<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – IVwww.resistenze.org - materiali resistenti in linea - iper-classici - 29-12-05a 110 anni dalla scomparsa di Friedrich <strong>Engels</strong>trascrizione e conversione in html a cura del CCDP<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – [ Indice ]IV. La gens grecaI Greci, come i Pelasgi (1) ed altri popoli di stirpe affine, erano ordinati già da epoca preistorica secondo la stessa serie organica degliAmericani : gens, fratria, tribù federazione di tribù. Talvolta manca la fratria, come tra i Dori; la federazione di tribù non era ancoranecessariamente sviluppata dovunque, ma in tutti i casi la gens era l'unità. I Greci, quando fanno il loro ingresso nella storia, sono allesoglie <strong>della</strong> civiltà; tra loro e le tribù americane di cui abbiamo parlato sopra, si estendono quasi due interi grandi periodi di sviluppo, deiquali i Greci dell'età eroica sopravanzano gli Irochesi. La gens dei Greci perciò non è più affatto quella arcaica degli Irochesi. L'improntadel matrimonio di gruppo comincia a essere notevolmente confusa. Il diritto matriarcale ha ceduto il passo al diritto patriarcale: con ciò lanascente ricchezza <strong>privata</strong> aperse la sua prima breccia nella costituzione gentilizia. Una seconda breccia fu la conseguenza naturale <strong>della</strong>prima: poiché il patrimonio d'una ricca ereditiera, dopo l'introduzione del diritto patriarcale, sarebbe, col suo matrimonio, passato al marito,cioè ad un'altra gens, si infransero le basi di tutto il diritto gentilizio e non soltanto venne permesso, ma, in questo caso, venne imposto chela ragazza sposasse all'interno <strong>della</strong> sua gens, per conservare a questa il patrimonio.Secondo la Storia <strong>della</strong> Grecia del Grote (2), la gens ateniese era tenuta unita specialmente da:1. Comuni solennità religiose e diritto esclusivo di sacerdozio in onore di un determinato dio, che era il presunto capostipite <strong>della</strong> gens e intale qualità era indicato con un attributo particolare.2. Luogo di sepoltura comune (cfr. l'Eubulides di Demostene (3)).3. Diritto di ereditare l'uno dall'altro.4. Reciproco obbligo d'aiuto, difesa ed assistenza in caso di aggressione.5. Reciproco diritto e dovere di sposarsi entro la gens, in certi casi specialmente se si trattava di un'orfana o di una ereditiera.6. Possesso, per lo meno in taluni casi, di <strong>proprietà</strong> comune, amministrata da un arconte (capo) e da un tesoriere.Inoltre, la riunione nella fratria legava insieme più gentes, se pure in maniera meno stretta; in ogni modo, anche qui troviamo diritti edoveri reciproci di natura analoga, e particolarmente comunanza di determinate pratiche religiose ed il diritto di vendicare l'uccisione di unmembro <strong>della</strong> fratria. La totalità delle fratrie di una tribù aveva, d'altra parte, comuni solennità sacre ricorrenti a intervalli regolari,presiedute da un phylobasiléus (capo tribù) eletto fra i nobili (eupatridi).Fin qui Grote. E Marx aggiunge: «Ma dietro alla gens greca fa capolino, e in maniera inequivocabile, il selvaggio (l'Irochese, peresempio)». Il quale diventa ancora più evidente tosto che ci inoltriamo ulteriormente nell'indagine.Sono inoltre caratteristiche <strong>della</strong> gens greca, precisamente:7. Discendenza secondo il diritto patriarcale.8. Divieto del matrimonio nella gens salvo il caso in cui si tratti di ereditiere. Questa eccezione, e la sua formulazione come comando,testimoniano la validità dell'antica regola. Questa consegue ugualmente dal principio generalmente valido che la donna, col matrimonio,rinunciava ai riti religiosi <strong>della</strong> sua gens, e passava in quella del marito nella cui fratria veniva iscritta. Il matrimonio al di fuori <strong>della</strong> gensera perciò la regola, anche secondo un celebre passo di Dicearco (4), e Becker nel suo Charikles (5) suppone addirittura che nessuno potevasposarsi nell'interno <strong>della</strong> sua gens.9. II diritto di adozione nella gens: esso avveniva mediante adozione in una <strong>famiglia</strong>, ma con formalità pubbliche e solo eccezionalmente.10. Il diritto di eleggere e deporre i capi. Che ogni gens avesse il proprio arconte lo sappiamo, ma che questo ufficio fosse ereditario indeterminate famiglie non è detto in nessun luogo. Fino alla fine <strong>della</strong> barbarie, la supposizione è sempre contraria all'ereditarietà rigorosa(6) la quale è del tutto incompatibile con condizioni in cui ricchi e poveri all'interno <strong>della</strong> gens avevano diritti del tutto eguali.Non solo Grote, ma anche Niebuhr, Mommsen (7) e tutti gli altri storiografi dell'antichità classica hanno cozzato contro lo scoglio <strong>della</strong>gens. Per quanto abbiano giustamente rilevato molte delle sue caratteristiche, essi hanno sempre visto nella gens