20.07.2015 Views

NEWS N. 26 - The Venice International Foundation

NEWS N. 26 - The Venice International Foundation

NEWS N. 26 - The Venice International Foundation

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Associazione riconosciutacon decreto no. 41/13.300-Ddel 12.07.1999della Giunta Regionale del VenetoProgramma UNESCOComitati Privati Internazionaliper la Salvaguardia di VeneziaTHE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATION – LUGLIO 2012 – <strong>NEWS</strong> LETTER NO. <strong>26</strong>Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3144 – 30123 Venezia tel. & fax +39 041 2774840 e-mail veniceinter@tin.it www.venicefoundation.orgIl Successo e la Speranza:il gigante e il bambinoFRANCA COIN, presidente <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>Ho conosciuto di persona Marco Paolini la sera del concertodi Mario Brunello in Basilica di San Marco lo scorso28 gennaio, sempre però ho avuto la fortuna di seguire ilsuo lavoro di autore e interprete di una narrazione di forte impattocivile, in cui risalta la sua incredibile capacità di raccontare il cambiamentodella società con i dialettie la poesia: Il racconto del Vajont, IlSergente, I-TIGI racconto per Ustica, Mi -serabili, i Bestiari per non parlaredell’indimenticabile notte del 1998alle Gaggiandre dell’Arsenale di Veneziapunteggiato da centinaia dilumini dondolanti sull’acqua con ilsuo Milione riproposto lo scorso annoin campo San Trovaso e alla Madonnadell’Orto.Il nostro impegno con Mariano Fortunyè il fil rouge con chi continua latradizione di abbinare il talento con[1] Marco Paolini, Premio Cotisso<strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> 2012.la maestria della gestualità, comeMarco Paolini, che, artigiano e manutentoredel mestiere di raccontarestorie, porta quest’arte antica al grande pubblico con memorabilidirette televisive seguite da milioni di spettatori come con ITIS Ga -lileo, e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute.La mia emozione più grande è quella di assegnare il Premio Cotisso2012 a Marco Paolini e festeggiare i nostri quindici anni diattività per la città di Venezia anche con una speranza.Alessandra, mia nipote, insegna Lettere in una scuola media e,come sempre, entusiasta del suo lavoro, mi legge per caso alcuni temidei suoi ragazzi di prima media. Ci riuniamo in famiglia a Parmaalmeno una volta al mese, sono sempre riunioni “animate” perchéognuno discute con gioia o dolore, di sogni, di speranze e a volteanche di esperienze. Mia nipote ha due figli, Pietro e Rocco di18 e 16 anni.Il 9 maggio scorso Alessandra apre una cartelletta di temi cheha appena corretto. Credo che non possa esserci messaggio miglioredi quello espresso in questo tema, che voglio pubblicare in onoredi chi si impegna e come esempio di energia, forza, volontà, percontinuare nella nostra missione per Venezia con la <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.Dopo quindici anni di vita vorrei festeggiare il nostro anniversarioaffidando alle parole dirette, semplici e di amore di AlbertoPietta, un ragazzo che si affaccia alla vita, unendole all’esempiodi grande impegno di Marco Paolini.Tema: Caro diario, oggi è stata una giornata memorabile perché…Caro Diario,quella era stata una giornata memorabile perché avevo imparato adamare e a essere amato. Tante sono le giornate felici ma quella loera più di tutto in qualunque senso.Questo tema mi riporta a quando avevo quattro anni e avevo seriamenteiniziato a rendermi conto di quello che mi circondava. Inparole povere ho alzato la testa e mi sono reso conto della realtà. Inquel lontano settembre 2004 sono diventato “cosciente”. Per qualcunopuò essere una stupidaggine perché quando un bambino nasceprende conoscenza del padre e della madre.In parte è vero ma uno inizia a rendersi conto di vivere e diamare quando è amato. Mi vengono in mente certi bambini chequesti sentimenti non li provano e forse non li proveranno mai. Iomi ritengo fortunatissimo ad avere i miei genitori e i miei parentiche mi vogliono bene. Io con una piccola donazione a un villaggiothailandese contribuisco a creare per i bambini un futuro luminosoe ricco di emozioni positive per loro. Perché in realtà sono tali equali a noi.Purtroppo però devi sapere, diario, che ci sono persone che pensanosolo al loro bene e danneggiano il mondo. Non è giusto chesolo per colpa di qualche individuo molte persone vengano risucchiatedalla trappola maligna della povertà. Naturalmente ci sonoda riscontrare anche aspetti positivi, ed è proprio per questo che ilmondo si sorregge con difficoltà, ma si sorregge. Noi dobbiamorinforzare questa soglia e portarla il più in alto possibile. Ma ora ritorniamoall’autunno 2004. Quando ho provato uno dei sentimentipiù belli di tutta la mia vita: l’amore.Una persona deve amare per sentirsi felice ed essere amata perstare bene. Ci vorrebbero migliaia di milioni di aggettivi per descriverel’amore: passione, gioia, pace, felicità, calma, sicurezza eresponsabilità. Qualche persona fatica a instaurare un rapporto forte,ma questo fatto non nega assolutamente di poter vivere una vitapiena di sfide ed emozioni. In conclusione bisogna proclamareuna frase che forse a te diario e a tante altre persone non è chiara “Sipuò sbagliare e cadere molto in basso, ma c’è sempre una scalettapiccola che può diventare grande nel nostro cuore. Va costruita faticando,sudando e soffrendo ma il risultato finale andrà a ricompensareil sacrificio che ognuno di noi avrà fatto”.Alberto Pietta<strong>26</strong> aprile 2012, classe IA, Scuola Media Statale I. Newton di Parma1


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Klimt nel segno di Hoffmanne della SecessioneMuseo Correr, fino all’8 luglioAun secolo dalla partecipazione alla Biennale di Venezia,nel 1910, Gustav Klimt torna in laguna come protagonistadi una straordinaria esposizione per festeggiare il 150°anniversario dalla sua nascita.La rassegna veneziana presenta la genesi e l’evoluzione, in ambitoarchitettonico e pittorico, dell’opera di Klimt e di quanti conlui diedero vita alla Secessione viennese grazie a un eccezionale ciclodi dipinti, rari e preziosi disegni, mobili e raffinati gioielli, maanche elaborate ricostruzioni e interessanti documenti storici. Alcentro dell’esposizione è, infatti, la rivisitazione dei suoi rapporticon l’ambiente viennese, ma anche con quello più internazionaledel tardo simbolismo e delle prime avanguardie.La mostra è una felice occasione per conoscere il suo percorsogiovanile – che coincise con il lavoro nella Künstler-Compagnie,una piccola impresa fondata con l’aiuto del fratello Ernst e l’amicoFranz Matsch, che lavorava con lo spirito di una consorteria medioevaleper l’esecuzione di grandi decorazioni – e l’altrettanto importantecammino di rinnovamentocondiviso dal 1898 con i diciottopittori che aderirono alla Secessioneviennese, come Carl Moll e KolomanMoser, per ricordarne alcuni frai più noti.Nella prima sezione, dedicata agliesordi della Secessione, sono espostealcune delle prime opere di Klimt,affiancate a quelle del fratello Ernst[2] Ernst Klimt, Francesca daRimini e Paolo, Vienna,Belvedere.e di Franz Matsch, mentre nella secondaè presentata una serie di importantiapparati, tra cui foto, documentie biografie. Nella terza equarta sezione vengono invece messiin luce due aspetti dell’arte secessionista: la figura e il paesaggio.Qui si trovano opere come La medusa di von Stuck e Signora al ca -minetto di Klimt.Capitolo essenziale della mostra è lo straordinario sodalizio conl’architetto e interior designer Josef Hoffmann; sicuramente questorapporto fu il più intenso e fruttuoso della carriera artistica diKlimt, sia sul piano dei contenuti che dei risultati. I due artisti dividevanoincarichi, clienti, amici ma soprattutto la spasmodica tensioneverso la Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, che ha trovatouno dei punti più altidella sua utopicarealizzazione nelledecorazioni di PalazzoStoclet a Bruxelles(sezione 8) e nelFregio di Beethoven, dicui una copia occupa[3] Gustav Klimt, particolare del Fregio diBeethoven, Vienna, Palazzo della Secessione.un’intera sala dellamostra (sezione 5),realizzato nel 1902in occasione della Beethoven-Ausstellung, la XIV mostra della Secessioneviennese. L’opera, composta da tre parti: L’anelito alla feli -cità, Forze ostili e Inno alla gioia, rinnova a più di cento anni di distanzadalla sua creazione tutto il nostro stupore per l’altissima tensioneformale e per la complessità del suo significato, che spazia intotale libertà creativa tra mito e allegoria.L’Italia, e in particolare le città di Ravenna, con la Basilica bizantinatardo-antica di San Vitale, e Venezia, con i mosaici dellaBasilica di San Marco, ebbe un’importanzafondamentale per Klimt e ne trasse ispirazioneper il suo “periodo oro”. Giuditta I eGiuditta II (Salomè), riunite nella sesta sezione,sono fra gli esempi più notevoli diquesto periodo. Con Giuditta e Salomè, conla simbiosi propria di questi dipinti, tral’arcaico e il mondano, e col teso dialogo tramorte e sessualità, tra eros e thanatos, che esseesprimono, Klimt ha arricchito di nuovesfaccettature le possibilità offerte all’artedella figura della[4-5] Gustav Klimt,Giuditta, 1901,Vienna, BelvedereSuperiore.A destra, Giuditta II(Salomè), 1910,Venezia, Ca’ Pesaro.femme fatale. Il potereseduttivo della vitaè ulteriormenterafforzato dalla minacciadella morteche pure i due dipintievocano. Sia inGiuditta che in Sa -[6] Joseph Hoffmann, Spilla,Vienna, Albertina.Ma soprattutto nella serie dei ritrattifemminili di Klimt, come H e r m i n eG a l l i a e Maria Henneberg, e nelle sueambigue figure mitologiche egli dàil meglio di quella sua squisita artepittorica che fu capace di raggiungerel’universalità della bellezza.[7] Gustav Klimt, Volto di fanciulla,collezione privata.lomè [la cui cornice originale è stata restauratada <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> nel 2006] trapelaun desiderio di felicità in cui per la primavolta trovano espressione le aspirazioni e lepaure di un’epoca.Nella settima sezione della mostra si racconta la fertile liaisondei Pionieri del Moderno per i quali architettura, pittura e arti applicatesi mescolarono fino a diventarearti tra loro inscindibili, dandovita a più di un movimento e a piùdi uno stile. Infine la mostra si concludecon il dipinto il Girasole, un’operadi Klimt recentemente acquisitadal Belvedere di Vienna.I dipinti dell’intera mostra si incrocianocon coerenza con le arti dellagioielleria, del tessuto, dell’arredoproposte da Hoffmann in straordinaridisegni, studi, bozzetti e m a q u e t t e.2


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[12] Il bacino di San Marco,New York, Metropolitan Museum,lascito di Adele Lehman.vere e proprie immagini simbolo del Settecento veneziano, messe aconfronto con un dipinto finora mai presentato al pubblico come ilRidotto Rothschild. Accanto a queste opere profane FrancescoGuardi realizza, lungo tutto l’arco della sua carriera, numerosi dipintisacri. Una produzione spesso discontinua, che in alcuni casiperò tocca valori esecutivi di alto livello, come, tra le opere presentiin mostra, il Miracolo di San Gonzalo del Kunsthistorisches Museumdi Vienna.Solo verso i quarant’anni, e con alle spalle una non esaltata carrieradi figurista, Guardi comincia a realizzare le prime vedute,probabilmente nel tentativo di agganciare il lucroso mercato deivisitatori stranieri, orfano in quegli anni di Canaletto, allora trasferitosiin Inghilterra. Non è nota con certezza la data d’inizio diquesti lavori, forse attorno al 1755. Si tratta di dipinti ancora acerbi,che ricalcano le composizioni di Canaletto e Marieschi e dove lastesura pittorica è fluida e controllata, ancora lontana da quella frizzantee stenografica che lo renderà celebre. Dal punto di vista filologicosi tratta della sezione forse più interessante della mostra checonsente di confrontare un cospicuo numero di opere mai viste assiemee quindi di verificare leproposte cronologiche fin quiavanzate dagli studi. Questa fasesperimentale, che si può circoscriverein poco più di un decennio,è chiusa da dipinti quali laPiazza di San Marco della NationalGallery di Londra oppurenel grande Bacino di San Marcodel Metropolitan Museum diNew York dove la sua vena singolareemerge nelle figure costruitecon spumeggianti impasti di colore che rivelano un timbrocromatico vivacissimo.Faranno gruppo a sé stante i paesaggi e i capricci, seppure sianocollocabili lungo tutto il suo iter professionale, così da evidenziarela sua originalità in questo campo rispetto agli altri maestriveneti. Ancora una volta la sua fonte di ispirazione è data da incisionio dipinti altrui che il suo occhio, simile alla lente distorta diun caleidoscopio, rielabora, presentandoall’osservatore composizionidivenute originali e autonome,rese uniche da valoriesecutivi di straordinaria delicatezza.È il caso dei grandi paesaggidell’Ermitage di San Pietroburgoe del Museo di Wormsdove l’elemento naturale è trasfigurato da vibranti e irreali effettiluministici. Diverso è il caso dei capricci che per definizione propongononello stesso quadro l’accostamentodi luoghi concreti e di fantasia, di architettureantiche e moderne. Si[13-14] Paesaggio fantastico, NewYork, Metropolitan Museum, dono diJulia A. Berwind.In alto, Paesaggio campestre congrandi alberi e un lago, SanPietroburgo, Ermitage.tratta di un genere squisitamente settecentesco, che sembra natoper assecondare l’immaginazione del nostro pittore. Veri e propricapolavori di questo campo sono i due grandi Paesaggi fantastici delMetropolitan Museum di New York, dove tutti questi elementi sonoriuniti a comporre un insieme improbabile quanto affascinante.Francesco Guardi fu anche l’ultimo cronista delle feste e dellecerimonie della Serenissima, attività cui è dedicata una sezione specificadella mostra. Il caso più celebre è quello delle dodici tele (inmostra ne saranno riunite quattro) delle Feste dogali desunte da disegnidi Canaletto, incisi da Giambattista Brustolon. Anche se l’artistasi serve ancora una volta di modelli incisori, tuttavia il risultatoè davvero sorprendente.Esemplarein tal senso è la telacon Il Bucintoro aSan Nicolò del Lidodel Louvre, il capolavorodella serie,dove, pur mantenendosifedele al modello,Francesco crea[15-16] Il doge sul Bucintoro a San Nicolò,Parigi, Louvre. In basso, Concerto di dame per i un’immagine diconti del Nord, Monaco, Alte Pinakothek.grandissimo fascinoe suggestione: miriadidi luci guizzano sul mare appena increspato mentre figure esilie disarticolate, simili a ideogrammi orientali, brulicano sulle imbarcazioni.Sono invece il frutto di specifiche commissioni da partedella Repubblica i quattro dipinti destinati a commemorare lavisita di papa Pio VI a Venezia. Per l’artista, ormai settantenne, finalmenteun incarico ufficiale, seguito poi dalle tele celebrativedella venuta a Venezia degli arciduchidi Russia in incognitosotto il nome di Conti del Nord.Non furono invece mai realizzatequelle che dovevano ricordarele nozze fra il duca Armando diPolignac e la baronessa Idalia diNeukirchen, di cui però si conservano nel Gabinetto dei disegni edelle stampe del Museo Correr gli splendidi fogli preparatori.Il percorso espositivo si chiuderà con le opere dell’estrema maturità,dove lo stile personalissimo di Francesco diviene sempre piùlibero e allusivo: le proporzioni fra i vari elementi sono liberamentealterate, la struttura prospettica diventa elastica e si deforma senzaalcun aggancio con la realtà. Infine, le figure sono semplici macchiedi colore, un rapido scarabocchio bianco o un punto nero tracciatocon un segno tremolante. A questo momento risalgono composizionicome la Regata sul Canale della Giudecca dell’Alte Pinakothekdi Monaco di Baviera oppure le due vedute del MuseoThyssen-Bornemisza di Madrid, tutte eseguite con quella “manieraparticolare, piena di spirito e tutta personale”. Negli stessi anniil pittore modifica progressivamente il suo repertorio: accanto alleconsuete vedute del Canal Grande e del Bacino di San Marco dipingealcune splendide immagini di ville immerse nel verde dellacampagna veneta e alcune vedute di angoli appartati della città, comeil rio dei Mendicanti e la punta di Santa Marta. In queste ultimeopere Guardi amplia gli orizzonti del vedutismo veneziano finoa dissolverlo in vaste distese d’acqua e di cielo.4


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Urs Fischer: Madame FisscherPalazzo Grassi, fino al 15 luglioAllestita negli spazi dell’atrio e del primo piano nobile, l’esposizioneè la più importante dell’artista finora realizzatain Europa e la prima in assoluto a presentare una panoramicadel lavoro di Urs Fischer lungo due decenni. Le opere selezionateprovengono da numerose collezioni internazionali, tra cuiquella privata dell’artista e quella di François Pinault.La mostra propone oltre trenta opere che rappresentano l’interopercorso – dagli anni novanta a oggi – dell’artista, considerato unodei maggiori scultori della nostra epoca. Sono esposte nuove produzioni,inedite al pubblico, e lavori realizzati in collaborazionecon Georg Herold, uno dei primi maestri dell’artista.La qualità unica del lavoro di Fischerrisiede nella modalità con cuiegli si appropria degli oggetti quotidiani– sua materia prima per eccellenza– e ne trasforma il senso attraversol’utilizzo di differenti tecnicheespressive e materiali, con unapproccio che spesso ricorda quellodel collage.Combinando illusione e realtà,violenza e humor, eternità e fugacità,l’artista cerca di catturare unequilibrio instabile il cui significatonon è mai completamente definito ela mostra stessa gioca su una vasta gamma di sensazioni suscitandoal tempo stesso stupore, sorpresa, divertimento e dubbio.Il titolo della mostra fa riferimento alla prima installazione cheil visitatore incontra: l’opera Madame Fisscher, che rappresenta la cifrastilistica di tutta l’esposizione eapre le porte sullo spazio dello studiolondinese dell’artista i cui murie arredi, riprodotti nei minimi particolari,diventano vere e propriesculture.Al primo piano la scenografia comprendela riapertura di alcuni passaggi,in particolar modo sul Canal[18] Madame Fisscher, 1999-2000, Zurigo, collezione Hauser& Wirth. Courtesy of the artist eGalerie Eva Presenhuber Zurigo.[17] Cappillon, 2000, Zurigo,collezione Hauser & Wirth.Courtesy of the artist e GalerieEva Presenhuber Zurigo.Grande, ciò permette di riscoprirel’antica struttura di Palazzo Grassicosì come appariva ai tempi in cui ilpalazzo era una dimora privata.Questa disposizione crea un asse disimmetria centrale attorno al quale le opere in mostra si fanno ecol’una con l’altra. Si ritrova la decostruzione di oggetti domesticinell’opera In Dubio Pro Reo, il gioco delle sedie in <strong>The</strong> Lock e in AThing Called Gearbox e infine una serie di opere che utilizzano meccanismia motore come Nach Jugendstil kam Roccoko, oppure Keep ItGoing Is a Private Thing.L’effetto di risonanza permette di percepire un movimento implicito.Urs Fischer, infatti, attraverso le sue opere non ha maismesso di esaltare il movimento; per questo è senza dubbio il piùgrande scultore del tempo sospeso.Picasso e Vollard.Il genio e il mercanteIstituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, fino all’8 luglioPer la prima volta in Italia una mostra illustra il duraturo econtrastato sodalizio intercorso tra il mercante d’arte AmbroiseVollard e quello che diventerà il più grande artistadel XX secolo: Pablo Picasso. Il percorso espositivo è composto daoltre centocinquanta opere, tracui la serie completa delle centoincisioni della Suite Vollard, laMinotauromachia, le trenta acquefortioriginali per l’HistoireN a t u r e l l e di Buffon e le acquefortidei Saltimbanchi.[19] La Minotauromachia, 1935,collezione privata © Succession Picasso.Ambroise Vollard (1866-1939)fu un pioniere fra i mercantid’arte della fine dell’Ottocentoed ebbe un ruolo decisivo nellosviluppo dell’arte moderna fino ai primi decenni del XX secolo.Grazie a intuito, audacia e al suo genio commerciale, riuscì a crearsiuna posizione nel mercato dell’arte mostrando però sempre attenzionee interesse verso gli artisti sconosciuti o “messi al bando”.Così non solo organizzò la prima mostra monografica su Paul Cézannenel 1895, ma nella sua galleria espose opere dei Nabis e presele parti di molti giovani pittori come Derain o Rouault.Quando nel 1901 il giovanissimoPicasso giunse a Parigi e cercò difarsi strada nel mondo dell’arte edelle gallerie, uno fra i primi a offrirglil’occasione di esporre fu appuntoVollard. Iniziò così una relazionecomplessa che coinvolseprofondamente i due uomini e chedurerà per quasi quarant’anni, finoalla morte di Vollard nel 1939.[20-21] Le repas frugal, 1904 e,in basso, Il gatto, illustrazioneper l’Histoire Naturelle diBuffon, 1942, collezione privata© Succession Picasso.Fin da quel lontano inizio, Vo l-lard acquistò e vendette i dipinti diPicasso a Schukin e Morozov, ai fratelliGertrude e Leo Stein, a Barnese Thannhauser, perfino a Stieglitz,ma soprattutto commissionò estampò alcuni dei suoi maggiori capolavorigrafici. Dalla serie dei S a l t i m b a n c h i, con la celeberrima acquaforteLe repas frugal, al Chefs d’œuvre inconnue di Balzac, agli animalidi Buffon, fino alla sua più ampiae straordinaria raccolta, la S u i t eVo l l a rd, a cui Picasso lavorò dal1927 al 1937. Quest’ultima, sebbenepronta, rimase a lungo sconosciutaa causa della morte di Vo l l a r de per lo scoppio della seconda guerramondiale, giacendo nel magazzinodello stampatore fino alla liberazionedella Francia e all’istituzionedell’Ambroise Vollard Estate.5


