13.07.2015 Views

Verifica di possibili criteri di individuazione di soglie pluviometriche ...

Verifica di possibili criteri di individuazione di soglie pluviometriche ...

Verifica di possibili criteri di individuazione di soglie pluviometriche ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Verifica</strong> <strong>di</strong> <strong>possibili</strong> <strong>criteri</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><strong>soglie</strong> <strong>pluviometriche</strong> per situazioni <strong>di</strong>emergenza idrogeologicheCo<strong>di</strong>ce IReR: 2006B009Project Leader: Federico RappelliSintesiMilano, luglio 2007


La ricerca è stata affidata ad IReR nell’ambito del Piano delle ricerche strategiche2006.Responsabile <strong>di</strong> progetto: Federico Rappelli, IReR.Gruppo <strong>di</strong> lavoro tecnico: Alberto Biancar<strong>di</strong>, responsabile regionale della ricerca,Dirigente U.O. Protezione Civile, D.G. Protezione civile, prevenzione e polizialocale; Maurizio Molari, responsabile del Centro Funzionale Monitoraggio Rischi,U.O. Protezione Civile; Antonella Belloni, Architetto e Responsabile delloSviluppo attività formative e progetti UE internazionali e comunitari, U.O.Protezione Civile; Clau<strong>di</strong>a Zuliani, funzionario geologo U.O. Protezione Civile.Gruppo <strong>di</strong> ricerca: Fabio Luino, geologo, ricercatore del CNR-IRPI <strong>di</strong> Torino;Guido Nigrelli, naturalista del CNR-IRPI <strong>di</strong> Torino; Chiara Giorgia Cirio,geologo, assegnista <strong>di</strong> ricerca del CNR-IRPI <strong>di</strong> Torino; Marcella Biddoccu,ingegnere ambiente e territorio assegnista <strong>di</strong> ricerca del CNR-IRPI <strong>di</strong> Torino;Monica Missaglia, geologa.Si ringrazia per il contributo dato Paolo Fassi, geologo Coor<strong>di</strong>natore ServizioTecnico per Lombar<strong>di</strong>a Informatica della Sala Operativa regionale <strong>di</strong> ProtezioneCivile.2


La ricercaLa presente ricerca è stata commissionata all’IRPI-CNR <strong>di</strong> Torino dalla U.O.Protezione Civile della Regione Lombar<strong>di</strong>a con lo scopo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re leconoscenze sull’intensità e sul quantitativo totale delle piogge innescanti ifenomeni torrentizi <strong>di</strong> trasporto in massa e <strong>di</strong> conseguenza anche sui loro tempi <strong>di</strong>sviluppo, parametro fondamentale per l’emanazione degli allerta della ProtezioneCivile solo nei “casi veri”, in modo da ridurre i “falsi” ed i “mancati” allerta, cheallarmano inutilmente la popolazione, creando un senso <strong>di</strong> sfiducia verso gli Entipreposti alla tutela e vigilanza del territorio.L’ambiente alpino lombardo, a causa della sua morfologia, è soggetto amovimenti gravitativi sui versanti, a fenomeni torrentizi lungo i ripi<strong>di</strong> impluvi ead esondazioni dei corsi d’acqua principali sul fondovalle. Tale ambiente, quin<strong>di</strong>,risulta essere un’area particolarmente idonea per lo stu<strong>di</strong>o della previsione eprevenzione dei fenomeni naturali.La Regione Lombar<strong>di</strong>a da alcuni anni sta sviluppando alcuni progetti per poterprevenire e prevedere questo genere <strong>di</strong> fenomeni e mitigarne il loro impatto sulterritorio: proprio nell’ambito <strong>di</strong> queste iniziative, si colloca la tematica che hadato vita al presente lavoro <strong>di</strong> ricerca.La ricerca è <strong>di</strong> per sé molto complessa per le numerose variabili ingioco. Tale problema è già stato affrontato in passato all’estero da numerosigruppi <strong>di</strong> lavoro, in particolare americani e giapponesi e negli ultimi decennianche in Italia. Mentre molto si conosce ora in letteratura internazionale circa lecause pre<strong>di</strong>sponenti, la <strong>di</strong>namica e la reologia dei processi torrentizi, appareancora abbastanza <strong>di</strong>fficile la ricerca <strong>di</strong> una correlazione quantitativa fra leprecipitazioni innescanti e le colate fangoso-detritiche torrentizie.Nell’ambito della presente ricerca sono stati considerati alla stessa stregua siale colate detritiche torrentizie (debris flow) propriamente dette, sia quelle fangose(mud flow), non <strong>di</strong>stinguendo cioè la frazione solida, in quanto nella maggiorparte dei casi, se non in presenza <strong>di</strong> specifiche descrizioni o <strong>di</strong> fotografie, èrisultato particolarmente <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguere con certezza le une dalle altre.È stato altresì osservato, soprattutto me<strong>di</strong>ante l’ausilio <strong>di</strong> sopralluoghi <strong>di</strong>campagna, che questo tipo <strong>di</strong> processo naturale s’innesca sovente come effetto <strong>di</strong>temporanei sbarramenti in alveo, prodotti da accumuli <strong>di</strong> soil slip o darestringimenti artificiali dell’alveo torrentizio, in breve tempo asportati ad opera3


