le loro priorità.Cambridge lavorerà parallelamente alla CORILA a Venezia (Consorzioper la Gestione del Centro delle Attività di Ricerca inerentiil Sistema Lagunare di Venezia), che aiuterà a seguire l’enormemole di lavoro venendo anch’essa finanziata a tal fine da <strong>Venice</strong> inPeril. Questa operazione viene condotta con la massima urgenza enel settembre del 2003 i maggiori specialisti a livello internazionalesaranno invitati a Cambridge per discutere le diverse questioniche saranno emerse. Alla fine del 2004 sarà pubblicato un rapportoin inglese e in italiano in un linguaggio “accessibile” ancheai non addetti ai lavori.Solo allora ogni problema sarà internazionalmente reso pubblicoe nessuno potrà più dire di non conoscere il pericolo mortale incui si trova la più bella città al mondo.Salvaguardia?GIROLAMO MARCELLOvigile e accorta di un bene, di un diritto, diun interesse”. Questa è la definizione in lingua italiana.Quanto si è usato questo termine a Venezia e “Difesaa proposito di Venezia in questi ultimi trent’anni! E quanto asproposito, ognuno tirandolo a coprire propri interessi settoriali.Eppure salvaguardia significa anche tutela, difesa, protezione, custodia,cura, garanzia, riparo.Sembra ridicolo doverne parlare ancora dopo oltre trent’anni,ma salvaguardare cosa? Venezia? Ma cosa è la Venezia da salvaguardare?Un mucchio di pietre e mattoni architettonicamente ben disposti?Una serie infinita di tele e ornamenti vari inventati da cervellifamosi? Luoghi famosi perché visitati nella realtà o nella finzioneda personaggi da ricordare per il godimento dei feticisti?Forse anche questo, ma prima di questo ben altro. È il luogo,l’area, il pezzettino di mondo in cui alcuni uomini si sono ricavati,ritagliati e difeso nei secoli un ambiente adatto alla loro vita e sopravvivenza,un habitat tenuto in così perfetto equilibrio da averpermesso la crescita di una società tra le più raffinate e civili traS P E C I A L E S A L V A G U A R D I A[50] Federico Gualdi,Sbarramento del portodi Malamocco con unapalificata a mezzaluna,1662. Venezia, Archiviodi Stato.quelle espresse dall’umanità.Un habitatin equilibrio artificialetra terra e mare per il perenne gioco di interventi dell’uomoal prevalere di una o dell’altra di queste forme della natura delnostro pianeta. Quando prevaleva la terra portata dai fiumi li sideviava lontano, quando era il mare a prevaricare lo si frenava coni “murazzi” e lasciando crescere i fondali e le “barene”.Sono cose note e stranote, studiate e strastudiate fino alla nausea,cercando quello che non c’è mai stato nel nostro passato: unasoluzione risolutiva, definitiva, finale imposizione alla natura dellavolontà dell’homo faber, scientifico, tecnologico e illuminato, dimenticandoil potere, il valore dell’uomo, con le sue sensibilità,umori, fantasie, istinti, dubbi e debolezze.Tanto era evidente già nel Settecento che nei tempi lunghissimidel mondo si profilavano quelli di un ritorno delle acque, chesi intervenne con i “murazzi”, si chiusero alcuni porti della lagunaal mare e si comandò alle navi di scaricare le artiglierie a Pola perpescare meno. Poi l’inizio della fine, con il peso dell’ottusa macchinabellica e burocratica della foresta [nel senso di forestiera,ndr] Austria, non meno dannosa dei deliri illuministici napoleonici,che interessata solo all’utilizzo del sicuro porto lagunare perla sua flotta di corazzate, iniziò a stringere con lunghe dighe iporti della laguna per accelerare la velocità delle maree e tenerecosì profondi i fondali.[51-52] Progetto di chiusura delle bocche di porto del 1672 di AgostinoMartinello. Venezia, Archivio di Stato. A destra, Veduta verso terra dei murazzidel XVIII secolo nel litorale di Pellestrina.Da allora questo nostro strano popolo cresciuto in dorato isolamentoè stato preso a tutela da forze nuove che nulla avevano a chefare con la sua cultura. Gli hanno fatto credere che era per il suobene, che con le loro diavolerie lo avrebbero traghettato nel mondonuovo, vitale per le fumanti ciminiere e vibrante di fracassimeccanici, eldorado pieno di più facile denaro e leccornie prelibateverso il radioso sol dell’avvenir. Per inciso, non ritengo casuale ilpreveggente affresco del Mondo Novo, con tutti a guardare il nullavoltando le spalle alla realtà, che Tiepolo creò per sé con amaraironia, a casa sua, tanto l’Omo Novo non lo avrebbe capito.Così ci siamo ritrovati con l’Arsenale a varare corrazzate di ferroe riempito di marchingegni utili ai signori della guerra moderna,ci hanno legati all’altro mondo con un cordone ombellicale diponti translagunari, la laguna imbonita qua e la per installarci officine,obsolete già dopo qualche decennio e non più eliminabili13


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>per mancanza diconvenienza economicafino a, colmodell’ironia, definirlemonumenti nazionali.Poi è stato tuttoin discesa acceleratae, purtroppo,tra l’entusiasmo anchedi quei venezia-[53] Veduta ottocentesca del ponte translagunare.ni che senza più ritegnomorale sognavano solo le loro tasche ripiene di danaro e diuna qualsiasi fetta di potere per perpetuarne il miracolo.È stato pensato di tutto e per tutti, meno che alla cosa più importante:all’anima dell’uomo veneziano. Sempre meno si accettaval’individuo, il diverso e non si poteva tollerare il cattivo esempiodi una piccola comunità che crescesse libera e autonoma, nonomologata al crescere cadenzato e omogeneo del resto del mondoperché fosse così più facile da manovrare. È mancata nel dopo Repubblicada parte di tutti i regimi l’attenzione verso l’uomo cheabita la laguna fino alla oscena e criminale gestione della cosapubblica di questo ultimo cinquantennio.Quando ci si accorse che il nome Venezia rendeva schei e che“l’aqua granda” del 66 aveva svolto egregiamente una inattesa funzionepubblicitaria, ci si lasciò andare senza ritegno alla mercificazionedi tutto con la sola preoccupazione del guadagno immediatoe indiscriminato. Così i veneziani, che già erano rimasti in pochi,si rivelarono di impaccio e ostacolo all’affarismo dilagante e tuttofu studiato e pensato perché si allontanassero dalla laguna e lasciasserospazio a masse sempre più bovine, incivili e invadenti.Ciò che era possibile regolare e manovrare con interventi politicisoffici ora è diventato praticamente ingovernabile senza manovrepesanti e traumatiche.Ricordo anni orsono una commissione, riunita per cercare diregolare l’afflusso selvaggio nella Basilica di San Marco, trovarsiostile il rappresentante della Curia con l’argomentazione che nonsi poteva limitare l’afflusso alla Casa di Dio per la preghiera dei fedeli.Poi si scoprì che sui mosaici appena restaurati si veniva formandouna muffa nera causata dall’eccesso di traspirazione dellamassa umana e si cominciò zitti zitti a correre ai ripari, transennando,ormai con scarso successo. Analogamente sono state bocciatetutte le proposte di regolamentare l’afflusso turistico con la giustificazioneche in democrazia non si può vietare nulla a nessuno ecosì ci ritroviamo nell’anarchia dilagante, vera pacchia per tuttequelle categorie che Montanelli definiva a ragione “bottegai”. C’èchi sostiene che è tutto il mondo che si è imbarbarito, e allora?Non era questa una ragione in più per provare a conservare uncampione di vita più civile?La laguna e la Città sono sempre più raffigurabili a un campodi petrolio cosparso di torri dipompaggio assorte nel loro ritmicoe ossessivo movimento. Èuna leggenda che tutti i soldiincassati in Città o in nome[54] Torre di Babele, l’emblematicaopera del 1982 di Ludovico De Luigi.