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la logica vetus e il ricorso alla distinctio

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CAPITOLO IPRIMA METÀ DEL XII SECOLO:LA LOGICA VETUSE IL RICORSO ALLA DISTINCTIOSOMMARIO: 1.1. La <strong>logica</strong> e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> dei glossatori. – 1.2. La tecnica dicotomica.– 1.3. La conoscenza del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> nel contesto del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> :l’Isagoge di Porfirio. – 1.4. La r<strong>il</strong>evanza epistemo<strong>logica</strong> del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong>. –1.5. Il ruolo del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> nell’ambito del<strong>la</strong> scienza giuridica. – 1.6. Ilmassimo sv<strong>il</strong>uppo dottrinale del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> presso i glossatori: gli “alberi”di sub<strong>distinctio</strong>nes. – 1.7. Il ruolo eminente del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> nell’e<strong>la</strong>borazionedottrinale svolta nei primi decenni del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> glossa: le quaestioneslegitimae.1.1. LA LOGICA E LA SCUOLA DEI GLOSSATORITra <strong>la</strong> fine dell’XI e l’inizio del XII secolo nacque a Bologna unascuo<strong>la</strong> di diritto dedicata allo studio dei testi del<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zionegiustinianea, ossia all’esame di quel<strong>la</strong> raccolta di norme di dirittoromano (nota complessivamente in età mediev ale con <strong>il</strong> nome diCorpus iuris civ<strong>il</strong>is) che era stata r edatta a Bisanzio nel VI secoloper iniziativa dell’imperatore Giustiniano e che – dopo un lungo epressoché completo oblìo in età altomedievale, eccezion fatta perqualche succinta epitome – riapparve nel corso dell’XI secolo nell’areageografica dell’Italia settentrionale, cominciando da allora adessere di nuovo gradualmente conosciuta ed ut<strong>il</strong>izzata non solonel<strong>la</strong> prassi giudiziaria e notar<strong>il</strong>e, ma anche come argomento di


2 Lineamenti di epistemologia giuridica medievalestudio per <strong>la</strong> preparazione didattica dei giuristi. Le più remote originidel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> bolognese sono ancora per molti versi sconosciute,ma l’impulso determinante per <strong>la</strong> creazione di uno Studium finalizzatoall’insegnamento del diritto romano si deve ver osim<strong>il</strong>menteall’attività di un giureconsulto di nome Irnerio, che nei primianni del XII secolo intrapr ese <strong>la</strong> lettura e <strong>la</strong> spiegazione dellefonti giustinianee ai suoi discepoli 1 .Il magistero bolognese svolto da I rnerio fu indubbiamente innovativoed originale non solo per i suoi contenuti (anteriormentein gran parte negletti), ma anche per l’impostazione didattica prescelta,in quanto l’approfondimento esclusivo e specialistico del dirittoromano comportò <strong>il</strong> superamento del tradizionale assetto culturaleenciclopedico che era stato un elemento tipico del<strong>la</strong> scienzadell’età precedente. Sino all’innovazione introdotta da Irnerio lostudio del diritto era stato concepito come uno degli elementi costitutividi un più vasto ciclo didattico incentrato sull’apprendimentodi sette diverse discipline – le ar ti liberali – che rappresentavano<strong>la</strong> totalità dello scib<strong>il</strong>e, e in questo quadro generale l ’istruzionegiuridica, priva di autonomia scientifica, era integralmenteinserita tra le nozioni acquisib<strong>il</strong>i mediante lo studio del<strong>la</strong> retorica,ossia di una delle arti del trivium, composto anche da grammaticae dialettica (le arti del trivium erano infatti definite complessivamenteartes sermocinales: arti del discorso) 2 .Anche Irnerio era stato inizialmente maestro di arti liberali primadi avviare <strong>il</strong> suo insegnamento specialistico basato sulle fontidel diritto romano, e questa circostanza spiega <strong>la</strong> competenza di -mostrata dal fondatore del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Bologna nell ’applicare gli1Cfr. CORTESE, 1993. Nuove indagini hanno recentemente cercato di chiarirei possib<strong>il</strong>i legami tra I rnerio e <strong>la</strong> teologia: cfr. MAZZANTI, 2000; SPAGNESI,2001. In generale sul<strong>la</strong> connessione tra studi giuridici e studi teologici pr esso iglossatori cfr. PADOVANI, 1997.2Sull’organizzazione degli studi basata sulle ar ti liberali e in generale sulproblema dell’istruzione di base in età medievale cfr. PINI, 1999, 481-501. Perquanto riguarda in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> <strong>logica</strong> nell’ambito delle discipline del triviumcfr. KÖHN, 1986, 257-265.