della corrente. Per tale motivazione la presente ricerca ha preso in considerazioneanche la possibile correlazione esistente fra precipitazioni e frane superficiali.Il fenomeno dei muddy-debris flow (MDF) attira l’attenzione dei geomorfologida oltre un secolo. Essi hanno modellato notevolmente il paesaggio alpinocreando negli ultimi 10000 anni un elevatissimo numero <strong>di</strong> conoi<strong>di</strong> allo sbocconelle vallate principali. Tali conoi<strong>di</strong> sovente, a causa della loro mole, hannomo<strong>di</strong>ficato la morfologia stessa del fondovalle. Sebbene numerose contromisuresiano state inventate e pre<strong>di</strong>sposte, i MDF risultano essere ancora uno dei piùpericolosi fenomeni naturali in <strong>di</strong>verse zone del pianeta: ogni anno a causa <strong>di</strong> taliprocessi si contano nel mondo alcune centinaia <strong>di</strong> vittime.I MDF si manifestano da migliaia <strong>di</strong> anni, eppure solamente negli ultimidecenni la comunità scientifica, le pubbliche amministrazioni e le popolazionihanno mostrato un certo interesse. Ciò è dovuto soprattutto alla necessità <strong>di</strong>definire la pericolosità sul conoide. Tali processi naturali avvengono lungo i corsid’acqua dei bacini montani, dove gli effetti morfologici prodotti da nubifragi(soprattutto estivi), anche se localizzati, sono molto marcati e le conseguenze perle zone urbanizzate sui conoi<strong>di</strong> sono sovente molto gravi: per tale motivo i MDFrisultano essere fra i più pericolosi processi geomorfologici naturali dell’arcoalpino.Essi sono molto <strong>di</strong>ffusi, più <strong>di</strong> quanto non si creda, in quanto spesso, fino aqualche decennio fa, venivano classificate come frane. In realtà si possonoconsiderare come fenomeni a metà fra i movimenti gravitativi e le pienetorrentizie con ingente trasporto solido.La capacità <strong>di</strong>struttiva dei MDF è sovente sottovalutata in quanto essi sioriginano lungo torrenti alpini <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, con aree <strong>di</strong> qualchechilometro quadrato, caratterizzati da portate or<strong>di</strong>narie in più delle volte pari aqualche decina <strong>di</strong> litri/sec per la maggior parte dell’anno. Le con<strong>di</strong>zioni-chiaveche si debbono presentare contemporaneamente affinché si manifesti il fenomenosono essenzialmente: a) presenza <strong>di</strong> materiale detritico; b) adeguata pendenza delfondo; c) apporto <strong>di</strong> frazione liquida sufficiente per la mobilizzazione delmateriale solido.Un ruolo preminente è assunto dalle ragguardevoli quantità <strong>di</strong> materiale solidomobilizzato dal torrente in piena. Si tratta <strong>di</strong> un “trasporto in massa” durante ilquale vengono presi in carico i materiali alluvionali e detritici <strong>di</strong> ognigranulometria presenti in alveo, fino talvolta al completo svuotamento dell'astatorrentizia. Soprattutto nei bacini caratterizzati da estesi e <strong>di</strong>ffusi movimentigravitativi si possono rilevare imponenti accumuli “pronti” a giocare unimportante ruolo nei processi torrentizi. Essi, infatti, rappresentano una cospicuafonte <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mento, soprattutto se ubicati in prossimità dell’astatorrentizia. Il <strong>di</strong>stacco, anche se non improvviso, <strong>di</strong> una frana può provocare iltemporaneo sbarramento del corso d’acqua e la conseguente formazione <strong>di</strong> uninvaso: la sua successiva erosione o tracimazione possono generare l’improvvisocollasso dello sbarramento e <strong>di</strong> conseguenza imponenti MDF. Più raramente,anche in presenza <strong>di</strong> aree glacializzate, vi è la <strong>possibili</strong>tà che si manifestino colatefangoso-detritiche torrentizie, come <strong>di</strong>retta conseguenza <strong>di</strong> improvvisi4


svuotamenti <strong>di</strong> laghetti proglaciali o <strong>di</strong> invasi nascosti all’interno <strong>di</strong> apparatimorenici frontali.La miscela solido-liquida che si muove lungo l’impluvio ha una densitàvariabile da 1,4 ton/m³ sino a 2,5 ton/m³ e trascina spesso verso valle tronchid'albero sra<strong>di</strong>cati che ne aumentano il volume complessivo, raggiungendo in alveoaltezze considerevoli, soprattutto nel settore frontale. I MDF sono in grado <strong>di</strong>trasportare massi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ciclopiche (Figura 1).La miscela solido-liquida si muove come in un fluido viscoso: essa è compostaper buona parte <strong>di</strong> acqua ed aria, mentre la parte solida può essere composta damateriale fine (argilla, limo, sabbia) che costituisce la matrice, sino a giungere amassi litoi<strong>di</strong> <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, fino ad alcune centinaia <strong>di</strong> m³. Le velocità <strong>di</strong>traslazione della miscela sono comprese tra 1 m/s e 26 m/s.I tempi <strong>di</strong> sviluppo, a partire dall'inizio della precipitazione, possono <strong>di</strong>penderedall'intensità <strong>di</strong> quest'ultima: con piogge brevi ed intense le probabilità <strong>di</strong>acca<strong>di</strong>mento dei MDF aumentano considerevolmente. Durante violenti eventiidrometeorologici la risposta del bacino può essere molto rapida: superata unacerta soglia pluviometrica, <strong>di</strong>fferente da zona a zona in funzione del clima e dellecon<strong>di</strong>zioni geomorfologiche (circa il 10% della precipitazione me<strong>di</strong>a annua dellazona), i processi d’instabilità sui versanti seguono una sequenza d’innescoabbastanza precisa che vede originarsi rapidamente proprio i SS sui ripi<strong>di</strong> versantie i MDF nei bacini <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni.Figura 1 - Comune <strong>di</strong> Novate Mezzola (SO), frazione Campo. Colata detritica torrentizia delT. Vallone <strong>di</strong> Campo, affluente del T. Mera, avvenuto nella notte fra il 29-30 agosto 1934.Non vi furono vittime, ma ingenti danni (fotografia <strong>di</strong> Giacon Motta): si notino le <strong>di</strong>mensionidel masso sulla destra dell’immagine5


