13.07.2015 Views

Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – VIIvediamo rappresentati in piena vita questi clan dell'Alta Scozia. È, dice Morgan,« ...un mo<strong>dello</strong> eccellente <strong>della</strong> gens, nella sua organizzazione e nel suo spirito; un esempio evidente del dominio <strong>della</strong> vita <strong>della</strong> gens suisuoi membri... Nelle loro contese e nelle vendette di sangue, nella spartizione del terreno per clan, nella loro utilizzazione comune delsuolo, nella fedeltà dei membri del clan verso il capo e tra loro, noi troviamo i tratti, ricorrenti dovunque, <strong>della</strong> società gentilizia... Ladiscendenza si calcolava secondo il diritto patriarcale, cosicché i figli dei maschi rimanevano nei clan, mentre quelli delle donne passavanonei clan dei rispettivi padri.»Ma che in Scozia anteriormente dominasse il diritto matriarcale lo prova il fatto che nella <strong>famiglia</strong> reale dei Pitti vigeva, secondo Beda (9),la successione ereditaria femminile. Anzi, perfino un elemento <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> punalua si era conservato, come tra i Gallesi, così tra gli Scotifin nel Medioevo, nel diritto <strong>della</strong> prima notte, che il capo del clan o il re era autorizzato ad esercitare su ogni sposa come ultimorappresentante dei mariti comuni di un tempo; a meno che questo diritto non fosse stato riscattato.Che i. Tedeschi, fino all'epoca delle migrazioni, fossero organizzati in gentes, è fuor di dubbio. È probabile che essi abbiano occupato, solopochi secoli prima <strong>della</strong> nostra era, il territorio tra il Danubio, il Reno, la Vistola e il Mare del Nord; i Cimbri e i Teutoni (10) erano ancorain piena migrazione, e gli Svevi trovarono sedi stabili solo al tempo di Cesare. Di essi Cesare dice espressamente che si erano insediati pergentes e parentele (gentibus cognationibusque (11)), e sulla bocca di un Romano <strong>della</strong> gens Julia questo vocabolo gentibus ha unsignificato determinato incontrovertibile. Questo valeva per tutti i Tedeschi; sembra che anche lo stanziamento nelle province romaneconquistate (12) sia avvenuto ancora per gentes. Nel diritto popolare alemanno (13) viene confermato che il popolo si insediò nel territorioconquistato a sud del Danubio per stirpi (genealogiae); genealogiae viene adoperato assolutamente nello stesso senso in cui più tardi siparlerà di comunità di marca o di villaggio. Recentemente Kovalevski (14) ha espresso l'opinione che queste genealogiae sarebbero legrandi comunità domestiche tra cui la terra sarebbe stata divisa, dalle quali si sarebbero più tardi sviluppate le comunità di villaggio. Lostesso valeva probabilmente anche per la fara, con la quale espressione, presso i Burgundi e i Longobardi, cioè presso un popolo gotico eduno erminonico (15) o alto tedesco, si indicava pressapoco, se non proprio, la stessa cosa che il codice alemanno indica con la parolagenealogia. Se qui si tratti effettivamente di una gens o di una comunità domestica è cosa che deve essere esaminata ancora più da vicino.I monumenti linguistici ci lasciano il dubbio se presso tutti i Tedeschi esistesse una espressione comune per indicare la gens, e quale essafosse. Al greco genos, al latino gens corrisponde etimologicamente il gotico kuni, medio alto tedesco künne, e viene adoperato anche nellostesso senso. Il fatto che il nome <strong>della</strong> donna derivi sempre dalla stessa radice, in greco gyne, in slavo zena, in gotico qvino, in nordicoantico kona, küna, ci rimanda ai tempi del diritto matriarcale. Tra i Longobardi e i Burgundi troviamo, come abbiamo detto, fara, cheGrimm fa derivare da un'ipotetica radice fisan, generare. Io preferirei ritornare alla derivazione più evidente di faran, fahren, cioècamminare, viaggiare, ritornare, come designazione di un reparto compatto nella marcia migratoria, naturalmente composto diconsanguinei; designazione che nel corso <strong>della</strong> migrazione plurisecolare prima verso est, poi verso ovest, passò poco per volta alla stessaunione gentilizia. Inoltre abbiamo il gotico sibja, l'anglosassone sib, l'antico alto tedesco sippia, sippa, stirpe. L'antico