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Charles Seliger negli anni quaranta.Una visione interiorePeggy Guggenheim Collection, fino al 16 settembre[22-23] Sentinel, 1947, collezioneElaine Weitzen.In basso, <strong>The</strong> Last Cyclops,1944, New York, collezioneMarjorie e Michael Levine.Esposto per la prima volta in Italia un importante corpo diopere – oltre trenta tra dipinti e disegni – realizzato dal surrealistaamericano Charles Seliger (19<strong>26</strong>-2009) nel corsodegli anni quaranta, decennio di esordio della sua carriera pittorica,tracciandone la rapida evoluzione da ragazzo di talento ad artistaesperto, maturo e sicuro della sua visione artistica.Fin da adolescente Seliger dimostra interesse per la pittura el’arte moderna e poco più che ventenne sviluppa quegli strumenticon i quali avrebbe esplorato i soggetti al centro della sua artefutura. L’immaginario fantastico, i processi inventivi, la libertàcreativa propri del movimento surrealista catturano profondamentela sua attenzione, accendendo la sua immaginazione, e lo portano,tra il 1942 e il 1950 – periodo a cui risalgono le opere in mostra– a sviluppare una propria maturitàestetica. In questi anni lo stilee la filosofia di Seliger sonoprofondamente debitori alle tematichee ai metodi surrealisti, in particolarel’artista adotta l’uso dell’automatismodei surrealisti comeaspetto chiave del suo processo creativo.Inoltre il loro discorso sull’inadeguatezzadella visione umana nell’apprendimentodel reale alimentail desiderio dell’artista di renderevisibile l’invisibile. Seliger crea immaginidi mondi naturali che sonoal di sotto o al di là della capacitàvisiva umana: strutture biologiche,cellule, viscere organiche e ossa, e inquesto periodo sviluppa anche quell’interesse, rimasto vivo lungotutta la sua carriera, per il processo di metamorfosi: motivo centraledel surrealismo.Il lavoro di Seliger deve al surrealismo assai più di quello ditanti suoi contemporanei, molti dei quali sarebbero divenute figureportanti dell’Espressionismo astratto americano. Sebbene la suaopera abbia anche radici in quei principi e idee che stanno alla basedell’Espressionismo astratto americano, Seliger ha la forza di imprimerealle proprie creazioni una personale voce distintiva utilizzandoun vocabolario artistico nuovo. È raro trovare un artista capacedi produrre quadri così potenti e originali in così giovane età:attraverso i suoi dipinti egli invita a porre attenzione al movimentolento, a guardare da vicino e ariflettere sulla natura intricata ecomplessa del mondo.I quadri esposti in questamostra fornirono un terreno fertilea partire dal quale l’artistalavorò per i successivi sessant’anni,lasciando un’ereditàdi cui si sta ancora scoprendo lavera influenza e importanza.Le Stanze del Vetro presentano:Carlo Scarpa. Venini 1932-1947Fondazione Cini, dal 29 agosto al 29 novembreLa Fondazione Cini inaugura un nuovo spazio espositivo permanentededicato a “Le Stanze del Vetro” – un progetto culturalepluriennale dedicato allo studio e alla valorizzazionedell’arte vetraria veneziana del Novecento – che, negli anni, ospiteràuna serie di mostre monografichee collettive dedicate adartisti internazionali, contemporaneie non, che hanno utilizzatoil vetro come strumento[24] L’edificio che ospiterà “Le Stanzedel Vetro”.originale di espressione e mezzodi ricerca di una propria personalepoetica. L’obiettivo è dimostrare le innumerevoli potenzialitàdi questa materia e di riportare il vetro al centro del dibattitoe della scena artistica internazionale.Parallelamente la Fondazione Cini ha anche costituito all’internodel proprio Istituto di Storia dell’Arte uno specifico Centro Studiper promuovere la costituzione di un archivio generale del vetroveneziano a disposizione della comunità scientifica e favorire la valorizzazionee il rilancio dell’arte vetraria, la creazione di una bibliotecaspecializzata, l’organizzazione di seminari, convegni e laboratoridestinati a studiosi e artisti interessati alla storia, alle tecnologiee agli sviluppi dell’arte vetraria e l’istituzione di borse distudio destinate a ricercatori.La prima mostra ospitata ne “Le Stanze del Vetro” sarà CarloScarpa. Venini 1932-1947 che, attraverso oltre trecento opere, ricostruisceil suo percorso creativo negli anni in cui operò come direttoreartistico per la vetreria Venini.Le opere, alcune esposte per la prima volta e provenienti da collezionie musei di tutto il mondo, saranno suddivise in una trentinadi tipologie a seconda della tecnicadi esecuzione e del tessuto vitreo:dai vetri sommersi alle murrineromane, dai corrosi ai vetri a pennellate.Esposti anche prototipi epezzi unici, disegni e bozzetti originali,insieme a foto storiche e documentid’archivio. La recente riscopertadell’archivio Venini, credutodistrutto dall’incendio che colpì lafornace muranese all’inizio degli annisettanta, ha dato la possibilità dinarrare in maniera inedita la storia[25-<strong>26</strong>] Carlo Scarpa e, in basso,i suoi vasi a murrine romane del1936.dell’arte vetraria del secolo scorso grazie alla ricchezza dei suoi documentioriginali quali foto storiche, disegni e bozzetti. La mostraoffrirà quindi un’occasione di riflessionesul significato e l’importanza dell’esperienzadel design nell’opera di Carlo Scarpa,che al periodo muranese deve la suavocazione sperimentale e artigiana, e proponeun interessante confronto tra loScarpa designer e lo Scarpa architetto.6


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Common Ground.13. Biennale di ArchitetturaGiardini e Arsenale, dal 29 agosto al 25 novembreAprirà da mercoledì 29 agosto a domenica 25 novembre aiGiardini e all’Arsenale Common Ground, la 13. Mostra Internazionaledi Architettura diretta da David Chipperfield.Come di consueto, sarà affiancata, negli storici padiglioni aiGiardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, da cinquantacinquePartecipazioni Nazionali di cui cinque presenti per la primavolta: Angola, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Perù e Turchia.Il Padiglione dell’Italia all’Arsenale è organizzato dal Ministeroper i Beni e le Attività Culturali con la Direzione Generale peril paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee. Glieventi collaterali ufficiali saranno proposti da enti e istituzioni internazionaliche allestiranno le loro mostre e le loro iniziative in variluoghi della città.Common Ground presenterà cinquantotto progetti realizzati daarchitetti, fotografi, artisti, critici e studiosi. Molti di loro presenterannoproposte originali e installazioni create espressamente perla Biennale coinvolgendo nel proprio progetto altri colleghi con iquali condividono un common ground.“La Biennale ha incontrato quest’anno David Chipperfield –dichiara il presidente Paolo Baratta – consapevole del fatto che sitratta di una personalità che coltivauna visione molto intensa dell’architetturacome prassi. Ci è parsoimportante uno sguardo all’architetturaproiettato all’interno dellastessa disciplina, che sappia evidenziarel’intenso dialogo tra gli architettidella generazione presente e[27-28] Paolo Baratta e, in basso,David Chipperfield.passata, e i loro punti di riferimento.Un passaggio utile per rifletteree rappresentare l’architettura focalizzandosu di essa la nostra attenzione,rispetto ad altre visioni che la considerano quasi un capitolodi altre discipline.”“Il tema centrale di questa Biennale 2012 – spiega il direttoreDavid Chipperfield – è ciò che abbiamo in comune. L’ambizione diCommon Ground è soprattutto quelladi riaffermare l’esistenza di una culturaarchitettonica costituita non soloda singoli talenti, ma anche da unricco patrimonio di idee differentiriunite in una storia comune, in ambizionicomuni, in contesti e idealicollettivi. Siamo partiti dal desideriodi enfatizzare idee condivise al di làdella creazione individuale e ci siamoresi conto che questo ci imponeva di attivare dialoghi piuttostoche selezionare singoli partecipanti. Abbiamo iniziato chiedendo aun gruppo limitato di architetti di sviluppare idee che portassero aulteriori richieste di partecipazione: a ciascuno abbiamo richiesto diproporre un progetto insieme a un dialogo che rispondesse al temae mostrasse l’architettura nel suo contesto di influssi e di affinità, distoria e di lingua, di città e cultura.La lista finale dei partecipantirappresenta una ricca culturadella differenza, piuttostoche una selezione di posizionidefinite e dichiarate. Vogliamo dare risalto al terreno comune condivisodalla professione, nonostante l’apparente diversificazione nell’attualeproduzione architettonica. La condivisione delle differenzeè essenziale all’idea di una cultura architettonica. Il ruolo dell’architettoè, nel migliore dei casi, adempienza critica.Gli architetti possono operare solo attraverso la procedura checonferisce loro l’incarico e che ne regola l’attività. Le nostre idee sonovincolate e convalidate dalla reazione della società. Questa relazionenon è soltanto concreta ma riguardail profondo significato delnostro lavoro. Nel crescente e complessoconfronto tra le motivazionicommerciali dello sviluppo e il nostrocontinuo desiderio di un ambientea misura d’uomo, sembra cisia poco dialogo. Se l’architetturadeve rappresentare qualcosa di piùrispetto ai momenti privilegiati edeccezionali del nostro mondo costruito,dobbiamo attivare una collaborazionedi talenti e di risorse più impegnata. Common Ground invitaa riflettere su come poter meglio indirizzare queste intuizionicondivise, queste preoccupazioni e aspettative”.“L’architettura è per noi l’arte dell’organizzazione dello spazioche condividiamo – afferma il presidente Baratta – e l’espressioneCommon Ground a questo concetto direttamente ci riconduce. L’architetturaè lo strumento per realizzare quella res publica che è luogodei singoli che appartiene a tutti, essa è l’Artemide che metamorfizzala proprietà privata in bene pubblico.Nelle conversazioni con Chipperfield mi è parso di cogliere unapreoccupazione, un desiderio di tornare a ricomporre l’identità dell’architettodi fronte all’uso spesso scomposto e deformato che si èfatto della sua arte, pur con la sua complicità, e per contro all’altrettantodiffuso uso mediocre e utilitaristicodella non architettura.Parlare dell’architettura e della suacomplessità, delle domande cui cercadi rispondere – conclude il presidenteBaratta – può essere utile per[31] Ortner & Ortner, BaukunstSeries: Dust Pictures, 2012.[29] Thomas Struth, Buksoe Dong,Pyongyang, 2007.[30] Cino Zucchi, ConceptualModel.tutti, anche e soprattutto per l’indispensabilesensibilità e, perché no,per quella più qualificata culturadella committenza senza la quale si rischia di perdere il senso dellecose, della storia e delle vere necessità”.A margine della mostra saranno organizzate nei mesi di ottobree novembre le Conversazioni sull’Architettura, una serie di incontridedicati a temi, scenari e architetti particolari, a sottolinenare ilruolo della Biennale quale istituzione aperta alla conoscenza e allospirito di ricerca.7


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Bomboniere d’artista.Produzione muranese del NovecentoROSA BAROVIER MENTASTIChe le bomboniere da nozze, destinate a contenere i confettie intese come doni da parte degli sposi a parenti e amici,siano un’invenzione relativamente recente e siano diventateuna consuetudine presso tutte le classi sociali a partire dagli anniventi del XX secolo può facilmente stupire. Le bomboniere infattifanno pensare a riti di anticatradizione, con dettagli accuratamentepreparati perun evento memorabile che[32-33] Bomboniere italiane degli annitrenta e, a destra, particolare dell’abitonuziale in vetro realizzato nel 2012 daMarina e Susanna Sent.[34] Confettiera in vetro soffiato realizzatada Lino Tagliapietra nel 1983.un tempo segnava un cambiamentoradicale per il resto della vita. Alcontrario esse erano un oggetto assolutamente sconosciuto nelle cerimonienuziali dei secoli precedenti il Novecento, anche in quellepiù sontuose che prevedevano l’investimento di notevoli patrimoni.Non era così per i confetti, che furono offerti e consumati in occasionedelle nozze già nel tardo Medioevo. Confezionati rivestendole mandorle con una croccante glassa di zucchero, erano consideratiun alimento nutriente, corroborante, addirittura afrodisiaco.Spesso associati al vino, Greco o Trebbiano, già nel D e c a m e r o n e a p-paiono offerti per queste loro qualità durante i banchetti conviviali,dopo una notte di nozze, dopo un bagno di due amanti. Le primericette conosciute per la loro preparazione sono riportate nel L i -bro per cuoco di anonimo autore veneziano, conservato nella BibliotecaCasanatense a Roma. Erano conoscenze giunte in laguna attraversola cultura araba, alla quale è ricollegabile anche la diffusionedello zucchero in Italia, favorita dall’attività dei mercanti venezianigià a partire dalla fine del XII secolo. Addirittura dalla metà delXIV secolo la famiglia veneziana Cornaro Piscopia possedeva unfeudo nell’isola di Cipro, dove sviluppò la coltivazione della cannae la produzione dello zucchero, che andava a rifornire il mercato diVenezia. Erano gli speziali che preparavano i confetti; la fama deiveneziani in questo settore era diffusa già nel Tre-Quattrocento e laloro attività si svolgeva anche presso le più importanti corti italianedel Rinascimento, come quella degli Estensi.Era consuetudine offrire i confetti durante i banchetti di nozze,disposti addirittura a libbre sulle tavole nuziali, come avvenne duranteil matrimonio di Lorenzo deMedici con Clarice Orsini nel 1469.A Urbino nel 1488, in occasionedelle nozze di Guidobaldo da Montefeltrocon Elisabetta Gonzaga, furonoofferti agli ospiti festeggiamenti per quattro giorni. Il ricevimentodel terzo giorno si concluse in modo teatrale nella sala delbanchetto: “poi per l’ultima cosa fu portata una nave de ligno grandecon trezia dentro, ne la quale erano tre homini che mostravinonavigare e con le sesole butavino per la sala el confetto”. Quindi finalea sorpresa ed eccezionale abbondanza di trezia, o confetteriaminuta, sparsa fra i convitati con le sesole, i grossi cucchiai di legnousati per togliere l’acqua dal fondo delle imbarcazioni.In genere però erano gli sposi o, più precisamente, la sposa a riceverein dono i confetti, spesso dal compare d’anello. Nei banchettipiù sontuosi erano recati in dono entro confettiere in forma digrandi coppe ad alto stelo in metalli preziosi, in genere argento o argentodorato, come si può notare anche in dipinti italiani quattrocenteschie cinquecenteschi. Bene evidenziate sono ad esempio lebelle confettiere nell’affrescodel Banchetto per le nozze n e l-la cappella di Teodolinda nelDuomo di Monza (1441-1446). Esse potevano esserefoggiate anche in vivace ramesmaltato, tipico prodottoveneziano, e in vetro smaltato,realizzato e decorato aMurano. Probabilmente erauna confettiera la nota C o p p aB a r o v i e r del Museo del Ve t r odi Murano, analogamente ad[35-36] Bottega degli Zavattari, Banchettoper le nozze di Teodolinda, 1441-1446circa, Duomo di Monza.A destra, Coppa Barovier, Venezia, Museodel Vetro di Murano.altri preziosi vetri smaltati venezianidel XV secolo, sparsi nei principalimusei del mondo.Ancora nel XVIII secolo è la sposa a ricevere in dono dal compared’anello i confetti, come è testimoniato da Carlo Goldoni nellesue commedie. La consuetudine dura per tutto l’Ottocento,quando è sempre il compare ad assumersi l’onere di questa e di altrespese in occasione delle cerimonie nuziali.Una nuova moda viene però lanciata in Italia in occasione dellenozze di Vittorio Emanuele III con Elena di Montenegro nel1896. I due sposi fecero confezionare delle bomboniere d’argentocon i loro stemmi da offrire come dono a ricordo dell’evento. Da allorala bomboniera in argento, in porcellana, in maiolica, in vetro,iniziò a diffondersi, prima presso la nobiltà e l’alta borghesia, poipresso tutte le classi sociali. Scelta con cura, divenne un manifestodel gusto, delle possibilità economiche e anche delle ambizioni deglisposi e delle loro famiglie. Subito i produttori muranesi compreseroche questa nuova consuetudine apriva loro nuove prospettiveproduttive e commerciali. È probabile che inizialmente venisseroda loro proposte come bomboniere le piccole galanterie soffiate,decorate con ricche applicazioni di gusto ottocentesco, che continuaronoa dominare il mercato del vetro veneziano fino alla primaguerra mondiale. In realtà i soffiati di questo stile sono sopravvissuticome oggetto sommamente desiderabile fino ai nostri gior-8


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[37] Anforette di tessuto murrinodella Fratelli Toso, 1910-1920.ni, presso la clientela refrattaria al fascino della modernità.La bomboniera si affermò come prodotto regolare delle vetreriedopo la grande guerra e si conformò via via allo stile vetrario delmomento, riflettendo in piccole dimensioni le forme e le tecnichedecorative più in voga, e anche lo stile personale dei singoli designere vetrai impegnati nella progettazione. La mostra Miniature divetro. La bomboniera d’artista, aperta dal 24 marzo al 20 giugno 2012a Palazzo Loredan a Venezia, ha ripercorso lo sviluppo stilistico dellebomboniere in vetro di Murano, dal 1920 circa ai giorni nostri.Sfogliando il piccolo ma pregevole catalogo, proporzionato nelledimensioni al tema di cui tratta, si possono ammirare dei piccolicapolavori dalle forme raffinate, dai brillanti colori, dai baglioridella foglia d’oro. Vi si possono scoprire bomboniere che fanno partedella nostra storia familiare e oggetti presenti da decenni nellenostre case.Il gusto Art Nouveau prevalse nelle bomboniere proposte tra il1910 e il 1920 e anche nei primi anni venti. In uno dei primi cataloghifotografici della vetreria Fratelli Toso, databile appunto aiprimi anni venti, vengono proposteesplicitamente delle Bomboniere accantoa Scatole con coperchio, anch’essechiaramente utilizzabili allo stessoscopo, con decorazioni dai nomisuggestivi, Murrina, Fenicio, Floreale.Nel 1921 però venne fondata la vetreriaCappellin Venini & C. dal venezianoGiacomo Cappellin e dalmilanese Paolo Venini che assunsecome direttore artistico il pittoremuranese Vittorio Zecchin. Volendo proporre vetri adeguati agliarredi moderni, egli si ispirò paradossalmente ai soffiati essenzialiriprodotti nei dipinti dei grandi pittori del Rinascimento, interpretandolie creando modelli eleganti, sottili, monocromi, privi didecorazioni. Inaugurò così una nuova tendenza che contagiò tuttele vetrerie. Le bomboniere degli anni venti rispondono a questi requisitie sono dei capolavori in miniatura.Tra le bomboniere si puòquindi ritrovare il notissimo vasoVeronese, alto però dodici centimetri,perfetto malgrado la difficile esecuzionedovuta alle dimensioni ridottissime.Significativamente in questoperiodo iniziò l’uso della Coppa[38-39] Ciotola e vasi Veronesedella MVM Cappellin & C. del1925. A sinistra, varie tipologiedi Coppa Barovier prodotte aMurano a metà Novecento.Barovier come modello per bomboniere classiche, valide per tutte lestagioni, grazie all’eleganza della sua forma e alla sua stretta connessionecol tema nuziale.Verso il 1930, con l’affermarsi dello stile Novecento, si diffuseuno stile vetrario basato su forme solide e scultoree e su materialiopachi o sul vetro pulegoso. Poiché contemporaneamente vengonoconcepite sculture vitree in forme animali e vegetali, ecco quindiche la foglia e la conchiglia costituiscono la forma adeguata per unaciotola di piccole dimensioni; anzi la conchiglia rimarrà un tipo digrande successo per decenni, modellata in vetro in tutti i colori econ tutte le tecniche.Lo stile Novecento vira nel 1934 verso un materiale vitreo nuovamentetrasparente ma di grosso spessore, arricchito da bollicine,velature, foglia d’oro, e rifinito in superficie da corrosione, iridazione,incisione battuta. Le bomboniere degli anni trenta sono spessoprogettate dai più validie noti designer dell’epoca,come Carlo Scarpa, ErcoleBarovier, Flavio Poli. Prevalepoi il concetto di proporrecome bomboniera un oggettodestinato a rimanerenell’arredo delle abitazionimoderne con tutt’altre funzioni,quella del portacenere[40] Vetro a bollicine, foglia d’oro, sommersoin cristallo e soffiato disegnato da CarloScarpa tra il 1934-1936 per Venini & C.ad esempio. Le bomboniere degli anni trenta colpiscono in quantocorrispondono perfettamente ai vasi pesanti e monumentali alloradi moda e, in seguito a questo fenomeno, molti oggi possono esibirein casa un vetro disegnato da Carlo Scarpa, anche se di dimensioniminiaturistiche.Gli anni cinquanta videro la reazione allo stile Novecento. Inun clima di esuberanza creativa senza precedenti, salvo il periodorinascimentale, i vetrai e i designer attivi a Murano recuperaronole tecniche della tradizione, comela filigrana e la murrina, piegandolea un’audace modernitàe a vivacissime policromie. Ilmodello di maggiore successodel dopoguerra fu il F a z z o l e t t o[41-42] Produzioni di Venini & C.: le disegnato da Fulvio Bianconicoppette Fazzoletto di Fulvio Bianconi per Venini nel 1948. La formadel 1950 e, a destra, portacandele sembrò perfetta per l’utilizzodisegnate da Pierre Cardin nel 1969.come bomboniera ed è tuttoraun tipo inossidabile.Dalla fine degli anni sessanta, in un clima di contestazione, iniziòuna fase alternativa nel corso della quale il pubblico preferì aicontenitori di confetti alcuni oggettimeno convenzionali come fermacarteo portacandele. Negli ultimidecenni la bomboniera è apparsaspesso superflua perché il matrimoniostesso appare superfluo o, quandocomunque si crede in questa istituzione,la cerimonia nuziale è semplificata e informale. Qualcunoperò resta fedele alla tradizione. Con la sua inesauribile fantasia e lasua eccezionale abilità nella modellazione del vetro Lino Ta g l i a p i e-tra, artista del vetro e maestro di fama mondiale, progetta e realizzabomboniere raffinatissime e originali per i suoi fortunati familiarie amici e nelle sue bombonieretroviamo gli echidella sua attività d’artista,decennio dopo decennio.[43] Lino Tagliapietra,bomboniera Saturno del 1993.9