La Lombar<strong>di</strong>a è una regione per buona parte montuosa e <strong>di</strong> conseguenzanumerosissimi risultano essere i bacini e i sottobacini anche <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni.Una rapida analisi geomorfologica, condotta con l’ausilio delle fotografie aeree opiù semplicemente me<strong>di</strong>ante la consultazione delle cartografie <strong>di</strong>sponibili, puòconsentire facilmente d’identificare con buona approssimazione i torrentimaggiormente soggetti a processi torrentizi in base alla <strong>di</strong>mensione e forma delbacino, alla pendenza dell’asta torrentizia e alle <strong>di</strong>mensioni del proprio conoidealluvionale.Un altro tipo <strong>di</strong> approccio è quello storico. In base alle notizie storiche presentinell’archivio del CNR-IRPI <strong>di</strong> Torino oltre 600 bacini risultano soggetti a processinaturali che spaziano dalla piena torrentizia sino alla colata fangoso-detritica. Peralcuni <strong>di</strong> essi si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una sola notizia storica relativa ad un processo che haprovocato danni (forse anche per l’assenza <strong>di</strong> un centro abitato sul conoide); peraltri, invece, si hanno numerose notizie e in base alla ricorrenza del fenomeno sipuò dedurre la pericolosità del torrente.Una ricerca condotta presso l’IRPI <strong>di</strong> Torino nel 1997, riguardante i bacinisoggetti a processi torrentizi nella sola provincia <strong>di</strong> Sondrio, ha messo in luce chein almeno 299 bacini si è manifestato almeno un fenomeno (piena torrentizia eMDF). Tale dato è certamente sottostimato in quanto è stato ottenuto solamentetramite un’approfon<strong>di</strong>ta ricerca storica. Per questi 299 bacini sono state schedatiben 2025 eventi.Fra tutti i torrenti analizzati della provincia <strong>di</strong> Sondrio vale la pena citare il:- T. Tartano (Talamona), per il quale sono state ritrovate notizie storiche <strong>di</strong>almeno una settantina <strong>di</strong> eventi torrentizi (piene con ingente trasportosolido e MDF) a partire dal 1400: ciò significa un evento circa ogni 8 annie mezzo.- T. Schiesone (Prata Camportaccio), una quarantina <strong>di</strong> eventi torrentizi(piene con ingente trasporto solido e MDF) dal 1755 ad oggi, vale a <strong>di</strong>reme<strong>di</strong>amente un evento circa ogni 6 anni.- T. Codera (Novate Mezzola), una cinquantina <strong>di</strong> eventi torrentizi (pienecon ingente trasporto solido e MDF) dal 1811 ad oggi, vale a <strong>di</strong>reme<strong>di</strong>amente un evento circa ogni 4 anni.A causa della stretta connessione con i MDF, in questo lavoro sono stati presi inconsiderazione anche i SS, vale a <strong>di</strong>re le frane per saturazione e flui<strong>di</strong>ficazionedella coltre superficiale <strong>di</strong> copertura del substrato roccioso. Sono fenomenid’instabilità che si originano sia nel periodo estivo per precipitazioni <strong>di</strong> brevedurata ed elevata intensità, sia nei perio<strong>di</strong> primaverile/autunnale a causa <strong>di</strong>precipitazioni prolungate: tali movimenti gravitativi assumono un interesseparticolare per la <strong>di</strong>ffusione areale e la loro impreve<strong>di</strong>bilità.Si tratta in genere <strong>di</strong> frane <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni e <strong>di</strong> modesto spessore (fra 30cm e 1-2 m), che si generano tuttavia in numero anche molto elevato,corrispondentemente a zone prative o comunque prive <strong>di</strong> un'efficiente coperturaforestale con pendenze solitamente comprese fra i 16° e i 45°. I tempi <strong>di</strong> sviluppo<strong>di</strong> tali fenomeni, a partire dall'inizio della pioggia, sono molto brevi ed unico6


in<strong>di</strong>zio per riconoscere potenziali instabilità <strong>di</strong> questo tipo è fornito talora dallapresenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> franamenti analoghi avvenuti in passato nella medesima area.I SS risultano molto <strong>di</strong>ffusi in tutto il mondo, in quanto segnalati in <strong>di</strong>fferenticontesti geomorfologici, caratterizzati da climi anche molto <strong>di</strong>versi (me<strong>di</strong>terraneo,tropicale, continentale). L’elemento pre<strong>di</strong>sponente fondamentale è la presenza <strong>di</strong>una coltre <strong>di</strong> copertura eluvio-colluviale poggiante su un substrato roccioso,in<strong>di</strong>pendentemente dalle caratteristiche <strong>di</strong> quest’ultimo (CAMPBELL, 1975;GOVI & SORZANA, 1980). Fattore importante è anche la presenza <strong>di</strong> una netta<strong>di</strong>fferenziazione dei valori <strong>di</strong> permeabilità e resistenza fra la coltre superficiale e ilsubstrato.Fattori morfologici pre<strong>di</strong>sponenti risultano essere la presenza <strong>di</strong> concavitàlongitu<strong>di</strong>nali e/o trasversali del versante, rotture del pen<strong>di</strong>o ed avvallamenti.Un altro fattore importante è costituito dal regime delle pressioni neutre nellefasi antecedenti quella parossistica, le cui caratteristiche a loro volta risultanostrettamente connesse con quelle <strong>pluviometriche</strong>.Nel territorio alpino lombardo il campo <strong>di</strong> variazione relativo allaprecipitazione cumulata me<strong>di</strong>a annua varia tra 700 e 2250 mm: ciò pone inevidenza la marcata variabilità delle con<strong>di</strong>zioni idrauliche iniziali in grado <strong>di</strong>determinare l’innesco dei SS. Molto variabili si <strong>di</strong>mostrano, a livello mon<strong>di</strong>ale, icaratteri tipici degli eventi pluviometrici innescanti: nei casi esaminati la pioggiacumulata ha avuto un minimo <strong>di</strong> 45 mm sino ad un massimo <strong>di</strong> 416 mm. Anchel’intensità me<strong>di</strong>a della precipitazione presenta un campo <strong>di</strong> variazione compresofra 2 e 80 mm/h, con durate dell’evento da 30’ a 120 ore.Metodologia d’indagineRicerca delle notizie pregresseLa raccolta dei dati relativi agli eventi pregressi <strong>di</strong> MDF avvenuti sul territoriolombardo è stata condotta seguendo la classica metodologia dell’IRPI <strong>di</strong> Torino,già testata in passato durante altre ricerche, che consiste innanzitutto in unaapprofon<strong>di</strong>ta rassegna bibliografica.Proprio presso l’IRPI <strong>di</strong> Torino è presente la più vasta biblioteca riguardante il<strong>di</strong>ssesto idrogeologico nell’Italia Settentrionale. La biblioteca contiene libri eriviste inerenti l’area <strong>di</strong>sciplinare Scienze della Terra e dell’Ambiente. Nellasezione regionale sono presenti oltre 400 pubblicazioni trattanti il territoriolombardo. Interessanti notizie sono state tratte da alcuni degli oltre 900 lavori <strong>di</strong>geomorfologia e 600 volumi <strong>di</strong> Atti <strong>di</strong> Congressi (a partire dal 1960).Sono state considerate tutte le pubblicazioni aventi almeno un accenno ad unMDF o ad un SS avvenuto in Lombar<strong>di</strong>a. Il presente lavoro è stato facilitato dallapresenza del volume <strong>di</strong> GOVI & TURITTO (1994) i quali avevano già condottoun’approfon<strong>di</strong>ta indagine sui processi naturali avvenuti in Valtellina eValchiavenna. Purtroppo molti degli eventi da loro citati non hanno una copertura7