un gruppo di famiglie,precludendosi, in questo modo, ogni possibilità di intendere la natura e l'origine <strong>della</strong> gens. La <strong>famiglia</strong>, nella costituzione gentilizia, non èstata mai un'unità organizzativa, né poteva esserlo, poiché marito e moglie appartenevano necessariamente a due gentes diverse. La gensrientrava per intero nella fratria, la fratria nella tribù; la <strong>famiglia</strong>, per metà rientrava nella gens del marito, e per metà in quella <strong>della</strong> moglie.Anche lo <strong>Stato</strong> non riconosce la <strong>famiglia</strong> nel diritto pubblico; essa esiste soltanto, fino ad oggi, nel diritto privato. E tuttavia, tutta la nostrastoriografia fino ai nostri giorni parte dall'assurdo presupposto, divenuto specialmente nel secolo XVIII intangibile, che la <strong>famiglia</strong> singolamonogamica, che è appena più antica <strong>della</strong> civiltà, sia il nucleo intorno a cui sono venuti cristallizzandosi poco per volta società e <strong>Stato</strong>.C'è da far notare inoltre al sig. Grote — aggiunge Marx — che sebbene i Greci facessero derivare le loro gentes dalla mitologia, quellegentes sono più antiche <strong>della</strong> mitologia che esse stesse hanno creata, con i suoi dèi e semidei.Grote viene di preferenza citato da Morgan che lo considera un testimone autorevole e al tempo stesso del tutto attendibile. Grote raccontainoltre che ogni gens ateniese aveva un nome derivato da un presunto capostipite e che, in generale, prima di Solone e anche dopo Solone,nel caso in cui il testamento mancasse, i membri <strong>della</strong> gens (gennètes) del defunto ne ereditavano il patrimonio, e in caso di omicidio,http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29d.htm (1 di 4)14/10/2010 13.24.04
<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – IVprima i parenti, poi i membri <strong>della</strong> gens, ed in ultimo quelli <strong>della</strong> fratria dell'ucciso, avevano il diritto e il dovere di perseguire in giudiziol'uccisore: «tutto quanto noi apprendiamo dalle più antiche leggi ateniesi è fondato sulla divisione in gentes e fratrie».La discendenza delle gentes da progenitori comuni è stata per i «pedanti filistei» (Marx) un complicato rompicapo. Poiché essi spacciano lagens per istituzione puramente mitica, non possono assolutamente spiegarsi la genesi di una gens da famiglie in origine non imparentate eviventi l'una accanto all'altra, e tuttavia essi devono risolvere questo punto oscuro per spiegarsi anche soltanto l'esistenza delle gentes.Allora ci si perde in interminabili giri di parole, che però non vanno oltre la seguente enunciazione: l'albero genealogico è, certo, unafavola, ma la gens è una realtà; ed infine in Grote si legge quanto segue (con interpolazioni di Marx):«Noi sentiamo parlare di questo albero genealogico solo di rado, poiché esso viene portato in pubblico soltanto in certi casi di particolaresolennità. Ma le gentes minori avevano in comune le loro pratiche religiose (questo si che è strano, sig. Grote!), un capostipite sovrumanocomune ed un comune albero genealogico, proprio come le gentes più famose (cosa assai strana questa, sig. Grote, trattandosi di gentesminori): il piano fondamentale e la base ideale (egregio signore, non ideale, ma carnale, germanische fleischlich (8)) erano per tutte glistessi.»Marx riassume come segue la risposta che a ciò dà Morgan:«Il sistema di consanguineità corrispondente alla gens nella sua forma originaria (e i Greci, come gli altri mortali, l'avevano una voltaposseduta) manteneva viva la nozione dei reciproci legami di parentela di tutti i membri delle gentes. Essi imparavano questo, che per loroera di importanza decisiva, dalla prassi fin dalla più tenera età. Con la <strong>famiglia</strong> monogamica, ciò fu dimenticato. Il nome gentilizio creò unalbero genealogico, accanto al quale quello <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> singola appariva insignificante. Era ormai questo nome che aveva il compito dimantenere il fatto <strong>della</strong> discendenza comune di coloro che lo portavano, ma l'albero genealogico <strong>della</strong> gens risaliva così lontano che imembri di essa non potevano più provare la loro effettiva vicendevole parentela, tranne che in un limitato numero di casi riguardanti gliantenati comuni più recenti. Il nome stesso era prova d'una discendenza comune e, salvo nei casi di adozione, prova definitiva. Alcontrario, l'effettiva negazione di ogni parentela tra i membri <strong>della</strong> gens alla maniera del Grote e del Niebuhr, i quali hanno trasformato lagens in una creazione puramente immaginaria e fantastica, degna di esegeti "ideali" cioè di topi di biblioteca. Poiché la concatenazionedelle stirpi, specie col sorgere <strong>della</strong> monogamia, si perde nella lontananza dei tempi e la realtà passata