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Il problema della solvibilità delle imprese di ... - Bruno de Finetti

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“<strong>Il</strong> <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong> solvibilità <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong> <strong>di</strong> assicurazione:attualità <strong>de</strong>ll’insegnamento <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>”Dario FocarelliCapo Economista ANIA<strong>Il</strong> compito che mi è stato assegnato dagli organizzatori è quello <strong>di</strong>presentare una rassegna <strong>de</strong>gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> sul <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong>solvibilità <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong> <strong>di</strong> assicurazione.Si tratta <strong>di</strong> un compito, a un tempo, straor<strong>di</strong>nariamente gra<strong>di</strong>to eoltremodo impegnativo, cosicché non posso non con<strong>di</strong>vi<strong>de</strong>re quanto harecentemente scritto <strong>de</strong> Ferra (2005): “Capire <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> è stataun’impresa per generazioni <strong>di</strong> stu<strong>de</strong>nti. Lo si poteva capire solo quando siera in grado <strong>di</strong> capirlo”.Ma, aggiungo io, gli stu<strong>de</strong>nti avevano la possibilità <strong>di</strong> interagirecon il Maestro. Per me, che non sono stato Suo allievo né ho avuto lafortuna <strong>di</strong> incontrarLo, il compito si presenta con una <strong>di</strong>fficoltà in più.Temo possa valere anche in questo caso, quanto Martin Shubik (Nasar,1998) <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> John F. Nash, vincitore <strong>de</strong>l Premio Nobel per l’economianel 1994: "You can only un<strong>de</strong>rstand the Nash equilibrium if you have metNash. It's a game and it's played alone."1


Per contenere -- non certo eliminare -- il rischio <strong>di</strong> risultareina<strong>de</strong>guato, circoscrivo l’oggetto <strong>de</strong>l mio intervento al <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong>solvibilità <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong> <strong>di</strong> assicurazione, che analizzerò alla luce <strong>di</strong>quattro contributi <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, provando a ragionare sulle loroinnumerevoli implicazioni e utilizzando i “termini” <strong>de</strong>ll’attuale <strong>di</strong>battitosulla riforma <strong>de</strong>l sistema <strong>di</strong> regolamentazione <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong> <strong>di</strong>assicurazione, <strong>di</strong> cui i requisiti patrimoniali costituiscono il nucleoprincipale (c.d. progetto Solvency II).Sono tuttavia consapevole che il metodo scelto non ren<strong>de</strong>compiutamente conto <strong>de</strong>l genio <strong>di</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, unanimementeconsi<strong>de</strong>rato uno <strong>de</strong>i padri <strong><strong>de</strong>lla</strong> matematica e <strong><strong>de</strong>lla</strong> statistica mo<strong>de</strong>rna.Di questo me ne scuso fin d’ora.1. Nella nota “La teoria <strong>de</strong>l rischio e il <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong> rovina <strong>de</strong>igiocatori” (1939) <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> parte dal <strong>problema</strong> classico, che si riassumecosì: in un gioco equo tra due giocatori che <strong>di</strong>sputano una serie <strong>di</strong>partite, se uno <strong>de</strong>i due è molto più ricco <strong>de</strong>ll’altro, la rovina <strong>di</strong> quelloche <strong>di</strong>spone inizialmente <strong>di</strong> un capitale molto inferiore è praticamentecerta 1 .1 In particolare, nella formula classica, la probabilità <strong>di</strong> rovina P’ <strong>de</strong>l giocatore1 che <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un capitale G’ e gioca con un giocatore 2 con un capitale iniziale pariG''a G’’ è pari a P'= e ovviamente se G ''→ ∞,P'→ 1.G'+ G''2