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Specchio, specchio delle mie brame...scaccia la strega dal reame!CINZIA BOSCOLO E ISOTTA FONTANAUn magico occhio che contiene ben più di quel che riflette.Cos’è? La sorcière. In francese significa strega ed è il termineche si utilizza per definire uno specchio particolaredi forma convessa. Deve il suo nome alla credenza medioevale chevoleva tenesse lontano le streghe perché queste, specchiandosi, sivedevano più piccole e fuggivanoimpaurite. Oltre al nome, questospecchio deve alla leggenda la convinzioneche tenerne uno in casapropiziasse la buona sorte.Lo strano gioco di prospettive createda questo specchio non poteva noninfiammare l’immaginazione sin daitempi in cui fece le prime comparsenel tardo Medioevo poiché il suo angolodi visuale, ben più ampio di[44-45] Specchio convesso e, inbasso, Parmigianino,quello di uno specchio comune, riflettevale immagini rimpicciolendo-Autoritratto, Vienna,Kunsthistorisches Museum.le e deformandole.Gli specchi convessi si diffusero dalla Francia in tutta Europa.Nel Cinquecento colpirono l’attenzione dei pittori fiamminghi chenon mancavano di inserirli nei loro dipintidi interni, come nel celebre I coniugi Ar -nolfini di Jan van Eyck. Anche in Italiaebbero successo tanto che ne appareuno nell’allegoria della Pruden -za di Bellini mentre Parmigianinodipinge il suo autoritratto come sefosse riflesso in uno specchio convesso.La sorcière comunque non ebbe solo unafunzione decorativa. Nei secolipassati venne infatti chiamataanche “specchio dei banchieri”perché usato da gioiellieri, banchierie cambiavalute per avereuna buona visuale dell’ambiente,una sorta quindi di telecameraante litteram, come testimoniail dipinto di Quentin Massys.Veniva utilizzato pure nelle saleda pranzo borghesi in quantoconsentiva alla servitù di controllarela situazione della tavolasenza disturbare i commensali.[46-47] Il dipinto di Quentin Massys,Cambiavalute e la moglie conservatoal Louvre e, in basso, gli specchirealizzati da Stefano Coluccio.E oggi? Nella zona conosciuta come“Toletta”, tra campo San Barnaba el’Accademia, nella sua piccola bottegalaboratorio, Stefano Coluccio, dopoaver conseguito la laurea in architettura,produce artigianalmentequesti particolari specchi convessidal 1997, continuando l’attività difamiglia iniziata nel 1952 dal nonnomaterno Emilio Canestrelli e proseguitadalla madre Manuela.L’ispirazione per la realizzazionedegli specchi s o r c i è r e la trae liberamenteda celebri dipinti fiamminghie italiani del Quattro e Cinquecentoe la realizzazione artigianale ne fa diognuno un pezzo unico: risultanotutti diversi l’uno dall’altro per materiale,differenti sfumature cromatichee diversa capacità di riflessione.[48-52] In alto, il dipinto I coniugi Arnolfini di Jan van Eyck e, in basso, ilparticolare della Prudenza di Giovanni Bellini sono fonti d’ispirazione per lacreazione delle cornici e degli specchi convessi contemporanei.Le bellissime cornici sono eseguite secondo le tecniche delladoratura a guazzo tramandate da Cennino Cennini nel Libro del -l ’ A r t e di fine Trecento in cui si raccomandadi preparare il supporto ligneocon più strati di gesso di Bolognamescolato con colla di pelle.Dopo un’accurata levigatura, si procedealla posa di più mani di unmordente acquoso a base di bolo armenoe albume d’uovo ben sbattutoche viene poi lucidato e preparatoper l’applicazione della foglia d’oroo d’argento dopo averlo bagnato conacqua nella quale è preferibile sciogliereuna piccola percentuale dicolla di pesce. Una volta asciutta lafoglia si passa alla brunitura conpietre d’agata opportunamente sagomate per seguire i profili dellacornice. Fasi conclusive di questa complessa e delicata tecnica sonol’applicazione di uno strato protettivo di gomma lacca sull’argento,la dipintura delle parti non metallizzate, la patinatura o antichizzazionee la finitura con cera vergine d’api. Anche lo specchioa causa della sua particolare forma viene argentato completamentea mano.Oggi per noi questi specchi sono soloun gioco di grande bellezza che ciaffascina e, ovviamente, continua astregarci.[53-54] Specchio convesso con cornice diispirazione inglese sormontata da un’aquila.A p. 11: Bollino Pulcinella, uno dei simboliidentificativi di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.10


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>La salvaguardia di Venezia.Un obbligo moraleGIORGIO ORSONI, Sindaco di VeneziaConsiderare Venezia una città d’arte è quanto mai riduttivo.Venezia è, senza timore di smentita, la città simbolo dell’arte,patrimonio del mondo, quintessenza della natura diquesto Paese, della sua propensione al bello. Venezia è per questopatrimonio di tutti, una città viva, che cresce e, nella sua apparenteimmobilità, cambia. Convive con la sua dimensione internazionalee con il rispetto che tutti i paesi le tributano tutti i giorni, dasempre.La salvaguardia di questa città è un obbligo morale, prima diessere un dovere che ci impone il mandato di amministratori, unobbligo che tutto il mondo monitora con attenzione e giustamentee puntualmente verifica. Venezia, essa stessa monumento chenon conosce soluzione di continuità, merita un’attenzione straordinaria,una cura profonda e continua, rivolta alla conservazione ealla tutela del suo patrimonio architettonico e monumentale, maattenta anche alla conduzione del suo sviluppo e dei suoi processieconomici.La peculiarità fisica, ambientale e socio economica del territoriodella Laguna di Venezia giustifica ampiamente il ricorso a unsostegno economico di livello nazionale mediante una efficaceLegge Speciale in grado di consentire la conservazione e la valorizzazionedi questo patrimonio dell’umanità. È oramai noto che itrasferimenti della Legge Speciale, risorsa insostituibile e determinanteper il futuro di Venezia, si sono ridotti progressivamenteallo zero e oggi l’amministrazione comunale attende da anni e conansia gli ultimi stanziamenti. Tuttavia appare chiaro che il Comunedi Venezia non può esimersi dal difendere la propria città, ilproprio inestimabile patrimonio, e allora appare altrettanto chiaroil valore e l’importanza dei numerosi comitati che si spendono infavore di Venezia, della sua conservazione, del suo sviluppo.Va riconosciuto che <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> è uno fra i più attivi eappassionati e il traguardo dei quindici anni di attività può considerarsimotivo di soddisfazione pertutti. Ricordo la collaborazione coni Musei Civici Veneziani, l’impegnoper il restauro dei mosaici della Cupoladella Creazione in Basilica diSan Marco, quello per il restaurodelle dorature del soffitto della Saladel Maggior Consiglio a PalazzoDucale, la raccolta per il restaurodelle opere di Mariano Fortuny.L’attività di informazione, quella didattico-culturalee l’idea di far nascereuna sorta di micro mecenatismo,operazione che coinvolge personalmentee diffusamente soprattuttoi veneziani.[55] Il restauro del mosaico dellaCupola della Creazione.È ampio il ringraziamento, mio personale e dell’amministrazionecomunale, verso il vostro lavoro. Un ringraziamento che nonè rivolto solo all’attività di raccolta fondi o ai numerosi interventipatrocinati in questi quindici anni, ma anche per l’aver diffuso intutto il mondo l’interesse per Venezia e per la sua salvaguardia.Oggi molte e importanti sfide si profilano all’orizzonte, ma credoche con lo spirito che vi ha mosso finora, e con i migliori auspici,saprete affrontarle con il consueto entusiasmo, con la competenza econ l’amore per Venezia che vi ha guidato da sempre.Venezia per sempreFRANCA COIN, presidente <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>Il sole e l’acqua, la rabbia e il coraggio: Venezia per sempre.Quindici anni che definirei “punti fermi con varianti”: unacontraddizione? certo che no! Costanti e immutati nel temposono stati gli obiettivi della nostra missione, mentre le nostre strategiesono cambiate di volta in volta per riuscire comunque a raggiungereil successo.“SALVAGUARDARE, ACQUISIRE, VALORIZZARE” sono stati da sempregli imperativi di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>. Non c’è stato progettoideato, promosso o finanziato da <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> che non abbiaseguito queste linee. Abbiamoinvece variato di anno in anno lenostre tattiche per proporcisempre in maniera diversa e peressere al passo con i cambiamentiche il mondo e la società ingenere ci impongono.[56] Particolare del mosaico dellaCupola della Creazione che raffigurail sesto giorno in cui furono creati glianimali terricoli.In questi quindici anni siamopassati da un gruppo di amici –ottimi amici, direi – innamoratidi Venezia e dei suoi musei aun’associazione che ha più cheraddoppiato i suoi sostenitori. Qualcuno partito con noi nel lontano1996 si è inevitabilmente perso per strada, ma questo è normaleperché così è la vita, ma mi emoziona sempre moltissimo scoprireche ogni anno c’è un gruppo di fedelissimi che ci sta sostenendoda ben quindici anni. A loro, al loro impegno, alla loro costanza ealla loro fiducia va il mio primo grande grazie. E un grazie non certopiù piccolo lo indirizzo a chi si è unito a noi successivamente eci ha continuato a sostenere con entusiasmo. Il terzo grazie va inveceall’ottismo, a chi non lo sa ancora ma presto sarà al nostro fiancoperché Venezia ne ha bisogno e i suoi musei ancor di più.Abbiamo sempre puntato sul coinvolgimento diretto delle persone,fatto leva sul loro orgoglio di appartenenza, cercando di arrivareal loro cuore perché, come ci piace ricordare: no passion, no va -l u e. La parola “sponsor” ci fa sempre rabbrividire un po’, noi abbiamosempre cercato a uno a uno le persone, i sostenitori, i finanziatori,i mecenati. Non è una banale questione di termini, è piuttostouna diversa filosofia e un diverso modo di operare. Sostenere un progettodi <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> significa soprattutto essere consapevoliche salvaguardare un’opera non è solo restaurarla bensì promuoverlae valorizzarla costantemente, per sempre, perché l’opera esisteràanche dopo la conclusione del restauro e non va mai dimenticata. Ècome un figlio, non basta farlo nascere, bisogna crescerlo ed esserglisempre vicino. Questo è il significato intrinseco del nostro motto“restaurare è importante, far vivere è indispensabile”.12


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[57] La restauratrice MargheritaErrera presenta l’album di MarianoFortuny di cui curerà il restauro ilprossimo autunno.Sarebbe troppo lungo descriverequello che abbiamo fatto finora,ricordo solo alcuni dei nostriprogetti: “Sulle Ali degli Angeli”,dedicato al mosaico dellaCupola della Creazione; “GleamTeam” per l’intervento sulle doraturedel soffitto della Sala delMaggior Consiglio a PalazzoDucale; “Missione Fortuny” cheinclude l’intervento su cinqueopere di Mariano Fortuny conservateal Museo di Palazzo Fortuny:il modello del Teatro delle Feste, i dipinti parietali dell’atelier,il modello per il teatro di Bayreuth, l’Album Progetti Fortuny Teatro,una serie di disegni per stampa su stoffa.Tre progetti di lunga durata, di grande fascino e particolarmentecoinvolgenti e impegnativi – anche economicamente – chehanno radicalmente cambiato il nostro modo di fare fund raising.L’associazione ha avuto un’improvvisa grande apertura grazie al micromecenatismoche ora definiamo diffuso e condiviso. Micromecenatismoperché la salvaguardia deve essere alla portata di tutti perchédi tutti è il patrimonio artistico.I grandi concerti organizzati in Basilica di San Marco per la Cupoladella Creazione, l’adozione “a metro quadro” del soffitto dellaSala del Maggior Consiglio, la “prenotazione virtuale” dei posti neimodelli di teatro a scala ridotta delle opere di Mariano Fortunyhanno reso possibile, anche con piccole quote, la partecipazione direttaai progetti di restauro anche a chi non era associato.[58] La riproduzione del soffitto della Sala del Maggior Consiglio di PalazzoDucale con la ripartizione dei metri quadrati di dorature “adottati”.Ed è stato commovente scoprire la generosità delle persone eancor più sorprendente la loro consapevolezza. Ci ha veramentestupito il forte senso di attaccamento e di amore verso il patrimoniostorico e artistico di Venezia. L’ho ricordato molte volte ma voglioribadire ancora l’emblematico esempio di generosità consapevoledei ragazzi e degli insegnanti del Liceo Montale di San Donàdi Piave. E quando l’esempio ci viene dai giovani, dal nostro futuro,non possiamo che avere l’obbligo morale di perseguire lungoquesta strada.[59] I ragazzi e gli insegnanti del LiceoClassico e Linguistico Eugenio Montaledi San Donà di Piave il giornodell’inaugurazione del soffittorestaurato a Palazzo Ducale.Le Attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>dal 2006 al 2011le attività dal 1996 al 2005 sono illustratenella News Letter no. 18 pubblicata a giugno del 20062006• Finanziamento del ritensionamento della cornice di Giuditta IIdi Gustav Klimt conservata a Ca’ Pesaro.• Ideazione del progetto “Sulle Ali degli Angeli” per la raccoltafondi da destinare al restauro del mosaico della Cupola dellaCreazione posta nel nartece della Basilica di San Marco.• O rganizzazione del concerto in Basilica di San Marco del 30giugno a sostegno del progetto “Sulle Ali degli Angeli” in cuiLorin Maazel ha diretto la Symphonica Toscanini nella Sinfoniano. 8 di Anton Bruckner. Ideazione, impaginazione, redazione epubblicazione del libretto di sala. Organizzazione nel cortile diPalazzo Ducale della serata dopo concerto. Realizzazione dellaRassegna Stampa relativa al progetto “Sulle Ali degli Angeli” einvio di una copia a tutti i donatori.• Finanziamento di Nel mondo di Mariano Fortuny, ciclo di cinqueconferenze pomeridiane con p e r f o r m a n c e e letture – tenute daQuirino Principe, Giandomenico Romanelli, Silvio Fuso, MarcoTosa e Massimo Cacciari – sul rapporto tra l’artista e la culturacontemporanea organizzate a Palazzo Fortuny, con repliche lamattina successiva per le scuole medie superiori.• Finanziamento della quinta edizione dei Notturni d’Arte a Vene -zia, ciclo di sei conferenze serali all’interno di musei e chiese venezianetenute da Giandomenico Romanelli, Augusto Gentili,Giovanna Nepi Scirè, Giorgio Celli, Tiziano Scarpa con ClaudiaTerribile, Antonio Foscari rispettivamente al Museo Correr,nella chiesa di San Giobbe, alle Gallerie dell’Accademia, alMuseo di Storia Naturale, nella chiesa dei Frari e alla GalleriaG. Franchetti alla Ca’ d’Oro. I brani letterari sono stati interpretatida Ugo Pagliai, Paola Gassman e dall’Associazione <strong>The</strong>maTeatro.• Finanziamento delle attività Scuole al Museo e Famiglie al Museoo rganizzate dall’Ufficio Attività Didattiche dei Musei CiviciVeneziani nelle varie sedi museali.• Finanziamento, grazie al contributo del Consorzio Ve n e z i aNuova, de I luoghi di Baldassare. Festival Galuppi e della musica,rassegna di concerti in varie sedi a Venezia e nelle isole.• Acquisizione per l’Ufficio Attività Didattiche dei Musei CiviciVeneziani di supporti tecnologici per lo svolgimento delle attivitàistituzionali.• Acquisizione per la Galleria Internazionale di Arte Moderna diCa’ Pesaro di una fotocamera digitale.• Campagna di promozione “Veneziani per scelta” per far conoscere<strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> alle persone non veneziane ma con casa aVenezia e sensibilizzarli ai progetti di restauro.• Promozione di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> presso gli studenti dell’UniversitàIULM attraverso lezioni tenute dal Presidente Franca Coinnella sede di Milano e di Feltre sui temi del fund raising.• Promozione di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> presso gli studenti del Corsodi Laurea in Design della Moda dell’Università IUAV di Veneziaattraverso interventi ai convegni “Questioni di etichetta” e “<strong>The</strong>Knitworld Queen”.13


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale, a Ca’ Rezzonicoe al Gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie dell’Accademiaper nostri associati.• Organizzazione di serate di gala a Ca’ Rezzonico e in giardinoper conto di un nostro associato.• Pubblicazione della News Letter no. 18 (54 pp., 190 immagini)interamente dedicata alle attività svolte da <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>nei dieci anni della sua istituzione.2007• Inizio del restauro nel laboratorio del professor Ottorino Nonfarmaledei quattro affreschi di Antonio Guardi conservati al secondopiano di Ca’ Rezzonico: Minerva, Apollo e Venere e Amoreposti sulle pareti della sala Guardi e il Trionfo di Diana sul soffittodella sala delle Lacche Verdi.• Ideazione della seconda parte del progetto “Sulle Ali degli Angeli”per la raccolta fondi da destinare al restauro del mosaicodella Cupola della Creazione posta nel nartece della Basilica diSan Marco.• Organizzazione del concerto in Basilica di San Marco del 16 novembrea sostegno del progetto “Sulle Ali degli Angeli” in cuiLorin Maazel ha diretto la Symphonica Toscanini nella Messa daR e q u i e m di Giuseppe Verdi con il Coro del Maggio MusicaleFiorentino. Ideazione, impaginazione, redazione e pubblicazionedel libretto di sala. Organizzazione del cocktail prima del concertoal Museo Correr. Realizzazione della Rassegna Stampa relativaal progetto “Sulle Ali degli Angeli” e invio di una copia atutti i donatori.• Organizzazione della Cena Annuale dei Soci a Ca’ Rezzonico perraccogliere fondi da destinare al restauro della “Porta Tiepolo”conservata nella Sala degli Arazzi a Ca’ Rezzonico.• Istituzione e organizzazione della prima edizione del “Premio<strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>” assegnato ai nostri associati Renato e MariaSilvia Scapinello in occasione della Cena Annuale dei Soci.• Finanziamento della sesta edizione dei Notturni d’Arte a Venezia,ciclo di sei conferenze serali, a carattere musical-letterario, organizzatein musei e chiese veneziane: Palazzo Mocenigo, BibliotecaMarciana e Museo Archeologico, chiesa di San Polo, Galleriedell’Accademia, Palazzo Ducale, chiesa di San Giacomo dall’Orio.Il tema dell’edizione è stato il concetto di spostamento,scambio e viaggio in più direzioni nello spazio, non solo versoVenezia, ma anche a partire da essa. Relatori sono stati MaurizioScaparro, Marcella De Paoli, Giovanni Trabucco, GiovannaNepi Scirè, Rosella Mamoli Zorzi con Giandomenico Romanellie Riccardo Held. I brani letterari sono stati interpretati da CeciliaLa Monaca, Maria Teresa Toffano, Riccardo Held, Sara Bertelà,Milena Vukotic; quelli musicali da Ensemble Oktoechos edEnsemble San Felice.• Finanziamento delle attività Scuole al Museo e Famiglie al Museoo rganizzate dall’Ufficio Attività Didattiche dei Musei CiviciVeneziani nelle varie sedi museali.• Finanziamento delle attività Week-end al Museo o rganizzate neifine settimana da febbraio a giugno dall’Ufficio Attività Didattichedei Musei Civici Veneziani nelle varie sedi museali. Gliappuntamenti sono stati suddivisi in matinée, itinerari esclusivi eoriginali proposte di lettura delle più celebri opere d’arte deiMusei Civici Veneziani, e in corsi articolati in attività di laboratorioe in esercitazioni pratiche di tecniche artistiche, grafiche enaturalistiche.• Acquisizione per Ca’ Rezzonico di uno scanner per lo svolgimentodelle attività istituzionali.• Patrocinio del Padiglione dell’Istituto Italo-Latino Americanonell’ambito della 52. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennaledi Venezia.• Collaborazione con UB S Philanthrophy Forum, Art & Money,<strong>Venice</strong> Forum East per la promozione delle attività di Ve n i c e<strong>Foundation</strong> a livello nazionale e internazionale.• Collaborazione per la registrazione di una puntata di 900 Con -t r o l u c e dedicata a Venezia e a <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>, condotta daPaola Saluzzi e trasmessa da Sat 2000.• Collaborazione con l’Università degli Studi di Ca’ Foscari per ilfinanziamento della partecipazione di uno studente alla Ca’ Foscari-HarvardSummer School.• Collaborazione con l’Università degli Studi di Ca’ Foscari per ilpatrocinio al Doppio Master Universitario in Management deiBeni e delle Attività Culturali (MaBAC) in collaborazione conl’European School of Management di Parigi e organizzazione diuna lezione a Ca’ Rezzonico sulle attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonicoe al Gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie dell’Accademiaper nostri associati.• O rganizzazione della visita privata di Henry Kissinger a Ca’Rezzonico, all’Arsenale di Venezia e a Palazzo Grassi.• Organizzazione della serata di gala a Ca’ Rezzonico per i cinqueautori selezionati dal Premio Campiello e di una serata ad Asoloper gli associati di Venetian Heritage.• Pubblicazione della News Letter no. 19 (36 pp., 141 immagini)con ampi servizi dedicati alla Biennale d’Arte, alle mostre veneziane,al Festival Internazionale del Teatro, ai progetti di restauroe alle attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.2008• Conclusione del restauro ai quattro affreschi di Antonio Guardi– M i n e r v a, A p o l l o, Venere e Amore e il Trionfo di Diana – eloro ricollocazione nella Sala Guardi e nella Sala delle LaccheVerdi al secondo piano di Ca’ Rezzonico.• Inizio del restauro al mosaico della Cupola della Creazione,posta nel nartece della Basilica di San Marco, finanziata colprogetto “Sulle Ali degli Angeli”.• Ideazione del progetto di micromecenatismo “Gleam Te a m ”per la raccolta fondi da destinare al restauro delle dorature delsoffitto della Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.• Organizzazione della Cena Annuale dei Soci di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>svoltasi a Ca’ Rezzonico.• O rganizzazione della seconda edizione del “Premio Ve n i c e<strong>Foundation</strong>” assegnato a Giuliana Coen Camerino in occasionedella Cena Annuale dei Soci.• Finanziamento della settima edizione dei Notturni d’Arte a Ve -nezia, ciclo di otto conferenze serali organizzate all’interno dimusei e chiese veneziane: Palazzo Ducale, Fondazione GiorgioCini, chiesa del Redentore, Gallerie dell’Accademia, chiesa deiMiracoli, Ca’ Rezzonico, Fondazione Querini Stampalia, IstitutoVeneto di Scienze Lettere e Arti. Il tema è stato un omaggioal cinquecentenario dalla nascita di Andrea Palladio: i14


