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Storia della seta in Calabria - MPDRC

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La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta A<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong>L’arte <strong>della</strong> tessitura <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ha orig<strong>in</strong>i antichissime.Essa appartiene alla storia di ognifamiglia come il telaio, simbolo <strong>della</strong> pazienzae dell’operosità femm<strong>in</strong>ile.Non c’era casa che non ne possedesse uno eancor oggi, <strong>in</strong> parecchi paesi è possibile vederevecchi telai, spesso tarlati, che hannoassunto il colore del focolare presso cui stavanoper anni e anni.Il poeta calabrese V<strong>in</strong>cenzo Padula ha esaltatoquesto strumento operoso, paragonando ilsuo suono ad uno strumento musicale, tale è il sentimento di dolcezza che da esso sisprigiona.“Quando accordi la tua voce di sirenaal suono delle fila e di cannellisembri una bella maga che <strong>in</strong>catenagli amanti con un fil de suoi capelli.Tra quelle fila ahimè, l’anima miaAl par <strong>della</strong> tua spola, or viene, or va,e vi rimane presa nell’armonia.di quel dolce tricche, tricche, tra…Il telaio ha una grande importanza non solo perché ha perpetuato le antiche tradizionif<strong>in</strong>o ai giorni nostri, ma anche perché costituiva un mezzo di comunicazione efficace.Già utilizzato dai Greci, grande, <strong>in</strong> legno di faggio, situato nel piano terra <strong>della</strong> casa,o più spesso <strong>in</strong> camera da letto il telaio svolgeva funzione di aggregazione: lì si riunivanole giovani donne per sognare il futuro, le anziane che ricordavano il passato.LA STORIALa scoperta <strong>della</strong> <strong>seta</strong> si deve, secondo un’antica legenda all’imperatrice c<strong>in</strong>ese XiL<strong>in</strong>g-Shi. L’ imperatrice stava passeggiando, quando notò dei bachi. Ne sfiorò unocon un dito e dal bruco miracolosamente spuntò un filo di <strong>seta</strong>. Man mano che il filofuoriusciva dal baco, l’imperatrice lo avvolgeva attorno al dito, ricavandone una sensazionedi calore.Ella scelse quei fili e tessé un fazzolett<strong>in</strong>o. Alla f<strong>in</strong>e, vide un piccolo bozzolo, ecomprese improvvisamente il legame fra il baco ed il filo di <strong>seta</strong>.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 1 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta AInsegnò quanto aveva scoperto al popolo e la notizia si diffuse. La produzione <strong>della</strong><strong>seta</strong> dalla C<strong>in</strong>a si diffuse lentamente anche verso l’occidente, arrivando <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong><strong>Calabria</strong> e nelle regione meridionali <strong>in</strong>torno al X secolo forse per merito degli arabi odei greci di Bisanzio.Tante furono le leggende che si sono succedute<strong>in</strong>torno alla nascita <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong>.Unico documento certo <strong>della</strong> sua diffusioneè un rogito notarile citato, quale testimonianzacerta, dallo storico e studioso franceseAndrè Guillon, risalente al 1050 nelquale si legge, che fra i beni <strong>della</strong> Curia metropolitanaregg<strong>in</strong>a, figura un campo di migliaiadi gelsi.Nella prov<strong>in</strong>cia di Reggio <strong>Calabria</strong>, il primoimpulso alla <strong>seta</strong> fu dato dagli Ebrei, ma benpresto essi furono accusati dai Genovesi e dai Lucchesi di monopolizzare il mercato, enel 1511 un’ord<strong>in</strong>anza del re Ferd<strong>in</strong>ando di Aragona, li costr<strong>in</strong>se ad abbandonare ilnostro paese.L’attività serica, ebbe una buona ripresa adopera del marchese Domenico Grimaldi.Nel 1790, a Villa S. Giovanni sorse la prima filanda ad aspro lungo, e più tardi ne sorseroaltre otto nel tratto tra Reggio e