pluviometrica temporale, essendo avvenuti antecedentemente al 1917, anno nelquale sono iniziate le misurazioni delle piogge con una certa uniformità sulterritorio lombardo.Il primo archivio preso in considerazione è stato l’Archivio storico dell’IRPI <strong>di</strong>Torino, ove sono contenuti oltre 250.000 documenti ine<strong>di</strong>ti, riguardanti eventifranosi, <strong>di</strong> piena e torrentizi avvenuti nell’Italia Settentrionale dal 1800 ad oggi.Questi documenti sono in larga parte costituiti da relazioni descrittive a seguito <strong>di</strong>sopralluoghi, <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> pubblica calamità, delibere comunali, segnalazioni<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesti e <strong>di</strong> danni, rapporti d'evento, richieste <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o, atti pubblici e privati.Molte informazioni sugli argomenti <strong>di</strong> interesse sono conservate anche in progetticorredati <strong>di</strong> planimetrie, relazioni <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong>rette, interviste, telegrammi efotografie in bianco e nero o colore. La creazione <strong>di</strong> questo patrimoniodocumentale è stata possibile grazie ad un lungo lavoro <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> raccoltasvolto presso numerosi archivi: quelli comunali, provinciali e regionali, gliArchivi <strong>di</strong> Stato, dell’ex Ministero LL.PP., degli Ispettorati Provinciali dellaAgricoltura, dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, delle Prefetture, deiProvve<strong>di</strong>torati Regionali alle Opere Pubbliche, degli Uffici del Genio Civile,dell'Azienda Nazionale Autonoma Strade Statali e altri <strong>di</strong> tipo privato.Nell’archivio storico dell’IRPI sono stati passati in rassegna i documentipresenti nelle cartelle <strong>di</strong> ogni singolo centro abitato montano lombardo, conparticolare riguardo per quelli ubicati su conoide. Le numerose notizie sono stateselezionate e validate, prima <strong>di</strong> essere inserite nel database. Anche in questo caso,come in quello precedentemente citato, moltissimi eventi essendo avvenuti primadel 1917 sono stati così raccolti, ma non utilizzati per la fase <strong>di</strong> analisi.La ricerca <strong>di</strong> documenti relativi ed eventi pregressi è proseguita presso gliarchivi dell’ARPA della Regione Lombar<strong>di</strong>a (archivi dell’ex Servizio Geologico).Le relazioni tecniche, correlate da cartografie e talora da fotografie riferite aglieventi descritti sono <strong>di</strong>sseminate in <strong>di</strong>versi archivi che negli ultimi anni hannosubito almeno due traslochi. Non esiste a tutt’oggi un elenco aggiornato <strong>di</strong> tutti gliarchivi regionali e del loro specifico contenuto: il personale non è in gradod’in<strong>di</strong>care con certezza l’ubicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa documentazione archiviata.Presso il terzo piano dello stabile <strong>di</strong> Via Sassetti sono stati consultati tutti ifaldoni delle province <strong>di</strong> Sondrio, Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Varese. Inogni faldone sono solitamente contenuti una decina <strong>di</strong> cartelle, ognuna delle qualicontiene documenti riguardanti i <strong>di</strong>ssesti pregressi <strong>di</strong> uno specifico territoriocomunale. Sono stati ritrovati alcune decine <strong>di</strong> relazioni descriventi MDF e SS,soprattutto coinvolgenti centri abitati, ma purtroppo pochi riferimenti agli orarid’innesco.Sempre nello stesso stabile sono stati consultati i faldoni relativi alla Legge267/98 (stu<strong>di</strong> per perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevatoe progetti per la messa in sicurezza <strong>di</strong> tali aree). Anche in questo caso, idocumenti utili per la presente ricerca non sono stati molti.Di rilevante importanza ai fini dello stu<strong>di</strong>o è stata la visita effettuata in 7archivi comunali <strong>di</strong> altrettanti centri abitati scelti fra quelli maggiormenteinteressati in passato da MDF. Sono stati quin<strong>di</strong> visionati gli archivi dei comuni<strong>di</strong>: Bormio, Sondalo, Chiesa Valmalenco, Lanzada, Torre Santa Maria, Novate8


Mezzola e Prata Camportaccio. Tutti sono risultati ben or<strong>di</strong>nati e <strong>di</strong> facile accesso.In tutti i Comuni vi è stata grande <strong>di</strong>sponibilità da parte del personale tecnico cheha fornito in<strong>di</strong>cazioni utili e talvolta ha accompagnato il gruppo <strong>di</strong> lavoro insopralluoghi lungo l’asta dei torrenti, mostrando le situazioni idrauliche piùcritiche. Il materiale ritrovato è stato numeroso e <strong>di</strong> ottima qualità a partire dal1820 circa sino ai giorni nostri. Le relazioni ine<strong>di</strong>te descrivono gli eventi inmaniera accurata e talvolta sono accompagnate da in<strong>di</strong>cazioni sulle aree colpite,cartografie, valori quali volumetrie e spessori e persino fotografie. Purtropposolamente una ventina <strong>di</strong> documenti descriventi MDF e SS sono stati correlati alleprecipitazioni orarie, essendo avvenuti posteriormente all’inizio delleregistrazioni.Un ulteriore incremento <strong>di</strong> dati si è ottenuto con la consultazione degli Archividel Corpo Forestale dello Stato. Sono stati visitati l’Archivio del Coor<strong>di</strong>namentoprovinciale <strong>di</strong> Sondrio e l’Archivio del Coor<strong>di</strong>namento Regionale a Milano, inVia Vitruvio 43.Il Corpo Forestale, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, ogni qual voltaavveniva un <strong>di</strong>ssesto che interessava zone <strong>di</strong> sua competenza, effettuava unsopralluogo, compilando una scheda <strong>di</strong> sintesi. Tale scheda, contenenteinformazioni sull’ubicazione (cartografia IGM), la data ed eventualmente l’ora <strong>di</strong>acca<strong>di</strong>mento, le caratteristiche geometriche, le caratteristiche geologiche, le causeprobabili, i danni, ecc. è risultata <strong>di</strong> grande utilità. Sono state raccolte un’ottantina<strong>di</strong> documenti prodotti dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, sino al novembre2002.Tramite l’Or<strong>di</strong>ne dei Geologi della Regione Lombar<strong>di</strong>a è stata richiesta lacollaborazione dei geologi liberi professionisti regionali. A quelli delle province<strong>di</strong> Sondrio, Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Varese è stata inoltrata una schedatipo, <strong>di</strong> rapida e semplice compilazione, con particolari in<strong>di</strong>cazioni sulla tipologiadel fenomeno, l’ubicazione, la data e l’orario <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento. Su 62 professionisticontattati due hanno risposto, inviando 15 schede in tutto.Nel corso della ricerca sono state complessivamente raccolte informazioni relativea 1126 fenomeni <strong>di</strong> instabilità, che è stato possibile classificare, secondo ledescrizioni contenute nei documenti, come MDF o SS.In particolare, presso gli archivi storici dell’IRPI CNR <strong>di</strong> Torino e comunali, èstata rinvenuta documentazione relativa a 327 processi <strong>di</strong> questo tipo avvenuti apartire dalla fine del XVI secolo fino al 1917. Per tali eventi non si puòovviamente <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> misure <strong>pluviometriche</strong>, sebbene spesso nei documentisiano contenute in<strong>di</strong>cazioni qualitative relative alle con<strong>di</strong>zioni meteorologichecorrispondenti all’acca<strong>di</strong>mento del fenomeno.Relativamente ai fenomeni avvenuti tra il 1917 ed il 2006, si nota che 222 sonotratti da documenti conservati presso l’Archivio dell’IRPI <strong>di</strong> Torino (copie,pubblicazioni, stampa locale, ecc.) mentre i restanti 577 sono stati estratti dadocumenti consultati presso gli archivi della Direzione Generale Territorio eUrbanistica della Regione Lombar<strong>di</strong>a, del Corpo Forestale dello Stato, comunali9