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>primi quattro incontri – dal 21 maggio al 12 giugno – sonostati dedicati alle opere palladiane mentre i successivi quattro– dall’11 settembre al 7 ottobre – a tematiche architettoniche.I relatori delle conferenze sono stati Giandomenico Romanelli,Carlo Bertelli, Antonio Foscari, Luca Baldin, Martina Frank,Francesco Dal Co affiancati a volte da attori che ne hannodrammatizzato i testi, a volte da musici che proponevano branimusicali legati al tema trattato.• Finanziamento delle attività Scuole al Museo e Famiglie al Museoo rganizzate dall’Ufficio Attività Didattiche dei Musei CiviciVeneziani nelle varie sedi museali.• Acquisizione per l’Ufficio Attività Didattiche dei Musei CiviciVeneziani di una speciale rilegatrice per lo svolgimento delleattività didattiche.• Collaborazione con l’Università degli Studi di Ca’ Foscari peril patrocinio al Doppio Master Universitario in Managementdei Beni e delle Attività Culturali (MaBAC) in collaborazionecon l’European School of Management di Parigi e org a n i z z a-zione di una lezione tenuta a Ca’ Rezzonico sulle attività di<strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.• Collaborazione con Centro Studi Impresa per la promozionedelle attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.• Organizzazione di una cena di gala a Ca’ Rezzonico per un nostroassociato.• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale e a Ca’ Rezzonicoper nostri associati.• Pubblicazione della News Letter no. 20 (36 pp., 111 immagini)con servizi sulle mostre a Venezia, sulla riapertura di PalazzoGrimani, sul nuovo Ponte di Calatrava, sugli affreschi restauratidi Antonio Guardi, sul progetto di restauro delle doraturedel soffitto della Sala del Maggior Consiglio di PalazzoDucale.2009• Inizio del restauro delle dorature del soffitto della Sala delMaggior Consiglio di Palazzo Ducale, finanziati con il progettodi micromecenatismo “Gleam Team”.• Ideazione, realizzazione e continuo aggiornamento del posteresposto nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducalesull’andamento della raccolta fondi “Gleam Team”. Invio delposter in formato ridotto a tutti i donatori.• Realizzazione, in collaborazione con la Fondazione Musei Civicidi Venezia, del video sul restauro delle dorature del soffittodella Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.• Proseguimento del restauro al mosaico della Cupola dellaCreazione, posta nel nartece della Basilica di San Marco, finanziatocon il progetto “Sulle Ali degli Angeli”.• O rganizzazione del concerto dei Dodici Violoncellisti dei BerlinerPhilharmoniker, con la partecipazione straordinaria deltrombettista Markus Stockhausen, in Basilica di San Marcoper il finanziamento del restauro del mosaico della Cupoladella Creazione. Ideazione, impaginazione, redazione e pubblicazionedel libretto di sala e realizzazione del video del concerto.Organizzazione del cocktail prima del concerto al MuseoC o r r e r.• Organizzazione della Cena Annuale dei Soci di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>svoltasi a Ca’ Rezzonico.• Organizzazione della terza edizione del “Premio <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>”assegnato a Danilo Mainardi durante la Cena Annualedei Soci.• Finanziamento dell’ottava edizione dei Notturni d’Arte a Vene -zia, ciclo di cinque conferenze serali organizzate in collaborazionecon Fondazione Musei Civici di Venezia, Polo Musealedi Venezia, Associazione Chorus all’interno di musei e chieseveneziane. Gli appuntamenti svoltisi dal 3 giugno al 2 lugliosono stati dedicati al tema Venezia crocevia di culture.• Patrocinio del Padiglione dell’Istituto Italo-Latino Americanonell’ambito della 53. Esposizione Internazionale d’Arte LaBiennale di Venezia.• Collaborazione con l’Università degli Studi di Ca’ Foscari peril patrocinio al Doppio Master Universitario in Managementdei Beni e delle Attività Culturali (MaBAC) realizzato in collaborazionecon l’European School of Management di Parigi eorganizzazione di una lezione sulle attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>tenuta a Ca’ Rezzonico.• Partecipazione alla IV edizione del Meeting delle nuove classi di -rigenti del Nordest “Il Nordest Capitale Europea della Cultura”promosso da Nordesteuropa.it in collaborazione con la FondazioneNord Est, Confindustria Veneto e Fondazione CUOA perpromuovere le attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>.• Collaborazione con “I Duecento del FA I” per ospitalità delladelegazione durante la loro visita culturale a Venezia.• Organizzazione, per conto di un nostro associato, di tre giornateculturali per una delegazione di finanzieri cinesi, con visitea Palazzo Ducale, alla Basilica di San Marco, a Ca’ Rezzonico ealla <strong>The</strong>tis per conoscere il sistema MOSE.• Organizzazione di una cena di gala a Ca’ Rezzonico per un nostroassociato.• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale per nostri associati.• Pubblicazione della News Letter no. 21 (48 pp., 206 immagini)con ampi servizi sulla Biennale d’Arte, sulle mostre venezianee sui progetti di restauro e le attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>edita a luglio.• Pubblicazione della News Letter no. 22 (32 pp., 117 immagini)con ampi servizi sulle mostre veneziane e sui progetti di restauroe le attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> edita a dicembre.2010• Conclusione del restauro alle dorature del soffitto della Sala delMaggior Consiglio di Palazzo Ducale, finanziati con il progettodi micromecenatismo “Gleam Team”, e organizzazione dellapresentazione al pubblico.• Proseguimento del restauro del mosaico della Cupola dellaCreazione, posta nel nartece della Basilica di San Marco, finanziaticon il progetto “Sulle Ali degli Angeli”.• Ideazione e realizzazione di “Missione Fortuny”, campagna diraccolta fondi a favore del restauro del modello del Teatro delleFeste, ideato da Mariano Fortuny nel 1912.• O rganizzazione in collaborazione con la Galleria Forni e iMusei Civici Veneziani della mostra Lunica. Omaggio alla luna,con fotografie di Marco Alemanno e pastelli di Giorgio To n e l l i ,allestita nel portego del primo piano di Ca’ Rezzonico.• Organizzazione della serata Notte di luna piena a Ca’ Rezzonico,15


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>in occasione dell’anteprima della mostra Lunica, con letture diMarco Alemanno di brani letterari ispirati alla luna accompagnateal clarinetto da Lucio Dalla e dal Nu-Ork String Quintetdiretto dal Maestro Beppe D’Onghia. Il ricavato dalle liberalitàdi partecipazione alla serata è stato destinato al progetto“Missione Fortuny” per il restauro del modello del Teatro delleFeste di Mariano Fortuny.• Organizzazione della Cena Annuale dei Soci di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>svoltasi a Ca’ Rezzonico. Il ricavato della serata è stato destinatoal progetto “Missione Fortuny”.• O rganizzazione della quarta edizione del “Premio Ve n i c e<strong>Foundation</strong>” assegnato al Liceo Ginnasio Statale Eugenio Montaledi San Donà di Piave in occasione della Cena Annuale deiSoci.• Contributo al Polo Museale di Venezia per due concerto alleGallerie dell’Accademia nell’ambito delle rassegne Martedì inarte e Musei in musica promosse dal Ministero per i Beni e leAttività Culturali.• Finanziamento di una borsa di studio per l’anno 2010-2011 alDoppio Master Universitario in Management dei Beni e delleAttività Culturali (MaBAC).• Collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia per il patrocinioal Doppio Master Universitario in Management deiBeni e delle Attività Culturali (MaBAC) in collaborazione conl’European School of Management di Parigi e org a n i z z a z i o n edella lezione inaugurale sulle attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> tenutaa Ca’ Foscari.• Istituzione di Contact, organizzazione che riunisce ex alunni estudenti del Doppio Master Universitario in Management deiBeni e delle Attività Culturali (MaBAC), realizzata in collaborazionecon Università Ca’ Foscari Venezia ed ESCP Europe.• Sottoscrizione per l’acquisto di una copia del volume Calli ecanali in Ve n e z i a, ristampa in f a c s i m i l e in 250 esemplari nelcentenario della morte di Ferdinando Ongania, storico editoreveneziano.• Collaborazione con enti e istituzioni per la promozione delleattività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> attraverso la partecipazione aconvegni e seminari organizzati da Unindustria Tr e v i s o , C o-mune di Chioggia, Fondazione Marisa Bellisario.• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale, alle Galleriedell’Accademia e in Basilica di San Marco per nostri associati.• Pubblicazione della News Letter no. 23 (56 pp., 282 immagini),edita a maggio, con servizi su mostre veneziane, progettidi restauro, attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> e uno speciale sulLido di Venezia.• Pubblicazione della News Letter no. 24 (56 pp., 272 immagini),edita a dicembre, con servizi su mostre veneziane, progettidi restauro, attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> e uno speciale sulleArti Decorative.2011• Conclusione del restauro, finanziato col progetto “MissioneFortuny”, del modello del Teatro delle Feste di Mariano Fortunyconservato nell’atelier del museo omonimo.• Conclusione del restauro dei dipinti parietali dell’atelier delMuseo di Palazzo Fortuny, realizzati da Mariano Fortuny, finanziaticol progetto “Missione Fortuny”.• O rganizzazione a Palazzo Fortuny della presentazione delledue opere di Mariano Fortuny restaurate grazie al progetto“Missione Fortuny”: il modello del Teatro delle Feste e i dipintiparietali dell’atelier. Nella stessa occasione sono state presentatele successive opere da restaurare grazie al progetto “MissioneFortuny”: il modello per il teatro di Bayreuth e l’Album Proget -ti Fortuny Teatro.• Conclusione del restauro al mosaico della Cupola della Creazione,posta nel nartece della Basilica di San Marco, finanziatocon il progetto “Sulle Ali degli Angeli”.• Ideazione e realizzazione di uno schedone informativo sul modelloper il teatro di Bayreuth, ideato da Mariano Fortuny nel1903 e conservato nell’omonimo museo, per la campagna diraccolta fondi da destinare al suo restauro nell’ambito del progetto“Missione Fortuny”.• Organizzazione della Cena Annuale dei Soci di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>svoltasi a Ca’ Rezzonico. Il ricavato della serata è stato destinatoal progetto “Missione Fortuny”.• O rganizzazione della quinta edizione del “Premio Ve n i c e<strong>Foundation</strong>” consegnato al Maestro Mario Brunello in occasionedella Cena Annuale dei Soci.• Contributo all’associazione Comitati Privati Internazionali perla Salvaguardia di Venezia per il restauro dei dossali marmoreidell’Ateneo Veneto realizzato in onore di Alvise Zorzi.• Contributo per il trasporto di opere d’arte in vetro dal Museodel Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico al Museo del Vetrodi Murano.• Contributo alla casa editrice Marcianum Press per la pubblicazionedel volume illustrato La Basilica dei Santi Giovanni ePaolo. Pantheon della Serenissima a cura di Giovanni Pavanello.• Acquisto di un monitor concesso in comodato al Museo delSettecento Veneziano di Ca’ Rezzonico.• O rganizzazione di una serata con gli iscritti all’associazione“Contact” creata tra <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> e gli allievi ed ex allievidel MaBAC – Doppio Master Universitario in Managementdei Beni e delle Attività Culturali – di Ca’ Foscari.• Organizzazione e realizzazione della lezione itinerante tenuta aCa’ Rezzonico per gli allievi del Doppio Master Universitarioin Management dei Beni e delle Attività Culturali (MaBAC)sulle diverse tecniche di fund raising adottate da <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>per il finanziamento dei restauri.• Organizzazione di visite private a Palazzo Ducale e al Museo diPalazzo Fortuny per nostri associati.• Realizzazione del nuovo logo.• Ideazione della struttura e della grafica del nuovo sito internet.• Collaborazione con enti e istituzioni per la promozione delleattività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> attraverso la partecipazione alMilano Finanza Global Award 2011, alla puntata su Venezia ela sua salvaguardia del programma Avatar, condotto da AlessandroCecchi Paone e trasmesso su Class News Msnbc, allagiuria del premio Stonefly Cammina con l’Arte, al S y m p o s i u m2011 dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabilidi Treviso.• Pubblicazione della News Letter no. 25 (48 pp., <strong>26</strong>7 immagini)con ampi servizi sulle mostre veneziane, sui progetti di restauroe le attività di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> e uno speciale sullearti decorative e l’artigianato artistico.16


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>SULLE ALI DEGLI ANGELI[60] Il restauro del mosaico della Cupola della Creazione nel nartece della Basilica di San Marco.Nel 2006, per celebrare il decimo anniversario di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>,si è deciso di fare un omaggio speciale a Venezia scegliendoil suo simbolo per eccellenza: la Basilica di San Marco.La Procuratoria, l’istituzione che sovrintende alla basilica, ci haquindi segnalato l’esigenza di intervenire sul primo mosaico delnartece ovest, da dove ha inizio la narrazione musiva degli episodidell’Antico Testamento: la Cupola della Creazione.Il nome del progetto “Sulle Ali degli Angeli” si deve a una duplice,fatale coincidenza. Era da poco uscito <strong>The</strong> City of Falling An -gels, il libro dell’americano John Berendts che, dietro all’ironia deltitolo ispirato al cartello “Attenzione Caduta Angeli” apposto sulponteggio delle sculture di una chiesa veneziana, tracciava un nonsempre benevolo spaccato della società lagunare. Se nell’immaginariocollettivo Venezia era associata a un’idea di decadenza era necessariodivulgare un messaggio diametralmente opposto: noi gliangeli li volevamo far volare e da qui la decisione di chiamare il nostroprogetto “Sulle Ali degli Angeli”, scelta oltrettutto coerente epertinente con le immagini stesse del mosaico. Delle ventisei sceneche compongono l’intera decorazione della cupola, le sette che illustranoi giorni della creazione del mondo contengono infatti degliangeli; anzi è proprio il numero di queste figure alate che scandiscela successione delle varie giornate: c’è un angelo il primo giorno,due il secondo, tre il terzo e così via fino a sette.Nell’iconografia classica spesso gli angeli vengono rappresentaticon strumenti musicali ed è proprio grazie alla musica che abbiamopotuto “far volare” i nostri angeli. Il finanziamento del restauroè stato infatti reso possibile grazie a quattro memorabili concertiorganizzati in Basilica di San Marco con maestri del calibro diLorin Maazel, degli orchestrali della Symphonica Toscanini, delCoro del Maggio Musicale Fiorentino, dei violoncellisti dei BerlinerPhilharmoniker, di Markus Stockhausen e di Mario Brunellocon l’Orchestra d’Archi Italiana.17


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>La Cupola della CreazioneMARIA DA VILLA URBANIIl ciclo delle raffigurazioni dell’Antico Testamento, presenti neilati ovest e nord dell’atrio, detto anche nartece, inizia con la Cupoladella Creazione e, per la maggior parte, si ispira stilisticamentealle miniature di uno dei piùantichi manoscritti biblici che ci sianostati tramandati: la Bibbia Cotton( V-VI secolo, Alessandria d’Egitto).Il racconto della Creazione inquesta cupola si sviluppa in <strong>26</strong> scenedisposte in tre fasce concentriche,in cui vengono raffigurati la creazionedel mondo, i primi uomini, il[61-62] Pianta della Basilica diSan Marco: la freccia indica laCupola della Creazione.A sinistra, la decorazionecomplessiva della cupola.peccato delle origini, la cacciata dalparadiso terrestre, come sono narratinella Genesi, il primo dei libri dellaBibbia. Si inizia dalla fascia più internacon la scena, rivolta a est, dovela colomba dello Spirito si libra adali spiegatesopra le scure acque del caos. Procedendoin senso antiorario sonodistribuite le scene con i primitre giorni della Creazione: nellaprima è raffigurata la separazionedella luce dalle tenebre, nella secondail firmamento, nella terza laseparazione delle acque dalle terreemerse con la creazione delle piante.[68-69] La creazione dell’uomo il sestogiorno e, in basso, la rappresentazionedel settimo giorno.Si passa quindi alla fascia mediana e, partendo sempre da est,viene raffigurato il quarto giorno: nel cielo trapunto di stelle compaionoil sole e la luna. Alla creazione degli uccelli e dei pesci, nelquinto giorno, sono dedicati due comparti che si completano a vicenda.Il vivace interesse per laraffigurazione degli animali simanifesta anche nel riquadrosuccessivo, che raffigura la creazione,nel sesto giorno, deglianimali che vivono sulla terraraffigurati a coppie. A questa sestagiornata appartiene anche lascena seguente con la creazionedell’uomo.Si precisano a questo punto dueelementi che caratterizzano sia i mosaici che le miniature da cui derivano:il Creatore e le figure angeliche. Il Creatore appare in ciascunascena come un Cristo giovane, Parola di Dio fattosi uomo,quindi immagine del Padre e come Lui Creatore, secondo il Va n g e -lo di Giovanni. In ogni singola giornata della Creazione – da uno asei – sono inoltre presenti altrettante figure alate. Giunti alla settimagiornata, quella del riposo, lascena raffigura al centro Cristoseduto in trono attorniato dai seiangeli-giorni della Creazione,che richiamano l’iconografia diuna corte imperiale. Alla sinistrasi avvicina l’angelo, figura del settimo giorno, per ricevere la benedizionedal Signore, che pone la mano destra sul suo capo.Conclusa la fascia mediana con l’ingresso di Adamo nel paradisoterrestre, si passa alla successiva. Qui il racconto continua a partiredalla scena a est, in cui Adamo dà il nome agli animali, gestocon il quale egli si fa signore della Creazione. Le scene si succedonopoi raccontando il sonno di Adamo, la creazione di Eva, la tentazionedel serpente, la caduta, le conseguenze del peccato con lacacciata dal paradiso terrestre e l’inizio del duro lavoro che Adamoed Eva dovranno sopportare.Ciascuna delle <strong>26</strong> scene è corredata da un testo letterario, postosuperiormente, tratto dalla Bibbia nella versione in lingua latinaredatta da san Girolamo, detta Vu l g a t a.[63-65] Da sinistra a destra: il primogiorno in cui la luce è separata dalletenebre, il secondo giorno in cui vienecreato il firmamento e il terzo giornocon la creazione delle piante.[66-67] Il quarto giorno in cui nel cielo compare il sole e la luna e, a destra, ilquinto giorno con la creazione degli uccelli e i pesci.Il restauro del mosaicoETTORE VIOSi è concluso prima delle celebrazioni del santo Natale 2011 ilcomplesso e accurato restauro del cupolino della Genesi nell’atriooccidentale della Basilica di San Marco. Lo stato originaledell’apparato musivo mostra ora tutta la sua qualità tecnica, lamodalità iconografica e la valenza artistica delle immagini tardoantiche. La forte luminosità della calotta risulta accentuata dal contrastotra i fondi e le figure che prima era illeggibile. L’opera di restauro,assolutamente necessaria e impegnativa, ha valorizzato l’AttoDivino fondatore della nostra storia, così splendido nella narrazionedel cupolino della Creazione, evidenziando tecniche e materiali,come la madreperla, di cui non c’era contezza.Il restauro dell’apparato musivo della cupola si è svolto secondoi programmi stabiliti con i maestri dello Studio di Mosaico dellaProcuratoria di San Marco. L’attività si è articolata in più fasi:18


