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Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

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<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – IXLa maggiore densità <strong>della</strong> popolazione costringe a stabilire legami più stretti all'interno come all'esterno. La federazione di tribù affinidiviene dappertutto necessaria e presto lo diviene anche la loro fusione e conseguentemente la fusione dei territori separati delle tribù in unterritorio comune del popolo. Il capo militare del popolo - rex, basilèus, thiudans - diviene un funzionario permanente indispensabile. Dovenon c'era già, compare l'assemblea popolare. Capo militare, consiglio, assemblea popolare, formano gli organi <strong>della</strong> società gentilizia che sisviluppa progressivamente in una democrazia militare. Militare, poiché la guerra e l'organizzazione per la guerra sono ora divenutefunzioni regolari <strong>della</strong> vita del popolo. Le ricchezze dei vicini eccitano l'avidità di popoli che già vedono nella conquista <strong>della</strong> ricchezzauno dei primi scopi <strong>della</strong> loro esistenza. Essi sono barbari: reputano più facile ed anche più onorevole diventare ricchi con la rapina che conil lavoro. La guerra, che una volta era fatta solo per vendicare soprusi o per estendere il territorio divenuto insufficiente, viene ora condottaa fine di semplice rapina, diventa ramo permanente di produzione. Non invano le mura si ergono minacciose intorno alle nuove cittàfortificate. Nei loro fossati sta spalancata la tomba <strong>della</strong> costituzione gentilizia e le loro torri si proiettano già nella civiltà. Nondiversamente vanno le cose nell'interno. Le guerre di rapina accrescono la potenza sia dei supremi capi militari che dei sottocapi; l'elezioneconsuetudinaria dei loro successori nella stessa <strong>famiglia</strong>, specie dopo l'introduzione del diritto patriarcale, passa a poco a poco in eredità,dapprima tollerata, poi reclamata e infine usurpata; si pongono le fondamenta <strong>della</strong> monarchia e <strong>della</strong> nobiltà ereditarie.Così gli organi <strong>della</strong> costituzione gentilizia recidono le radici che avevano nel popolo, nella gens, nella fratria, nella tribù e l'interacostituzione gentilizia si capovolge nel suo opposto: da organizzazione di tribù avente per scopo il libero ordinamento dei propri affaridiventa organizzazione per il saccheggio e l'oppressione dei vicini e, corrispondentemente, i suoi organi, da strumenti <strong>della</strong> volontàpopolare, si trasformano in organi autonomi per dominare ed opprimere il proprio popolo. Ma ciò non sarebbe mai stato possibile se lacupidigia di ricchezze non avesse diviso i membri di una stessa gens in ricchi e poveri, se «la differenza di ricchezze all'interno <strong>della</strong> stessagens non avesse trasformato l'unità degli interessi in antagonismo tra i membri <strong>della</strong> stessa gens» (Marx) e se l'estendersi <strong>della</strong> schiavitùnon avesse già cominciato a far considerare il lavoro, che produce il necessario per la vita, come degno solo di uno schiavo e come piùdisonorevole <strong>della</strong> rapina.Con ciò siamo giunti alle soglie <strong>della</strong> civiltà. Essa si apre con un nuovo progresso <strong>della</strong> divisione dei lavoro. Nello stadio più basso gliuomini producevano solo direttamente per il fabbisogno proprio. Gli atti di scambio casuali erano isolati, riguardavano solo il superfluoche si produceva accidentalmente. Nello stadio medio <strong>della</strong> barbarie, tra popoli pastori, troviamo già un possesso di bestiame che, data unacerta entità dell'armento, produce regolarmente una eccedenza sul fabbisogno umano proprio e, ad un tempo, una divisione del lavoro trapopoli pastori e tribù più arretrate, prive d'armenti e, conseguentemente, due diversi stadi di produzione esistenti l'uno accanto all'altro econseguentemente le condizioni per uno scambio regolare. Lo stadio superiore <strong>della</strong> barbarie ci fornisce l'ulteriore divisione del lavoro traagricoltura e artigianato e conseguentemente la produzione di una parte sempre crescente di prodotti di lavoro al diretto fine <strong>dello</strong> scambio,conseguentemente lo scambio tra produttori individuali si innalza al rango di necessità di vita per la società. La civiltà consolida ed,accresce tutte queste precedenti divisioni del lavoro, specie acuendo l'antagonismo tra città e campagna (per cui la città può dominareeconomicamente la campagna, come nell'antichità, o anche la campagna la città, come