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Poul Anderson - Quoziente 1000~1977.pdf

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continuo, tutte le lamiere vibravano per la forza della spinta, tutte le molecole<br />

del metallo emettevano un ronzio continuo e vibrante.<br />

«Pronto, Terra» ripeté Peter, con voce monotona, al microfono. Procedevano<br />

a una velocità molto inferiore a quella della luce, e i loro segnali si<br />

irradiavano davanti a loro attraverso l'oscurità. «Pronto, Terra, ricevete?<br />

Questa è la Nave Stellare Uno, diretta alla Terra.»<br />

Lewis mormorò qualcosa che significava: «Forse hanno abolito la radio,<br />

da quando siamo partiti. In tutti questi mesi...»<br />

Corinth scosse la testa: «Sono certo che hanno ancora qualche tipo di ricevitore.»<br />

Poi, al microfono: «Pronto, Terra, pronto? Qualcuno mi ascolta<br />

sulla Terra?»<br />

«Se qualche radioamatore ci ha sentito, in India o in Russia o in Africa,<br />

deve mettersi in contatto con un trasmettitore in grado di raggiungerci»<br />

disse Lewis. «Occorre del tempo. Rilassati, Peter.»<br />

«Questione di tempo!» ribatté Corinth, girandosi sulla sedia. «Suppongo<br />

che tu abbia ragione. A ogni modo, saremo sul pianeta fra qualche ora, e<br />

desidero che ci preparino un'accoglienza come si deve!»<br />

«Una dozzina di ostriche di Limfjord nel loro mezzo guscio, con parecchio<br />

succo di limone» disse Lewis con espressione estasiata. «Vino del<br />

Reno, naturalmente... del trentasette, diciamo. Gamberetti e maionese fresca,<br />

con pane francese spalmato di burro freschissimo. Anguille affumicate<br />

con uova strapazzate spalmate sul pane di segale, e senza dimenticare l'erba<br />

cipollina...»<br />

Corinth sorrise, per quanto la sua mente fosse occupata almeno per metà<br />

dal pensiero di Sheila, e sognasse di essere con lei in qualche posto scaldato<br />

dal sole. Era bello pensare di stare seduto con lei e scambiare parole, sia<br />

pure banali e ridotte a un semplice gesto o un'occhiata. Provava un senso<br />

di calore al solo pensarlo. Durante tutto il tempo impiegato per ritornare a<br />

casa, lui e Lewis avevano discusso come dei superuomini ubriachi, indagando<br />

su problemi legati al loro nuovo intelletto. Comunque, era stato un<br />

modo come un altro per rompere la monotonia e il silenzio della soverchiante<br />

oscurità dello spazio. Adesso si trovavano nuovamente vicino al<br />

loro focolare, alla Terra degli uomini.<br />

«Pronto! Astronave Stellare Uno!»<br />

Colti di sorpresa, balzarono dinanzi al ricevitore. La voce ricevuta era<br />

debole perché disturbata dalle emissioni elettromagnetiche del sole e delle<br />

stelle, ma era una voce umana. Era la voce di casa loro.<br />

«Ehi» bisbigliò Lewis ancora preso dall'emozione «ha perfino l'accento

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