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I Adella Città servano a questa, qui ci sono solo le pompe che mungonodenaro alle masse turistiche, ma ben poco resta per la Città.Sarebbe auspicabile che a fianco del nome di ogni “bottegaio” cifosse indicata anche la sua residenza, ci si accorgerebbe subito chela stragrande maggioranza viene a pompare da fuori laguna e dafuori città e che qui ci vuole venire il più velocemente possibile,magari in metropolitana, starci il tempo necessario a ramazzare ilmaggior denaro possibile e correre a investirlo ovunque fuorché aVenezia.Da sempre i problemi a Venezia sono stati risolti con l’unicostrumento valido, la leva fiscale, ora non più; l’Europa ci ha rifiutatouno statuto simile a quello che pure ha accettato per l’isola diMadera, ha anche multato i modesti aiuti elargiti dal nostro governoad alcune categorie, questo, a sua volta, elargisce un consistentepacchetto di denaro attraverso la Legge Speciale, ma poi stranamentei flussi vengono monopolizzati dalle clientele politiche.Ripopolarla non sarebbe un’impresa, quando nella nostra storiasi dovettero affrontare situazioni simili per pestilenze, guerre,etc., si fece una cosa semplice, si garantì un’esenzione fiscale a chivoleva venirci. E non eravamo certo schizzinosi sulla provenienzadei nuovi cittadini, ci bastavache amassero il nostro modo divivere e che lavorassero onestamente,oggi basterebbe che virisiedessero stabilmente e chenon pretendessero di omologarcia realtà non nostre, magariposteggiando l’auto sotto casain Canal Grande che già brulicadi ferri da stiro bianchi tra palificateassurde che lo rendonosempre più simile a una marinadella Florida.[55] Il bacino di San Marco con duebianchi “ferri da stiro” (motoscafi granturismo).Ma quale politico oserebbe oggi mettere in gioco la propriarielezione ponendo regole al vivere in laguna? O anche solo facendorispettare i modesti regolamenti che pure esistono? Nella Repubblica,ove tutte le cariche dovevano essere elettive, nessun incaricopubblico, neppure il più modesto, poteva essere rinnovabileoltre il mandato previsto, che oltrettutto era piuttosto breve.Quando un magistrato riceveva la nomina assumeva anche i poterie ne rendeva conto al Senato senza dover passare pietendo dalle segreteriedei partiti. Sarà l’età, o la mia ferrea fede bartaliana del“gli è tutto sbagliato... gli è tutto da rifare!”, ma sinceramente sonopessimista: tra una generazione o due non sopravviverà in questaCittà nessuno che valga la pena di salvare e aiutare a restare,sarà definitivamente persa l’anima di questo popolo e di questaCittà. Resterà solo una grande carcassa brulicante di parassiti checontinueranno a pomparla fino all’esaurimento. E allora mi domandose abbia ancora senso pensare a salvaguardare un cadaveresenz’anima, imbellettandolo col solo scopo di renderlo più vendibile,a solo beneficio di coloro che lo sfruttano dicendo di amarlo,per conservarlo in un’artificiale urna di cristallo come le reliquiedei Santi o quella del “salmone” di Piazza Rossa.Tutto sommato una aqua granda finale e risolutiva mi sembraora il male minore che dovremmo augurarci e chi si troverà a perderela sua preziosa pompa da schei se la ricostruisca altrove, in polisteroloespanso, e che ci si strozzi!14


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Storia dell’acqua altaMARINA GREGOTTI[56] La C che segnava illivello dell’acqua inlaguna.Per chi si avventura in barca nei canalidi Venezia, non è difficile scoprire,in periodo di bassa marea, una Cdi circa dieci o dodici centimetri incisa sullapietra delle rive dei palazzi e una lungalinea orizzontale all’acqua. Quella C significa“Comune dell’Acqua”, ovvero il livelloa cui arrivava il mare alla sommità di quel“tinto verdiccio” depositato dalla mucillagginedell’acqua e delle alghe. È Gian AntonioSelva, l’architetto della Fenice, a fornire, riprendendola dal Temanza,la spiegazione della misteriosa lettera (ne sono visibili ancoraun centinaio), in un manoscritto conservato al Museo Correr.Efficiente quanto mai nella sua amministrazione, la Serenissimaregolamentava lo scavo dei fanghi nei canali a cinque piedi veneti(circa 175 cm) “Sotto Comune” e l’altezza delle fondamenta adue piedi “Sopra Comune”. L’acqua alta era una delle grandipreoccupazioni di quella che Goethe definiva la “Repubblica deiCastori”.[57-58] Sistema di escavazione a mano dei rivi più piccoli, incisione tratta daGaetano Zompini, Le arti che vanno per via..., Venezia 1785. A destra,strumento cavafanghi in uso a Venezia nel XVI secolo.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I A[59-60] La sezione orizzontale everticale di una cisterna veneziana: 1.canna del pozzo, 2. cassoni, 3. sabbia,4. banche di creta, 5. bocche dei cassoni detti volgarmente pilelle. In alto a destra,dettaglio di un pozzo pubblico nella pianta di Jacopo de’ Barbari del 1500. Quisopra, la posa delle tubature sublagunari per l’acquedotto, inaugurato nel 1884.Nel bel libro di Marsilio Editori, Storia dell’acqua alta aVenezia, Giampietro Zucchetta ripercorre l’andamento storico delfenomeno, l’oscillazione cioè di marea in tempo di sigizia che puòessere altissima, anche due metri, in presenza dello scirocco, equella più limitata in tempo di quadratura.Già nel VI secolo d.C. le genti che abitavano le lagune venetesi ingegnavano a proteggere le sponde delle loro isole con intreccidi vimini e legni. Cassiodoro descrive incuriosito “l’alterno avvicendarsidel flusso e del riflusso del mare che ora ti toglie, ora tiapre la visione dei campi”.Nei primi anni del XII secolo una marea enorme, quella chenoi oggi definiremmo un evento eccezionale, travolse e distrusseMalamocco, antica capitale del ducato veneto. Nei secoli che seguironofurono due le preoccupazioni fondamentali del potenteMagistrato alle Acque: proteggere i pozzi dall’acqua salsa e migliorarele difese a mare contro la violenza delle tempeste.Solo alla fine dell’Ottocento, infatti, Venezia conquistò l’acquedottoche trasportava l’acqua dolce dalla terraferma. L’acquapotabile veniva sino ad allora fornita da un ingegnoso sistema tuttoveneziano di pozzi pubblici e privati. Nei punti nevralgici dellacittà erano state scavate delle grandi cisterne verso le quali l’acquapiovana veniva convogliata attraverso dei buchi (gatoli) posti sudelle pietre quadrate bianche (pilelle). L’acqua passava poi attraversoun grosso strato di sabbia finissima, filtrando, così purificata,nella cisterna. Ma se l’acqua salsa durante una marea eccezionalecontaminava il pozzo, il sistema doveva essere completamente rinnovatocon grande dispendio di risorse finanziarie.Per difendere i pozzi, oltre ai pièpiani, i pianterreni delle abitazioni,si procedeva allora a rialzare le fondamenta e gli stessi pozzi.Un esempio per tutti, campo San Trovaso, rialzato nel 1790 di circasettanta centimetri con la sua bella vera di pozzo nel centro.Più impegnativa risultava la lotta per la difesa della laguna dalmare. Nel Cinquecento c’era stata una lunga e violentissima polemicatra il patrizio veneto Alvise Cornaro e l’ingegnere CristoforoSabbadino, proto alle Acque. Il primo teorizzava la chiusura dellebocche di porto, l’altro la regolamentazione della laguna e dellesue acque fluviali, in particolare quelle del Brenta e del Bacchiglioneche sarebbero poi state portate a sfociare in mare. Polemicadocumentata da ponderosissimi volumi ma in sostanza, secondo lostorico veneziano Cessi, discorsi da dilettanti.Il primo a immaginare “una muraglia di pietra” per difendereVenezia dagli assalti del mare fu, curiosamente, il grande cartografodella Serenissima padre Vincenzo Maria Coronelli, con la sua“Proposta di riparare perpetuamente veneti lidi” del 1718. Inseguendoproprio questa idea il proto Andrea Tiralli presentava, pochianni più tardi, il suo progetto per la costruzione di bastionilungo i lidi, costituiti da pesanti blocchi di pietra d’Istria, tenutiinsieme dal “cemento pozzolano”, già sperimentato nel centro Italia,che si rivelerà straordinariamente adatto allo scopo. Con decretodel Senato del 29settembre 1738, ilMagistrato alle Acquedà avvio ai lavo-[62] Andrea Tiralli,disegno per la difesa dellitorale, 1719. Venezia,Archivio di Stato.15