nel Medioevo) ed aggiunge una terza divisione <strong>della</strong>voro che le è peculiare e di importanza decisiva: genera una classe che non si occupa <strong>della</strong> produzione, ma solo <strong>dello</strong> scambio deiprodotti, i mercanti.Fin qui ogni inizio di formazione di classi si era avuto esclusivamente nel campo <strong>della</strong> produzione; le persone che vi partecipavano sidividevano in dirigenti ed esecutori, oppure anche in produttori su grande e su piccola scala. A questo punto si presenta, per la prima volta,una classe che, senza prendere una parte qualsiasi alla produzione, se ne appropria la direzione nel suo complesso, assoggettandosieconomicamente i produttori; classe che si fa mediatrice indispensabile tra due produttori e li sfrutta entrambi. Col pretesto di liberare iproduttori dalla fatica e dal rischio <strong>dello</strong> scambio e di estendere lo smercio dei loro prodotti verso mercati lontani, e quindi di diventare laclasse più utile <strong>della</strong> popolazione, si forma una classe di parassiti, di veri e propri scrocconi sociali che, in compenso di prestazionieffettive di pochissimo conto, si porta via il meglio <strong>della</strong> produzione sia indigena che straniera, acquista rapidamente ricchezze enormi el'influenza sociale corrispondente, ed appunto perciò nell'epoca <strong>della</strong> civiltà è chiamata ad onori sempre nuovi e a un controllo sempremaggiore <strong>della</strong> produzione, finché alla fine genera perfino un prodotto che le è proprio: le crisi commerciali periodiche.Al grado di sviluppo che ci sta davanti la giovane classe dei mercanti non ha certamente ancora nessun presentimento delle grandi cose chel'aspettano. Si forma e si rende indispensabile e ciò basta. Ma con questa classe si forma il danaro metallico, la moneta di conio e, con ildanaro metallico, un nuovo strumento di dominio dei non produttori sui produttori e sulla loro produzione. La merce delle merci checontiene in sé occultamente tutte le altre era stata scoperta, il mezzo magico che può mutarsi a piacere in ogni cosa desiderabile edesiderata. Chi l'aveva dominava il mondo <strong>della</strong> produzione; e chi ne aveva più di tutti? Il mercante. Il culto del danaro era sicuro nelle suemani. Egli si preoccupò che fosse ben chiaro come tutte le merci, e quindi tutti i produttori di merci, dovessero prostrarsi in attod'adorazione davanti al danaro. Egli dimostrò praticamente come tutte le altre forme di ricchezza diventino solo pura parvenza di fronte aquesta incarnazione <strong>della</strong> ricchezza in quanto tale. Mai più la potenza del danaro si è presentata con tale brutalità e violenza primitive comein questo suo periodo di gioventù. Dopo la compra di merci mediante danaro, venne l'anticipazione di danaro e con essa l'interesse el'usura. E nessuna legislazione posteriore getta, senza riguardo e rimedio, il debitore ai piedi del creditore usuraio, come quella dell'anticaAtene e quella dell'antica Roma, che nacquero entrambe spontaneamente come diritti consuetudinari, senza altra costrizione che quellaeconomica.Accanto alla ricchezza in merci e schiavi, accanto alla ricchezza in danaro sorse anche quella in possesso fondiario. Il diritto di possessodegli individui su quegli appezzamenti di terra ceduti loro originariamente dalla gens e dalla tribù, si era a tal punto consolidato che questiappezzamenti finirono con l'appartenere loro in <strong>proprietà</strong> ereditaria. Negli ultimi tempi essi avevano soprattutto cercato di affrancare gliappezzamenti dal diritto che su questi aveva l'unione gentilizia e che costituiva una pastoia. La pastoia fu sciolta, ma insieme, poco dopo,fu sciolta anche la nuova <strong>proprietà</strong> fondiaria. Proprietà piena e libera del suolo significava non solo possibilità di possedere il suolo senzalimiti e restrizioni, ma anche possibilità di alienarlo. Finché il suolo era appartenuto alla gens questa possibilità non era esistita. Ma ilnuovo possessore di terra, quando tolse definitivamente la pastoia costituita dalla <strong>proprietà</strong> suprema <strong>della</strong> gens e <strong>della</strong> tribù, spezzò anche ilvincolo che fino ad allora lo aveva legato indissolubilmente al suolo. Che cosa volesse dire ciò, glielo mostrò chiaramente il danaro,inventato contemporaneamente alla <strong>proprietà</strong> terriera <strong>privata</strong>. Il suolo poteva ora diventare merce che si vendeva ed ipotecava. La <strong>proprietà</strong>http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29i.htm (3 di 7)14/10/2010 13.24.10

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