Selected papers - Garr
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la preparazione del Piano Strategico aziendale<br />
e del budget annuale. Come ci hanno insegnato<br />
alle scuole di formazione manageriale, se<br />
si vuole costruire una cattedrale è importante<br />
che tutti condividano gli obiettivi e si sentano<br />
parte di un piano grandioso; però, se l’obiettivo<br />
non è la costruzione di una cattedrale? Oppure:<br />
se l’obiettivo non è ancora chiaro?<br />
3. Elogio dello sperpero<br />
L’idea di Master Plan nasce all’inizio del XX<br />
secolo, e ci riporta all’inventore di quei diagrammi<br />
(Henry Gantt) che ancora oggi tutti noi<br />
utilizziamo per pianificare ed ottimizzare progetti<br />
complessi. Uno strumento utile e talvolta<br />
indispensabile, specie se l’obiettivo è l’ottimizzazione<br />
delle risorse. Il termine “Master<br />
Plan” viene anche utilizzato (vedi Wikipedia)<br />
come riferimento al “Disegno Divino”, spesso<br />
dai sostenitori dell’ “Intelligent Design” che si<br />
contrappongono all’evoluzionismo.<br />
Però forse non<br />
tutti sanno che<br />
Gantt era allievo<br />
ed amico<br />
di Frederick<br />
W. Taylor,<br />
quello del taylorismo<br />
(e fordismo)<br />
come<br />
sistema per la<br />
produzione di<br />
massa dell’era industriale di un secolo fa: sistema<br />
di produzione che mal si adatta a questa<br />
“Società dell’Informazione”.<br />
Noi viviamo in un mondo dove l’innovazione<br />
è uno degli elementi più importanti di competizione,<br />
dove le idee, la conoscenza, il knowhow<br />
(ma anche il design, la moda, l’effimero)<br />
sono beni essenziali per il successo di un Paese<br />
o di una azienda. In questo contesto, parlare<br />
prematuramente di Master Plan “sterilizza”<br />
la possibilità di seguire nuove strade, le quali,<br />
essendo nuove, sono necessariamente a rischio<br />
di fallire e quindi di sperperare risorse.<br />
Questi concetti sono stati ben espressi da<br />
Clayton Christensen, che ne “The Innovator’s<br />
Dilemma” mostra come una grande azienda sia<br />
incapace di produrre “innovazione dirompente”,<br />
perché ormai troppo focalizzata ad ottimizzare<br />
il processo della produzione corrente.<br />
Innovare comporta cercare strade nuove,<br />
che inizialmente saranno necessariamente in<br />
salita, vuol dire prendersi dei rischi e, spesso,<br />
fallire. Con conseguente spreco di risorse.<br />
Ogni fallimento è uno spreco di risorse, intellettuali<br />
e materiali, ma è un processo inevitabile<br />
e necessario per il progresso. Non a caso<br />
nel mondo delle idee - così come in quello delle<br />
imprese - vige il darwinismo assoluto: la competizione,<br />
la sopravvivenza del più adatto e la<br />
ricerca di nuove opportunità o nicchie ecologiche.<br />
Da questa prospettiva, la Selezione Naturale<br />
(Charles Darwin) appare come uno splendido<br />
esempio<br />
di spreco di risorse,<br />
rispetto<br />
all’efficienza<br />
di un “Intelligent<br />
Design”.<br />
In realtà è proprio<br />
questo il<br />
modo con cui<br />
si evolve la natura:attraverso<br />
un dispendiosoprocesso<br />
di sperimentazione e selezione.<br />
Fig. 2 Henry Gantt Fig. 3 Charles Darwin<br />
4. Elogio del gioco<br />
Il passaggio dallo sperpero al gioco non è ovvio<br />
(se tralasciamo qualsiasi riferimento ai<br />
bon vivant da Belle Epoque). Parlando di genio,<br />
di invenzione, di innovazione, si scopre<br />
spesso che le motivazioni che guidano la persona<br />
- appunto, “di genio” - non sono quelle<br />
dell’affermazione economica o sociale, quanto<br />
un certo atteggiamento giocoso nei confronti<br />
della vita o il desiderio di risolvere problemi<br />
di per sé; quindi, da un punto di vista