appare rispecchiata nelle fantasiemitologiche, i probi filistei hanno concluso e concludono che questo fantastico albero genealogico ha creato gentes reali!»La fratria era, come tra gli Americani, una gens madre, divisa in molte gentes figlie che essa unificava e anche faceva spesso discenderetutte dal capostipite comune. Così, secondo Grote, «tutti i membri contemporanei <strong>della</strong> fratria di Ecateo (9)» avevano a come progenitoredi sedicesimo grado un medesimo dio»; tutte le gentes di questa fratria erano dunque letteralmente gentes-sorelle. La fratria ricorre ancorain Omero come unità militare, nel passo famoso in cui Nestore dà questo consiglio ad Agamennone: «Ordina gli uomini in tribù e in fratrie:che la fratria stia accanto alla fratria e la tribù alla tribù (10)».La fratria ha inoltre il diritto e il dovere di perseguire un delitto di sangue commesso contro un suo membro, e quindi, in età più remota,anche l'obbligo <strong>della</strong> vendetta di sangue. Ha santuari e feste comuni; infatti lo sviluppo di tutta la mitologia greca dall'antico culto ariano<strong>della</strong> natura era essenzialmente condizionato dalle gentes e dalle fratrie, ed avveniva all'interno di esse. E ancora essa aveva un capo(phratriarchos) e, secondo De Coulanges (11), anche assemblee, poteva prendere decisioni impegnative e possedeva anche giurisdizioneed amministrazione. Perfino lo <strong>Stato</strong>, che è venuto dopo, e che ignorava la gens, lasciò alla fratria certe funzioni ufficiali di caratterepubblico.La tribù consta di più fratrie imparentate. In Attica vi erano quattro tribù di tre fratrie ognuna, ed ogni fratria contava trenta gentes. Taledivisione simmetrica dei gruppi presuppone un intervento sempre cosciente e metodico nell'ordine sorto naturalmente. Come, quando, eperché ciò sia accaduto, non lo dice la storia greca di cui i Greci stessi hanno conservato il ricordo solo fino nell'età eroica.Le differenze dialettali tra i Greci condensati in un territorio relativamente piccolo, erano meno sviluppate che nelle vaste foresteamericane; tuttavia anche qui troviamo solo le tribù che parlano lo stesso dialetto principale riunite in un complesso più grande, e persinola piccola Attica aveva un dialetto suo proprio che più tardi diventò, come linguaggio generale in prosa, il dialetto dominante.Nei poemi omerici troviamo le tribù greche già riunite, per lo più, in piccoli popoli, all'interno dei quali tuttavia gentes, fratrie e tribùconservavano ancora completamente la loro autonomia. Abitavano già in città fortificate con mura e il numero <strong>della</strong> popolazione crescevacon l'estendersi degli armenti, dell'agricoltura e con gli inizi dell'artigianato; conseguentemente cresceva la disparità di ricchezze, e conessa l'elemento aristocratico entro l'antica democrazia naturale. I singoli piccoli popoli erano in guerra incessantemente per il possesso deiterritori migliori, ed anche probabilmente per ricavarne un bottino. La schiavitù dei prigionieri di guerra era una istituzione già riconosciuta.La costituzione di queste tribù e di questi piccoli popoli era allora la seguente:1. Autorità permanente era il consiglio (bulè) composto originariamente, con ogni probabilità, dai capi delle gentes; e più tardi, quando illoro numero divenne troppo grande, da una selezione che offriva la possibilità di formare e rafforzare l'elemento aristocratico: e così infattiDionisio (12) afferma addirittura che il consiglio dell'età eroica era composto da nobili (kràtistoi). Le deliberazioni del consiglio, negliaffari importanti, erano definitive. Così il consiglio di Tebe, in Eschilo, prende la deliberazione, decisiva in quelle circostanze, di seppellireonorevolmente Eteocle, ma di gettare il cadavere di Polinice in pasto ai cani (13).Con l'istituzione <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> questo consiglio si trasformò nel senato dell'epoca successiva.2. L'assemblea popolare (agorà). Tra gli Irochesi abbiamo visto che il popolo, uomini e donne, presenziava all'assemblea consiliare,interveniva in maniera ordinata nelle discussioni, e così influiva sulle decisioni dell'assemblea consiliare. Tra i Greci d'Omero questa«presenza», per usare un'espressione giudiziaria dell'antico tedesco, s'è già sviluppata fino a diventare una completa assemblea popolare,cosa che accadeva, del resto, anche tra i Tedeschi dei primi tempi. Essa era convocata dal consiglio per decidere su affari importanti; ogniuomo poteva prendere la parola. Si decideva per alzata di mano (cfr. Eschilo nelle Supplici (14)) o per acclamazione. L'assemblea era, inultima istanza, sovrana, poiché, osserva Schoemann (Griechische Alterthümer (15)), «se si tratta di una cosa per la cui esecuzione èhttp://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29d.htm (2 di 4)14/10/2010 13.24.04
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