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Arti e mestieri: il gusto dell'artigianato - The Venice International ...

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Il ferro a Venezia*ALESSANDRO ERVAS eGEROLAMO FAZZINIUsato fin dall’antichità per le sue caratteristiche tecnicheche in molti casi lo rendono insostituib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> ferro, malgradola scarsa resistenza alla corrosione in ambiente ma -rino, è storicamente un materiale assai ut<strong>il</strong>izzato anche a Venezia:nelle imbarcazioni e costruzioni navali, nelle opere architettonichesia nelle parti strutturali che in tutti quei manufatti che sono elementidecorativi.Tra le associazioni di arti e <strong>mestieri</strong> – dette a Venezia Scuole Minori– che regolavano <strong>il</strong> mondo del lavoro stab<strong>il</strong>endo rigide regoledi appartenenza e di controllo, la Scuola dei fravi (fabbri) era unadelle più numerose e antiche: se ne ha notizia già intorno all’annoM<strong>il</strong>le. Molte erano le specializzazioni lavorative: nel c a p i t o l a r e d e l1271 sono elencati oltre ai f r a v i veri e propri anche altre professionicome i c a l d e r e r i (calderai), i c o l t e l e r i (coltellinai, in seguito unitiagli s p a d e r i), gli strassa feri (ferrivecchi). Gli iscritti alla corporazioneerano in gran parte forestieri, soprattutto provenienti dal territoriom<strong>il</strong>anese, e si riunivano dapprimanella chiesa dei Frari e successivamentea San Moisè dove edificaronoun altare, davanti al quale tuttorasi conserva una lapide sepolcrale intitolataall’Arte. A fianco di questachiesa fissarono la loro sede, in unpiccolo edificio dove ancor oggi è riconoscib<strong>il</strong>eun bel cancello d’ingressoopera di Umberto Bellotto. Nel1773 l’Arte dei f r a v i contava a Ve n e-zia 224 botteghe con 573 iscritti tracapimastri, lavoranti e garzoni.[99] L’antica sede dell’Arte deifabbri in campo San Moisè.Diffic<strong>il</strong>e da produrre e da lavorare, <strong>il</strong> ferro è sempre stato unmateriale costoso; nel corso dei secoli, inoltre, è sempre stato ut<strong>il</strong>izzatocome materiale bellico: per uno Stato <strong>il</strong> possesso di minieree di luoghi di lavorazione era dunque una questione di vitale importanza.La Serenissima aveva miniere di ferro e di rame nelle zonemontane dell’agordino, dello zoldano, del bresciano e del bergamasco,fino ai confini del territorio m<strong>il</strong>anese dotate anche di fornie fucine per lavorare <strong>il</strong> metallo e realizzare sia prodotti finiti che sem<strong>il</strong>avoratiche venivano commercializzati sotto stretto controllodelle autorità. Le fabbriche di armi erano in particolar modo soggettea rigidi controlli sia nella qualità e nella quantità della produzionesia negli spostamenti degli armaioli stessi a cui era fattodivieto di espatriare.La Serenissima favoriva in molti modi l’immigrazione di artigianispecializzati dai territori della terraferma. A Venezia un casosingolare di immigrazione si ha con le maestranze lombarde e inparticolar modo con la comunità originaria di un paese, Premana, situatoin Alta Valsassina, sopra Lecco, nel cui territorio si trovavanominiere di ferro già usate in epoca romana. Da questa zona provenivanoartigiani che praticavano i <strong>mestieri</strong> di fabbro, di calderaio o dicoltellinaio attivi anche all’interno dell’Arsenale marittimo, ma soprattuttoin officine e botteghe sparse in tutto <strong>il</strong> contesto cittadino.L’apice di questa presenza viene raggiunto nel 1769 con 139 botteghepremanesi a Venezia, di cui 108 officine da fabbro o calderaio.Ancora oggi, le ultime bottegheo ditte di fabbri e coltellinai rimastea Venezia e dintorni, sonobuona parte di oriundi premanesi,tra queste la storica bottegaTenderini al ponte del Soccorsoin fondamenta Briati a Dorsodurodocumentata dal 1682.Le fucine veneziane non eranoparticolarmente ampie e servivanoper la produzione del necessarioper la vita civ<strong>il</strong>e. A dimostrazione della loro grande diffusionerimangono in città molti toponimi come la calle dei Fabbri,riva del Ferro, calle del Calderer, calle delle Ancore. Il fatto che,malgrado le severe leggi antincendio della Serenissima, le fucinenon siano state trasferite altrove, come avvenuto a Murano con i vetrai,indica come fosse necessaria la presenza di queste botteghe direttamentenel cuore del tessuto urbano.Una passeggiata con sguardo attento tra lecalli permette di mettere a fuoco una infinitàdi oggetti in ferro normalmente trascurati,come i tiranti per i campanelli con irinvii (piccole leve sagomate) che servivanoa far suonare la campanella dentro l’appartamentotramite un f<strong>il</strong>o metallico; oppure lebandelle dei portoni, che a Venezia hannouna forma caratteristica, o la varietà di grate,inferriate, lampioni, strumenti in ferro per porte e finestre, serramenti,maniglie, cardini.Quello che colpisce è la cura dell’esecuzionee la raffinatezza del disegno.Come l’ebanisteria e l’oreficeriaanche la produzione fabbr<strong>il</strong>e venezianaè un mondo di oggetti raffinati.Le inferriate veneziane trovano <strong>il</strong>loro parallelo st<strong>il</strong>istico nel merletto,<strong>il</strong> disegno si sv<strong>il</strong>uppa sempre in due[102-103] Dettaglio di grata e, inbasso, le possenti inferiate delFondaco dei Tedeschi.[100-101] Bottega di fabbro a Castello ainizio Nocevento e, in basso, tirante percampanello.dimensioni, lo spessore del materialeimpiegato è quasi irr<strong>il</strong>evante ai finidella composizione. Certo le rostredel Fondaco dei Tedeschi, con <strong>il</strong>loro spessore possente danno senzadubbio un’impressione di forza, comepure la porta della Zecca, oraporta d’ingresso della BibliotecaMarciana, tuttavia <strong>il</strong> disegno si sv<strong>il</strong>uppasempre senza quegli interventidi deformazione plastica o di tridimensionalitàche possiamo ritrovarea Vienna o a Praga o la ridondanzadelle opere francesi ricche di fogliame e decorazioni applicate.Le opere in ferro nascevano con le architetture e ne riprendevanogli schemi geometrici nei disegni, in questo modo i manufattisi “fondevano” con <strong>il</strong> contesto.Anche dal punto di vista tecnico le opere veneziane rispondevanoa criteri di semplicità costruttiva, con l’uso di elementi modulariuniti tra loro da fascette sagomate, i collarini. Cambiamenti

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