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>ri dei Murazzi, prima a Malamocco, poi a Pellestrina e via via, perstralci successivi, a tutti gli altri.Diversa attitudine invece quella del popolo veneziano che hasempre guardato all’acqua alta come a qualcosa di ineluttabile daprendersi con filosofia e forse anche con divertimento. Va dettoche solo nell’Ottocento, in una Venezia impoverita dalle disastrosevicende politiche, i pièpiani cominciarono a essere abitati. Dediti auna vita di svaghi e spensieratezza, i veneziani del Settecento trovavanonell’acqua alta un’ulteriore occasione di baldoria: “Acquaalta, acqua alta! Za se sente un bulegar de feste, de alegria…!”.L’acqua entrava nei magazzini, negli sbratta cucina abitati dallaservitù... Tutt’al più erano i commercianti a piangere lacrime amare,ma la popolazione sguazzava nelle calli, o si faceva un giro inbarca in Piazza San Marco.Soluzioni per il problema dell’acqua alta? La parola al protoSabbadino, che dedicò la sua vita a Venezia, nell’intento generosodi risolvere i suoi problemi: “Tre condizioni de homeni minano lalaguna: li Signori, li Inzegneri, li Particolari”.Il ripopolamento strategico di Veneziacome chance per il suo sviluppo*EMANUELE PIEROBONIl declino demografico di Venezia è generalmente percepito comeuno dei problemi chiave. Tuttavia le politiche finora elaborateper contrastare il fenomeno, le cui cause sono state variamenteinterpretate (mancanza di opportunità di lavoro, rigiditàdel mercato abitativo, inadeguati sistemi di mobilità...), si sonodistinte (e non a torto) per il loro carattere difensivo. Intendo riferirmicon questo termine – forse non esatto – alla visione secondola quale la politica “anti esodo” dovesse tradursi in primo luogo(se non esclusivamente) in misure atte a trattenere il più possibilela popolazione suscettibile di andarsene. Se si può considerare il trinomiocasa-lavoro-servizi come la condizione base per restare, senzadubbio le ultime amministrazioni hanno ampiamente investito soprattuttosul primo elemento, varando programmi per la residenzache hanno spaziato dalla realizzazione di nuovi alloggi, al sostegno,al recupero o all’acquisto della casa (quest’ultima misura èstata specificatamente dedicata alle giovani coppie con l’idea di investiresu chi può contribuire alla crescita demografica).Ciò che invece pare rimanere inedita, è una politica che favoriscal’insediamento di coloro che, veneziani, europei o extra comunitari,ambiscono a vivere a Venezia e a contribuire al suo sviluppo.È certo che il trinomio di cui sopra si pone come condizioneanche per questi potenziali neo veneziani; l’obiezione più facile a taleidea può vertere sulla considerazione che è arduo pensare di offrirea chi potrebbe venire ciò che è già difficile garantire a chi è già qui.Può apparire impensabile che qualcuno si candidi alla guidadella città proponendo un programma a favore di una popolazionesconosciuta che nel presente non può essere elettrice. Quali che possanoessere le riserve degli elettori nel premiare un programma che* sunto di Una casa in Centro Storico. Strategie per l’insediamento di unapopolazione giovane a Venezia, tesi di laurea discussa dall’autore nel novembre2000, corso di laurea in Pianificazione Urbanistica e Ambientale dello IUAV.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I Ali potrebbe eventualmente favorire solo nel medio o lungo periodo(quello necessario affinché il ripopolamento si riveli strategico), iconcorrenti alla guida della città avrebbero gioco facile nell’avversareuna simile proposta con una vasta gamma di argomenti.Alla presentazione del volume Capolinea a Nordest di GiuseppeDe Rita – cui erano presenti sia l’ex sindaco Massimo Cacciari chel’attuale Paolo Costa – si è discusso sul futuro di Venezia. Nel dibattitoha fatto capolino, e proprio nelle parole del Sindaco, l’ideadella necessità per Venezia di “nuovi barbari” in grado di arricchiree rigenerare il DNA della città. In realtà negli interventi di Costaquesto concetto voleva riferirsi non tanto a persone fisiche quanto aistituzioni, nella fattispecie economiche, che potessero concretizzarequell’aspirazione di Venezia come città dell’immateriale, formulatapiù di dieci anni fa nei dibattiti promossi dall’Istituto Gramsci.Il ragionamento del Sindaco sottolineava la necessità di investiresulla predisposizione di quelle misure necessarie a favorirel’arrivo di questi barbari, in virtù delle condizioni che lo sviluppodella città dell’immateriale pare esigere. L’argomento maggiormentefocalizzato dal Sindaco è stata la necessità di un sistema dimobilità adeguato alle aspettative di chi potrebbe investire sullascommessa Venezia immateriale. Conseguentemente Costa è tornatoa parlare dell’ipotesi della metropolitana sublagunare (sulla qualeperiodicamente si discute e ci si scontra) come possibile grande rispostaai problemi della mobilità e alle varie questioni sociali edeconomiche che a questa indirettamente si connettono.Confrontando il percorso logico che sottende la tesi per lo sviluppodi Venezia secondo Costa con la filosofia che sta alla base delmio progetto di ripopolamento si scopre un punto di partenza comune:la città difetta di qualcosa per confrontarsi con una prospettivadi sviluppo sostenibile (o, nelle parole di De Rita, “per nondiventare una città simulacro”) ed è pertanto opportuno facilitarel’arrivo di questo qualcosa: per Costa probabilmente dei soggettiche investano a Venezia in qualcosa di alternativo al turismo, peril mio progetto, delle forze giovani che – interagendo in più contestisociali, economici e culturali – possano dare nuovo ossigenoalla città. Tuttavia, da questo denominatore comune si evolvonodue strategie distinte, una per così dire dall’alto e l’altra dal basso.Semplificando all’osso la questione, Costa (ma non solo) dice:prepariamo i servizi (ad esempio la sublagunare) che rendano lacittà attraente per gli investitori dell’immateriale affinché si insedinoe contribuiscano a uno sviluppo di Venezia alternativo al modelloattuale. In questo ragionamento, più che legittimo, vi è peròun punto critico: la capacità decisionale di questa città. Veneziavanta tristemente una sorta di record di incapacità di decisione riguardoi grandi temi da cui può dipendere il suo futuro (dighemobili, Arsenale, sublagunare) ma a volte anche questioni apparentementepiù semplici (Fenice, quarto ponte sul Canal Grande,nuovo stadio). Alcuni interventi a cui probabilmente Costa alludesono del tipo grands travaux, che però è esattamente il genere diazione che a Venezia (e in Italia) pare aver minor fortuna, in quantopuntualmente ostacolato da un processo decisionale complesso,quando non addirittura impraticabile (se si esclude la realizzazionedel Tronchetto, l’ultimo grand travail veneziano pare essere stato ilponte traslagunare automobilistico, la cui costruzione si lega nonparadossalmente a un periodo illiberale). La domanda è, ammessala bontà del ragionamento “servizi-barbari-sviluppo”, perché dovrebbeessere ora più facile decidere sulle azioni di tipo grands tra-16