Villa.Nel 1863 si contavano 120 filande distribuite lungo la fascia Villa S. Giovanni- RoccellaIonica.Si tessevano sete damascate, velluti <strong>in</strong> <strong>seta</strong> e cotone a vari colori.Questa ricchezza durò ben poco: nel 1879 a Reggio funzionavano appena otto telai ea Scilla quattro, f<strong>in</strong>ché scomparvero del tutto.A Cosenza la <strong>seta</strong> si propagò nella valle del Crati, dove la coltivazione del baco da <strong>seta</strong>costituiva il pr<strong>in</strong>cipale sostentamento <strong>della</strong> povera gente.Centri importanti di lavorazione furono: Montalto, Bisognano, Altomonte, Castrovillarie Longobucco.Catanzaro fu il pr<strong>in</strong>cipale centro <strong>della</strong> regione dove quest’arte si diffuse, conferendoalla città ricchezza e prestigio.Si produceva notevole quantità di tessuto damascato diffuso dalla Siria (Damasco) dacui il nome stesso di damasco.Lo stesso baco nel dialetto catanzarese venne chiamato quasi ad <strong>in</strong>dicarela sua provenienza dalla Siria.Per merito dei Normanni e degli Svevi le produzioni seriche Catanzaresi, uscirono daiconf<strong>in</strong>i nazionali raggiunsero l’Europa.Il grande imperatore di Svevia Federico II fu conv<strong>in</strong>to protettore di questa arte.A Lione <strong>in</strong> Francia, nel 1400 è documentata la presenza del telaio di tale che divenne il primo caposcuola e fondatore di molte <strong>in</strong>dustrie seriche.l’arte <strong>della</strong> <strong>seta</strong> visse periodi di grande prosperità durante il regno di Carlo V che a-veva istituito franchigie e privilegi vari.Nel 1519 furono pubblicati gli Statuti dell’arte <strong>della</strong> <strong>seta</strong> di Catanzaro.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 2 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta AIl massimo sviluppo <strong>della</strong> <strong>seta</strong> si ebbe nel Settecento.A Catanzaro si contavano settemila <strong>seta</strong>ioli e mille telai. Si producevano drappi, damaschie broccati apprezzati <strong>in</strong> tutta Europa.Nel XVIII sec. Le sorti <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a cambiare ed ebbe <strong>in</strong>izio una lentama <strong>in</strong>esorabile decadenza.IL DECLINOLa decadenza dell’arte <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> fu determ<strong>in</strong>ata soprattutto dal monopoliovessatorio che il governo aveva com<strong>in</strong>ciato ad esercitare su di essa che impedì ogniprogresso, e mentre al Nord Italia la <strong>seta</strong> veniva sempre più valorizzata, al Sud <strong>in</strong>vecerimase allo stato primitivo e con metodi antiquati di lavorazione, per cui le sete calabresiperdettero ogni pregio.A ciò si aggiunsero altri fattori, quali il sempre più difficile allevamento del baco acausa <strong>della</strong> carenza di manodopera, di varie epidemie e di sconvolgenti terremoti,così che la bellissima arte <strong>della</strong> <strong>seta</strong> divenne un ricordo lontano.LA GELSICOLTURALo sviluppo <strong>della</strong> gelsicoltura ebbe <strong>in</strong>izio conl’<strong>in</strong>troduzione del gelso bianco da parte deiBizant<strong>in</strong>i che lo portarono <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong>; primadi allora si conosceva solo il gelso nero pocoadatto all’allevamento dei bachi. La coltivazionedel gelso, nel C<strong>in</strong>quecento, impegnavaquasi un terzo del territorio calabrese. L’ allevamentodel baco da <strong>seta</strong> e la produzionedei bozzoli aveva carattere familiare: le allevatriciacquistavano le uova del baco e le tenevanoal caldo aspettando che i bacol<strong>in</strong>ivenissero fuori dal guscio, <strong>in</strong>iziando così la lorobreve esistenza. Altre <strong>in</strong>vece compravano <strong>in</strong>eonati di baco e li nutrivano con foglie digelso triturate, poi li collocavano nei cosiddetti che erano dei graticci dicanne a più piani.I bruchi mangiavano tre volte al giorno perc<strong>in</strong>que giorni e poi si addormentavano. Al risveglioperdevano la pelle che veniva sostituita<strong>in</strong> breve tempo con altra per ben quattrovolte. Questa operazione si chiama ,la penultima era denom<strong>in</strong>ata > e l’ultima .Quando il baco non aveva più fame e rifiutava il cibo, si chiudeva nel bozzolo e <strong>in</strong>iziavaa costruire la sua dimora con la bava, producendo un filo di <strong>seta</strong> <strong>della</strong> lunghezzadi un chilometro.