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Relazione di fluttuazione-dissipazione generalizzata ... - La Sapienza

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Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma“<strong>La</strong> <strong>Sapienza</strong>”Facoltà <strong>di</strong> Scienze Matematiche, Fisiche e NaturaliTesi <strong>di</strong> <strong>La</strong>ureaSpecialistica in Fisica:<strong>Relazione</strong> <strong>di</strong><strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione<strong>generalizzata</strong> in un sistematermo<strong>di</strong>namicofuori dall’equilibrioClau<strong>di</strong>o Maggimatr. n 693176Relatore: Prof. G. RuoccoCorrelatore: Dott. R. Di LeonardoA.A. 2005-2006


In<strong>di</strong>ce1 Introduzione 5I Il teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazionee la sua generalizzazione persistemi fuori dall’equilibrio 72 Teoria della risposta lineare 92.1 Assunzioni fondamentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92.2 Risposta lineare all’equilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102.3 Variazione della me<strong>di</strong>a per l’eccitazione . . . . . . . . . . . . 142.4 Risposta e correlazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153 Sistemi fuori dall’equilibrio 193.1 Invecchiamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193.2 Estensione del teorema fuori dall’equilibrio . . . . . . . . . . 213.3 Classificazione dei modelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22II <strong>La</strong> fotocorrelazione della luce <strong>di</strong>ffusa, l’effetto Kerred il legame stabilito tra <strong>di</strong> essi dal teorema<strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione 294 Diffusione della luce e correlazione 314.1 Fluttuazioni e funzioni <strong>di</strong> correlazione . . . . . . . . . . . . . 314.2 Funzioni <strong>di</strong> correlazione me<strong>di</strong>ate sull’ensemble . . . . . . . . . 345 Teoria base della <strong>di</strong>ffusione della luce 375.1 Risultati della teoria dell’elettromagnetismo . . . . . . . . . . 375.2 Approccio molecolare alla <strong>di</strong>ffusione . . . . . . . . . . . . . . 405.3 Geometrie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 416 Gli esperimenti <strong>di</strong> fotocorrelazione 456.1 Fotocorrelazione omo<strong>di</strong>na . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 456.2 Fotocorrelazione etero<strong>di</strong>na . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 477 Molecole otticamente anisotrope 497.1 Diffusione <strong>di</strong> molecole a simmetria cilindrica . . . . . . . . . . 513


4 INDICE7.2 Tecnica dei tensori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 547.3 Correlazione dell’angolo <strong>di</strong> orientazione . . . . . . . . . . . . 637.4 Funzione omo<strong>di</strong>na . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 658 Effetto Kerr 698.1 Birifrangenza Kerr indotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 698.2 Polarizzabilità e suscettività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 738.3 Orientazione molecolare ed effetto Kerr . . . . . . . . . . . . 758.4 Energia <strong>di</strong> orientazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 779 Effetto Kerr e fotocorrelazione 83III L’esperimento condotto ed i risultati ottenuti 8510 L’esperimento 8710.1 Il campione stu<strong>di</strong>ato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8710.2 <strong>La</strong> fotocorrelazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8810.3 Misura della birifrangenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9211 Risultati 9911.1 Iterpolazione e normalizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 9911.2 Misure a vari tempi d’invecchiamento . . . . . . . . . . . . . 10011.3 I problemi riscontrati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10312 Conclusioni 107Bibliografia 108A Soluzione dell’equazione (2.11) 111B Sistemi <strong>di</strong> molecole sferiche 113B.1 Molecole sferiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113B.2 Soluzioni <strong>di</strong>luite e in<strong>di</strong>pendenza delle particelle . . . . . . . . 114B.3 Funzione <strong>di</strong> correlazione per la <strong>di</strong>ffusione . . . . . . . . . . . . 115B.4 Funzione <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na . . . . . . . . . . . . . . . . 117C Diffusione rotazionale 121C.1 Modello <strong>di</strong> Perrin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130D Polarizzabilità degli ellissoi<strong>di</strong> 133E Accoppiamento roto-traslazionale 135F Coesistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione VV e VH 139


Capitolo 1IntroduzioneNegli ultimi anni è stato rivolto un particolare interesse alla comprensionedella <strong>di</strong>namica dei sistemi fuori dall’equilibrio [1]. I numerosi stu<strong>di</strong> effettuatisu questi sistemi sono giustificati dal fatto che, nella realtà, incontriamospesso situazioni ben lontane dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio termo<strong>di</strong>namico.<strong>La</strong> maggior parte degli sviluppi in questo campo sono concentrati nelladescrizione dei vetri <strong>di</strong> spin edeivetri strutturali. Inparticolareèimportantecomprendere la <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> non-equilibrio <strong>di</strong> questi sistemi che si rivelanoprofondamente <strong>di</strong>versi da quelli all’equilibrio dal punto <strong>di</strong> vista delle proprietàtermo<strong>di</strong>namiche. In tale contesto è <strong>di</strong> grande importanza lo stu<strong>di</strong>odella generalizzazione del teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione, non applicabilefuori dall’equilibrio termo<strong>di</strong>namico. Tale teorema rappresenta uno deicar<strong>di</strong>ni della teoria generale dei sistemi a molti corpi.Sebbene sia stata eseguita un gran quantità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> analitici e computazionalisulla relazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione nei sistemi fuori dall’equilibrio,vi è un numero piuttosto ridotto <strong>di</strong> misure sperimentali. Non siè lontani dal vero se si afferma che l’unica misura non ambigua della versione<strong>generalizzata</strong> del teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione è stata effettuata suun sistema magnetico, modello per un vetro <strong>di</strong> spin. Nel presente lavoro <strong>di</strong>tesi vogliamo presentare i primi passi che stiamo muovendo nella <strong>di</strong>rezionedello stu<strong>di</strong>o sperimentale del teorema generalizzato. In particolare vogliamomostrare le nostre misure <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione fuori dall’equilibrio 1 ,ottenute grazie alla misura combinata della funzione <strong>di</strong> correlazione dellaluce <strong>di</strong>ffusa e della birfrangenza indotta da un campo elettrico detta ancheeffetto Kerr.Nella Parte I mostreremo gli aspetti generali della teoria della rispostae come da essa <strong>di</strong>scenda il teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione nel caso incui il sistema sia all’equilibrio termo<strong>di</strong>namico. In seguito esporremo comepuò essere esteso tale teorema per i sistemi fuori dall’equilibrio. A seguire(Parte II) approfon<strong>di</strong>remo gli aspetti teorici delle misure <strong>di</strong> fotocorrelazionedella luce <strong>di</strong>ffusa e <strong>di</strong> birifrangenza <strong>di</strong> effetto Kerr, mostrando come questedue misure sono legate dalla relazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione. Infinenella Parte III illustreremo l’esperimento realizzato ed esporremo i risultatiottenuti.1 Il sistema esaminato è un gel in corso <strong>di</strong> strutturazione.5


6 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE


Parte IIl teorema <strong>di</strong><strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazionee la sua generalizzazione persistemi fuori dall’equilibrio7


Capitolo 2Teoria della risposta lineareIn questo Capitolo esporremo brevemente la teoria della risposta lineare [2].Il caso <strong>di</strong> nostro interesse è quello <strong>di</strong> un sistema fuori dall’equilibrio termo<strong>di</strong>namico,tuttavia non si può prescindere dal presentare il teorema <strong>di</strong><strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione per un sistema all’equilibrio. Per questo motivointrodurremo inizialmente la teoria della risposta per i sistemi all’equilibrioper poi descrivere il comportamento <strong>di</strong> un sistema posto fuori dall’equilibrionel Capitolo successivo.2.1 Assunzioni fondamentali<strong>La</strong> teoria dell risposta lineare descrive in generale il comportamento delle osservabilidel sistema sottoposto ad un campo <strong>di</strong> forze esterne, che sia accoppiatodebolmente ad una specifica osservabile del sistema. Per la precisionequesta teoria descrive la variazione del valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quelle osservabili chesono mo<strong>di</strong>ficate dalla perturbazione esterna.Le assunzioni che seguiremo per sviluppare la teoria della risposta linearesono le seguenti:1. Il sistema al quale apllichiamo la forza esterna è in uno stato iniziale<strong>di</strong> equilibrio termo<strong>di</strong>namico.2. Il campo <strong>di</strong> forze esterne <strong>di</strong>pendente dal tempo F (t) è coniugato adun osservabile del sistema 1 A(q N , p N ) in modo tale che il prodottoF (t) A(q N , p N ) rappresenti la variazione <strong>di</strong> energia indotta dal campoesterno. Questo contributo all’energia del sistema deve inoltrerappresentare una piccola perturbazione.3. Esiste un relazione <strong>di</strong> linearità tra la me<strong>di</strong>a della variabile <strong>di</strong>namicamo<strong>di</strong>fiacata dalla perturbazione e la perturbazione stessa.Nelle ipotesi fatte in precedenza non è specificato come la forza esterna<strong>di</strong>penda dal tempo e, in effetti, la teoria della risposta lineare si applica a1 Abbiamo usato la notazione (q N , p N ) = (q 1, ..., q N ; p 1, ..., p N ). In generale lavariabile <strong>di</strong>namica A = A(q N , p N ) <strong>di</strong>pende dalle 3N coor<strong>di</strong>nate ed dai 3N impulsigeneralizzati <strong>di</strong> tutte la N particelle del sistema.9


10 CAPITOLO 2. TEORIA DELLA RISPOSTA LINEAREqualunque forma funzionale della F (t). Tuttavia, per meglio comprendere ilsignificato fisico <strong>di</strong> tale teoria, è bene considerare quattro forme fondamentaliper la F (t) che permettono <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are ciascuna un <strong>di</strong>fferente tipo <strong>di</strong> rispostadel sistema:(a) Stu<strong>di</strong>o dell’eccitazione Ad un certo istante <strong>di</strong> tempo t 0 la forza esterna<strong>di</strong> intensità F 0 viene accesa e perdura per un tempo infinito. <strong>La</strong> F (t)potrà essere scritta comeF (t) =F 0 Θ(t − t 0 ) (2.1)dove Θ(t−t 0 )è la funzione a gra<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Heaviside. In questa situazionesi stu<strong>di</strong>a appunto come il sistema si porta verso un nuovo stato <strong>di</strong>equilibrio (Figura 2.1(a)).(b) Stu<strong>di</strong>o del rilassamento Il campo sterno tenuto acceso per un tempoinfinito viene spento in un certo istante t 0 . Si prende quin<strong>di</strong> in esameil sistema che torna all’equilibrio (Figura 2.1(b)).(c) Stu<strong>di</strong>o della suscettività Ad un certo istante t 0 viene attivato un campoesterno oscillante della formaF (t) =F 0 Θ(t − t 0 )cos(ω(t − t 0 ))In questo modo stu<strong>di</strong>amo la funzione suscetività del sistema che definiremonel seguito (Figura 2.1(c)).(d) Stu<strong>di</strong>o della risposta all’impulso istantaneo In questo caso la forzaesternahalaforma<strong>di</strong>undelta<strong>di</strong>DiracF (t) = F 0τ δ(t − t 0)In questo modo si esamina la reazione del sistema ad una sollecitazioneistantanea.Noi stu<strong>di</strong>eremo nel dettaglio l’esperimento <strong>di</strong> eccitazione, tuttavia sele con<strong>di</strong>zioni specificate all’inizio sono sod<strong>di</strong>sfatte esiste una relazione tra i<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> risposta appena elencati come vedremo tra breve. In aggiunta,considerando un sistema che si trova inizialmente in uno stato <strong>di</strong> equilibrio,potrà essere calcolata la variazione della me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualsiasi osservabile aseguito dell’azione dello stimolo esterno.2.2 Risposta lineare all’equilibrioMostreremo ora come possa essere calcolata la variazione del valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>un’osservabile mo<strong>di</strong>ficata dal campo <strong>di</strong> forze esterno per un sistema all’equilibrio.Per fare questo dovremo trovare la variazione della <strong>di</strong>tribuzione<strong>di</strong> probabilità δp(t) indotta dalla forza esterna.Elenchiamo dapprima le proprietà meccanico-statistiche del sistema all’equilibrio:


2.2. RISPOSTA LINEARE ALL’EQUILIBRIO 11(a)F(t) = F 0(t-t 0) B(t) (b)F(t) = F 0(t 0-t) B(t) 00t 0tt 0t(c)F(t) = F 0(t-t 0) cos( (t-t 0)) B(t) t 0tFigura 2.1: (a) Forma della forza esterna in funzione del tempo in un esperimento <strong>di</strong>eccitazione. (b)Esperimento<strong>di</strong>rilassamento. (c) Esperimento <strong>di</strong> sucettività. In ciascunodei tre casi è stato riportato l’andamento schematico della variazione del valor me<strong>di</strong>odell’osservabile B mo<strong>di</strong>ficata dalla forza F (t).


12 CAPITOLO 2. TEORIA DELLA RISPOSTA LINEARE1. Il sistema possiede un’Hamiltoniana <strong>di</strong> equilibrio H 0 (q N , p N )inassenza<strong>di</strong> campo esterno2. <strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità del sistema all’equilibrio èdata dap 0 = 1 Q e−βH 0(2.2)dove β = 1k B T .3. <strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> partizione è definita come∫ ∫1Q N (V,T) =h 3N dq N dp N e −βH 0(2.3)N!nell’ensemble canonico. Qui h èlacostante<strong>di</strong>Planck.Secondo l’assunzione (2) del Par.2.1 all’accensione della forza esternaF (t) si deve avere un contributo <strong>di</strong> energia F (t) A(q N , p N )checomparirànell’Hamiltoniana totale del sistema come 2H(t) =H 0 − F (t) A(q N , p N )=H 0 + H ext (t) (2.4)dove abbiamo defnito H ext (t) =−F (t) A(q N , p N ). A causa dell’accensionedel campo esterno la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione (2.2) verrà mo<strong>di</strong>ficata comeseguep(t) =e −βH(t) = e −β[H 0+H ext(t)]Se il contributo <strong>di</strong> energia portato dal campo esterno nel sistema è sufficentementepiccolo potremo approssimare la precedenete equazione scrivendop(t) ≃ e −βH 0[1 + βH ext (t)] = p 0 + δp(t) (2.5)dove abbiamo definito δp(t) =e −βH 0βH ext (t).Il sistema sottosposto allo stimolo esterno può essere sempre descrittodalle equazioni canoniche <strong>di</strong> Hamilton 3 . Tali equazioni descivono l’evoluzione<strong>di</strong> tutte le 3N coor<strong>di</strong>nate ed i 3N impulsi generalizzati delle particelle delsistema e possono essere tradotte in un’equazione per l’evoluzione <strong>di</strong> unagenerica osservabile O(q N , p N )∂ O∂t = −i LO(qN , p N )={H, O} (2.6)dove L è l’operatore Liouvilliano definito come segue 4LO(r N , p N )=i {H, O}2 Si usa convenzionalemente un segno meno per il contributo F (t) A poichè ilcampoesterno induce in genere uno stato <strong>di</strong> energia inferiore per il sistema; si pensi ad esempioad un campo elettrico E che agisce su un insieme <strong>di</strong> particelle con momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polopermanente d, il contributo all’energia del sistema sarà allora U = −d · E.3 Si veda anche il Par.4.2.4 Qui(le parentesi graffe in<strong>di</strong>cano le parentesi <strong>di</strong> Poisson: {H,O} =∂H)∂O∂q i ∂p i− ∂O ∂H∂q i ∂p i.∑ 3Ni=1


2.2. RISPOSTA LINEARE ALL’EQUILIBRIO 13Quanto detto vale in particolare per la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione p(t) chesarà datada∂p∂tUsando la (2.5) nella (2.7) avremo= −i L p (2.7)∂p 0∂t + ∂δp(t)∂t= −i (L 0 + L ext )(p 0 + δp(t))= −iL 0 p 0 − iL 0 δp(t) − iL ext p 0 − iL ext δp(t) (2.8)dove abbiamo separato il Liouvilliano nella sua parte dovuta all’Hamiltonianadel sistema imperturbato e all’Hamiltoniana del campo esternoL p = i {H 0 + H ext ,p} = i {H 0 ,p} + i {H ext ,p} = L 0 p + L ext p (2.9)Si noti che il termine L ext δp(t) della (2.8) è quadratico nella perturbazionequin<strong>di</strong> può essere trascurato. Inoltre la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione all’equilibriop 0 deve sod<strong>di</strong>sfare separatamente l’equazione∂p 0∂t = −iL 0 p(0)In questo modo l’equazione (2.8) <strong>di</strong>verrà∂∂t δp(t) =−iL 0 δp(t) − iL ext p 0 (2.10)L’equazione (2.10) può essere ricondotta ad un’equazione <strong>di</strong>fferenzialedella formase poniamodg(t) =−kg(t)+h(t) (2.11)dtg(t) = δp(t)k = iL 0h(t) = −iL ext p 0L’equazione (2.11) ha soluzione particolare 5g(t) =∫ t−∞Per cui la soluzione della (2.10) saràdt ′ e k(t′ −t) h(t ′ )5 Si veda l’Appen<strong>di</strong>ce A.


