tico della Repubblica, all’unica fabbrica in Venezia che in concreto,e ufficialmente, si poteva allora definire “Palazzo”: <strong>il</strong> Palazzo Ducale.Nella formulazione di questo progetto giungono a maturazionenel modo più compiuto molte idee da lui esplorate nel corso di moltianni di lavoro indefesso e appassionato: la concezione di un edificiopubblico – una bas<strong>il</strong>ica – che ha al suo piano terreno una piazzacoperta; l’idea di una fabbrica di pianta quadrata circondata dacolonne su tutti i suoi lati (p e r i p t e r a, avrebbe dunque detto Palladio);l’idea non meno clamorosa del dispiegamento di una serie dicolonne di ordine gigante che avrebbero dovuto rappresentare – invirtù della loro stessa spettacolare misura – l’autorità sovrana dellemagistrature che in questo Palazzo sono insediate, e governano loStato da Terra non meno che l’impero marittimo di Ve n e z i a .[233] Ipotesi ricostruttiva del progetto palladiano per Palazzo Ducale.Le chiese palladiane che sorgono sull’isola di San Giorgio e sull’isoladella Giudecca – quelle chiese che costituiscono una speciedi fondale, o di scenografia, del bacino di San Marco per chi a essosi affaccia dalla piazzetta e dal molo – altro non sono dunque,nella purezza delle loro forme e nella loro limpida bellezza, cheuna sorta di eco del pensiero, dei pensieri, che Palladio aveva maturatoper dare nuova forma al centro stesso della città. Per una seriecomplessa di ragioni – non ultima quella finanziaria, particolarmenter<strong>il</strong>evante in anni che di poco seguono lo scontro navalecon l’Impero ottomano che si era concluso a Lepanto e che sonotormentati dal perdurare di pest<strong>il</strong>enze gravissime –, la Signoriaveneziana non è disponib<strong>il</strong>e, o non è in grado, di raccogliere leproposte di Palladio.Il bisogno di rinnovamento che <strong>il</strong> grande architetto aveva saputoesprimere con così sorprendente energia creativa si insinua comunquee permane nella coscienza dei componenti più responsab<strong>il</strong>idella classe di governo della Serenissima; e di lì a poco si esprimerà– entro un Palazzo che rimane immutato nella sua forma esterna– nel dispiegamento di un apparato decorativo ricco di figurazioninelle quali Venezia condensa le sue memorie e riversa i suoisogni di grandezza. Bastano pochi anni però perché gli ammaestramentiofferti da Palladio – o anche solo gli stimoli indotti dalle sue“provocazioni” – producano i loro effetti. Nell’ambito del foro marcianosi avvieranno di lì a poco i lavori di completamento della LibreriaMarciana (con la costruzione di quella sua “testata” meridionalenella quale andranno a insediarsi gli uffici delle tre Procuratiedi San Marco) e la costruzione di tutto <strong>il</strong> lato meridionale della piazza,lungo <strong>il</strong> quale saranno costruite le nuove imponenti residenzedei Procuratori; le cosiddette “procuratie nuove”. Ma Palladio muorenel 1580 (non sappiamo dove, non sappiamo come) e nulla vedràdi questa nuova stagione culturale, che è stato lui stesso – con la suacreatività, con <strong>il</strong> suo entusiasmo – a promuovere.Venezia-San Paolo città espressionisteFRANCESCO GOSTOLI[234] San Paolo del Bras<strong>il</strong>e in unoschizzo di Francesco Gostoli.San Paolo 15 settembre 2010. Arrivo alle cinque del mattino.Fa freddo, anche se la temperatura non è bassa. Qua e là i restidella notte. I vagabondi sotto le coperte addossati ai muri,qualcuno riesce ancora a discutere con se stesso.Il mio accompagnatore parla solo portoghese. Con lui riesco atrovare un buon compromesso d’intesa nella lingua spagnola. Ha <strong>il</strong>compito di condurmi in auto all’Università di Alfenas dove sonostato invitato ad aprire un