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[70-71] Mappatura del mosaico e,in basso, l’iniezione del collante.l’individuazione degli stacchidella superficie musiva, il consolidamentoa mezzo di iniezionidi collanti appositamente definiti,l’integrazione delle tessere mancanti e la rifinitura con puliturauna volta ultimate tutte le operazioni.Gli stacchi si presentavano a macchia di leopardo e investivanotutta la superficie musiva. Ultimata la fase dell’individuazione dellesuperfici staccate dal tessutolaterizio della cupola in modopiù o meno profondo o daglistrati intermedi del pacchetto dimosaico, le operazioni sono staterivolte al consolidamento dellearee staccate, iniettando la soluzionedi collante che promuove la riadesione delle superfici tra loro.La tecnica prevede che le operazioni di consolidamento prendanoil via dalla parte inferiore del mosaico, onde evitare che vi sianotravasi non controllati dall’alto verso il basso del materiale iniettatoper l’intasamento delle fessurazioni. Il materiale più utilizzato èl ’MP L, un miscuglio di latte di calce con polvere di marmo e modestaquantità di resina acrilica, per gli stacchi più profondi. Per glistacchi più sottili si usa normalmente un miscuglio di latte di calcee la resina acrilica Primal nella misura del 5%.Gli interventi hanno avuto inizio nella fascia più esterna dellacupola, quella con le immagini di Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestree della loro cacciata. La fascia più esterna è circa il 45% dell’interasuperficie mosaicata ed è stata consolidata per prima, quindisi è provveduto all’integrazione delle tessere mancati.L’inserimento delle tessere cadute è necessario per ricostruire ilsistema di concatenamento tra tutte le componenti del manto dimosaico. L’operazione prevede l’individuazione dell’area entro cuiva infissa la tessera. La preparazione delle tessere da utilizzare avvienenello Studio di Mosaico onel tavolo di lavoro istituito nelcantiere di restauro, scegliendole piastre di pasta vitrea da cuitagliare le tessere. Dopo averneverificato la corretta colorazione,[72-74] La “tavolozza” delle piastrevitree e, a destra, il taglio delle tessere.In basso, fase di inserimento delle tesserenel mosaico.il mosaicista taglia la pasta nelledimensioni richieste. Il materialepredisposto viene infisso nelmanto musivo utilizzando intonacodi calce: è una fase delicatache ricostruisce il concatenamento tra le tessere, realizzando la condizionedi migliore stabilità del manto.Si procedette quindi con saggi di pulitura della superficie musivaper definire il prodotto da usare e l’approfondimento dell’azione.[75-76] Saggio di pulitura e, a destra,raffronto prima e dopo il restauro.I mosaicisti contemporaneamenteverificarono il deposito di polverie fumi, le modalità di rimozionee il livello di luminositàdelle tessere. Nel dettaglio delvolto di Adamo – in cui è statoeffettuato un saggio di pulitura– si apprezza ancora meglio il valore,la luminosità e la bellezzadel mosaico originale. Ancor piùindicativa del risultato dei lavoriin corso è l’immagine in cui sonomessi accanto Adamo, primadel restauro, ed Eva, risplendentenella sua figura, in un giardinorigoglioso, che indica ad Adamoil frutto proibito.La cupola, con il procedere del restauro, si illuminava per la bellezzache man mano affiorava. Gli smalti di pasta vitrea, con la lorolucentezza brillavano nella frattura del taglio imposto dalle mani sapientidei magistri musivari del XIII secolo. Era l’opera dei w o r k s h o p sveneto bizantini, come li definiva Otto Demus, eredi dei m a g i s t r ichiamati da Bisanzio per decorare la terza chiesa nell’XI e XII secolo,che si erano stabilmente inseriti nel tessuto sociale veneziano. C’èuna intelligenza mediatica nell’originaria disposizione delle scenedella “Creazione” in tre cerchi, ciascuno in più scene come altrettantigesti della Volontà Creatricerivolta per prima al Cosmo,poi agli esseri viventi, piante eanimali, infine all’uomo. È lapotenza dell’i n c i p i t che si espandein ogni direzione nel processo[77] La creazione dei pesci e degliuccelli.creativo che si conclude con l’uomo.Più si scende dal cielo, che èall’apice della cupola, più si alla rga il cerchio, dando la possibilitàdi avere maggiori spazi per raccontare le fasi complesse dellacreazione dell’uomo e della donna ed evidenziare la loro libertà decisionaleche li porta fuori dall’Eden verso una vita di sofferenza, allaquale Dio dà la speranza di una futura redenzione e salvezza.Brillano le tessere di madreperla nell’aureola e nelle vesti diDio, eternamente giovane. Le scene hanno riacquistato la loro vivacità,consolidata da antiche fratture e stacchi, integrata e ripulitada secolari depositi di polveri. Il messaggio d’amore è leggibilein ogni scena, in ogni giornata che si conclude con il giudizio diDio sul suo stesso operato e al quale si inchinano, come coreuti, gliangeli deferenti e festanti partecipi alla gioia della Genesi.I mosaici della basilica non servirono esclusivamente all’edificazionee all’ammaestramento dei fedeli ma sono, con i marmi e gliarredi preziosi, l’espressione visibile dell’ambizione della Serenissimadi essere la rinnovatrice dell’Impero Romano di matrice cristiana.Lo sviluppo artistico della città lagunare restò infatti per secolicondizionato dal modello di Costantinopoli. La scelta dellachiesa dei Santi Apostoli, quella imperiale di Costantino e Giustiniano,come modello della terza San Marco esprime ancor oggi ilprogramma artistico e politico di Venezia.19


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>La musica che fa volare gli angeli.I concerti in Basilica di San MarcoCINZIA BOSCOLO E ISOTTA FONTANA[78] Il Maestro Lorin Maazel e la SymphonicaToscanini in Basilica sia nel 2006 che nel 2007.Il primo dei quattro concerti a sostegno del progetto “Sulle Alidegli Angeli” si è tenuto venerdì 30 giugno 2006 nella Basilicadi San Marco; in programma la Sinfonia no. 8 in do minore diAnton Bruckner, eseguita dalla Symphonica Toscanini e diretta dalMaestro Lorin Maazel.“Ho Venezia nel cuore sin dall’infanzia. Per questo l’idea di saliresul podio per salvare la Basilica di San Marco mi emoziona piùdi ogni altra” dichiarò Lorin Maazel. Il Maestro non era comunquenuovo a eventi del genere; quattro anni prima aveva infatti direttoun concerto benefico a favore dei restauri della Cappella degli Scrovegnidi Padova. “Mi ha sempre fatto piacere – spiegò – esserecoinvolto in iniziative che appoggiano i valori artistici. Come allora,qui è la musica che viene in soccorso di un’altra forma artistica.Una musica massiccia, importante, poderosa, spirituale, di grandedimensione per un luogo con un’acustica così sonora!”.Sul concerto in Basilica, Mario Messinis, critico musicale de I lG a z z e t t i n o, scrisse che Maazel si era adeguato sapientemente alle esigenzedi San Marco, tenendo conto dei riverberi acustici. Di qui unadirezione che ha consentito al suono di espandersi sfruttando glistessi echi dell’ambiente in funzione comunicativa. In un certo sensoil grande direttore ha contestato il supposto wagnerismo dell’operae semmai ha svelato lontane correlazioni con il pensiero diBrahms. Certo i due autori sono radicalmente diversi ma Maazel harivendicato anche nell’Ottava Sinfonia un’aurea di classicità. In questa“sinfonia delle sinfonie” si è voluto vedere il simbolo di un’epocama anche la profezia del crollo dell’Impero, in un empito oscuroe tormentato di carattere eminentemente tragico. Maazel l’ha inveceinterpretata, seppurattraverso cataclismie catastrofi,con una vocazione liberatoria:i pensierilugubri si sono rasserenatidurante l’esecuzionecon un lirismodisteso nel lungoAdagio, culmined e l l ’ e s e c u z i o n e .Il secondo appuntamento in Basilica di San Marco è stato organizzatoil 16 novembre 2007. Protagonista nuovamente il Maestro LorinMaazel che ha diretto la Symphonica Toscanini nella Messa daRequiem di Giuseppe Verdi con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino,diretto dal Maestro Piero Monti.Simbolicamente il concerto ha rappresentato una sorta di contraddizionein termini che ha contrapposto il concetto di vita, rap -presentato dalla Cupola della Creazione, con quello della morte,espresso dal Requiem.Maazel, per l’esecuzione in basilica, ha optato per una scelta antiretoricasottilmente rivolta alla cultura europea. Con una asceticadilatazione dei tempi, quasi una decina di minuti in più rispettoalle versioni correnti, il Maestro ha creato una quiete suggestiva,imperturbabile. La sensibile interpretazione ha generato unsenso finale di raccoglimento che il pubblico ha colto e rispettatoritardando l’uscita da San Marco. Molto apprezzata e di grandemaestria l’esecuzione del Coro del Maggio Musicale Fiorentino edei quattro solisti.Il terzo concerto a favore del restauro del mosaico della Cupola dellaCreazione è stato il 28 novembre 2009 e in quella occasione laBasilica di San Marco accolse i 12 Violoncellisti del BerlinerPhilharmoniker e Markus Stockhausen.Alberto Zava, critico musicale di Venews, ha definito la formazioneparticolare ma di grande prestigio: malgrado l’omogeneitàstrumentistica il concerto ha stupito per la grande varietà timbricaed espressiva che ha caratterizzato tutti i brani proposti nell’ampiorepertorio in programma quella sera.Tutti ispirati al tema dell’angelo, in omaggio al nome del progetto“Sulle Ali degli Angeli”, i brani eseguiti spaziavano dal Settecentoal Novecento.In un armonicoabbinamento si sonosuccedute musichedi Johann SebastianBach, Arvo Pärt,Astor Piazzolla, GabrielFauré, ClaudeDebussy, Felix Mende l s s o h n - B a r t h o l d ye Giuseppe Ve r d i .Indimenticabile poi[79] L’esibizione di Markus Stockhausen con i Dodicivioloncellisti dei Berliner Philharmoniker.l’assolo iniziale di tromba di Markus Stockhausen e l’esecuzione delsuo Miniatura di un viaggio nell’anima.La conclusione del restauro del mosaico della Cupola della Creazioneè stata festeggiata in Basilica di San Marco 28 gennaio 2012 colquarto concerto. Indiscusso protagonista ne è stato il Maestro MarioBrunello, nella duplice veste di violoncellista e direttore dell’Orchestrad’Archi Italiana.Il vasto repertorio del Maestro spazia dalla musica barocca allamusica contemporanea come dimostra la scelta del programma dellaserata che ha propostol’esecuzionedel Concerto brande -burghese n. 6 d iJohann SebastianBach e di due branicontemporanei: ilVioloncelles, vibrez! diGiovanni Sollima e<strong>The</strong> Protecting Veil di[80] Mario Brunello e l’Orchestra d’Archi Italiana. John Ta v e n e r, unbrano suddiviso inotto sezioni sul potere cosmico della Madonna in cui al violoncelloè affidata l’interpretazione della voce di Maria.La magnifica padronanza dello strumento e le travolgenti irruzionimelodiche di Brunello, pregevolmente accompagnato dall’Orchestrad’Archi Italiana, hanno, ancora una volta, creato quellasublime atmosfera in cui gli angeli hanno davvero volato.20


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>GLEAM TEAM[81] La Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.Per il restauro delle dorature del soffitto della Sala del MaggiorConsiglio a Palazzo Ducale <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> ha promosso lasua prima iniziativa di micromecenatismo su ampia scala: il progetto“Gleam Team”.Lo stato di degrado delle dorature, segnalato con non pocapreoccupazione dalla Direzione dei Musei Civici Veneziani nel2007, era veramente allarmante poiché si presentavano diverse tipologiedi danni: distacchi, sollevamenti e persino cadute della fogliad’oro zecchino cinquecentesca che ricopriva l’imponente strutturalignea del soffitto.Prima di iniziare l’intervento conservativo vero e proprio eraquindi necessario effettuare un accurato sondaggio su tutto il soffitto,cosa non certo facile considerata la dimensione della sala –ben 1350 metri quadrati – e gli otto metri di altezza da terra, perstabilire verosimilmente l’entità dei danni e il miglior interventoda effettuare.Malgrado non ci fosse nemmeno un’idea precisa di quello chesarebbe stato il costo complessivo dell’operazione, <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>ha comunque compreso l’importanza dell’intervento e si è assuntal’onere del restauro. Sull’onda dei positivi segnali d’oltreoceano,che sancivano il successo delle nuove tecniche di fund raisingche puntavano sul “volontariato finanziario” – come per la campagnaelettorale di Barack Obama –, a fine ottobre 2008 è stato lanciatoil progetto “Gleam Team” che proponeva la virtuale suddivisionedei 1350 metri quadrati del soffitto in altrettanti metri quadratida “adottare” con donazioni di tre diversi importi denominatiOro, Incenso e Mirra: 200 Euro per la fascia esterna del soffitto,300 Euro per la mediana e 400 Euro per il settore centrale.L’adesione al progetto è andata oltre alle più rosee aspettative eforse un ruolo accattivante l’ha giocato anche la possibilità di scrivereil proprio nome – seppur virtualmente – sul metro quadratodi soffitto adottato.21


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Il programma iconografico del soff i t t oGIANDOMENICO ROMANELLICome si sa, è in occasione dello sciagurato incendio del 20dicembre 1577 che Palazzo Ducale perviene, alla fine diuna frastagliata vicenda di consultazioni e decisioni importanti,all’attuale assetto per quanto riguarda sia l’architettura internaed esterna dell’edificio che gli apparati decorativi delle grandisale istituzionali e di rappresentanza del piano del Senato così comedi quello del Maggior Consiglio e dello Scrutinio.[82-83] La Sala del Maggior Consiglio prima dell’incendio e, a destra, l’incendiodi Palazzo Ducale del 1577 in un disegno di Höfnagel.Rispetto all’ornamentazione medievale e a quella del primo Rinascimentoche avevano visto all’opera artisti gotici e preclari esponentidella cultura rinnovata – da Guariento a Gentile da Fabriano,dai Bellini a Carpaccio al primo Tiziano... – le cui opere andaronotutte drammaticamente distrutte tra le fiamme; rispetto quindi aquella stagione, protrattasi fin oltre la metà del XVI secolo, con unprogressivo estendersi e modificarsi dei piani iconografici che arricchivanole pareti dei più importanti spazi del Ducale, si ebbe oral’occasione di affrontare la questione del che cosa rappresentare intermini organici e serrati; cioè si ebbe l’opportunità – e la volontà– di redigere un vero e proprio programma iconografico cui gli artistichiamati via via a realizzare i grandi teleri del palazzo avrebberodovuto rigorosamente attenersi. E così fu.I lavori di restauro delle varie parti danneggiate del Palazzo iniziaronoassai celermente. In particolare quelli per il soffitto dellaSala del Maggior Consiglio furono avviati addirittura pochi giornidopo l’incendio, a metà gennaio del 1578. Anche per l’immensa salala procedura fu la stessa tenuta in consimili circostanze (come, adesempio, per le decorazioni pittoriche del soffitto della ScuolaGrande di San Rocco): si provvide, infatti, a far progettare e commissionarel’esecuzione della partitura lignea del soffitto secondoun disegno che divideva lo spazio in figure semplici e composite didifferente dimensione e forma: quadrati, rettangoli, ovati, mezzelune, forme angolari concave e convesse e così via. La parte lignea[84] Schema del soffitto: in bianco le aree dei dipinti, in grigio le cornici lignee.[85] Particolare della decorazionelignea del soffitto.– cioè la cornice vera e propria – si dispiega lungo assi sostanzialmenteregolari ma le campiture maggiori che così si determinanovengono poi collegate, allacciate e animate da un insieme di nastri,volute, conchiglie, cartigli mentre il perimetro esterno è sostenutoda grossi modiglioni. A questa ragnatela di linee e di forme si sovrapponepoi una ulteriore decorazione animata da teste, figure allegoriche,simboli in grande e significativo aggetto che confluisconoe si addensano soprattutto in coincidenza con i nodi e gli incrocidella struttura geometrica.Uno degli elementi distintivi di questo genere di cornici a soffitto(e di quella del Maggior Consiglio forse in termini del tuttoesasperati) consiste proprio nell’effettodi dentro/fuori ottenutocon il dovizioso impiego di nastri,riccioli e cartigli che appaionoattraversare gli spazivuoti e le sagome maggiori eminori quasi “cucendo” l’insiemedel complesso decorativo.Questo modo di organizzare ecompartire i soffitti piani (specienei saloni di scuole o di edificipubblici a destinazione civile) si afferma e si diffonde a Veneziaattorno alla metà del Cinquecento e non fu senza importanza l’effettoesemplare esercitato dai modelli importati dal centro Italia e,soprattutto, dall’ambiente romano realizzati in città forse per laprima volta da Giorgio Vasari.Altra circostanza che non va sottaciuta per comprendere lo stessoprocesso ideativo e di realizzazione per opere complesse comequesta, è il fatto che la suddivisione degli spazi in campiture definitedal disegno delle cornici con tutta probabilità precede (e,quindi, determina) la stessa stesura dei programmi iconografici.Cioè: potrebbero non essere le cornici con le loro dimensioni e sagomea essere condizionate dalla forma né dalla stessa successionedelle storie, ma esattamente il contrario; disegnate le cornici si definisconole pitture e si assegnano ai vari artisti l’esecuzione dellesingole scene.L’incarico per il disegno dei grandi soffitti delle sale del Ducaledopo l’incendio fu dato al veronese Cristoforo Sorte, singolare figuradi architetto, teorico della pittura e pittore egli stesso, decoratoree grande cartografo. Al Victoria and Albert Museum di Londraè conservato un magnifico disegno di sua mano con annotazioniautografe per la Sala del Senato, dove si può apprezzare la qualitàe l’originalità del suo metodo di lavoro.Il soffitto del Maggior Consiglio nella sua parte lignea era terminatonel 1582. Quanto al programma iconografico, è noto comeil Senato avesse eletto una commissione incaricata di affrontare econtrollare questo importante aspetto della ristrutturazione del Palazzo:esso era composto da Jacopo Marcello e Jacopo Contarini cuisi aggregarono il monaco camaldolese Gerolamo Bardi e lo stessoletterato poligrafo Francesco Sansovino. Fu il Bardi a redigere e amettere in forma letteraria aulica tale programma così come a dotarlodi tutta una eruditissima e talora criptica serie di rimandi storici,mitologici, agiografici e celebrativi.Si deve altresì tener presente che le historie rappresentate sul soffittonon sono slegate dalle scene a parete né da quelle raffiguratenelle sale contigue; che viene in qualche modo mantenuto un lega-22


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[86] L’imponente apparato decorativo del soffitto.me con i cicli andati distrutti dal fuoco (o, almeno, con le loro linee-guidapiù importanti e più celebri); che le cornici lignee assolvonoanche a un compito tutt’altro che trascurabile nel garantireuna, almeno esteriore, unitarietà di un insieme costituito da decinedi riquadri affidati a molti e disparati artisti non sempre ricchidi doti, fantasia e talento paragonabili a quelli dei grandi maestri.Il lavoro di esecuzione era delicato e richiedeva grande sapienzasotto molteplici punti di vista: quello della carpenteria; dellascultura e intaglio (avendo ben chiare le necessità prospettiche persagome e figure viste dal basso e da grande distanza); del rapportoche si sarebbe venuto a determinare con le pitture e, quindi, di proporzionamentoe compattezza delle sagome e dei rilievi.Il lavoro di impastellatura in gesso, di preparazione del fondo edi doratura delle cornici era poi affidato a laboratori specializzati inquesto particolare – e delicato – genere di lavorazioni. La foglia dioro zecchino poteva essere fornita dalla committenza che sorvegliavaassiduamente perché non si verificassero sprechi o ruberie nellasomministrazione dell’oro.Dal punto di vista strutturale la cornice del soffitto del MaggiorConsiglio è una macchina possente di grande complessità e dienorme peso. L’impegno di ingegneriae carpenteria per daresolidità all’insieme, perché lafunzione di sospensione delle teleavvenisse in sicurezza e perchéfosse possibile l’ispezione e lamanutenzione dall’alto, chiedevasoluzione di delicati problemiorganizzativi e strutturali.[87-88] Il sottotetto e, in basso, la Sala Così come fu necessario aerare ildel Maggior Consiglio in una stampa sottotetto perché – sotto i piombidel coperto! – la temperaturadi Canaletto.fosse tenuta sotto controllo.I soffitti di Cristoforo Sorte a Palazzo Ducale sono, in questo generedi lavori, tra i migliori, più fastosi e scenografici del periodo.Subito dopo si verificherà unasorta di ulteriore accentuazionein senso barocco, capriccioso escenografico con un progressivoallontanamento dalle stesse ragionidi geometrica lucidità praticatequi da Sorte. L’ e s e c u z i o n edel soffitto non fu cosa agevole:per questo e per il soffitto della Sala del Senato era stato affidatol’incarico a un intagliatore, Gerolamo Vicentino, troppo favorito, agiudizio del Sorte, dal proto del palazzo e dal segretario Lauro Zordanma pessimo esecutore che, tra l’altro, appariva essersi arbitrariamenteallontanato dai disegni forniti dal Sorte. Ne conseguì unacausa e un’accesa polemica davanti ai provveditori della fabbrica delPalazzo nell’aprile del 1582. Sorte criticava aspramente le modalitàdi esecuzione e le libertà formali che tradivano apertamente il suoprogetto oltre a carenze di altro genere (la mancanza di sfiatatoi solopiù tardi fatti eseguire) che rischiavano di introdurre elementi didifformità e di squilibrio all’esecuzione del lavoro.Infine, come mostra Wolfgang Wolters, Sorte opera alcune interessantiscelte iconografiche “ai lati del soffitto troviamo esseri favolosialati metà leone con un copricapo che ricorda il corno ducalementre dei putti giocano con strani pesci dalle teste leonine”.Cioè il Sorte si sarebbe concesso delle “licenze” in parti periferichedel soffitto, quasi a mitigare la monumentale iconografia celebrativae ideologica dell’insieme del grandioso soffitto.Il restauro delle dorature del soffittoFIORENZA CIVRANLe pellicole dorate che rivestono la ricca e complessa decorazionelignea del soffitto della Sala del Maggior Consiglio,costituite da foglia d’oro a guazzo su bolo con una preparazionea gesso e colla, soffrivano di un diffuso stato di decoesione.Avvicinandosi alla superficie del soffitto e percorrendola, si rilevavanoinfatti, continui sollevamenti, distacchi e sconnessionidella materia dorata (strati preparatori e foglia d’oro), di dimensioniin genere rilevanti. In alcune aree i frammenti di pellicola dorataerano appena sollevati, in altre si trovavano in condizioni di adesioneprecaria e in altre ancora erano pericolanti, sospesi e in procintodi cadere. Spesso, in corrispondenza delle aree decoese, si riscontravanocadute di porzioni di materia, alcune recenti altre avvenutenel tempo.[89-90] Particolari della decoesione delle dorature.Questo tipo di degrado era simile ovunque con alcune variazioniper incidenza e gravità e interessava l’intera superficie dell’impiantoligneo. Era visibile lungo tutta la struttura geometrica dellecornici che contornano i dipinti e su tutte le forme in aggetto chea queste confluiscono e si collegano. Coinvolgeva sia la doraturabrunita e lucida che quella non brunita, opaca, concepita per otteneremodulazioni chiaroscurali, e anche dove la foglia d’oro risultavaapplicata su una preparazione ruvida e granulosa. Interessavainoltre anche le dorature recenti, facilmente distinguibili, eseguite,presumibilmente, nel corso dell’ultimo restauro del soffitto.Le cause a cui far risalire l’origine di questi danni erano diversee concomitanti: innanzitutto, data l’immediata vicinanza al sot-23