14 CAPITOLO 2. TEORIA DELLA RISPOSTA LINEAREδp(t) ==∫ t= −−∞∫ t−∞∫ tdt ′ e iL 0(t ′ −t) (−i L ext p 0 )dt ′ e iL 0(t ′ −t) {H ext,p0 }−∞dt ′ e iL 0(t ′ −t) F (t ′ ) {A, p 0 } (2.12)dove abbiamo usato la definizione (2.9) <strong>di</strong> L ext eladefinizione<strong>di</strong>H ext datanella (2.4).L’equazione (2.12) permette <strong>di</strong> trovare la variazione del valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>un’osservabile in presenza del campo esterno per ogni sollecitazione a cuipossiamo sottoporre il sistema. Nel prossimo Paragrafo vedremo come èpossibile trovare queste variazioni me<strong>di</strong>e nel caso <strong>di</strong> un esperimento <strong>di</strong> eccitazione;inoltre, in base a tale risultato, saremo in grado <strong>di</strong> esprimere la variazionedell’osservabile <strong>di</strong>namica anche nei casi <strong>di</strong> rilassamento e suscettività.Se stu<strong>di</strong>amo l’eccitazione possiamo utilizzare la (2.1) ponendo t 0 =0senzaperdere generalità, così la (2.12) assumerà laforma∫ tδp(t) = − dt ′ e iL 0(t ′ −t) F 0 Θ(t ′ ) {A, p 0 }−∞∫ t= −F 0 dt ′ e iL 0(t ′ −t) {A, p 0 } (2.13)02.3 Variazione della me<strong>di</strong>a per l’eccitazioneConsideriamo una generica osservabile B(q N , p N ) che, in assenza <strong>di</strong> forzeesterne, abbia un valor me<strong>di</strong>o stazionario dato da∫ ∫〈B〉 0 = dq N dr N p 0 B(q N , p N )Quando an<strong>di</strong>amo ad eccitare il sistema con un forza esterna a gra<strong>di</strong>no il valorme<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale osservabile subirà una variazione lineare nella perturbazionepari a∫〈δB(t)〉 = 〈B(t)〉−〈B〉 0 =dq N ∫dr N δp(t) B(q N , p N ) (2.14)Utilizzando la (2.13) nella (2.14) avremo∫ t ∫〈δB(t)〉 = −F 0 dt ′0∫ t ∫= −F 0 dt ′0∫ t ∫= −F 0 dt ′0dq N ∫dq N ∫dq N ∫( )dr N e iL 0(t ′ −t) {A, p 0 } Bdr N {A, p 0 }()e −iL 0(t ′ −t) Bdr N {A, p 0 } B(t − t ′ ) (2.15)


2.4. RISPOSTA E CORRELAZIONE 15Per ottenere la (2.15) abbiamo sfruttato il fatto che l’integrale della B sututto lo spzio delle fasi corrisponde a fare la traccia <strong>di</strong> tale osservabile (intesacome operatore) ed abbiamo sfruttato le proprietà <strong>di</strong> cicliche della traccia 6 .Possiamo ora effettuare il cambio <strong>di</strong> variabili t ′′ = t − t ′ nella (2.15) perottenere∫ 0 ∫ ∫〈δB(t)〉 = −F 0 (−dt ′′ ) dq N dr N {A, p 0 } B(t ′′ )t∫ t ∫ ∫= −F 0 dt ′′ dq N dr N {A, p 0 } B(t ′′ ) (2.16)0∫ t ∫ ∫= −F 0 dt ′′ dq N dr N { A, B(t ′′ ) } p 00∫ t= −F 0 dt ′′ 〈{ B(t ′′ ),A }〉 0(2.17)0dove abbiamo reinvertito gli estremi <strong>di</strong> integrazione ed abbiamo sfruttatoancora la ciclicità della traccia, infatti la (2.16) è della formaTr (Ap 0 B − p 0 AB)=Tr(p 0 BA− p 0 AB)Possiamo ora definire la funzione <strong>di</strong> risposta dell’osservabile B indottadalla forza esterna F accoppiata con l’osservabile A comeed ottenere quin<strong>di</strong>〈δB(t)〉ψ AB (t) = limF 0 →0 F 0∫ tψ AB (t) =− dt ′′ 〈{ B(t ′′ ),A }〉 0(2.18)0<strong>La</strong> funzione (2.18) descrive la risposta del sistema al acmpo esterno esternaed è una proprietà del sistema all’equilibrio in<strong>di</strong>pendente dalla forza esternaF (t). Conoscendo (o misurando) la ψ AB si può risalire alla variazione me<strong>di</strong>adell’osservabile B secondo la relazione〈δB(t)〉 = F 0 ψ AB (t)Nel prossimo paragrafo vedremo come è possibile legare la funzione <strong>di</strong> risposta(2.18) alla funzione <strong>di</strong> correlazione delle osservabili A e B.2.4 Risposta e correlazioneMostriamo ora come la funzione <strong>di</strong> risposta ψ AB è legata alla funzione <strong>di</strong>correlazione delle osservabili A e B. Per fare questo consideriamo l’equazione(2.16)6 Si ricor<strong>di</strong> che la traccia gode della proprietà Tr[a 1a 2a 3]=ɛ ijk Tr[a ia ja k ], dove ɛ ijk èiltensore completamete antisimmetrico che vale −1 se il numero <strong>di</strong> permutazioni effettuatedegli in<strong>di</strong>ci è<strong>di</strong>sparie+1setalenumeroepari.


16 CAPITOLO 2. TEORIA DELLA RISPOSTA LINEARE∫ t ∫ ∫〈δB(t)〉 = −F 0 dt ′′ dq N dr N {A, p 0 } B(t ′′ )Scivendo esplicitamente le parentesi <strong>di</strong> Poisson avremo{A, p 0 } ==3N∑i=13N∑i=10( ∂A ∂p 0− ∂p )0 ∂A∂q i ∂p i ∂q i ∂p i(∂A ∂e −βH 0− ∂e−βH 0∂q i ∂p i ∂q i= −βe −βH 03N∑i=1)∂A∂p i( ∂A ∂H 0− ∂H )0 ∂A∂q i ∂p i ∂q i ∂p i= −βp 0 {A, H 0 } (2.19)Per ottenere la (2.19) abbiamo usato la definizione della funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioneall’equilibrio (2.2).Possiamo usare ora la (2.6) per scrivereCosì la (2.19) <strong>di</strong>verrà{A, H 0 } = −Ȧ{A, p 0 } = βp 0 ȦGrazie a questa equazione potremo riscrvivere la (2.16) come〈δB(t)〉 = −F 0 β∫ t0∫ t= −F 0 β∫= −F 0 β0∫ ∫dt ′′ dq N dr N Ȧp 0 B(t ′′ )∫ ∫dt ′′ dq N dr N p 0 A Ḃ(t′′ )∫dq N dr N p 0 A [B(t) − B(0)]= F 0 β [〈A(0) B(0)〉 0 −〈A(0) B(t)〉 0 ] (2.20)L’equazione (2.20) permette <strong>di</strong> scrivere la funzione <strong>di</strong> risposta in terminidella funzione <strong>di</strong> correlazione delle osservabili A e B per il sistemaall’equilibrio. In<strong>di</strong>cando la funzione <strong>di</strong> correlazione in maniera compattaconavremo infattiC AB (t) =〈A(0) B(t)〉 0ψ AB (t) =β [C AB (0) − C AB (t)]<strong>La</strong> trattazione che porta alle equazioni analoghe per lo stu<strong>di</strong>o del rilassamentoè identica a quella appena riportata per l’eccitazione. Senza ripeterela <strong>di</strong>mostrazione affermiamo allora che la variazione della me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> B puòessere scritta come


2.4. RISPOSTA E CORRELAZIONE 17〈δB(t)〉 = F 0 φ AB (t)dove φ AB è la funzione <strong>di</strong> risposta per il rilassamento ed è legata alla funzione<strong>di</strong> riposta dell’eccitazione dalla relazioneφ AB (t) =ψ AB (∞) − ψ AB (t) (2.21)Possiamo interpretare la relazione (2.21) come segue. Immaginiamo cheil sistema inizialmente all’equilibrio sia sottoposto da un certo istante aduna forza esterna costante F 0 (esperimento <strong>di</strong> eccitazione). <strong>La</strong> funzioneψ AB misura la deformazione del sistema (in particolare dell’osservabile B)che si adatta a questo nuovo stato <strong>di</strong> equilibrio. Se aspettiamo un temposuffcientemente lungo al limite infinito la ψ AB (t) raggiungerà il valorestazionario ψ AB (∞). Se ora spegnamo istantaneamente la forza esterna perstu<strong>di</strong>are il rilassamento il sistema ritornerà gradualmente dalla deformazioneraggiunta ψ AB (∞) allo stato imperturbato attraverso la funzione ψ AB cambiata<strong>di</strong> segno. Per avere un idea schematica <strong>di</strong> questi concetti si considerinole variazioni del valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> B (che sono proporzionali a ψ e φ) riportatein Fig.2.1(a),(b). Concludendo la variazione del valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> B inun esperimento <strong>di</strong> rilassamento può essere scritta in termini <strong>di</strong> funzione <strong>di</strong>correlazione come segue〈δB(t)〉 = F 0 β [C AB (t) − C AB (∞)] (2.22)Vogliamo sottolinare che le relazioni (2.20) e (2.22) rappresentano l’espressionedel teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione (TFD) nel dominio deltempo, quin<strong>di</strong> ci si può riferire ad esse anche in tal senso.An<strong>di</strong>amo ora a vedere la forma che assumono le equazioni (2.20) e (2.22)del TFD nel caso in cui l’osservabile B, <strong>di</strong> cui stu<strong>di</strong>amo la variazione me<strong>di</strong>a,coincida con la variabile <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> accoppiamento A. Per l’eccitazione e<strong>di</strong>l rilassamento avremo rispettivamente〈δA(t)〉 = F 0 β [C AA (0) − C AA (t)] (2.23)〈δA(t)〉 = F 0 β [C AA (t) − C AA (∞)] (2.24)Se inoltre l’osservabile A ha me<strong>di</strong>a nulla all’equilibrio 〈A〉 0 =0edènormalizzatain modo che 〈A 2 〉 0 =1avremoperle 7 (2.23) e (2.24)〈δA(t)〉 = F 0 β [1 − C AA (t)] (2.25)〈δA(t)〉 = F 0 βC AA (t) (2.26)In questo modo le equazioni (2.25) e (2.26) potranno essere riscritte come7 Si noti che in questo modo C AA(0) = 〈A 2 (0)〉 0 =1eC AA(∞) =〈A〉 0 2 =0poichépert →∞si perde la correlazione almeno finché nonviè rottura <strong>di</strong> ergo<strong>di</strong>cità.


18 CAPITOLO 2. TEORIA DELLA RISPOSTA LINEARE〈δA(t)〉 = F 0k B T [1 − C AA(t)] (2.27)〈δA(t)〉 = F 0k B T C AA(t) (2.28)Per ridurre le equazioni (2.27) e (2.28) ad un’unica equazione è utiledefinire la suscettività come la variazione dell’osservabile A normalizzataalla forza esterna in un esperimento <strong>di</strong> eccitazioneχ A (t) = 1 F 0〈δA(t)〉Nel caso in cui si effetui un’esperimento <strong>di</strong> rilassamento la χ può esserededotta semplicemente attraverso l’equazioneχ A (t) = 1 F 0[〈δA(0)〉−〈δA(t)〉] (2.29)dove t =0è l’istante in cui viene spento il campo esterno.In questo modo le (2.27) e (2.28) <strong>di</strong>verranno un’unica equazione per lasuscettivitàχ A (t) = 1k B T [1 − C AA(t)] (2.30)Spesso il TFD espresso dalla (2.30) è scrittto in termini della derivata dellafunzione <strong>di</strong> correlazione rispetto al tempo 8R A (t, t ′ )= 1 ∂k B T ∂t ′ C AA(t, t ′ ) (2.31)dove abbiamo introdotto la derivata della risposta integrata R = ∂χ/∂t ′ e t ′è l’istante <strong>di</strong> tempo in cui accen<strong>di</strong>amo il campo esterno. Si tenga presenteinoltre che la R A rappresenta la funzione <strong>di</strong> risposta ad una forza esternaimpulsiva (si veda il punto (4) del Par. 2.1). Si può infatti provare che,calcolando la variazione delle osservabili indotta da un campo esterno aforma <strong>di</strong> delta <strong>di</strong> Dirac, si ottiene la funzione <strong>di</strong> risposta (2.31).8 Si noti che attraverso l’integrazione in dt ′ si riottiene ∫ t0 dt′ ∂C(t, t ′ )/∂t ′ = C(t, t) −C(t, 0) = 1 − C(t).


Capitolo 3Sistemi fuori dall’equilibrioGran parte degli stu<strong>di</strong> realizzati sui sistemi fuori dall’equilibrio riguardanoil calcolo della funzione <strong>di</strong> risposta χ A e la funzione <strong>di</strong> correlazione C AAattraverso metodo analitici o tramite la simulazione computazionale dellaloro <strong>di</strong>namica. In questo caso la tecnica più comunemente usata per averea <strong>di</strong>sposizione un sistema ’fuori dall’equilibrio’ si basa innanzitutto sullascelta <strong>di</strong> un sistema che possieda uno stato vetroso. Tale sistema vienesottoposto ad una repentina trasformazione da uno stato <strong>di</strong> equilibrio adalta temperatura ad uno <strong>di</strong> bassa temperatura ove il tempo <strong>di</strong> rilassamentoècosìlentocheilsistemainvecchia. A questo punto uno dei tipi <strong>di</strong> analisipiù interessante è proprio l’indagine della forma che assume il TFD fuoridall’equilibrio. Ciò può essere fatto misurando la funzione <strong>di</strong> correlazionee, separatamente, la risposta del sistema ad un campo esterno <strong>di</strong> piccolaintensità.I sistemi stu<strong>di</strong>ati attraverso queste tecniche sono principalemente i sistemi<strong>di</strong> Ising, i sistemi ferromagnetici <strong>di</strong>luiti e più recentemente liqui<strong>di</strong>realistici in cui le particelle sono dotate <strong>di</strong> un potenziale <strong>di</strong> interazione [3].Nel seguito descriveremo il comportamento generale della funzione <strong>di</strong> correlazione<strong>di</strong> un sistema posto fuori dall’equilibrio ed illusteremo brevementecome può essere esteso il TFD per il sistema nello stato <strong>di</strong> non-equilibrio.Infine mostreremo le forme generali che può assumere il TFD nei vari modellistu<strong>di</strong>ati. In questo modo sarà possibile raggruppare i numerosi modelliin tre principali categorie.3.1 Invecchiamento<strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione C AA (t) <strong>di</strong> un sistema interagente all’equilibrio,mantenuto alla temperatura iniziale T a , può mostrare in generale due<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong>stinte. <strong>La</strong> prima è la <strong>di</strong>namica veloce che corrisponde al movimentodella molecola dentro la ’gabbia’ formata attorno ad essa dalle altremolecole; oppure, nel caso dei sistemi <strong>di</strong> Ising, alla <strong>fluttuazione</strong> degli spinche non fanno parte <strong>di</strong> un dominio strutturato o che si trovano sulla superfice<strong>di</strong> esso. Ciò si riflette in un rilassamento a tempi brevi nella C AA (t)che <strong>di</strong>pende debolmente dalla temperatura. <strong>La</strong> seconda <strong>di</strong>namica è quellarelativa al riarrangiamento dell’intera gabbia <strong>di</strong> molecole, o nei sistemi <strong>di</strong>19


20 CAPITOLO 3. SISTEMI FUORI DALL’EQUILIBRIO(a)T a> T bT bfC AA(t,t 0) (T a) (T b)log(t-t 0)(b)fC AA(t,t w)t w= 0 t w (T b)log(t-t w)Figura 3.1: (a) Funzione <strong>di</strong> correlazione per un sistema che mostra una <strong>di</strong>namica veloceed una lenta, a due <strong>di</strong>ffrerenti temperature T b


3.2. ESTENSIONE DEL TEOREMA FUORI DALL’EQUILIBRIO 21nel tempo.Risulta spontaneo domandarsi cosa succede alla risposta del sistema sottopostoad un tale processo <strong>di</strong> invecchiamento. In particolare ci chie<strong>di</strong>amo sela risposta può essere ancora dedotta dalla funzione <strong>di</strong> correlazione attraversouna relazione tipo TFD. Come vedremo nel prossimo Paragrafo può essereproposta un generalizzazione dell’equazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione, tuttaviai vari modelli (sistemi <strong>di</strong> spin, liqui<strong>di</strong> con potenzaile <strong>di</strong> interazione ecc.)mostreranno una <strong>di</strong>versa forma del TFD.3.2 Estensione del teorema fuori dall’equilibrioRicor<strong>di</strong>amo che il TFD per un sistema all’equilibrio può essere espressoattraverso la relazione (2.31)R A (t, t ′ )= 1k B T∂∂t ′ C AA(t, t ′ )Se il sistema è all’equilibrio le funzioni <strong>di</strong> risposta R(t, t ′ ) e la funzione <strong>di</strong>correlazione C(t, t ′ ) non <strong>di</strong>pendono dall’istante t ′ in cui iniziamo a misurarle,cioè esse godono <strong>di</strong> invarianza per traslazione temporale (TTI) per cuiR(t, t ′ )=R(t − t ′ )eC(t, t ′ )=C(t − t ′ ).Per i sistemi fuori dall’equilibrio termo<strong>di</strong>namico le funzioni <strong>di</strong> risposta ela funzione <strong>di</strong> correlazione non godranno più della TTI. Secondo lo scenarioproposto da Kurchan e Cugliandolo [4] avremo tuttavia che:(a) Per tempi brevi, cioè (t − t ′ )/t ′ ≪ 1, il sistema è in uno stato <strong>di</strong> quasiequilibrio.In questa scala <strong>di</strong> tempi vale il TFD espresso dall’equazione(2.31).(b) Quando si ha (t − t ′ )/t ′ ∼ 1ilTFDè mo<strong>di</strong>ficato dal fattore moltiplicativoX(t, t ′ )comesegueR A (t, t ′ )= X(t, t′ )k B T∂∂t ′ C AA(t, t ′ )(c) <strong>La</strong> funzione X(t, t ′ )pert e t ′ che tendono all’infinito è una funzione deltempo solo attraverso la funzione <strong>di</strong> correlazione Clim X(t,t,t ′ →∞ t′ )=X ( C AA (t, t ′ ) )<strong>La</strong> X(C) qui introdotta può anche essere messa in relazione con la temperaturaefficace. Lo scostamento della funzione X dal valore unitario quantificala violazione del TFD.Nelle simulazioni, come anche negli esperimenti, è conveniente considerarela risposta integrata χ a partire dall’istante 1 t w in cui accen<strong>di</strong>amo ilcampo esternoχ A (t, t w )=∫ tdt ′ X(t, t′ )t wk B T∂∂t ′ C AA(t, t ′ )1 t w è detto anche tempo <strong>di</strong> attesa.


22 CAPITOLO 3. SISTEMI FUORI DALL’EQUILIBRIOSecondo l’ipotesi (c), nel limite <strong>di</strong> t e t w che tendono all’infinito, potremoriscrivere la precedente equazione comeχ A (t, t w )= 1k B T∫ 1C AA (t,t w)du X(u) = 1k B T S (C(t, t w)) (3.1)dove abbiamo effettuato il cambio <strong>di</strong> variabili u = C AA (t, t ′ ) ed abbiamousato il fatto che il correlatore è normalizzato C AA (t, t) =1. Ricor<strong>di</strong>amoinoltre che, in base all’ipotesi (a), per tempi brevi la funzione S(C) deveridursi semplicemente aS (C(t, t w )) = 1 − C(t, t w )Possiamo concludere affermando che la relazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazioneper un sistema fuori dall’equilibrio è descritta dalla funzione S(C) checomparenella (3.1). In particolare essa contiene informazioni sulla generalizzazionedel TFD. I <strong>di</strong>versi sistemi stu<strong>di</strong>ati in letteratura, essenzialmenteattraverso simulazioni numeriche, possono essere raggruppati in tre principalicategorie a seconda della forma che assume la funzione S(C) comevedremo nel prossimo Paragrafo.3.3 Classificazione dei modelliI vari sistemi fuori dall’equilibrio mostrano un <strong>di</strong>fferente comportameno nellageneralizzazione del TFD. In particolare la forma che assume la relazione<strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione può essere legata alla funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzionedelle sovrapposizioni odeglioverlap P (q).Per comprendere questo legame consideriamo la funzione <strong>di</strong> correlazionenel limite t, t w →∞. Come abbiamo detto la violazione X <strong>di</strong>viene unafunzione della sola C AAlim X(t, t w)=X (C(t, t w )) = X(q)t,t w→∞Si può <strong>di</strong>mostrare infatti 2 che il valore X(q) è <strong>di</strong>rettamente legato allafunzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione P (q) dalla relazioneX(q) =∫ q0dq ′ P (q ′ )<strong>La</strong> P (q) rappresenta la probabilità <strong>di</strong> trovare due copie (o repliche) delsistema, lasciate evolvere in maniera in<strong>di</strong>pendente dall’istante t w a t, conuna sovrapposizione q. <strong>La</strong>formaassuntadallaP (q) è legata alla tipologia<strong>di</strong> rottura <strong>di</strong> simmetria delle repliche che si verifica nel sistema posto fuoridall’equilibrio. Non entreremo nel dettaglio descrivendo il significato o leproprietà della funzione P (q) nei vari modelli, giacché essi sono ampiamenteapprofon<strong>di</strong>ti in letteratura [6]. Vogliamo sottolineare tuttavia il fatto che aduna determinata forma della P (q) corrispondono <strong>di</strong>verse forme della funzioneS(C) (3.1), infattti si ha2 Si veda ad esempio la ref. [5].


