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La fisica delle corde di violino - Kataweb

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<strong>La</strong> <strong>fisica</strong> <strong>delle</strong> <strong>corde</strong> <strong>di</strong> <strong>violino</strong>CAVICCHIOD'INTONAZIONECosa accade quando si suona con l'archetto una corda <strong>di</strong> <strong>violino</strong>?I moderni concetti circuitali e un nuovo metodo elettromagnetico<strong>di</strong> osservazione hanno ridestato un certo interesse su questo temal punto nevralgico del <strong>violino</strong> o <strong>di</strong>qualsiasi altro strumento della stessafamiglia, il centro vitale <strong>di</strong> ogni Iimpulso acustico, che costituisce la vitastessa della musica, è la corda suonatacon l'archetto. <strong>La</strong> corda — il suo comportamentosotto l'azione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>ta edell'arco, la sua piacevole risposta e iproblemi stessi che il suonatore è chiamatoa risolvere — ha una funzione <strong>di</strong>primaria importanza nel definire l'identitàmusicale <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> strumenti.Concettualmente, una corda èl'elemento più semplice, nonostante lasua manifattura richieda una meticolosacura; deve essere flessibile, uniformeARCHETTOPONTICELLOPREAMPLIFICATORERESISTORECORDA_L-CONDENSATOR7Il monocordo, un semplice <strong>di</strong>spositivo sperimentale usato dall'autoreper stu<strong>di</strong>are il moto <strong>di</strong> una corda sollecitata da un archetto,è costituito da una sola corda conduttrice <strong>di</strong> elettricità,montata tra due ponti massicci fissati su una base. Il moto dellacorda prodotto da un campo magnetico generato da un magnetinomobile produce un segnale <strong>di</strong> uscita che può essere82<strong>di</strong> John C. Schellenge robusta. Nonostante questa semplicitàil suo comportamento sotto l'azione dell'arcopresenta molti interrogativi tuttorainsoluti. <strong>La</strong> <strong>fisica</strong> elementare delsuo comportamento può tuttavia essere<strong>di</strong> estrema importanza per il suonatore.Tra i molti articoli pubblicati daHermann von Helmholtz, che vannodalla fisiologia, all'anatomia, alla <strong>fisica</strong>,alle belle arti, ce n'è uno de<strong>di</strong>cato alcomportamento <strong>delle</strong> <strong>corde</strong> <strong>di</strong> <strong>violino</strong>(On the Action of the Strings of a Violin)pubblicato negli atti della GlasgowPhilosophical Society nel 1860. Fino aquel momento si sapeva molto poco suciò che accade in pratica quando sisuona una corda <strong>di</strong> <strong>violino</strong>. Il proce<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> Helmholtz costituisce unbuon esempio <strong>di</strong> come si possa chiarireun problema, a quel tempo apparentementeinsolubile, con un esperimentoben congegnato e con l'ausilio dellamatematica. Oggi la sua apparecchiaturasarebbe chiamata oscilloscopio; perlui si trattava <strong>di</strong> un « microscopio avibrazioni ». Attraverso siffatto strumentoegli osservò un grano <strong>di</strong> amidofissato a una corda nera posta in vibrazioneme<strong>di</strong>ante l'archetto. Il microscopioera montato su un grosso <strong>di</strong>apasonin modo da vibrare lentamente parallelamentealla lunghezza della cor-MAGNETEMOBILEAMPLIFICATOREANCORAGGIOCAPOTASTO DELLA CORDAOSCILLOSCOPIOamplificato e visualizzato sullo schermo <strong>di</strong> un oscilloscopio (siveda lo schema in basso). Con i due interruttori nella posizionesuperiore il sistema visualizza la velocità della corda, mentrecon i due interruttori in basso, il sistema visualizza lo spostamentodella corda. L'archetto può essere mosso a mano, ocomandato da un pendolo o costituito da un arco rotante.da. Quando sia la corda sia il <strong>di</strong>apasonvenivano posti in moto a frequenzaopportuna, Helmholtz poté osservareuna « figura <strong>di</strong> Lissajous », un oscillogrammache visualizzava la posizionedel frammento <strong>di</strong> amido durante il periodo<strong>di</strong> vibrazione del <strong>di</strong>apason. Esaminandocon lo stesso metodo il moto<strong>di</strong> altri punti egli ottenne sperimentalmentegli elementi necessari per unadescrizione matematica del moto dellacorda nel suo complesso.Helmholtz scrisse che « durante granparte <strong>di</strong> ogni vibrazione la corda vienetrascinata dall'arco. Poi, improvvisamente,essa si stacca e rimbalza, quin<strong>di</strong>viene ricatturata da altre parti dell'arcoe <strong>di</strong> nuovo trascinata ». Si ha inaltri termini un processo <strong>di</strong> « adesionee scivolamento » cioè la corda aderisceall'archetto per un certo tempo e poiscivola in<strong>di</strong>etro. Rappresentando graficamentela posizione del frammento <strong>di</strong>amido in funzione del tempo, egli scopriche qualsiasi fenomeno da lui scopertopoteva essere rappresentato dalinee rette tranne uno. In un periodo<strong>di</strong> vibrazione, in<strong>di</strong>pendentemente dalpunto della corda osservato e dal puntosu cui