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>vaux (vedi metropolitana), quando sono proprio quelle con la piùalta probabilità di stallo? Vi sono forse novità nel processo decisionaleveneziano che possano far credere che sia così? Dunque, laqualità del processo decisionale (che non è un luogo fisico bensìquel sistema complesso in cui istanze, poteri di veto e capacità diazione di una pluralità di soggetti non sempre comunicanti cercanoun equilibrio) potrebbe essere il punto cardine di tutto.Se così è, il problema potrebbe consistere nella mancanza disufficienti “microdecisori” al di fuori di quei soggetti istituzionalideputati a decidere, ma che spesso si sono mostrati in grande difficoltà.Consideriamo che questi “microdecisori” rappresentino insostanza la società civile, cioè in qualche modo la cittadinanza, eche la qualità del processo decisionale dipenda dalla quantità diinteressi (e dunque di soggetti) che in questo hanno modo di essererappresentati. La compagine cittadina veneziana non può dirsimolto articolata in termini sociali e tantomeno in termini economici;presenta cioè una bassa “biodiversità”.In questi termini la perdita di popolazione è, ed è stata, unproblema qualitativo prima ancora che quantitativo (crisi di queiservizi difficilmente erogabili sotto una determinata soglia diutenza). Ulteriore aggravante dal punto di vista qualitativo è ilprofilo demografico di Venezia, che presenta un forte squilibrio trale classi di età a favore del segmento della popolazione anziana,tanto che l’età media nel Centro Storico è di quasi 50 anni. Non viè ragione di sostenere che una popolazione prevalentemente anzianasia di per sé negativa, quanto piuttosto di presumere che in unapopolazione demograficamente poco equilibrata (o molto squilibrata)le istanze delle sue diverse componenti non riescano a trovarepari opportunità di venire rappresentate, e che quindi vengameno il loro contributo alla qualità del processo decisionale. Se siconsidera infine che il modello economico preponderante a Veneziapuò essere spesso ricondotto allo sfruttamento di beni posizionali(l’intera città è, se vogliamo, un bene posizionale), e che quindi lamentalità della rendita può essere ancora quella dominante, si possonointravedere le ragioni dell’astensionismo volontario di importantiattori dall’arena decisionale, astensionismo che diventa inquesti termini una strategia per la conservazione dello status quo.Ecco dunque il perché di una politica per l’insediamento dinuova popolazione (giovane). Questa vuol essere una strategia chesi pone – a lungo termine – il problema della “qualità” dei decisori,prima ancora di definire quali possano essere le decisioni giuste.L’ipotesi, o la speranza, è che da un contesto sociale più ricco e articolatoemerga un processo decisionale maggiormente efficace, capacedi decidere, “bianco” o “nero” che sia. Se può apparire a rigor dilogica più semplice e più rapido far insediare a Venezia tre o quattrogrosse istituzioni dell’immateriale che costituiscano un indottoper questo tipo di sviluppo economico, piuttosto che aspettare chequalche centinaia di giovani di belle speranze riescano (forse) a darvita a significativi processi virtuosi, rimane tuttavia la questione diporre quelle condizioni per l’arrivo dei barbari. Questione che nonpuò evitare di confrontarsi con quel processo decisionale che paretuttavia caratterizzarsi per la sua inefficienza.In conclusione, riprendendo la metafora di Costa, può darsiche in attesa dell’auspicabile arrivo dei barbari a cavallo, sia possibilefare qualcosa affinché anche la fanteria – più lenta, ma menoesigente – trovi posto in città e la contamini con quanto di buonoha da offrire.S P E C I A L E S A L V A G U A R D I ACome cambia Venezia*Ca’ Farsetti se ne accorge?ALESSANDRA CARINIC’è chi ha invocato l’arrivo di nuovi “barbari”, chi hapensato di rivolgersi a Bruxelles affinché l’Europa scelgaproprio Venezia come sede di una qualche istituzioneinternazionale. Nel tempo si è raschiato il fondo del barile percercare di capire come affrontare il problema dello spopolamentodel Comune.E che il problema esista lo mostrano gli ultimi dati: nell’ultimoanno se ne sono andate mille persone. Pesa soprattutto il calodemografico. I vecchi sono la maggioranza e si fanno troppi pochifigli: c’è un solo quartiere, dei 13 in cui sono divise Venezia e Mestre,dove le nascite superano le morti.Ma c’è anche un problema di emigrazione: i veneziani lascianoil centro storico per la terraferma, i mestrini lasciano la città perandare ad abitare nei Comuni vicini. Eppure, negli ultimi due anni,silenziosamente, si è registrato un nuovo fenomeno. Il Centrostorico attrae nuovi residenti. Non si sa chi siano. Ma un dato ècerto, vengono da fuori il Comune. Non saranno barbari ma è certoche hanno scelto Venezia come luogo di eccellenza in cui risiedere.Non sono pochi: più di 1200 persone in un anno non è cosada niente.Dunque una tendenza sembra essersi invertita. In futuro avremoun centro storico sempre più popolato di foresti e una Mestresempre più abitata da ex lagunari? Non si sa. Ma è certo che, a dispettodi tutte le proposte di referendum per la separazione, loscambio di abitanti tra le due aree è ancora molto forte e bisognadire che senza l’immigrazione dei veneziani anche la terraferma sispopolerebbe, visto che l’emigrazione dai quartieri di Mestre versoaltri comuni è (se si eccettua Mestre centro) molto forte.Se queste sono le tendenze c’è da chiedersi perché il Comune,invece di invocare la discesa in massa dei barbari, come ha fattoCosta poco tempo fa, non si occupi in primo luogo di capire perchéla gente continui ad andarsene in terraferma, e dalla terrafermasi sposti in altri Comuni. In secondo luogo non cerchi di saperechi sono questi nuovi cittadini, da dove vengono, di che cosahanno bisogno e se possono essere una piccola base per romperequel circolo vizioso che fa del centro storico una zona franca semprepiù calpestata dal turismo di massa.Sono stranieri? E perché nella città più amata e corteggiata delmondo non esiste una scuola in inglese, che invece sta a Mestre edè frequentata da molti veneziani? Sono italiani o/e studenti? Comefare ad agevolare loro la vita in una città per sua natura molto costosa?E infine che fare per contrastare l’emorragia (perché di ciò sitratta) di abitanti dalle isole che rischia di trasformare una parteconsistente della Laguna in un posto disabitato?Sono queste le domande che attendono una risposta. Ed è daqueste che bisogna umilmente partire per tentare di costruirequalcosa di concreto. Invece di continuare a pensare che la questionesia quella di andare avanti a inseguire il sogno di una cittàmetropolitana che, anche se si realizzasse, non sposterebbe di unavirgola il problema.* Articolo pubblicato su La Nuova Venezia del 20 settembre 2001. Per gentileconcessione dell’autrice e della direzione del quotidiano.17


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>CASA GOLDONI E IL CENTRO DI STUDI TEATRALIDopo alcuni anni dichiusura, sabato 27ottobre riapre PalazzoCentanni, casa natale del celebrecommediografo venezianoCarlo Goldoni.Il museo si presenta ora conun volto del tutto nuovo: unluogo capace di restituire edevocare il senso profondo delteatro di Goldoni attraverso unallestimento pieno di suggestionie di moderni strumenti difruizione. Anche l’importante [63] Casa Goldoni a San Tomà.Centro di Studi Teatrali delmuseo con archivio e biblioteca è stato razionalizzato e dotato dimoderne tecnologie. L’edificio è stato strutturalmente risanato edotato di ascensore e di moderni impianti per la sicurezza.La Storia del Palazzo“Je suis né à Venise,l’an 1707, dans unegrande et belle maison,située entre le pont deNomboli et celui de Donna onesta,au coin del rue de Ca’ Centanni,sur le paroisse de S. Thomas”.Così l’ottantenne Carlo Goldoni– ormai a Parigi da venticinqueanni – ricorda la sua casa natalenei Mémoires.Ca’ Centani, o Centanni, fueretta nel XV secolo e conservatutte le caratteristiche dell’architetturagotica a Venezia di Carlo Goldoni, 1768 circa. Venezia,[64] Alessandro Longhi, Ritratto diquel periodo. Particolarmente Ca’ Rezzonico.interessante, oltre alla facciata atrittico sul canale con ricca quadrifora, l’ingresso da calle deiNomboli sul cortile con la suggestiva scala esterna a due rampe eparapetto a colonnine