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Enti locali e politiche delle riforme - Biblioteca Provinciale di Foggia ...

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_______________________________________________________________________ENTI LOCALI E RIFO RMEporre ad<strong>di</strong>rittura, come nuovo problema, quello della cre<strong>di</strong>bilità dellaprogrammazione.Ricordo che si <strong>di</strong>scettava, anni fa, <strong>di</strong> programmazione coercitivaed in<strong>di</strong>cativa, <strong>di</strong> programmazione a saliscen<strong>di</strong>, dal basso verso l’alto eviceversa.La realtà ha <strong>di</strong>mostrato che il Piano Pieraccini non ha superato losta<strong>di</strong>o della pura enunciazione; ha rappresentato, come <strong>di</strong>ce il prof.Saraceno, semplicemente « un messaggio carismatico » rivolto alleforze <strong>politiche</strong> economiche e sociali, ma non ha potuto incidere percarenza <strong>di</strong> volontà politica e assoluta mancanza <strong>di</strong> strumenti operativi— sul processo <strong>di</strong> sviluppo, che è stato regolato unicamente dalle tendenzespontanee del sistema economico.Il Piano non ha avuto la forza <strong>di</strong> rompere il <strong>di</strong>aframma, lo steccatoesistente fra programmazione astratta e concreta.Il risultato è sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti: aumento degli squilibri territorialie sociali e conseguente stato <strong>di</strong> tensione nel Paese, con esplosionisempre più gravi e frequenti.Il maggior danno del fallimento della programmazione è toccato,ovviamente al nostro Mezzogiorno, con l’esperienza negativa dellapolitica dei poli <strong>di</strong> sviluppo e <strong>delle</strong> aree industriali, nelle quali areesono atterrate, prevalentemente, le iniziative industriali a più lata intensità<strong>di</strong> capitali (settore chimico e siderurgico), che hanno contribuitoassai poco a risolvere il più grave problema del Mezzogiorno, ilproblema dell’occupazione.Si è trattato, come acutamente ha osservato Francesco Vito, <strong>di</strong> impattinon calibrati e realizzati senza un adeguato raccordo col tipo <strong>di</strong>situazioni economico-produttive preesistenti.Ad esempio in una provincia agricola come la nostra lo sviluppoindustriale doveva avvenire prevalentemente nel settore alimentare e<strong>di</strong> trasformazione dei prodotti agricoli, che sono, fra l’altro ad altapercentuale occupazionale. Invece abbiamo avuto, in quasi tutto ilMezzogiorno, le cosiddette industrie <strong>di</strong> base, che hanno solo in minimaparte determinato induttivamente l’incentivazione graduale <strong>delle</strong>« economie esterne », che insieme alla creazione <strong>di</strong> adeguate forze impren<strong>di</strong>toriali<strong>locali</strong>, costituiscono il vero substrato <strong>di</strong> una seria politica<strong>di</strong> sviluppo economico.Alle incertezze, del Piano Pieraccini si è tentato, <strong>di</strong> porre rime<strong>di</strong>o,qualche anno fa, con la politica della contrattazione programmata,5

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