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Arti e mestieri: il gusto dell'artigianato - The Venice International ...

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prendiamo che i pittori di “minor fortuna” erano soliti mercanteggiarearredi dipinti negli st<strong>il</strong>i degli artisti più famosi sotto le arcatedi Piazza San Marco, attività legale in questo luogo <strong>il</strong> sabato econcessa anche <strong>il</strong> mercoledì a San Polo. Possiamo dunque immaginareche se qualcuno avesse voluto acquistare una cassa dipinta conuna tinta unica o con una tonalità in grado di emulare un legno piùnob<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> c a s s e l l e r non si sarebbe rivolto allabottega di un pittore, ma avrebbe adempiutoall’um<strong>il</strong>e mansione nel suo laboratorio.Intuiamo così la valenza dellaregola stab<strong>il</strong>ita nel 1542 per la qualei c a s s e l l e r i potevano vendere una cassagià dipinta in tale modo alla bottegadi un pittore che a sua volta terminaval’arredo con decorazioni più complesse e[90] Endimione dormiente,tondo di cassone di Cima daConegliano conservato allaGalleria Nazionale di Parma.traeva profitto dal lavoro completo.Se invece i c a s s e l l e r i c o m m i s s i o n a v a-no ai pittori una qualche decorazione,la cassa poteva essere commerciatada loro solo in territorio esternoalla città, al fine di non generare inut<strong>il</strong>i competizioni.Grazie alla norma del 1459 i r<strong>il</strong>ievi potevano essere creati daipittori, oppure dagli stessi i n t a i a d o r i; essi lavoravano abitualmentenella decorazione delle cornici da specchio e allo stesso modo avrebberopotuto realizzare le dorature delle parti in gesso applicate in unsecondo tempo agli arredi. La supposizione è rinforzata da una normativaemanata dai Provveditori di Comun e dai Giustizieri Ve c c h inel 1457 che ribadisce la netta separazione delle competenze degliartigiani e precisa l’esclusione dalla disposizione dei casseleri e delledonne addette alla doratura. In seguito a questa breve riflessione intornoalle normative delle <strong>Arti</strong> tra XV e XVI secolo pare correttoritenere che anche le botteghe dei pittori veneziani fossero legittimatee tutelate nella vendita in città degli arredi dipinti. In questaottica altrettanto chiara appare l’inclusione nel 1482 della figuradel c a s s e l l e r all’interno della b a n c a al fianco del f i g u r e r, del c o r t i n e r ed e l d o r a d o r: la collaborazione e la pari importanza dei quattro furonoriconosciute in base a una reale necessità.Il primo passo della genesi di un cassone dipinto avrebbe vistoun anonimo pittore o un suo garzone recarsi in calle della Casselleriaa Santa Maria Formosa per acquistare oppure ordinare un contenitoredi legno. Dopo aver fatto trasportare <strong>il</strong> cassone alla bottega,l’anonimo pittore avrebbe preso le misure della parte da istoriare,avrebbe creato l’apposito supporto e iniziato la realizzazionedel dipinto. Grazie alle numerose analisi di laboratorio compiutesulle tavole superstiti, apprendiamo che tra le metodologie che <strong>il</strong>pittore avrebbe potuto ut<strong>il</strong>izzare per la decorazione potevano esserepreviste: la dipintura diretta su tavola, l’uso di disegni preparatoridi repertorio, l’impiego della tecnica dello spolvero, la ripresadi modelli x<strong>il</strong>ografici. Esemplari di questa pittura ancora tutta dascoprire sono le due tavole con la Storia di Alcione e Ceice, realizzatedalla bottega di Vittore Carpaccio e oggi divise tra la National Gallerydi Londra e <strong>il</strong> Ph<strong>il</strong>adelphiaMuseum of Art.[91] Bottega di Carpaccio, fronte dicassone con Il ritrovamento di Ceice,Ph<strong>il</strong>adelphia, Museum of Art.Il <strong>gusto</strong> cinese negli arredi laccatiCLARA SANTINILa sesta decade del XVII secolo segna per l’intera Europa l’inesorab<strong>il</strong>eavvento della chinoiserie. Scocca l’ora delle laccheprovenienti dal “lontano Oriente”, destinate a suscitare unconsenso unanime, privo di cedimenti, anzi contrassegnato da impennatedi fanatico entusiasmo. È questa l’epoca dei cabinets des chinoiseries, sorta di Wunderkammer esotiche allestite inseguendo la bizzarraispirazione della moda orientale e straripanti di tesori. Sonopreziose lacche ma anche giade, bronzi, porcellane, tappeti in seta,che dai fastosi fondali laccati ricevono l’appropriata valorizzazione.Se può sembrare scontato che la vicenda inerente alla formazionedel <strong>gusto</strong> europeo per l’esotico, galvanizzato dai resoconti diviaggio di esploratori e missionari, coincida con l’incontenib<strong>il</strong>epassione per i manufatti laccati – una vera e propria mania che indussea un incremento esponenziale della domanda, al conseguenterapido cedimento qualitativo della produzione cinese e a una seriedi caparbi tentativi da parte europea di carpire <strong>il</strong> segreto delle “supreme”vernici orientali –, risulta del pari inevitab<strong>il</strong>e che, in Italia,le prime “contraffazioni” façon de la Chine avessero luogo a Venezia,dove la lacca aveva alle spalle una tradizione plurisecolare.Nel Sei e Settecento, infatti, i depentori alla cinese – come si facevanochiamare gli artigiani dediti alla pratica della laccatura,consci della natura imitativa del lorooperato – continuarono a servirsi,come per <strong>il</strong> passato, della vernice pereccellenza, la sandracca, per conferireai manufatti dipinti la tanto ambitalucentezza e la necessaria protezione.Risalgono addirittura al 1283i minuziosi decreti emanati dai GiustizieriVecchi – la magistratura prepostaal controllo dell’operato artigianale– che stab<strong>il</strong>ivano “che cofa-[92] La sandracca.ni, scrigni, tavole da pranzo, ancone, taglieri, coppe e catinelle d<strong>il</strong>egno i depentori dovevano consegnare al cliente inverniçate; per glioggetti rivestiti in cuoio poi la consegna era lecita solo dopo tregiorni dalla loro verniciatura.Pratica ornamentale già ampiamente accreditata a Venezia nelXVI secolo – ove l’incastonatura di materiali preziosi su superfici ligneesi configurava come traslitterazione in chiave lagunare dell’intarsio“alla certosina” di ascendenza moresca – l’insolito connubiolacca-madreperla s’impone nell’arredocome soluzione decorativa ricercatae di grande effetto al trapasso fraSei e Settecento. È questa la fase dellarigorosa osservanza dei canoni d<strong>il</strong>aconica impassib<strong>il</strong>ità cui soggiaccionole raffigurazioni orientali, dell’adeguamentoai motivi e alle formedelle lacche originali contempora-[93] Specchiera in legno intagliato decoratacon lacca policroma e madreperla intarsiata,fine XVII secolo, collezione privata.

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