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 3 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta ALo si trasferiva allora sulla formata da mazzi di g<strong>in</strong>estra essiccata epiegata a modo, e qui il baco portava a term<strong>in</strong>e il suo lavoro f<strong>in</strong>o a quando il bozzolonon diventava duro; allora la tessitrice com<strong>in</strong>ciava l’opera di .Essa consisteva nel soffocare ilbaco immettendo nell’ambiente aria calda(80°-90°) poi immergendolo <strong>in</strong> bac<strong>in</strong>elle diacqua calda dove si batteva il bozzolo con icosiddetti , arnesi di legnoche lo ammorbidivano facendo uscire fuori ilfilo di <strong>seta</strong>. Si preparavano qu<strong>in</strong>di le matasseche venivano vendute alle filande o alle tessitriciper preparare i corredi alle figlie.LA TRADIZIONELa tradizione vuole che i damaschi più preziosi siano stesi ai balconi delle case padronalidurante la processione del Santo Patrono. Di grande pregio storico ed artisticoi damaschi antichi di proprietà <strong>della</strong> Basilica dell’Immacolata di Catanzaro.Oggi questi manufatti <strong>in</strong> <strong>seta</strong> sono prodotti per realizzare coperte, tessuti d’arredo,ornamenti e paramenti sacri, scialli, biancheria (tovagliato, lenzuola, asciugamani).Altri tessuti più leggeri del damasco, di tradizione calabrese erano: l’armos<strong>in</strong>o (lisciood operato a fiori dello stesso colore) che una volta si adoperava per abiti femm<strong>in</strong>ili alungo strascico (candusce).L’organz<strong>in</strong>o (<strong>seta</strong> per fare l’ordito), il tabì(tessuto simile alla faglia che nel colore neroserviva per abiti e toghe d’avvocati), leraganelle (nastri <strong>in</strong> <strong>seta</strong> di tutti i colori).L’organz<strong>in</strong>o e le raganelle sono ancora <strong>in</strong>produzione.Particolarmente raff<strong>in</strong>ata la produzione <strong>della</strong><strong>seta</strong> grezza (dal baco al tessuto) nel comunedi Cortale (Catanzaro) dove maniespertissime lavorano e <strong>in</strong>trecciano rare preziosità di <strong>seta</strong> nel colore naturale.I damaschi sono tessuti di <strong>seta</strong> a fiorami e disegni vari, spesso ispirati ai fregi delsecolo XVIII <strong>in</strong> cui predom<strong>in</strong>ava il motivo con la foglia d’acanto, d’ulivo o di lauro mistiad altri elementi decorativi secondo lo stile Luigi XIV e XV.Particolarmente preziosi, questi tessuti di gran pregio, sono realizzati con <strong>seta</strong> <strong>della</strong>migliore qualità.I colori <strong>della</strong> tradizione calabrese sono il rosso, il verde, l’azzurro, il giallo-oroDirezione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 4 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta APER SAPERNE DI PIÙNel regg<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>torno al XIV sec., il mercato legato alla produzione <strong>della</strong> <strong>seta</strong> si affermò<strong>in</strong> modo estremamente rapido tanto che, <strong>in</strong> pochissimo tempo, divenne, quasi,l’unico prodotto di scambio <strong>della</strong> sua economia e così si mantenne per altri quattrosecoli ancora per poi, nel XX sec., altrettanto rapidamente scomparire nell’arco di unsolo decennio, senza quasi lasciare traccia.Oggi rimane solo qualche rudere di filanda equalche ricordo nella mente