agisce l'archetto, la curvaera fatta a zig-zag (si veda la figurain questa pagina). I due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>tempo della vibrazione stavano semprenello stesso rapporto dei due tratti incui veniva <strong>di</strong>visa la corda dal punto<strong>di</strong> osservazione.Si può imparare qualcosa osservandosemplicemente la corda più bassa <strong>di</strong>uno strumento mentre viene vigorosamentesuonata con l'arco (si veda lafigura a pagina 84). Apparentemente lacorda si allarga in un nastro cui fannoda profilo da un'estremità all'altradue curve regolari. (In effetti la posizioneattorno alla quale vibra la cordaviene lievemente spostata verso una<strong>delle</strong> estremità dalla forza me<strong>di</strong>a esercitatadall'arco nella sua <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>moto.) Helmholtz scoprì matematicamenteche i profili sono <strong>delle</strong> parabole;a causa della loro piccola curvatura,esse sono però in<strong>di</strong>stinguibili da archi<strong>di</strong> cerchio. Sarebbe tuttavia errato supporreche la corda abbia questa formain qualsiasi istante: Helmholtz trovòche la corda, in un istante qualsiasi, hala stessa forma che avrebbe se venissespostata lateralmente dal <strong>di</strong>to in qualchepunto dell'arco <strong>di</strong> cerchio; essa hauna forma rettilinea bruscamente piegatain un punto. Il punto angoloso sisposta da un bordo all'altro del profiloapparente una sola volta in ogni vibrazione;per la corda «a vuoto » la <strong>di</strong> un<strong>violino</strong>, per esempio, ciò si verifica 440volte in un secondo. Se Helmholtz fossestato in grado <strong>di</strong> osservare la corda conuno stroboscopio, il profilo sarebbescomparso ed egli avrebbe visto la cordacome una linea retta bruscamentepiegata. Quando l'arco si sposta dallo« spingere » verso il « tirare », il motosi trasforma da antiorario in orario.<strong>La</strong> velocità laterale della corda inun punto qualsiasi ha due valori chesi alternano, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso modulo e <strong>di</strong>segno opposto. Il risultato è che unatipica curva <strong>di</strong> spostamento a zig-zagpresenta una corrispondente curva <strong>di</strong>velocità <strong>di</strong> forma rettangolare. Il rapportotra le due velocità che si alternanocoincide con quello dei due trattiin cui viene <strong>di</strong>visa la corda dal punto<strong>di</strong> osservazione.Le <strong>corde</strong> sollecitate dall'archetto sonocaratterizzate da due semplici aspettifisici. Il primo è che l'attrito « radente» è minore dell'attrito « statico »e che il passaggio dall'uno all'altro èquasi <strong>di</strong>scontinuamente brusco. Il secondoè che una corda flessibile in tensionepuò vibrare in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, cioètutta insieme o <strong>di</strong>videndosi in parti <strong>di</strong>uguale lunghezza, <strong>di</strong>vise da punti chenon vibrano e che si chiamano «no<strong>di</strong>». Ne consegue che la durata <strong>di</strong> unasingola vibrazione nel primo modo, oTEMPOTEMPOmodo fondamentale, coincide quasi esattamentecon la durata <strong>di</strong> due vibrazioninel secondo modo, <strong>di</strong> tre nel terzo, ecosì via. Senza perturbazioni esterne,quin<strong>di</strong>, una corda è, per sua stessa natura,capace <strong>di</strong> sostenere un'onda «perio<strong>di</strong>ca», cioè una serie ripetuta <strong>di</strong> vibrazionidello stesso tipo, la cui formad'onda è quella caratteristica del processo« adesione-scivolamento ». Sullacorda possono coesistere una moltitu<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> armoniche a seconda <strong>delle</strong> caratteristichedell'attrito.<strong>La</strong> <strong>di</strong>scontinuità oscillatoria <strong>di</strong> Helmholtzè l'orologio che determina esattamentegli istanti <strong>di</strong> cattura e <strong>di</strong> rilasciodella corda da parte dell'arco. Vi è unachiara spiegazione in base alla quale lacorda viene vista come una molla sospintalateralmente in modo perio<strong>di</strong>cofino al limite massimo dell'attrito statico.<strong>La</strong> molla allora scatta in<strong>di</strong>etro finchéviene nuovamente catturata. Questopunto <strong>di</strong> vista non può però spiegareil motivo per cui la frequenza <strong>di</strong> ripetizionesi mantiene costante nell'ampiointervallo <strong>delle</strong> forze, o «pressioni»,applicate dalla mano all'archetto. <strong>La</strong>spiegazione corretta deve essere data inLo spostamento <strong>di</strong> una corda sollecitata con l'archetto dalla sua posizione me<strong>di</strong>a vienerappresentato in funzione del tempo nella prima <strong>delle</strong> tre curve <strong>di</strong> questa figura. Lecurve caratteristiche a zig-zag sono state ottenute suonando la corda nei pressi <strong>di</strong> unaestremità e osservandola al centro (a), nei pressi del ponte (b) e nei pressi del capotasto(c). In tutti i casi i due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo in cui si spezza la vibrazione stanno nellostesso rapporto dei due tratti in cui viene <strong>di</strong>visa la corda dal punto <strong>di</strong> osservazione. <strong>La</strong>curva rettangolare relativa alla velocità della corda (d) corrisponde alla curva (c).83