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 3strumenti metodologici caratteristici delle artes sermocinales per <strong>la</strong>redazione di alcune ingegnose ed artico<strong>la</strong>te glosse al<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zionenormativa giustinianea 3 . D’altronde, lo studio delle arti liberalicostituiva <strong>la</strong> base culturale impr escindib<strong>il</strong>e per accedere alle facoltàsuperiori, sicché anche gli allievi e i maestri del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> bolognesedi diritto dovevano comunque disporre di una generale conoscenza,anche solo a livello elementare, del complesso di princìpie di nozioni trasmesse dalle discipline del trivio e del quadrivio 4 .La necessaria fam<strong>il</strong>iarità che i glossatori bolognesi do vevano averacquisito con le tecniche insegnate nelle scuole di ar ti liberali implicavadunque <strong>la</strong> loro dimestichezza anche con <strong>il</strong> patrimonio culturaledel<strong>la</strong> <strong>logica</strong>, che costituiva lo specifico argomento didatticodell’arte del trivio denominata dialectica 5 . Oltre a tutto ciò, <strong>la</strong> conoscenzadel<strong>la</strong> dialettica era resa assolutamente necessaria dal<strong>la</strong> circostanzache questa arte rappresentava non solo una scienza a séstante, ma anche un arsenale di tecniche argomentativ e ed ermeneuticheche era indispensab<strong>il</strong>e al corretto sv<strong>il</strong>uppo epistemologicodi tutte le altre scienze; <strong>la</strong> <strong>logica</strong>, in quanto scientia rationalis3Alcuni esempi del<strong>la</strong> maestria di Irnerio nel dominare lo strumentario del<strong>la</strong><strong>logica</strong> si possono leggere in ERRERA, 1995, 127-150. In generale sull’uso del<strong>la</strong>dialettica nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> dei glossatori occorre necessariamente fare riferimentoa OTTE, 1971.4Per quanto concerne <strong>il</strong> carattere propedeutico dell’apprendimento delle art<strong>il</strong>iberali per <strong>la</strong> prosecuzione degli studi di livello superiore cfr. COBBAN, 1975,9-13 (in partico<strong>la</strong>re cfr. ibid., 9, ove le arti liberali sono definite «theoretical basisof medieval education»); CORVINO, 1976, 132-136; VERGER, 1981, 296; LU-SCOMBE, 1989, 81, ove si legge che «the seven liberal arts provided the basis ofall the teaching given in the schools during the elev enth and twelfth centuriesas they had done in earlier centuries».5Sul<strong>la</strong> collocazione del<strong>la</strong> dialettica tra le ar ti del trivium e sul<strong>la</strong> sinonimiaesistente tra <strong>logica</strong> e dialettica sino al XIII secolo, allorché si impose una rigorosaspecificazione semantica dei due vocaboli con <strong>la</strong> delimitazione del<strong>la</strong> dialetticaal campo degli argomenti meramente probab<strong>il</strong>i cfr. GARIN, 1969; MICHAUDQUANTIN-LEMOINE, 1970, 61; PADELLARO, 1970, 14; BLANCHÉ, 1973, 152;SCHOLZ, 1983, 17-18; KAHN, 2000, 491-492.


4 Lineamenti di epistemologia giuridica medievale(scienza del<strong>la</strong> ragione), mostrava cioè a tutte le altr e discipline <strong>la</strong>strada per costruire argomentazioni corrette e per evitare errori diragionamento 6 .Per quanto riguarda <strong>il</strong> contenuto, <strong>la</strong> dialettica che era insegnataai tempi di Irnerio consisteva in un ben definito complesso di r e-gole concettuali che erano state tramandate pr essoché inalteratesin dal VI secolo con <strong>il</strong> nome di <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> (<strong>logica</strong> antica). La stab<strong>il</strong>itàdi princìpi e di metodologie che caratterizza l’insegnamentodel<strong>la</strong> <strong>logica</strong> dal VI al XII secolo dipende dall ’impostazione culturale– tipica dell’età altomedievale e del<strong>la</strong> prima età bassomedievale– secondo <strong>la</strong> quale i f<strong>il</strong>osofi erano convinti che tutte le nozionifondamentali per <strong>la</strong> completa ed esauriente conoscenza di ognimateria fossero già state armonicamente formu<strong>la</strong>te ed esposte dagliautori c<strong>la</strong>ssici in un numero fisso, circoscritto ed immutab<strong>il</strong>e diopere autorevoli dell’antichità 7 .In partico<strong>la</strong>re, gli unici testi di dialettica effettiv amente conosciutie studiati nel contesto del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> erano l’Isagoge di Porfirio,le traduzioni fatte da Boezio delle Categorie e del De interpretationedi Aristotele, i Topica di Cicerone, più pochi altri scritti diBoezio, Mario Vittorino, Marziano Capel<strong>la</strong>, Cassiodoro e Isidorodi Siviglia 8 .Dal<strong>la</strong> incrol<strong>la</strong>b<strong>il</strong>e persuasione che questo complesso di testic<strong>la</strong>ssici e altomedievali contenesse ogni possib<strong>il</strong>e sapienza in mate-6Per i logici medievali <strong>la</strong> dialettica costituiva «al tempo stesso una scienza euno strumento per <strong>la</strong> scienza»: BLANCHÉ, 1973, 153. Sul rango di scientia scientiarum(scienza per lo sv<strong>il</strong>uppo delle altr e scienze) del<strong>la</strong> dialettica cfr. PRETI,1953, 683-685; GREGORY, 1992, 23; JACOBI, 1994. Nel pensiero medievale <strong>la</strong>portata del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> «si estende universalmente a ogni ambito e a tutti gli ambitidel sapere: a quelli del saper e profano non meno che a quello del saper e sacro»:ALESSIO, 1994, 87. Sul rapporto tra studio del<strong>la</strong> dialettica e impostazionedegli studi giuridici cfr. OTTE, 1971, 9-10, 17-32; GUALAZZINI, 1974, 31-35.7Cfr. EBBESEN, 1999, 1.8Cfr. PRANTL, 1937, 3-8; PADELLARO, 1970, 17; BLANCHÉ, 1973, 160;GRABMANN, 1980, II: 84; EBBESEN, 1999, 5-9.