dei nostri nonni.I bachi da <strong>seta</strong> furono importati <strong>in</strong> occidentedalla C<strong>in</strong>a <strong>in</strong> modo alquanto rocambolesco.Intorno al 1533, con l'appoggio dell'imperatoredi Bisanzio, due monaci bizant<strong>in</strong>i cheoperavano <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a, portarono a Costant<strong>in</strong>opolile uova del baco nascoste dentro alcunecanne di bambù.Nel sud dell’Italia la <strong>seta</strong> venne <strong>in</strong>trodotta, nel XII sec., da Ruggero II, re di Sicilia,con l'aiuto di artigiani fatti venire appositamente dalla Grecia.Secondo alcuni studiosi si trattava, <strong>in</strong>vece, diben 15.000 prigionieri prelevati a Cor<strong>in</strong>to etrasc<strong>in</strong>ati a Palermo, città che divenne unodei pr<strong>in</strong>cipali centri per la fabbricazione <strong>della</strong><strong>seta</strong>.Nel regg<strong>in</strong>o tutto lascia presupporre che l’arte<strong>della</strong> <strong>seta</strong> e del gelso sia stata <strong>in</strong>trodotta dagliEbrei, i quali giunsero a Reggio <strong>in</strong> due ondatediverse: la prima nel periodo successivoalla conquista di Gerusalemme da parte deiromani, la seconda al seguito dei Mori.Gli Ebrei, quali abili maestri nell’arte del mercanteggiare e nella loro geniale <strong>in</strong>dustriosità,valorizzarono l’<strong>in</strong>dustria <strong>della</strong> <strong>seta</strong> e le attività ad essa connesse: allevamentodel baco, coltivazione del gelso, fabbrichedi tessuti, t<strong>in</strong>torie tra cui quella famosa dell'<strong>in</strong>daco,immessa sui mercati europei per laprima volta dai produttori regg<strong>in</strong>i.I tessuti serici prodotti a Reggio erano consideratitra i più pregiati. R<strong>in</strong>omati eranoquelli di Sambatello per la loro lucidità e resistenzaalla trazione.Grazie all’operosità degli Ebrei la città avevaun posto di rilievo nei traffici commerciali elo stesso porto era, per questi motivi, frequentatissimo.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 5 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta AI commercianti di questa città, <strong>in</strong> massima parte ebrei, si accaparravano tutta la <strong>seta</strong>grezza, anticipando acconti ai produttori e saldando l'importo con uno sconto sullatariffa fissata dall’università (l'odierno comune).Questi commercianti ebrei rivendevano la <strong>seta</strong>, quasi <strong>in</strong> regime di monopolio, nellafiera franca di agosto, direttamente ai mercanti Genovesi, Lucchesi e Veneziani.Nel 1510 o 1511, gli ebrei vennero espulsi dalla città, si dice, ad opera dei mercantiGenovesi.La tesi più accreditata è che i grossi proprietari locali, ritenendo di saper mercanteggiareanche loro e sperando di trarre gli stessi lauti guadagni degli Ebrei, fecero fortipressioni sul viceré, Raimondo di Cardona, il quale emise un ord<strong>in</strong>e di espulsione peri cittad<strong>in</strong>i ebrei di Reggio.Ben presto, però, l’<strong>in</strong>capacità dei produttori,improvvisati commercianti, si fece sentire pesantemente:<strong>in</strong>fatti, la qualità dei prodottidell’<strong>in</strong>dustria serica divennero scadenti e laquantità frammentata; sicché i grandi mercantigenovesi, lucchesi, pisani e venezianifurono costretti a rivolgere altrove la propriadomanda.Anche dopo la dipartita di questi grossi mercati,il commercio serico locale fu molto proficuoper chi lo esercitava sulla piazza ma ledimensioni, oramai, modeste e il porto cittad<strong>in</strong>o poco attrezzato, non riuscì ad attirarepiù le navi straniere di grossa portata.Mess<strong>in</strong>a, al contrario, aveva la sicurezza di un porto attrezzato, dove le navi di qualsiasiportata potevano fermarsi a lungo anche per lavori di raddobbo.I grossi produttori regg<strong>in</strong>i furono costretti,qu<strong>in</strong>di, a ritrovarsi un nuovo mediatore alposto