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Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

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<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – VIIDel resto, il diritto matriarcale ai tempi di Tacito aveva già ceduto il posto al diritto patriarcale, per lo meno tra i Tedeschi, a lui più noti : ifigli ereditavano dal padre; dove non c'erano figli, ereditavano i fratelli, gli zii per parte di madre e di padre (23). L'ammissione del fratello<strong>della</strong> madre alla eredità coincide con la conservazione del già ricordato costume, e prova insieme come il diritto patriarcale tra i Tedeschifosse a quest'epoca ancora recente. Anche sino al Medioevo inoltrato troviamo tracce di diritto matriarcale. Pare che ancora allora non ci sifidasse molto <strong>della</strong> paternità, specie tra i servi. Se quindi un feudatario reclamava da una città un servo <strong>della</strong> gleba fuggiasco, bisognavache, per esempio ad Augusta, Basilea e Kaiserslautern, la condizione di servo <strong>della</strong> gleba dell'accusato venisse affermata con giuramentoda sei dei suoi consanguinei più prossimi, e, cioè, esclusivamente di parte materna (Maurer, Städteverfassung (24), I, p. 381).Un ulteriore residuo del diritto matriarcale, che proprio allora volgeva alla fine, ce lo offre il rispetto dei Tedeschi per il sesso femminile,che riusciva quasi incomprensibile ai Romani. Nei trattati coi Tedeschi le giovani di famiglie nobili erano considerate gli ostaggi piùvincolanti; l'idea che le loro mogli o le loro figlie potessero cadere prigioniere o divenire schiave era per i tedeschi terribile e stimolava piùdi ogni altra cosa il loro coraggio in battaglia; essi vedevano qualcosa di sacro e di profetico nella donna, e ne ascoltavano il consiglioanche negli affari più importanti. Così Veleda, sacerdotessa dei Bructeri, sulla Lippe, fu l'animatrice di tutta l'insurrezione batava, con laquale Civile, alla testa di Tedeschi e Belgi, scosse l'intero dominio romano nella Gallia. Nella casa il dominio <strong>della</strong> donna appareincontestato; essa, insieme ai vecchi ed ai fanciulli, deve certo prendersi cura di tutti i lavori, mentre il marito va a caccia o beve o sta inozio. Così dice Tacito (25); ma, poiché egli non dice chi si cura dei campi e afferma decisamente che gli schiavi pagavano soltanto untributo senza prestare lavoro servile di sorta (26) la massa degli uomini adulti deve avere svolto dunque quel poco lavoro che richiedeva lacoltivazione del suolo.La forma del matrimonio era, come abbiamo detto sopra, quella del matrimonio di coppia che si avvicinava a poco a poco alla monogamia.Non era ancora monogamia in senso stretto, poiché la poligamia era permessa ai nobili. In complesso si teneva rigorosamente alla castitàdelle fanciulle (al contrario dei Celti) e Tacito parla, del pari, con calore particolare dell'indissolubilità del vincolo coniugale tra i Tedeschi.Solo l'adulterio da parte <strong>della</strong> donna è motivo di divorzio, secondo Tacito (27). Ma il suo resoconto lascia qui qualche lacuna ed è fintroppo evidente che egli addita ai Romani dissipati questo specchio di virtù. Una cosa è certa: se i Tedeschi erano, nelle loro foreste, questieccezionali cavalieri di virtù, è bastato però solo un piccolo contatto con il mondo esterno perché essi si abbassassero al livello degli altrieuropei medi. L'ultima traccia <strong>della</strong> morigeratezza dei costumi scomparve in mezzo al mondo romano ancor più rapidamente <strong>della</strong> linguatedesca. Basta leggere a questo proposito Gregorio di Tours (28). Che nelle foreste vergini <strong>della</strong> Germania non potesse dominare laraffinata lussuria dei piaceri dei sensi che dominava a Roma, si capisce da sé, e anche sotto questo rapporto rimane ancora ai Tedeschi unasuperiorità sufficiente di fronte al mondo romano, senza che ci sia nessun bisogno di attribuire loro nelle cose carnali una continenza chemai e in nessun luogo è stata praticata da un intero popolo.Dalla costituzione gentilizia è sorto l'obbligo di ereditare le inimicizie così come le amicizie del padre o dei parenti; del pari è sorto ilguidrigildo, l'ammenda al posto <strong>della</strong> vendetta di sangue per uccisione o per ferimento. Di questo guidrigildo che, ancora fino ad unagenerazione fa, veniva considerato come