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 5ria di <strong>logica</strong> – e che pertanto queste fonti costituissero un insiemedi scritti e di dottrine non suscettib<strong>il</strong>e di ampliamento o di tra -sformazione – discese l’inevitab<strong>il</strong>e fissità delle regole fondamentalidel<strong>la</strong> dialectica, che durante tutto <strong>il</strong> periodo di vitalità del<strong>la</strong> <strong>logica</strong><strong>vetus</strong>, e cioè sino al<strong>la</strong> metà circa del XII secolo, non subirono alcunsostanziale cambiamento 9 .1.2. LA TECNICA DICOTOMICAIl tassativo elenco appena indicato delle opere di <strong>logica</strong> che furonoconosciute ed effettivamente ut<strong>il</strong>izzate dal VI al<strong>la</strong> metà circadel XII secolo, formando l’esclusivo oggetto di insegnamento del<strong>la</strong>dialettica inserita nel sistema didattico delle arti liberali, segna<strong>la</strong>che una significativa caratteristica del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> consisteva nel<strong>la</strong>scarsa e stentata conoscenza del s<strong>il</strong>logismo, e cioè nel<strong>la</strong> limitataattenzione dedicata ad una delle principali tecniche gnoseologicheconcepite nell’antichità c<strong>la</strong>ssica. Infatti tra le fonti sopra menzio -nate non compaiono i testi di Aristotele essenziali per <strong>il</strong> corretto ecompleto apprendimento delle regole del ragionamento inferenziale(e cioè gli Analytica priora e posteriora, i Topica, <strong>il</strong> De sophisticiselenchis); per giunta, anche in quei pochi compendi di carattereelementare redatti soprattutto nel VI secolo da Boe zio e diffusinell’età del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> per assolvere <strong>il</strong> compito di <strong>il</strong>lustrare in9Nel periodo del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> <strong>la</strong> dialettica «resta centrata sul contenuto dell’Isagoge,delle Categorie e dell’Ermeneia» (BLANCHÉ, 1973, 161), che rimasero leprincipali opere di <strong>logica</strong> disponib<strong>il</strong>i sino al ter zo decennio del XII secolo: cfr.VIGNAUX, 1990, 13. All’inizio del XII secolo ad esempio P ietro Abe<strong>la</strong>rdo fondavaancora l’intera conoscenza del<strong>la</strong> dialettica su “sette codici” – Isagoge di Porfirio,Categorie e De interpretatione di Aristotele, Liber divisionum, Topica, Desyllogismis categoricis e De syllogismis hypotheticis di Boezio – tra cui non figuranole fondamentali opere aristoteliche sul ragionamento inferenziale: cfr. FU-MAGALLI BEONIO BROCCHIERI-PARODI, 1996, 169. Su Pietro Abe<strong>la</strong>rdo cfr.LOUIS-JOLIVET-CHATILLON, 1975.