degli ebrei e rivolsero la loro offerta aimercanti mess<strong>in</strong>esi.Qu<strong>in</strong>di Mess<strong>in</strong>a diventò il porto di concentramentodelle merci dest<strong>in</strong>ate a Reggio e diquelle che Reggio dest<strong>in</strong>ava all’esportazione.A Reggio, <strong>in</strong> quel periodo, circolava unagrande quantità di denaro, anche se non a-veva il grosso giro di mercato che, <strong>in</strong>vece,possedeva Mess<strong>in</strong>a.Infatti, Reggio poteva esportare, quasi, soltanto <strong>seta</strong> <strong>in</strong> pagamento di ciò che importavae poiché non tutti accettavano il pagamento <strong>in</strong> <strong>seta</strong>, non poteva sfuggire allapesante mediazione mess<strong>in</strong>ese che deteneva la chiave dell’esportazione.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 6 -


La storia <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ~ Classi Quarta e Qu<strong>in</strong>ta AIn quegli anni a Reggio si era sviluppata una monocultura <strong>in</strong> quanto la <strong>seta</strong> da solabastava a pagare tutto.Essa <strong>in</strong>fatti "...rappresentava per Reggio <strong>Calabria</strong> una specie di eldorado".Nel 1611 si ha notizia che la produzione di <strong>seta</strong> nel regg<strong>in</strong>o con i suoi casali era stimata<strong>in</strong> 100.000 libbre.La produzione e il traffico <strong>della</strong> <strong>seta</strong> raggiunse dimensioni tali che si arrivò, pers<strong>in</strong>o, aspostare la data delle elezioni dei s<strong>in</strong>daci di Reggio, dal mese di maggio al mese digiugno, <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> quel periodo la maggior parte dei cittad<strong>in</strong>i erano "... impedit<strong>in</strong>elli nutricati delle sete ...".Infatti, bastava un'alimentazione errata o un colpo di calore o una ventata di freddoper provocare una moria di bachi e qu<strong>in</strong>di la rov<strong>in</strong>a economica per il proprietario.La maggior parte degli allevatori di bachi da <strong>seta</strong> disponeva di scarse possibilità f<strong>in</strong>anziarie,qu<strong>in</strong>di, per l'acquisto dell'apposito materiale necessario, erano costretti achiedere delle anticipazioni ai commercianti di <strong>seta</strong> con l'impegno di cedere la propriaproduzione.Al momento del saldo, questi anticipi venivano defalcati <strong>in</strong>sieme con gli <strong>in</strong>teressi.Uno dei tanti motivi che concorsero alla cacciatadegli ebrei, esperti nell'arte di mercanteggiarecon il denaro, fu appunto il fatto cheloro specularono <strong>in</strong> modo eccessivo nell'accaparrarsiquasi tutta la <strong>seta</strong> prodotta, adottandoil sistema dell'anticipazione di somme didenaro, forse aumentandone via via anche gli<strong>in</strong>teressi.Nel 1600, <strong>in</strong> seguito all'abbandono dei centricostieri a causa <strong>della</strong> pirateria, con assalti allenavi mercantili e la crisi delle attività agricole,la produzione <strong>della</strong> <strong>seta</strong> com<strong>in</strong>ciò ad <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>arsi.Nel '700 la maggiore richiesta di filato era legata alla nascente <strong>in</strong>dustria tessile che sievolveva <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione con macch<strong>in</strong>ari sempre più sofisticati: il filatoio ad acqua,la macch<strong>in</strong>a di Jenny, il Mule etc.All'<strong>in</strong>izio '800 l'energia idraulica veniva utilizzata su vasta scala, per poi, successivamente,passare alla macch<strong>in</strong>a a vapore.Dalle macch<strong>in</strong>e per filare <strong>in</strong> legno si giungeva a quelle di ghisa e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, a quelle automatiche<strong>in</strong> acciaio.Direzione Didattica “Corrado Alvaro” - Reggio <strong>Calabria</strong> ~ Anno Scol. 2008-09- 7 -

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