3.3. CLASSIFICAZIONE DEI MODELLI 23S(C) =∫ 1Cdu∫ u0dq ′ P (q ′ )Un classificazione dei vari modelli può essere effettuata <strong>di</strong>rettamenteconoscendo le caratteristiche della funzione P (q) [7]. Nonostante ciò, dalpunto <strong>di</strong> vista computazionale e sperimentale, risulta <strong>di</strong> maggiore utilitàcomprendere la forma della funzione S(C) determinata da una particolareP (q). In tal modo è possibile confrontare <strong>di</strong>rettamente la S(C) conun<strong>di</strong>agramma che riporti la suscettività in funzione del correlatore. In basealla modalità della rottura delle repliche simmetriche che si ha per il sistemafuori dall’equilibrio possiamo <strong>di</strong>stingure tre principali categorie <strong>di</strong> modelli,ciascuno con una forma caratteristica della funzione S(C):(a) I sistemi la cui fase <strong>di</strong> raffreddamento è ben rappresentata da un unicostato. <strong>La</strong> funzione P (q) per questi modelli ha la forma <strong>di</strong> una delta <strong>di</strong>Dirac (Fig. 3.2(1))P (q) =δ(q − q 0 )dove q 0 è un valore costante che nel caso dei sistemi ferromagneticicoincide con la magnetizzazione spontanea a temperatura T b . In talimodelli non si ha alcuna rottura <strong>di</strong> simmetria delle repliche e lo statoche il sistema raggiunge al limite dell’invecchiamento può esserespecificato attarverso il solo parametro q 0 . Di questa categoria fannoparte i sistemi <strong>di</strong> Ising a siti <strong>di</strong>luiti, quelli con campo casuale [8] ed ingenerale i sistemi con accrescimento dei domini [9]. Il grafico <strong>di</strong> χ infunzione <strong>di</strong> C fuori dall’equilibrio per questi modelli ha l’andamentomostrato in Figura 3.2(2), la S(C) è in pratica una retta orizzontalenella regione C2 risolti in campo me<strong>di</strong>o, i sistemi binari <strong>di</strong> sfere sofficie quelli <strong>di</strong> Lennard-Jones. Il grafico χ vs C al <strong>di</strong> fuori dell’equilibrioperquesticasisarà dato da due rette (Fig. 3.3(2)).(c) L’ultima categoria raggruppa tutti i modelli con rottura infinita dellerepliche. Essi sono caratterizzati da una funzione P (q) <strong>di</strong>versa da zeroin tutto l’intervallo q ∈ [0,q 0 ] che presenta comunque una delta inq = q 0 (Fig. 3.4(1)). Di questo gruppo fanno parte il modello <strong>di</strong>Sherrington-Kirkpatrick e quello <strong>di</strong> Edwards-Anderson. <strong>La</strong> forma delTFD fuori dall’equilibrio è mostrata in Figura 3.4(2).E’ bene sottolineare comunque che in ognuno dei casi elencati nella zona incui C>q 0 (che corrisponde ai tempi (t − t w )/t w < 1) il sistema è in uno


24 CAPITOLO 3. SISTEMI FUORI DALL’EQUILIBRIO(1)P(q)0 1qq 0(2)1S (C (t,t w) )q 000 1C (t,t w)Figura 3.2: (1) Forma schematica della funzione P (q) e per i modelli della categoria (a).(2) Andamento della funzione S(C) per i modelli della categoria (a).


3.3. CLASSIFICAZIONE DEI MODELLI 25(1)P(q)0 q 0q1(2)1S (C (t,t w) )q 000 1C (t,t w)Figura 3.3: (1) Forma schematica della funzione P (q) e per i modelli della categoria (b).(2) Andamento della funzione S(C) per i modelli della categoria (b).


26 CAPITOLO 3. SISTEMI FUORI DALL’EQUILIBRIO(1)P(q)(2)10 q 0q1S (C (t,t w) )00 1C (t,t w)q 0Figura 3.4: (1) Forma schematica della funzione P (q) e per i modelli della categoria (c).(2) Andamento della funzione S(C) per i modelli della categoria (c).


3.3. CLASSIFICAZIONE DEI MODELLI 27stato <strong>di</strong> quasi-equilibrio ove il TFD non subisce cambiamenti e continua avalere la relazioneS(C) =1− C<strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza principale tra le tre categorie è nella regione <strong>di</strong> invecchiamentoC 1).E’ interessante stu<strong>di</strong>are anche come i grafici <strong>di</strong> χ in funzione <strong>di</strong> C simo<strong>di</strong>ficano all’aumentare del t w . In particolare i modelli della categoria (a)non mostrano cambiamenti significativi nella forma della S(C) alvariaredeltempo <strong>di</strong> attesa t w . Ciòè dovuto al fatto che la risposta a tempi lunghi èpraticamente piatta. Diversamente i modelli delle categorie (b) e (c) possonorispondere anche durante il regime <strong>di</strong> invecchiamento in un modo che<strong>di</strong>pende dal tempo t w .Per concludere vogliamo far notare che possiamo definire la temperaturaefficace comek B T eff = k BTX(C)Questa T eff è infinita per i modelli che appartengono al gruppo (a), finitaper i modelli del gruppo (b) e può assumere un ampio intervallo <strong>di</strong> valoriper i modelli del gruppo (c).


28 CAPITOLO 3. SISTEMI FUORI DALL’EQUILIBRIO


Parte II<strong>La</strong> fotocorrelazione della luce<strong>di</strong>ffusa, l’effetto Kerred il legame stabilito tra <strong>di</strong>essi dal teorema<strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione29


Capitolo 4Diffusione della luce ecorrelazione<strong>La</strong> ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica è una delle sonde più importanti per indagarela struttura e della <strong>di</strong>namica della materia [10]. L’assorbimento <strong>di</strong>ultravioletto, visibile, infrarosso ecc. fornisce informazioni dettagliate suilivelli energetici elettronici, rotazionali e vibrazionali delle molecole.Quando della luce incide sulla materia, il campo elettrico dei fotoni induceuna polarizzazione oscillante degli elettroni della molecola. Quin<strong>di</strong> lemolecole fungono da fonte <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione secondaria e conseguentemente irra<strong>di</strong>ano(<strong>di</strong>ffondono) luce. Allora la frequenza, la <strong>di</strong>stribuzione angolare, lapolarizzazione ed l’intensità della luce <strong>di</strong>ffusa sono determinate dalle <strong>di</strong>mensioni,dalla forma e dalle interazioni molecolari nel materiale che <strong>di</strong>ffonde.Quin<strong>di</strong> dalle caratteristiche della luce <strong>di</strong>ffusa in un dato sistema dovrebbeessere possibile, con l’aiuto dell’elettro<strong>di</strong>namica e della meccanica statistica,ottenere informazioni sulla struttura e sulla <strong>di</strong>namica delle molecolenel mezzo che <strong>di</strong>ffonde. In un tipico esperimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della luce laluce <strong>di</strong> un laser viene fatta passare attraverso un filtro (polarizzatore) chene definisce la polarizzazione, dopo<strong>di</strong>chè questo fascio <strong>di</strong> luce polarizzataincide sul mezzo che <strong>di</strong>ffonde. <strong>La</strong> luce <strong>di</strong>ffusa dal mezzo passa quin<strong>di</strong> attraversoun polarizzatore che ne seleziona una certa polarizzazione e infineentra nel rivelatore. <strong>La</strong> posizione del rivelatore definisce l’ angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusioneθ e l’intersezione tra il fascio incidente e il fascio che arriva al rivelatoredefinisce volume <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, come illustrato nella Figura 4.1. Il rivelatorecomunemente usato in questi esperimenti è un fotomoltiplicatore.I tre <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> usati in questo tipo <strong>di</strong> esperimenti sono dettil’analisi in energia, la tecnica omo<strong>di</strong>na e la tecnica etero<strong>di</strong>na, essi sonorappresentati schematicamente nella Figura 4.2. Si noti che nelle tecnicheomo<strong>di</strong>na ed etero<strong>di</strong>na non viene usato alcun monocromatore sulla luce <strong>di</strong><strong>di</strong>ffusione che deve arrivare al fotomoltiplicatore.4.1 Fluttuazioni e funzioni <strong>di</strong> correlazioneRicor<strong>di</strong>amo che ogni osservabile misurata <strong>di</strong> un sistema allequilibrio è ovviamenteuna me<strong>di</strong>a sul tempo, cioè halaforma31


32 CAPITOLO 4. DIFFUSIONE DELLA LUCE E CORRELAZIONEVOLUME DIDIFFUSIONELASERPOLARIZZATORERIVELATOTREPOLARIZZATOREFigura 4.1: Rappresentazione schematica <strong>di</strong> un esperimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della luce.ANALISI IN ENERGIALUCEDIFFUSALUCEFILTRATARIVELATORESEGNALEMONOCROMATOREMEMORIZZAZIONETECNICA OMODINALUCEDIFFUSARIVELATORESEGNALEAUTOCORRELAZIONEMEMORIZZAZIONETECNICA ETERODINALUCEDIFFUSARIVELATORESEGNALEPORZIONE DELLALUCE LASERAUTOCORRELAZIONEMEMORIZZAZIONEFigura 4.2: Rappresentazione schematica delle <strong>di</strong>verse tecniche usate negli esperimenti<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione.


4.1. FLUTTUAZIONI E FUNZIONI DI CORRELAZIONE 33∫ T +t0Ā(t 0 ,T)= 1 A(t)dt. (4.1)T t 0<strong>La</strong> me<strong>di</strong>a ha significato solo se il tempo T su cui è fatta è grande rispettofluttuazioni <strong>di</strong> A. Idealmente A andrebbe me<strong>di</strong>ato su un tempo infinitocome segue∫1 T +t0Ā(t 0 ,T) = lim A(t)dt (4.2)T →∞ T t 0Nella meccanica statistica si assume che tale me<strong>di</strong>a sia in<strong>di</strong>pendente da t 0 ,cioè si assume che A sia una proprietà stazionaria, cioè della forma∫1 T〈A〉 = lim A(t)dt (4.3)T →∞ T 0Figura 4.3: L’osservabile A che fluttua nel tempo, l’asse dei tempi è stato sud<strong>di</strong>viso inintervalli <strong>di</strong>screti ∆t.<strong>La</strong> A(t) somiglia ad un segnale <strong>di</strong> rumore (Figura 4.3) e sarà <strong>di</strong>versaa<strong>di</strong>stanti del tempo <strong>di</strong>versi A(t) ≠ A(t + τ). Ovviamente se τ è molto piccolorispetto ai tempi tipici delle fluttuazioni le due A(t) edA(t + τ) <strong>di</strong>fferiranno<strong>di</strong> poco (sono correlate), ma per τ grande esse potranno essere molto <strong>di</strong>verse(si perde la correlazione). Definiamo quin<strong>di</strong> la funzione <strong>di</strong> autocorrelazionedell’osservabile A come∫1 T〈A(0)A(τ)〉 = lim A(t)A(t + τ)dt (4.4)T →∞ T 0Dovendo calcolare la me<strong>di</strong>a (4.4) a passi <strong>di</strong>screti (per un tempo finito), adesempio in un esperimento, considereremo lasse del tempo <strong>di</strong>viso in intervalli∆t ed in<strong>di</strong>chiamo t = j∆t, τ = n∆t e T = N∆t (sinotichet+τ =(j +n)∆t). Dalla definizione <strong>di</strong> integrale possiamo approssimare la (4.3) e la (4.4)come


34 CAPITOLO 4. DIFFUSIONE DELLA LUCE E CORRELAZIONE1〈A〉 ≈ limN→∞ N〈A(0)A(τ)〉 ≈ limN→∞1NN∑A(j∆t) (4.5)j=1N∑A(j∆t)A((j + n)∆t) (4.6)j=1Si noti che alcuni termini nella sommatoria (4.6) possono essere negativied andranno a cancellare termini positivi. Considerando invece 〈A 2 (0)〉 =〈A(0)A(0)〉 si ha che tutti i termini nella (4.6) sono positivi o nulli quin<strong>di</strong>avremo〈A 2 1N∑1N∑(0)〉 ≈ lim A(j∆t)A(j∆t) = lim A 2 (j∆t) (4.7)N→∞ NN→∞ Nj=1j=1〈A 2 (0)〉 ≥ 〈A(0)A(t)〉 (4.8)Quin<strong>di</strong> la funzione <strong>di</strong> correlazione decade dal suo valore iniziale 〈A 2 (0)〉che deve essere il massimo. Inoltre ci aspettiamo che, per τ molto granderispetto ai tempi tipici delle fluttuazioni, la A(t)elaA(t+τ) siano totalmentescorrelate quin<strong>di</strong>lim 〈A(0)A(τ)〉 = 〈A(0)〉〈A(τ)〉 = τ→∞ 〈A〉2 (4.9)Allora la funzione <strong>di</strong> correlazione all’aumentare del tempo decade dal suovalore massimo 〈A 2 〉 al valore 〈A〉 2 (come esempio si consideri la Figura 4.4).In molti casi pratici la funzione <strong>di</strong> correlazione decade come un esponenzialesingolo della forma〈A(0)A(τ)〉 = 〈A〉 2 +[〈A 2 〉−〈A〉 2 ]exp(− τ )(4.10)τ rdove τ r è detto tempo <strong>di</strong> rilassamento o tempo <strong>di</strong> correlazione dell’osservabileA (Figura 4.4.).4.2 Funzioni <strong>di</strong> correlazione me<strong>di</strong>ate sull’ensembleLe funzioni <strong>di</strong> correlazione (<strong>di</strong>pendenti dal tempo) che illustreremo nel seguitosono misurate effettivamente attraverso una me<strong>di</strong>a sul tempo, tuttavia(nella maggior parte dei calcoli teorici) esse vengono calcolate con una me<strong>di</strong>a<strong>di</strong> ensemble. In base al teorema ergo<strong>di</strong>co 1 possiamo affermare che lame<strong>di</strong>a sul tempo (4.3) sia identica alla me<strong>di</strong>a sullo spazio delle fasi (me<strong>di</strong>a<strong>di</strong> ensemble) definita come1 <strong>La</strong> <strong>di</strong>mostrazione dell’ergo<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> un sistema (necassaria per l’applicazione del teorema)può essere effettuata solo per alcuni casi molto semplici, tuttavia le pre<strong>di</strong>zioni dellateoria degli ensable sono talmente consitenti con gli esperimenti che possiamo assumerelacome un principio.


4.2. FUNZIONI DI CORRELAZIONE MEDIATE SULL’ENSEMBLE 35Figura 4.4: <strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione dellosservabile A nel caso <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mentoesponenziale singolo.∫〈A〉 =dΓp(Γ)A(Γ)dove Γ = (r 1 , ..., r N , p 1 , ..., p N ) rappresenta un punto nello spazio delle fasiche definisce perfettamente il sistema assegnando ad ognuna delle N particelleimpulso e posizione 2 e p(Γ)dΓ rappresenta la probabilità (infinitesima)<strong>di</strong> trovare il sistema nell’intorno dello stato Γ. p(Γ) è la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione(<strong>di</strong> equilibrio) dell’ensemble specifico. Ad esempio per l’ensamblecanonico si ha (si veda anche il Par. 2.1)p(Γ) = 1 Q e−βH(Γ)Vogliamo sottolineare che ciascun membro dell’ensemble (identficato univocamenteda un punto nello spazio delle fasi) rappresenta uno stato <strong>di</strong>stintodel sistema che si evolve secondo le equazioni canoniche <strong>di</strong> Hamilton⎧⎪⎨ṙ i = ∂H∂p i⎪⎩ṗ i = − ∂H∂r idove i =1, ..., 3N. Le precedenti equazioni descrivono una traiettoria nellospazio delle fasi (avente origine dal punto Γ 0 )Γ t =(r 1 (t), ..., r N (t), p 1 (t), ..., p N (t))2 Nel caso più generale in cui le particelle abbiano ulteriori gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà (comeadesemio degli angli <strong>di</strong> orientazione θ e φ) lospaziodellefasisarà costruito tenendo contoanche <strong>di</strong> essi.


36 CAPITOLO 4. DIFFUSIONE DELLA LUCE E CORRELAZIONESPAZIO DELLE FASI 0 tA()tA( 0)A( ) A tt 0tFigura 4.5: Rappresentazione della traiettoria nello spazio delle fasi dallo stato Γ 0 allostato Γ t e corrispondente variazionde dell’osservabile A.che rappresenta l’evoluzione del sistema (si veda la Figura 4.5). Un’osservabileA (che è una proprietà meccanica del sistema) <strong>di</strong>penderà daltempoattraverso lo stato del sistema, cioèA(t) =A(Γ t )Con lo scorrere del tempo A cambierà a patto che essa non sia una costantedel moto. Per quanto detto in precedenza definiamo la funzione <strong>di</strong> correlazioneme<strong>di</strong>ata sull’ensemble come∫〈A(0)A(t)〉 = dΓ 0 p(Γ 0 ) A(Γ 0 ) A(Γ t ) (4.11)


Capitolo 5Teoria base della <strong>di</strong>ffusionedella luceImmaginiamo che della luce illumini della materia. Il campo elettromagneticoesercita una forza sulle cariche contenute nel mezzo che <strong>di</strong>ffonde, essequin<strong>di</strong> accelereranno irra<strong>di</strong>ando luce, tale fenomeno è comunemente dettopolarizzazione del mezzo. Ora immaginiamo delle piccole porzioni <strong>di</strong> volumenel mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni molto minori della lunghezza d’onda al cubodella luce incidente. Allora, per tutti gli atomi contenuti in ogni piccolaporzione, in ogni istante, il campo elettrico sarà circa lo stesso. Se ognipiccola porzione <strong>di</strong> volume ha la stessa costante <strong>di</strong>elettrica la luce sarà <strong>di</strong>ffusasolo in avanti, poiché per ogni porzione che emette ra<strong>di</strong>azione ce nesarà un’altra che emette in opposizione <strong>di</strong> fase alla prima per qualunque<strong>di</strong>rezione (eccetto che in avanti). <strong>La</strong> ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa è infatti il risultatodella sovrapposizione delle onde riemesse da ogni porzione, esse <strong>di</strong>fferisconosolo per un fattore <strong>di</strong> fase, che in avanti è nullo. Tuttavia lefluttuazioni termiche possono cambiare leggermente la costante <strong>di</strong>elettrica<strong>di</strong> queste porzioni mesoscopiche, che non emetteranno più tutte con la stessaampiezza <strong>di</strong> campo elettromagnetico. Allora l’interferenza <strong>di</strong>struttiva nonavrà più luogo e avremo la <strong>di</strong>ffusione in altre <strong>di</strong>rezioni.5.1 Risultati della teoria dell’elettromagnetismoConsideriamo un materiale non assorbente con una costante <strong>di</strong>elettrica me<strong>di</strong>aε 0 (l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione sarà n = √ ε 0 ) investito da un campo elettricoincidente E i della formaE i (r,t)=n i E 0 e i(k i·r−ω i t)(5.1)dove n i , k i , ω i ed E 0 sono rispettivamente polarizzazione, vettore d’onda,pulsazione ed ampiezza del campo incidente. <strong>La</strong> costante <strong>di</strong>elettrica localesi può scrivere in forma <strong>di</strong> matrice comeε(r,t)=ε 0 I + δε(r,t) (5.2)37