in pietra d’Istria.Di proprietà della famiglia Rizzo,venne in seguito affittata allafamiglia Centanni e fu allora,nel XVI secolo, che ospitò unafiorente Accademia artisticoletteraria.Verso la fine del Seicentovi si stabilì il nonno paternodi Carlo Goldoni, CarloAlessandro, notaio di originemodenese. La famiglia Goldonirimase in questa casa, in cui[65] Cortile interno di Casa Goldoni.I N O S T R I M U S E ICarlo nacque il 25 febbraio 1707, fino al 1719.Nel 1914 Aldo Ravà, insigne studioso del Settecento veneziano,il conte Piero Foscari e il commendatore Antonio Pellegriniacquistarono il palazzo dall’ultima proprietaria, la contessa IdaManassero Camozzo; l’idea era quella di trasformarlo in una strutturamuseale da dedicare, in nome del grande commediografo, atutta l’arte drammatica italiana. Il progetto si fermò a causa dellaguerra e, nel 1931, Ca’ Centanni fu donata al Comune di Veneziaaffinché fosse restaurata e destinata, modificando un po’ l’idea originaria,a museo goldoniano e centro di studi teatrali.I nuovi eventi bellici rallentarono i lavori di restauro, completatisolo nel 1953. Nel giugno di quello stesso anno la Casa fuaperta al pubblico, ospitando un piccolo museo goldoniano e di cimeliteatrali veneziani ma concentrando la propria attività soprattuttosul centro studi e al costante incremento della sua bibliotecae dell’archivio.Il MuseoLa casa di Goldoni si presenta nella sua parte museale comeun luogo magico e teatrale; l’allestimento si è avvalso diogni risorsa della museografia contemporanea sia per salvaguardarela specificità unica e irripetibile del palazzetto gotico, siaper offrire le migliori opportunità di comunicazione illustrativa edidattica, e la partecipazione del pubblico, specie giovanile.Particolare attenzione è stata rivolta all’offerta spettacolare (eteatrale), dotando le sale del museo di grandi schermi a scomparsain cui sarà proiettata un’ampia gamma di opere di Goldoni in storiciallestimenti teatrali provenienti da registrazioni RAI e da altrefonti. Le soluzioni adottate integrano i tradizionali apparati didascalicicon dotazioni tecnologiche informatiche avanzate oltre che,naturalmente, con le opere d’arte e i documenti che costituisconoil nucleo originario dell’esposizione del museo. Ad essi è ora statoaggiunto il celebre teatrino di marionette proveniente da Ca’ Grimaniai Servi e già incluso nelle collezioni di Ca’ Rezzonico. Accuratamenterestaurato,il complesso èora esposto in unadelle salette del museo.Oltre a conoscernee apprezzarneil raro valore artistico,i visitatori verrannoinformati sulsenso di questo particolaregenere diteatro “da camera” e“di piazza”. [66] Il teatrino.Nell’insieme, lesale espositive del primo piano e l’area di accoglienza del piano terrasono state progettate per essere utilizzate in modo flessibile infunzione dei diversi tipi di visitatori: studenti, famiglie, gruppi,turisti, studiosi, persone con handicap visivo, motorio o dell’udito.A fianco dell’offerta espositiva, Casa Goldoni continuerà la18


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>propria intensa attività scientifica, avvalendosi di spazi ammodernati,razionali e di nuove tecnologie. Ovviamente, la sede è statadotata di un ascensore e di moderni impianti per la sicurezza (antincendio,antifurto); l’intervento ora ultimato, iniziato nel settembre1999, ha infatti previsto anche un restauro complessivodell’edificio, finalizzato al risanamento strutturale della fabbrica,alla messa a norma tutti gli impianti tecnici e al rinnovo di tutti iservizi.Il Centro di Studi TeatraliAperto insieme al museo nel 1953, consiste in una notevolebiblioteca specializzata nelle arti dello spettacolo; oggioccupa interamente il secondo piano dell’edificio.Il primo nucleo fu costituito dai fondi teatrali della bibliotecaCorrer, arricchitisi in seguito con una serie di importanti donazionie acquisizioni:• L’Archivio Vendramin, donato alla città dall’avvocato Marigonda– ultimo proprietario del Teatro San Luca o San Salvadore, poiTeatro Goldoni –, comprende tutti i documenti relativi alla fondazionedel Teatro nel 1621 e i successivi restauri, centinaia di lettere,di contratti di comici del XVII e XVIII secolo, un elenco completodelle commedie recitate sera per sera dal 1758 al 1770, con irelativi incassi, infine tre contratti originali e 31 lettere autografedi Carlo Goldoni.• La raccolta di Edgardo Maddalena (1867-1929), illustre goldonista,che lasciò al museo una raccolta importante di edizioni goldonianee di studi critici specialmente stranieri, rilegati in 130volumi (Miscellanea Maddalena).• La raccolta di Cesare Musatti, donata al Comune di Venezia daifigli, comprende materiale importantissimo riguardante tuttoquanto è stato scritto e pubblicato sul teatro italiano in rapportoall’opera del grande commediografo veneziano; la bibliografia el’iconografia degli interpreti del teatro goldoniano e la storia delteatro veneziano, in dialetto venezianoe di argomento veneziano.Annovera pezzi di grande rarità, tracui una serie di “commedie ridicolose”del Seicento e dei primi delSettecento appartenute a GiovanniSavioli, le commedie del barcaioloveneziano Bianchi, gondoliere deldoge Pietro Grimani; edizioni e traduzionidi opere goldoniane.• La straordinaria biblioteca di GiuseppeOrtolani, insigne studioso eprimo conservatore del centro, acquistatadagli eredi dopo la suamorte (1958), ricchissima soprattuttodi rari testi settecenteschi.• Il fondo Varagnolo, costituito daun’importante raccolta di riviste,periodici, opuscoli teatrali, appartenutia Domenico Varagnolo, donatia casa Goldoni nel 1990 dal figlioMarino.[67] Maurice Sand, Arlecchino,incisione da Masques etBouffons, Parigi 1860. Venezia,Biblioteca di Casa Goldoni.I N O S T R I M U S E I• Il fondo Gallina, donato nel 1996 da Riccardo Gallina, nipote diGiacinto, comprendente fotografie di attori, attrici e musicisti,cartoline postali, piccoli quaderni di appunti, fogli sparsi, piccoliricordi e lettere autografe di Rovetta, Giacosa, De Amicis, Podrecca,Rossi, Fogazzaro, Fradeletto, Traversi e Selvatico.Attualmente la biblioteca è ricca di circa 30.000 opere. Il patrimoniobibliografico è continuamente incrementato con nuoviacquisti e scambi; da un anno è stata anche avviata la catalogazioneautomatizzata in SBN delle raccolte, partendo dalle nuove acquisizioni.L’Istituto Internazionale di Ricerca TeatraleFondato nel 1961 su iniziativa di Goffredo Bellonci e dei sociMaria Bellonci, Rose-Marie Moudoués, Lya Rihova, FilipKalan Kumbatovic, Raul Radice, Gunther Schone, EdmundStadler, è un organismo internazionale, iscritto alla FIRT (Féderation<strong>International</strong>e pour la Recherche Théâtrale), retto da unConsiglio direttivo di cui è attualmente presidente Maria TeresaMuraro e direttore Carmelo Alberti.Dislocato in uno spazio appositamente ricavato nella sala multimedialedel museo, l’Istituto, cui sono associati enti e istituzioniculturali italiani ed esteri, svolge attività in primo luogo di ricercae di documentazione, organizza convegni di studio e mostre documentarie,gestisce una biblioteca e un archivio a disposizione deglistudiosi.Le AttivitàAfianco e a integrazione dell’offerta espositiva e del lavorodel Centro di Studi Teatrali, la nuova vita di Casa Goldoniprevede anche una serie di attività.Oltre a proseguire con la realizzazione delle LETTURE GOLDO-NIANE, appuntamento periodico con un affascinante percorso nelmondo dell’arte del commediografo veneziano, guidata sapientementeda esperti, proposta da attori e accompagnata da musiche, èprevista l’attivazione di LABORATORI DIDATTICI rivolti alla scuoladell’obbligo e dedicati alla costruzione e movimentazione di marionettee burattini, alla composizione e recita di piccole pièces teatrali.Sono inoltre in programma un laboratorio di lettura teatralein veneziano, la proiezione di opere goldoniane, cicli di conferenzedi storia e critica teatrale, la creazione di una videoteca di materialefilmico su Goldoni e sul teatro d’autore con possibilità di proiezioniriservate.CASA GOLDONISan Polo 2794, Calle dei NomboliMuseo: dal 1° novembre al 31 marzo dal lunedì al sabato dalle 10alle 16; dal 1° aprile al 31 ottobre dalle 10 alle 17Biblioteca Centro Studi Teatrali: martedì e giovedì dalle 8.30 alle17; lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 13.30telefono/fax 041 5236353www. comune.venezia.it/museicivici/raggiungibile con la linea 1 e 82 dell’ACTV, fermata San Tomà19