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>totetto, gli sbalzit e r m o i g r o m e t r i c idell’ambiente a cuiquesta grande operalignea è soggetta e acui reagisce, inoltrel’assorbimento diumidità provocatada infiltrazioni d’acquaavvenute neltempo di cui si distinguevanotracce e,[91-92] Le restauratrici al lavoro.in ultima analisi, latecnica di esecuzione del rivestimento dorato dove la gessatura costituisceuna preparazione spessa e rigida poco adatta a tollerare lemodificazioni del substrato e dell’ambiente.Infine, oltre ai danni descritti, si riscontrava anche la presenzameno diffusa di microsollevamenti e/o arricciamenti degli stratipiù superficiali delladoratura (lamina doratae bolo) senza ilsollevamento dellapreparazione gessosao con un suo sollevamentoparziale (lapresenza o meno dellostacco della preparazionea base di gessovariava in relazioneal suo spessore). Questa alterazione poteva essere provocata daglieffetti di un apporto di umidità a cui si aggiungeva la tensionesuperficiale esercitata da uno strato di colla che si notava sulle superfici,applicato durante un vecchio restauro e steso in maniera disomogenea,spesso a concentrazione elevata.Poiché il danno che si riscontravain maniera dominante era la perditadi adesione tra il legno che costituisceil fondo di supporto e glistrati di preparazione su cui la laminad’oro è applicata, l’operazioneconservativa ha mirato a riportare iframmenti di materia dorata distaccatie sconnessi a contatto con il substratoe tra di loro utilizzando unadesivo che assicurava una giunzionestabile e che contemporaneamenteconservava una certa plasticità.Escludendo qualsiasi tipo di collaanimale di cui un’ulteriore aggiuntanel materiale esfoliato neavrebbe aumentato la rigidità, è statoscelto un adesivo acrilico in diluizioneacquosa (Primal B67) per lesue caratteristiche di tenuta, stabilitàed elasticità.[93-94] Fasi del restauro: in altola doratura decoesa e, in basso,la velinatura con carta giapponese.Le operazioni che si sono effettuate sono state l’esecuzione dimicroinfiltrazioni sotto le scaglie sollevate di Primal B67 a unaconcentrazione tra il 5% e il 10% a seconda delle dimensioni e dellospessore dei distacchi. Per permettere una maggiore penetrazionedel materiale consolidante, queste sono state sempre preceduteda microinfiltrazioni di acqua e alcool (1:1). Queste operazioni sonoavvenute con la protezione di una velinatura con carta giapponesedelle parti decoese ogni volta che si presentava il rischio di cadutadi porzioni di pellicola dorata.[95-96] Microinfiltrazione di acqua e alcool e, a destra, di adesivo acrilico.Dopo un adeguato tempo di presa – di circa cinque minuti inmodo che la penetrazione del consolidante sia un processo gradualee avvenga in profondità – si è eseguitol’abbassamento e la riadesionedelle scaglie esercitando una leggerapressione con tamponi di cotone.Di seguito sono state asportate levelinature di carta giapponese, seapplicate, e sono stati rimossi conattenzione i residui del materialeconsolidante con tamponi umidi diacqua e alcool.Nei casi in cui i frammenti dipellicola dorata si presentavano precariamentesospesi e di grandi dimensioni,dove una normale velinaturanon sarebbe stata sufficiente ametterli in sicurezza, questi sono statistaccati facendoli aderire su cartagiapponese con acqua e alcool e in seguitosono stati ricollocati in sede efatti aderire al fondo. Per quanto riguardagli stacchi ad arriccio della[97-98] La tamponatura col cotonee, in basso, l’asportazione dellavelinatura.pellicola dorata, dove una concausa del degrado pare esser stata lapresenza di uno strato di colla, il fissaggio è stato preceduto dall’asportoo dall’assottigliamento della colla per assorbimento tenuto insospensione in una soluzione chelante a ph 5 con carta giapponese.Il lungo interventodi restaturo, iniziatonel 2008, si è conclusodopo due anninella primavera del2010.[99] Un elemento ligneodorato dopo il restauro el’abbassamento di tonoad acquerello.24


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>MISSIONE FORTUNY[100] Particolare di un dipinto parietale dell’atelier di Mariano Fortuny y Madrazo.La “Missione Fortuny” è un progetto tuttora in progress: iniziatanel 2010 si prevede prosegua fino al 2013. A differenza deglialtri progetti, si compone di più interventi; sono infatti ben cinquele opere da restaurare, tutte imprescindibilmente legate all’emblematicae poliedrica figura di Mariano Fortuny che ne è l’autore: ilmodello del Teatro delle Feste, i dipinti delle pareti dell’atelier, ilmodello per il teatro di Bayreuth, l’Album Progetti Fortuny Teatro euna serie di disegni preparatori per tessili.Tre di queste opere, i due modelli di teatro e i dipinti parietali,sono conservati all’interno dell’atelier di Palazzo Fortuny quindiportare a termine integralmente la “Missione Fortuny” significherà,di conseguenza, recuperare e dare il giusto valore anche aquesto spazio magico e affascinante, finora poco conosciuto al pubblico.Il restauro dei primi due progetti – il modello del Teatro delleFeste e i dipinti delle pareti dell’atelier – è stato completato nel corsodel 2010 e per il finanziamento si è ricorso ancora una volta almecenatismo diffuso. Le minuscole seggioline del modello del Tea -tro delle Feste sono state poste virtualmente in vendita e, come se sitrattasse di vero e proprio teatro, sono state suddivise in diversi settori:dalle poltronissime ai palchi, dalla tribuna al loggione con importidi donazione variabili da un massimo di 150 Euro a un minimodi 10.Anche per il restauro del modello per il teatro di Bayreuth sistanno virtualmente “vendendo” le seggioline, non più divise persettori bensì abbinate a personaggi di opere wagneriane che Fortunyrappresentò in dipinti e incisioni.Tra le varie attività che <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> ha organizzato a sostegnodella “Missione Fortuny” ci emoziona ricordarne una in particolare:la serata inaugurale della mostra Lunica del giugno 2010a Ca’ Rezzonico con lettura di brani poetici dedicati alla luna e l’accompagnamentoal clarinetto dell’indimenticabile Lucio Dalla.25


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Il modello del Teatro delle FesteIl grande modello teatrale realizzato da Mariano Fortuny y Madrazo,come egli stesso afferma in un suo manoscritto nel1912, fu concepito a Parigi con il poeta Gabriele D’Annunzio,che lo battezzò Teatro delle Feste, e l’architetto Lucien Hesse.Il teatro doveva sorgere a l’Esplanade des Invalides con i capitalidi due dei più noti e ricchi nomi di Francia: il barone Mauricede Rotschild e il senatoreDeutche de la Meurthe, a cui siera aggiunto l’impresario JoséSchurmann. Consisteva in unascena e una sala coperta da unasola ed enorme cupola in tela,creando così l’impressione ditrovarsi all’aperto, come in un[101-102] Il modello del Teatro delleFeste e, a sinistra, la cavea.teatro greco. La sala presentavainoltre una fortissima similitudinecon la struttura del teatroantico, affine ai trattati architettonicidi Vitruvio, e ciò lo si nota in particolare nel portico ad archiche sovrasta la cavea.L’amicizia tra Fortuny e D’Annunzio risaliva ad antica data.Nel settembre del 1901 si recarono a Vicenza presso il TeatroOlimpico per un sopralluogo di tipo tecnico: verificare l’adattabilitàdi questo teatro alla rappresentazione di tragedie senza scenafissa. Il progetto messo a punto da Fortuny per l’Olimpico non ebbeseguito, ma gli studi furono basilari per la nuova proposta del1912 per la quale D’Annunzio si propose di costituire una societàchiamata “Société civile d’études pour l’application du dispositifthéâtrale Fortuny dit Théâtre de Fêtes” con lo scopo di creare unteatro di massa. Anche questo progetto non giunse mai a compimentoperché al momento della firma di costituzione della societàil poeta aveva abbandonato Parigi per rifugiarsi ad Arcachon. Ripresal’idea del Teatro delle Feste nel 1929, Fortuny ne propose la costruzionea Barcellona, sulla collina del Montjuich, ma anche questarealizzazione non vide la luce.L’intervento di restauroSTEFANO PROVINCIALI[103-105] Struttura lignea interna.In basso, a sinistra, i danni alvelario e, a destra, una statuinadel coronamento.Il modello del Teatro delle Feste è stato realizzato su una strutturain legno di supporto sulla quale poggia la cavea e l’architetturaesterna formata da calchi in gesso. Materiali diversi sonostati utilizzati per realizzare altri elementi: la seta e il cordino di canapadei velari posti al di sopra della gradinata; i lamierini di metallo,il vetro, le gelatine colorate, i cavi elettrici, il nastro isolantee le lampade per costruire il complesso sistema di illuminazione delteatro; i cartoncini sagomati e dipinti con colori a tempera dellascena e delle quinte, ove è raffigurato un paesaggio alpino.Lo stato di conservazione dei vari elementi che compongono ilmodello appariva differenziato: le parti in legno risultavano in discretostato di conservazione, nonerano presenti infatti attacchi da partedi insetti xilofagi, né fessurazioni;in buono stato erano pure gli incastrie gli elementi metallici che assemblavanoi vari componenti. In cattivecondizioni erano invece la scena incartone dipinto, la seta e i cordinidei due velari. Il cartone della scenarisultava deformato e le polveri, benadese alla superficie, rendevano pocoleggibili le parti dipinte; la seta presentavadeformazioni, irrigidimento e lacerazioni. Nella parte altadella cavea risultavano mancanti gran parte delle statuine in gessodel coronamento. Le parti in gesso erano molto degradate presentandofratture, mancanze e un diffuso scurimento dovuto a consistentidepositi superficiali. Molto ossidate le superfici dei conduttoriin rame e parti dei quattro grandi trasformatori elettrici.Le parti in legno sono state pulite con microaspiratore e poitrattate con un prodotto antitarlo e con un impregnante. Le quintedi cartone della scena sono invece state smontate e fatte gradualmentedistendere per eliminare le deformazioni. Dopo la puliturasono state rimontate su un supporto di policarbonato opportunamentesagomato. L’applicazione del cartone alla lastra trasparentenon è stata ottenuta con collanti ma utilizzando piccoli magneti perassicurarne la completa reversibilità nelle future manutenzioni.Più complessi e differenziati sono stati gli interventi sulle partiin gesso: sono state smontate le architetture esterne al fine diraggiungere più agevolmente le strutture in legno interne e pulirle.Si è riscontrata una netta differenza del trattamento di qualificazionesuperficiale tra le parti interne – cavea, platea e architettura– e le architetture esterne. Quelle interne alla fine delle operazionidi pulitura, eseguita con saliva sintetica, presentavano unapatinatura di colore giallo chiaro mentre le architetture esterne sipresentavano completamente spatinate e quindi di colore bianco. Siè reso necessario eseguire pertanto una patinatura ad acquerello peruniformare le tonalità delle superfici architettoniche. Le statuine ingesso del coronamento della cavea sono state ricostruite avendo comeriferimento documentale delle foto d’epoca.[106-108] Smontaggio e pulitura delle parti esterne del modello e, a destra, l’internodella galleria.<strong>26</strong>


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Particolarmente complesso è statoil restauro della seta dei velari;questi, una volta smontati, sono statipuliti dalle polveri con microaspiratoriinterponendo tra la seta e labocchetta aspirante uno schermo ditulle montato su telaio; con acqua etensioattivo è stata eseguita la puliturapiù profonda; questa operazioneè stata effettuata ponendo la seta su carta assorbente nella quale migravail particellato di deposito durante la pulitura.La rimozione delle ossidazioni dalle superfici metalliche è stataeffettuata con un microtrapano; ne è seguito un trattamento con inibitoredi corrosione. Gli impianti elettrici sono stati puliti e completamenterevisionati; sorprendentemente molti componenti originali,per esempio tre dei quattro grandi trasformatori, hanno ripresoa funzionare; al quarto si è reso necessariorifare l’avvolgimento. È statoripristinato e reso funzionante ancheil ponte con luci colorate postosopra al boccascena e le scatole circolariche corrono nella parte alta dellacavea e dietro la scena. Si è cercato diriprodurre in tutti gli apparecchi la stessa intensità di luce e la stessatemperatura colore che in origine il teatro doveva avere.Da queste brevi note possiamo comprendere la complessità dell’interventoconservativo, dovuto sia alla presenza di diversi materialiimpiegati, sia per l’impegno profuso per il ripristino del funzionamentodi tutti gli apparecchi illuminanti. Per questo restaurosono infatti state necessarie conoscenze e specializzazioni diversificate.Tuttavia nulla è stato fatto se non sarà prevista un’attenta efondamentale manutenzione ordinaria per poter ammirare in tuttala sua bellezza e per molto tempo ancora questo prezioso gioiello.Il “giardino” incantato di Mariano.Il restauro dei dipinti dell’atelierSTEFANO PROVINCIALI[109-110] Pulitura del velario e,in basso, l’apparato elettrico.Idipinti che decorano tre pareti dell’atelier di Mariano Fortunysono stati da lui stesso eseguiti tra gli anni 1914 e 1940. I lorosupporti sono costituiti da intelaiature in legno fissate allamuratura; su di esse sono stati fissati e messi in tensione teli di canapasui quali sono stati poi incollati fogli di carta da spolvero pesante.Sulla parete che dà sul cortile, invece, il supporto è stato costruitocon pannelli di compensato;si tratta probabilmente dell’ultimafase della realizzazione del lavoro.I dipinti eseguiti con colori atempera, rappresentano un giardinocon architetture, motivi fitomorfi,animali, satiri, ninfe e paesaggi. Sonostate osservate particolarità tecnicherelative alla realizzazione dell’operaquali il disegno preparatorio [111] Mariano Fortuny.[112-114] Scorcio dell’atelier e, in basso,dettagli dei dipinti.eseguito prevalentamente a matitae le colorazioni delle grandicampiture eseguite con pigmentistesi per trasparenza che diventanosempre più corposi nellelumeggiature, nei fogliami enei motivi floreali. Il restauro haportato alla scoperta di parti dorate,probabilmente eseguitecon oro in conchiglia, che sottolineano le lumeggiature nella partealta del pannello centrale e scarsamente visibili dal basso.La principale alterazione riscontrata sui dipinti era costituita dauna scarsa adesione degli strati di colore al supporto cartaceo; l’osservazionea luce radente ha evidenziato zone interessate da gravidistacchi della pellicola pittorica classificabili come sollevamenti ascaglia e a bolla. Restituire adesione alla pellicola pittorica è statopertanto l’intervento prioritario eseguito, poiché il colore distaccatoera in molti casi prossimo alla caduta; operando a luce radente,si è proceduto con applicazioni di metilcellulosa ammorbidendo lescaglie di colore la cui riadesione al supporto è stata favorita dall’usodel termocauterio in grado di accelerare l’evaporazione dell’acquapresente nel collante.Gli incarnati della figura femminile adegiata sul festone eranointeressati da un attacco di colonie fungine con formazione di deturpantipiccole macchie tondeggiantidi colore bruno; questaalterazione microbiologica,presente anche in altre zone deidipinti, è stata trattata utilizzandopiccoli tamponi di cotone eun idoneo fungicida, ottenendoun buon risultato anche a livelloestetico, con un miglioramentodella lettura del testo pittorico.Ulteriori danni di origine meccanicasono stati provocati neltempo da urti, abrasioni e graffiper scarsa attenzione e utilizzoimproprio dell’ambiente nonchéalla mancanza di manutenzione. Questa tipologia di alterazioni eralocalizzata principalmente nella zona bassa dei dipinti. I lembi distrappi e lacerazioni sono stati fattiriaderire utilizzando carta giapponesee metilcellulosa. La pulitura, conpennelli morbidi e piccoli aspiratori,per la rimozione delle polveri che offuscavanola brillantezza delle colorazioni,ha preceduto gli interventi dipresentazione estetica: con colori atempera è stata eseguita la velaturadelle abrasioni e delle zone dov’eramancante il colore mentre con coloria pastello sono state integrate areedove erano presenti scurimenti.27


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Il modello per il teatro di BayreuthIntrodotto in ancor giovane età alle suggestioni dei miti e deglieroi della tetralogia wagneriana dal pittore catalano Rogelio deEgusquiza, Mariano Fortuny subirà la totale fascinazione dellamessa in scena del teatro di Wagner a partire dal 1891. Sarà infattil’impatto diretto con Bayreuth a far crescere quell’esigenza di superarela creazione delle scenografie dipinte e migliorare in particolarei sistemi d’illuminazione delle scene stesse.In una rara memoria autobiografica Fortuny afferma: “Tuttoquello che vidi e sentii mi accese nel desiderio di realizzare nuoveforme e nuovi aspetti per accrescere gli effetti generali del teatro:ricordo ancora qualche particolare della scena dell’Oro del Reno chescontentava la mia fantasia giovanile. L’effetto del fiume in lontananzamancava di efficacia per un gioco di luce non bella”.Passeranno molti anni prima di misurarsi concretamente con ilteatro, ma Fortuny sperimenta a lungo sia l’illuminotecnica sia lapreparazione di bozzetti scenografici e la creazione di modelli teatralisu piccola scala – Fortuny ne costruirà ben trentuno – sono glistrumenti indispensabili per progettare la sua riforma, in totaleosmosi con la G e s a m t k u n s t w e r k, clima artistico dominante negli annidi fine Ottocento. Ed è proprio a partire dalla realizzazione discenografie legate alle opere diRichard Wagner che nasce questomodello del 1903 in legno emetallo, ora conservato nell’atelierdel Museo di Palazzo Fortu n y, che ricostruisce pianta e al-[115-116] Il modello per il teatro diBayreuth oggi e, a destra, in una fotod’epoca in cui appare anche Fortuny.zati della scena del teatro di Bayreuth.Qui sono inoltre visibiliin scala ridotta alcune applicazioniilluminotecniche come la“cupola” e i sistemi di luce indirettae diffusa. La m a q u e t t e è un intricato e complesso sistema compostoda piccoli cavi, da trasformatori di potenza elettrica e lampadine;da quinte e scene dipinte su cartone; dalla “cupola”, elementoscenotecnico fondamentale del progetto riformistico fortunyano.Il restauro in corsoPer l’intervento sul modello per il teatro di Bayreuth sonostati scelti gli stessi restauratori che l’anno scorso sono magistralmenteintervenuti sul Teatro delle Feste. A Stefano Provincialisono state affidate le parti in legno, metallo e tessuto mentreFrancesco Rado si sta occupando dell’apparato elettrico. Vediamoa che punto siamo col restauro partendo dalle considerazioni diProvinciali.I materiali utilizzati per costruire le due parti che compongonoil modello sono di varia natura e, a un primo esame visivo, risultanoin un differenziato stato di conservazione. Le strutture portantidelle due parti del modello sono in legno, costruite con cantinelle[117-118] Le due parti checompongono il modello per il teatrodi Bayreuth e, in basso, dettagliodelle architetture lignee.e tavole in abete collegate tra loro daviti, chiodi o incastri. Anche le modanaturearchitettoniche del boccascenasono in legno e ricavate da piccoli listelli. Lo stato di conservazionerisulta discreto: non sono stati riscontrati né attacchi di insettixilofagi né fessurazioni. Pertanto le componenti sono state pulitecon un microaspiratore e quindi trattate con antitarlo con funzionepreventiva e un impregnante protettivo.Si presentano in buono stato di conservazione anche gli incastrie la ferramenta composta da chiodi e da viti che assemblano le variecomponenti del teatro.Il boccascena, le sedie di platea e la scena, che rappresenta unpaesaggio montano dipinto con colori a tempera, sono eseguiti concartoncini di vario spessore opportunamentesagomati; suglischienali delle poltroncine dellaplatea sono inoltre presenti piccoliinserti di tulle. Queste partisi presentano in cattivo stato di[119-120] Il paesaggio della scena e, adestra, dettaglio delle seggioline.conservazione: sul cartone dipintocon cui sono realizzati scena eboccascena si riscontrano infattideformazioni, irrigidimento elacerazioni, inoltre le polveriadese alla superficie rendono pocoleggibili l’immagine dipinta. Dopo la pulitura saranno rimontatisu un supporto di policarbonato sagomato con la stessa forma dellequinte. L’applicazione del cartone al materiale di supporto saràottenuta utilizzando piccoli magneti che renderanno molto semplicile operazioni di smontaggio per eseguire manutenzioni future.Il sipario del modello è in tessuto di cotone dipinto e presentanella parte bassa dei pallini di piombo per far cadere il tessuto inmodo corretto. Anche questo elemento è in cattivo stato di conservazionee presenta allentamenti e lacerazioni;inoltre il meccanismo diapertura e chiusura del sipario non èpiù funzionante, così come i cordiniche manovravano le macchine sceniche.Il restauro del sipario sarà piuttostocomplesso: i tessuti, una voltasmontati, saranno puliti dalle polvericon microaspiratori interponendo[121] Il sipario.tra la seta e la bocchetta aspiranteuno schermo di tulle montato su telaio; dopo aver posto la seta sucarta assorbente, la pulitura sarà eseguita con acqua e tensioattivo.28