Ovviamente, tutto cambia se il gioco non è equo, ossia se uno <strong>de</strong>idue giocatori ha un vantaggio rispetto all’altro 2 .È lo stesso <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> a formulare due esempi <strong>di</strong> gioco concon<strong>di</strong>zioni “non eque”, con<strong>di</strong>zioni che però permettono lo svolgimentostesso <strong>de</strong>l gioco: è il caso <strong>de</strong>l banco nel gioco <strong><strong>de</strong>lla</strong> roulette (che siavvantaggia <strong>de</strong>ll’esistenza <strong>de</strong>l numero 0) e <strong><strong>de</strong>lla</strong> compagnia <strong>di</strong>assicurazione che effettua <strong>de</strong>i caricamenti rispetto al premio puro.Per stu<strong>di</strong>are il <strong>problema</strong>, <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> usa quello che <strong>de</strong>finisce“l’artificio <strong>di</strong> De Moivre”: vale a <strong>di</strong>re si continua a giocare un gioco equo,ma il valore <strong>de</strong>i “gettoni” in mano ai due giocatori varia in progressionegeometrica. Sulla base <strong>di</strong> questo artificio, la probabilità <strong>di</strong> fallimento <strong>de</strong>lgiocatore 1 può essere espressa dalla funzione 3 :P'≅ eαG'dove α


Questa relazione, <strong>de</strong>finita da alcuni la formula esponenziale <strong><strong>de</strong>lla</strong>probabilità <strong>di</strong> rovina, ci <strong>di</strong>ce due cose fondamentali:A) la probabilità <strong>di</strong> rovina <strong>di</strong>minuisce, quanto maggiore è il capitaleiniziale;B) la probabilità <strong>di</strong> rovina <strong>di</strong>minuisce al crescere <strong>de</strong>l caricamento 4 .Avanziamo una prima riflessione. Se, per qualsivoglia motivo,un’Autorità <strong>di</strong> vigilanza volesse portare a zero la probabilità <strong>di</strong> rovina <strong>di</strong>una compagnia <strong>di</strong> assicurazione dovrebbe, quin<strong>di</strong>, richie<strong>de</strong>re uncapitale molto gran<strong>de</strong> o ammettere caricamenti molto elevati. Torneremopiù avanti ad analizzare le implicazioni <strong>di</strong> queste alternative (punto 6).2. <strong>Il</strong> successivo passaggio compiuto da <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, sempre nella nota“La teoria <strong>de</strong>l rischio e il <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong> rovina <strong>de</strong>i giocatori”, consistenell’impostare il <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong> rovina <strong>de</strong>i giocatori nei termini <strong>de</strong>lbilancio <strong>di</strong> una impresa <strong>di</strong> assicurazione.In particolare, <strong>de</strong>finendo B il “livello <strong>di</strong> rischiosità” <strong>di</strong> una impresa<strong>di</strong> assicurazione, C le somme assicurate, p il premio puro e m il margine4 <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> <strong>de</strong>finisce inoltre il “livello <strong>di</strong> rischiosità” <strong>de</strong>ll’impresa <strong>di</strong>1assicurazione la relazione B = − . In sostanza la rischiosità <strong>de</strong>ll’impresa <strong>di</strong>pen<strong>de</strong>inversamente dal livello <strong>de</strong>i caricamenti.α4