2termini <strong>di</strong>namici: una siffatta spiegazioneviene suggerita dalla constatazioneche l'intervallo <strong>di</strong> tempo n:tcessarioperché la perturbazione percorradue volte la lunghezza della corda flessibileè costante. <strong>La</strong> perio<strong>di</strong>cità vienechiaramente messa in evidenza colpendocon un bastone un lungo filo dabiancheria, teso, in prossimità <strong>di</strong> unsuo estremo. Si vede chiaramente una<strong>di</strong>scontinuità muoversi verso l'estremitàpiú lontana sulla quale viene riflessa.Al suo ritorno si sente attraverso il bastone(sempre appoggiato al filo) unimpulso molto simile alla forza <strong>di</strong> attritomomentanea agente sulla corda.Un semplice esperimento conferma lavali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questa interpretazione delcomportamento <strong>di</strong> una corda suonatacon l'archetto (si veda la figura nellapagina a fronte).corda sono elettricamente conduttrici.Se viene posto vicino alla corda un piccolomagnete, la presenza <strong>di</strong> un conduttoremobile in un campo magneticocostituisce un sistema a induzioneelettromagnetica, il cui segnale <strong>di</strong> uscitapuò essere visualizzato semplicementeinserendo la corda nel circuito<strong>di</strong> entrata <strong>di</strong> un opportuno amplificatorecollegato a un oscilloscopio. <strong>La</strong>forza elettromotrice è proporzionalealla velocità della corda. <strong>La</strong> corda puòessere montata sullo strumento in esameo su un monocordo, che è un semplice<strong>di</strong>spositivo costituito da due pontipesanti su una base fissa muniti <strong>di</strong>un sistema per tendere la corda e <strong>di</strong> unsostegno per il magnete (si veda la figuraa pagina 82). Nel mio esperimentofurono usati due meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> sollecitazionecon l'archetto oltre a quello manuale;un arco rotante progettato daF.A. Saunders nelle sue ricerche sulcomportamento dei violini e <strong>delle</strong> <strong>corde</strong>e un normale arco comandato da unpendolo da 50 libbre.Un circuito elettrico collegato al monocordo(o allo strumento) permette <strong>di</strong>visualizzare la velocità o lo spostamentodella corda sotto forma <strong>di</strong> oscillogrammi.Il primo oscillogramma nellafigura in basso della pagina seguentemostra, per esempio, la velocità in corrispondenzadell'arco in una corda moltoflessibile. Nel periodo lungo la velocitàsta al <strong>di</strong> sopra della linea <strong>di</strong> zeroche corrisponde alla velocità dell'arco(se si trascurano le lievi oscillazionisecondarie). Nel breve periodo <strong>di</strong> scivolamentovi è un'alta velocità negativaquando la corda scatta all'in<strong>di</strong>etroper aderire poi nuovamente all'arco.In questo esperimento l'arco si trovavicino al ponticello e la forma dellacurva è simile a quella prevista dallacostruzione <strong>di</strong> Helmholtz. Lo zig-zagdel secondo oscillogramma mostra lastessa vibrazione in funzione dello spostamentoanziché della velocità.<strong>La</strong> semplicità della strumentazionenon è il solo vantaggio nel visualizzarela velocità anziché lo spostamento.In questo modo si possono evidenziarechiaramente dettagli ad alta frequenzaa prima vista inimmaginabili.Quando il circuito è realizzato inmodo da in<strong>di</strong>care lo spostamento inprossimità del ponticello, esso in<strong>di</strong>ca anchela forza vibrazionale trasversaleesercitata dalla corda. Il « suono dellacorda » da solo, depurato dagli effettialteranti della cassa dello strumento,può essere prodotto mettendo un ma-<strong>La</strong> forma <strong>di</strong> una corda sollecitata con l'archetto si apre in un nastro cui fanno da profiloda un'estremità all'altra due curve regolari paraboliche (linee in colore). Comescopri Hermann von Helmholtz, la forma effettiva della corda è tuttavia in qualsiasiistante quella <strong>di</strong> una retta bruscamente piegata in un punto (linea in nero). Il puntoangoloso percorre il profilo curvilineo una sola volta in ogni vibrazione. Il suo senso<strong>di</strong> rotazione in questa particolare serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>agrammi corrisponde a un moto dell'arcoverso l'alto ; invertendo il senso <strong>di</strong> moto dell'arco si inverte il senso <strong>di</strong> rotazionedel punto angoloso. Questo moto caratteristico è un caso <strong>di</strong> onda stazionaria.Helmholtz riteneva che la velocità<strong>di</strong> una corda durante lo scatto in<strong>di</strong>etrofosse costante. Mezzo secolo piùtar<strong>di</strong> C.V. Raman scopri che nella maggiorparte dei casi questo è vero soloapprossimativamente. <strong>La</strong> scoperta <strong>di</strong>Raman ebbe luogo durante un ingegnosostu<strong>di</strong>o del comportamento meccanicodel <strong>violino</strong> relativo sia agli esperimentisia alla teoria. Il suo punto <strong>di</strong> partenzaper quanto riguarda la corda suonatacon l'archetto era <strong>di</strong> descrivere il motoin funzione <strong>delle</strong> onde progressive <strong>di</strong> velocitàtrasversale che inducono le ondestazionarie del sistema <strong>di</strong> Helmholtz.