38 CAPITOLO 5. TEORIA BASE DELLA DIFFUSIONE DELLA LUCEkf nf fqk kfikni iikiPOLARIZZATOREFigura 5.1: Vettori d’onda del campo incidente e del campo <strong>di</strong>ffuso.dove δε(r,t)èla<strong>fluttuazione</strong> della costante <strong>di</strong>elettrica alla posizione r altempo t ed I è la matrice identità.<strong>La</strong> componente E s (R, t) del campo elettrico <strong>di</strong>ffuso a grande <strong>di</strong>stanza Rdal volume che <strong>di</strong>ffonde èdatadaE s (R, t) = E ∫0e ik f Rd 3 re i(q·r−ωit) {n f · [k f × (k f × (δε(r,t) · n f ))]}4πRε 0 V(5.3)dove V è il volume che <strong>di</strong>ffonde, n f è la polarizzazione selezionata del campo<strong>di</strong>ffuso, k f è il suo vettore d’onda e q = k f − k i . L’angolo θ compreso trak f e k i è detto angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (Figura 5.1). Solitamente la lunghezzad’onda della luce incidente cambia molto poco nel processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione,quin<strong>di</strong> avremoquin<strong>di</strong> otteniamo|k i |≈|k f | = 2πnλ f(5.4)|q| =2|k i | sin ( θ 2 )=4πn sin ( θ ). (5.5)λ f 2Introduciamo la trasformata <strong>di</strong> Fourier (spaziale) della <strong>fluttuazione</strong> dellacostante <strong>di</strong>elettrica∫δε(q,t)= d 3 re iq·r δε(r,t) (5.6)VGrazie alla (5.6) possiamo riscrivere il campo <strong>di</strong>ffuso (5.3) come


5.1. RISULTATI DELLA TEORIA DELL’ELETTROMAGNETISMO 39E s (R, t) = E 04πRε 0e i(k f R−ω i t) {n f · [k f × (k f × (δε(q,t) · n f ))]} (5.7)che può essere ridotta 1 aE s (R, t) = −k f 2 E 0e i(k f R−ω i t) δε if (q,t) (5.8)4πRε 0avendo definito ε if (q,t)=n i · δε(q,t) · n f che è la componente della <strong>fluttuazione</strong>della costante <strong>di</strong>elettrica lungo le polarizzazioni iniziale e finale. <strong>La</strong>funzione <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong>pendente dal tempo 2 del campo (5.8) può allorascriversi come〈E s ∗ (R, 0)E s (R, t)〉 = k f 4 |E 0 | 216π 2 R 2 ε 02 〈δε if ∗ (q, 0)δε if (q,t)〉e −iω it(5.9)E’utile ora introdurre la densistà spettrale o spettro <strong>di</strong> potenza del campoelettrico E, definita come la trasformata <strong>di</strong> Fourier della funzione <strong>di</strong>autocorrelazioneI(ω) = 1 ∫ +∞dt e −iωt 〈E ∗ (0)E(t)〉 (5.10)2π −∞Quin<strong>di</strong>, usando la (5.9), per il campo <strong>di</strong>ffuso avremoI if (q,ω f ,R)= 1 k 4 f |E 0 | 2 ∫ +∞2π 16π 2 R 2 dt 〈δε ∗ε 2if (q, 0)δε if (q,t)〉e i(ω f −ω i )t0 −∞(5.11)Notiamo che nella (5.11)1. I if ∝ k 4 f ∝ λ−42. I if ∝ R −23. I if <strong>di</strong>pende da ω i edaω f solo attraverso la loro <strong>di</strong>fferenza ω f −ω i =∆ω<strong>La</strong> proporzionalità aλ −4 spiega perché il cielo è blu: le lunghezze d’onda piùpiccole (come il blu) subiscono molto <strong>di</strong> più la <strong>di</strong>ffusione. <strong>La</strong> proporzionalitàa R −2 è la semplice attenuazione dell’onda sferica. Si ha inoltre un cambiamento<strong>di</strong> frequenza ∆ω solo se la δε(q,t) varia col tempo, infatti se essa non<strong>di</strong>pendesse dal tempo l’integrale della (5.11) si ridurrebbe a ∫ +∞−∞ dt ei(ω f −ω i )tche è <strong>di</strong>verso da zero solo se ω f = ω i .1 Usiamo A × (B × C) =B(A · C) − C(A · B)2 Si noti che la funzione <strong>di</strong> autocorrelazione appropriata per un’osservabile A a valoricomplessi, come il campo elettrico, è.〈A ∗ 1(0)A(τ)〉 = limT →∞ T∫ T0A ∗ (t)A(t + τ)dt


40 CAPITOLO 5. TEORIA BASE DELLA DIFFUSIONE DELLA LUCENotiamo che la (5.11) è proporzionale alla densità spettrale delle fluttuazionidella costante <strong>di</strong>elettrica, cioèIif(q,ω)= ɛ 1 ∫ +∞dt e −iωt 〈δɛ ∗ if (q, 0) δɛ if (q,t)〉2π −∞Sebbene ɛ if(q,ω)contengagià <strong>di</strong> per se molte informazioni sul sistemache stiamo stu<strong>di</strong>ando attraverso la <strong>di</strong>ffusione della luce, in alcuni casi puòessere interessante considerare la Iif ɛ (q,ω) integrata su tutte le frequenze,cioè 3 I ɛ if (q) = ∫ +∞==−∞∫ +∞−∞∫ +∞−∞dω I ɛ if (q,ω)∫ +∞dt 〈δɛ ∗ if (q, 0) δɛ if (q,t)〉 dω 1−∞ 2π e−iωtdt 〈 δɛ ∗ if (q, 0) ɛ if (q,t)〉δ(t)= 〈δɛ ∗ if (q, 0) ɛ if (q, 0)〉= 〈|δɛ ∗ if (q, 0)|2 〉perciò l’inetnsità integrata continene informazioni sulle fluttuazioni quadraticheme<strong>di</strong>e <strong>di</strong> ɛ per un vettore d’onda q assegnato.5.2 Approccio molecolare alla <strong>di</strong>ffusioneConsideriamo una ra<strong>di</strong>azione monocromatica che incide su una molecoladotata <strong>di</strong> una certa polarizzabilità anisotropa descritta dal tensore <strong>di</strong>polarizzabilità α. IlcampoincidenteE(t) induce un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polod(t) =α · E(t) (5.12)che varia col tempo. Esso emetterà un campo proporzionale a ˆk f ×[ˆk f רd(t ′ )]dove t ′ è il tempo ritardato. Si può <strong>di</strong>mostrare che, il campo al rivelatoreprodotto dalla singola molecola j-esima E j è proporzionale alla componentedella polarizzabilità lungo n f ed n i modulata da un fattore <strong>di</strong> faseE j (t) ∝ α if (t) e iq·r j(t)(5.13)dove abbiamo definitoα if (t) =n f · α(t) · n i (5.14)qui r j (t) è la posizione del centro <strong>di</strong> massa della molecola al tempo t. Nella(5.13) α if (t) varia col tempo perché la molecola ruota e vibra, metre ilfattore <strong>di</strong> fase è una funzione del tempo attraverso r(t) poiché la molecolatrasla.3 Usiamo il fatto che ∫ 12π e−iωt dω = δ(t).


5.3. GEOMETRIE DI DIFFUSIONE 41Supponendo che le ransizioni elettroniche siano trascurabili, il campo <strong>di</strong><strong>di</strong>ffusione E s prodotto dall’insieme delle molecole sarà dato dalla sovrappoisizionedei campi E j <strong>di</strong>ffusi da ogni singola molecola j-esima, quin<strong>di</strong> avremo(a parte fattori moltiplicativi)E s (t) ∝ ∑ j′αjif (t) eiq·r j(t)(5.15)dove con l’in<strong>di</strong>ce ′ in<strong>di</strong>chiamo che la somma (5.15) è estesa alle molecolecontenute nel volume illuminato e non a tutte le molecole del mezzo. Taleinterferenza è modulata dai moti molecolari e quin<strong>di</strong> contiene informazioni,ad esempio, sul comportamento <strong>di</strong>ffusivo delle molecole.Se definiamo la densità <strong>di</strong> polarizzabilità come′ N∑δα if (r,t)= α j if (t) δ(r − r j(t)) (5.16)j=1la sua trasformata <strong>di</strong> Fourier (spaziale) sarà∫δα if (q,t)=′′N∑d 3 r α j if (t) δ(r − r j(t)) e iq·r N∑= α j if (t) eiq·r j(t)j=1j=1(5.17)che è la (5.15), quin<strong>di</strong> la densità spettrale (relativa la campo <strong>di</strong>ffuso) saràdata da (si veda la (5.10))I(ω) = 1 ∫ +∞dt e −iωt 〈δα ∗ if (q, 0) δα if (q,t)〉 (5.18)2π −∞che può essere riscritta comeavendo introdottoIif α (q,ω)= 1 ∫ +∞dt e −iωt Iif α (q,t) (5.19)2π −∞Iif(q,t) α = 〈δα ∗ if (q, 0) δα if (q,t)〉〈 〉∑= e iq·[r i(t)−r j (0)] α i if (t) αj if (0)ij5.3 Geometrie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusioneLe espressioni date in precedenza per il campo <strong>di</strong>ffuso che contengono lacomponente del tensore della costante <strong>di</strong>elettrica ε if (oppure il tensore <strong>di</strong>polarizzabilità α if ) sulle <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> polarizzazione iniziale e finale sono in<strong>di</strong>pendentidal sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio. E’ conveniente definiredelle determinate geometrie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione in cui le componenti del tensoredelle fluttuazioni costante <strong>di</strong>elettrica hanno delle componenti ben precise. Ledue geometrie generalmente utilizzate negli esperimenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della


42 CAPITOLO 5. TEORIA BASE DELLA DIFFUSIONE DELLA LUCEFigura 5.2: Geometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione I. In questa geometria il piano xz è il piano <strong>di</strong><strong>di</strong>ffusione in cui giace l’angolo θ, il vettore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione q è antiparallelo all’asse z.luce sono rappresentate in Figura 5.2 e 5.3. <strong>La</strong> geometria I è impiegata perla descrizione delle teorie macroscopiche della <strong>di</strong>ffusione della luce, mentrela II per quella delle teorie molecolari.Quattro <strong>di</strong>fferenti combinazioni delle <strong>di</strong>rezioni delle polarizzazioni inizialie finali selezionate sono presentate in Figura 5.4. Le componenti corrispondentidella fluttazione della costante <strong>di</strong>elettrica (o equivalentemente dellapolarizzabilità), lungo le polarizzazioni iniziali e finali, sono riportate <strong>di</strong>seguito per entrambe le geometrie.Nella geometria I (q = −q ẑ)δε VV (q,t) = δε yy (q,t) (5.20)δε VH (q,t) = δε yx (q,t)sin θ 2 − δε yz(q,t)cos θ 2δε HV (q,t) = δε xy (q,t)sin θ 2 + δε zy(q,t)cos θ 2δε HH (q,t) = δε xx (q,t)sin 2 θ 2 − δε zz(q,t)cos 2 θ 2+ [δε zx (q,t) − δε xz (q,t)] sin θ 2 cos θ 2(5.21)(5.22)(5.23)(5.24)e nella geometria II (q = q [ˆx(cos θ − 1) + ŷ sin θ])δε VV (q,t) = δε zz (q,t) (5.25)δε VH (q,t) = δε zy (q,t) (5.26)δε HV (q,t) = δε xz (q,t)sinθ + δε yz (q,t)cosθ (5.27)δε HH (q,t) = δε xy (q,t)sinθ + δε yy (q,t)cosθ (5.28)


5.3. GEOMETRIE DI DIFFUSIONE 43Figura 5.3: Geometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione II. In questa geometria il piano xy è il piano <strong>di</strong><strong>di</strong>ffusione, q non giace su nessuno degli assi coor<strong>di</strong>nati.Figura 5.4: Quattro <strong>di</strong>fferenti coppie <strong>di</strong> polarizzazione iniziale-finale comunementeselezionate negli esperimenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione.


44 CAPITOLO 5. TEORIA BASE DELLA DIFFUSIONE DELLA LUCEIpe<strong>di</strong>ciH e V in<strong>di</strong>cano che i vettori <strong>di</strong> polarizzazione (iniziali o finali) sonoparalleli od ortogonali al piano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. A ciascuna delle coppie <strong>di</strong>polarizzazioni iniziale e finale scelte corrisponderà una <strong>di</strong>fferente funzione <strong>di</strong>autocorrelazione del campo <strong>di</strong>ffuso I if (q,t)cioèI VV (q,t) (5.29)I VH (q,t) (5.30)I HH (q,t) (5.31)I HV (q,t) (5.32)I VV è spesso chiamata la componente polarizzata, mentreI HV ed I VH sonodette componenti depolarizzate. Di solito I HV = I VH , tuttavia (nei sistemidotati <strong>di</strong> attivià ottica) si hanno delle eccezioni a questa regola.


Capitolo 6Gli esperimenti <strong>di</strong>fotocorrelazioneIn un tipico esperimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione un raggio luminoso (polarizzato) èin<strong>di</strong>rizzatosu una regione <strong>di</strong> fluido dal quale è <strong>di</strong>ffuso, in seguito la ra<strong>di</strong>azione<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione passa per un polarizzatore (ed un eventuale monocromatore) finoad arrivare al rivelatore. Il campo <strong>di</strong>ffuso istantaneo è la sovrapposizionedelle onde <strong>di</strong>ffuse da ciascun centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, esso fluttuerà a causa delmoto molecolare. Ci sono vari meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la <strong>di</strong>pendenza dal tempo<strong>di</strong> tali fluttuazioni che <strong>di</strong>pendono dalla scala <strong>di</strong> tempo delle fluttuazionistesse, ad esempio si può impiegare un monocromatore per stu<strong>di</strong>are la densitàspettrale della ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa, questo metodo è adatto a stu<strong>di</strong>areprocessi molecolari rapi<strong>di</strong> (nella scala <strong>di</strong> tempi ∼ 10 −8 ÷ 10 −11 s). Diversamentele tecniche <strong>di</strong> fotocorrelazione omo<strong>di</strong>na o etero<strong>di</strong>na (che illusteremonel seguito) sono adatte allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> processi più lenti<strong>di</strong>∼ 10 −6 senonprevedono la scomposizione della luce <strong>di</strong>ffusa per mezzo <strong>di</strong> filtri.6.1 Fotocorrelazione omo<strong>di</strong>naNella tecnica omo<strong>di</strong>na si rivela solo la luce <strong>di</strong>ffusa, quin<strong>di</strong> il segnale inuscita dal rivelatore sarà proporzionale al modulo quadro del campo incidentei(t) ∝ |E(t)| 2 che è proporzionale all’intensità. Il rivelatore forniscein uscita un numero <strong>di</strong> conteggi proporzionale al numero <strong>di</strong> fotoni 1<strong>di</strong>ffusi che raccoglie, questa qunatità suavoltaè proporzionale all’intensitàdel campo <strong>di</strong>ffuso. Il segnale <strong>di</strong> output del fotrivelatore viene infine inviatoall’autocorrellatore, tale <strong>di</strong>spositivo calcola la funzione <strong>di</strong> correlazione〈i(0)i(t)〉 ∝〈|E(0)| 2 |E(t)| 2 〉 (6.1)eseguendo una me<strong>di</strong>a sul tempo come illustrato nel Par. 4.1. Quello che misuriamoin tal modo è una quantità proporzionale alla funzione <strong>di</strong> correlazioneomo<strong>di</strong>na del campo <strong>di</strong>ffuso definita comeI 2 (t) =〈|E s (0)| 2 |E s (t)| 2 〉 (6.2)1 E’ appunto per questo motivo si parla <strong>di</strong> fotocorrelazione.45


46 CAPITOLO 6. GLI ESPERIMENTI DI FOTOCORRELAZIONEPossiamo immaginare il volume V che <strong>di</strong>ffonde sud<strong>di</strong>viso in tante piccoleregioni ciascuna <strong>di</strong> volume molto più piccolo della lunghezza d’onda dellaluce incidente al cubo. <strong>La</strong> regione n-esima produrrà un campo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusioneE (n)scioèed il campo complessivo sarà dato dalla sovrapposizione dei vari E (n)s ,E s = ∑ nE (n)s (6.3)Se le particelle che <strong>di</strong>ffondono luce, contenute in ciascuna ragione, si muovonoin<strong>di</strong>pendentemente le une dalle altre il campo E s è il risultato della somma<strong>di</strong> tante variabili casuali in<strong>di</strong>pendenti E s (1) ,E s (2) , .... Quin<strong>di</strong> anche E ssarà una variabile casuale ed avrà <strong>di</strong>stribuzione Gaussiana per il teoremadel limite centrale. I momenti della <strong>di</strong>stribuzione Gaussiana E s sono determinatiuna volta noti il primo ed il secondo momento che sono rispettivamente2 I 1 (0) = 〈Es ∗(0)E s(0)〉 = 〈|E s (0)| 2 〉 ed I 1 (t) =〈E ∗ s (0)E s (t)〉. Ilquarto momento della <strong>di</strong>stribuzione ècosì determinatoI 2 (t) =|I 1 (0)| 2 + |I 1 (t)| 2 (6.4)L’assunzione importante per ricavare questo risultato è che il volume che<strong>di</strong>ffonde possa essere sud<strong>di</strong>viso in tante porzioni statisticamente in<strong>di</strong>pendenti.In alcuni casi ciò può non essere valido. Per esempio, nelle vicinanze delpunto critico, i sistemi hanno lunghezze <strong>di</strong> correlazione molto gran<strong>di</strong>; intal caso bisogna fare attenzione a usare la (6.4). In particolare occorre cheil volume che <strong>di</strong>ffonde sia abbastanza grande da contenere molti volumi <strong>di</strong>correlazione per giustificare l’uso del teorema del limite centrale.Se la I 1 (t) è una somma <strong>di</strong> esponenziali (come <strong>di</strong> frequente)I 1 (t) = ∑ ja j e −t/τ j(6.5)avremo che|I 1 (0)| 2 = ∑ j∑a j a i = ∑i jia j a ieche|I 1 (t)| 2 = ∑ ja j e −t/τ ∑ja i e −t/τ i= ∑ijia j a i e −(t/τ j )−(t/τ i )quin<strong>di</strong> la (6.4) <strong>di</strong>vieneI 2 (t) = ∑ jia j a i [1 + e −(t/τ j )−(t/τ i ) ]. (6.6)Si noti che un processo a deca<strong>di</strong>mento esponenziale multiplo introduce numerositermini misti nella funzione <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na, ciascuno contempo <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento τ j τ i /(τ j + τ i ).2 <strong>La</strong> I 1(t) è detta anche funzione <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>na esarà <strong>di</strong>scussa nel seguito.


6.2. FOTOCORRELAZIONE ETERODINA 476.2 Fotocorrelazione etero<strong>di</strong>naIn tale tecnica una piccola frazione della luce laser non <strong>di</strong>ffusa è mischiata alrivelatore con la luce <strong>di</strong>ffusa. Allora l’uscita del rivelatore viene analizzatacon un correlatore. Se con E L in<strong>di</strong>chiamo il campo della ra<strong>di</strong>azione del laser,allora il campo elettrico che arriva al rivelatore è la sovrapposizione <strong>di</strong> E L edel campo <strong>di</strong>ffuso E s . Quin<strong>di</strong> la funzione <strong>di</strong> correlazione saà〈i(0)i(t)〉 ∝〈|E L (0) + E s (0)| 2 + |E L (t)+E s (t)| 2 〉 (6.7)Con dei semplici accogimenti sperimentali possiamo fare in modo chel’ampiezza del campo del laser sia molto più grande dell’ampiezza del campo<strong>di</strong>ffuso|E L (t)| ≫|E s (t)|Inoltre possiamo fare le seguenti approssimazioni1. Le fluttuazioni del campo laser sono trascurabili2. Il campo laser e il campo <strong>di</strong>ffuso sono statisticamente in<strong>di</strong>pendenticosicché, ad esempio, 〈I L I s 〉 = 〈I L 〉〈I s 〉In questo modo la (6.7) può essere ridotta a〈i(0)i(t)〉 ∼ = I L 2 +2I L Re[I 1 (t)] (6.8)dove I L = 〈|E L | 2 〉 ed Re[I 1 (t)] è la parte reale <strong>di</strong> I 1 (t). Come già accennatola I 1 (t) èlafunzione <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>na definita comeI 1 (t) =〈E s ∗ (0)E s (t)〉Si noti che la tecnica etero<strong>di</strong>na non introduce termini extra nella funzionetempocorrelazione del campo <strong>di</strong>ffuso, a <strong>di</strong>fferenza dello funzione <strong>di</strong>correlazione omo<strong>di</strong>na <strong>di</strong> un processo a deca<strong>di</strong>mento esponenziale multiplo(6.6).