unitario <strong>di</strong> caricamento (al netto <strong><strong>de</strong>lle</strong> spese), <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> <strong>di</strong>mostra cheasintoticamente vale la relazione 5 :p( 1−p)B = C .2mQuesta relazione evi<strong>de</strong>nzia che la rischiosità <strong>de</strong>ll’impresa aumentaall’aumentare <strong><strong>de</strong>lle</strong> somme assicurate e che, per dato livello <strong>di</strong> sommeassicurate:A) l’aumento <strong>de</strong>i caricamenti riduce proporzionalmente il livello <strong>di</strong>rischiosità <strong>de</strong>ll’impresa;B) il livello <strong>di</strong> rischiosità aumenta proporzionalmente con la varianza<strong><strong>de</strong>lla</strong> rischiosità <strong>de</strong>l portafoglio che è pari a p( 1− p).Questa formula, come è stato notato da molti (tra questi, <strong>de</strong> Ferrae Pressacco, 1986), anticipa il contributo <strong>di</strong> Markowitz (1952), dovevenivano <strong>de</strong>finiti i principi-base per la costruzione <strong>di</strong> una “frontieraefficiente” <strong>di</strong> un portafoglio <strong>di</strong> cespiti finanziari, assumendo comevariabili <strong>de</strong>cisionali il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>de</strong>l portafoglio e la suarischiosità (assunta pari alla varianza <strong>de</strong>l ren<strong>di</strong>mento <strong>de</strong>l portafoglio).5 Perché valga questa relazione occorre supporre: i) che il volume <strong>de</strong>gli affaririmarrà a un livello equivalente all’attuale per una serie abbastanza lunga <strong>di</strong> anni (cosìche valgono le proprietà asintotiche, ii) che gli affari vengano mantenuti nel temposempre su un me<strong>de</strong>simo “livello <strong>di</strong> rischiosità”; iii) che il “livello <strong>di</strong> rischiosità” siain<strong>di</strong>pen<strong>de</strong>nte, in ciascun periodo, dai risultati <strong>de</strong>ll’anno prece<strong>de</strong>nte.5


Tuttavia, ai nostri fini, mi appare rilevante la seguenteconsi<strong>de</strong>razione: l’attuale margine <strong>di</strong> solvibilità è essenzialmentecorrelato alla <strong>di</strong>mensione <strong>de</strong>l portafoglio. È come se la formula <strong>di</strong> <strong>de</strong><strong>Finetti</strong> fosse stata presa in consi<strong>de</strong>razione soltanto con riferimento allaprima componente.Pertanto, il principale obiettivo <strong>de</strong>l progetto Solvency II, ossia <strong>di</strong>fissare requisiti patrimoniali che riflettano meglio <strong>di</strong> quanto accada oggii rischi effettivi <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong>, è senz’altro in linea con le conclusioni cui<strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> giungeva quasi sessanta anni fa.3. Le riflessioni <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> erano finalizzate a <strong>de</strong>terminare unapolitica ottima <strong>di</strong> riassicurazione. Nel lavoro “<strong>Il</strong> <strong>problema</strong> <strong>de</strong>i pieni”,pubblicato dopo “La teoria <strong>de</strong>l rischio” ma elaborato prima <strong>di</strong> questo, il<strong>problema</strong> viene analizzato e risolto.In particolare, <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> <strong>de</strong>scrive, nell’ambito <strong><strong>de</strong>lla</strong>riassicurazione <strong>di</strong> tipo proporzionale, il <strong>problema</strong> <strong>de</strong>i “pieni relativi”,ossia come fare in modo che “la <strong>di</strong>minuzione <strong><strong>de</strong>lla</strong> probabilità <strong>di</strong>fallimento risulti la massima possibile a parità <strong><strong>de</strong>lla</strong> parte <strong>di</strong> guadagnocui si rinuncia per effetto <strong><strong>de</strong>lla</strong> riassicurazione”. Oggi <strong>di</strong>remmo che quelloche conta è ottimizzare le relazione tra rischio e ren<strong>di</strong>mento.Non è questa la se<strong>de</strong> per trattare i <strong>de</strong>ttagli <strong><strong>de</strong>lla</strong> soluzione, che nelcaso asintotico consiste nel ce<strong>de</strong>re i rischi in modo da ren<strong>de</strong>re l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>rischiosità uniforme tra le <strong>di</strong>verse polizze (si vedano al riguardo lecon<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>cate <strong><strong>de</strong>lla</strong> nota n. 5).6


