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Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

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<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – IXLa produzione in tutti i precedenti stadi <strong>della</strong> società era essenzialmente una produzione comune, così come anche il consumo avvenivacon la diretta distribuzione dei prodotti all'interno di comunità comunistiche più o meno grandi. Questa comunanza <strong>della</strong> produzione avevaluogo entro i limiti più angusti; ma portava con sé il dominio dei produttori sul loro processo di produzione e sul loro prodotto. Essi sannoche cosa avverrà del loro prodotto e lo consumano senza che esso lasci le loro mani, e la produzione, finché viene condotta su questa base,non può soverchiare i produttori né produrre, di fronte a loro, lo spettro di potenze estranee; il che accade regolarmente ed inevitabilmentenella civiltà.Ma in questo processo di produzione si insinua lentamente Ia divisione del lavoro. Essa mina la comunanza <strong>della</strong> produzione edell'appropriazione, innalza a regola prevalente l'appropriazione individuale e produce con ciò lo scambio tra individui: cose che abbiamoindagato sopra. Gradatamente, la produzione delle merci diventa la forma dominante.Con la produzione delle merci, produzione non più per il consumo proprio, ma per lo scambio, i prodotti passano necessariamente in altremani. Il produttore, nello scambio, dà via il suo prodotto e non sa più che cosa ne sarà. Appena entra in giuoco il danaro e, col danaro, ilmercante in funzione d'intermediario tra i produttori, il processo di scambio diventa ancora più intricato e la sorte finale dei prodotti ancorapiù incerta. I mercanti sono molti e nessuno di essi sa cosa fa l'altro. Le merci ora non passano semplicemente di mano in mano, ma anchedi mercato in mercato; i produttori hanno perduto il controllo sulla produzione complessiva <strong>della</strong> loro cerchia e i mercanti non sono riuscitiad ottenerla. Prodotto e produzione finiscono in balìa del caso.Ma il caso è soltanto uno dei poli di un nesso di cui l'altro polo ci chiama necessità. Nella natura, in cui sembra a sua volta dominare ilcaso, abbiamo da lungo tempo indicato, per ogni singolo campo, l'intera necessità e la regolarità che si affermano in questo caso. Ma ciòche vale per la natura, vale anche per la società. Quanto più un'attività sociale, una serie dì avvenimenti sociali assumono una portatatroppo vasta per il controllo consapevole degli uomini e sfuggono ad essi soverchiandoli, quanto più sembra che questi fatti sianoabbandonati al puro caso, tanto più in questo caso si affermano come per necessità naturale le leggi peculiari e inerenti ad essa. Tali leggidominano anche le casualità <strong>della</strong> produzione e <strong>dello</strong> scambio delle merci; di fronte all'individuo che produce e a quello che scambia, essestanno come potenze estranee, da principio perfino sconosciute, e la cui natura deve prima essere faticosamente indagata e approfondita.Queste leggi economiche <strong>della</strong> produzione delle merci si modificano nei diversi stadi di sviluppo di questa forma di produzione; ma, nelcomplesso, l'intero periodo <strong>della</strong> civiltà sta sotto il loro dominio. E, ancora oggi, il prodotto domina i produttori; ancora oggi la produzionecomplessiva <strong>della</strong> società viene regolata non da un piano elaborato in comune, ma da leggi cieche che si affermano con forza elementare ein ultima istanza nelle tempeste delle periodiche crisi commerciali.Abbiamo visto sopra che, in uno stadio di sviluppo <strong>della</strong> produzione piuttosto antico, la forza lavoro umana viene resa capace di generareun prodotto considerevolmente maggiore di quanto è necessario per il mantenimento dei produttori e abbiamo anche visto come questostadio di sviluppo, per l'essenziale, sia quello stesso nel quale sono nate la divisione del lavoro e lo scambio tra individui. Non passò moltotempo che fu scoperta la grande «verità» che anche l'uomo può essere una merce; che l'energia umana è scambiabile e utilizzabiletrasformando l'uomo in uno schiavo. Gli uomini avevano appena cominciato ad esercitare lo scambio, che divennero già essi stessi oggettodi scambio. L'attivo si