48 CAPITOLO 6. GLI ESPERIMENTI DI FOTOCORRELAZIONE


Capitolo 7Sistemi <strong>di</strong> molecoleotticamente anisotropeNella <strong>di</strong>ffusione della luce una ra<strong>di</strong>azione luminosa, con una certa polarizzazione,incide su una molecola inducendo un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo che conseguentementeirra<strong>di</strong>a. <strong>La</strong> grandezza del <strong>di</strong>polo e la sua <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>pendonoin generale dall’orientazione della molecola rispetto a quella del campo incidente.Poiché la molecola si riorienta continuamente la grandezza e la<strong>di</strong>rezione del momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo indotto fluttuano. Ciò porta al cambiamentodella polarizzazione e dell’intensità del campo elettrico emesso dal<strong>di</strong>polo indotto fluttuante.In base alla (5.15) il campo <strong>di</strong>ffuso è determinato dalla componente <strong>di</strong>Fourier della densità <strong>di</strong> polarizzabilità (5.17), cioèE s ∝ δα if (q,t)= ∑ j′αjif (t) eiq·r j(t)dove α j if è la proiezione del tensore <strong>di</strong> polarizzazione (della particella j-esima) sulle polarizzazioni iniziale e finale 1 (si veda la (5.14))α j if = n i α j n f =(n i ) α α j αβ (n f) βPoiché, in generale, le molecole sono otticamente anisotrope il tensore <strong>di</strong>polarizzabilità avrà degli elementi fuori <strong>di</strong>agonale. Ciò significa che se applichiamoad una tale molecola un campo elettrico le componenti del <strong>di</strong>poloelettrico, date da (si veda la (5.12))d α = α αβ E β ,non saranno più parallele al campo elettrico. Tuttavia possiamo sempredefinire una terna <strong>di</strong> assi in cui il tensore <strong>di</strong> polarizzazione sia <strong>di</strong>agonale.Lungo tali assi d ed E avranno la stessa <strong>di</strong>rezione.Se ci limitiamo a considerare soluzioni colloidali <strong>di</strong>luite, in cui le paqrticellecolloidali otticamente anisotrope sono circondate dal solvente, saremo1 Usiamo la convenzione <strong>di</strong> Einstein per rappresentare i prodotti <strong>di</strong> matrice-vettore evettore-vettore per cui gli in<strong>di</strong>ci ripetuti si sommano, cioè α αβ n β = ∑ 3β=1 α αβn β .49


50 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEintessati solo all’autocorrelazione. In questo caso il campo elettrico dellaluce <strong>di</strong>ffusa sarà proporzionale al termine′ N∑δα if (q,t)= α j (t)eiq·r j(t)if(7.1)j=1Per comprendere la forma assunta dalle funzioni <strong>di</strong> autocorrelazione delcampo <strong>di</strong>ffuso delle molecole otticamente anisotrope faremo le seguenti assunzioni:1. Le macromolecole <strong>di</strong>ffonderanno molta più luce delle molecole <strong>di</strong> solvente.Ciò è dovuto al fatto che le molecole del soluto possiedono unapolarizzabilità enorme rispetto a quelle del solvente 2 .2. Le macromolecole produrranno un campo elettrico che fluttua moltolentamente rispetto a quello prodotto dal solvente. Questo fatto èfacilemente comprensibile se pensiamo alle <strong>di</strong>mesioni e alla massa moltogran<strong>di</strong> delle molecole <strong>di</strong> soluto. Ciò significa che la <strong>di</strong>namica dellemacromolecole èmoltopiù lenta della <strong>di</strong>namica del solvente.3. <strong>La</strong> posizione del centro <strong>di</strong> massa della molecola ed i suoi angoli <strong>di</strong>orientazione sono statisticamente in<strong>di</strong>pendenti.In base alle approssimazioni (1) e (2) la funzione <strong>di</strong> correlazione della ra<strong>di</strong>azione<strong>di</strong>ffusa saràI α if (q,t) = 〈ψ ∗ (q, 0)ψ(q,t)〉′′N∑= 〈 α j (0)e−iq·r N∑j(0)ifα i (t)eiq·r if i(t) 〉j=1i=1′ N∑= 〈 α j if (0)αj if (t) eiq·[r j(t)−r j (0)] 〉j=1<strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> autocorrelazione del campo <strong>di</strong>ffuso è quin<strong>di</strong> data da′ N∑Iif α (q,t)= 〈α j if (0) αj if (t) eiq·[r j(t)−r j (0)] 〉 (7.2)j=1dove r j (t) − r j (0) è lo spostamento della particella j al tempo t.Assumendo ora che la posizione del centro <strong>di</strong> massa e l’orientazione dellamolecola siano statisticamente in<strong>di</strong>pendenti la (7.2) potrà essere riscrittacome2 Si tenga presente che la polarizzabilità <strong>di</strong> una molecola è proporzionale al suo volumecioè α ∼ a 3 ,dovecona in<strong>di</strong>chiamo il raggio della molecola, e l’intensità della luce <strong>di</strong>ffusaè proporzionale al quadrato della polarizzabilità I ∼ α 2 ∼ a 6 . Ciò significa che il campo<strong>di</strong>ffuso da una particella colloidale <strong>di</strong> raggio a ∼ 10 nm è10 6 volte più intensodelcampo<strong>di</strong>ffuso da un molecola d’acqua <strong>di</strong> raggio a ∼ 1 Å.


7.1. DIFFUSIONE DI MOLECOLE A SIMMETRIA CILINDRICA 51I α if(q,t) ==′ N∑〈α j if (0)αj if (t) eiq·[r j(t)−r j (0)] 〉j=1′ N∑〈α j if (0)αj (t)〉〈eiq·[r j(t)−r jif (0)] 〉j=1poiché la componente del tensore <strong>di</strong> polarizzabilità <strong>di</strong>pende solo dall’orientazionedella molecola e non dalla posizione del suo centro <strong>di</strong> massa. Se lemacromolecole sono identiche la quantitàelaF s (q,t)=〈e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉〈α if (0)α if (t)〉 (7.3)sono identiche per ogni particella j =1, ..., N del sistema. In questo modola I α if (q,t) <strong>di</strong>verrà I α if (q,t)=〈N〉〈α if (0)α if (t)〉 F s (q,t) (7.4)dove 〈N〉 rappresenta il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> macromolecole contenute nel volume<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. Si tenga presente che la funzione F s <strong>di</strong>pende solo daigra<strong>di</strong> dalle traslazioni delle molecole ed è una funzione <strong>di</strong> correlazione correttamentenormalizzata in modo che F s (q, 0) = 1. Un approfon<strong>di</strong>mentosulle ulteriori proprietà della F s può essere trovato nell’Appen<strong>di</strong>ce B.Per concludere vogliamo sottolineare che la funzione <strong>di</strong> correlazione (7.3)<strong>di</strong>pende dagli elementi α αβ del tensore <strong>di</strong> polarizzabilità molecolare nel sistema<strong>di</strong> riferimento fissato nel laboratorio. Inoltre α if cambia nel tempopoiché la molecola si riorienta. Notiamo che nella (7.4) l’unica <strong>di</strong>pendenzada q è portata dal fattore ’traslazionale’ F s (q,t), metre la 〈α if (0)α if (t)〉ha un carattere puramente locale e non <strong>di</strong>pende da q. Nel seguito calcoleremoproprio la funzione <strong>di</strong> correlazione 〈α if (0)α if (t)〉 per le molecolesimmetriche.7.1 Diffusione <strong>di</strong> molecole a simmetria cilindricaPer calcolare la funzione <strong>di</strong> autocorrelazione 〈α if (0)α if (t)〉 le componentidel tensore <strong>di</strong> polarizzabilità nel sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate fisso del laboratoriodevono essere espresse in termini delle componenti nel sistema <strong>di</strong> riferimentosolidale alla molecola e delle funzioni degli angoli <strong>di</strong> orientazione. <strong>La</strong>tecnica generale per effettuare questa operazione è descritta nel prossimoParagrafo (Par. 7.2), tuttavia nel seguito illustreremo un caso introduttivopiù semplice basato su concetti geometrici basilari.Consideriamo la geometria II del Paragrafo 5.3 in cui il vettore d’ondak i della luce incidente giace sul piano xy e il vettore d’onda k f della luceraccolta è nella <strong>di</strong>rezione x. Polarizzatori ed analizzatori possono selezionare


52 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPE<strong>di</strong>fferenti componenti del campo <strong>di</strong>ffuso, ad esempio possiamo scegliere n i =n f = ẑ ottenendo (si veda la (5.32))I α VV(q,t)oppure si può prendere n i = ẑ e n f = ŷ così daavereI α VH (q,t)In questi due casi, secondo le relazioni (5.24), avremo per la funzione <strong>di</strong>autocorrelazione (7.4)eI α VV(q,t)=〈N〉〈α zz (0)α zz (t)〉 F s (q,t) (7.5)I α VH (q,t)=〈N〉〈α zy(0)α zy (t)〉 F s (q,t) (7.6)dove abbiamo semplicemente specificato le <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> polarizzazione i edf.Immaginaimo ora un sistema <strong>di</strong> rifetimento O ′ x ′ y ′ z ′ solidale alla molecola(dotata <strong>di</strong> simmetria cilindrica) in cui α ‖ è la componente del tensore <strong>di</strong>polarizzabilità parallelamente all’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola ed α ⊥ lacomponente lungo qualsisi asse ortogonale ad esso. Le coor<strong>di</strong>nate polarisferiche che specificano l’orientazione dell’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola(rispetto al sistema <strong>di</strong> riferimneto del laboratorio Oxyz) sono(θ, φ) definitiin Figura 7.1.Si noti che il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo <strong>di</strong> una molecola (descritta tensore <strong>di</strong>polarizzabilità α), indotto da una campo elettrico unitario <strong>di</strong>retto lungo z(cioè E = E ẑ con E =1),èdatodaperciò lasuacomponentez saràd = α ẑd z = ẑ · d = ẑ · α ẑ = α zz (7.7)Allora la quantità α zz (t) fissata nel sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratoriopuò essere pensata come la componente lungo l’asse z del momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>poloindotto nella molecola da un campo elettrico <strong>di</strong> ampiezza unitaria <strong>di</strong>rettolungo l’asse z. Allo stesso modo possiamo interpretare α zy (t).Per caratterizzare completamente l’orientazione del cilindro dobbiamospecificare ancora i due versori ŷ ′ e ẑ ′ (ortogonali tra loro) che giacciononel piano perpen<strong>di</strong>colare all’asse x ′ (asse <strong>di</strong> simmetria). Disponiamo alloral’asse y ′ in modo che giaccia sul piano x ′ z e l’asse z ′ normale a questopiano (si veda il riquadro <strong>di</strong> Figura 7.1). Il versore ŷ ′ forma un angolo <strong>di</strong>π2 − θ con l’asse fisso z, mentreẑ′ forma con z un angolo <strong>di</strong> π 2. Essi possonoessere fissati definitivamente nel modo descritto poiché una loro rotazione(cioè una rotazione del piano y ′ z ′ ) rispetto all’asse x ′ non cambierà inalcunmodo le componenti della polarizzabilià nel sistema <strong>di</strong> riferimento del


7.1. DIFFUSIONE DI MOLECOLE A SIMMETRIA CILINDRICA 53zzzyOxxzyxyOyxFigura 7.1: Gli assi coor<strong>di</strong>nati del sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio Oxyz e gli assidel sistema <strong>di</strong> riferimento solidale alla molecola O ′ x ′ y ′ z ′ , gli angoli θ e φ sono gli angoli<strong>di</strong> orientazione dell’asse <strong>di</strong> simmetria (l’asse x ′ ) della molecola cilindrica. Nel riquadro idue sistemi <strong>di</strong> riferimento sono rappresentati con le origini in coincidenza (O ′ ≡ O) perporre in evidenza che l’asse y ′ è scelto in modo tale che giaccia nel piano x ′ z e l’asse z ′ èpresonormaleatalepiano.


54 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPElaboratorio e quin<strong>di</strong> non influenzerà lo spettro. Di conseguenza, in quantosegue, ignoriamo le rotazioni della molecola intorno all’asse x ′ .Per poter esprimere le componenti del tensore <strong>di</strong> polarizzabilità α if (checompaiono nelle funzioni <strong>di</strong> autocorrelazione (7.5) e (7.6)) dobbiamo scrivereiversoriẑ ed ŷ nel sistema <strong>di</strong> riferimento O ′ x ′ y ′ z ′ . Le proiezioni <strong>di</strong> ẑ e ŷlungo gli assi x ′ , y ′ e z ′ dannoequin<strong>di</strong> avremoed ancheŷ =ẑ =⎛⎜⎝⎛⎜⎝cos θsin θ0⎞sin θ sin φ− cos θ sin φ− cos φ⎟⎠ (7.8)⎞⎟⎠ (7.9)α zz =⎛⎞ ⎛ ⎞α ‖ 0 0 cos θ⎜⎟ ⎜ ⎟(cosθ, sin θ, 0) ⎝ 0 α ⊥ 0 ⎠ ⎝ sin θ ⎠0 0 α ⊥ 0(7.10)= α ‖ cos 2 θ + α ⊥ sin 2 θ (7.11)α zy =⎛⎞ ⎛⎞α ‖ 0 0 sin θ sin φ⎜⎟ ⎜⎟(cosθ, sin θ, 0) ⎝ 0 α ⊥ 0 ⎠ ⎝ − cos θ sin φ ⎠0 0 α ⊥ − cos φ(7.12)= (α ‖ − α ⊥ )cosθ sin θ sin φ (7.13)Grazie alle equazioni (7.11) ed (7.13) possiamo dunque esprimere le componentidella polarizzabilità nella (7.5) e nella (7.6) in termini delle coor<strong>di</strong>nate(θ, φ) dell’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola. Nel prossimo Paragrafo otterremodelle equazioni che permettono <strong>di</strong> fare questo in qualsiasi geometria <strong>di</strong><strong>di</strong>ffusione riducendo il numero degli angoli da considerare al solo angolo θ.7.2 Tecnica dei tensori per le molecole simmetricheRiportiamo ora il metodo generale per la trattazione dei concetti esposti nelParagrafo 7.1 che permette <strong>di</strong> sfruttare in maniera più completa le proprietà<strong>di</strong> simmetria del fluido.Sia u un versore che giace lungo l’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola inesame. Un campo elettrico applicato lungo questo asse E ‖u induce unmomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polod = α ‖ E


7.2. TECNICA DEI TENSORI 55z(a)(b)E3EuE EE 3E 2E 2E E 11E E yxFigura 7.2: (a) Il vettore campo elettrico E e le sue proiezioni E ‖ parrallela a u e E ⊥ortogonale ad u. (b) Le proiezioni E ‖ e E ⊥ scomposte nelle loro tre componenti α =1, 2, 3.mentre un campo elettrico applicato in una <strong>di</strong>rezione qualsiasi, che siaortogonale ad u, produce un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polod = α ⊥ EIn generale allora potremo scrivrere la componente α-esima (con α =1, 2, 3)del momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo indotto comed α = α αβ E β = α ‖ E ‖ α + α ⊥ E ⊥ α (7.14)dove E ‖ α ed E ⊥ α sono le componenti α-esime dei vettori E ‖ ed E ⊥ rispettivamente.A loro volta i vettori E ‖ ed E ⊥ sono le proiezioni <strong>di</strong> E parallelamenteed ortogonalmente ad u, rispettivamente, come si vede dalla Figura 7.2.E ‖ ed E ⊥ possono essere scritti come 3E ‖ = u(u · E)E ⊥ = E − u(u · E)quin<strong>di</strong> le loro singole componenti sono date da3 Se l’operatore <strong>di</strong> proiezione su u, cioè P u, agisce come P uE = u(u · E) il proiettoresullo spazio ortogonale sarà I −P u (con I operatore identità), che agisce come (I −P u)E =E − u(u · E).


56 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEE ‖ α = u α(u · E) =u α u β E βE ⊥ α = (E − u(u · E)) α= E α − u α u β E βIn questo modo possiamo riesprimere la (7.14) comed α = α ‖ u α u β E β + α ⊥ (E α − u α u β E β )Ne segue che, in generale, il tensore <strong>di</strong> polarizzabilità per una molecolasimmetrica può essere scritto comeα αβ = α ‖ u α u β + α ⊥ (δ αβ − u α u β )=α ⊥ δ αβ +(α ‖ − α ⊥ )u α u β (7.15)che attraverso le equazioniα = 1 )(α3 ‖ +2α ⊥ (7.16)β = α ‖ − α ⊥ (7.17)<strong>di</strong>venta 4 α αβ = αδ αβ + β(u α u β − 1 3 δ αβ) =αδ αβ + β αβ (7.18)dove abbiamo definitoβ αβ = β(u α u β − 1 3 δ αβ) (7.19)Si tenge presente che la α è un terzo della traccia del tensore <strong>di</strong> polarizzabilitàespresso nel sistema <strong>di</strong> riferimento solidale alla molecola, essa è dettaparte isotropica della polarizzabilità poichéè in<strong>di</strong>pendente dall’orientazionedella molecola (cioè ha lo stesso valore nel sistema <strong>di</strong> riferimento Oxyz che inOx ′ y ′ z ′ ). Diversamente β tiene conto dell’anisotropia ottica della molecola,per una molecola sferica si avrebbe α ‖ = α ⊥ per cui β =0. β è detta anisotopiaottica o parte anisotropa della polarizzabilità. Questi due parametriesprimono l’intensità delle due <strong>di</strong>fferenti componenti dello spettro della luce<strong>di</strong>ffusa.Scriviamo ora la traccia <strong>di</strong> αSi noti anche che 5Tr(α) =α 11 + α 22 + α 33 = α αααδ αα + β(u α u α − 1 3 δ αα) =α + 2 3 β =3α = α ‖ +2α ⊥ =Tr(α)quin<strong>di</strong> la polarizzabilità isotropicaα è4 Le (7.16) e (7.17) se invertite danno α ‖ = α + 2 3 β e α ⊥ = α − 1 3 β.5 Usiamo il fatto che δ αα = δ 11 + δ 22 + δ 33 =3echeu αα = u 1 2 + u 2 2 + u 3 2 =1.


