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Arti e mestieri: il gusto dell'artigianato - The Venice International ...

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provata onestà poteva iscriversi all’Arte dopo aver superato un accertamentoattitudinale. Il garzone, che ufficialmente doveva averedodici anni ma in realtà era più giovane, doveva seguire un apprendistatoche durava, aseconda del mestiere,da cinque a sette anni;successivamentediventava, per almenoaltri due o tre anni,lavorante. Sostenendoun nuovo e[47-48] Scuola veneta, La bottega del tagliapietra,XVIII secolo, Venezia, collezione Cassa di Risparmio.A sinistra, dettaglio del garzone.più impegnativo esame di ab<strong>il</strong>ità pratica – laprova d’arte – poteva conseguire <strong>il</strong> titolo dimaestro, con diritto di aprire bottega in proprioe tenere a sua volta garzoni e lavoranti.Il governo vig<strong>il</strong>ava affinché <strong>il</strong> rapporto tramaestri e operai fosse corretto, senza sfruttamentio ingiuste rivendicazioni. Si legiferava anche per evitare o limitareinquinamenti e per tutelare la salute di lavoratori e cittadini.Gli associati erano inoltre garantiti in ogni momento della lorovita, durante le malattie e in caso di morte; si pensava anche a vedovee orfani e, per salvaguardare l’impresa, si concedeva talora lalicenza anche alle donne.Alle maestranze specializzate era rigorosamentevietato emigrare perevitare la fuoriuscita dei segreti delmestiere e la conseguente compromissionedel mercato. Venivano inveceben accolti gli artigiani stranieriche dimostrassero capacità e periziaparticolari o che fossero detentoridi nuove conoscenze o inventori diprocedimenti inusuali. Il loro inserimentonella Repubblica era fac<strong>il</strong>itato[49] Specchiaro da GiovanniGrembroch, Gli abiti dei da concessioni di permessi, di spaziv e n e z i a n i. Venezia, Museo Correr. edificab<strong>il</strong>i e, talora, anche da agevolazionifiscali o da esenzioni da dazi.Ai confratelli di un’Arte spetta anche l’arredo artistico dell’altareo della cappella di loro concessione presso le varie chiese cittadineche vengono arricchiti con opere pittoriche, spesso commissionatea grandi artisti come Tintoretto o Palma <strong>il</strong> Giovane, e scultoree,o con la periodica esposizione di paliotti rivestiti di stoffe auroseriche,preziosi ricami, realizzazioni di oreficeria o di cuoi dorati.Le <strong>Arti</strong> contribuiscono inoltre a variare significativamente lastruttura urbanistica della città. Da un lato era necessario tutelare<strong>il</strong> normale svolgersi della vita cittadina preservando l’incolumitàdegli abitanti mentre, dall’altro, si doveva rispondere a specificheesigenze produttive quali la necessità di usufruire di ampi spazi odi abbondanza di acqua corrente. Esempi significativi sono lo spostamentoa Murano delle fabbriche di vetro per evitare <strong>il</strong> pericolodi incendi in una città all’epoca prevalentemente lignea e la dislocazionealla Giudecca delle concerie non solo per le sostanze inquinantiversate nei canali ma anche per le mefitiche esalazioni dellepelli scarnate e degli acidi ut<strong>il</strong>izzati.Anche nella toponomastica appare evidente la fierezza degli artigianiche danno <strong>il</strong> nome del proprio mestiere ai luoghi in cui hannolaboratori o botteghe: si va dal campo della Lana alla calle delloStampador, del Marangon, dei Fabbri; dalla corte Veriera al rio deiTintori; dalla salizzada degli Specchieri al sottoportego del Cuoridoro;dalla ruga degli Oresi al campiello del Remer.Dal punto di vista economico,Venezia ha sempre puntato suuna produzione sfarzosa basata su materie prime di alta qualità e suproduzioni esclusive, di cui diviene presto la prima grande fruitrice.Inizialmente tale produzione è finalizzata soprattutto alla venditaall’esterno della città, visto che presso la corte ducale predominauna certa semplicità; dal Trecento però comincia a crescere ladomanda interna di beni di lusso, documentata dall’emissione delleprime leggi suntuarie. La nomina di una specifica magistraturaaddetta “alle Pompe” si renderà però necessaria soltanto nel XVIsecolo, anche se è certo che spese eccessive per l’abbigliamento el’arredamento erano consuetudini precedenti. Nel 1466 un viaggiatoreboemo, Leo di Rozmital, descrive una camera da letto venezianastimata 24000 ducati (cifra corrispondente a 84 ch<strong>il</strong>ogrammid’oro), con pavimento d’alabastro, soffitto d’oro, lenzuolatessute d’argento e guanciali ornati di perle e gemme. L’enormitàdi tale cifra ci spiega come mai un decreto del 1476 imponga <strong>il</strong> divietodi spendere per l’abbellimento di una stanza più di 150 ducatid’oro. Il decreto non è comunque rispettato visto che nel 1492Jacopo di Porcia, nella sua operetta intitolata De Reipublicae Venetaeadministratione, affermerà che con le suppellett<strong>il</strong>i di casa di un venezianoqualunque, si può arredare una dimora regale.L’iconografia pittorica comprova la policromia delle lastre dimarmo e delle pietre semipreziose che rivestivano le pareti esternedei palazzi, talora ricoperti di fogliad’oro, e lo splendore dellechiese, rut<strong>il</strong>anti di luminosi mosaicivitrei. I riflessi cangianti,moltiplicati per effetto del riverberodell’acqua dei canali, suisoffitti degli interni, dell’ampiosalone centrale detto p o r t e g o,n e l-l’inf<strong>il</strong>ata delle stanze contigue –impreziosite di affreschi, distucchi trinati, di cassettoni[5 0 - 5 1] Il salone di Ca’ Zenobio e, asinistra <strong>il</strong> camino di Palazzo CornerSpinelli.smaltati e dorati, sbalzati e intarsiati– ne rendevano magica eirreale l’atmosfera. In tali ambienti,dai pavimenti leggiadried elastici, ovattati dai rivestimentidi tappezzerie e tendaggidi velluto, broccatello o damascodai raffinati decori al confrontodei quali persino gli arazzi sembranotroppo semplici, riscaldatida grandi camini di marmo scolpito,la luce, ottenuta con enorm<strong>il</strong>ampadari colorati di fiori,viene raddoppiata dalle molteplicispecchiere appese alle paretie intervallate da dipinti im-

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