oppure ricavati da pubblicazioni scientifiche o da schede compilate dai liberiprofessionisti.Tra i casi utilizzabili ai fini della ricerca ricadono tutti i fenomeni per i quali,oltre al giorno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento, è stato possibile ricavare informazioni relativeall’orario d’innesco. Talvolta le informazioni non sono state ottenute da un unicodocumento, ma ricavate dall’unione <strong>di</strong> notizie provenienti da <strong>di</strong>verse fonti.In alcuni casi è nota l’ora esatta in cui il fenomeno è avvenuto o una fasciaoraria ristretta, in altri l’in<strong>di</strong>cazione temporale è più generica (mattina,pomeriggio, sera, notte) e <strong>di</strong> conseguenza meno precisa anche per la suasoggettività (Figura 2).Figura 2 - Fenomeni <strong>di</strong> instabilità (MDF e SS) avvenuti in Lombar<strong>di</strong>a per i quali sono state rintracciateinformazioni nel corso della ricerca. I fenomeni avvenuti nel periodo 1917-2006 sono stati sud<strong>di</strong>visi aseconda della massima precisione con cui è in<strong>di</strong>cato nei documenti l’acca<strong>di</strong>mento: A= informazionirelative al solo anno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento (2,5%); M= mese o periodo dell’anno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento (13,4%); G=giorno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento (35,9%); T= momento della giornata <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento (31,8%); O= ora <strong>di</strong>acca<strong>di</strong>mento (16,4%)1917-2006T 31,8%O 16,4%1564 -1917G 35,9 %M 13,4 %A 2,5%Per quanto riguarda i 799 processi avvenuti tra il 1917 ed il 2006, si può osservareche:- nel 2,5 % dei casi si conosce solo l’anno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento;- per il 13,4 % è noto il mese o il periodo dell’anno (ad esempio la stagione)<strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento;- nel 35,9 % è noto il giorno <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento;- nel 31,8 % è noto il momento della giornata in cui è avvenuto il fenomeno;- soltanto per il 16,4 % dei fenomeni si conosce l’ora <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento.Sono 385 i processi naturali avvenuti tra il 1917 ed il 2006 dei quali è notoalmeno il momento della giornata un cui è avvenuto l’innesco: per 259 <strong>di</strong> essi è10


stato possibile avere a <strong>di</strong>sposizione dati pluviometrici (giornalieri o orari) relativiagli eventi che li hanno generati: questi fenomeni costituiscono la banca dati sullaquale sono state poi effettuate le successive analisi nel corso della ricerca.Si tratta dei fenomeni avvenuti nel settore pre-alpino ed alpino della RegioneLombar<strong>di</strong>a, per i quali sono noti, oltre alla localizzazione:- data esatta e orario (più o meno preciso) <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento;- dati pluviometrici registrati da strumenti posti a <strong>di</strong>stanza inferiore a circa 5km dal luogo <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento del fenomeno.Si rimanda al paragrafo successivo per le considerazioni relative al tipo ed allaqualità <strong>di</strong> dati pluviometrici acquisiti.Le segnalazioni sono state ricavate da comunicazioni degli enti locali, darelazioni tecniche redatte da tecnici comunali o geologi del Servizio Regionale oda liberi professionisti, da schede compilate dal personale del Corpo Forestale, danotizie <strong>di</strong> giornale, da pubblicazioni scientifiche, da in<strong>di</strong>cazioni dei liberiprofessionisti operanti in Regione Lombar<strong>di</strong>a.I fenomeni censiti sono avvenuti nel periodo compreso tra il 1927 ed il 2006(Figura 3), nel territorio ricadente nelle attuali province <strong>di</strong> Brescia, Como, Lecco,Sondrio. La maggior parte dei fenomeni <strong>di</strong> instabilità risultano essere avvenuti inprovincia <strong>di</strong> Sondrio (79%), seguita dalla provincia <strong>di</strong> Brescia (14%).Figura 3 - Sud<strong>di</strong>visione per province dei fenomeni <strong>di</strong> instabilità avvenuti nel territoriolombardo tra il 1917 e il 2006 (per cui sono <strong>di</strong>sponibili dati pluviometrici ed è noto ilmomento della giornata o l’orario <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento)SO79%LC 1%CO 1%BS14%BGVA3% 2%Ricerca dei dati pluviometriciLo stu<strong>di</strong>o della correlazione tra fenomeni <strong>di</strong> instabilità e precipitazioni presupponela <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> dati pluviometrici relativi agli eventi oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.11


Nel corso della presente ricerca è stato quin<strong>di</strong> necessario acquisire il maggiornumero <strong>di</strong> dati pluviometrici relativi agli eventi nel corso dei quali è statoregistrato l’innesco <strong>di</strong> movimenti <strong>di</strong> massa.La ricerca dei dati pluviometrici si è svolta attraverso fasi successive:1. censimento delle reti <strong>di</strong> misura pluviometrica in Regione Lombar<strong>di</strong>a;2. verifica dell’ubicazione delle stazioni <strong>pluviometriche</strong> e della <strong>di</strong>sponibilitàdei dati;3. acquisizione dei dati relativi agli eventi selezionati.Nell’effettuare la ricerca storica relativa ai fenomeni <strong>di</strong> instabilità avvenuti sulterritorio lombardo sono stati selezionati, in prima approssimazione, gli eventisuccessivi al 1917, anno in cui fu costituito il Servizio Idrografico MareograficoNazionale (SIMN).Dopo aver effettuato l’ubicazione del fenomeno considerato e lageoreferenziazione del punto d’innesco relativo in GIS, si è reso necessarioverificare la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> dati pluviometrici relativi all’evento meteorologicoconnesso all’innesco dell’instabilità, registrati da stazioni <strong>di</strong> misura postepossibilmente all’interno del sottobacino in cui si è verificato il fenomeno o,comunque situate ad una <strong>di</strong>stanza massima <strong>di</strong> circa 5 km rispetto all’ubicazionedello stesso (Figura 4).Figura 4 - Fenomeni <strong>di</strong> instabilità censiti avvenuti a partire dal 1564, con in<strong>di</strong>cazione della<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> dati pluviometrici e <strong>di</strong> informazioni più o meno precise relative all’orariod’innescoEventi periodo1917-200617287Eventi periodo1564 -1917327158382Eventi periodo 1917-2006 privi <strong>di</strong> dati pluviometriciEventi periodo 1917-2006 con dati pluviometrici e senza in<strong>di</strong>cazione oraria <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mentoEventi periodo 1917-2006 con dati pluvio con orario e in<strong>di</strong>cazione ora <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento genericaEventi periodo 1917-2006 con dati pluvio con orario e in<strong>di</strong>cazione ora <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento precisaLa fase <strong>di</strong> analisi dei dati pluviometrici è stata attuata sui fenomeni per i quali sihanno a <strong>di</strong>sposizione, oltre all’ora d’innesco, dati pluviometrici su base oraria osemioraria, a seconda che tali dati provengano da pluviografi tra<strong>di</strong>zionali12


