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Verifica di possibili criteri di individuazione di soglie pluviometriche ...

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della corrente. Per tale motivazione la presente ricerca ha preso in considerazioneanche la possibile correlazione esistente fra precipitazioni e frane superficiali.Il fenomeno dei muddy-debris flow (MDF) attira l’attenzione dei geomorfologida oltre un secolo. Essi hanno modellato notevolmente il paesaggio alpinocreando negli ultimi 10000 anni un elevatissimo numero <strong>di</strong> conoi<strong>di</strong> allo sbocconelle vallate principali. Tali conoi<strong>di</strong> sovente, a causa della loro mole, hannomo<strong>di</strong>ficato la morfologia stessa del fondovalle. Sebbene numerose contromisuresiano state inventate e pre<strong>di</strong>sposte, i MDF risultano essere ancora uno dei piùpericolosi fenomeni naturali in <strong>di</strong>verse zone del pianeta: ogni anno a causa <strong>di</strong> taliprocessi si contano nel mondo alcune centinaia <strong>di</strong> vittime.I MDF si manifestano da migliaia <strong>di</strong> anni, eppure solamente negli ultimidecenni la comunità scientifica, le pubbliche amministrazioni e le popolazionihanno mostrato un certo interesse. Ciò è dovuto soprattutto alla necessità <strong>di</strong>definire la pericolosità sul conoide. Tali processi naturali avvengono lungo i corsid’acqua dei bacini montani, dove gli effetti morfologici prodotti da nubifragi(soprattutto estivi), anche se localizzati, sono molto marcati e le conseguenze perle zone urbanizzate sui conoi<strong>di</strong> sono sovente molto gravi: per tale motivo i MDFrisultano essere fra i più pericolosi processi geomorfologici naturali dell’arcoalpino.Essi sono molto <strong>di</strong>ffusi, più <strong>di</strong> quanto non si creda, in quanto spesso, fino aqualche decennio fa, venivano classificate come frane. In realtà si possonoconsiderare come fenomeni a metà fra i movimenti gravitativi e le pienetorrentizie con ingente trasporto solido.La capacità <strong>di</strong>struttiva dei MDF è sovente sottovalutata in quanto essi sioriginano lungo torrenti alpini <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, con aree <strong>di</strong> qualchechilometro quadrato, caratterizzati da portate or<strong>di</strong>narie in più delle volte pari aqualche decina <strong>di</strong> litri/sec per la maggior parte dell’anno. Le con<strong>di</strong>zioni-chiaveche si debbono presentare contemporaneamente affinché si manifesti il fenomenosono essenzialmente: a) presenza <strong>di</strong> materiale detritico; b) adeguata pendenza delfondo; c) apporto <strong>di</strong> frazione liquida sufficiente per la mobilizzazione delmateriale solido.Un ruolo preminente è assunto dalle ragguardevoli quantità <strong>di</strong> materiale solidomobilizzato dal torrente in piena. Si tratta <strong>di</strong> un “trasporto in massa” durante ilquale vengono presi in carico i materiali alluvionali e detritici <strong>di</strong> ognigranulometria presenti in alveo, fino talvolta al completo svuotamento dell'astatorrentizia. Soprattutto nei bacini caratterizzati da estesi e <strong>di</strong>ffusi movimentigravitativi si possono rilevare imponenti accumuli “pronti” a giocare unimportante ruolo nei processi torrentizi. Essi, infatti, rappresentano una cospicuafonte <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mento, soprattutto se ubicati in prossimità dell’astatorrentizia. Il <strong>di</strong>stacco, anche se non improvviso, <strong>di</strong> una frana può provocare iltemporaneo sbarramento del corso d’acqua e la conseguente formazione <strong>di</strong> uninvaso: la sua successiva erosione o tracimazione possono generare l’improvvisocollasso dello sbarramento e <strong>di</strong> conseguenza imponenti MDF. Più raramente,anche in presenza <strong>di</strong> aree glacializzate, vi è la <strong>possibili</strong>tà che si manifestino colatefangoso-detritiche torrentizie, come <strong>di</strong>retta conseguenza <strong>di</strong> improvvisi4

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