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Il fondale, costruito in gesso con armatura interna, probabilmenteuna rete in ferro, presenta numerosi danneggiamenti: lacune,microfratture e scurimento causato dalla polvere. Non c’è necessitàdi intervenire con prodotti chimici perciò verrà pulita a seccocon spughe wishab.Per quanto concerne la parte elettrica, Francesco Rado ci informache, a un attento esame, il modello presenta varie rimaneggiatureed evidenti molteplici interventi di manutenzione eseguiti neltempo tra cui anche il curioso inserimentodi un timer da lavatrice chepermetteva di rendere visibili alcunefunzionalità illuminotecniche. Comeprimo intervento si è abbozzatolo schema dei vari circuiti elettricipresenti e da questa bozza si è iniziatoa lavorare cercando di ricostruirei tracciati originali, eliminandogli interventi di manutenzionepiù o meno invasivi operati negliultimi sessant’anni.Si suppone che i conduttori elettrici originali siano stati sostituitinegli anni cinquanta/sessanta per la loro cattiva qualità di resistenzaagli agenti esterni in quantocostituiti da rame stagnato rivestitoda un primo strato di gommanaturale e da un secondo in stoffa, avolte impregnata di catrame, che lirendeva facilmente deteriorabili.Non sono visibili le tracce dei vecchi ancoraggi e ciò fa supporreche i conduttori elettrici originali fossero costituiti da linee intrecciatevolanti come quelle visibili nel modello del Teatro delle Feste.L’alimentazione dei vari apparecchi d’illuminazione è garantitada un unico trasformatore di corrente da 6 kilowatt monofase. Datal’elevata potenza assorbita è stato necessario allestire un’appositalinea dedicata in modo da poter svolgerele operazioni di restauro senzainterferire con le normali attività delmuseo. Dalle prove d’isolamento iltrasformatore risulta essere ancora indiscreto stato di conservazione, ne èstato verificato l’isolamento e, dopole adeguate manutenzioni, sarà possibilea breve testarlo sotto carico. Iltrasformatore fornisce tre differentialimentazioni separate per voltaggio[122-123] Il timer da lavatrice e,in basso, i vecchi conduttori.[124-125] Il trasformatore e, inbasso, i reostati.per cui, si suppone, servisse per poter utilizzare una più vasta gammadi lampadine durante le varie prove di scena.Non è comunque da escludere che alcune modifiche all’apparatotecnico del modello siano state fatte dallo stesso Mariano Fortuny,grande appassionato e sempre aggiornato sull’evoluzione dellecomponenti elettriche dell’epoca. Nel modello sono presenti variapparecchi – interruttori e commutatori a lama, reostati di variecapacità, porta lampada artigianalie lampade di vario tipo – ei loro assemblaggi rivelano lospirito creativo di Fortuny cheuniva lastre in vetro dipinte o[1<strong>26</strong>-127] Dispositivi per luce riflessa e,a sinistra, Francesco Rado al lavoro.solamente oscurate per consentirealla luce riflessa di assumerevarie forme e colorazioni.Al momento è stato possibilericollegare in modo provvisorioil 60% di quei circuiti elettriciche, in un epoca non bendefinita ma relativamente vicina,sono stati recisi, probabilmenteper agevolare le operazionidi movimentazione del modello.Per consentire futuri spostamenti,dopo averne appuratoil funzionamento, si cercherà di predisporre un adeguato sistema dicollegamento elettrico che tenga conto di questa necessità.Durante le fasi di manutenzionee pulizia delle varie componenti èstato purtroppo rilevato il cattivostato di conservazione di parti dimateriale isolante dei reostati, apparecchinecessari alla regolazione delflusso luminoso dei mini proiettoriteatrali. È così iniziata la ricerca diqualche vecchia officina meccanica [128] I mini proiettori.che sia in grado di sostituire le partidanneggiate senza comprometterne le loro funzionalità.L’Album Progetti Fortuny Teatroe i disegni preparatori per tessiliLa “Missione Fortuny” si occuperà di restaurare anche altredue opere di Mariano Fortuny: l’Album Progetti Fortuny Tea -tro e una trentina di disegni preparatori per tessili. L’albumsarà restaurato a partire da questo autunno mentre l’intervento suidisegni per tessili è previsto nel corso del 2013.L’Album Progetti Fortuny Teatro è una straordinaria e unica raccoltadi disegni realizzati da Mariano Fortuny riguardanti gli studie le applicazioni sceniche e illuminotecniche da lui progettate asostegno della sua complessa e articolata riforma teatrale di inizioNovecento. Da segnalare in questo album alcuni disegni e schizzirisalenti al 1898 di scenografie di opere wagneriane, alcuni rilieviarchitettonici del teatro di Bayreuth, ma soprattutto i primi disegnidel 1902, eseguiti a Parigi, della “Cupola Fortuny”, il celebredispositivo scenotecnico ideatoda Mariano, e del sistema perl’illuminazione della scena conluce indiretta e riflessa.L’album, di notevoli dimensioniper piatto e dorso, raccoglieun numero non definito, mamolto consistente, di disegni di- [129] Una pagina dell’Album.29


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[130] Progetto per dispositivoscenotecnico di palcoscenico mobile aspinta idraulica tratto dall’Album.rettamente fissati a bracchette intela. Il tipo di montaggio, le dimensionie la qualità dei disegnicontenuti rendono lo stato conservativodell’album pessimo.Molti sono i danni di tipo meccanicooltre a strappi e lacune.Pesanti piegature hanno segnatole fibre dei supporti spezzandole,molto è lo sporco diffuso e variesono le macchie presenti suisupporti. Considerato il tipo di montaggio, assolutamente non idoneoalla conservazione, si prevede lo scioglimento della miscellaneae il distacco di ogni disegno dalle bracchette. Ogni disegno, a restauroultimato, verrà inserito singolarmente in un bifoglio per laconservazione con al suo esterno il numero di inventario.Il fondo dei disegni preparatori per tessili del Museo di PalazzoFortuny è costituito da oltre mille esemplari. Realizzati nell’arco diquarant’anni di attività nel campo della moda e della decorazione,rappresentano un vero “dizionario”ornamentale del linguaggiodi Fortuny e sono indispensabiliper comprendere il significatodella sua ricerca. Il loro statoconservativo risulta fatiscente:polvere e sporco superficiale; ingiallimentie biscottature dei [131] Uno disegno preparatorio.supporti; lacune e strappi diffusianche molto profondi; nastro adesivo con relative vetrificazionidei supporti primari; presenza di polvere di colore bianco(gesso/talco) migrata anche sui pigmenti; pigmenti parzialmentespolveranti e migrati anche oltre il tratto.La Porta Tiepolo di Ca’ RezzonicoFILIPPO PEDROCCOIn procinto di cedere il palazzo al Comune di Venezia nel 1935,l’ultimo proprietario di Ca’ Rezzonico, il conte Lionello Hirschelde Minerbi, smontava e vendeva al commendator Loewi i“battenti dipinti e laccati” che, stando a Lorenzetti, “ornavano originariamentele porte dell’ala destra del primo piano nobile di Ca’Rezzonico”. È sempre Lorenzetti a precisare come gli esemplaripassassero dalle mani dell’antiquario a “una collezione privata d’America”,tutti, tranne uno, dono “munifico” offerto dal Loewi alleGallerie dell’Accademia di Venezia,poi concesso in deposito a Ca’ Rezzoniconel 1936.Smagliante reliquia ancora in situdell’originario arredo del celebre palazzosul Canal Grande, rimane, così,un’unica porta, decorata su entrambi[132] Particolare del verso della portalaccata di Ca’ Rezzonico.[133-134] La porta laccata e decorata suentrambi i lati conservata nella Sala degliArazzi a Ca’ Rezzonico: a sinistra la partevisibile al pubblico e, in basso, il recto.i lati, a solitario testimone della superbainfilata di battenti in “laccaveneziana” ricordata dalle fonti.Ma quante erano queste porte edov’erano ubicate con esattezza?Un primo indizio è offerto da Morazzoniche, nella sua opera del 1954sui mobili veneziani laccati, presenta,accanto a quella di Ca’ Rezzonico,altre due porte. Le vecchie fotografiedi cui si avvale, scattate quando ipezzi si trovavano ancora nel palazzo,consentono una prima precisazione: i battentierano senz’altro distribuiti in stanze diverse,due, per lo meno. Una delle porte rese noteda Morazzoni entrò successivamente a farparte della collezione Patino, ove risultavaessercene un’altra. In legno di abete laccato,per misure e apparato ornamentale a c h i n o i s e -ries galleggianti su liquidi isolotti, esse sonodecisamente accostabili all’esemplare di Ca’Rezzonico. Identica è l’organizzazione dellanarrazione entro duplici specchiature, sinuosamentescontornate da cornici applicate inlegno dolce dorato, increspate da ariose r o -cailles. Con uguali movenze prorompentighirlande policrome a nastri intrecciati cingonol’intera composizione modulandone anche l’intelaiatura.Si era ipotizzata una dislocazione delle quattro porte improntataal criterio della “perfetta simmetria”. L’ala destra del primo pianodel palazzo si articola in quattro stanze tra loro comunicanti. Lasolenne sequenza è conchiusa, alle estremità opposte, dalla sala dell’AllegoriaNuziale, che si affaccia sul grandioso Salone da Ballo eda quella del Trono, che si trova invece in angolo fra il rio di SanBarnaba e il Canal Grande.Stando così le cose, sembrava plausibile che la doppia porta laccatasi trovasse fra la sala dei Pastelli e quella degli Arazzi, ossia inmezzo agli altri due battenti, che chiudevano, armoniosamente, lasequenza. All’interno di siffatta configurazione la presenza di unaquarta porta poteva risultare d’intralcio alla pacifica risoluzione delproblema, a meno di non prevederne la collocazione fra la secondae la terza sala, analogamente all’esemplare di Ca’ Rezzonico, secondoun sistema di doppie porte, non inconsueto a Venezia.Due erano le “camere alla chinese” di Ca’ Rezzonico: le attualisale dei Pastelli e degli Arazzi. L’infilata era aperta proprio dallaporta rimasta nel palazzo. Più precisamente era il battente non visibilenell’attuale disposizione museale, a inaugurare l’imponenteteoria, conclusa, al capo opposto, da un esemplare smembrato indue parti, una delle quali – che si affacciava sulla sala del Trono –è ora conservato a Chicago.Prende corpo così la suggestiva ipotesi dell’esistenza di un complessoornamentale omogeneo, una sorta di strabiliante, raffinatissi-30


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>[135] Porta in abete laccato conservataall’Art Institute di Chicago.ma infilata di “camere cinesi”, genialmentecompletata dalle porte.Invenzioni seducenti queste ultime,animate da un “tocco, spiritato e lieve,che comunica una maliosa vitalitàalle graziose figurine”, sono statedesignate, per tradizione, comeportato della fertile inventiva, se nonproprio del diretto intervento diGiambattista Tiepolo. Questi, coadiuvatodal figlio Giandomenico edal quadraturista Girolamo MengozziColonna, nell’inverno del 1757 affrescavaproprio in quell’ala della dimorai soffitti della sala dell’Allegoria Nuziale e del Trono. Senz’altroplausibile sotto il profilo cronologico, in quanto consente di farcollimare l’esecuzione delle porte con la presenza a Ca’ Rezzonicodel cantiere tiepolesco, la tesi, ambiziosa e un poco ingombrante,non è del tutto priva di fondamento. Terisio Pignatti infatti riconducea un’idea di Giambattista Tiepolo, suffragata da disegni autografi,il fantasioso schema decorativo a cartocci che si dipana lungolo zoccolo della sala dell’Allegoria Nuziale, come è senz’altro di raffinatafattura la boiserie a tempera che rifinisce le pareti dell’altrastanza cui pose mano il maestro. Potrebbe, quindi, non essere ideadel tutto peregrina che a queste divagazioni orientaliste, intrise diluce e dalla dinamica narrativa sempre mutevole, possa soggiacereun costrutto tiepolesco. Solo il ritrovamento, comunque, di una, siapur labile, testimonianza grafica potrà confortare quest’ipotesi.Il restauro della porta laccata di Ca’ Rezzonico, finanziato da Ve n i c e<strong>Foundation</strong>, è iniziato a maggio 2012 e si concluderà in circa sei mesi.Il Premio Cotisso <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>[136-137] Renato Scapinello e, in alto, un “cotisso”.[138] Giuliana CoenCamerino.Dal 2007 <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> ha istituito un proprio premio:il “Premio Cotisso <strong>Venice</strong><strong>Foundation</strong>” rappresentato da uncotisso, un blocco di vetro di Murano puro emonocromo, ottenuto dalla rottura del crogioloa fine lavorazione di un colore. I cotis -si delle prime due edizioni del premio sonostati donati dalla Collezione Pauly e i successivi da Giordana Naccari,giovane designer ed esperta di vetro originaria di Murano.La prima edizione del “Premio Cotisso <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>”, èstata assegnata a Renato Scapinello perl’impegno magnanimo, costante e discretoa favore dei progetti realizzati da <strong>Venice</strong><strong>Foundation</strong> per i Musei Civici Veneziani eper la tutela e la salvaguardia di Venezia.Scapinello, erede di quell’antica tradizioneveneziana iniziata sei secoli fa da Aldo Manuzio,con le sue Grafiche Quattro ha affiancato <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>sin dalla sua istituzione offrendo generosamente tutta la produzionea stampa caratterizzata da grande qualità ed eleganza.Nel 2008 la seconda edizione del premio èstata assegnata a Giuliana Coen Camerino,donna di straordinarie capacità che, conidee spesso pionieristiche e sempre carichedi fascino, è riuscita negli anni a rilanciarela cultura e la manifattura artigiana di Venezia,facendone un vessillo dell’eleganza intutto il mondo. Il suo attaccamento ai costumie alla cultura veneziana e l’amore cheha dimostrato alla città in oltre sessant’annidi proficua attività sono state le motivazioni del premio.L’anno successivo il premio è stato attribuito a Danilo Mainardi.Molte e tutte importanti potevano essere le motivazioni dell’assegnazionedel premio al celebre etologoma è stata scelta la più appropriata e più significativanella sua semplicità: l’aver sceltoVenezia come sua residenza, luogo di insegnamentoe di divulgazione nel mondo.Con la sua presenza e il suo operato Mainardidimostra infatti quotidianamente allacittà la propria dedizione in un periodo [139] Danilo Mainardi.in cui la fuga dei cervelli è uno dei peggiorimali che affligge il nostro paese.Particolare il premio del 2010. Diversamente dalle edizioni precedenti,non è stato assegnato a una persona ma a un’intera scuola:il Liceo Ginnasio Statale EugenioMontale di San Donà di Piave per lapartecipazione al progetto “GleamTeam” per il restauro delle doraturedel soffitto della Sala del MaggiorConsiglio a Palazzo Ducale. Su iniziativadi Roberta Privato, docente[140] Una rappresentanza del LiceoMontale di San Donà di Piave.di Storia dell’Arte, venne infatti avviataall’interno del liceo una raccoltafondi tra gli studenti e tutto ilpersonale per contribuire al restauro.Inoltre una seconda raccolta permise di raccimolare l’importoanche per associarsi a <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>. Un gesto di così grandesignificato e sensibilità non poteva quindi non essere premiato.La quinta edizione del “Premio Cotisso <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>”2011 ha visto l’assegnazione a un violoncellista di fama internazionale:il Maestro Mario Brunello. Sperimentatore culturale checoniuga magistralmente musica con poesia e pittura esibendosi anchein palcoscenici naturali di rara suggestione, Brunello è una rarafucina di idee per trasformare quella “lingua straniera” che è lamusica in un “esperanto” sonoro. ParafrasandoGianni Clerici che afferma che “chi èin grado di sentire il suono del colore puòvivere felice difeso dal dolore” per Brunellosi può senz’altro dire che “chi è in gradodi sentire il colore del suono può vivere felicedifeso dal dolore”.[141] Il Maestro Mario Brunello.31


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>La panca coccodrilloI nostri sostenitori al 12 giugno 2012Da metà maggio l’area giochi nel giardino di Ca’ Rezzonicoha una nuova attrattiva: una simpatica panchina verdead angolo a forma di coccodrillo. Sono molti i bambiniche frequentano il giardino: un’area verde pubblica ben curata e inpieno centro è cosa alquanto rara in Venezia. Ca’ Rezzonico è unameta divertente e avventurosaper i bambini che amano correree rotolarsi tra le margherite, cercarei quadrifogli nel prato opartire in esplorazione dietro lagrande siepe di cipresso. Il nostroomaggio è per tutti loroperché è importante far sentire i[142] La panca coccodrillo. nostri “cuccioli” a casa dentro aun museo: li abitua a vivere laquotidianità del nostro patrimonio, a capirlo e a sentirlo proprio,così, speriamo, da adulti ne avranno spontaneamente cura.Give me Five!Destina il Cinque per Mille a VeneziaAnche quest’anno la legge finanziaria ha previsto la destinazionedel CINQUE PER MILLE dell’imposta sul redditodelle persone fisiche alle associazioni riconosciute. Il CIN-QUE PER MILLE non è una tassa ma una scelta su come destinare unaparte delle proprie imposte versate coi modelli 730 e UNICO.<strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> è tra i soggetti ammessi al CINQUE PER MIL-L E. Basta la firma e l’indicazione del nostro codice fiscale94037230276 nel primo riquadro (organizzazioni non lucrative)e il vostro CINQUE PER MILLE sarà destinato asostenere Venezia, i suoi Musei, la sua Culturala tuafirma9 4 0 3 7 2 3 0 2 7 6il nostrocodicefiscaleCollaborazione col Festival Dino CianiDal <strong>26</strong> luglio al 12 agosto si svolgerà a Cortina d’AmpezzoOltre il Novecento, la stagione estiva del Festival DinoCiani 2012 diretto da Jeffrey Swann. Il ricco e variegatoprogramma include trentasei appuntamenti suddivisi in quattroimportanti momenti: i Grandi Maestri, i Giovani Talenti, i PanoramiMusicali, la rassegna Arte e Musica e un concerto straordinariodi Giovanni Sollima il 25 agosto.Gli associati di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>, esibendo il proprio ArtPass, potranno acquistare i biglietti dei concerti a prezzo ridotto.Acqua San BenedettoChristine AdamDaniela AlemagnaGiovanni e Michela Alliata diMonterealeManfredi Alliata di MonterealeOttavia Alliata di MonterealeSaverio AmmanL’Angolo del PassatoAriston CaviAssicurazioni GeneraliBasf ItaliaAnnabella BassaniAntonio e Alessandra BaucinaGilberto e Laura BenettonBenetton GroupGabriella BerardiMarie Claire BernheimPatrizio e Miuccia BertelliLuciano e Giancarla BertiBisolEdoardo BoatoRiccardo BoatoFrancesco e Sarah BoscuMaria Laura BoselliBraccoAlessandro CabellaGiuseppe e Silvia CaivanoGiovanni CaizziCesare e Wilma CampaPaolo e Clara CantarellaIda CantaruttiMarco e Maria GraziaCappellettoFrancesco e Crista CasarinRomeo e Annamaria ChiarottoCaterina CianiMichael e Rachael CioffiFrancesco CoinPiergiorgio e Franca CoinFausto ComiottoConsorzio Venezia NuovaFederico CorràSerena Corvi MoraMara CosmaTeresa CrozePupa zia Dal PalùMita De BenedettiHélène de Prittwitz ZaleskiDiana De Silva BraccoNereo e Giustina DestroDonatore AnonimoPaola DoriaAlessandra DubiniSergio EminaFlavia FaccioliBarbara FalcomerDaniela FerrariFerrari Fratelli LunelliAlberta FerrettiFondazione Berti per l’ArteFondazione CoinAntonio e Barbara FoscariFreeportMaria Luisa FrisaFutura 5760Garden Club di ParmaDouglas e Arlene GiancoliStefano Gorghetto PavanGiovannni GornoGrafiche QuattroGrand Hotel et de MilanGrand Hotel Molino StuckyGianclaudio e AnnamariaGregoriSilvia GuidiGuild of Freeman of City ofLondonHausbrandt Trieste 1892Hotel Caesar AugustusHotel Gritti PalaceGiuseppe IannòIrcaLaboratorio Chimico FarmaceuticoSellaFrancesca LanaroAleramo e Martina LanzaRiccardo LanzaLanza & BaucinaFrancesco LazzariniMario e Gloria LevoniLiceo Classico e LinguisticoEugenio MontalePompeo LocatelliPaolo LorenzoniGino e Francesca LunelliCecilia LuraniMaBACManifattura FortunyUmberto e Gemma MarzottoLaura MattioliAldo e Marina MaugeriGiovanni e RosangelaMazzacuratiFrancesco e Cecilia MerloniGiorgio e Ilaria MianiAnna Maria MicheliCarlotta MicheliMarco e Giuliana MicheliFrancesco e Annamaria Molinari32