(strumenti dell’ex SIMN) oppure da strumenti <strong>di</strong> misura automatici appartenentialla rete <strong>di</strong> monitoraggio pluviometrica dell’ARPA Lombar<strong>di</strong>a.I fenomeni considerati sono stati classificati, in base alla loro <strong>di</strong>namica, in trecategorie: i fenomeni classificati come MDF risultano essere 171, i SS 75 e i SSevoluti in MDF 13 (Figura 5).Figura 5 - Fenomeni d’instabilità considerati nella fase <strong>di</strong> analisi dei dati, sud<strong>di</strong>visi a secondadella tipologiaSS75SS/MDF13MDF171Database georefenziato per la catalogazione dei fenomeniPer una veloce ed agevole consultazione e gestione dei dati raccolti, i fenomeni, <strong>di</strong>cui è stato possibile reperire informazioni sull’orario <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento e dati <strong>di</strong>pioggia con campionamento orario o semiorario, sono stati schedati ed inseriti inun database strutturato in forma tabellare (Tabella 1), contenente informazioniesaustive sulle caratteristiche temporali, spaziali e <strong>di</strong>namiche del processonaturale. Per ogni evento, il punto <strong>di</strong> innesco del <strong>di</strong>ssesto è stato georiferito,me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong> applicazioni GIS, nel sistema regionale della Lombar<strong>di</strong>a(coor<strong>di</strong>nate Gauss Boaga), utilizzando come base cartografica <strong>di</strong> riferimento laCarta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000. È stato ottenuto, quin<strong>di</strong>, un databasegeoreferenziato, che consente un’imme<strong>di</strong>ata localizzazione spaziale deifenomeni. Questo passaggio è risultato essenziale per poter visualizzare ildatabase in ambiente GIS e confrontare l’ubicazione dei fenomeni con quelladelle stazioni <strong>pluviometriche</strong> presenti nel territorio regionale, allo scopo <strong>di</strong>in<strong>di</strong>viduare gli strumenti <strong>di</strong> misura più vicini e più rappresentativi per l’analisidelle piogge correlate.13


Tabella 1 - Stralcio della tabella dei movimenti <strong>di</strong> massa catalogati nel database, or<strong>di</strong>nati in modo crescente secondo il campo co<strong>di</strong>ce fenomenoCODICE FENOMENOBACINOGENERALEBACINO DIORDINESUPERIOREASTATORRENTIZIACOIVOLTA1LUGIA19950913 Ticino (F.) Lugano (L.) Giarone (Riale) COPROV COMUNE LOCALITÀ ANNO MESE GIORNO ORE TIPOLOGIACampioned'ItaliaVal Cottima -Via Totone1995 09 13 3.00 MDFSTAZIONIAUTOMATICHESTAZIONIMECCANICHESan FedeleIntelviUBICAZIONE CLASSE ARCHIVIOGA 2Territorio-Lombar<strong>di</strong>a3ADARL19510617 Adda (F.) Adda (F.) Arlate (T.) SO Grosotto Grosotto * 1951 06 17 M MDFFusinoValgrosinaGA 2CNR-IRPITorino3ADCAM19870719 Adda (F.) Adda (F.) Campello (T.) SO Bormio Bormio 1987 07 19 3.00 MDF Bormio GA 1CNR-IRPITorino3ADCAM19890707 Adda (F.) Adda (F.) Campello (T.) SO Bormio Val Campello 1989 07 07 21.00 MDFPresa d'Adda; PresaFrodolfoBormio GA 1Comune <strong>di</strong>Bormio3ADCAM19920722 Adda (F.) Adda (F.) Campello (T.) SO Bormio Val Campello 1992 07 22 18.00 MDFPresa d'Adda; PresaFrodolfoBormio GA 1Comune <strong>di</strong>Bormio +Territorio-Lombar<strong>di</strong>a3ADCAM19990805 Adda (F.) Adda (F.) Campello (T.) SO Bormio Val Campello 1999 08 0522.00-22.30MDFPresa d'Adda; PresaFrodolfoBormio GA 1Comune <strong>di</strong>Bormio3ADCAM20030824 Adda (F.) Adda (F.) Campello (T.) SO Bormio Val Campello 2003 08 24 P MDFPresa d'Adda; PresaFrodolfoBormio GA 1Comune <strong>di</strong>Bormio3ADCAN19510822 Adda (F.) Adda (F.) Canale (T.) SO TiranoConoide del T.Canale1951 08 22 S MDF Tirano GA 2CNR-IRPITorino3ADFIN19870718 Adda (F.) Adda (F.)Fine (T. <strong>di</strong>Valle)SO Val <strong>di</strong> SottoPonte delDiavolo1987 07 1817.30-18.00MDF Le Prese GA 2CNR-IRPITorino3ADFRO19880820 Adda (F.) Adda (F.) Frodolfo (T.) SO Valfurva S. Caterina 1988 08 20-21 N MDF3ADIMP19920722 Adda (F.)3ADLAV19870718 Adda (F.)Adda (F.)Adda (F.)ImpluviVersante SOCostiera delReitLa Vallaccia (R.)3ADMAL19940109 Adda (F.) Adda (F.) Mallero (T.) SOSO BormioVersante SOCostiera delReit- SS.Stelvio-BagniVecchi1992 07 2216.00-17.00MDFSO Val <strong>di</strong> Sotto Cepina 1987 07 18-19 N MDFPresa Frodolfo;Santa CaterinaPresa d'Adda; PresaFrodolfoCurlo; FunivieBernina; LaghiChiesaValmalenco Costi 1994 01 09 17.00 MDF Chiesa; Ganda <strong>di</strong>Lanzada; PiazzoCavalliForni GA 1Bormio P 2Bormio; LePreseGA 2Lanzada P 1CNR-IRPITorinoComune <strong>di</strong>Bormio +Territorio-Lombar<strong>di</strong>aCNR-IRPITorinoTerritorio-Lombar<strong>di</strong>a


