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Verifica di possibili criteri di individuazione di soglie pluviometriche ...

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ConclusioniLa ricerca delle informazioni relative ai movimenti <strong>di</strong> massa che sono staticonsiderati per il presente lavoro e la successiva acquisizione dei dati degli eventipluviometrici potenzialmente responsabili <strong>di</strong> detti movimenti, ha consentito <strong>di</strong>raccogliere complessivamente 142 casi. Di questi, solamente 46 riportano l’oracerta dell’avvenuto movimento (32% sul totale dei casi rilevati), mentre i restanti96, contengono informazioni temporali in<strong>di</strong>cative (es. mattina, pomeriggio, tardasera). Al fine <strong>di</strong> poter trarre conclusioni <strong>di</strong> tipo applicativo circa le relazionipiogge-movimenti, è in<strong>di</strong>spensabile poter focalizzare l’attenzione sui casi in cui èsegnalata l’ora dell’avvenuto movimento. I 46 fenomeni sono or<strong>di</strong>nati pertipologia <strong>di</strong> movimento: 34 si riferiscono a MDF e 12 a SS; <strong>di</strong> questi, gli ultimidue sono stati classificati come soil slip evoluti in colata (SS-MDF).Le colate fangoso-detritiche torrentizie sono processi naturali molto comuninell’ambiente alpino: le numerose vallate lombarde non risultano essere esenti datali fenomenologie. I numerosi fenomeni che da <strong>di</strong>ecimila anni a questa parte sisono susseguiti formando ampi conoi<strong>di</strong> sui fon<strong>di</strong>valle principali hanno causatodanni a strutture e infrastrutture via via sempre più ingenti a causa dell’aumentaredella pressione antropica. Le rare volte in cui in passato vi sono state <strong>di</strong>struzioni emorti sono probabilmente da ascriversi all’impreve<strong>di</strong>bilità delle colate detritichetorrentizie che talora possono manifestarsi con volumi superiori al passato o<strong>di</strong>salveare all’apice del conoide <strong>di</strong>rigendosi verso aree mai colpiteprecedentemente.La natura impreve<strong>di</strong>bile del processo è con<strong>di</strong>zionata, come ampiamentedescritto nel primo capitolo, da moltissime variabili, prima fra tutte la pioggia.L’estrema <strong>di</strong>fficoltà nella previsione è legata al fatto che non sussista sempreuna correlazione <strong>di</strong>retta fra precipitazione intensa e movimento <strong>di</strong> massa.Un’analisi condotta, infatti, su tutti i <strong>di</strong>agrammi settimanali relativi a 7 stazioni<strong>pluviometriche</strong> (Bormio, Chiavenna, Codera, Fusino Valgrosina, Lanzada, Mese eMoledana Ratti) ha messo in luce la presenza <strong>di</strong> numerosissimi eventipluviometrici caratterizzati da precipitazioni particolarmente intense che nonhanno provocato alcun fenomeno documentato, pur avendo avuto un’intensitàoraria maggiore <strong>di</strong> alcuni eventi responsabili dell’innesco <strong>di</strong> detti fenomeni.È il caso dello scroscio temporalesco registrato presso la stazionemeteorologica <strong>di</strong> Codera il 9 agosto 1957, pari a 53,4 mm in poco più <strong>di</strong> 2 ore. In15

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