un'istituzione specificamente tedesca, e stata provata ora l'esistenza presso centinaia di popoli,come forma generale attenuata <strong>della</strong> vendetta di sangue che ha origine nell'ordinamento gentilizio. Noi lo troviamo, insieme al dovere diospitalità, tra l'altro, presso gli Indiani d'America. La descrizione del modo come, secondo Tacito (Germania, cap. 21 (29)), venivaesercitata l'ospitalità è, fin quasi nei minimi particolari, la stessa che Morgan ci dà dei suoi Indiani.La controversia accesa e interminabile se i Tedeschi di Tacito avessero effettuato o no una definitiva ripartizione <strong>della</strong> terra coltivabile edel modo di interpretare i passi che vi si riferiscono, appartiene ormai al passato. Dopo che la coltivazione in comune <strong>della</strong> terra da parte<strong>della</strong> gens, e più tardi da parte di comunità familiari comunistiche, che Cesare attesta esistente anche tra gli Svevi, e la susseguenteassegnazione di terra a famiglie singole con ridistribuzione periodica, sono state dimostrate presso quasi tutti i popoli; da quando è statoassodato che questa ridistribuzione periodica <strong>della</strong> terra coltivabile nella Germania stessa si è mantenuta localmente fino ai nostri giorni, sutale argomento non c'è bisogno di spendere altre parole. Se i Tedeschi, dalla coltivazione in comune <strong>della</strong> terra che Cesare attribuisceespressamente agli Svevi (tra loro non si trovano né campi divisi né campi privati, egli dice (30)), erano passati, nei 150 anni cheintercorrono tra quest'epoca e quella di Tacito, alla coltivazione individuale con ridistribuzione annuale del suolo, questo fatto rappresentaun reale progresso. Il passaggio da questo stadio alla piena <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> del suolo in quel breve intervallo di tempo e senza alcunaintrusione straniera, è veramente impossibile. Mi limito quindi a leggere in Tacito ciò che egli dice con aride parole: essi cambiano (oridistribuiscono) la terra coltivata ogni anno, ma vi resta accanto abbastanza terra comune (31). È questo lo stadio <strong>della</strong> coltivazione edell'appropriazione del suolo che corrisponde esattamente alla costituzione gentilizia di allora dei Tedeschi (32).Lascio immutato il precedente capoverso come sta nelle precedenti edizioni. Nel frattempo però la questione ha preso un altro indirizzo. Daquando Kovalevski (cfr. più sopra) ha indicato l'esistenza assai diffusa, se non generale, <strong>della</strong> comunità domestica patriarcale, come stadiointermedio tra la <strong>famiglia</strong> comunistica matriarcale e la <strong>famiglia</strong> moderna isolata, non si discute più, come avveniva ancora tra Maurer eWaitz (33), di <strong>proprietà</strong> comune o <strong>privata</strong> del suolo, ma <strong>della</strong> forma <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> comune.Che ai tempi di Cesare esistesse tra gli Svevi non solo <strong>proprietà</strong> comune, ma anche coltivazione comune, non vi è dubbio alcuno. Sidiscuterà ancora a lungo se l'unità economica fosse la gens o la comunità domestica, o un gruppo comunistico parentale intermedio tra idue, o se, secondo le condizioni del suolo, tutti e tre i gruppi esistessero. Ma ora Kovalevski sostiene che lo stato di cose descritto da Tacitonon presuppone la comunità di marca o di villaggio, ma la comunità domestica; la comunità di villaggio si sarebbe sviluppata molto piùtardi di questa, in seguito all'incremento <strong>della</strong> popolazione.Ne conseguirebbe che le colonie dei Tedeschi sul territorio da essi occupato al tempo dei Romani, come su quello sottratto più tardi aquesti ultimi, non consistevano in villaggi, ma in grandi comunità familiari che comprendevano parecchie generazioni, coltivavano untratto adeguato di terreno e insieme ai vicini utilizzavano la terra incolta circostante, come marca comune. Il passo di Tacito sull'alternarsi<strong>della</strong> terra coltivata dovrebbe dunque in effetti intendersi in senso agronomico: la comunità coltivava ogni anno un nuovo tratto di terreno elasciava la terra coltivata l'anno prima a maggese addirittura la lasciava rinselvatichire. Data la scarsa popolazione, ci sarebbe rimastahttp://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29g.htm (3 di 6)14/10/2010 13.24.08

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