<strong>La</strong> stessa onda può essere descritta infunzione del suo spostamento lateraleo della sua velocità laterale. Uno deivantaggi introdotti dal considerare lavelocità è costituito dal fatto che questeonde possono essere rappresentatecome linee rette.<strong>La</strong> forma dell'onda Raman nei casiche interessano la musica (Raman netrattò molti altri tipi che non la riguardano)è ancora a zig-zag, ma <strong>di</strong>fferiscedalle curve <strong>di</strong> spostamento citatesopra nel senso che, mentre gli « zig »sono lenti, gli « zag » sono istantanei(si veda la figura a pagina 86 in alto).Quando una tale onda viene riflessadall'estremità fissa della corda, essaappare esattamente come prima conl'eccezione che la sua <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazioneè opposta. Quando la vibrazioneavviene nel modo fondamentale,la lunghezza della corda è pari alla metàdella <strong>di</strong>stanza tra gli zag.Negli ultimi anni, stimolato dai concetticircuitali e da un metodo elettromagnetico<strong>di</strong> osservazione del moto <strong>di</strong>una corda, si è risvegliato un certo interesseper la <strong>fisica</strong> <strong>delle</strong> <strong>corde</strong> suonatecon l'archetto sia negli Stati Uniti chein Europa. Più della metà <strong>delle</strong> <strong>corde</strong>comunemente usate negli strumenti aARCHETTO TRASCINATOI i l i i tPONTICELLO-1 „,,C:31:1::.,H;HhHii!Hill!LIARCHETTO TRASCINATOL'esperimento dell'« archetto trascinato », realizzato durante lericerche dell'autore, conferma parzialmente il quadro <strong>di</strong>namico<strong>di</strong> Idelmholtz sul comportamento <strong>di</strong> una corda sollecitata da unarco. Un arco leggero, sospeso per il suo estremo più pesanteme<strong>di</strong>ante un lungo filo, si appoggia su una <strong>delle</strong> <strong>corde</strong> in prossimitàdel ponticello, con lo strumento <strong>di</strong>sposto orizzontalmente.Un secondo arco fa vibrare decisamente la corda. In questo01'1'71'1'1I'10111111':;""."."---------ARCHETTO MOTOREcaso l'archetto sospeso si muove (dopo un breve periodo <strong>di</strong> scivolamento)nella stessa <strong>di</strong>rezione dell'archetto motore. <strong>La</strong> <strong>di</strong>rezionenella quale si muove l'archetto sospeso in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>rezione<strong>di</strong> moto della corda durante l'intervallo più lungo <strong>di</strong>ogni vibrazione. Quando l'archetto sospeso viene sistemato vicinoall'estremità opposta della corda (capotasto), l'archetto trascinatosi muove in <strong>di</strong>rezione opposta a quella dell'archetto motore.84 85


I-Oo-IW>oWC.)l=ZC)CL.-..IDISTANZA >Le onde <strong>di</strong> Raman furono introdotte da C. V. Raman per descrivere il moto <strong>di</strong> unacorda suonata con l'archetto. <strong>La</strong> forma <strong>di</strong> una siffatta onda progressiva <strong>di</strong> velocità trasversale<strong>di</strong>fferisce dalla corrispondente onda stazionaria <strong>di</strong> Helmholtz relativa allo spostamentodella corda nel senso che gli « zig » sono lenti, mentre gli « zag » sono istantanei.Quando si compongono le onde <strong>di</strong> Raman <strong>di</strong> verso opposto (in (1lto), l'onda risultante(in basso) mostra che le due velocità esistenti alternativamente in qualsiasi punto dellacorda <strong>di</strong>pendono dalla posizione della <strong>di</strong>scontinuità tra « scivolamento » e « adesione ».Il moto <strong>di</strong> una corda molto flessibile sull'arco è rappresentato in questi due oscillogrammi,i quali mostrano la velocità della corda (in alto), e lo spostamento della corda (inbasso) per la stessa vibrazione. L'arco in questo caso era <strong>di</strong>sposto a una <strong>di</strong>stanza dalponticello pari a circa un ventesimo della lunghezza totale della corda. In questo esperimentola forma <strong>delle</strong> curve è simile a quella prevista dalla costruzione <strong>di</strong> Helmholtz.oI-COQI-oCLQognete per ciascuna <strong>delle</strong> <strong>corde</strong> in prossimitàdel ponticello. L'uscita dai quattromagneti in serie attraversa l'integratoree viene quin<strong>di</strong> amplificata e registrata;questa <strong>di</strong>sposizione somma leforze esercitate da tutte le <strong>corde</strong>. <strong>La</strong>riproduzione del suono registrato forniscequin<strong>di</strong> l'effetto <strong>delle</strong> sole <strong>corde</strong>.