nordico ha solo ilplurale sifjar, parenti; il singolare sif, si usa solo come nome di una dea, Sif. E infine si ha nel Canto di Ildebrando (16) ancora un'altraespressione, nel punto in cui Ildebrando chiede ad Adubrando «chi sia tra gli uomini del popolo suo padre... o di quale schiatta tusia» (eddo huêlîhhes cnuosles du sîs). Se è esistito un comune nome tedesco per gens, esso deve essere stato probabilmente il gotico kuni;questa ipotesi è avvalorata non solo dalla sua identità con l'espressione corrispondente delle lingue affini, ma anche dalla circostanza cheda kuni deriva la parola kuning, re, che originariamente indica un capo di gens o di tribù. La parola sibja, stirpe, sembra non debba esserpresa in considerazione; comunque nell'antico nordico sifjar non significa solo consanguinei, ma anche parenti d'acquisto, e abbracciadunque gli appartenenti a due gentes per lo meno. Sif dunque, non può essere stata l'espressione usata per gens.Come tra i Messicani e i Greci, così tra i Tedeschi l'ordine di battaglia tanto <strong>dello</strong> squadrone di cavalleria quanto <strong>della</strong> colonna di punta<strong>della</strong> fanteria, era organizzato per gruppi gentilizi. Se Tacito dice «per famiglie e parentele (17)», questa espressione imprecisa si spiegacol fatto che ai suoi tempi, a Roma, la gens aveva cessato da molto di costituire un'associazione effettiva.Decisivo è un passo di Tacito (18) in cui si dice che il fratello <strong>della</strong> madre considera suo nipote come suo figlio; alcuni anzi ritengono ilvincolo di sangue tra zio materno e nipote ancora più sacro e stretto di quello esistente tra padre e figlio; cosicché, quando vengonorichiesti degli ostaggi, il figlio <strong>della</strong> sorella vale come garanzia maggiore del figlio carnale di colui che si vuoi vincolare. Qui abbiamo unaprova effettiva di qualcosa che caratterizza particolarmente i Tedeschi (19), <strong>della</strong> gens organizzata secondo il diritto matriarcale, dunque<strong>della</strong> gens originaria. Se veniva dato dal membro di una tale gens, come pegno di una promessa, il proprio figlio e questi cadeva vittima perrottura del patto da parte del padre, costui doveva risponderne a se stesso. Ma se veniva sacrificato il figlio <strong>della</strong> sorella, veniva violatoallora il più sacro diritto <strong>della</strong> gens e il più prossimo parente gentilizio, che più di tutti gli altri aveva il dovere di proteggere il fanciullo o ilgiovinetto, era incolpato <strong>della</strong> sua morte: o non doveva consegnarlo come ostaggio o doveva mantenere il patto. Se anche non avessimoaltre tracce <strong>della</strong> costituzione gentilizia tra i Tedeschi, questo solo passo sarebbe sufficiente (20).Ancor più decisivo, perché di circa 800 anni posteriore, è un passo del poema antico-nordico sul crepuscolo degli dèi e sulla fine delmondo, la Völuspâ (21). In questa «visione <strong>della</strong> profetessa», nella quale, come ora Bang e Bugge (22) hanno provato, sono mescolatianche elementi cristiani nella descrizione dell'epoca di universale degenerazione e corruzione che porta alla grande catastrofe, così si dice:Broedhr munu berjask ok at bönum verdask,munu systrungar sfjum spilla «I fratelli si faranno la guerra e diverranno assassini l'unodell'altro, i figli di sorelle infrangeranno la loro parentela». Systrungar si chiama il figlio <strong>della</strong> sorella <strong>della</strong> madre, e che costoro rinneghinola reciproca consanguineità viene considerato dal poeta come un aggravamento perfino del delitto di fratricidio. L'aggravamento sta nelsystrungar che mette in rilievo la parentela per parte di madre. Se al suo posto vi fosse syskinabörn, prole di fratelli e sorelle o syskinasynir,figli di fratelli e sorelle, la seconda riga non offrirebbe nessun aggravamento rispetto alla prima, ma al contrario offrirebbe un'attenuazione.Dunque, anche ai tempi dei Vichinghi, quando fu composta la Völuspâ, il ricordo del diritto matriarcale non era ancora sparito inScandinavia.http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29g.htm (2 di 6)14/10/2010 13.24.08

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!