mutò in passivo, sia che gli uomini lo volessero o meno.Con la schiavitù, che raggiunse nell'epoca <strong>della</strong> civiltà il suo sviluppo più pieno, si presentò la prima grande scissione <strong>della</strong> società in unaclasse sfruttatrice e una sfruttata. Questa scissione è perdurata per tutto il periodo <strong>della</strong> civiltà. La schiavitù è la prima forma <strong>dello</strong>sfruttamento, peculiare al mondo antico; segue ad essa la servitù <strong>della</strong> gleba del Medioevo e il lavoro salariato dei tempi moderni. Sonoqueste le tre grandi forme del servaggio caratteristiche delle tre grandi epoche <strong>della</strong> civiltà; la schiavitù, prima aperta poi mascherata, leaccompagna sempre.Lo stadio <strong>della</strong> produzione delle merci con cui comincia la civiltà, viene, in termini economici, indicato dall'introduzione 1) del danarometallico e con esso del capitale monetario, dell'interesse e dell'usura; 2) <strong>della</strong> classe dei commercianti come classe intermediaria tra iproduttori; 3) <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> fondiaria <strong>privata</strong> e dell'ipoteca; 4) del lavoro degli schiavi come forma di produzione dominante. La forma di<strong>famiglia</strong> che corrisponde alla civiltà e che con essa arriva a dominare definitivamente è la monogamia, il dominio dell'uomo sulla donna ela <strong>famiglia</strong> singola come unità economica <strong>della</strong> società. La società civilizzata. si riassume nello <strong>Stato</strong> che, in tutti i periodi tipici, è senzaeccezione Io <strong>Stato</strong> <strong>della</strong> classe dominante ed in ogni caso rimane essenzialmente una macchina per tenere sottomessa la classe oppressa esfruttata. Caratteristico <strong>della</strong> civiltà è anche: da una parte la stabilizzazione dell'antagonismo tra città e campagna come base dell'interadivisione sociale del lavoro, dall'altra l'introduzione del testamento col quale il proprietario può disporre <strong>della</strong> sua <strong>proprietà</strong> anche dopo lasua morte. Questa istituzione, che colpisce in pieno l'antica costituzione gentilizia, era sconosciuta ad Atene fino ai tempi di Solone; aRoma fu introdotta presto, ma non sappiamo quando (11); tra i Tedeschi la introdussero i preti perché il buon Tedesco potesse lasciareliberamente alla Chiesa la sua eredità.Con questa costituzione fondamentale la civiltà ha compiuto cose che l'antica società gentilizia non era per nulla in grado di compiere, male ha compiute mettendo in moto, e sviluppando a spese di tutte le altre loro disposizioni, le passioni e gli istinti più sordidi degli uomini.La cupidigia mera e cruda fu lo spirito motore <strong>della</strong> civiltà dal suo primo giorno ad oggi; ricchezza, e sempre ricchezza, poi ancoraricchezza, ma ricchezza non <strong>della</strong> società, bensì di questo singolo miserabile individuo, fu l'unico fine che decidesse. Se tuttavia ilprogressivo sviluppo <strong>della</strong> scienza e, in ripetuti periodi, il più bel fiore dell'arte le son caduti in grembo, ciò è accaduto perché senza arte escienza la conquista perfetta <strong>della</strong> ricchezza, ai nostri tempi, non sarebbe stata possibile.Poiché la base <strong>della</strong> civiltà è lo sfruttamento di una classe da parte di un'altra, l'intero sviluppo <strong>della</strong> civiltà si muove in una contraddizionepermanente. Ogni progresso <strong>della</strong> produzione è contemporaneamente un regresso <strong>della</strong> situazione <strong>della</strong> classe oppressa, cioè <strong>della</strong> grandemaggioranza. Ogni beneficio per gli uni è necessariamente un danno per gli altri, ogni emancipazione di una classe è una nuovaoppressione per un'altra classe. Ci offre la prova più evidente di ciò l'introduzione delle macchine, i cui effetti sono oggi noti in tutto ilmondo. E se tra i barbari, come abbiamo visto, la differenza tra diritti e doveri quasi non esisteva, la civiltà rende chiari la differenza el'antagonismo tra gli uni e gli altri anche al cervello più stupido, assegnando ad una classe quasi tutti i diritti e all'altra quasi tutti i doveri.http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29i.htm (6 di 7)14/10/2010 13.24.10

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