6 Lineamenti di epistemologia giuridica medievalemodo sintetico i principali criteri dialettici er editati dall’antichitàc<strong>la</strong>ssica, <strong>la</strong> tecnica s<strong>il</strong>logistica non formav a oggetto di trattazionipartico<strong>la</strong>rmente approfondite 10 . Al contrario, nel limitato numerodi manuali altomedievali dedicati al<strong>la</strong> <strong>logica</strong>, un ruolo decisamentebasi<strong>la</strong>re e determinante fu assunto dalle oper e che <strong>il</strong>lustravanodettagliatamente <strong>il</strong> funzionamento dell’altra fondamentalemetodologia euristica e<strong>la</strong>borata dal<strong>la</strong> f<strong>il</strong>osofia greca e appartenenteal patrimonio culturale trasmesso al Medioevo dal<strong>la</strong> cultura c<strong>la</strong>ssica,e cioè <strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> (<strong>la</strong> distinzione) 11 .La più remota descrizione e ut<strong>il</strong>izzazione del metodo del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong>come strumento conoscitivo di carattere generale risalivaalle opere di P<strong>la</strong>tone, che aveva assegnato al<strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong>διαίρεσις (divisione, separazione) un ruolo fondamentale per consentireuna completa ed approfondita conoscenza di qualsiasi campodello scib<strong>il</strong>e 12 . L’ut<strong>il</strong>ità del meccanismo logico del<strong>la</strong> διαίρεσις –vocabolo tradotto poi dai logici di lingua <strong>la</strong>tina con le espr essionidivisio (divisione) o <strong>distinctio</strong> (distinzione) – si fondava per P<strong>la</strong>to-10Le sintetiche ed elementari opere di Boezio (<strong>la</strong> frammentaria Introductioad syllogismos categoricos, <strong>il</strong> De syllogismis categoricis e <strong>il</strong> De syllogismis hypotheticis)furono le uniche fonti per <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> tecnica s<strong>il</strong>logistica aristotelicanell’età del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e cessarono di esercitare un ruolo determinante solo dalXIII secolo in poi: cfr. MINIO PALUELLO, 1972, 749-763; BLANCHÉ, 1973, 160-161; READE, 1980, 379-389; RONCAGLIA, 1994, 284; CHENU, 1999, 161-173.Sul<strong>la</strong> scarsa conoscenza delle dottrine logiche aristoteliche nell’età del<strong>la</strong> <strong>logica</strong><strong>vetus</strong> cfr. FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI, 1996; EBBESEN, 1999, 26-27; DE LI-BERA, 1999, 290. Una dettagliata descrizione delle fasi che scandiscono <strong>la</strong> gradualeriacquisizione delle opere logiche dell’Organon aristotelico nel contestoculturale dell’Occidente medievale cristiano si legge in DE RUGGIERO, 1946a,70-75; MINIO PALUELLO, 1972, 743-766.11Sul meccanismo del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> cfr. SLATTERY, 1958; BOCHEŃSKI, 1972,55-59. Il metodo del<strong>la</strong> divisione concerne l’intera tradizione culturale f<strong>il</strong>osofica,cui contribuirono con diversi apporti tutte le scuole f<strong>il</strong>osofiche c<strong>la</strong>ssiche: cfr.POZZI, 1974, 1.12Per quanto riguarda <strong>il</strong> metodo diairetico in P<strong>la</strong>tone cfr. VIEHWEG, 1962,75-76; TALAMANCA, 1977, 20-28; ABBAGNANO, 1993, 125-126.


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 7ne sull’efficacia conoscitiva del<strong>la</strong> dicotomia, ossia sul v alore euristicoinsito nell’operazione attraverso <strong>la</strong> quale un concetto generale(genus, genere) viene sottoposto a divisione e si scinde in unacoppia di concetti partico<strong>la</strong>ri (species, specie) tra loro antitetici 13 .L’antitesi tra le specie discende dal<strong>la</strong> individuazione di un caratterediscriminante (una διαφορά, ossia una differenza) che rende incompatib<strong>il</strong>el’appartenza contemporanea degli elementi che compongono<strong>il</strong> genere ad entrambe le specie antinomiche. In altre parole,<strong>la</strong> presenza o l’assenza, in ciascun oggetto appartenente al genere,di una determinata e specifica caratteristica – assunta comeelemento discretivo del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> – comporta necessariamentel’inerenza di quell’oggetto ad una delle specie e <strong>la</strong> totale estraneitàall’altra; si pensi come esempio al<strong>la</strong> contrapposizione tra le duequalità (chiaramente antitetiche) di mortale e immortale, che inducevagli autori medievali a configurar e <strong>la</strong> distinzione del genusdegli esseri animati razionali nelle due species antinomiche rappresentatedagli esseri animati razionali mortali (si tratta del<strong>la</strong> specie acui appartiene l’uomo) e dagli esseri animati razionali immortali 14 .La tecnica dicotomica consente quindi di acquisir e una conoscenzapiù dettagliata e precisa degli elementi che appartengono algenus e che confluiscono (in virtù del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong>) nelle species contrapposte,perché offre all’interprete <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di affermare chealcuni di questi elementi possiedono una caratteristica tipica e spe -cifica che li distingue dalle altr e entità che, pur appartenendo allostesso genere, sono in realtà prive di quel<strong>la</strong> peculiare caratteristica 15 ;13Cfr. NÖRR, 1972; COLLI, 1990, 237.14«Le differenze con cui si divide un genere devono essere opposte in mododa esaurire l’estensione del genere, così che non esista alcun individuo appartenenteal genere che non appartenga ad una so<strong>la</strong> specie in cui è stato diviso <strong>il</strong> genere»:POZZI, 1992, 21.15Ogni specie è meno estesa e più comprensiva del gener e, ove per estensionedi un termine indichiamo «<strong>il</strong> numer o dei soggetti dei quali esso è pr edicab<strong>il</strong>e»e per comprensione «l’insieme dei caratteri contenuti nel termine stesso»:VANNI ROVIGHI, 1962, 54. La specie, proprio perché più concettualmente