seminario sulla produzione della conoscenzacontemporanea e i linguaggi che la esprimono. Sono statoinvitato e ci vado come architetto.La macchina corre veloce suuna strada di scorrimento chetaglia una favela (forse è Heliopolis).Volumi accartocciati bassi,fatti di terra, cartone, lamiere,pezzi di cemento. Volumiche mangiano <strong>il</strong> terreno collinarecome enzimi, senza soluzionedi continuità fino ai piedi delle torri. Una a fianco all’altra, una dietrol’altra, grigie, ad altezza variab<strong>il</strong>e, con dei fori rettangolari dovenon s’affaccerà mai nessuno. Non c’è un albero. La luce dell’albafa <strong>il</strong> resto. San Paolo mostra subito la sua immagine dura. Un uppercut deciso alla bocca dello stomaco. Una città dalle molteplicidimensioni, dove non c’è un centro o più centri, né periferie o partiurbane monofunzionali.È come entrarein un luogo checambia la sua rappresentazionee isuoi spazi a secondadei punti di vista ele mete che li condizionano.Ogni puntodi vista offre opportunitàche non [235-236] Veduta area del parco Ibirapuera di Sanavresti mai sospettato.Un parco con un lago e am-Paolo e, in basso, uno scorcio del lago.pi spazi coperti, articolati, doveincontri gente che discute, passeggia,gioca, canta o lavora.Av e n u e alberate con larghe sediper le persone che vanno a piedie fiumi di macchine che non sifermano mai. Quartieri di casetirate a lucido tra vialetti s<strong>il</strong>enziosi che fanno <strong>il</strong> verso allo st<strong>il</strong>e colonialeportoghese o vie dove gliedifici se ne inventano di tutti icolori, alcuni con dettagli affattoscontati, oppure luoghi dovesembra di stare a Saint Ger-[237] Quartiere residenziale a SanPaolo.
main. Poi di colpo ti affacci daldecimo piano di un appartamentoe rivedi i piccoli volumiche arrancano fino alle torri grigiedelle residenze. San Paolo èun luogo dove dimensioni e punti di vista molteplici coesistononell’istante in cui guardi una via, una piazza, un edificio, la genteche passa, o entri in un bar. Una città dove tutte le razze del pianetasi mescolano in culture che esprimono venti m<strong>il</strong>ioni di abitantidistribuiti su un’area che ha <strong>il</strong>suo lato maggiore lungo duecentoch<strong>il</strong>ometri. Lo spazio-tempo ha velocitàcontrastanti. In questo SanPaolo è sim<strong>il</strong>e a Venezia, altra cittàche non ha un’unica dimensione, uncentro, una razza, una cultura, mainfiniti centri, molteplici dimensioni:tante le razze e le culture degliuomini che l’hanno costruita e resa[240-241] Area pedonale mercato e,a destra, un ponte in centro città.[238-239] Contrapposizione tra alto ebasso: a sinistra torri ed edifici bassi aSan Paolo e, in basso, schizzo delprogetto di Francesco Gostoli per laBiennale: ingresso del padiglioneitaliano all’Arsenale di Venezia.[242-243] La sede dell’UniversitàFederale di Alfenas e, a destradibattito tra studenti.quel fenomeno urbano che è. Entrambefenomeni espressionisti sucui è necessario riflettere per delinearele utopie che inventerannole città del XXI secoloe le loro architetture. Larelazione paradossale e veraallo stesso tempo tra questidue luoghi cessa quando vedoche a San Paolo la gente vive la città, la usa; mentre a Veneziale persone si limitano a visitare, a consumare, rendendo la città unguscio vuoto: un luogo a tempo.Si può andare in macchina, in autobus, in bicicletta, o a piedi esi vivono quattro città differenti. Scesi dal taxi, negli occhi i luoghiappena attraversati, ci si trova in una piazza o in una via che non harapporto dimensionale con ciò che si è appena attraversato, anche segli spazi sono compresenti e in relazione. Mentre proseguo la miacorsa in macchina, m’accorgo che <strong>il</strong> sole sta sorgendo