È però utile rilevare che la funzione <strong><strong>de</strong>lla</strong> riassicurazione èesattamente complementare a quella <strong>di</strong> un accantonamento (prelievo) aun fondo <strong>di</strong> garanzia <strong>de</strong>gli utili (per<strong>di</strong>te) <strong>de</strong>ll’esercizio.Nell’ambito <strong>de</strong>l progetto Solvency II, queste riflessionisuggerirebbero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionare il requisito patrimoniale in funzione<strong><strong>de</strong>lla</strong> rischiosità al netto <strong><strong>de</strong>lla</strong> riassicurazione. Esistono complicazioni <strong>di</strong>natura metodologica, in particolare per i trattati non proporzionali, nelseguire questa impostazione; non vi è dubbio però che questa sembraessere la strada maestra.Ovviamente, occorrerebbe consi<strong>de</strong>rare anche il rischio connessocon la solvibilità <strong>de</strong>l riassicuratore. Questo va probabilmente mo<strong><strong>de</strong>lla</strong>tocon metodologie simili a quelle usate nel progetto Basilea II per il rischio<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, tenendo nel dovuto conto che nel nostro caso l’esposizione alrischio è in<strong>di</strong>retta.4. Una <strong>di</strong>gressione. In una nota a piè <strong>di</strong> pagina <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> chiarisceche, per quanto riguarda l’assicurazione vita, le sue consi<strong>de</strong>razioni siriferiscono “all’assicurazione <strong><strong>de</strong>lla</strong> somma sotto rischio verso ilcorrispon<strong>de</strong>nte premio <strong>di</strong> rischio; la parte <strong>di</strong> risparmio è <strong>de</strong>l tutto estraneaal <strong>problema</strong>”. Questa <strong>di</strong>stinzione è sempre ben chiara negli scrittiassicurativi <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>.Nelle “Lezioni <strong>di</strong> matematica attuariale”, ricordano Pitacco eBacinello (1986), <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> propone <strong>di</strong> scomporre il Conto Economico <strong>di</strong>una compagnia <strong>di</strong> assicurazione vita nelle due gestioni “Rischio” e7


“Risparmio”. Trattare in <strong>de</strong>ttaglio questa proposta ci porterebbe lontano;qui mi limito a sottolineare che essa è coerente con l’in<strong>di</strong>rizzo seguitoper i nuovi principi contabili internazionali “IAS/IFRS”, da quest’annoin vigore per le società quotate.Inoltre, l’intuizione <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> circa la necessità <strong>di</strong> calcolare subasi <strong>di</strong>verse da quelle contrattuali le riserve matematiche (da lui <strong>de</strong>finiteriserve prospettive “effettive” e che nella terminologia attuale sonochiamate “valore economico o realistico <strong><strong>de</strong>lle</strong> riserve matematiche”)rappresenta il cuore <strong>de</strong>l <strong>di</strong>battito sia <strong><strong>de</strong>lla</strong> cosid<strong>de</strong>tta fase due <strong>de</strong>gli IASsia <strong>de</strong>l progetto Solvency II. A <strong>di</strong>mostrazione <strong><strong>de</strong>lla</strong> rilevanza <strong>di</strong> questotema vorrei ricordare che in questi giorni le <strong>imprese</strong> <strong>di</strong> assicurazione <strong>di</strong>tutta Europa sono chiamate dalle Autorità <strong>di</strong> vigilanza a condurre, subase volontaria, un primo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> impatto quantitativo (QIS1) volto astimare la <strong>di</strong>fferenza tra i valori <strong><strong>de</strong>lle</strong> riserve calcolate su basecontrattuale o su base “economica”.5. Nella nota “La composizione tra i rischi eterogenei” (1954) <strong>de</strong><strong>Finetti</strong> affronta <strong>di</strong>verse questioni <strong>di</strong> gran<strong>de</strong> rilevanza per l’attuale<strong>di</strong>battito su Solvency II.La prima riguarda la <strong>di</strong>versificazione <strong>de</strong>i rischi -- che chiama“compensazione tra i rischi” – <strong>di</strong> cui il Maestro <strong>de</strong>scrive con gran<strong>de</strong>chiarezza l’effetto sulla probabilità <strong>di</strong> rovina. Lo fa ricorrendo a unaserie <strong>di</strong> esempi; ne riporto uno:8