ConclusioniLa ricerca delle informazioni relative ai movimenti <strong>di</strong> massa che sono staticonsiderati per il presente lavoro e la successiva acquisizione dei dati degli eventipluviometrici potenzialmente responsabili <strong>di</strong> detti movimenti, ha consentito <strong>di</strong>raccogliere complessivamente 142 casi. Di questi, solamente 46 riportano l’oracerta dell’avvenuto movimento (32% sul totale dei casi rilevati), mentre i restanti96, contengono informazioni temporali in<strong>di</strong>cative (es. mattina, pomeriggio, tardasera). Al fine <strong>di</strong> poter trarre conclusioni <strong>di</strong> tipo applicativo circa le relazionipiogge-movimenti, è in<strong>di</strong>spensabile poter focalizzare l’attenzione sui casi in cui èsegnalata l’ora dell’avvenuto movimento. I 46 fenomeni sono or<strong>di</strong>nati pertipologia <strong>di</strong> movimento: 34 si riferiscono a MDF e 12 a SS; <strong>di</strong> questi, gli ultimidue sono stati classificati come soil slip evoluti in colata (SS-MDF).Le colate fangoso-detritiche torrentizie sono processi naturali molto comuninell’ambiente alpino: le numerose vallate lombarde non risultano essere esenti datali fenomenologie. I numerosi fenomeni che da <strong>di</strong>ecimila anni a questa parte sisono susseguiti formando ampi conoi<strong>di</strong> sui fon<strong>di</strong>valle principali hanno causatodanni a strutture e infrastrutture via via sempre più ingenti a causa dell’aumentaredella pressione antropica. Le rare volte in cui in passato vi sono state <strong>di</strong>struzioni emorti sono probabilmente da ascriversi all’impreve<strong>di</strong>bilità delle colate detritichetorrentizie che talora possono manifestarsi con volumi superiori al passato o<strong>di</strong>salveare all’apice del conoide <strong>di</strong>rigendosi verso aree mai colpiteprecedentemente.La natura impreve<strong>di</strong>bile del processo è con<strong>di</strong>zionata, come ampiamentedescritto nel primo capitolo, da moltissime variabili, prima fra tutte la pioggia.L’estrema <strong>di</strong>fficoltà nella previsione è legata al fatto che non sussista sempreuna correlazione <strong>di</strong>retta fra precipitazione intensa e movimento <strong>di</strong> massa.Un’analisi condotta, infatti, su tutti i <strong>di</strong>agrammi settimanali relativi a 7 stazioni<strong>pluviometriche</strong> (Bormio, Chiavenna, Codera, Fusino Valgrosina, Lanzada, Mese eMoledana Ratti) ha messo in luce la presenza <strong>di</strong> numerosissimi eventipluviometrici caratterizzati da precipitazioni particolarmente intense che nonhanno provocato alcun fenomeno documentato, pur avendo avuto un’intensitàoraria maggiore <strong>di</strong> alcuni eventi responsabili dell’innesco <strong>di</strong> detti fenomeni.È il caso dello scroscio temporalesco registrato presso la stazionemeteorologica <strong>di</strong> Codera il 9 agosto 1957, pari a 53,4 mm in poco più <strong>di</strong> 2 ore. In15


tal caso non è stato ritrovato alcun documento che testimoni l’acca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> unMDF.Uno dei problemi maggiori è costituito dall’assoluta mancanza <strong>di</strong> osservazioni<strong>di</strong>rette compiute in corso <strong>di</strong> evento, lacuna che si traduce nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>ubicare correttamente i luoghi <strong>di</strong> innesco dei MDF e nella corretta comprensionedei loro meccanismi.Dall'analisi della <strong>di</strong>stribuzione cronologica degli eventi emerge come questiprocessi possano ripetersi a intervalli <strong>di</strong> tempo considerevoli (nell'or<strong>di</strong>ne delledecine <strong>di</strong> anni), sovente con carattere episo<strong>di</strong>co se rapportato alla scaladell'esistenza umana, e con ricorrenze tali da attenuare il ricordo e quin<strong>di</strong> lasensibilità e la coscienza della situazione <strong>di</strong> pericolo.È necessario quin<strong>di</strong> che per la zona in esame si debba <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un’adeguatabanca dati, relativamente al tipo <strong>di</strong> processo naturale considerato: maggiore è ilnumero delle notizie pregresse, migliore sarà la definizione dello scenario.Nell’affrontare uno stu<strong>di</strong>o volto all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> <strong>soglie</strong> <strong>pluviometriche</strong>, infase preliminare occorre:- definire l’area in esame e <strong>di</strong> conseguenza il tipo <strong>di</strong> soglia: a seconda dellefinalità della ricerca e della precisione che si vuole ottenere, è necessariostabilire se la soglia deve essere <strong>di</strong> tipo regionale o locale. Nel secondocaso sarà necessario infittire i dati relativi alle con<strong>di</strong>zioni climatiche,geomorfologiche e litologiche, ai fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto e agli eventipluviometrici;- definire il tipo <strong>di</strong> processo naturale (MDF, SS, frana, piena, ecc.) al qualecorrelare la soglia pluviometrica. La scelta comporterà l’analisi <strong>di</strong><strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong> eventi pluviometrici: estivi, brevi ed intensi nellamaggior parte dei casi per i MDF e SS, primaverili/autunnali e <strong>di</strong> piùgiorni <strong>di</strong> durata per frane profonde e piene fluviali;- definire i parametri pluviometrici (durata, intensità oraria, PMA, ecc.) dautilizzare per la definizione delle <strong>soglie</strong>, a seconda del tipo <strong>di</strong> sogliaempirica che si vuole ottenere.Per quanto riguarda i dati pluviometrici, è importante <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>riferimento adeguati nell’area in esame, che rispondano a determinati <strong>criteri</strong>relativamente a:- localizzazione: le stazioni scelte devono essere rappresentative per l’areain esame e poste a quote e <strong>di</strong>stanze adeguate rispetto ai fenomeniconsiderati, possibilmente all’interno del bacino idrografico considerato;- tipo <strong>di</strong> strumento: per poter effettuare uno stu<strong>di</strong>o finalizzatoall’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> <strong>soglie</strong> <strong>pluviometriche</strong> è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>strumenti in grado <strong>di</strong> registrare la pioggia oraria o meglio ancorasemioraria; le registrazioni delle precipitazioni giornaliere (pluviometri)non sono purtroppo utilizzabili;- <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> dati: è necessario che siano <strong>di</strong>sponibili serie storiche <strong>di</strong>dati, relative agli strumenti <strong>di</strong> riferimento, tali da permettere una16