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Asta a Ca’ Rezzonico: un miliardo perla Fondazione Bambini in EmergenzaUn miliardo è il ricavatodell’importante serata disolidarietà che si è tenutasabato 22 settembre a Venezia, nellebellissime sale di Ca’ Rezzonico. Iproventi sono a favore della FondazioneBambini in Emergenza, l’entemorale creato nel dicembre del 1995dal giornalista Mino Damato perportare un aiuto concreto in Romaniaai numerosissimi bambini orfanie abbandonati, affetti da AIDS e ricoveratiin condizioni drammatichenegli ospedali e negli orfanotrofi.[68] Il logo della FondazioneBambini in Emergenza.Alla serata veneziana, organizzata grazie al contributo di numeroseaziende italiane e internazionali, e in collaborazione con i MuseiCivici Veneziani e <strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>, hannopartecipato personalità del mondo economico e imprenditoriale italianoche, oltre ad aver testimoniato la loro solidarietà con la donazionedi alcuni lotti, hanno preso parte all’asta di beneficenza.I lotti più quotati della serata sono stati l’opera in bronzo Rilievo(1998) di Arnaldo Pomodoro battuto a 26 milioni di lire, l’orologioin oro Reverso Memory della Jaeger-le Coultre a 22 milionidi lire, l’automobile Smart a 21 milioni di lire e un Bowl in argentodi epoca vittoriana (1898) a 20 milioni. L’Art Pass Socio Benemeritodella <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> è stato battuto a 10 milioni.In Romania, dove si trova oltre la metà dei bambini sieropositividi tutta Europa, la Fondazione Bambini in Emergenza è intervenutarealizzando e gestendo diverse strutture all’avanguardianell’accoglienza e nella cura dei piccoli pazienti, contribuendo inmaniera determinante al miglioramento delle loro condizioni divita, e portando loro una luce di speranza che prima non conoscevano.Per la sua capacità organizzativa Bambini in Emergenza, chenegli ultimi anni è attiva anche in alcune zone dell’Africa e in Italia,è divenuta un importante modello di riferimento internazionalenegli interventi umanitari, finanziando sempre le proprie iniziativeattraverso donazioni private e realizzandole con l’amore, l’impegnoe la determinazione ditantissimi volontari.Comitato Promotore dell’iniziativa:Bianca Arrivabene, TinaBeggio, Maria Laura Benetton,Gigliola Ceccato, Franca Coin,Gemma Marzotto, Sabrina Servente,Titti Stefanel.[69-70] Il Centro Pilotadi cura, assistenza ericerca per i bambiniabbandonati e affetti daHIV creato a Singureni inRomania dallaFondazione Bambini inEmergenza.C O M U N I C A Z I O N IGli ombrelli di “Pulcinella”La <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> ha progettato due ombrelli nell’ambitodelle attività legate al “Progetto Tiepolo”, che si èconcretizzato prima con il restauro degli oltre cinquantaaffreschi di Giandomenico Tiepolo, poi con l’esposizione delleopere appena restaurate nel Salone da Ballo del Museo Correr daottobre ad aprile, quindi con il loro ritorno a Ca’ Rezzonico loscorso giugno.Dal soffitto dellaStanza dei Pulcinelladel secondo pianodi Ca’ Rezzonico ilPulcinella, che leggiadrosi dondolasulla corda dell’altalena,è metaforicamente“balzato” suglispicchi dei nostridue ombrelli: unocolor cielo pieghevolee leggerissimoda borsetta; l’altrogrigio con l’aperturaa scatto.[71-73] In alto l’affresco di Giandomenico Tiepolo L’altalena dei Pulcinella e,sopra, l’ombrello pieghevole e quello lungo.Un cartellino traccia un breve profilo della <strong>Venice</strong> <strong>International</strong>,illustra sinteticamente la genesi degli affreschi e riporta i ringraziamentidei Musei Civici Veneziani e della Soprintendenza aiBeni Artistici e Storici di Venezia ai Soci della <strong>Venice</strong> e a tutti coloroche hanno reso possibile il restauro degli affreschi.La finalità è di raccogliere fondi a favore del restauro. Le liberalitàminime per ogni ombrello sono16 € per i Soci26 € per i non Socie si raccolgono sul conto corrente no. 646510/S della Cassa di Risparmiodi Venezia, Sede Centrale, San Marco 4216, 30124 Venezia(abi 6345, cab 02000), causale: affreschi Ca’ Rezzonico.Per ogni donazione sarà emessa regolare ricevuta e, grazie al riconoscimentodella personalità giuridica di diritto privato che la<strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong> ha ottenuto nel luglio del 1999,l’importo sarà deducibile dal reddito d’impresa per le società mentreper le persone fisiche rientrerà nella normativa relativa alla detrazioneper oneri.20


Attività a Ca’ RezzonicoCon la conclusione degli ingenti lavori di ristrutturazionedi Ca’ Rezzonico e la riapertura del museo anche la <strong>Venice</strong><strong>International</strong> ha ripreso a pieno ritmo tutte le proprie iniziative,con particolare attenzione all’organizzazione delle attivitàper i Soci Benemeriti.Oltre alla nostra Quinta Assemblea Generale e la cena di galadello scorso giugno, abbiamo ospitato il ricevimento per Save <strong>Venice</strong>Inc. il 30 agosto e l’asta di beneficenza per la FondazioneBambini in Emergenza il 22 settembre. Abbiamo cancellato la cenadei finalisti del Premio Campiello offerta dalle AssicurazioniGenerali per i tragici attentati alle Twin Towers di New York e alPentagono di Washington.Stiamo riorganizzando i nostri uffici nel mezzanino Browning,finalmente restaurato, e come già dichiarato nell’ultima assembleadei Soci, siamo felici di poter annunciare l’inserimento di duenuove attività: il “Progetto Conversazioni” e il “Progetto Marketing”per i quali stiamo selezionando i relativi responsabili.22 nuovi Soci da giugno ad oggi*Raffaella AlibrandiAntiquusRoberto CelliPatrick DespatureMaria Cecilia FiorucciSilvia FiorucciFondazione MazzottaMirella HaggiagIrca di Gianfranco ZoppasLaura LaureatiGiancarlo MibelliCarla Nani MocenigoNylstarFederica OlivaresPupa PellegriniSamaritana RattazziSocietà Autostrade Venezia PadovaCesare TrevisaniSalvatore TrifiròGraziano VisentinCesare VivanteBruno ZaniniInoltre, abbiamo già tre associati per il 2002!<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>C O M U N I C A Z I O N ICosa leggerei libri suggeriti da GIROLAMO MARCELLO• GIANFRANCO R. BALDAN, Ville della Brenta. Due rilievi a confronto1750-2000, Venezia, Marsilio, 2001, lire 54.000 / € 27.89.Interessante e completa panoramica dello stato attuale del patrimonio artisticoe culturale di quello fu una delle più ricche concentrazioni di edificidi pregio in Europa, rilevata nel Settecento dal Costa con le sue impareggiabilistampe. Opera meritoria se non altro per la denuncia dei danni arrecatiin due secoli dalla ignoranza, imbecillità e avidità di danaro dallanostra “illuminata” società moderna tra la criminale indifferenza dellepubbliche amministrazioni succedutesi in ogni tempo e sotto tutte le etichettepolitiche.• RITA CELLERINO, Venezia Atlantide. L’impatto economico delle acquealte, Milano, Franco Angeli Editore, 1998, lire 27.000 / € 13.94.Analisi del fenomeno “acqua alta” dall’inusuale punto di vista economico,saggio approfondito condotto da una giovane ricercatrice “foresta”, frescadi studi accademici ma poco esperta della realtà veneziana. Interessacomunque perché svela su quali specchi si riesce ad arrampicare pur di dimostrarequanto sia indispensabile e miracoloso il progetto della chiusuradei porti.