“a un assicuratore incen<strong>di</strong> viene chiesto <strong>di</strong> partecipare,eccezionalmente alla copertura <strong>de</strong>i rischi trasporti, per esempio una naveo un carico <strong>di</strong> valori fuori dal comune che ecce<strong>de</strong> la potenzialitàcomplessiva <strong>de</strong>gli assicuratori <strong>de</strong>l ramo; egli esita o rifiuta o richie<strong>de</strong> <strong>di</strong>esten<strong>de</strong>re la copertura ad altri rischi <strong><strong>de</strong>lla</strong> stessa natura per avere unacompensazione”.Dopo aver riportato i risultati <strong><strong>de</strong>lla</strong> teoria <strong><strong>de</strong>lla</strong> probabilità e acon<strong>di</strong>zione che vi siano a<strong>de</strong>guate notizie statistiche conclu<strong>de</strong> che:“l’assicuratore incen<strong>di</strong> che rifiuta quel rischio trasporti, (ragiona inmodo errato): la compensazione avviene tanto più agevolmenteraggruppando rischi singoli <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi rami o specie”.In generale, argomenta <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> citando Thépaut, in presenza <strong>di</strong><strong>di</strong>versi rami o specie e a rischi in<strong>di</strong>pen<strong>de</strong>nti, l’ammontare <strong>de</strong>l fondo <strong>di</strong>garanzia necessario per fronteggiare la probabilità <strong>di</strong> rovina <strong>di</strong> unsingolo esercizio è inferiore a quello ottenuto dalla somma <strong>de</strong>i fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>garanzia per ciascun ramo 6 .Queste consi<strong>de</strong>razioni sono assai importanti nello sviluppo <strong>de</strong>lprogetto Solvency II. Esistono numerosi problemi <strong>di</strong> natura pratica circa6 In particolare, scrive <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> se il fondo <strong>di</strong> garanzia <strong>de</strong>terminato in funzione<strong>di</strong> un me<strong>de</strong>simo grado <strong>di</strong> sicurezza in n <strong>di</strong>stinti rami risulta essere rispettivamentepari a W , 1W2,..,W nè chiaro che, supposta l’in<strong>di</strong>pen<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>i rischi <strong>de</strong>i vari rami esupponendo un fondo <strong>di</strong> riserve unico per il complesso <strong>de</strong>i rami, il suo ammontare W2 2 22basterà sia dato da W = W1+ W2+ ... + Wnanziché dalla sommaW = W + W + ... +12W n.9


il modo <strong>di</strong> stimare gli effetti <strong>de</strong>i <strong>di</strong>versi casi <strong>di</strong> correlazione. Ma non vi èdubbio che il progetto segnerebbe un fallimento rispetto all’obiettivo <strong>di</strong><strong>de</strong>terminare un margine <strong>di</strong> solvibilità strettamente correlato allarischiosità <strong>de</strong>ll’impresa <strong>di</strong> assicurazione se non fosse tenuto in a<strong>de</strong>guatoconto l’effetto <strong><strong>de</strong>lla</strong> <strong>di</strong>versificazione.6. La relazione tra fondo <strong>di</strong> garanzia e valore <strong>de</strong>ll’impresa. Semprenella nota su “La compensazione <strong>de</strong>i rischi eterogenei” <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>sottopone a critica i risultati <strong><strong>de</strong>lla</strong> teoria asintotica <strong><strong>de</strong>lla</strong> probabilità <strong>di</strong>rovina. Scrive <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> “È chiaro infatti che per quanto piccola sifissasse una probabilità annua ammissibile <strong>di</strong> fallimento, il fallimentorisulterebbe praticamente certo in un tempo finito (sia pureastronomicamente gran<strong>de</strong>).” Aggiunge però: “La possibilità <strong>di</strong> avere unaprobabilità non nulla <strong>di</strong> sfuggire eternamente al fallimento .. non può<strong>di</strong>pen<strong>de</strong>re che dalla previsione <strong>di</strong> imporre … criteri <strong>di</strong> pru<strong>de</strong>nzain<strong>de</strong>finitivamente crescenti. …. . Tale ipotesi è assurda”.Nel lavoro “Su un’impostazione alternativa <strong><strong>de</strong>lla</strong> teorica collettiva<strong>de</strong>l rischio” <strong>de</strong>l 1954, avvalendosi <strong>de</strong>i contributi <strong>di</strong> Furst, Ottaviani eTe<strong>de</strong>schi, <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> formalizza e risolve il <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong><strong>de</strong>terminazione <strong>de</strong>l valore ottimo <strong>di</strong> un fondo <strong>di</strong> garanzia, la cuialimentazione si basa sulla seguente regola:“viene fissato un certo livello N per il suo fondo <strong>di</strong> garanzia; glieventuali utili vengono <strong>di</strong>stribuiti se il fondo <strong>di</strong> garanzia raggiunge il10