8 Lineamenti di epistemologia giuridica medievalesul<strong>la</strong> base dell’esempio sopra menzionato, un maestro di <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong>avrebbe insegnato che in seguito al<strong>la</strong> dicotomia degli esseri animatirazionali tra mortali e immortali <strong>il</strong> nostro ambito di conoscenzascientifica del<strong>la</strong> realtà si sarebbe indubbiamente arricchito,perché attraverso questa <strong>distinctio</strong> sarebbe ora possib<strong>il</strong>e indicarecon sicurezza l’appartenenza di alcuni esseri animati razionali (tracui l’uomo) al<strong>la</strong> species degli esseri animati razionali mortali, cosìda escludere radicalmente l’attinenza delle stesse entità al<strong>la</strong> speciesantinomica degli esseri animati razionali immortali (a cui inerisceinvece <strong>il</strong> concetto di divinità) 16 .L’ut<strong>il</strong>ità euristica del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> aveva indotto P<strong>la</strong>tone a riconoscereun valore preminente al<strong>la</strong> dicotomia come str umento generaledi acquisizione di conoscenza, al punto che <strong>il</strong> criterio dicotomicoera divenuto di uso corr ente nelle esercitazioni dell’Accademia,come testimoniano le narrazioni contenute nel Politico e nelSofista 17 . Anche Aristotele aveva inizialmente stimato e ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong>meccanismo del<strong>la</strong> διαίρεσις – specialmente nel<strong>la</strong> giovan<strong>il</strong>e Historiaanimalium, evidentemente influenzata dal pensiero p<strong>la</strong>tonico –ma aveva in un secondo momento contestato <strong>il</strong> v alore e l’ut<strong>il</strong>itàdel<strong>la</strong> dicotomia come strumento logico ed euristico di r<strong>il</strong>iev o generale,contrapponendogli <strong>la</strong> superiorità gnoseo<strong>logica</strong> del metodos<strong>il</strong>logistico; non aveva tuttavia negato completamente <strong>il</strong> pregiodel<strong>la</strong> tecnica dicotomica come efficace mezzo di organizzazione deidati del mondo naturale 18 .definita, riguarda un numero di oggetti necessariamente minore del genere, cheè invece più “esteso” perché comprende in sé tutti gli oggetti appar tenenti allediverse specie che lo compongono: cfr. JOLIVET, 1959, 67-68; SORDI, 1967, 12.16La <strong>distinctio</strong> consente di ottenere una esauriente definizione di ogni speciemediante l’unione delle nozioni che descrivono da una par te <strong>il</strong> genere edall’altra parte <strong>la</strong> differenza che è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> divisione del gener e: cfr. PA-DELLARO, 1970, 42.17PLATONE, Politicus, 258 e -267 c ; Sophista, 218 e -221 c . Su questi brani cfr.KNEALE-KNEALE, 1972, 16.18Sul metodo diairetico nel<strong>la</strong> Historia animalium cfr. VEGETTI, 1971, 104-


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 91.3. LA CONOSCENZA DELLA DISTINCTIO NEL CONTESTO DELLALOGICA VETUS: L’ISAGOGE DI PORFIRIOLa portata del<strong>la</strong> riflessione metodo<strong>logica</strong> avvenuta presso i f<strong>il</strong>osofigreci e <strong>la</strong> r<strong>il</strong>evanza del loro dissenso erano però del tuttosconosciute ai maestri medievali di <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong>, che non conoscevanodirettamente le opere di P<strong>la</strong>tone e di Aristotele e non potevanodunque valutare in modo appropriato le loro dottrine 19 ;tutte le cognizioni sul meccanismo dicotomico e sul s<strong>il</strong>logismodisponib<strong>il</strong>i sino al XII secolo si fondavano infatti sulle scarne teorieesposte nelle poche opere risalenti al<strong>la</strong> tarda antichità romanao al<strong>la</strong> primissima età medievale e che f<strong>il</strong>travano – rie<strong>la</strong>bo<strong>la</strong>ndo<strong>la</strong>e per molti versi semplificando<strong>la</strong> – <strong>la</strong> ricca tradizione f<strong>il</strong>osoficaprecedente 20 . Nonostante l’unanime riconoscimento di Aristotelecome maestro per eccellenza del<strong>la</strong> dialettica 21 , furono dunquein primo luogo le brevi epitomi del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> dedicate al<strong>la</strong> divulgazionedelle dottrine f<strong>il</strong>osofiche c<strong>la</strong>ssiche a predominare – almenosino all’inizio del XII secolo – come opere fondamentali di<strong>logica</strong>, al punto da elevare <strong>il</strong> criterio dicotomico p<strong>la</strong>tonico (che inquei testi presentava una maggiore completezza e comprensib<strong>il</strong>itàrispetto al s<strong>il</strong>logismo) al rango di tecnica priv<strong>il</strong>egiata per l ’acquisizionedi conoscenza scientifica 22 .113; sul<strong>la</strong> critica aristotelica al metodo diair etico p<strong>la</strong>tonico cfr. VIANO, 1955,55-57; VEGETTI, 1971a, 519-524; POZZI, 1974, 12-15.19Per quanto concerne <strong>la</strong> convinzione dei maestri di <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> che fossesufficiente una conoscenza indiretta del<strong>la</strong> cultura antica cfr. BIANCHI, 1997, 2.20Cfr. EVANS, 1993, 22-23; WIELAND, 1987, 64-66.21Sull’autorità di P<strong>la</strong>tone e di Aristotele nel periodo del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> cfr.MAIERÙ, 1972, 10; VAN STEENBERGHEN, 1980, 936-939; READE, 1980, 380-381; WIELAND, 1987, 65-66; JACOBI, 1988, 236.22A proposito del<strong>la</strong> generale prevalenza del sistema gnoseologico p<strong>la</strong>tonicosu quello aristotelico nel contesto del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> è stato scritto che «P<strong>la</strong>tonismin its different forms, transmissions, and variations is unt<strong>il</strong> the twelfth centuryan obvious and basically little doubted part of what we call Christian doc-


