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Chi è Laura e quando scoppiail suo dramma?Laura è una donna che lavora,madre di due bambine,sposata da 14- 15 anni con uncardiochirurgo. Il matrimonio adun certo punto comincia a nonandare più bene e lei cerca la viaper separasi. E’ a questo puntoche Laura comincia a scontrarsicon un vero e proprio muro digomma. Il mar<strong>it</strong>o è ovviamentecontrario. Di separazione edivorzio non ne vuole neppureparlare. Da quel momentoincomincia una lotta a due.Lui si oppone e lo fa cercandodi distruggerla. Laura diviene,così, v<strong>it</strong>tima di una violenza siapsicologica che fisica. Cade inuna grave forma di depressione,si sente stanca, apatica. Il mar<strong>it</strong>omedico dice di volerla aiutare egrazie anche agli psicofarmacila riduce, invece, ad una larvaumana. Laura non vede una viad’usc<strong>it</strong>a. Non si sente più in gradodi resistere e decide di togliersila v<strong>it</strong>a. E’ una storia che raccontacome anche in una “famiglianormale” nel momento in cui c’èuna grossa crisi, nel momentoin cui qualcuno prende unadecisione un po’ più forte rispettoalla propria v<strong>it</strong>a, vuole riprendersila sua indipendenza e magaricercare una n-uova felic<strong>it</strong>à,possano scattare delle dinamichedi violenza fisica e psicologica.E generalmente sono le donne asubirle.Laura ha 2 figlie. è propriouna di loro, Teresa a scoprirela sconvolgente ver<strong>it</strong>à sullamorte della madre…Il film racconta il punto divista di due bambine. Teresaè la più grande, ha 14 annie, ad un certo punto, vieneallontanata da casa dal padre.Non vuole che la ragazza aiutila madre ad uscire dal tunneldella depressione. Teresa, così,finisce in un collegio. Laura,sempre più sola, decide dicompiere un gesto estremo.Quando Teresa r<strong>it</strong>orna a casa escopre una lettera della madrecomincia a mettere insiemei suoi ricordi. E pezzo dopopezzo ricostruisce il puzzle ecomprende il ruolo del padre inquella tragica vicenda.Anche lei, come Laura, èmadre di due figli. Come si èsent<strong>it</strong>a nei panni di questadonna?Come madre ho riflettutomolto. Credo che nei rapportie nelle dinamiche chescattano all’interno del nucleofamigliare, anche e soprattuttoquando ci sono difficoltà dicoppia, si debba sempre averemolta attenzione ai figli. Loronon ne hanno colpa. Devonoessere preservati per nonalimentare quel pericolosocircolo vizioso che trasformaviolenza in altra violenza. Nondico che debbano essere lasciatifuori completamente. Sarebbesbagliato. Credo che si debbatrovare un modo di rapportars<strong>it</strong>ra uomo e donna che nonsia sempre di competizioneo di autoreferenza. Un uomoe una donna nel rapportodevono essere allo stessolivello. Devono avere lo stessopotere decisionale. Questo èimportante per i figli. Devonopoter capire, sin da piccoli, chei gen<strong>it</strong>ori hanno ruoli diversima ugualmente importanti.Devono essere percep<strong>it</strong>i allapari. Se respirano intolleranza,mancanza di rispetto e violenza,riporteranno quelle stessedinamiche, una volta adulti, neiloro rapporti con gli altri.è un pericoloso circolovizioso…Non solo, c’e anche laresponsabil<strong>it</strong>à di essere madre.Crescere dei figli non è una cosasemplice. Bisognerebbe riuscirea crescerli nell’affetto senza peròviziarli, senza fargli trovare sempretutto pronto. Se un maschiettoha come esempio una mammache fa tutto, che lo riveriscecome fosse un idolo, quando saràgrande pretenderà che anchela moglie abbia verso di lui lostesso atteggiamento. Per moltiuomini è difficile accettare che ladonna abbia dir<strong>it</strong>to alla propriarealizzazione personale.A propos<strong>it</strong>o, quanto conta illavoro, la realizzazioneprofessionale per uscire dallebrutture della violenza infamiglia?Tanto. La donna, negli anni,ha cercato di trovare un mododi uscire dalle s<strong>it</strong>uazioni diviolenza. Una via è propriol’indipendenza economica cheun lavoro ti permette. Lavorandoe confrontandoti con il mondoesterno magari riesci persino adessere più lucido nei confrontidi ciò che ti sta cap<strong>it</strong>ando trale mura domestiche. Moltedelle nostre madri, se avesseroavuto una sicurezza economica,probabilmente si sarebberoseparate, ma non l’hanno maifatto perché erano completamentedipendenti dai loro mar<strong>it</strong>i.L’emancipazione della donna èanche questo: se oggi si ha vogliadi uscire da una s<strong>it</strong>uazione che nonsoddisfa più lo si può fare. Nonvoglio dire che le donne devonotrovarsi un lavoro perché cosìse il mar<strong>it</strong>o le picchia possonoandarsene, ma semplicementeche la realizzazione professionaleti conferisce una sicurezza eun’autostima che consentono dinon arrenderti e di rispondereall’arroganza altrui.È importante fare qualcosa cheti pace, che ti soddisfa, che ti dàgioia al di là dei figli, che sonosempre una cosa meravigliosa,ma che nella v<strong>it</strong>a non possonoessere tutto. Insomma, la famigliava bene, ma allarghiamo i nostriorizzonti!Lei ha raccontato che daragazzina ha visto il vero voltodi un orco. Era il padre di unasua amichetta d’infanzia. Unastoria toccante che racconta,come tante altre storie delgenere, una donna piena dilividi dentro e fuori…com’e’fin<strong>it</strong>a?È una storia che non dimenticheròmai. È fin<strong>it</strong>a che a lui nonè successo proprio niente.Fortunatamente la madre, dopoanni di botte e soprusi, ha trovatoil coraggio di andarsene.È riusc<strong>it</strong>a a lasciare il mar<strong>it</strong>o soloquando le figlie erano grandi.Ne è usc<strong>it</strong>a che aveva quasisessant’anni. Ha visto il coloredell’inferno per troppo tempo.Quando la moglie lo ha lasciato luiha cercato e trovato “conforto”in altre donne. Credo ne abbiacambiate due o tre. Lei, la madre,ha ovviamente rifiutato, nellasua nuova v<strong>it</strong>a, qualsiasi presenzamaschile.E le figlie, le tue amiche, sonoriusc<strong>it</strong>e a superare l’orrore diun padre violento?Loro sono quelle che hannosub<strong>it</strong>o di più. Paradossalmente,una delle due, quando parlavadel fidanzato e mi diceva cheera molto geloso, ne era felicee diceva : “Che carino, vedi,in fondo mi vuole bene!”. Eio cercavo di spiegarle che,forse, la gelosia non era ilmetro giusto per quantificarel’amore. Ecco, per chi vivecerte s<strong>it</strong>uazioni da bambina,per chi vede il padre picchiareripetutamente la madre peranni, la difficoltà è proprioquella di riuscire da grande ariconoscere, nell’atteggiamentodi un uomo, la differenza traciò che è “normale” e ciò chenon lo è. Si stenta a riconoscerel’amore e il rispetto dalle loroversioni “patologiche”.Anche lei era una ragazzina,come ricorda il volto di quell’orco?La sensazione che mi è rimasta èche mostrasse più denti di quantine avesse in realtà… ■6 www.ufficiostampa.rai.<strong>it</strong>TV RADIOCORRIERE7

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