livello N; vengono invece <strong>de</strong>voluti a integrare tale fondo se il suo livello èinferiore.”.La regola <strong>de</strong>scrive una “passeggiata a caso” con due “barriere” <strong>di</strong><strong>di</strong>versa natura: una barriera assorbente, quando avviene il fallimento, euna riflettente, data dal valore N <strong>de</strong>l fondo <strong>di</strong> garanzia. <strong>Il</strong> processo eraampiamente noto nella teoria <strong><strong>de</strong>lla</strong> probabilità, ma secondo quantoriferiscono <strong>de</strong> Ferra e Pressacco (1986) la sua applicazione a problemi <strong>di</strong>tipo economico era sconosciuta.I guadagni assumono nel gioco solo i valori +1 e -1, conprobabilità rispettive p e q. <strong>Il</strong> gioco non è equo e, quin<strong>di</strong>, vale p>q=1-p.Ovviamente p-q è la misura <strong>di</strong> quanto iniquo è il gioco, ossia è la misura<strong>de</strong>l caricamento.(N )<strong>Il</strong> valore attuale <strong>de</strong>i guadagni futuri V (supposto che il fondoabbia attualmente il valore k) è dato dal valore attuale <strong><strong>de</strong>lle</strong> future“vincite utili” (ossia <strong>di</strong>stribuibili), cui si aggiunge il valore attuale <strong>de</strong>lren<strong>di</strong>mento <strong>de</strong>l fondo stesso.kIn particolare, il valore attuale <strong>de</strong>gli utili <strong>di</strong>stribuibili è ottenutoscontando con il fattore ν , cui corrispon<strong>de</strong> il tasso <strong>di</strong> interesse i, mentreil fondo k ha un ren<strong>di</strong>mento pari a λ(1-ν) con 0


tasso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>de</strong>l fondo produca un interesse minore <strong>di</strong> quelloche corrispon<strong>de</strong> allo sconto per calcolare i valori attuali 7 .La con<strong>di</strong>zione per cui il gioco è favorevole ed è quin<strong>di</strong> giocato daglip − qazionisti è data da > 1, ossia che il valore <strong>de</strong>i caricamenti risultiisuperiore al tasso <strong>di</strong> interesse utilizzato per scontare gli utili futuri.Di particolare interesse è la relazione che lega il valore attuale<strong>de</strong>gli utili futuri e il livello N <strong>de</strong>l fondo <strong>di</strong> garanzia. In particolare, <strong>de</strong><strong>Finetti</strong> <strong>di</strong>mostra che al crescere <strong>di</strong> N, il valore attuale <strong>de</strong>gli utili futuridapprima cresce e, poi, <strong>de</strong>cresce.La ragione è semplice: aumentando il fondo <strong>di</strong> garanzia N,aumenta la probabilità che l’impresa <strong>di</strong> assicurazione resti in vita e<strong>de</strong>ventualmente <strong>di</strong>stribuisca utili; tuttavia, un valore molto elevato <strong>di</strong> Nsposta avanti nel tempo il momento in cui gli utili si generano.È stato sottolineato da molti autori che l’importanza <strong>di</strong> questaelegante formalizzazione risie<strong>de</strong> nel fatto che essa, da un lato, elimina lecontrad<strong>di</strong>zioni <strong><strong>de</strong>lla</strong> teoria asintotica e, dall’altro, suggerisce schemirealistici <strong>di</strong> comportamento.Senza voler sminuire il primo risultato, che appartiene ormai allastoria <strong>de</strong>l calcolo <strong><strong>de</strong>lle</strong> probabilità, <strong>di</strong>rei che l’importanza “mo<strong>de</strong>rna” <strong>de</strong>lmo<strong>de</strong>llo sta nella formalizzazione <strong>de</strong>l rapporto tra il livello <strong>de</strong>l margine,7 Spiega <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> che questo è il caso che si verificherà quasi sempre, inquanto ragionevolmente le norme richie<strong>de</strong>ranno che il fondo <strong>di</strong> garanzia sia investitoin maniera pru<strong>de</strong>nziale.12