a ovest! Miviene da sorridere, penso allo spazio curvo e agli aerei che annullanoi luoghi che attraversano, mescolando tempo e spazio. Il mio accompagnatoremi offre un caffè, poi inizio a mettere in ordine appuntie parti di testo della relazione che dovrò tenere fra qualche ora.Alfenas è una città media a quattrocento ch<strong>il</strong>ometri da San Paolonello stato di Minas Gerais. Intorno, colline coltivate a caffè finoall’orizzonte. A poca distanza, un lago artificiale con un perimetrodi circa m<strong>il</strong>le ch<strong>il</strong>ometri che produce energia. Le costruzionisono basse, corrono lungo le vie che salgono e scendono dirittecome a San Francisco, i loro colori sono decisi: bianco, azzurro, giallo,rosso come la terra delle colline. Anche qui qualche torre residenzialee i quartieri popolari che hanno la logica delle favelas, anchese mi fanno notare che nonci sono cartoni o lamiere. L’UniversitàFederale ha un campusgrande rispetto alla città che loospita. Gli edifici sono recenti,alcuni interessanti. Le sue eccellenzesono la Facoltà di Farmaciae quella di Chimica. C’è unronzio costante di studenti chela popolano giorno e notte. Lasera si fanno corsi per gente chedurante <strong>il</strong> giorno lavora. Con un pass è possib<strong>il</strong>e studiare anche dinotte. Al di là della giovane età deidocenti di f<strong>il</strong>osofia, storia, medicinache incontro, si respira un’aria fattiva.Di gente che si mette in discussione,inquieta, che vuole dare rispostealle questioni poste da una societàcomplessa e in crescita: tre m<strong>il</strong>ionidi posti di lavoro nel 2009.Il Bras<strong>il</strong>e ha tinte forti, <strong>il</strong> rosso della terra, <strong>il</strong> blu intenso delcielo, <strong>il</strong> giallo, <strong>il</strong> viola e l’amaranto dei fiori sugli alberi delle colline,<strong>il</strong> verde intenso delle piante di caffè. I bar o le trattorie di SanPaolo hanno interni disegnati, dettagli piacevoli, alcuni di pregio,anche se i materiali usati non sono costosi. Alcune parti della cittàsono scure, abbandonate. Vagabondi si mescolano alla folla delmercato giapponese, vicino alla metropolitana. La persona che miaccompagna mi stringe <strong>il</strong> braccio quando attraversiamo la piazzacon persone che discutono a voce alta, ha timore di essere coinvoltanella rissa.Dopo aver visitato l’attualesede della Facoltà progettata daV<strong>il</strong>lanova <strong>Arti</strong>gas, una delle immaginidi San Paolo la colgo visitandola v<strong>il</strong>la liberty, sede storicadella Facoltà di Architetturae oggi usata per stage di spe-[244-245] Esterno e interno dellaFacoltà di Architettura di San Paoloprogettato da Joao Batista V<strong>il</strong>lanova<strong>Arti</strong>gas.cializzazione. Due spazi completamentedifferenti. La prima d<strong>il</strong>atata,totalmente aperta, una sfida strutturale con i volumi liberiarticolati che si compenetrano, la seconda contenuta, dettagli a tuttotondo, stucchi e decori eleganti. Entrambe, però, fatte per esserevissute dalle persone, che sono individui e collettività al tempostesso. Entrambe hanno nel seme un’idea di città differente che coesiste.Ecco, qui accade che una buona architettura o un buon edificioesprimano una visione urbana, un’idea o un’utopia di città. Ciòche spesso manca nelle architetture che si stanno realizzando in Europa.Architetture ancora legate all’unica funzione che blocca glispazi, architetture che alla fine mettono in discussione ben poco.Architetture in cui manca una strategia politica che tenti di prefigurarele funzioni, le relazioni e le culture di cui hanno bisogno ledonne e gli uomini del nostro tempo.
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