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Arti e mestieri: il gusto dell'artigianato - The Venice International ...

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L’arte del merletto*DORETTA DAVANZO POLIArte tutta femmin<strong>il</strong>e – poco nei disegni e mai nella vendita– è quella dei merletti che vanta un’origine assolutamenteveneziana. Pur senza conoscere la storia o l’arte, masemplicemente girando per la città e osservando la sua architettura,le guglie e le polifore traforate, se ne intuisce la ragione. Se deipizzi a fuselli, derivati dalla tessituradi arazzi o passamani, permangonodubbi sul luogo d’origine, perquanto riguarda quelli ad ago, generatidall’evolversi di un particolaretipo di ricamo sf<strong>il</strong>ato, unanimementese ne stab<strong>il</strong>isce l’inizio nella cittàlagunare, nella seconda metà del XVsecolo. Non nasce, come raccontano le leggende tardo-ottocentesche,in ambienti proletari quale evoluzione delle reti da pesca, sucui l’imbrigliarsi di alghe fantastiche avrebbe generato i primitividecori, bensì come espressione artistica di aristocratica sensib<strong>il</strong>itàfemmin<strong>il</strong>e. Alle “nob<strong>il</strong>i et virtuose donne”, tra cui si annovera anchequalche dogaressa, educate fin da piccole alle femmin<strong>il</strong>i “opreleggiadre”, sono infatti dedicati i numerosissimi modellari. Si trattadi libri di disegni per pizzi e ricami, pubblicati nel Cinquecento,in cui si dà per scontata la conoscenza delle tecniche di esecuzionedei vari punti, spesso indicati con termini dialettali. Tra i piùimportanti si ricordano, per <strong>il</strong> merletto a tombolo (dal nome delcuscino imbottito a forma di rullo su cui poggia l’opera realizzataa fuselli) Le pompe della metà del secolo e, per <strong>il</strong> merletto ad ago,Splendore delle virtuose giovani di Jeronimo Calepino del 1563 e Co -rona di Cesare Vecellio del 1591.Solo in un secondo tempo, quandoda raffinata manifestazione dicreatività di dame colte e garbate diventaindispensab<strong>il</strong>e accessorio dimoda sia femmin<strong>il</strong>e che masch<strong>il</strong>e,insostituib<strong>il</strong>e simbolo di stato socialeelevato, <strong>il</strong> merletto si diffonde nelleclassi meno abbienti come fonte diguadagno. L’aumento della richiestada parte del mercato ne renderà infattinecessaria un’org a n i z z a z i o n eproduttiva su vasta scala che sarà[188] Finestrelle della Bas<strong>il</strong>ica diSan Marco sim<strong>il</strong>i a merletti.[189-190] Giovanni Grevembroch,Lavoratrice di punto in aria e,in basso, merletto a punto in aria.concentrata prima presso istituti di educazione e ricovero, ospizi perorfane e penitenti e, dagli inizi del XVII secolo, a livello paleoindustriale,su intere isole della laguna. La lavorazione a Pellestrina dimerli a fuselli, è documentata fin dal 1609 nelle Relazioni dei podestàdi Chioggia, nel cui dipartimento era compresa l’isola. L’ a b i-lità nell’ago delle buranelle è invece ricordata, a metà del XVIII secolo,da Grevembroch, che ne lamentacomunque la decadenza.Nonostante la concorrenzadei fuselli fiamminghi, i merliveneziani di seta, d’oro, d’argentoe neri si esportano in tuttaEuropa, ma è soprattutto nelpunto in aria che Venezia trionfa. Il suo punto tagliato a fogliame adaltor<strong>il</strong>ievo, chiaroscurato e tridimensionale, sontuoso nello svolgersisinuoso dei tralci vegetali carichi di fiori e frutta fantasiosamenteorientali, è così diverso, prezioso e ambito alla corte di Luigi XIVda indurne <strong>il</strong> ministro Colbert, poco dopo la metà del Seicento, afar espatriare in Francia alcune maestranze veneziane, che in brevetempo insegneranno i segreti dell’arte alle colleghe d’oltralpe. Tuttaviaanche un tanto r<strong>il</strong>evante atto di pirateria artigianale, con conseguenzegravissime per l’economia veneziana, pur turbando la Serenissima,che emetterà proclami di morte per i fam<strong>il</strong>iari delle fuoriuscitein caso di un loro mancato o non immediato rientro, nonporterà al riconoscimento del merletto come Arte o mestiere.Malgrado la richiesta internazionale di tale specialità manifatturierae gli importanti riscontri economici, alle merlettaie non saràmai concesso di riunirsi in corporazione ma vengono fatte rientrarenell’Arte dei m a r z e r i, che organizza sia la consegna della materiaprima, <strong>il</strong> refe, sia <strong>il</strong> ritiro e la vendita del prodotto finito. Alle donnesarà proibita anche la vendita portaa porta, esclusiva di ambulantimaschi, soprattutto chioggiotti. Intantola moda reclama merletti semprenuovi, ora più matericamente inconsistentie meno pomposi st<strong>il</strong>isticamente,con cui ottenere effetti[191-192] Merletto a “punto neve”e, a sinistra, a punto Venezia coninserto a punto Burano.spumeggianti su vesti e acconciature.Venezia lancia <strong>il</strong> punto rosa, r i s u l-tato del rimpicciolimento dei decoribarocchi, che miniaturizza, quasi disintegrandoliin una miriade di spruzzi in r<strong>il</strong>ievo, nel punto neve.Nel secondo quarto del Settecento la continua richiesta di innovazioniporta all’invenzione del punto Burano in cui <strong>il</strong> prevalere dellarete del fondo sull’opera rende le trine particolarmente vaporose.Mai quanto però i merli di seta dettib i o n d i, sia semplici che mescolati conoro e argento, realizzati a fuselli maanche a telaietto (f i l e t) . La crisi delsettore nell’ultimo quarto del XVIIIsecolo – dovuta al semplificarsi dellemode che dall’Ingh<strong>il</strong>terra si diffondein tutta Europa e che porta a una drasticariduzione dell’uso dei merletti – si accentuerà con la Rivoluzionefrancese che elimina totalmente, e non solo dall’abbigliamento,ciò che è stato per secoli un aristocratico status symbol. S o s t i t u i t oin seguito dai merletti di produzione industriale, quello venezianodovrà attendere la riscoperta delle arti minori e <strong>il</strong> movimento A r t sand Crafts che, a metà Ottocento, ancora una volta dall’Ingh<strong>il</strong>terra,si propagherà ovunque. A Burano, grazie al senatore Fambri e allacontessa Marcello, sotto l’egida dellaregina Margherita, nel 1872 vieneaperta, con maestranze miracolosamentesuperstiti, una scuola che per meritodella severa professionalità con cui ègestita giunge a superare per qualità eperfezione la produzione del passato.[193] Manifesto celebrativo della Scuola dimerletti di Burano.

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