il valore <strong>de</strong>ll’impresa e il livello <strong>de</strong>i caricamenti. Secondo alcuni autori(Gerber e Shiu, 2003), questo contributo è alla base <strong><strong>de</strong>lla</strong> mo<strong>de</strong>rnateoria sulla <strong>di</strong>stribuzione <strong>de</strong>i <strong>di</strong>vi<strong>de</strong>n<strong>di</strong>. Mi sembra che sia importantesottolineare tre risultati:A) agli azionisti conviene costituire un fondo <strong>di</strong> garanzia: nella miainterpretazione, il margine <strong>di</strong> solvibilità non va visto quin<strong>di</strong> comeuna imposizione <strong><strong>de</strong>lle</strong> Autorità <strong>di</strong> vigilanza ma come unanecessità <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>imprese</strong>;B) il fondo <strong>di</strong> garanzia non <strong>de</strong>ve essere inutilmente troppo gran<strong>de</strong>perché ciò andrebbe a ridurre <strong>de</strong>l valore <strong>de</strong>ll’impresa;C) il valore <strong>de</strong>ll’impresa è tanto maggiore quanto più il gioco non èequo, ossia quanto più il livello <strong>di</strong> caricamento è elevato.La lettura combinata <strong>de</strong>i tre risultati, fa apparire evi<strong>de</strong>nte perchénon sia consigliabile azzerare, o ren<strong>de</strong>re troppo piccola, la probabilità <strong>di</strong>insolvenza <strong>di</strong> una impresa <strong>di</strong> assicurazione. Nel linguaggio <strong><strong>de</strong>lla</strong> finanzamo<strong>de</strong>rna <strong>di</strong>remmo che i costi connessi con un fabbisogno <strong>di</strong> capitaleeccessivo sono <strong>de</strong>stinati a tradursi in un incremento eccessivo <strong>de</strong>lprezzo <strong>de</strong>l servizio e/o in una riduzione <strong>de</strong>ll’offerta assicurativa.In concreto, si tratta <strong>di</strong> ridurre a livelli “economicamentecompatibili” il rischio <strong>di</strong> insolvenza e <strong>di</strong> fornire un’a<strong>de</strong>guata tutela agliassicurati qualora l’insolvenza si verifichi. E soprattutto si tratta <strong>di</strong>valutare compiutamente costi e benefici <strong><strong>de</strong>lle</strong> opzioni <strong>di</strong>sponibili. Ne va<strong><strong>de</strong>lla</strong> competitività <strong>di</strong> un settore che, per i gran<strong>di</strong> cambiamenti che il13


