Poul Anderson - Quoziente 1000~1977.pdf
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«Senti. Mi è venuta fame» disse Helga. «Perché non andiamo a pranzo?»<br />
«No, grazie, non ho fame.» Sheila si alzò, rassettandosi con gesti meccanici:<br />
«Addio, Helga.»<br />
«No, non "addio". Sheila. Ci rivedremo ancora, quando starai bene.»<br />
«Sì, starò bene. Ma addio.»<br />
Uscì dall'ufficio e poi dallo stabile. Adesso fuori c'era più gente, e lei vi<br />
si mescolò. Attraversò la strada e si rifugiò in un portone di fronte, dove<br />
poteva rimanere nascosta.<br />
Non provava alcun senso di distacco. Sentiva solo un grande vuoto dentro<br />
di sé, come se il dolore, la solitudine e lo stupore si fossero divorati tra<br />
loro. Di tanto in tanto qualche ombra passava nella sua mente, ma non la<br />
spaventavano più. Aveva quasi pietà di loro. Poveri fantasmi! Sarebbero<br />
svaniti presto.<br />
Vide Helga uscire a sua volta e incamminarsi da sola per la strada, certo<br />
per andare a mangiare un boccone, prima di tornare al lavoro. Sheila sorrise,<br />
scuotendo leggermente la testa. "La povera, efficiente Helga!" pensò.<br />
Infine uscirono anche Grunewald e Manzelli, immersi in conversazione.<br />
Sheila sentì il cuore accelerare i battiti. Aveva le palme delle mani fredde e<br />
umide. Attese che i due uomini si allontanassero, poi attraversò la strada e<br />
rientrò nell'Istituto.<br />
Il ticchettio dei suoi tacchi echeggiava sulle scale. La giovane donna respirò<br />
a fondo, cercando di imporsi la calma. Quando giunse al settimo piano<br />
si fermò un momento per riprendere fiato, poi corse nel corridoio, fino<br />
al laboratorio di fisica.<br />
Aprì la porta e la tenne un istante socchiusa; esitò un attimo, guardando<br />
la macchina non ancora ultimata. Grunewald non le aveva parlato di un assurdo<br />
piano per...? Meglio lasciar perdere. Non avrebbe potuto funzionare.<br />
Lui e Manzelli, tutta quella piccola banda di passatisti, erano dei pazzi.<br />
"E io, sono pazza?" si chiese. Se era così, si sentiva animata da una strana<br />
forza. Per fare ciò che si accingeva a fare occorreva una maggiore decisione<br />
che per mettersi in bocca la canna di una pistola e premere il grilletto.<br />
La macchina per lo shock sovrastava il tavolo come un mostruoso animale<br />
corazzato. Lei lavorò in fretta per regolarla. Si era ricordata della collera<br />
di Peter per il suo impiego, mentre era in isolamento, e Kearnes le aveva<br />
dato volentieri tutti i testi che lei gli aveva chiesto, contento che lei<br />
avesse trovato un interesse. Sorrise nuovamente. Povero Kearnes! Come lo