10 Lineamenti di epistemologia giuridica medievaleIn partico<strong>la</strong>re, l’apprendimento del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> era grandementeavvantaggiato dal<strong>la</strong> semplice spiegazione del rappor to tragenus e species che era contenuta in un br eve ed elementare manuale– l’Isagoge – scritto nel<strong>la</strong> seconda metà del III secolo d.C.dal f<strong>il</strong>osofo neop<strong>la</strong>tonico Porfirio di Tiro 23 . L’indubbia semplicitàespositiva e l’immediata efficacia didascalica dell’opera porfirianane garantirono per secoli una <strong>la</strong>rga diffusione; infatti <strong>la</strong> qualitàspecificamente introduttiva e propedeutica dell ’Isagoge (traslitterazione<strong>la</strong>tina del titolo originale greco che significa appunto“Introduzione”) consentiva al lettore di giungere al<strong>la</strong> comprensionedi concetti f<strong>il</strong>osofici complessi attraverso una impostazionespiccatamente divulgativa e didattica, e questa caratteristicadi semplicità e di chiarezza produsse l’immediato successo delmanuale concepito da Porfirio 24 . Questa caratteristica dell’operaspiega altresì per quale ragione <strong>il</strong> testo del<strong>la</strong> traduzione <strong>la</strong>tina dell’Isagogefatta da Boezio nel VI secolo esercitò – tra tutti gli scrittidel<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> in cui era spiegato <strong>il</strong> funzionamento del<strong>la</strong> tecnicadicotomica – un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong> divulgazione delmeccanismo diairetico; fu in sostanza <strong>la</strong> semplicità dell ’operaporfiriana a decretare l’incontrastata fortuna e l’ampia diffusionedel criterio del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> come metodologia euristica di v aloregenerale.Più in dettaglio, <strong>il</strong> proposito che Porfirio intendeva perseguirecon <strong>la</strong> redazione del suo scritto consisteva nell’armonizzazionetrine or Christian wisdom. … It is therefore easy to understand that it is P<strong>la</strong>toand not Aristotle who dominates the thinking of the Christian world so effectivelyand for so long a time»: W IELAND, 1987, 65. Per quanto riguarda <strong>la</strong> conoscenzadi P<strong>la</strong>tone da parte di Graziano cfr. KUTTNER, 1976.23In merito al<strong>la</strong> redazione dell’Isagoge cfr. BIDEZ, 1913, 51-64; MAIOLI,1969, 3-12; PEPIN, 1975, 325-328.24Sul<strong>la</strong> preoccupazione dei maestri attivi nelle scuole di ar ti liberali di ricorreread espedienti didattici e a manuali di carattere elementare che, per <strong>la</strong> lorodestinazione pedagogica, risultassero «accessib<strong>il</strong>i a menti mediocremente deste»cfr. BLANCHÉ, 1973, 169.


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 11del<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione neop<strong>la</strong>tonica con <strong>la</strong> dottrina aristotelica.L’obiettivo del<strong>la</strong> conc<strong>il</strong>iazione dei due grandi sistemi f<strong>il</strong>osofici(quello p<strong>la</strong>tonico e quello aristotelico) indusse quindi l’autor e adescrivere e a spiegare anzitutto i cinque concetti – genus, species,differentia, proprium, accidens – essenziali per <strong>la</strong> comprensionedelle Categorie aristoteliche 25 . L’intento di semplificazione cheaveva spinto Porfirio a scrivere una introduzione all’impostazionef<strong>il</strong>osofica aristotelica lo persuase per giunta ad inserire nel secondocapitolo dell’Isagoge un elementare schema esplicativo che permettessedi fam<strong>il</strong>iarizzare intuitivamente e senza difficoltà con <strong>la</strong>dottrina aristotelica delle Categorie 26 . La peculiarità di questomodello didattico di carattere propedeutico risiedeva nell’applicazionereiterata del metodo del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> in una serie connessae coordinata di successive sub<strong>distinctio</strong>nes (suddistinzioni) semprepiù dettagliate e specifiche.La sub<strong>distinctio</strong> consiste infatti nell’operazione <strong>logica</strong> attraverso<strong>la</strong> quale una delle species nate da una <strong>distinctio</strong> viene a sua voltasottoposta a divisione per generare nuove species dicotomiche,e questa ripetuta attività analitica compor ta necessariamente unampliamento del<strong>la</strong> conoscenza delle nuove species. L’approfondimentognoseologico dipende dal<strong>la</strong> cir costanza che in occasionedi ogni successiva divisione dicotomica le categorie originate dal<strong>la</strong><strong>distinctio</strong> si arricchiscono di una nuova qualità specifica e peculiare,che corrisponde al<strong>la</strong> presenza o all ’assenza in ciascunaspecies di un nuovo elemento discretivo che costituisce <strong>la</strong> differentiaspecifica da cui trae impulso l’ulteriore <strong>distinctio</strong> 27 . Questo25Sul fondamentale ruolo dell’opera di Porfirio, propedeutica all’apprendimentodel<strong>la</strong> <strong>logica</strong> aristotelica nell’età medievale, cfr. POZZI, 1974, 28, nota 85;STUMP, 1978, 238; CHADWICK, 1986, 165.26Cfr. MCKEON, 1975, 167; SCHULTHESS-IMBACH, 1996, 56.27Le differenze o qualità essenziali, unendosi al genere, formano le specie e,quindi, «per dividere <strong>il</strong> genere nelle specie, è necessario che si considerino differenzeessenziali. Queste differenze devono essere tali da escludersi reciprocamente:devono essere tra loro opposte»: POZZI, 1969, 11.