(<strong>La</strong> registrazione non è necessaria sesi usa un <strong>violino</strong> muto che non irra<strong>di</strong>alcun suono.)Il risultato in definitiva rassomigliaa uno strumento a <strong>corde</strong> suonate conl'archetto, ma <strong>di</strong> classe inferiore. Se ilsistema trasduce fedelmente la forzaesercitata sul ponticello in pressione sonorairra<strong>di</strong>ata, lo spettro sonoro risultantecon una data velocità dell'arcovarierà con la frequenza in modo inversamenteproporzionale, nel sensoche l'effetto più intenso si ha in corrispondenzaalla nota più bassa.el suonare con l'archetto uno strumentoa <strong>corde</strong>, esistono dei limiti al-Nla velocità dell'arco, alla sua <strong>di</strong>stanza dalponticello e alla forza perpen<strong>di</strong>colare applicata;questi limiti non devono esseresuperati in una generica situazione musicale.Per un suonatore esperto si trattasolitamente <strong>di</strong> scegliere quasi senzarendersene conto tra comuni schemi<strong>di</strong> azione, ma nei casi più critici egliè probabilmente ben consapevole deilimiti impostigli. Per fortuna questiparametri meccanici possono variareampiamente: la <strong>di</strong>stanza tra arco eponte, per esempio, può variare da unvalore minimo a cinque volte tale valore;la velocità e la forza possono arrivarefino a 100 volte il loro valore minimo.Data una coppia qualsiasi <strong>di</strong> questiparametri, per poter ottenere unanota accettabile il terzo deve cadereall'interno <strong>di</strong> un intervallo che <strong>di</strong>pendedalle costanti fisiche della corda edella cassa dello strumento. Per notesostenute questi intervalli sono ampi,anche se ovviamente non sono egualmentedesiderabili tutte le zone <strong>di</strong> undato intervallo. Per esempio, date posizionee velocità, la più alta forzaammissibile può essere comunemente10 volte il valore minimo. <strong>La</strong> prima domandaè: quali sono i processi che determinanol'esistenza <strong>di</strong> questi limiti?Per poter spiegare i limiti della forzaesercitata dall'arco è utile tener presenteche la forza <strong>di</strong> attrito nel punto<strong>di</strong> contatto tra arco e corda varia neltempo. Sebbene non sia al momentoattuale possibile visualizzare questa forzacon un oscilloscopio, è possibile presentareun quadro qualitativo semplificatodella base <strong>fisica</strong> che riguarda l'argomento.Per far ciò si suppone: 1)che si possano applicare le leggi elementaridell'attrito statico e <strong>di</strong>namico;2) che il ponticello si comporti comeun'alta « resistenza » meccanica (analogaalla resistenza <strong>di</strong> un circuito elettrico);3) che siano noti la massa, latensione e il moto della corda sull'arco.Assimilando un'onda completaal percorso <strong>di</strong> un mobile su un cerchiosi possono sostituire ai tempi gli archida O a 360 gra<strong>di</strong> e successivamente perla seconda oscillazione da 360, 720 gra<strong>di</strong>e cosí via.Supponendo che la forza agente sullacorda abbia sempre la <strong>di</strong>rezione delmoto dell'arco, i punti <strong>di</strong> massima forzadell'arco si hanno nei momenti corrispondentia zero, 360, 720 gra<strong>di</strong> e cosívia; i punti <strong>di</strong> minimo cadranno quin<strong>di</strong>a 180, 450, 900 gra<strong>di</strong> e cosí via (si vedala figura a destra). L'oscillazione ciclicadella forza tra questi due livelli è ciò chesi richiede per mettere in vibrazione lostrumento. Nel piccolo intervallo attornoa 180 gra<strong>di</strong> si ha scivolamento.Nelle transizioni da adesione a scivolamentovi è un istante in cui si esercitala massima forza d'attrito richiestadalla forza d'arco. Le ricerche hannomostrato che in realtà l'« attrito statico»non è del tutto statico: la velocità,anche se piccola, è finita e l'attritoin pratica cambia continuamentecon la velocità nei pressi della velocitànulla con uno stretto massimo corrispondenteall'attrito statico. Molto probabilmentesi ha la stessa curva nel passaggiodallo scivolamento all'adesione.Il risultato sono le curve dette a «orecchie<strong>di</strong> coniglio » tipiche <strong>di</strong> tali forze<strong>di</strong> attrito. Tali curve <strong>di</strong>fferiscono sensibilmentenei dettagli nel passare da unanota all'altra a causa della complessitàdell'azione della cassa.Si consideri la situazione in cui laforza d'arco ha un valore tipicamenteinterme<strong>di</strong>o. Dal valore a zero gra<strong>di</strong> inpoi, con la corda aderente all'arco, laforza cala verso il minimo, che è determinatodall'attrito <strong>di</strong>namico. Poi,nel momento in cui l'adesione sembradel tutto sicura, interviene la <strong>di</strong>scontinuitàe supera l'attrito statico. <strong>La</strong> <strong>di</strong>scontinuitàdeve solo fornire la <strong>di</strong>fferenzatra l'attrito statico e quello <strong>di</strong>namico;essa è in grado <strong>di</strong> dare uncontributo maggiore <strong>di</strong> quello qui richiesto,forse molto maggiore. Tuttavia,al crescere della forza d'arco, siraggiunge il momento in cui la <strong>di</strong>scontinuitàfallisce in questa prova <strong>di</strong> intensitàe la vibrazione <strong>di</strong>venta unaoscillazione irregolare. In tale istantesi è superato il massimo valore ammissibileper la forza d'arco.Quando la forza d'arco <strong>di</strong>minuiscefino