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Engels: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato

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<strong>Engels</strong>: <strong>L'origine</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> e <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong> – IIche non hanno alcuna parte nello <strong>Stato</strong>, nel raggio d'azione del cittadino libero. Tranne che tra gli schiavi, però, noi troviamo il commercioamoroso soltanto come prodotto di decomposizione del mondo antico ormai al tramonto e con donne che, del pari, vivono al di fuori <strong>della</strong>società ufficiale, con etere, quindi con straniere o con liberte; e questo accadeva ad Atene alla vigilia del suo tramonto, a Roma all'epocadei Cesari. Se c'erano, in realtà, commerci amorosi tra liberi cittadini e cittadine, erano sempre di carattere adulterino. E per il classicopoeta dell'amore dell'antichità, per il vecchio Anacreonte (66) l'amore sessuale in senso nostro era cosa di così poco conto che per lui eraindifferente perfino il sesso dell'essere amato.Il nostro amore sessuale differisce in modo sostanziale dal semplice desiderio sessuale, dall'eros degli antichi. In primo luogo essopresuppone corresponsione amorosa da parte dell'amato; la donna, per questo, è uguale all'uomo, mentre nell'eros degli antichi non le sichiede spesso neppure il consenso. In secondo luogo l'amore sessuale ha un grado d'intensità e di durata che fa sembrare alle due parti ilmancato possesso e la separazione come una grande, se non come la più grande infelicità; per potersi possedere reciprocamente iprotagonisti giocano il tutto per il tutto, fino ad impegnare la vita, il che nel mondo antico accadeva al massimo nell'adulterio. E, infine,sorge un nuovo criterio morale per giudicare i rapporti sessuali; ora non si domanda soltanto: è legittimo o illegittimo, ma anche: è nato daun amore reciproco o no? È evidente che questo nuovo criterio, nella prassi feudale o borghese, non ha miglior successo di ogni altrocriterio morale: vi si passa sopra. Ma non ha neppure successo peggiore. È, come gli altri, riconosciuto... teoricamente, sulla carta. E per ilmomento non può chiedere di più.Là dove l'antichità si era fermata, agli inizi dell'amore sessuale, là riprende il Medioevo: con l'adulterio. Abbiamo già descritto l'amorecavalleresco che inventò i Tagelieder. Da questo amore che vuole infrangere il matrimonio, fino a quello che deve invece fondarlo, vi èancora una lunga strada che la cavalleria non percorse mai fino in fondo. Anche quando dai frivoli Latini passiamo ai virtuosi Tedeschi,troviamo nel Canto dei Nibelunghi Crimilde che, per quanto segretamente innamorata di Sigfrido non meno di quanto questi fosseinnamorato di lei, tuttavia, quando Gunther le annuncia di averla promessa ad un cavaliere di cui non fa il nome, risponde semplicemente:«Non c'è bisogno di pregarmi; voglio essere sempre come voi mi ordinate e volentieri mi fidanzerò con colui che mi date per marito, osignore». E non le viene neppure in mente che qui si possa in generale dover prendere in considerazione il suo amore. Senza che le abbianomai viste, Gunther chiede in sposa Brunilde ed Etzel Crimilde; e così nella Gutrun (67), Sigebant d'Irlanda chiede la norvegese Ute, Heteldi Hegelingen chiede Hilde d'Irlanda, ed infine Sigfrido di Morland, Hartmut di Ormania, e Herwig di Seeland chiedono in sposa Gutrun; esolo in questa occasione accade che costei scelga, di sua spontanea volontà, l'ultimo. Regolarmente la sposa del giovane principe vienescelta dai genitori di costui, se essi sono ancora in vita, altrimenti dal principe stesso, dietro consiglio dei grandi feudatari che, in ogni caso,hanno sempre in ciò una parola importante da dire. Né può essere altrimenti. Per il cavaliere o il barone, come per il principe stesso, ilmatrimonio è un atto politico, un'occasione per accrescere la sua potenza con nuove alleanze; è l'interesse <strong>della</strong> casa a decidere, e non ilpiacere dell'individuo. Come potrebbe allora essere l'amore a pronunciare la parola decisiva sulla conclusione del matrimonio?Non diversamente avviene per il membro delle corporazioni delle città medievali. Precisamente i privilegi che lo proteggevano, gliordinamenti