7.2. TECNICA DEI TENSORI 57α = 1 3 Tr(α)Si noti che il tensore α è simmetrico (cioè α αβ = α βα )eβ αβ è a traccia nullapoichéTr(β) =β αα = β(u αα − 1 3 δ αα) = 0 (7.20)<strong>La</strong> α if (cioè la componente della polarizzabilità lungo i vettori <strong>di</strong> polarizzazioneiniziale e finale) che compare nella I α if (q,t)èdatadaα if =(n i ) α (n f ) β α αβ = w ifαβ α αβdove abbiamo introdottow ifαβ =(n i) α (n f ) β (7.21)In questo modo la funzione <strong>di</strong> autocorrelazione <strong>di</strong> α if è〈α if (0) α if (t)〉 = w ifαβ 〈α αβ(0) α γδ (t)〉 w ifγδ(7.22)Nel seguito calcoleremo, in generale, tale funzione <strong>di</strong> correlazione.Supponendo che l’Hamiltoniana del sistema sia in<strong>di</strong>pendente dall’orientazionedelle molecole esse saranno orientate casualmente nel liquido, cosìla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità p(u) <strong>di</strong> trovare il versore <strong>di</strong> orientazione u(entro l’angolo solido dΩ =sinθdθdφ)ècostantep(θ, φ) = 14πIl valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> β αβ (definito nella (7.19)) sarà〈β αβ 〉 = β〈u α u β − 1 3 δ αβ〉= 1 ∫ 2π ∫ +1 [dφ d(cos θ) u α u β − 1 ]4π3 δ αβ0−1Per calcolare questa me<strong>di</strong>a occorre esprimere la componenti del versore u incoor<strong>di</strong>nate sfericheu 1 = sinθ cos φu 2 = sinθ sin φu 3 = cosθe svoglere l’integrale per tutte le possibili combinazioni <strong>di</strong> α e β. Notiamoallora che, se α ≠ β avremo che l’integrale si fattorizza in due integrali indφ eind cos θ e porta un fattore∫ 2π0dφ sin φ cos φ =0


58 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEse entrambi α, β =1, 2, oppure∫ 2π0dφ sin φ =∫ 2π0dφ cos φ =0se uno dei due α o β è pari a 3. Nel caso in cui α = β l’inetgranda èautomaticamente nulla (si veda la (7.20)). In questo modo il valor me<strong>di</strong>odella polarizzabilità (7.18) si riduce a〈α αβ 〉 = αδ αβpoiché 〈β αβ 〉 = 0 per ogni α e β. Per questa caratteristica avremo anche chenella (7.22)〈α αβ (0) α γδ (t)〉 = α 2 δ αβ δ γδ + αδ αβ 〈β γδ (t)〉 (7.23)+αδ γδ 〈β αβ (0)〉 + 〈β αβ (0)β γδ (t)〉 (7.24)= α 2 δ αβ δ γδ + 〈β αβ (0)β γδ (t)〉 (7.25)Le quantità 〈α αβ (0) α γδ (t)〉 e 〈β αβ (0)β γδ (t)〉, che coinvolgono i quattroin<strong>di</strong>ci α, β, γ, e δ, sono tensori <strong>di</strong> IV rango. Questi oggetti sono inoltre me<strong>di</strong>atisull’ensemble che rappresenta un liquido o un gas omogeneo ed isotropo(cioé con invarianza rotazionale). Poiché itensoriα αβ e β αβ (<strong>di</strong> II rango)sono simmetrici per lo scambio degli in<strong>di</strong>ci α, β avremo che i tensori <strong>di</strong> IVrango della (7.25) sono anch’essi simmetrici sotto lo scambio degli in<strong>di</strong>ciα, β e γ,δ separatamente. Si può <strong>di</strong>mostrare in generale [11] che un tensoreme<strong>di</strong>ato (<strong>di</strong> IV rango) che sod<strong>di</strong>sfa la relazionedeve avere forma〈β βα (0)β δγ (t)〉 = 〈β αβ (0)β γδ (t)〉〈β αβ (0)β γδ (t)〉 = A(t) δ αβ δ γδ + B(t)(δ αγ δ βδ + δ αδ δ βγ ) (7.26)dove A(t)eB(t) sono due coefficenti in<strong>di</strong>pendenti. Questi coefficenti possonoessere determinati notando che〈β αα (0)β γγ (t)〉 = 〈Tr(β αβ (0))Tr(β γδ (t))〉 (7.27)= 0 (7.28)= A(t) δ αα δ γγ + B(t)(δ αγ δ αγ + δ αγ δ αγ ) (7.29)= 9A(t)+6B(t) (7.30)dove nella (7.28) abbiamo usato la (7.20) e nella (7.30) abbiamo usato lerelazioniδ αα = δ γγ = δ 11 + δ 22 + δ 33 =3δ αγ δ αγ = δ αα =3


7.2. TECNICA DEI TENSORI 59Ne segue che possiamo scrivereche reinserita nella (7.26) daràA(t) =− 2 3 B(t)〈β αβ (0)β γδ (t)〉 = B(t)(− 2 3 δ αβδ γδ + δ αγ δ βδ + δ αδ δ βγ ) (7.31)Determiniamo ora il cofficente B(t) notando che (dalla (7.31))〈β αβ (0)β βα (t)〉 = B(t)(− 2 3 δ αβδ βα + δ αβ δ βα + δ αα δ ββ ) (7.32)= B(t)(3 + 9 − 2) (7.33)= 10B(t) (7.34)Se ora facciamo uso della definizione <strong>di</strong> β αβ (7.19) avremo〈β αβ (0)β βα (t)〉 = β 2 〈[u α (0)u β (0) − 1 3 δ αβ]dove abbiamo sfruttato il fatto che[u β (t)u α (t) − 1 3 δ βα]〉 (7.35)= β 2 〈u α (0)u β (0)u β (t)u α (t) −13 δ βαu α (0)u β (0) (7.36)− 1 3 δ αβu β (t)u α (t) − 1 9 δ αβδ βα 〉 (7.37)= β 2 〈[u(0) · u(t)] 2 − 1 3 〉 (7.38)u α (0)u α (t) = u β (0)u β (t) =u(0) · u(t)δ αβ u α (0)u β (0) = u α (0)u α (0) = u(0) · u(0) = u(t) · u(t) =1δ αβ δ βα = δ αα =3P 0 (x) =1P 1 (x) =xP 2 (x) = 3 2 x2 − 1 2P 3 (x) = 5 2 x3 − 3 2 xTabella 7.1: I primi quattro polinomi <strong>di</strong> Legendre, si noti che in essi deve essere −1 ≤|x| ≤1.Il risultato della (7.38) può essere espresso attraverso il polinomio <strong>di</strong> Legendre<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne 2 (si veda la Tabella 7.1) come


60 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEu()t () tu(0) u( t)u(0)Figura 7.3: (a) Il vettore u(t) e la sua proiezione u(0) · u(t) sul vettore u(0), poiché ilvettore u è unitario abbiamo |u(t)| cos θ =cosθ.〈β αβ (0)β βα (t)〉 = 2β23 〈P 2(u(0) · u(t))〉 (7.39)e quin<strong>di</strong> (per le (7.39),(7.34)) avremoB(t) = β215 〈P 2(u(0) · u(t))〉 (7.40)<strong>La</strong> quantità u(0) ·u(t) rappresenta il coseno dell’angolo θ(t) che l’asse <strong>di</strong>simmetria al tempo t forma con l’asse <strong>di</strong> simmetria al tempo t =0,poiché|u(t)| cos θ =cosθ = u(0) · u(t)come si vede dalla Figura 7.3. Ne segue che B(t) è legato all’angolo θ(t) <strong>di</strong>cui ha ruotato il vettore u al tempo t.Utilizzando la (7.40) nella (7.31) avremo〈β αβ (0)β γδ (t)〉 = β215 〈P 2(u(0) · u(t))〉 (− 2 3 δ αβδ γδ + δ αγ δ βδ + δ αδ δ βγ )quin<strong>di</strong> la (7.25) sarà〈α αβ (0) α γδ (t)〉 = α 2 δ αβ δ γδ + β215 〈P 2(u(0)·u(t))〉 (− 2 3 δ αβδ γδ +δ αγ δ βδ +δ αδ δ βγ )In base a questo risultato la (7.22) <strong>di</strong>verràw ifαβ 〈α αβ(0) α γδ (t)〉 w ifγδ= α 2 (n i ) α (n f ) β δ αβ δ γδ (n i ) γ (u f ) δ +β 215 〈P 2(u(0) · u(t))〉 (− 2 3 (n i) α (n f ) β δ αβ δ γδ (n i ) γ (u f ) δ+(n i ) α (n f ) β δ αγ δ βδ (n i ) γ (u f ) δ+(n i ) α (n f ) β δ αδ δ βγ (n i ) γ (u f ) δ )


7.2. TECNICA DEI TENSORI 61i Vf Vzi Vf Hzn in in fk iyk iyn fkfkfxxi Hf Hzn ik iyn fkfxFigura 7.4: Geometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione II specificata nel Paragrafo 5.3, sono stati aggiuntii vettori <strong>di</strong> polarizzazione iniziale e finale nelle varie combinazioni.Utilizzando le relazioni(n i ) α δ αβ (n f ) β (n i ) γ δ γδ (u f ) δ = (n i ) α (n f ) α (n i ) γ (n f ) γ =[n i · n f ] 2(n i ) α (n f ) β δ αγ δ βδ (n i ) γ (u f ) δ = (n i ) α δ αγ (n i ) γ (n f ) β δ βδ (u f ) δ =[n i · n i ][n f · n f ]=1dove abbiamo ricordato che anche il vettore <strong>di</strong> polarizzazione èunversore|n i | = |n f | =1,law ifαβ 〈α αβ(0) α γδ (t)〉 w ifγδ <strong>di</strong>ventaw ifαβ 〈α αβ(0) α γδ (t)〉 w ifγδ = α2 (n i ·n f ) 2 + β215 [1+ 1 3 (n i ·n f ) 2 ] 〈P 2 (u(0)·u(t))〉(7.41)Attraverso la (7.41) l’equazione (7.4), cioè<strong>di</strong>verràI α if (q,t)=〈N〉〈α if (0)α if (t)〉 F s (q,t)Iif α (q,t)=〈N〉 F s(q,t) {α 2 (n i · n f ) 2 + β215 [1 + 1 3 (n i · n f ) 2 ] 〈P 2 (u(0) · u(t))〉}(7.42)Nella geometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione II, specificata nel Paragrafo 5.3, avremoquin<strong>di</strong> (si consideri la Figura 7.4)


62 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEi = V, f = V → (n i · n f ) 2 = ((0, 0, 1) · (0, 0, 1)) 2 =1i = V, f = H → (n i · n f ) 2 = ((0, 0, 1) · (0, 1, 0)) 2 =0i = H, f = H → (n i · n f ) 2 = ((sin ϑ, cos ϑ, 0) · (0, 1, 0)) 2 =cos 2 ϑPer cui dalla (7.42) avremoIVV α (q,t) = 〈N〉 F s(q,t) {α 2 + 4β245 〈P 2(u(0) · u(t))〉} (7.43)IVH α (q,t) = 〈N〉 F s(q,t) β215 〈P 2(u(0) · u(t))〉 (7.44)IHH α (q,t) = 〈N〉 F s(q,t) {α 2 cos 2 ϑ[+ β21+ 1 ]15 3 cos2 ϑ 〈P 2 (u(0) · u(t))〉} (7.45)Si noti che, per la scelta particolare dell’angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ϑ = π 2, la (7.45)si riduce aIHH α (q,t)=Iα VH (q,t)mentre prendendo ϑ = π si haIHH α (q,t)=Iα VV (q,t)Definendo la <strong>di</strong>ffusione isotropica comeavremoI α ISO(q,t)=〈N〉 α 2 F s (q,t)IISO α (q,t) = Iα VV (q,t) − 4 3 Iα VH (q,t)IHH α (q,t) = cos2 ϑIISO [1+ α (q,t)+ 1 ]3 cos2 ϑ IVH α (q,t)Si noti che la <strong>di</strong>ffusione isotropico coinvolge solo il moto traslazionale,mentre la IVH α (q,t) <strong>di</strong>pende sia dal moto traslazionale che rotazionale. Leprecedenti equazioni ci permettono <strong>di</strong> separare i moti rotazionali e traslazionali.Una caratteristica importante <strong>di</strong> questi risultati è che l’Hamiltoniananon <strong>di</strong>pende dalle rotazioni attorno ad u, <strong>di</strong> conseguenza i moti rotazionaliattorno all’asse <strong>di</strong> simmetria non contribuiscono allo spettro <strong>di</strong>ffuso. Ciòsi riflette nel fatto che 〈P 2 (u(0) · u(t))〉 è invariante sotto queste rotazioni.Un’altra importante caratteristica è che se l’anisotropia ottica β è nulla (cioèci riduciamo a considerare molecole sferiche) le rotazioni non contribuisconoin alcun modo alla <strong>di</strong>ffusione.Si tenga presente che queste equazioni si applicano in<strong>di</strong>pendentementedal fatto che i moti rotazionali siano descritti da delle equazioni in particolare.Come esempio nell’Appen<strong>di</strong>ce C si può trovare la trattazione della<strong>di</strong>ffusione rotazionale delle molecole a simmetria cilindrica, in cui i motirotazionali seguono l’equazione <strong>di</strong> Debye.


7.3. CORRELAZIONE DELL’ANGOLO DI ORIENTAZIONE 637.3 Correlazione dell’angolo <strong>di</strong> orientazioneVogliamo ora mettere in evidenza che il termine〈 [ 3〈P 2 (u(0) · u(t))〉 = (u(0) · u(t)) 2 − 1 ]〉23(7.46)contenuto nelle (7.43) e (7.44), rappresenta la funzione <strong>di</strong> correlazione delcoseno dell’angolo che l’asse <strong>di</strong> simmetria molecolare forma con uno qualsiasidegli assi coor<strong>di</strong>nati del sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio.Consideriamo che il versore u può essere speresso in coor<strong>di</strong>nate sferichenel sistema <strong>di</strong> riferimento fisso comeu =⎛⎜⎝sin θ cos φsin θ sin φcos θ⎞⎟⎠ (7.47)Equivalentemente u può essere scritto in coor<strong>di</strong>nate cartesianeo in forma vettorialeu =⎛⎜⎝u = u x x + u y y + u z zdove x, y e z sono i versori degli assi coor<strong>di</strong>nati mutuamente ortogonali traloro. Se consideriamo il prodotto scalare al quadrato [u(0) · u(t)] 2 avremoallorau xu yu z⎞⎟⎠[u(0) · u(t)] 2 = [(u x (0)x + u y (0)y + u z (0)z) · (u x (t)x + u y (t)y + u z (t)z)] 2= [u x (0)u x (t)] 2 +[u y (0)u y (t)] 2 +[u z (0)u z (t)] 2 (7.48)Si noti che tutti i doppi prodotti scompaiono per l’ortogonalità deiversorix, y e z.Considerando l’ultimo termine della (7.48) ed esprimendola in coor<strong>di</strong>natesferiche tramite la (7.47) avremo[u z (0)u z (t)] 2 =cos 2 θ(0) cos 2 θ(t)Se il sistema è isotrpo dal punto <strong>di</strong> vista macroscopico le me<strong>di</strong>e dei termini[u x (0)u x (t)] 2 ,[u y (0)u y (t)] 2 e[u z (0)u z (t)] 2 devono essere uguali〈[u x (0)u x (t)] 2 〉 = 〈[u y (0)u y (t)] 2 〉 = 〈[u z (0)u z (t)] 2 〉Questa uguaglianza tra i termini <strong>di</strong>scende dal fatto che tali valori me<strong>di</strong>non possono <strong>di</strong>pendere dalla particolare scelta degli assi. In base a quantoappena detto potremo riscrivere la me<strong>di</strong>a del prodotto scalare che apparenella (7.46) come〈[u(0) · u(t)] 2 〉 θφ = A 〈3 cos 2 θ(0) cos 2 θ(t)〉 θ


64 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPEdove A è un opportuno coefficente <strong>di</strong> normalizzazione dovuto alla me<strong>di</strong>a suφ. Ne segue che la (7.46) <strong>di</strong>verrà〈P 2 (u(0) · u(t))〉 = 3 〈(2 A 3cos 2 θ(0) cos 2 θ(t) − 1 )〉3(7.49)Tra breve troveremo il valore <strong>di</strong> A, prima però mostriamo che la (7.49) èlegata alla funzione <strong>di</strong> correlazione delle fluttuazioni <strong>di</strong> cos 2 θ.Se definiamo la <strong>fluttuazione</strong> <strong>di</strong> un’osservabile come la <strong>di</strong>fferenza tra ilsuo valore istantaneo e il suo valor me<strong>di</strong>o, nel caso <strong>di</strong> cos 2 θ la <strong>fluttuazione</strong>sarà 6 cos 2 θ(t) −〈cos 2 θ(t)〉 =cos 2 θ(t) − 1 3Si noti allora che la (7.49) può essere espressa come funzione <strong>di</strong> correlazionedella <strong>fluttuazione</strong> dell’osservabile cos 2 θ〈P 2 (u(0) · u(t))〉 = A 9 2〈(cos 2 θ(0) − 1 )(cos 2 θ(t) − 1 )〉33(7.50)Infatti si ha〈(cos 2 θ(0) − 1 )(cos 2 θ(t) − 1 )〉33= 〈cos 2 θ(0) cos 2 θ(t)〉− 1 3 〈cos2 θ(0)〉=− 1 3 〈cos2 θ(t)〉 + 1〈9cos 2 θ(0) cos 2 θ(t) − 1 〉9Troviamo ora il valore della costante A. Essa può essere determinatarichiedendo che il correlatore delle fluttazioni (7.50) sia normalizzatoall’unità pert =0∫1 2π ∫ π (4π A dφ sin θdθ cos 2 θ − 1 ) 2=10 03dove abbiamo inglobato <strong>di</strong>rettamente il fattore 9/2 nella costante A. Dallaprecedente equazione si evinceA = 45 4Concludendo la funzione <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusa data dalle(7.43) e (7.44) potrà essere riscritta facendo comparire la funzione <strong>di</strong> correlazionedella <strong>fluttuazione</strong> dell’angolo <strong>di</strong> orientazione6 Si tenga presente che il valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cos 2 θ è 〈cos 2 θ〉 = 14π1per un sistema isotropo come quello da noi considerato.3∫ 2π0dφ ∫ π0 sin θdθ cos2 θ =


7.4. FUNZIONE OMODINA 65I α VV(q,t) = 〈N〉 F s (q,t){α 2 + 4β245 ×〈 32√5(cos 2 θ(0) − 1 3) 32√5(cos 2 θ(t) − 1 3)〉}(7.51)IVH(q,t) α = 〈N〉 F s (q,t) β215 ×〈 ( 3 5 cos2√ 2 θ(0) − 1 ) ( 3 5 cos3 2√ 2 θ(t) − 1 )〉3(7.52)7.4 Funzione omo<strong>di</strong>na della <strong>di</strong>ffusione depolarizzataLe equazioni (7.43) e (7.44) descrivono la funzione <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>nadel campo <strong>di</strong>ffuso dalle molecole otticamente anisotrope che abbiano unasimmetria cilindrica. Ricor<strong>di</strong>amo che tale funzione <strong>di</strong> autocorrelazione èmisurabile sovrapponendo al campo elettromagnetico <strong>di</strong>ffuso che giunge alrivelatore una parte della ra<strong>di</strong>azione laser (Paragrafo 6.2). Diversamente lefunzioni <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na possono essere acquisite molto più facilmenteattraverso la semplice autocorrelazione dell’intensità <strong>di</strong>ffusa rivelata(Paragrafo 6.1).Secondo l’approssimazione gaussiana funzioni <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>naI (2) (t) ed etero<strong>di</strong>na I 1 (t) sono legate dalla relazione (6.4)I (2) (t) =|I (1) (0)| 2 + |I (1) (t)| 2Grazie a questa equazione possiamo calcolare le funzioni <strong>di</strong> correlazioneomo<strong>di</strong>na corrispondenti alle IVV α (q,t)eIα VH (q,t) tenendo presente cheavremo quin<strong>di</strong>F s (q, 0) = 1 (7.53)〈P 2 (u(0) · u(0))〉 = 〈P 2 (1)〉 = 1 (7.54)I α (2)VV (q,t) = 〈N〉2 [α 2 + 445 β2 ] 2+[F s (q,t)] 2 〈N〉 2 ×[α 2 + 4 45 β2 〈P 2 (u(0) · u(t))〉] 2(7.55)I α (2)VH (q,t) = 〈N〉2 ( 115 β2 ) 2 [1+(F s (q,t)〈P 2 (u(0) · u(t))〉) 2] (7.56)Risulta comodo normalizzare queste funzioni omo<strong>di</strong>ne al valore che assumonoper t →∞,cioè


