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COME ERAVAMOSono unMusica e parole hanno accompagnato la lunga carriera di RobertoVecchioni, che recentemente ha festeggiato i settant'anni.Il cantautore fece la sua apparizione sul Radiocorriere nel 1971con una piccola riga che lo c<strong>it</strong>ava come autore di una canzone nella "Vetrinadel disco per l'estate". Dovette aspettare il 1973 per vedere pubblicatauna sua foto per la partecipazione a Canzonissima e due anni ancoraper la prima intervista: «Il poeta, come il bambino, ha un senso magicodi vedere le cose come non sono che nella sua fantasia eparla per analogie, per metafore, per simboli»Alzi la mano chi sachi è l'autore dellecanzoni deiBarbapapà. Forse i"vecchi" non lo ricordano e i"giovani" neppure lo sanno.Ma il nome è uno di quelliche non ti aspetti: ilprofessor Roberto Vecchioni,cantautore milanese che haappena compiuto isettant'anni. Barbapapà aparte, una carrieralunghissima e non ancorafin<strong>it</strong>a, punteggiata di musicae parole, di poesia e canzoni,di amore e pol<strong>it</strong>ica. Ancheper lui sul Radiocorriere Tvc'è un debutto ed è datato1971. Una riga piccolapiccola che lo annuncia tragli autori di una canzonenella "Vetrina del disco perl'estate" del 15 luglio 1971.POETAdi Carlo Casolie bastaè "Ho perso il conto" e non èaltro che la prima prova, con untesto diverso cantato daRossano, di "Luci a San Siro". Ilprimo di molti t<strong>it</strong>oliindimenticabili.Per un paio di anni il suo nomeè solo nelle compilationmusicali, di lui si dice poco,pochissimo, quasi nulla. Per laprima foto bisogna attendere lasua partecipazione aCanzonissima 1973. Nessunatraccia neppure della presenzae dell'ottavo posto al Festivaldi Sanremo dello stesso annocon "L'uomo che si gioca ilcielo a dadi". Troppo "cantautoreimpegnato"? Ancora troppo dinicchia? Forse. Fatto sta cheper "sentire" Vecchioni toccaarrivare al 1976. è la primaintervista: ha trentatre anni edà di sé una definizione checrediamo sia una fotografiaancora valida, quarant'annidopo: «Io sono un poeta, misento poeta, non voglio un'altradefinizione. Questo t<strong>it</strong>olo mispetta di dir<strong>it</strong>to, non soffro dicomplessi come certi mieicolleghi che delegano gli altri adefinirli poeti. Poi essere poetanon è una dichiarazione disuperior<strong>it</strong>à, tanto meno è unmer<strong>it</strong>o o una qual<strong>it</strong>à. è esserepoeta e basta». E a Lina Agostiniche gli chiede cosa significhiessere poeti risponde: «è unapatente di prim<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à, diinnocenza. I poeti hanno unafacoltà che è rimasta soltanto aiprim<strong>it</strong>ivi e ai bambini, un sensoanimistico della natura che lispinge a dare a tutte le cose unavolontà e una figura. Unbambino in una scatola nonvedrà mai soltanto una scatolama, di volta in volta, un treno,un tram, una macchina e millealtre immagini. Il bambino vedeogni cosa come fosse viva e ilpoeta ha, come lui, questo sensomagico di vedere le cose comenon sono che nella sua fantasiae parla per analogie, permetafore, per simboli, fa cioè undiscorso che spesso è difficile dacapire. I simboli non li usaperché sono più belli, masoltanto perché sono puri edeterni».Un'intervista in cui parla anchedei colleghi cantautori, del loromodo di scrivere: «Abbiamotutti un modo diverso di scrivere,diverso tra loro e diverso dalmio. Ci unisce una matricecomune, o meglio una final<strong>it</strong>àcomune: tutti cerchiamo unav<strong>it</strong>a migliore, una scelta pol<strong>it</strong>icapiù giusta: tutti solleviamodubbi, proponiamo soluzioni,denunciamo falli, errori dellasocietà e ognuno lo fa con imezzi che ha. Chi urla,chistravolge la realtà, chi ricorre ai"nonsenses", chi fa l'arrabbiatoassoluto come Bennato, chi,come Francesco Guccini, cercarifugio nel passato meraviglioso.Insomma siamo tutti in gara percostruire una v<strong>it</strong>a più umana».Poi gli viene chiesto: e lecanzonette del "cuore – amore"?O quelle di quelle di Cocciantee Baglioni? Lui risponde (ver<strong>it</strong>ào "abil<strong>it</strong>à"?) senza cattiveria:«Queste canzoni sono la partepiù disimpegnata di un discorso,una parte per niente qualunquistae retrograda, che ci permette dinon passare tutta la v<strong>it</strong>a asusc<strong>it</strong>are dubbi o sollevareproblemi. Dobbiamo anchedivertirci, ballare magari senzanemmeno ascoltare quello cheuna canzone dice. Ti restano inmente parole come "maglietta","bella senz'anima", ma i ragazzifanno bene ad accettare anchequeste canzoni, sono il loromomento di disimpegno».Poi torna sull'impegno dacantautore con un giudiziosottile e "orgoglioso" sullafunzione sociale della suamusica e di quella di altricolleghi: «I cantautori <strong>it</strong>alianisono ancora malati diesistenzialismo, perché, almenostando alle loro canzoni,risultanoscontenti a due livelli: con sestessi (ecco il livello esistenziale)e scontenti con la società (eccoil livello pol<strong>it</strong>ico). Diciamoinvece che a questa duplicescontentezza cerchiamo, allafaccia dell'angoscia che proviamotutti, io prima degli altri, unasoluzione, una via d'usc<strong>it</strong>aproponendo all'io esistenzialeun'alternativa a livello pol<strong>it</strong>ico,un impegno sociale che ci salvi».Poeta e cantante,"esistenzialista" e impegnatopol<strong>it</strong>icamente: chi lo intervistagli fa notare questa dicotomia.E gli chiede quale delle dueanime avrà la meglio. Oggi –dopo centinaia di canzoni, dopoil "regalo" della presenza alFestival di Sanremo, vinto nel2011, dopo tanto impegnosociale e umano – è facile direche, grazie al cielo, le due"anime" hanno convissuto edato tanto alla musica e allacultura <strong>it</strong>aliana, senza spocchiaalcuna. Ma allora ecco comerispondeva Roberto Vecchioni:«Non lo so, per ora mi accuso emi insulto. Non posso fare altroperché è l'unico modo, insiemeall'amore, che ho per liberarmi.Un giorno forse potrebbepassarmi tutto, potrei trovareun accordo, una pacificazione,un altro mezzo liberatorio eallora addio poesia, addioispirazione, addio angoscia.L'arte nasce sempre da untentativo di superamento di testesso, quando sei sereno nonscrivi poesie. E se un giornodovessi superare questo odio chesono io, convincere questo altrome che mi accusa, forse nonscriverò più nemmeno canzoni.Fino al prossimo appuntamentocon l'angoscia che mi puòrinascere per un'ingiustiziasociale sub<strong>it</strong>a, per un bisognoimprovviso di Dio, per una nuovascoperta che un poeta deveregalare agli altri».•34 www.ufficiostampa.rai.<strong>it</strong>TV RADIOCORRIERE35

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