a un minimo si ha un <strong>di</strong>verso tipo<strong>di</strong> insuccesso. In questo caso le «orecchie» della curva della forza <strong>di</strong> attritocadono allo stesso livello della forza0 0 1800 3600« Le orecchie <strong>di</strong> coniglio » caratterizzano la forma <strong>delle</strong> curve che rappresentano laforza <strong>di</strong> attrito esercitata da un arco per mettere in vibrazione una corda. Un'orecchiasi forma sulla curva della forza d'attrito quando la <strong>di</strong>scontinuità arriva dal capotasto,supera l'attrito statico e comincia lo scivolamento; l'altra orecchia si forma quando la<strong>di</strong>scontinuità ritorna dal ponticello e comincia l'adesione. <strong>La</strong> curva superiore rappresentala forza d'attrito quando la pressione dell'arco ha un caratteristico valore a metà sua -da tra i limiti superiore e inferiore consentiti; la curva centrale si applica al caso dellimite inferiore. Per chiarezza sono state omesse le piccolissime oscillazioni secondariedei lembi laterali <strong>di</strong> entrambe le curve (a sinistra e a destra). <strong>La</strong> curva in basso è la curva<strong>di</strong> velocità della corda corrispondente alla curva della forza d'attrito riportata in alto.86 87


Un nuovo zig-zag comincia a formarsi nella curva oscillografica dello spostamento <strong>di</strong> unacorda quando la forza dell'archetto è lasciata cadere al <strong>di</strong> sotto del minimo valore. Nelcaso che questa con<strong>di</strong>zione instabile venga lasciata libera <strong>di</strong> svilupparsi, la nota fondamentalescompare per essere sostituita ben presto dalla armonica dell'ottava superiore.massima al valore zero gra<strong>di</strong>, e conla piú piccola <strong>di</strong>minuzione ad<strong>di</strong>zionalel'attrito statico (come in<strong>di</strong>catodalle « orecchie ») <strong>di</strong>venta insufficientea tenere la corda vicino al livelloa zero gra<strong>di</strong>. Il risultato è una curva<strong>di</strong> spostamento della corda instabilenella quale comincia a formarsi unnuovo zig-zag (si veda la figura in altoin questa pagina). Se si lascia crescerequesto nuovo zig-zag la nota fondamentaleverrà sostituita dalla nota <strong>di</strong>ottava; in altre parole non si riesce aottenere la minima forza d'arco.Nel meccanismo del suonare è rilevanteil fatto che la massima forza10,001POSIZIONE RELATIVA DELL'ARCHETTO0,01 0,02 0,04 0,06 0,1 0,2,MASSIMA FORZA DELL'ARCHETTO-Ṿ......SUL PONTICELLOBRILLANTE-......MINIMA FORZA DELL'ARCHETTOd'arco, che <strong>di</strong>pende principalmente dallacorda e dai coefficienti <strong>di</strong> attrito, èinversamente proporzionale alla primapotenza della <strong>di</strong>stanza tra l'arcoe il ponticello, mentre la minima forzad'arco, che <strong>di</strong>pende anche dalla cassadello strumento, è (almeno approssimativamente)inversamente proporzionaleal quadrato <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>stanza. Legrandezze necessarie per il calcolo <strong>di</strong>questi limiti sono note sufficientementeper spiegare come la corda reagiscaalle forze d'arco. Per note alte con unadata velocità d'arco si possono visualizzaresu un <strong>di</strong>agramma logaritmico gliandamenti rettilinei della massima eRAUCONORMALEMODI SUPERIORISUL TASTO0,7 1,4 26 42 7 14DISTANZA TRA PONTICELLO E ARCHETTO (CENTIMETRI)<strong>La</strong> regione normale nella quale si suona uno strumento musicale a <strong>corde</strong> sollecitate daarchetto viene in<strong>di</strong>cata in questo grafico per note tenute con una velocità d'arco costante;sono riportati gli andamenti logaritmicamente rettilinei della massima e minimaforza d'arco in funzione della <strong>di</strong>stanza tra l'arco e il ponticello espressa come frazionedella lunghezza totale della corda. Come si vede dal grafico, la massima e la minimaforza d'arco tendono a <strong>di</strong>ventare uguali (in alto a sinistra) quando l'arco viene messoin un punto molto vicino al ponticello, mentre sono <strong>di</strong>fferenti quando l'arco si allontanada esso (in basso a destra). Lo spazio compreso tra questi due limiti, in<strong>di</strong>cato incolore, rende conto dell'ampia tolleranza <strong>delle</strong> forze d'arco consentite. Sul tasto significa« arco sulla tastiera »; sul ponticello significa « arco vicino al ponticello ». Il secondogruppo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (scala in basso; scala a destra) suggerisce le con<strong>di</strong>zioninormali per una tipica corda la <strong>di</strong> violoncello suonata alla velocità <strong>di</strong> 20 cm/s._ 10minima forza d'arco in funzione della<strong>di</strong>stanza dell'arco dal ponticello espressain centimetri come frazione dellalunghezza totale della corda (si veda lafigura in basso in questa pagina). Il risultatopiù importante è che la massimae la minima forza d'arco sono ugualiquando l'arco viene posto in un certopunto vicinissimo al ponticello, mentresono <strong>di</strong>fferenti quando si allontanada tale posizione. È l'esistenza <strong>di</strong> questospazio