icostruzione degli eventi considerati ed, eventualmente, l’analisi statisticadei dati. A seconda della quantità e della precisione dei dati su cui si basalo stu<strong>di</strong>o, sarà possibile ottenere una soglia più o meno atten<strong>di</strong>bile, lavali<strong>di</strong>tà della quale potrà essere verificata in caso <strong>di</strong> avvenimento <strong>di</strong> nuovieventi meteorici eccezionali che provochino processi d’instabilità.Come detto nelle considerazioni preliminari, in Lombar<strong>di</strong>a non esiste a tutt’oggialcun bacino sperimentale attrezzato nel quale poter condurre ricerche utili allosviluppo delle conoscenze sulle correlazioni fra precipitazioni e MDF. Sulla basedei dati e delle informazioni raccolte per la presente ricerca, molti bacinirisulterebbero essere se<strong>di</strong> ottimali da un punto <strong>di</strong> vista sperimentale: si segnala inmaniera particolare il bacino del Torrente Rezzalasco (Comune <strong>di</strong> Sondalo,Valtellina), che oltre a manifestare MDF con una frequenza quasi annuale, è statosede <strong>di</strong> un’attenzione particolare da parte dell’Amministrazione comunale che haimpegnato recentemente ingenti quantità <strong>di</strong> denaro per ottenere un rilievo conlaser-scanner e conseguentemente un DTM ad alta precisione.La capacità <strong>di</strong>struttiva delle colate è ampiamente <strong>di</strong>mostrata da documentistorici pregressi, testimonianze e fotografie. I tempi ridotti <strong>di</strong> preavviso e l’elevatavelocità delle colate detritiche rendono quanto mai <strong>di</strong>fficile qualsiasi intervento <strong>di</strong>salvaguar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> mitigazione del rischio.La prevenzione dei MDF consiste nella pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> misure utili adevitare danni, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong>fese passive o <strong>di</strong>fese attive. Le prime limitano l’usodelle aree esposte a rischio sia in maniera definitiva, sia in corso <strong>di</strong> evento, senzaperaltro intervenire sul processo. Le seconde intervengono, invece, <strong>di</strong>rettamentesul fenomeno e sui suoi <strong>possibili</strong> effetti.La previsione <strong>di</strong> tali fenomeni non è certamente facile: per poter prevedereesattamente quando e in che modo si manifesterà il processo non sono sufficientiné le notizie degli eventi pregressi (che danno un’idea della ricorrenza temporale edella pre<strong>di</strong>sposizione del bacino a produrre MDF), né una precisa zonazione delconoide con <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> rischio. Tali conoscenze possono senz’altroaiutare, ma senza dubbio la mitigazione del rischio può avvenire solamente grazieall’utilizzo <strong>di</strong> tecnologie innovative. Sarebbe necessario quin<strong>di</strong> installareall’interno <strong>di</strong> ogni bacino indagato un sistema <strong>di</strong> monitoraggio ed allarme in grado<strong>di</strong> allertare la popolazione esposta al rischio, in maniera tale da limitare il piùpossibile i danni producibili.È ovvio che la buona riuscita sia con<strong>di</strong>zionata dal tipo <strong>di</strong> strumentazione che siposiziona all’interno dal bacino soggetto a MDF: e ciò <strong>di</strong>pende da quanto si è<strong>di</strong>sposti ad investire. È necessario valutare se il sistema <strong>di</strong> monitoraggio in temporeale sia economicamente vantaggioso e cioè se la colata sia in grado <strong>di</strong> arrecaredanni maggiori dei costi degli interventi. E tutto ciò senza tenere inconsiderazione le vite umane, che ovviamente non hanno prezzo.Un’adeguata informazione sui rischi presenti su un determinato territorio è <strong>di</strong>fondamentale importanza in un’ottica <strong>di</strong> prevenzione dell’emergenza.Si legge nella nota <strong>di</strong> sintesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione elo Sviluppo Economico) in merito ai rischi emergenti nel XXI secolo che: “Unarisposta efficace all’emergenza <strong>di</strong>pende non solo dalle azioni condotte17


imme<strong>di</strong>atamente prima, durante o subito dopo una catastrofe, ma anche esoprattutto, dai piani, strutture e accor<strong>di</strong> preesistenti per coor<strong>di</strong>nare in modoampio ed efficace gli interventi del governo, dei volontari e delle società private”.Le azioni che si possono condurre in fase preventiva consistono nellavalutazione dei rischi presenti nell’ambiente e nel fornire una comunicazioneefficace per giungere all’attivazione <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> comportamento idonei.Molti fenomeni naturali, infatti, non possono essere evitati e sono sovente<strong>di</strong>fficilmente preve<strong>di</strong>bili: è possibile far sì che essi non si trasformino in eventicalamitosi, operando per ridurre la vulnerabilità dei sistemi fisici ed umaniesposti. Come si può arrivare a questo?Innanzitutto è necessario conoscere a fondo quali siano i processi naturali chepossono generare il rischio per la popolazione in una data area. La conoscenzapermetterà <strong>di</strong> poter creare un sistema <strong>di</strong> monitoraggio in continuo che consentaalla popolazione che vive in zone a rischio <strong>di</strong> poter avere un temposufficientemente ampio per potersi mettere in salvo. Ma fondamentale risulteràessere un’approfon<strong>di</strong>ta formazione della popolazione stessa affinché si rendaconto dei rischi ai quali è soggetta, legati all’evoluzione che può avere il processonaturale durante la fase culminante, delle zone che potrebbero esseremaggiormente colpite e <strong>di</strong> conseguenza sia a conoscenza delle vie preferenziali <strong>di</strong>fuga.La formazione e l’informazione dovrebbe essere il primo passo per una correttacultura ambientale, affinché la popolazione non commetta in futuro gli errori <strong>di</strong>pianificazione territoriale che sovente sono stati commessi in zone a rischio.Possiamo considerare, quin<strong>di</strong>, un duplice aspetto nella valutazione del rischio:da un lato avremo attività mirate a contenere la vulnerabilità del territorio tramitel’uso <strong>di</strong> tecnologie nuove ed emergenti e la costituzione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>monitoraggio e <strong>di</strong> sorveglianza efficace, dall’altra la formazione <strong>di</strong> una cultura delrischio che coinvolga i citta<strong>di</strong>ni, ma anche i politici, gli amministratori comunali, itecnici, i volontari, gli insegnanti, gli studenti e qualunque gruppo sociale.Ciò può avvenire tramite una comunicazione efficace, intesa sia come scambio<strong>di</strong> contenuti informativi, sia come capacità <strong>di</strong> relazionarsi con l’altro.Comunicazione non come un processo a senso unico in cui gli esperti istruisconola popolazione, bensì come un circuito interattivo e retroattivo in cui i ruoli sianointercambiabili e le informazioni fluiscano tra i <strong>di</strong>versi attori.Il messaggio va curato nella struttura e nel contenuto, va <strong>di</strong>ffuso attraversomezzi <strong>di</strong>versificati e riproposto attraverso molteplici canali.18

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!