66 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPE[(2)lim Iαt→∞VV (q,t) = 〈N〉2 α 2 + 4 ] 245 β2( )(2)1 2lim Iαt→∞VH (q,t) = 〈N〉2 15 β2In<strong>di</strong>cheremo le funzioni <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong>vise per tali fattori con g, esseassumono la forma seguenteg α (2)VV (q,t) = 1+ F s (q,t)( ) 2×α 2 + 445 β2(α 2 + 4) 245 β2 〈P 2 (u(0) · u(t))〉 (7.57)g α (2)VH (q,t) = 1+(F s(q,t)〈P 2 (u(0) · u(t))〉) 2 (7.58)Risulta comodo definire anche le funzioni <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>na (7.43)e (7.44) normalizzate al valore che esse assumono per t =0cioè[limt→0 Iα VV (q,t) = 〈N〉 α 2 + 4 ]45 β2 √= IVV α (q, ∞)limt→0 Iα(2)VH (q,t) = 〈N〉 1 15 β2√= (q, ∞)I α(2)VHgVV(q,t) α F s (q,t)= ( ) ×α 2 + 445 β2 (α 2 + 4)45 β2 〈P 2 (u(0) · u(t))〉(7.59)gVH α (q,t) = F s(q,t)〈P 2 (u(0) · u(t))〉 (7.60)= F s (q,t) ×〈 ( 3 5 cos2√ 2 θ(0) − 1 ) ( 3 5 cos3 2√ 2 θ(t) − 1 )〉(7.61)3dove nella (7.61) abbiamo usato la (7.50) per scrivere g VH come la funzione<strong>di</strong> correlazione della <strong>fluttuazione</strong> dell’angolo <strong>di</strong> orientazione.Si noti che le funzioni <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>ne possono essere dedottedalle (7.57), (7.58) comeg α VV(q,t) =√g α (2)VV (q,t) − [gα VV(q, 0)]2


7.4. FUNZIONE OMODINA 67=g α VH(q,t) ==√g α (2)VV(q,t) − gα(2)VV(q, ∞)√g α (2)VH (q,t) − [gα VH(q, 0)]2√g α (2)VH(q,t) − gα(2)VH(q, ∞) (7.62)poichég α (2)VV (q,t) = [gα VV (q, 0)]2 +[gVV α (q,t)]2g α (2)VH (q,t) = [gα VH (q, 0)]2 +[gVH α (q,t)]2


68 CAPITOLO 7. MOLECOLE OTTICAMENTE ANISOTROPE


Capitolo 8Effetto KerrCome abbiamo visto i sistemi colloidali possono essere stu<strong>di</strong>ati attrevrsol’analisi della luce <strong>di</strong>ffusa. Vi sono tuttavia altre tecniche per l’indagine <strong>di</strong>tali sistemi come ad esempio lo stu<strong>di</strong>o del loro rilassamento elettroottico. Inquesto Capitolo approfon<strong>di</strong>remo gli aspetti <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> dal punto<strong>di</strong> vista delle caratteristiche microscopiche del fluido.8.1 Birifrangenza Kerr indottaQuando un liquido è soggetto all’azione <strong>di</strong> un campo elettrico esso <strong>di</strong>vienebirifrangente e possiede le stesse caratteristiche <strong>di</strong> un cristallo uniassialeil cui asse ottico è <strong>di</strong>retto lungo il campo elettrico. Ciò significa che la<strong>di</strong>rezione del campo elettrico rappresenta una <strong>di</strong>rezione privilegiata attornoacuiè mantenuta la simmetria per rotazione. Questo effetto, scoperto daJohn Kerr nel 1875, è dovuto essenzialmente alle anisotropie geometricheed elettriche delle molecole che compongono il liquido e può essere espressofenomenologicamente attraverso la relazioneδn = n ‖ − n ⊥ = BλE 2 (8.1)dove δn è la <strong>di</strong>fferenza tra gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> rifrazione n ‖ ed n ⊥ parallelamenteed ortogonalemente al campo applicato E rispettivamente, B èlacostante<strong>di</strong> Kerr e λ è la lunghezza d’onda nel vuoto. <strong>La</strong> costante <strong>di</strong> Kerr B èunparametro fenomenologico che <strong>di</strong>pende dalla polarizzabilità della molecola edalla temperatura (decresce al crescere <strong>di</strong> T ), come vedremo tra breve B èlegata in particolare all’orientazione molecolare me<strong>di</strong>a del liquido sottopostoallo stimolo elettrico.Ci concentreremo sullo stu<strong>di</strong>o della birifrangenza indotta da un campoelettrico. In questo tipo <strong>di</strong> fenomeno un campo elettromegnetico <strong>di</strong> frequenzaω mostra la birifrangenza del mezzo 1 , originariamente isotropo, che èsottoposto all’azione <strong>di</strong> un ulteriore campo elettromagnetico <strong>di</strong> ferquenza 2Ω. In<strong>di</strong>cheremo questi campi rispettivamente con E ω ed E Ω . Assumiamo1 Questo campo elettromagnetico è tipicamente un fascio laser (con ω frequenza ottica)ed è detto sonda, esso si può considerare come un’onda piana.2 Questo campo è detto anche campo <strong>di</strong> pompa e possiede una Ω nel range dellera<strong>di</strong>ofrequenze, esso è un campo omogeneo che agisce <strong>di</strong>rettamente sul liquido.69


70 CAPITOLO 8. EFFETTO KERRE E Figura 8.1: Campo elettromagnetico <strong>di</strong> sonda E ω e campo <strong>di</strong> pompa E Ω,sinoticheE ωsi propaga nella <strong>di</strong>rezione ortogonale ad E Ω echeperleampiezzeè |E Ω|≫|E ω|.che E ω abbia <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazione ortogonale ad E Ω , che siano ciascunopolarizzati linearmente e che l’intensità <strong>di</strong>E Ω sia molto maggiore <strong>di</strong> quella<strong>di</strong> E ω (Figura 8.1). Se inoltre assumiamo che il liquido sottoposto a questicampi elettrici abbia una <strong>di</strong>namica che si svolge su tempi tipici τ ≫ 2π Ωpotremo considerare il campo E Ω costante nel tempo e rimpiazzarlo con ilsuo valore quadratico me<strong>di</strong>oE Ω ≃ e Ω(E Ω2 ) 1/2= E0con e Ω versore <strong>di</strong> polarizzazione del campo E Ω . Il campo elettrico complessivoagente sul liquido può essere allora scritto nella formaE = e Ω E 0 + e ω E ω e ik·r−iωt (8.2)An<strong>di</strong>amo ora a vedere come può essere descritto l’effetto Kerr D.C. attraversole quantità macroscopiche utilizzate nell’ottica non-lineare. Successivamentestabiliremo il collegamento tra la suscettività del liquido χ elapolarizzabilità me<strong>di</strong>a che ci permetterà <strong>di</strong> legare l’effetto Kerr all’orientazioemolecolare.Per un mezzo non-lineare il vettore <strong>di</strong> polarizzazione elettrica 3 P puòessere scritto come un’espansione in serie3 Notiamo che la polarizzazione P (detta anche densità <strong>di</strong> polarizzazione) rappresentail momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo per unità <strong>di</strong>volume. <strong>La</strong>P è una funzione della posizione e del tempoperciò dovremmo scrivere P = P(r,t) tuttavia ometteremo la <strong>di</strong>pendenza da r edat pernon appesantire la notazione.


8.1. BIRIFRANGENZA KERR INDOTTA 71P α = P (0)α +( )∂Pα∂E β+ 1 (∂ 2 )P α2 ∂E β ∂E γ(+ 1 6E=0E=0)∂ 3 P α∂E β ∂E γ ∂E δE βE β E γE=0E β E γ E δ + ...dove i pe<strong>di</strong>ci α, β ecc. in<strong>di</strong>cano le coor<strong>di</strong>nate dello spazio cartesiano x, y, z.Per il tipo <strong>di</strong> materiali a cui siamo interessati la polarizzazione a campo nulloP α(0) è nulla, la precedente equazione può allora essere scritta introducendola sucettività come 4P α = χ (1)αβ E β + χ (2)αβγ E βE γ + χ (3)αβγδ E βE γ E δ + ... (8.3)Se utilizzaimo il campo elettrico (8.2) nella (8.3) otterremo un’equazionecomplessa per la P in cui potremo trascurare tutti i termini eccetto quellolineare in E ω e quelli in |E 0 | 2 E ω per ottenere(P α ≃ χ (1))αβ +3χ(3) αβγγ E0 γEγ0 Eβ ω (8.4)dove E 0 α ed Eω α sono le componenti dei campi E 0 ed E ω rispettivamente. <strong>La</strong>precedente relazione approssimata può essere scritta attraverso la sucettivitàefficace comeconP α = χ effαβ Eω βχ effαβ= χ(1) αβ +3χ(3) αβγγ E0 γ E0 γ (8.5)Poiché i liqui<strong>di</strong> sono isotropi dal punto <strong>di</strong> vista macroscopico occorretener presente che il tensore della suscettività lineare ha la struttura seguenteχ (1)αβ = χ(1) δ αβ (8.6)Anche la sucettività del terzo or<strong>di</strong>ne (non-lineare) ha una forma con<strong>di</strong>zionatadalla simmetria spaziale del mezzo isotropo. Si può <strong>di</strong>mostrare che gli unicielementi in<strong>di</strong>pendenti della χ (3)αβγδ<strong>di</strong>versi da zero hanno formaχ (3)ααββ= χ (3)ββαα(8.7)χ (3)αβαβ= χ (3)βαβα(8.8)χ (3)αββα = χ(3) βααβ(8.9)χ (3)αααα = χ (3)ααββ + χ(3) αβαβ + χ(3) αββα(8.10)4 Usiamo la convenzione <strong>di</strong> Einstein secondo cui gli in<strong>di</strong>ci ripetuti si sommano.


72 CAPITOLO 8. EFFETTO KERRNe segue che se la suscettività (8.5) deve essere <strong>di</strong>versa da zero essa deveavere formaoppureχ effββ= χ(1) ββ +3χ(3) ββγγ E0 γ E0 γ (8.11)χ effαα= χ(1) αα +3χ(3) ααγγ E0 γ E0 γ (8.12)Immaginiamo ora <strong>di</strong> fissare il campo elettrico E 0 polarizzato lungo unodegli assi coor<strong>di</strong>nati (ad esempio l’asse x), la densità <strong>di</strong> polarizzazione associataad un’onda ottica che si propaga lungo l’asse y echeè polarizzataparallelamente ed E 0 sarà data dalla (8.11) con β = x()P x = χ effxx Ex ω = χ (1)xx +3χ (3)xxxxExE 0 x0 Ex ω (8.13)mentre per l’onda polarizzata ortogonalmente ad E 0 ,cioè lungo z si avràuna componente z della P data dalla (8.11) con β = z()P z = χ effzz Ez ω = χ (1)zz +3χ (3)zzxxExE 0 x0 Ez ω (8.14)Volendo esprimere la variazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione (8.1) attraversole componenti della suscettività dobbiamo ricordare che n è legato alla χattarverso la formulan = √ 1+χGrazie ad essa possiamo usare le (8.13) ed (8.14) per esprimere l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>rifrazione per l’onda luminosa polarizzata lungo x e lungo z, rispettivamente,comen x =√1+χ effxx ≃ 1+ 1 2 χeff xx= 1+ 1 2 χ(1) xx + 3 2 χ(3)√n z = 1+χ effzz ≃ 1+ 1 2 χeff zzxxxx E0 x E0 x (8.15)= 1+ 1 2 χ(1) zz + 3 2 χ(3) zzxx E0 x E0 x (8.16)dove abbiamo sviluppato secondo la formula √ 1+ɛ ≃ 1+ 1 2ɛ. Si noti cheper le proprietà <strong>di</strong> simmetria (8.6) e (8.7) della sucettività sihan z = n y .Dalle (8.15) ed (8.16) avremo per la (8.1)δn = n x − n z (8.17)= 3 ()χ (3)xxxx − χ (3)zzxx E 02xEx 0 (8.18)= 3 ()χ (3)xzzx2+ χ(3) xzxz Ex 0 E0 x (8.19)dove abbiamo usato la (8.10).


74 CAPITOLO 8. EFFETTO KERRvalor me<strong>di</strong>o stazionario in<strong>di</strong>pendente dal tempo t macroscopico. Tuttaviastiamo trattando il caso più generale in cui il sistema può essere sollecitato daforze esterne <strong>di</strong>pendenti dal tempo che rendono l’Hamiltoniana una funzionedel tempo H = H(t). Ne segue che la relazione (8.20) può essere scritta inmaniera più generale come〈∫d T α(t) =V〉d 3 rδd α (r,τ)H(t)(8.21)Se assumiamo che la posizione della particella e la sua polarizzabilità sianoscorrelate e che le particelle siano tutte uguali potremo scrivere〈∫〉d T α(t) = d 3 rδd α (r,τ)VH(t)〈 ∫ N ′〉= d 3 ∑r α i αβ(τ) δ(r − r i ) E βVi=1H(t)〈∫〉= 〈N ′ 〉 H(t) 〈α αβ (τ)〉 H(t) d 3 rδ(r − r i (τ)) E βVH(t)= 〈N ′ 〉〈α αβ (τ)〉 H(t) E β (8.22)Per ottenere la (8.22) abbiamo assunto che le forze esterne che compaiono inH(t) non abbiano alcun effetto sul numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> molecole che si trovanonel volume V e e nemmeno sulla posizione del centro <strong>di</strong> massa della molecola,abbiamo inoltre utilizzato il fatto che∫d 3 rδ(r − r i (τ)) = 1VRicor<strong>di</strong>amo a questo punto che il vettore <strong>di</strong> polarizzazione rappresentail momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo per unità <strong>di</strong> volume, anche per esso deve allora valere∫∫d T α (t) = d 3 rP α (r,t)= d 3 rχ αβ (r,t)E βVInoltre se il sistema è omogeneo la suscettività non <strong>di</strong>penderà dal punto rdel mezzo in cui ci troviamo avremoVd T α (r,t)=Vχ αβ(t)E β (8.23)Da un confronto <strong>di</strong>retto tra la (8.23) e la (8.22) possiamo subito stabilireil collegamento tra suscettività e polarizzablità me<strong>di</strong>aχ αβ (t) =ρ〈α αβ (t)〉 (8.24)dove ρ = 〈N〉/V èladensità me<strong>di</strong>a del mezzo, in questa equazione abbiamoscritto <strong>di</strong>rettamente 〈α αβ (τ)〉 H(t) = 〈α αβ (t)〉 per non appesantire lanotazione.E’ possibile specializzare l’equazione (8.24) al caso dell’effetto Kerr D.C.tenendo presente che in tale situazione la forza esterna che compare nell’HamiltonianaH(t) è il campo elettrico E 0 = E 0 (t) che viene acceso o


8.3. ORIENTAZIONE MOLECOLARE ED EFFETTO KERR 75(a)z '(b)uO 'y 'x '(c)u(d)uzyxFigura 8.2: (a) Ellissoide generico con tre assi <strong>di</strong>versi. (b) Ellissoide simmetrco prolatocon semiasse parallelo all’asse <strong>di</strong> simmetria maggiore del semiasse trasverso, si noti cheu è parallelo all’asse <strong>di</strong> simmetria. (c) Ellissoide simmetrco oblato con semiasse paralleloall’asse <strong>di</strong> simmetria minore del semiasse trasverso. (d) Ellissoide simmetrico nel sistema<strong>di</strong> riferimento del laboratorio Oxyz, gli angoli θ e φ sono gli angoli che u forma con gliassi x ed y rispettivamente.spento ad un certo istante. <strong>La</strong> suscetticvità efficace sarà legata alla polarizzazibilitàattraverso la (8.24)χ effαβ (t) =〈α αβ(t)〉Se consideriamo la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione che sperimenta il campoelettromagnetico ottico nell’attraversare il mezzo sottoposto ad un campo<strong>di</strong>retto lungo l’asse x avremoδn(t) = 1 2 ρ 〈α xx(t) − α zz (t)〉 (8.25)Questa equazione mette in relazione la birifrangenza indotta misurabilesperimentalemente e la polarizzabilità microscopica me<strong>di</strong>a. Tra breve vedremola forma che assume la (8.25) per molecole a simmetria cilindrica sespecifichiamo il sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio.8.3 Orientazione molecolare ed effetto Kerr<strong>La</strong> forma generale <strong>di</strong> una molecola può essere considerata come un ellissoideche abbia tre assi <strong>di</strong>versi. Collocheremo tale molecola in un sistema <strong>di</strong>riferimento solidale O ′ x ′ y ′ z ′ il cui centro coincide col centro <strong>di</strong> massa della


76 CAPITOLO 8. EFFETTO KERRmolecola (Figura 8.2(a)). L’orientazione dell’asse principale della molecolarispetto al sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio Oxyz è definita dalle trecoor<strong>di</strong>nate euleriane θ, φ, ψ. Per semplicità assumiamo che tale ellissoide siasimmetrico (Figura 8.2(b),(c)) rispetto all’asse principale, sia dal punto <strong>di</strong>vista geometrico che elettrico come anche da un punto <strong>di</strong> vista ottico. Inquesto modo il versore <strong>di</strong> orientazione u della molecola sarà identificato daisoli angoli θ e φ (Figura 8.2(d)).Usando la tecnica dei tensori cartesiani introdotta nel Paragrafo 7.2 possiamoscrivere le componenti della polarizzazbilità α zz ed α xx che compaiononella (8.25) come espressioni dei prodotti scalari tra il versore <strong>di</strong> orientazioneu ed i versori degli assi del sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio. Successivamentepotremo esprimere tali prodotti scalari come funzioni degli angoli<strong>di</strong> orientazione molecolare. Per cominciare notiamo che si può scivere(siveda l’equazione (7.21))α xx = x α x β α αβ = wαβα xx αβ (8.26)α zz = z α z β α αβ = wαβ zz αβ (8.27)dove x e z sono i versori degli assi x e z. <strong>La</strong> componente generica della polarizzabilitàα αβ può essere scomposta nella sua parte isostropa ed anisotropa 5(eq. (7.18))(α αβ = αδ αβ + β u α u β − 1 )3 δ αβFacendo agire l’operatore <strong>di</strong> proiezione wαβxx e wzz αβ sulla α αβ così scrittaotterremo rispettivamente la (8.26) e la (8.27)[α xx = wαβα xx αβ = α + β (x · u) 2 − 1 ]3[α zz = wαβ zz α αβ = α + β (z · u) 2 − 1 ]3(8.28)(8.29)poichéx α δ αβ x β = z α δ αβ z β = z · z =1x α u α u β x β = x · uu· x =(x · u) 2z α u α u β z β = z · uu· z =(z · u) 2Considerando la Figura 8.2(d) potremo scrivere e proiezioni <strong>di</strong> u lungox e lungo z rispettivamente comex · u = cosθz · u = sinφ sin θ5 α e β sono definite come α =(α ‖ +2α ⊥ )/3 eβ = α ‖ − α ⊥ .