tra i limiti che fornisce allaforza d'arco l'ampia tolleranza che rendepossibile suonare il <strong>violino</strong>.Le forze verso sinistra tra queste rettesono praticamente troppo alte; ilmodo normale <strong>di</strong> suonare viene confinatoall'area verso destra. Molto lontanodal ponticello il volume del suonoè minimo, il contenuto <strong>delle</strong> armonichesuperiori è minimo e il timbro presentaquella dolcezza che i compositori cercanoscrivendo sul tasto, oppure « arcosulla tastiera ». Al <strong>di</strong> là della massimaforza d'arco il risultato non èmusicale, mentre, appena al <strong>di</strong> sottodel minimo, si perde la piena nota fondamentale,producendo quella che ètalvolta chiamata nota <strong>di</strong> superficie.Più l'arco è vicino al ponticello, minore<strong>di</strong>venta il rapporto tra la forza d'arcomassima e quella minima e più fermadeve essere la mano del suonatore. Ilsuonatore esperto apprezza questa posizioneche può creare note <strong>di</strong> alta qualità;il principiante trova prudente suonarepiù vicino alla tastiera. Ancor più vicinoal ponticello la forza d'arco crescein modo proibitivo e la pienezza dellanota fondamentale scompare fino a ridursia poco più <strong>di</strong> un corteo <strong>di</strong> armonichealte: questo è il suono irreale cheil compositore in<strong>di</strong>ca con le parole sulponticello. Nella regione che dà suoninormali il contenuto relativo <strong>di</strong> armonicheaumenta — la nota <strong>di</strong>venta piùbrillante — sia mentre l'arco si spostaverso il ponticello sia mentre la forzad'arco aumenta verso il massimo.Un siffatto <strong>di</strong>agramma deve essereconsiderato qualitativo, in special modola curva della forza minima, chevaria grandemente da nota a nota perla complessità della risposta della cassaarmonica dello strumento. Sebbenela schematizzazione <strong>di</strong> Helmholtz siaabbastanza vicina alla realtà dei fattida fornire una utile base per molti calcoli<strong>di</strong> prima approssimazione comequelli sopra descritti, essa non è totalmentecre<strong>di</strong>bile sotto altri aspetti. Incontrasto con quanto essa pre<strong>di</strong>ce, ilcontenuto <strong>delle</strong> armoniche aumentacon la forza d'arco, mo<strong>di</strong>ficandosi cosiil timbro e l'intensità del suono. Se l'intensitàdel suono <strong>di</strong>pendesse solo dallara<strong>di</strong>ce quadratica me<strong>di</strong>a della forza vibrazionaleesercitata sul ponticello, l'effettonon sarebbe molto vistoso, maquando le armoniche vengono emessecon maggiore intensità della nota fondamentaleo vengono percepite dall'orecchiocon maggiore sensibilità, l'effettoassume una certa importanza. Resta ilfatto che i migliori mezzi che ha ilsuonatore per controllare il volume sonola velocità e la posizione dell'arco.<strong>La</strong> conclusione che la pressione sonorasia <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla velocitàdell'arco e inversamente proporzionalealla <strong>di</strong>stanza arco-ponticellonon è lungi dall'essere vera.Le note suonate con l'arco si possonoprodurre in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, ma forsenella maggior parte dei casi l'arco sospingela corda lateralmente fin quandoil suo spostamento non può più esseresostenuto dall'attrito statico. <strong>La</strong>scomparsa dell'attrito, come la cessazionedello strappo, instaura due <strong>di</strong>scontinuità<strong>di</strong> Helmholtz viaggianti insenso opposto, una sola <strong>delle</strong> quali,quella verso il ponticello, può <strong>di</strong>ventaresostenuta. Fin quando la velocità dell'arcoha il predominio sulla forza d'arco,tuttavia, la con<strong>di</strong>zione è descritta come« rauca » e ci possono essere moltefalse partenze prima che si raggiungal'equilibrio. L'abilità all'inizio è <strong>di</strong> riuscirea ottenere l'equilibrio <strong>di</strong> un tempocosí breve o a un livello sonoro cosíbasso da evitare un effetto sgradevole.Un attacco silenzioso si può realizzarefacendo in modo che l'arco già in motofaccia un « atterraggio morbido »sulla corda, entrando in tal modo nellaregione <strong>di</strong> suono normale attraverso laregione denominata « mo<strong>di</strong> superiori ».Almeno in teoria, le forze d'arco e lavelocità possono essere equilibrate sindall'inizio.Nella precedente trattazione dellaforza d'attrito tra l'arco e la corda èstato trascurato per semplicità un interessantefenomeno, cioè il ruolo <strong>delle</strong>« orecchie » della curva della forza<strong>di</strong> attrito nel creare tra l'arco e le estremitàdella corda <strong>delle</strong> riflessioni sonorealcune <strong>delle</strong> quali possono persistereper molti perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vibrazione. Questieffetti vengono ignorati nella trattazioneclassica del comportamento dell'arco,ma sono importanti negli oscillogrammi<strong>di</strong> velocità della corda. Siconsideri una curva che rappresenta ilmoto della corda sotto l'azione dell'arco,quando durante il lungo intervallo<strong>di</strong> adesione ci