• PAOLA LANERO, I mercati nella Repubblica Veneta. Economia cittadinae Stato territoriale, secoli XV-XVIII, Venezia, Marsilio, 2001, lire30.000 / € 15.49.Lo sviluppo di ogni area geografica ha sempre come punto di partenza ildistribuirsi sul territorio della rete dei punti di incontro della gente perscopi commerciali cioè dei mercati. Ciò è tanto più vero in uno Stato commercialecome fu la Repubblica che, sempre attentissima al loro delicato sistema,ne curava lo sviluppo con leve politiche e fiscali che l’autrice trattacon attenzione.• Il piano di attacco austriaco contro Venezia (con le schede sulla storiae lo stato attuale delle fortificazioni veneziane), a cura di Pier AndreaMoro, Venezia, Marsilio, 2001, lire 40.000 / € 20.66.Manuale stimolante per la conoscenza del patrimonio costituito dalla complessarete delle fortificazioni che hanno protetto la Repubblica nei secoli econ le aggiunte del XIX secolo. È curioso notare come questa miniera dinotizie sia stata conservata negli archivi austriaci, quanto questi conoscesseronei dettagli gli ostacoli alla programmata riconquista di Venezia all’iniziodel Novecento e quanto dobbiamo loro – una volta tanto – per laconoscenza di casa nostra, totalmente ignota a noi stessi.• Trattati scientifici nel Veneto fra il XV e il XVI secolo, Vicenza, NeriPozza, 1985, fuori catalogo, lire 120.000 circa / € 61.97 circa.Raccolta di saggi che stupiscono ancor oggi per la vivacità e varietà delpensiero scientifico nel Veneto di cinque secoli orsono.Gilberto BenettonAndriana Marcello del MaynoRoberto GabeyA tutti loro va il nostro più sincero ringraziamento: la loro fiduciaci sprona a continuare nella nostra opera a favore dei Musei Civici.* dati aggiornati al 4 ottobre 2001.Freschi di stampa• GUDRUN KOSMUS e JOHANNA OBERHOLLENZER, Esterno veneziano...in una giornata di mezza estate, Spinea (VE), Multigraf, 2001,lire 28.000 / € 14.46.Scritto a quattro mani da due veneziane di adozione, che vivono e lavoranoin Laguna ormai da decenni, il volume è una rilassante passeggia-21


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>ta, ricca di anneddoti, curiosità econsigli, in una pacata Veneziaestiva (ma non solo).Sessantasei luoghi pubblici – bar,ristoranti, trattorie, osterie e perfinoun bragozzo! – scelti in base a unaparticolare caratteristica: hannotutti uno spazio all’aperto. Eccoquindi una piccola ma utile guidaper pranzare o cenare in un giardino,in una corte, in un campo o lungouna fondamenta, come i veri venezianiamano fare.• GIANPIETRO ZUCCHETTA, Storiadell’acqua alta a Venezia, Venezia,Marsilio, 2001, lire58.000 / € 29,95.Cosa succedeva una volta a Veneziaquando arrivava l’acqua alta?Quali erano le conseguenze? Comeviveva la gente comune questi eventicalamitosi? E la Serenissima, cosìefficiente nella difesa del suo territorio,cosa ha fatto per porvi rimedio?Frutto di una minuziosa ricercanegli archivi storici veneziani,il volume ricostruisce le strategie e letecniche proposte o adottate nei secolipassati dal governo della città: dallepolitiche nei confronti dei danneggiamentidei pozzi provocatidalle infiltrazioni delle acque salate, alla ciclopica impresa dei murazzi,al vivacissimo confronto su come fermare le alte maree.Mostre & Esposizioni a Venezia• Memorie di Bisanziofino al 31 ottobre: da domenica a giovedì 10-13 e 15-18, venerdì esabato apertura prolungata fino alle 22Fondazione Querini Stampalia, Castello 5252, tel. 041 2711411Approfondimento a p. 5.• 49. Esposizione Internazionale d’Arte. Platea dell’Umanitàfino al 4 novembre: da martedì a domenica 10-18, sabato fino alle 22Giardini di Castello, Arsenale e altre 18 sedi, tel. 8999<strong>09</strong><strong>09</strong>0Prosegue la grande manifestazione che quest’anno si presenta senza un temaspecifico né limitazioni spazio-temporali. Platea dell’Umanità è unluogo in cui si guarda e si è guardati, dove il pubblico è spettatore ma ancheprotagonista; un grande spazio in cui si incontrano gli artisti, le operee il pubblico.• Tesori della Croazia restaurati da Venetian Heritage Inc.fino al 4 novembre: tutti i giorni 10-18Chiesa di San Barnaba, Campo San Barnaba, tel. 041 2770780Approfondimento a p. 4.C O M U N I C A Z I O N I• Venezia 1501. Petrucci e la stampa musicalefino al 4 novembre: tutti i giorni 9-19Biblioteca Nazionale Marciana, San Marco 7, tel. 041 5208788Nel quinto centenario della stampa del primo libro di musica in caratterimobili, dovuta all’ingegno di Ottaviano Petrucci – nativo di Fossombronema che trovò nella vivace atmosfera veneziana le possibilità per l’attuazionedella sua scoperta – la Biblioteca Marciana propone una mostra di anticheedizioni musicali di Petrucci e di altri antichi stampatori.• James Mc Neill Whistler. Le acqueforti venezianefino al 4 novembre: da domenica a giovedì 10-13 e 15-18, venerdì esabato apertura prolungata fino alle 22Fondazione Querini Stampalia, Castello 5252, tel. 041 2711411Approfondimento a p. 6• Carmen Miranda e il Carnevale • Ernesto Neto, Vik Munizfino all’11 novembre: da martedì a domenica 10-18Palazzo Fortuny, San Marco 3780, tel. 041 520<strong>09</strong>95Organizzata nell’ambito del progetto “Brazil connects <strong>Venice</strong>”, la mostrapropone i più significativi esiti della ricerca artistica contemporanea brasiliana,legandoli al contesto dell’articolata e complessa cultura visiva delpaese, fatta di molteplici innesti e stratificazioni, come insostituibile chiavedi lettura e comprensione.• Balthusfino al 6 gennaio: tutti i giorni 9-19Palazzo Grassi, San Marco 3231, tel. 199139139Approfondimento a p. 3• Divina Eleonora. Eleonora Duse nella vita e nell’artefino al 6 gennaio: tutti i giorni 10-18Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio, tel. 041 5289900Approfondimento a p. 4• Giuseppe Marchiori. Un critico a Veneziadal 26 ottobre al 13 gennaio: da mercoledì a lunedì 10-13 e 16-19Fondazione Bevilacqua La Masa, San Marco 71/c e Dorsoduro2826, tel. 041 5207797 e 041 5208879Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Giuseppe Marchiori, ilgrande critico veneto che ha formato diverse generazioni di artisti. La mostra– dislocata nelle due sedi e organizzata per sezioni cronologiche – presentail suo lavoro, prima di pittore e poi di critico illuminato, esponendogli artisti e le opere amate da Marchiori, i documenti, le lettere e le fotografieche testimoniano il lungo rapporto professionale e privato tra ilgrande critico veneto e i “suoi molti artisti” tra cui Filippo de Pisis, MarioDe Luigi, Jean Arp, Pierre Bonnard, Pablo Picasso, Hans Hartung,Jean Dubuffet, Henry Moore, Renato Guttuso, Emilio Vedova, GiuseppeSantomaso, Giorgio Morandi.• Viaggi per mare. Portolani, isolari e carte nautiche dallecollezioni del Museo Correrdal 9 novembre al 10 marzo: tutti i giorni 9-17Museo Correr, Piazza San Marco, tel. 041 5225625L’esposizione presenta, fra numerosi documenti della ricca tradizione culturaledi Venezia legata alla navigazione e alla marineria, una selezionedi opere a stampa che appartengono al genere poco noto degli isolari o portolania stampa, edite prevalentemente – ma non solo – a Venezia dal22