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Montblanc ItaliaLiliana MoscheriGiordana NaccariFrancesco PaganuzziSusanna PatiesVanda PetroliniAdriana PezzettaMarco PezzettaPiero PintoPomellato EuropaPradaDario e Annarosa PrunottoErwin e Linda RauheAdele Re RebaudengoCesare e Liliana RiminiRenato Rizziper Carlo Maria RoccaPierre RosenbergLuigino e Roberta RossiRossana Sacchi ZeiClaudia SalminiRoberto e Matilde SalviatoGiancarlo e Diana SantalmassiCarlo e Miretta SarassoRoberto e Alissia ScalamognaRenato e Maria Silvia ScapinelloGiovanna Senzani AlpiMostre & Esposizioni a Veneziaelencate per data di chiusura e sede espositivala redazione non è responsabile delle variazioni dei programmi• William Congdon a Venezia (1948-1960)Uno sguardo americanofino all’8 luglio: da mercoledì a lunedì 10-18Ca’ Foscari, Dorsoduro 3246, tel. 041-2346979Oltre quaranta opere sul lungo soggiorno veneziano dell’artista. Congdon,“l’unico pittore dopo Turner – a detta di Peggy Guggenheim – che ha ca -pito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione”, è uno deimaggiori e più trascurati protagonisti dell’Action Painting americana. Lesue tele sono affiancate da gigantografie del suo soggiorno veneziano, dabacheche con lettere e schizzi, dalla proiezione di disegni, appunti grafici eopere di soggetto veneziano o coeve.• Spirito klimtianofino all’8 luglio: da martedì a domenica 10-18Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076, tel. 041-721127Approfondimento a p. 3Isabella SeragnoliPaolo e Patrizia SignoriniAnna SmaniaRoberto SpadaCarla Spagna D’OraziVittorio e Tatiana Tabacchiper Aldo Tempestiper Esilda Querci TempestiAndrea e Paola TomatGiorgio TormenCesare TrevisaniSalvatore e Paola TrifiròUnicredit Private Bankingper VeneziaGuido e Giulia VenturiniGiuseppe e Daniela VeronesiAdriana Vistosiper Luciano VistosiStéphanie Waldburg-ZeilNicoletta ZampilloMartino e Susi ZanettiMarco ZannierAngelo Zegna di MonterubelloMarisa Zegna di MonterubelloJérôme-François ZiesenissGiovanni Zillo Monte XilloGianfranco e Vittoria Zoppas• Istoria d’amore a Nippo (1907) di Arturo Martinifino all’8 luglio: da martedì a domenica 10-18Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076, tel. 041-721127Attraverso le tavole dell’Istoria d’amore a Nippo, una cartella di settelinoleumgrafie oro su carta beige, la piccola mostra fa conoscere un aspettoinedito nella produzione del celebre artista trevigiano che, in questo caso,lascia il linguaggio scultoreo per quello della grafica. Arturo Martini(Treviso 1889 - Milano 1947) propone una storia d’amore drammatica emisteriosa in cui i personaggi, circondati da una natura selvaggia e aspraa cui corrisponde un tratto rilevato e deciso, vivono le loro vicende in untempo mitico scandito dal grande astro che si sposta in cielo.• Picasso e Vollard. Il genio e il mercantefino all’8 luglio: tutti i giorni 10-19Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, San Marco 2842tel. 041-2407711Approfondimento a p. 5• Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessionefino all’8 luglio: tutti i giorni 10-19Museo Correr, San Marco 52, tel. 041-2405211Approfondimento a p. 2• Madame Fisscherfino al 15 luglio: tutti i giorni 10-19Palazzo Grassi, San Marco 3231, tel. 041-5231680Approfondimento a p. 5• Miniartextil. Energheiafino al <strong>26</strong> agosto: da martedì a domenica 10-17Palazzo Mocenigo, Santa Croce 1992, tel. 041-721798I minitessili come espressioni contemporanee di artisti che si confrontano coni tessuti intrecciando fantasia, creatività e, a volte, autoironia. Li acco -muna la percezione che il mondo del tessile identifichi una duttile iconaper esprimere la contestualità dell’arte.• Portolani e carte nautichefino al 30 agosto: tutti i giorni 9-19Palazzo Ducale, San Marco 1, tel. 041-2715911In omaggio all’America’s Cup viene esposta la prestigiosa collezione diportolani e carte nautiche del Museo Correr: oltre cinquanta rarissimipezzi di cartografia nautica datati tra il XIV e il XVIII secolo. Stru -menti originali usati a bordo delle navi veneziane e libri di navigazione,espressione della grande cultura nautica veneziana, completano un percorsoricco di curiosità e di sicuro interesse per quanti amano “andar per mare”.• San Michele in Isola. Isola della conoscenzafino al 2 settembre: tutti i giorni 10-19Museo Correr, Museo Archeologico e Biblioteca NazionaleMarciana, Piazza San Marco, tel. 041-2405211Nel millenario della fondazione dell’ordine dei Camaldolesi e a ottocentoanni dalla fondazione del cenobio camaldolese veneziano di San Michelein Isola, centro di fervida vita religiosa e d’intensa attività culturale, lamostra illustra i molteplici aspetti della secolare presenza camaldolese aVenezia attraverso materiale storico, artistico e documentario di grandissi -mo pregio per lo più inedito.• Ciclismo, Cubo-Futurismo e la Quarta DimensioneAl velodromo di Jean Metzingerfino al 16 settembre: da mercoledì a lunedì 10-18Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 701, tel. 041-2405411Centro focale della mostra, a cent’anni dall’esecuzione, è il dipinto Al velodromodi Jean Metzinger affiancato da altre opere esposte per la primavolta insieme: due dipinti di Metzinger sullo stesso soggetto e un terzo, dapoco riscoperto, sul tema della quarta dimensione, prova della conclusionedelle ricerche da parte dell’artista sulla dinamica del movimento. Nonmancano raffigurazioni dello stesso tema di grandi maestri come Boccioni,Depero, Severini, Sironi e Duchamp.33


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>• Una visione interiore. Charles Seliger negli anni quarantafino al 16 settembre: da mercoledì a lunedì 10-18Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 701, tel. 041-2405411Approfondimento a p. 6• Vetro contemporaneo: il futuro oltre la trasparenzadal 7 luglio al 30 settembre: tutti i giorni 10-18Museo del Vetro di Murano, Fondamenta Giustinian 8tel. 041-5275120La mostra, momento di riflessione sulla produzione più recente, rappresen -ta un completamento del percorso storico della collezione permanente. Orga -nizzata cronologicamente dal punto di vista formale, artistico e tecnico,permetterà di cogliere l’effetto che la fattiva collaborazione tra le impresemuranesi e i grandi architetti e artisti ha avuto e tuttora ha sull’eccellen -za del manufatto finito.• Tiepolo Nerodal 22 luglio al 14 ottobre: da mercoledì a lunedì 10-18Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3136, tel. 041-2410100Matrici e incisioni messe a confronto per permettere di valutare la qualitàaltissima dei risultati raggiunti da questo straordinario e raffinato auto -re, innovatore anche in questo genere, grazie alla sua appassionata ricercadi preziosi risultati tecnici e di rare abilità espressive.• Common Ground13. Mostra Internazionale di Architetturadal 29 agosto al 25 novembre: da martedì a domenica 10-18Giardini e Arsenale, tel. 041-5218828Approfondimento a p. 7• Bertil Vallien. Nine Roomsdal 28 agosto al 25 novembre: tutti i giorni 10-18Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, San Marco 2842tel. 041-739453Per la prima volta in Italia con una retrospettiva, il maestro svedese delvetro d’arte presenta oltre sessanta sue opere. La mostra mira a sottolineareil contributo dell’artista al movimento dello Studio Glass, che quest’annocelebra il suo cinquantesimo anniversario, mettendo in luce la forte rela -zione tra gli aspetti progettuali della sua ricerca e la concretizzazionedelle idee, che divengono opere in vetro, in stretta relazione e dialogo conl’ambiente che le ospita; proprio come suggerisce il direttore artistico dellaBiennale Architettura, David Chipperfield, nel suo progetto di mostra.• Carlo Scarpa. Venini 1932-1947dal 29 agosto al 29 novembre: da giovedì a martedì 10-18Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio, tel. 041-5289900Approfondimento a p. 6• Elogio del dubbiofino al 31 dicembre: tutti i giorni 10-19Punta della Dogana, Dorsoduro 2, tel. 041-5231680A partire da una selezione di opere della collezione François Pinault, lamostra propone un percorso tematico sulla forza e sulla fragilità della con -dizione umana. A partire da opere intensamente emblematiche degli annisessanta, la mostra, che si sviluppa fino a comprendere i lavori più contem -poranei, tende a celebrare il dubbio nei suoi aspetti più dinamici, ovvero lasua forza nello sfidare i pregiudizi, le convenzioni, le certezze. L’idea è diaprire il campo a tutti gli interrogativi possibili per valicare i limiti cheognuno di noi si pone, tentando di reinventare lo sguardo che abbiamo sunoi stessi e il mondo che ci circonda.• Vetro Murrino da Altino a Muranofino al 6 gennaio 2013: tutti i giorni 10-18Museo del Vetro di Murano, Fondamenta Giustinian 8tel. 041-5275120Articolata in due sedi espositive – il Museo Archeologico di Altino e ilMuseo del Vetro di Murano – la mostra illustra l’antica arte della mur -rina, dall’epoca romana all’attualità muranese. I vetri murrini realizzatidai vetrai muranesi dell’Ottocento ottennero il primo straordinario successointernazionale all’Esposizione Universale di Parigi del 1878. Tra la finedel XIX secolo e l’inizio del XX i vetrai di Murano svilupparono questatecnica con esiti eccezionali, come nel caso delle opere prodotte da VittorioZecchin e Teodoro Wolf-Ferrari, esposte alla Biennale del 1914. Maanche in epoca più recente alcuni dei migliori vetri murrini sono stati dise -gnati da noti artisti e designer, come Carlo Scarpa e Riccardo Licata.ANTICIPAZIONIelencate per data di apertura• Raffaele Boschini. Opere grafiche 1912-1925Ca’ Pesaro, dal 1° al 30 settembreTra i primi a entrare negli studi Bevilacqua La Masa, vi rimase dal1910 al 1915, anno in cui si trasferì nella più mondana Milano. Quiconobbe Ugo Valeri che lasciò in Boschini tracce e segni inconfondibili,confermati dalle linee sospese ma certe di alcune figure nelle quali si cogliequel sapore degli anni venti che risalta nei disegni e negli acquerelli del -l’artista, lasciandoci la nostalgia di qualcosa che oltrepassa e travalica losguardo per raggiungere l’intimità dell’individuo.• Enrico Castellani e Günther UeckerCa’ Pesaro, dal 1° settembre al 13 gennaio 2013La mostra offre un particolare paragone tra due strade artistiche, quellaitaliana e quella tedesca, tra due modelli di un’arte sistematica, concet -tuale e anche sensoriale, che permette di riflettere sulle grandi linee dellosviluppo della ricerca artistica del secondo dopoguerra. Una selezione dilavori storici tra i più rappresentativi della produzione dei due artisti,oltre a opere recenti, alcune realizzate appositamente per l’evento.• AUTUNNO A PALAZZO FORTUNYquattro mostre dal 1° settembre al 19 novembre1. Maurizio Donzelli. MetamorfosiLa mostra prende le mosse dagli elementi poetici che Donzelli ha sviluppa -to nella sua ricerca degli ultimi anni. I disegni cangianti Mirrors, un’ar -guta riflessione sull’immaterialità e sulla temporaneità dell’immagine, sa -ranno affiancati ad acquerelli, collage, installazioni, ai recenti tappetitessuti in Nepal e agli arazzi prodotti a Gent nelle Fiandre che l’artistaha prodotto appositamente per il Museo Fortuny.2. Annamaria Zanella. Oltre l’ornamentoUn’ampia selezione delle creazioni più recenti in cui ferro, rame, acciaio,vetro, legno, porcellana, carta, cemento e altro ancora sono le sue materiepredilette. Le stesse materie che poi, attraverso ricordi, emozioni, pensieri euna straordinaria abilità tecnica, si trasformano in preziose forme geome -triche che raccontano frammenti della storia personale dell’artista, andan -do al di là della loro mera funzione di ornamenti.3. Béatrice Helg. RisonanzeFotografa svizzera, da trent’anni concentra la sua ricerca artistica sullospazio, la materia, la luce, la nozione del tempo e del divenire. Architettodell’impalpabile, crea spazi monumentali dove scultura, pittura, scenogra -34


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>fia e soprattutto il contrasto tra luce e oscurità si fondono e compongono vi -sioni di silenziosa meditazione.4. Franco Vimercati. Tutte le cose emergono dal nullaArtista di grande rilevanza per il particolare cammino intrapreso nel -l’ambito della sperimentazione contemporanea, Vimercati con gli anni si èin particolare concentrato sulla ripresa fotografica di oggetti del suo quoti -diano, infondendo loro un’anima e una magia particolari. Concentrazionee serialità sono le caratteristiche peculiari del suo lavoro. L’attenzione os -sessiva che egli rivolge a certi oggetti non è altro che un’illustrazione dellasua ricerca della purezza dell’immagine.• Trame di modaPalazzo Mocenigo, dal 1° settembre al 6 gennaio 2013Venezia, città d’acqua e città di donne per eccellenza. Grazie a un allesti -mento di grande impatto, abiti d’eccezione e documenti (fotografie, schizzi,video-interviste ad attori e costumisti realizzate per questa esposizione, maanche filmati d’epoca), l’esposizione offre la possibilità di parlare in siner -gia con una realtà produttiva e culturale davvero unica.• Il mestiere delle armi. Battaglie di Francesco SimoniniCa’ Rezzonico, dal <strong>26</strong> settembre al 14 gennaio 2013Francesco Simonini (Parma 1686-1766), specialista nel dipingere scenedi battaglia, lavora a Venezia per mecenati prestigiosi. Esegue anche gran -di cicli decorativi nei palazzi Cappello e Balbi, oggi purtroppo perduti madocumentati grazie al nutrito c o r p u s di disegni del Gabinetto dei disegnie delle stampe del Museo Correr. Questi fogli, restaurati per l’occasione, sa -ranno esposti per la prima volta. Con l’occasione sarà presentato un gruppodi dipinti raffiguranti battaglie opera di Simonini e artisti coevi.• Francesco GuardiMuseo Correr, dal 28 settembre al 6 gennaio 2013Approfondimento a p. 3• Ritratti. Le MurrineMuseo del Vetro di Murano, dal 6 ottobre al 6 gennaio 2013Giusy Moretti presenta la sua collezione di murrine. Sono modelli esclusi -vi disegnati secondo le regole del più moderno design: spille, anelli, brac -ciali, orecchini e collane. Per Giusy Moretti realizzare un gioiello signifi -ca dare un’ideale di continuità all’era del padre Ulderico, del nonnoLuigi e del bisnonno Vincenzo. La mostra aprirà un ulteriore interessantecapitolo dedicato alle murrine grazie a una preziosa collezione privata.• Miniature dei dogi. Venezia e veneziani, santi e virtùnelle Commissioni ducali del Museo CorrerPalazzo Ducale, dal 12 ottobre al 7 dicembreLa lettera ufficiale con cui il doge conferiva un incarico di governo è undocumento prezioso riccamente decorato di miniature. La Biblioteca delMuseo Correr, che possiede la più ricca collezione di Commissioni dogali,con questa mostra presenta il tema iconografico di Venezia personificatacome Giustizia, fra le altre virtù, e i ritratti realistici dei rettori, che sonopatrizi veneziani, giovani o maturi, spesso vegliati dal santo protettore.• “Non siamo che scherzi di luce”.Angelo Garoglio fotografa Medardo RossoCa’ Pesaro, dal 13 ottobre al 13 gennaio 2013L’opera di Medardo Rosso è considerata “instabile”, frutto di vibrazionispazio-temporali che ne contraddistinguono la potente ma incerta presenza.L’artista fotografava le proprie sculture, la loro installazione e posizionenello spazio e “sigillava” infine, con un’ulteriore fotografia, l’intera se -quenza, dando così testimonianza di come la fotografia appartenesse di di -ritto alla sua poetica. Angelo Garoglio, facendo tesoro della ricerca e degliintenti di Rosso, ci mostra la sua visione presentando immagini di operedel grande maestro.• Wagner e Fortuny. Il wagnerismo nelle arti visive in ItaliaPalazzo Fortuny, dal 7 dicembre al 19 marzo 2013La mostra è frutto di un lungo lavoro di ricerca sull’influenza a livelloiconografico ed estetico di Richard Wagner e del wagnerismo sulle arti vi -sive in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Inquest’ambito un ruolo di protagonista assoluto spetta a Mariano Fortuny,del quale sarà presentato per la prima volta l’intero ciclo wagneriano. Leopere di Fortuny saranno poste a confronto con quelle di altri autori ita -liani, come Lionello Balestrati, e stranieri come Antoni Tàpies, Bill Violae Anselm Kiefer. Nella mostra sarà inoltre esposto il modello per il teatrodi Bayreuth, realizzato da Mariano Fortuny nel 1903 in cui restauro incorso è finanziato da <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> con la “Missione Fortuny”.<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> <strong>International</strong> <strong>Foundation</strong>Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 314430123 Veneziatel. & fax 041-2774840e-mail veniceinter@tin.itwww.venicefoundation.orgProgetto editoriale, redazione e impaginazioneCinzia Boscolocon la collaborazione di Isotta FontanaCorrezione bozzeMara ZanetteStampaGrafiche Quattro, Santa Maria di Sala (Venezia)© Copyright 2012<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Tutti i diritti riservatiTutti i numeri della News Letter sono scaricabiligratuitamente in formato pdf dal sitowww.venicefoundation.org/italiano/newsletter.htmlLa News Letter di <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> è realizzatagrazie al generoso sostegno e contributo diRenato e Maria Silvia Scapinello e delleGrafiche Quattro di Santa Maria di Sala (Venezia).Per i contributi, la <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> ringraziaRosa Barovier Mentasti, Cinzia Boscolo, Fiorenza Civran,Franca Coin, Maria Da Villa Urbani, Isotta Fontana,Giorgio Orsoni, Filippo Pedrocco, Stefano Provinciali,Giandomenico Romanelli, Ettore Vio.Per la collaborazione si ringrazianoFrancesco Allegretto, Marino Barovier, Manfredi Bellati,Nally Bellati, Nicola Benassi, Riccardo Bon, MassimilianoCadamuro, Elena Casadoro, Maria Rita Cerilli, StefanoColuccio, Corest, Samuele Costantini, Alberto Craievich,Michele Crosera, Gregorio Donà dalle Rose, ClaudioFranzini, Francesca Giubilei, Alessandra Mancino, SandroPezzoli, Alberto Pietta, Procuratoria di San Marco,Francesco Rado, Clara Santini, Delphine Trouillard,Francesca Valente, Edoardo Zambon, Anna Zemellae gli uffici stampa che hanno fornito i materiali per lastesura dei redazionali sulle mostre.Referenze fotograficheGerald Bruneau n. 1; Francesco Allegretto nn. 32-34, 37-43; Archivio <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong> nn. 2-9, 11, 54, 58, 137,142; Manfredi Bellati n. 80; Nally Bellati nn. 57, 140;Biennale n. 30 e inoltre Schnepp Renou Photographie n. 31,Thomas Struth n. 29, Ingrid von Kruse n. 28, GiorgioZucchiati n. 27; Silvano Candeo n. 59; Stefano Colucccio nn.44, 47, 50, 52, 53; Michele Crosera nn. 78, 136, 139;Fondazione Giorgio Cini nn. 24-<strong>26</strong>; Fondazione MuseiCivici di Venezia nn. 2-9, 11, 82, 84, 85, 86, 111, 116,132, 133; Claudio Franzini per Museo di Palazzo Fortunynn. 100-102, 112-115, 118-121, 129-131, 141, 143-146; Palazzo Grassi, Stefan Altenburger nn. 17-18; PeggyGuggenheim Collection nn. 22-23; Istituto Veneto di Scienze,Lettere e Arti nn. 19-21; Laboratorio Fiorenza Civran:Mario Pollesel nn. 89-99; Maurizio La Pira n. 138;Procuratoria di San Marco nn. 55, 56, 60, 62-77; StefanoProvinciali nn. 103-110, 117; Francesco Rado nn. 122-128; RMN, Béatrice Hatala n. 15; Stephan Röhl n. 79;Scala Firenze nn. 12, 14; <strong>The</strong> State Hermitage Museum n.13.Le altre immagini sono tratte da pubblicazioni o siti web.Chiuso redazionalmente il 12 giugno 2012.35


<strong>The</strong> <strong>Venice</strong> Internationl <strong>Foundation</strong>Sostieni <strong>Venice</strong> <strong>Foundation</strong>...Desidero associarmi a VENICE FOUNDATION come:Aderisco a VENICE FOUNDATION come:SOCIO € 600,00SOSTENITORE € 3.000,00BENEMERITO € 6.000,00NomePERSONAAZIENDA________________________________________Desidero sostenere la “MISSIONE FORTUNY”per contribuire al restauro diCognome ________________________________________MODELLO PER IL TEATRO DI BAYREUTHALBUM PROGETTI FORTUNY TEATRODISEGNI PREPARATORI PER TESSILIcon un importo di € _______________________________AziendaIndirizzo________________________________________________________________________________________________________________________Effettuerò il mio versamento con:Bonifico bancario a favore diTHE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONconto corrente no. 000600032884presso Unicredit Private Banking, filiale di Feltre(cin F abi 02008 cab 61114)coordinate IBAN: IT56 F 02008 61114 000 6000 32884codice BIC SWIFT: UNCRITM1O20Città ________________________________________Provincia ____(______)____ CAP ___________________Telefono ________________________________________Fax ________________________________________Assegno bancario NON TRASFERIBILEintestato a THE VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONspedito con raccomandata o posta prioritaria aVENICE FOUNDATIONCa’ Rezzonico, Dorsoduro 3144 – 30123 VeneziaCellulareE-mail________________________________________________________________________________... e contribuisci a restaurare le opere di Mariano FortunyIL MODELLO PER ILTEATRO DI BAYREUTHL’ALBUM PROGETTIFORTUNY TEATROI DISEGNI PREPARATORIPER TESSILI[143-144] Il modello per il teatro diBayreuth visto frontalmente e, a destra,una pagina dell’Album di disegni.[145-146] Un disegno preparatorio per lastampa su stoffa e, a sinistra, la firma diMariano Fortuny.Ca’ Rezzonico, Dorsoduro 3144 – 30123 Venezia tel./fax +39 041 2774840 veniceinter@tin.it www.venicefoundation.org

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!