si potrebbe aspettareche la corda segua la velocità costantedell'arco (si veda la figura in questapagina). È infatti vero che non si hascivolamento, ma, ciononostante, lacorda può muoversi rotolando sull'arcocon i limiti dovuti alla resistenzadella corda alla torsione. L'increspaturanel rotolamento implica una corrispondenteincrespatura nella forzaesercitata sulla corda.Il termine « nota del lupo » viene comunementeusato per in<strong>di</strong>care un suonosgradevole che compare in modocospicuo in corrispondenza a una certafrequenza negli strumenti a <strong>corde</strong> suonatecon l'archetto. Spesso la sua origineè oscura. Esistono molte varietà <strong>di</strong>note del lupo, ma la più dannosa dellaspecie ha il suo habitat nel violoncello(e talvolta nel <strong>violino</strong> o nella viola) unaottava e qualche semitono al <strong>di</strong> sopradella nota più bassa. L'origine <strong>di</strong> questanota è chiara: la cassa <strong>di</strong> qualsiasistrumento ha una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> risonanzee la nota del lupo (se esiste)si forma in corrispondenza alla più intensa<strong>di</strong> esse. Perché una corda suonatacon l'arco si comporti nel modopiù opportuno le sue estremità devonoessere fissate su un supporto la cuirigi<strong>di</strong>tà sia proporzionata alla massadella corda. Suonando una <strong>delle</strong> <strong>corde</strong>più pesanti a una frequenza coincidentecon quella <strong>di</strong> risonanza della cassasi favorisce perciò il <strong>di</strong>sturbo, chesi manifesta in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti, il piùcaratteristico dei quali è la produzione<strong>di</strong> due note, entrambe vibrazioni forzate,abbastanza vicine da generare unostridente battimento. Poiché le due notesono poste a cavalcioni del picco<strong>di</strong> risonanza, esse richiedono una forzad'arco minore rispetto a una solanota alla frequenza <strong>di</strong> risonanza (si vedala figura in alto nella pagina seguente).Nelle rigide <strong>corde</strong> del piano, costituiteda spessi fili <strong>di</strong> acciaio, le frequenzedegli armonici superiori non sono esattamentemultipli interi della frequenzadel suono fondamentale, ma sono lievementepiù acute. Ciò non costituisceuno svantaggio: il lieve clangore chequesto fatto dà al suono della cordacolpita col martello è molto apprezzato.Quale effetto produce la rigi<strong>di</strong>tàsu una corda suonata con l'arco? Chiaramentesarà <strong>di</strong>verso da quello del piano.Il meccanismo dell'archetto produceuna successione <strong>di</strong> vibrazioni quasiidentiche. Dal punto <strong>di</strong> vista matematicoè un modo <strong>di</strong>verso per <strong>di</strong>re che lavibrazione è costituita da componentiarmoniche le cui frequenze sono multipliinteri esatti della frequenza piùbassa.Vi può davvero essere un effetto sullacorda suonata con l'arco. Anche seviene limitata l'anarmonicità, si restringeil possibile campo <strong>di</strong> vibrazione. Ci siaspetta un deterioramento della qualitàdel suono per la riduzione <strong>delle</strong> armonichesuperiori, per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> intonazionee per la necessità <strong>di</strong> forze d'arcoabnormi. Prima del 1700, quando <strong>di</strong>vennero<strong>di</strong>sponibili le <strong>corde</strong> arrotolate,tutte le <strong>corde</strong> <strong>di</strong> <strong>violino</strong> erano fatte <strong>di</strong>minugia, ma la corda <strong>di</strong> minugia so/ (lapiù bassa) era insod<strong>di</strong>sfacente e il motivonon è <strong>di</strong>fficile da scoprire. Nel suonarecon l'archetto la frequenza fondamentaleè vicina a quella del più basso modo<strong>di</strong> vibrazione naturale; nella cordasol, però, una frequenza sette voltemaggiore <strong>di</strong> quella cade a metà stradatra il sesto e il settimo modo vibrazionalee si trova quin<strong>di</strong> completamentesenza risonanza. In<strong>di</strong>pendentementedalla forza d'arco, la settima armonicadeve essere trascurabile. Questa <strong>di</strong>fficoltànella produzione <strong>delle</strong> armonichepuò essere illustrata da una curva chemostra la velocità in corrispondenzaIl rotolamento della corda sotto l'azione dell'arco, durante un lungo intervallo <strong>di</strong> adesione,produce caratteristiche « increspature » nella curva <strong>di</strong> velocità della corda. Perricavare questo oscillogramma la corda la <strong>di</strong> un violoncello venne sollecitata con unaforza d'arco pari a 4,5 volte quella minima. Il periodo imme<strong>di</strong>atamente successivoalla cattura della corda da parte dell'arco (la parte <strong>di</strong> curva subito a destra <strong>di</strong> ogniimpulso principale) mostra principalmente il deca<strong>di</strong>mento dell'impulso formato allacattura quando si riflette nel tratto corto della corda. Il periodo precedente al rilasciomostra le riflessioni ritardate nel tratto lungo, dall'ultimo rilascio e dai precedenti.88 89

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