limitativi delle corporazioni, le linee di separazione assai artificiose che lo separavano legalmente ora dalle altre corporazioni,ora dai propri compagni di corporazione, o dai garzoni e apprendisti, rendevano già abbastanza stretta la cerchia entro cui egli potevascegliersi una sposa adatta. E quale poi fosse per lui, fra le altre, la sposa più adatta, in un sistema complicato come questo lo decidevaincondizionatamente non il suo gusto personale, ma l'interesse familiare.Così la conclusione del matrimonio, fino alla fine del Medioevo, rimase nella infinita maggioranza dei casi quello che era stato fin dalprincipio, cioè un affare che non veniva deciso dagli interessati. Dapprincipio si veniva al mondo già sposati con un gruppo intero dipersone dell'altro sesso. Nelle forme posteriori del matrimonio di gruppo verosimilmente esisteva una condizione analoga, solo con unprogressivo restringimento del gruppo. Nel matrimonio di coppia, è regola che le madri concordino i matrimoni dei loro figli. Anche quidunque decidono considerazioni di nuovi legami di parentela che devono procurare alla giovane coppia una posizione più solida nella gense nella tribù. E quando, col prevalere <strong>della</strong> <strong>proprietà</strong> <strong>privata</strong> sulla <strong>proprietà</strong> comune e con l'interesse dell'eredità, il diritto patriarcale e lamonogamia ebbero il sopravvento, tanto più la conclusione del matrimonio divenne dipendente da considerazioni economiche. Sparisce laforma del matrimonio a compra, ma la cosa si estende sempre più, sicché non solo la donna, ma anche l'uomo, riceve un prezzo che nondipende dalle sue qualità personali ma dal suo possesso. Che l'inclinazione reciproca dei contraenti dovesse essere il motivo prevalentenella conclusione delle nozze, nella pratica delle classi dominanti, fin dal principio, era rimasto un fatto inaudito: cose simili avvenivano almassimo nel romanticismo o... tra le classi oppresse che non contavano nulla.Questo era lo stato di cose che la produzione capitalistica trovò quando, dopo l'epoca delle scoperte geografiche, si accinse a dominare ilmondo, grazie al commercio diffuso su scala mondiale e alla industria manifatturiera. Si deve dunque pensare che una tale maniera diconcludere i matrimoni le si dovesse adattare in modo eccezionale; e così era infatti. E tuttavia (l'ironia <strong>della</strong> storia è imperscrutabile) fuproprio la produzione capitalistica ad aprire una breccia decisiva in quella maniera di concludere matrimoni. Trasformando tutte le cose inmerci, essa dissolse tutti gli antichi rapporti tradizionali, e mise al posto del costume ereditato e del diritto storico, la compravendita e il«libero» contratto. E così il giurista inglese H. S. Maine (68) credeva d'aver fatto un'enorme scoperta, dicendo che tutto il nostro progresso,rispetto alle epoche anteriori, consiste nell'esser passati from status to contract, da condizioni tradizionali ereditate a condizioniliberamente contratte. Ma questo, nella misura in cui è esatto, si trova già nel Manifesto dei comunisti (69). Ma per la conclusione di uncontratto occorrono uomini che possano disporre liberamente <strong>della</strong> propria persona, delle proprie azioni, dei propri possessi, e che stianol'uno di fronte all'altro forniti di uguali diritti.La creazione di questi uomini «liberi» ed «uguali» fu precisamente una delle opere principali <strong>della</strong> produzione capitalistica. Per quantoall'inizio ciò sia avvenuto in una maniera ancora non perfettamente cosciente, e per di più con un travestimento religioso, tuttavia dallariforma luterana e calvinista in poi è saldamente stabilito il principio che l'uomo è pienamente responsabile delle sue azioni solo se egli lecompie in piena libertà di volere, e che è dovere morale resistere ad ogni costrizione a compiere un atto immorale.Ma come si accordava tutto ciò con la prassi invalsa fin qui nella conclusione dei matrimoni? Secondo la concezione borghese, ilmatrimonio era un contratto, un negozio giuridico, e precisamente il più importante di tutti, giacché disponeva del corpo e <strong>della</strong> mente dihttp://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce5n29b.htm (16 di 21)14/10/2010 13.24.02

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