futuro ci riserverà, sarà chiamato a un ruolo cruciale nell’economia enella società.7. Vorrei ora conclu<strong>de</strong>re con un ringraziamento e unaconsi<strong>de</strong>razione.<strong>Il</strong> ringraziamento va al Presi<strong>de</strong>nte Desiata che, invitandomi asvolgere questa relazione, mi ha dato l’occasione <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re alcuni<strong>de</strong>i contributi <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> sui molteplici aspetti <strong>de</strong>l <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong>costituzione <strong>di</strong> un fondo <strong>di</strong> garanzia per una impresa <strong>di</strong> assicurazione.D’altra parte, la lettura <strong>di</strong> questi lavori mi induce a consi<strong>de</strong>rareche il tempo non ne ha scalfito il valore e che, forse, alcuni <strong>di</strong> loro sonopiù attuali oggi <strong>di</strong> quando furono presentati; aggiungo che il lorocontributo scientifico oltrepassa, come abbiamo visto, i confini <strong>de</strong>lsettore assicurativo.Non vi è quin<strong>di</strong> dubbio che le riflessioni <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong> possanooffrire una solida base teorica su cui fondare le <strong>de</strong>cisioni che le Autoritàassumeranno nel corso <strong>de</strong>l progetto Solvency II.Una conferma, ad abundantiam, <strong>de</strong>l “teorema” <strong>di</strong> GiuseppeOttaviani (1986): “comunque si prenda un lavoro <strong>di</strong> <strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, comunquese ne scelga una pagina a caso, comunque se ne legga un rigo, in quelrigo c’è almeno un contributo originale.”14


Bibliografia<strong>de</strong> Ferra , C. e F. Pressacco (1986), “Contributi alla teoria <strong><strong>de</strong>lle</strong> <strong>de</strong>cisioni”, in“Atti <strong>de</strong>l Convegno Ricordo <strong>di</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>de</strong> FInetti Professore <strong>de</strong>lll’ateneotriestino”, Dipartimento <strong>di</strong> Matematica Applicata, Trieste, 171-180.<strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, B. (1939), “La teoria <strong>de</strong>l rischio e il <strong>problema</strong> <strong><strong>de</strong>lla</strong> ‘rovina <strong>de</strong>igiocatori’”, Giornale <strong>de</strong>ll’Istituto italiano <strong>de</strong>gli Attuari, 10, 41-51.<strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, B. (1940), “<strong>Il</strong> <strong>problema</strong> <strong>de</strong>i ‘pieni’”, Giornale <strong>de</strong>ll’Istituto italiano <strong>de</strong>gliAttuari, 8, 1-88.<strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, B. (1954), “La compensazione tra rischi eterogenei”, Giornale<strong>de</strong>ll’Istituto italiano <strong>de</strong>gli Attuari, 17, 1-24.<strong>de</strong> <strong>Finetti</strong>, B. (1957), “Su una impostazione alternativa <strong><strong>de</strong>lla</strong> teoria collettiva<strong>de</strong>l rischio”, in “Transactions of the XVth International Congress ofActuaries”, P. F. Mallon, New York, vol II, 433-443.Gerber, H.U. e E.S.W. Shiu (2003), “Geometric Brownian motion mo<strong>de</strong>ls forassets and liabilities ”, North American Actuarial Journal, vol. 7, n.3, 37-56.Ottaviani, G. (1940), “Intervento Invitato”, in “Atti <strong>de</strong>l Convegno Ricordo <strong>di</strong><strong>Bruno</strong> <strong>de</strong> FInetti Professore <strong>de</strong>lll’ateneo triestino”, Dipartimento <strong>di</strong>Matematica Applicata, Trieste, 32-35.Markowitz, H. (1952), “Portfolio Selection”, The Journal of Finance, Vol. VII,No. 1, March, 77-91.Nasar, S.(1998), “A Beautiful Mind” New York, Simon & Schuster.Pitacco, E. e A. Bacinello (1986), “Contributi in elaborazione automatica <strong>de</strong>idati e assicurazioni vita”, in “Atti <strong>de</strong>l Convegno Ricordo <strong>di</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>de</strong> FInettiProfessore <strong>de</strong>lll’ateneo triestino”, Dipartimento <strong>di</strong> Matematica Applicata,Trieste, 149-170.15

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