12 Lineamenti di epistemologia giuridica medievalemeccanismo consente quindi di fornire una descrizione vieppiùdettagliata degli oggetti contenuti nel<strong>la</strong> species infima (ossianell’ultima categoria prodotta dalle varie sub<strong>distinctio</strong>nes), perchédall’insieme di tutte le caratteristiche che contraddistinguono lespecies coinvolte nel<strong>la</strong> catena delle progressive suddistinzioni èpossib<strong>il</strong>e infine ricavare, come frutto dell’intero ragionamentoanalitico, una minuziosa e partico<strong>la</strong>reggiata definizione che consistenel<strong>la</strong> somma di tutte le qualità distintive delle varie speciessottoposte a suddivisione (questo concetto si può sintetizzare con<strong>la</strong> locuzione <strong>la</strong>tina: definitio fit per genus proximum et differentiamspecificam) 28 .L’ut<strong>il</strong>ità euristica insita nel meccanismo del<strong>la</strong> suddivisioneconsentì pertanto a Porfirio di inserire nell’Isagoge una catena disub<strong>distinctio</strong>nes idonea a chiarire <strong>il</strong> significato e l’estensione del<strong>la</strong>categoria aristotelica del<strong>la</strong> Sostanza, assunta a genus di grado piùelevato del ragionamento diairetico e gradualmente sottoposta aduna minuziosa scomposizione che si risolve nel<strong>la</strong> bipartizione delgenus in coppie di species antinomiche e successivamente nel<strong>la</strong> ulteriore<strong>distinctio</strong> dicotomica di una di queste due species, che diventaa sua volta genus di due nuove species 29 . Era così possib<strong>il</strong>eseguire un percorso di successive specificazioni che conducevanodal genus complessivo e indifferenziato del<strong>la</strong> Sostanza sino ad arrivareal<strong>la</strong> species infima coincidente con <strong>il</strong> genere umano. La partico<strong>la</strong>reconfigurazione grafica ramificata che <strong>il</strong> pr ocedimentoconcatenato di suddivisioni assunse nei manoscritti dell ’Isagogeindusse gli interpreti medievali ad assegnare al<strong>la</strong> struttura dicotomicain questione <strong>il</strong> nome di arbor porphyriana (cioè “albero” di28Sul<strong>la</strong> funzione descrittiva del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> è stato affermato che «<strong>la</strong> divisioneha come suo fine l’arte di definire o di descrivere: si definiscono le specie e sidescrivono gli individui», giacché <strong>la</strong> definizione «è costituita dal gener e prossimoe dal<strong>la</strong> differenza specifica» (P OZZI, 1992, 25); su questo tema cfr . VANNIROVIGHI, 1962, 69-70.29Un modello grafico del<strong>la</strong> catena di suddistinzioni che si legge nell’Isagogeè contenuto in ERRERA, 1995, 19, nota 28, e in SCHULTHESS-IMBACH, 1996, 57.


