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Poul Anderson - Quoziente 1000~1977.pdf

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na...»<br />

Il sorriso di Sheila era enigmatico come la morte. «Non tornerà mai più.<br />

Ma, adesso, vi saluto.»<br />

Uscì nel corridoio. Vicino alla scala c'era un bagno. Non c'era la scritta<br />

"uomini" e "donne" - il mondo aveva superato quei pudori - e lei entrò e si<br />

guardò allo specchio. La faccia che vide era scavata, i capelli erano opachi<br />

e le cadevano sulle spalle come se fossero senza vita. Con l'acqua e il pettine<br />

cercò di ravviarli, senza sapere bene perché lo facesse, poi scese al<br />

primo piano.<br />

La porta del direttore era aperta e dalla finestra entrava una leggera corrente<br />

d'aria. L'interno era pieno di macchine che probabilmente facevano il<br />

lavoro di un gruppo di impiegati. Sheila oltrepassò la prima stanza e bussò<br />

alla porta aperta della stanza interna.<br />

Helga Arnulfsen sollevò la testa dallo scrittoio. Anche lei era dimagrita,<br />

osservò Sheila, e il suo sguardo s'era fatto più cupo. Ma anche se era vestita<br />

più modestamente che in passato, aveva un aspetto energico e sicuro. La<br />

sua voce, di solito in chiave di contralto, proruppe in un trillo di sorpresa:<br />

«Sheila!»<br />

«Come stai?»<br />

«Entra, mettiti a sedere. È da molto tempo che non ho il piacere di vederti.»<br />

Helga sorrideva, quando fece il giro del tavolo per stringere la mano<br />

di Sheila, ma lei notò che aveva la mano fredda.<br />

Helga premete un pulsante e la porta si chiuse. «Adesso possiamo parlarci<br />

in privato» le disse. «È l'indicazione di non disturbare.» Prese una sedia<br />

e sedette davanti a Sheila, incrociando le gambe in una posa leggermente<br />

mascolina. «Sono davvero lieta di vederti. Spero che tu stia bene.»<br />

"Povera ragazza" pensò "non mi sembri affatto guarita."<br />

«Io...» cominciò Sheila. Congiunse le mani e poi le staccò, le posò sulla<br />

borsetta. «Io... perché sono venuta?»<br />

"Per Peter" dissero gli occhi di Helga.<br />

Un cenno d'assenso. «Sì, deve essere come dici. A volte non so perché...<br />

ma lo amavamo tutt'e due, vero?»<br />

«Tu» disse Helga con voce afona «sei la sola a cui pensasse.» "E lo hai<br />

ferito. La tua sofferenza era un dolore per lui."<br />

«Lo so. Questa era la cosa peggiore. Eppure, non era più lo stesso» disse<br />

Sheila. «Era molto cambiato, come tutti gli altri. Per quanto lo trattenessi,<br />

scivolava via da me. Il tempo stesso me lo portava via. L'avevo perduto<br />

prima ancora che fosse morto.»

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