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Cinquecento alla fine della Repubblica. Tra le opere di Bartolomeo dalliSonetti, Benedetto Bordone, Giovanni Francesco Camocio e Tommaso Porcacchifigurano anche alcuni manoscritti rari tra cui opere di CristoforoBuondelmonti e di Angelo degli Oddi e una preziosa carta nautica delXVIII secolo.• Luxardo. La voluttà e il sognodal 10 novembre al 6 gennaio: da lunedì a venerdì 10-18, sabato edomenica fino alle 22Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 701, tel. 041 2405411Approfondimento a p. 6.Musei Civici VenezianiAlcune anticipazioni del 2002• Jackson Pollockdal 23 marzo al 30 giugnoVenezia, Museo CorrerA cinquant’anni dall’esposizione organizzatada Peggy Guggenheim, JacksonPollock torna al Museo Correr con unagrande mostra.Pensata per il museo da un comitatoscientifico internazionale, la mostra presenteràcirca settanta opere tra dipinti edisegni, provenienti da grandi istituzionieuropee, americane, giapponesi, oltre ariproporre, in una sala, parte della storicaesposizione del 1950.[74] Foresta incantata, 1947. Venezia,Peggy Guggenheim Collection.• Vetri archeologici e veneziani.La collezione Vito Mancadata da definireVenezia, Museo CorrerNell’ambito delle grandi donazioni ai Musei Civici Veneziani, il MuseoC O M U N I C A Z I O N ICorrer presenta una delle più recenti acquisizioni: la preziosa collezionedi Vito Manca. Costituita da 105 pezzi, include una sezione archeologicacon vetri soprattutto orientali databili tra il IX e il III secolo a.C.,pezzi romani tra il I secolo a.C. e il V d.C. e stupendi esemplari venezianidalla fine del Quattrocento all’inizio dell’Ottocento. Tra essi spiccano,a testimoniare l’arte del vetro muranese del Cinquecento, raffinati vetriincisi a punta di diamante, realizzati con la tecnica della filigrana euna grande varietà di calici. Straordinario un lampadario del Settecentoattribuibile con tutta probabilità al celebre vetraio Giuseppe Briati. Dopol’esposizione al Correr, che vuol essere anche un omaggio al generosocollezionista, le opere entreranno a far parte del patrimonio del Museo delVetro di Murano.• Vasi comunicanti. Paesaggi della grafica contemporaneadal 19 aprile al 30 giugnoVenezia, Palazzo Fortuny, Museo Correr e altri spaziMestre, Centro Culturale Candiani, Galleria ContemporaneoÈ un’iniziativa sulla grafica, quale mezzo per comunicare le istanze culturalipiù innovative, e sulle arti visive in generale. Si compone di novemostre, tutte unite dal filo conduttore dello scambio, l’interrelazione e ladipendenza tra le molte forme di espressione della cultura visiva contemporanea.Le varie attività organizzate – mostre, conferenze, laboratori –mirano a comporre un quadro di confronto tra le esperienze più diverse, degliartisti e delle tendenze culturali degli ultimi anni. Saranno documentatetutte le esperienze artistiche che hanno fatto uso della grafica come veicoloespressivo; vi saranno incontri con personalità eminenti e con gli universiche ruotano loro intorno oltre che con casi di produzione artisticaquasi artigianale ma al tempo stesso in grado di utilizzare le più nuovetecnologie informatiche.• Ca’ PesaroGalleria Internazionaled’Arte Modernafine 2002L’inaugurazione – dopo gli ingentilavori di restauro e di adeguamentoimpiantistico durati svariati anni– è prevista per la fine del 2002.Tutti gli spazi saranno riaperti alpubblico con nuovo allestimentoespositivo.[72] La facciata di Ca’ Pesaro.Ufficio di redazione<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3136, 30123 Veneziatel. & fax 041-2774840, e-mail veniceinter@tin.itProgetto grafico, redazione, impaginazionee ricerca iconograficaCinzia BoscoloAssistenti di redazioneElena Caraceni, Maura Collarini, Carla D’Orazi,Grace PadallanStampaGrafiche Quattro, Santa Maria di Sala (VE)© Copyright 2000<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Tutti i diritti riservati.Per i contributi, la <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> ringraziaConsorzio Venezia Nuova, Paolo Costa, Marina Gregotti,Girolamo Marcello, Emanuele Pierobon, GiandomenicoRomanelli, <strong>The</strong> <strong>Venice</strong> in Peril FundPer la collaborazione si ringrazianoMaria Teresa Babanicas, Miranda Bergamo, Monica DaCortà, Francesco Da Mosto, Ludovico De Luigi, FrancescaDe Pol, Galleria Ravagnan, Franco Gazzarri, Insula SpA,Filippo Pedrocco, Daniele Resini, Michela Scibilia, AnnaSomers Cocks, Anna Turcato, Francesco Turio Böhm, MatteoUtimperghere gli Uffici Stampa di Biblioteca Nazionale Marciana,Fondazione Giorgio Cini, Fondazione Bevilacqua La Masa,Fondazione Querini Stampalia, Musei Civici Veneziani,Palazzo Grassi, Peggy Guggenheim Collection.Referenze fotograficheArchivio Fotografico Böhm (n. 48: Foto Naya), Archivio<strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong> (n. 70), Consorzio VeneziaNuova (nn. 29-47), Francesco da Mosto (nn. 49, 56),Fondazione Giorgio Cini (nn. 14-17), Fondazione QueriniStampalia (nn. 18-20), Foto Flash (nn. 72-73), GalleriaRavagnan (n. 54), Franco Gazzarri (nn. 7-8), SabrinaServente (nn. 69-70), Palazzo Grassi (nn. 9-10), PeggyGuggenheim Collection (nn. 21-24), Musei Civici Veneziani:Ufficio Comunicazione e Marketing (nn. 3-6, 63, 65)Le immagini nn. 11-13, 25, 50-53, 55, 57-62, 64, 66-68, 74-75 sono tratte da pubblicazioni in commercio; le nn.26-28 dai Quaderni di Insula SpA, per gentile concessione.Chiuso redazionalmente il 5 ottobre 2001.La redazione non è responsabile di eventuali variazioninelle programmazioni annunciate.23


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Scheda di adesioneDesidero aderire a THE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATION come:SOCIO € 516SOCIO SOSTENITORE € 2.582SOCIO BENEMERITO € 5.164Nome: _____________________________________Personale: __________________________________Cognome: __________________________________Azienda: ___________________________________Indirizzo: _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________Telefono: ___________________________________Fax: _______________________________________Assegno/Bonifico : _____________________________________________________________________________Banca: ______________________________________________________________________________________intestato aTHE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONversamento sul conto corrente numero64651/0SCassa di Risparmio di Venezia(abi 06345 – cab 02000)Sede Centrale – San Marco 4216 – 30124 VeneziaSOCIO€ 516• art pass di libero accesso ai Musei Civici Veneziani:i Musei di Piazza San Marco (PalazzoDucale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, BibliotecaMarciana, Museo Archeologico), Ca’ Rezzonico,Museo Vetrario di Murano, PalazzoMocenigo, Casa Goldoni, Ca’ Pesaro, MuseoFortuny, Museo di Storia Naturale, Museodel Merletto di Burano• pre-view esclusive alle mostre organizzate dalComune di Venezia• invio note informative sui servizi e sulle attivitàculturali organizzate dal Comune di Veneziae su quelle a esso gemellate• invio note informative su eventi speciali eviaggi organizzati per eventi culturali gemellati• partecipazione agli eventi associativi esclusiviSOCIO SOSTENITORE€ 2.582• stesse prerogative dei Soci Ordinari• libera circolazione ai musei con tre ospiti accompagnatidal socio• catalogo delle mostre organizzate dal Comunedi Venezia• possibilità di utilizzo esclusivo, su richiesta,dei locali e dei servizi di caffetteria*• possibilità di visite guidate esclusive durantel’orario di apertura dei musei e delle mostre* i costi, calcolati sulla base degli spazi e dei servizirichiesti, saranno di volta in volta comunicati.SOCIO BENEMERITO€ 5.164• stesse prerogative dei Soci Sostenitori• studio di programmi di utilizzo dell’immaginedei Musei a fini aziendali• possibilità di inserimento di marchio e messagginelle linee di marketing dei Musei• uso esclusivo, su richiesta, degli spazi* nonadibiti a mostre temporanee per eventi aziendali• apertura esclusiva e utilizzo, su richiesta, deglispazi museali al di fuori dell’orario diapertura*• invito alle cerimonie inaugurali delle grandimostre• prelazione sulla sponsorizzazione di mostreed eventi* i costi, calcolati sulla base degli spazi e dei servizirichiesti, saranno di volta in volta comunicati.24

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