Prima metà del XII secolo: <strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> e <strong>il</strong> <strong>ricorso</strong> al<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> 13Porfirio) 30 . Il risultato finale di questo meccanismo discretivo “adalbero” consiste nel<strong>la</strong> dimostrazione irrefragab<strong>il</strong>e che l’uomo –species infima del<strong>la</strong> catena di sub<strong>distinctio</strong>nes porfiriane – appartieneal genus del<strong>la</strong> Sostanza. Il percorso ramificato di sub<strong>distinctio</strong>nesche conduce dal genus (Sostanza) al<strong>la</strong> species infima (uomo)consente però di ottenere anche una circostanziata definizionedel<strong>la</strong> categoria finale del ragionamento, ossia del<strong>la</strong> nozione di“uomo” che, in conseguenza dell’arricchimento euristico offertodalle varie sub<strong>distinctio</strong>nes, può essere qualificato con certezzascientifica come «sostanza corporea, animata, sensib<strong>il</strong>e, razionalee mortale»; questa descrizione deriva dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che intercorretra le varie species nate dalle progressive distinzioni del<strong>la</strong> categoriaaristotelica del<strong>la</strong> Sostanza, secondo cui l ’uomo, comeanimale razionale mortale, appartiene al<strong>la</strong> categoria generale del<strong>la</strong>sostanza corporea e al<strong>la</strong> sottocategoria dei corpi animati sensib<strong>il</strong>i31 .Dal punto di vista dell’impostazione gnoseo<strong>logica</strong>, l’ut<strong>il</strong>ità conoscitivadel<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> è dunque grandemente ampliataed esaltata dal<strong>la</strong> reiterazione delle divisioni, in quanto <strong>la</strong> concatenazionedelle sub<strong>distinctio</strong>nes costituisce un meccanismo logico diportata e applicab<strong>il</strong>ità generale in grado di offrir e una partico<strong>la</strong>reggiatadefinizione di ogni elemento che sia racchiuso nel<strong>la</strong> speciesinfima di un apposito “albero” di distinzioni 32 . Questo meccanismodicotomico, le cui basi metodologiche erano spiegate daPorfirio con assoluta fac<strong>il</strong>ità e compr ensib<strong>il</strong>ità, fece sì che <strong>la</strong> traduzione<strong>la</strong>tina dell’Isagoge divenisse <strong>il</strong> più noto e diffuso trattato30«L’Isagoge suggerisce l’idea dell’albero solo verbalmente, ma <strong>la</strong> tradizionemedievale ha visualizzato <strong>il</strong> progetto»: ECO, 1993, 57. Sul meccanismo ramificatodi suddistinzioni ad albero cfr. POZZI, 1992, 16-25; HENRY, 1999, 35.31Cfr. ERRERA, 1995, 19-20.32Sui rapporti tra <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong> divisione e <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di per venire aduna definizione dell’oggetto sottoposto a <strong>distinctio</strong> cfr. D’ONOFRIO, 1986, 183-191.


14 Lineamenti di epistemologia giuridica medievalesul tema del<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong> – se non addirittura <strong>il</strong> più importante edautorevole manuale di <strong>logica</strong> – in uso presso le scuole di arti liberalisino al<strong>la</strong> metà del XII secolo 33 .1.4. LA RILEVANZA EPISTEMOLOGICA DELLA DISTINCTIOLa <strong>distinctio</strong> e tutte le altre strutture logiche basate sul<strong>la</strong> <strong>distinctio</strong>– come ad esempio <strong>la</strong> catena di sub<strong>distinctio</strong>nes dell’arbor porphyriana– costituiscono <strong>il</strong> più autorevole e potente strumento concettualeper l’acquisizione di conoscenza che fosse pr esente nel patrimonioculturale del<strong>la</strong> civ<strong>il</strong>tà medievale prima che <strong>il</strong> meccanismodell’inferenza s<strong>il</strong>logistica venisse nuovamente acquisito ed assimi<strong>la</strong>tonel corso del XII secolo come basi<strong>la</strong>re impostazione argomentativadel ragionamento scientifico. La già segna<strong>la</strong>ta mancanza degliscritti aristotelici dedicati al<strong>la</strong> disciplina del s<strong>il</strong>logismo – che fu conosciutonell’ambito del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> <strong>vetus</strong> solo in modo frammentarioattraverso <strong>la</strong> tradizione indiretta e incompleta delle dottrine delloStagirita contenuta nelle opere di Boezio – induce infatti a ritenereche i maestri di <strong>logica</strong> attivi nelle scuole di arti liberali sino al<strong>la</strong> metàdel XII secolo (e cioè quei maestri che insegnarono i rudimenti del<strong>la</strong><strong>logica</strong> ai primi glossatori bolognesi, ponendo le basi del<strong>la</strong> lor oformazione culturale) non prendessero in considerazione comeprincipale tecnica per conseguire certezze dotate di valore scientifico<strong>la</strong> diffic<strong>il</strong>e e poco nota disciplina del metodo s<strong>il</strong>logistico 34 ,ma33Per <strong>il</strong> ruolo determinante svolto dall’Isagoge di Porfirio – nel<strong>la</strong> traduzionee con i commenti di Boezio – nello studio del<strong>la</strong> <strong>logica</strong> cfr . PRANTL, 1937, 14(ove si afferma che le Categorie e l’Isagoge «diventarono i principali testi sco<strong>la</strong>sticimedievali di <strong>logica</strong>»), 297-299; KNEALE-KNEALE, 1972, 264; SIMONDO,1976, 11-12; GIBSON, 1982, 58-59; GILSON, 1983, 165-166; FUMAGALLI BEO-NIO BROCCHIERI-PARODI, 1996, 12, 169; MAIERÙ, 1993, 286-287; LEFF, 1992,314; ASHWORTH, 1994, 352-356.34La spiegazione offerta da Boezio del s<strong>il</strong>logismo ipotetico (l ’unica spiega-

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