8.4. ENERGIA DI ORIENTAZIONE 77per cui le (8.28) e (8.29) <strong>di</strong>ventano[α xx = wαβα xx αβ = α + β cos 2 θ − 1 ]3α zz = w zzαβ α αβ = α + β[sin 2 θ sin 2 φ − 1 3](8.30)(8.31)<strong>La</strong> birifrangenza indotta (8.25) può essere quin<strong>di</strong> riscritta attraverso gliangoli <strong>di</strong> orientazione <strong>di</strong> uδn = 1 2 ρβ〈cos2 θ(t) − sin 2 θ(t) sin 2 φ(t)〉 (8.32)Si ricor<strong>di</strong> che la me<strong>di</strong>a calcolata nella (8.32) deve essere considerata uname<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ensemble in cui la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità è alterata dal campoelettrico esterno E 0 . Se tale me<strong>di</strong>a viene effettuata in assenza del campoesterno si avrà una funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione p(θ, φ) in<strong>di</strong>pendente dagli angoli<strong>di</strong> orientazione θ e φ, cioé 6 p(θ, φ) = 1essa avrà come risultato4π∫ 2π ∫ π〈cos 2 θ − sin 2 θ sin 2 φ〉 = dφ sin θdθ 1 ()cos 2 θ − sin 2 θ sin 2 φ =00 0 4πCiò significa che in assenza <strong>di</strong> campo esterno la birifrangenza del mezzo δnè nulla e in<strong>di</strong>pendente dal tempo. Nel paragrafo successivo vedremo comeil campo elettrico E 0 induce un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo d nella molecola. A suavolta d avrà un’interazione con E 0 portando un contributo all’energia dellamolecola. Questa energia <strong>di</strong> interazione <strong>di</strong>penderà dall’orientazione dellamolecola ellissoidale.8.4 Energia <strong>di</strong> orientazioneSe immaginiamo una molecola <strong>di</strong> che abbia la forma <strong>di</strong> un ellissoide prolatola polarizzabilità α ‖ sperimentata da un campo elettrico parallelo all’asse <strong>di</strong>simmetria della molecola èpiù grande della polarizzabilità α ⊥ per un campoagente ortogonalmente all’asse <strong>di</strong> simmetria (Figura 8.3(a)), cioèα ‖ >α ⊥Se ora immaginiamo che la molecola sia sottoposta al campo elettrico E 0come mostrato in Figura 8.3(b), il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo indottod = α E 06 Ciò riflette il fatto che in assenza del campo <strong>di</strong> pompa E 0 il sistema deve essereisotropo cioè lap deve essere una costante in<strong>di</strong>pendente dagli angoli, in aggiunta la p(θ, φ)deve essere normalizzata ∫ 2πdφ ∫ π1sin θdθp(θ, φ) =1percuip(θ, φ) = .0 0 4π


78 CAPITOLO 8. EFFETTO KERR(a) (b)dE 0 (c)zuyE 0xFigura 8.3: (a) Molecola con la forma <strong>di</strong> un ellissoide prolato, α ‖ è la polarizzablitàlungo l’asse <strong>di</strong> simmetri della molecola mentre α ⊥ è la polarizzabilità ortogonalmente adesso. (b) Il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo d indotto dal campo elettrico E. (c) Molecola simmetricanel sistema <strong>di</strong> riferimento del laboratorio con il campo E 0 fissato lungo l’asse x, θ è l’angoloformato da u ed x‖E 0.


8.4. ENERGIA DI ORIENTAZIONE 79non sarà più parallelo ad E ma si scosterà da esso avvicinandosi all’ase <strong>di</strong>simmetria della moelcola. In questa situazione avremo un momento torcentedella forza elettrica pari aT = d × E 0che è esercitato sulla molecola. Il momento della forza è <strong>di</strong>retto in manieratale che la molecola si allinei con il campo elettrico E.<strong>La</strong> tendenza della molecola ad allinearsi al campo è contrastata dall’agitazionetermica che rende casuale l’orientazione molecolare. L’energiatermica èdatadak B T mentre l’energia <strong>di</strong> orientazione U <strong>di</strong>pende dall’angoloche l’asse <strong>di</strong> simmetria molecolare forma con E 0 come vedremo. Seil campo elettrico applicato subisce una variazione dE 0 la corrispondentevarazione <strong>di</strong> energia potenziale dU saràdU = −d · dE 0 = −d ‖ dE 0 ‖ − d ⊥dE 0 ⊥ (8.33)dove abbiamo decomposto i due vettori E 0 e d rispetto alle loro componentiparallele ed ortogonali all’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola. Poiché è anched ‖ = α ‖ E 0 ‖d ⊥ = α ⊥ E 0 ⊥avremo per la (8.33)dU = −α ‖ E 0 ‖ dE0 ‖ − α ⊥ E 0 ⊥ dE 0 ⊥ (8.34)che integrata daU = − 1 (α2 ‖ E‖ 0 2+ α⊥ E⊥2 ) 0 (8.35)Immaginiamo ora che il campo E 0 sia <strong>di</strong>retto lungo l’asse x e fissiamo gliangoli come nella Figura 8.2(d). Se esprimiamo le componenti del campoelettrico E‖0 e E0 ⊥ in funzione dell’angolo θ che l’asse <strong>di</strong> simmetria dellamolecola u forma con E 0 (Figura 8.3(c)) avremoe quin<strong>di</strong> la (8.35) <strong>di</strong>ventaE‖ 0 = E 0 cos θE⊥ 0 = E 0 sin θU = − 1 [ ]2 E 0 2 α ‖ cos 2 θ + α ⊥ sin 2 θ= − 1 2 E 0 2 [α + β(cos 2 θ − 1 )] (8.36)3


80 CAPITOLO 8. EFFETTO KERRE /2U0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0(rad)Figura 8.4: Andamento dell’energia potenziale U al variare <strong>di</strong> θ per una molecola aforma <strong>di</strong> ellissoide prolato. Quando l’asse <strong>di</strong> simmetria è parallelo ad E (θ = 0) l’energiapotenziale è massima, mentre se l’asse <strong>di</strong> simmetria è ortogonale ad E (θ = π/2) U èmassima.Può risultare comodo scalare l’energia potenziale rispetto al termine costante− 1 2 E 0 2 α così daavereU(θ) = − 1 (2 E 0 2 β cos 2 θ − 1 )3= − 13 √ 5 E 0 2 β 3 √(5 cos 2 θ − 1 )23(8.37)Nel caso dell’ellissoide prolato avremo (α ‖ − α ⊥ ) > 0 quin<strong>di</strong> l’energia potenzialesarà minimizzata quando l’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola sarà paralleloal campo elettrico e sarà massima quando tale asse sarà ortogonale adE 0 (Figura 8.4).In base alla (8.36) possiamo notare che l’energia <strong>di</strong> orientazione <strong>di</strong>pendesolo dall’angolo θ che l’asse <strong>di</strong> simmetria della molecola forma con l’asse x.In questo modo possiamo comprendere come la me<strong>di</strong>a (8.32), eseguita inpresenza del campo esterno E 0 , debba essere in<strong>di</strong>pendente dall’angolo φ formatoda u e l’asse y. Ciò riflette l’invarianza rotazionale dell’Hamiltonianaattorno al vettore E 0 : l’unica anisotropia macroscopica del mezzo è quellaindotta dal campo elettrico che definisce un’asse preferenziale attorno a cuiè mantenuta la simmetria per rotazione. In base a tali considerazioni possiamoaffermare che la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione sarà in<strong>di</strong>pendente dall’angolo


8.4. ENERGIA DI ORIENTAZIONE 81φ, qui<strong>di</strong> potremo fattorizzarla come segue 7p(θ, φ) =p φ p(θ) = 1 p(θ(t)) (8.38)2πSi noti che la p(θ) può <strong>di</strong>pendere dal tempo poichè essa <strong>di</strong>pende dall’energia<strong>di</strong> interazione U. Quest’ultima <strong>di</strong>pende a sua volta dal campo elettrico E 0 (t)che può essere spento o acceso ad un certo istante. In base alla (8.38) lame<strong>di</strong>a (8.32) potrà essere scritta eseguendo l’integrazione in dφδn = 1 2 ρβ〈cos2 θ(t) − sin 2 θ(t) sin 2 φ(t)〉= 1 ∫ 2π ∫ π2 ρβ dφ sin θdθ 1 ()0 0 2π p(θ(t)) cos 2 θ − sin 2 θ sin 2 φ= 3 ∫ π(4 ρβ sin θdθp(θ(t)) cos 2 θ − 1 )03= 3 〈4 ρβ cos 2 θ − 1 〉(8.39)3In base alla (8.39) la birifrangenza dell’effetto Kerr è proporzionale alla<strong>fluttuazione</strong> me<strong>di</strong>a del coseno dell’angolo θ causata dall’azione del campoδn = 1 〈 32 √ 5 ρβ √(5 cos 2 θ − 1 )〉23elettrico E 0(8.40)Si ricor<strong>di</strong> che anche misurando la funzione <strong>di</strong> correlazione della ra<strong>di</strong>azione<strong>di</strong>ffusa, in assenza <strong>di</strong> campi elettrici esterni, si ottiene la funzione <strong>di</strong>correlazione <strong>di</strong> questa stessa <strong>fluttuazione</strong> (si veda il Par.7.3). Nel prossimoCapitolo vedremo come la birifrangenza rappresenta la risposta del sistemaal campo esterno <strong>di</strong>pendente dal tempo e vedremo come essa può essere messain relazione con la funzione <strong>di</strong> correlazione tramite la teoria della rispostalineare.7 <strong>La</strong> p φ deve essere normalizzata in modo che ∫ 2πdφ p φ =0percuip φ =1/2π.0


82 CAPITOLO 8. EFFETTO KERR


Capitolo 9Effetto Kerr efotocorrelazioneIn questo Capitolo mostreremo come sono legati la birifrangenza dell’effettoKerr e la funzione <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusa.Per identificare l’osservabile A, definita nel Par. 2.4, a partire dallostu<strong>di</strong>o dell’effetto Kerr consideriamo l’energia della molecola ellissoidalesottosposta al campo elettrico. Nel Par.8.4 abbiamo trovato che l’energiadela molecola sottoposta al campo E 0 <strong>di</strong>pende dall’angolo <strong>di</strong> orientazione(equazione (8.37))[ 1 3U(θ) =−3 √ 5 E √(0 β][ 2 5 cos 2 θ − 1 )]23dove β è la parte anisotropa della polarizzabilità. Ricordando che nellateoria della risposta l’energia <strong>di</strong> accoppiamento è scritta come −F 0 A,cosìpossiamo identificareA = 3 √(5 cos 2 θ − 1 )(9.1)231F 0 =3 √ 5 E 0 2 β (9.2)Sottolineamo che la A così definita è una variabile <strong>di</strong>namica con me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>equilibrio nulla e con valore quadratico me<strong>di</strong>o normalizzato all’unità.Notiamo ora che la birifrangenza <strong>di</strong> effetto Kerr data dalla (8.40) èproporzionale alla risposta χ A (t)δn(t) = 1 〈 32 √ 5 ρβ √(5 cos 2 θ(t) − 1 )〉= F 023 2 √ 5 ρβχ A(t)Come vedremo nel seguito (Par.10.3) la variazione dell’intensità δI(t) dellaluce trasmessa da un mezzo sottoposto ad un campo elettrico attivato a t =0, filtrata tramite opportuni polarizzatori, è proporzionale alla birifrangenzaδn(t)δI(t) =ξδn=ξ2 √ 5 F 0 ρβχ A (t) (9.3)83


84 CAPITOLO 9. EFFETTO KERR E FOTOCORRELAZIONEdove ξ è solamente una costante moltiplicativa che definiremo piùavanti. Ciòsignifica che la sucettività può essere dedotta dalla misura della variazionedell’intensità della luce trasmessa dal campione all’attivazione del campoelettrico.Nel caso in cui stu<strong>di</strong>amo il rilassamento potremo comunque ottenere lala χ dalla relazioneδI(0) − δI(t) =ξ2 √ 5 F 0 ρβχ A (t) (9.4)In aggiunta ricor<strong>di</strong>amo che la funzione <strong>di</strong> correlazione normalizzata dell’osservabileA è legata alla funzione <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusag α VH(q,t)=F s (q,t) 〈A(0) A(t)〉 = F s (q,t) C AA (t, t w )Ciò significa che una misura simultanea della fotocorrelazione e della birifrangenzaKerr fornisce delle quantità messe in relazione dal TFD (2.30).


Parte IIIL’esperimento condotto ed irisultati ottenuti85


Capitolo 10L’esperimento<strong>La</strong> maggior parte degli stu<strong>di</strong> effettuati, che indagano la forma assunta relazione<strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione fuori dall’equilibrio, è costituita da simulazioninumeriche dei vari modelli. Le prove sperimentali della vali<strong>di</strong>tàdel TFD generalizzato sono davvero esigue. Gli esperimenti <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong><strong>di</strong>ssipazioneriportati in letteratura 1 consistono nel confronto tra la suscettibilità<strong>di</strong>elettrica e il rumore <strong>di</strong> polarizzazione per il glicerolo [15] ed il gel <strong>di</strong>laponite [16]. L’analisi <strong>di</strong> queste misure è complicata dal fatto che i risultatisono ottenuti nel dominio delle frequenze, in questo modo risulta <strong>di</strong>fficileseparare la <strong>di</strong>namica veloce da quella lenta.L’esperimento condotto è volto a misurare la funzione <strong>di</strong> correlazione dellaluce <strong>di</strong>ffusa e la birifrangenza dell’effetto Kerr D.C., <strong>di</strong>rettamente nel dominiodel tempo, <strong>di</strong> una soluzione acquosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>schetti <strong>di</strong> laponite. Nel seguitoillustreremo l’apparato sperimentale concentrandoci sui problemi praticiche si incontrano nella misura delle due quantità <strong>di</strong> interesse e sulla lorosoluzione.10.1 Il campione stu<strong>di</strong>ato<strong>La</strong> laponite è un’argilla sinetetica che si presenta sotto forma <strong>di</strong> una polverebianca che, sciolta in acqua, da vita a una soluzione colloidale. <strong>La</strong> suastruttura è formata da vari strati <strong>di</strong> silicati sovrapposti che vanno a costituiredei piattini colloidali con 25 nm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro e 1 nm <strong>di</strong> spessore (Figura10.1). Tali piattini possiedono una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carica non uniforme, inparticolare le facce hanno carica opposta alla superfice laterale. E’ ben notoche, con passare del tempo, le soluzioni <strong>di</strong> laponite subiscono un processo<strong>di</strong> invecchiamento in cui le macromolecole tendono ad aggregarsi dando vitaad un gel.<strong>La</strong> preparazione della soluzione avviene attraverso l’aggiunta gradualedella polvere al fluido sottoposto ad un’agitazione meccanica che ne facilita ilmescolamento. <strong>La</strong> concentrazione x della laponite in soluzione è determinatagrazie alla misura della massa <strong>di</strong> polvere m L , ottenuta con una bilancia1 Vi è anche una stima in<strong>di</strong>retta della funzione P (q) ottenuta dai dati sperimentalirelativi alla magnetizzazione <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> CuMn [14].87


88 CAPITOLO 10. L’ESPERIMENTO1 nm 25 nm Figura 10.1: Rappresentazione schematica della geometria <strong>di</strong> un piattino <strong>di</strong> laponite.<strong>di</strong>gitale <strong>di</strong> precisione. Nota anche la massa dell’acqua m H2 O utilizzata laconcentrazione sarà datadam Lx =m L + m H2 OLe misure della funzione <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusa e della birifrangenzache presenteremo nel seguito sono relative al campione stu<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> concentrazionex =0.01.10.2 <strong>La</strong> fotocorrelazionePer la misura della funzione <strong>di</strong> correlazione dell’intesità della luce <strong>di</strong>ffusa lara<strong>di</strong>azione laser (λ = 532 nm) viene dapprima filtrata da un polarizzatoreP1 e d in seguito focalizzata dalla lente L1 sul campione (Figura 10.2). Ilcampione è contenuto nella cella <strong>di</strong> Kerr <strong>di</strong> cui descriveremo il funzionamentonel prossimo Paragrafo, tale cella è dotata <strong>di</strong> finestre <strong>di</strong> vetro perpermettere l’ingresso della luce laser e la raccolta della luce <strong>di</strong>ffusa ad unangolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ϑ = π/2. <strong>La</strong> lente L2 (con fuoco coincidente con quellodella lente L1) in<strong>di</strong>rizza la luce <strong>di</strong>ffusa verso il filtro polarizzatore P2 nella<strong>di</strong>rezione del collimatore. Esso possiede una lente LC con lunghezzza focalepari a quella della lente L2 e in<strong>di</strong>rizza la luce <strong>di</strong>ffusa raccolta su <strong>di</strong> una fibraottica. <strong>La</strong> fibra trasporta la ra<strong>di</strong>azione luminosa al fotomoltiplicatoreche produce un segnale elettrico proporzionale all’intensità della luce <strong>di</strong>ffusa.Tale segnale è elaborato da un calcolatore che restituisce <strong>di</strong>rettamentela funzione correlazione omo<strong>di</strong>na normalizzata g α(2) (q,t). Poichè ipolarizzatoriP1 e P2 sono <strong>di</strong>sposti in maniera ortogonale tra loro misureremo lafunzione omo<strong>di</strong>na della <strong>di</strong>ffusione depolarizzata g α(2)VH (q,t).


10.2. LA FOTOCORRELAZIONE 89LCLUCETRASMESSA(DIRETTA ALFOTODIODO)FINESTRACOLLIMATOREL2P2ELETTRODOFIBRAOTTICACAMPIONEL1CELLA DIKERRCALCOLATOREFOTOMOLTIPLICATOREP1LASERFigura 10.2: Rappresentazione schematica dell’apparato sperimentale per lafotocorrelazione, la luce trasmessa è <strong>di</strong>retta al foto<strong>di</strong>odo (cfr Fig. 10.4).Vogliamo sottolineare che l’approssimazione Gaussiana che lega la funzione<strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na ed etero<strong>di</strong>nag α(2)VH (q,t)=|gα VH(q, 0)| 2 + |g α VH(q,t)| 2è relativa a delle con<strong>di</strong>zioni sperimentali ideali. Nei casi pratici intervengonovari problemi, come un non perfetto allineamento o la presenza <strong>di</strong> impurezzenel campione. Si può tenere conto <strong>di</strong> questi problemi che determinano unabbassamento del contrasto aggiungendo un fattore γ 2 < 1 alla relazioneGaussianag α(2)VH (q,t)=|gα VH(q, 0)| 2 + γ 2 |g α VH(q,t)| 2In questo modo la funzione etero<strong>di</strong>na può essere ottenuta attraverso larelazione (si veda l’equazione (7.62))gVH α (q,t) = 1 √ [g α(2)VHγ(q,t)+|gα VH (q, 0)|2] (10.1)= 1 √ [g α(2)]VH(q,t) − gα(2)VHγ(q, ∞) (10.2)Il parametro γ è <strong>di</strong>fficilmente calcolabile data la grande varietà <strong>di</strong>causesperimentali che ne determinano il valore. Per questo motivo faremo in


90 CAPITOLO 10. L’ESPERIMENTOmodo <strong>di</strong> aggiustare γ per ottenere la giusta normalizzazione nei grafici TFDcome illustreremo nel seguito.Ricor<strong>di</strong>amo ora che la funzione <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>na normalizzata inuna geometria VH ha forma (equazione (7.61))gVH α (q,t,t w) = F s (q,t,t w ) ×〈 ( 3 5 cos2√ 2 θ(t w ) − 1 ) ( 3 5 cos3 2√ 2 θ(t) − 1 )〉3= F s (q,t,t w ) C AA (t, t w ) (10.3)dove abbiamo introdotto la <strong>di</strong>pendenza da t w dovuta al processo <strong>di</strong> invecchiamento.Come abbiamo detto la gVH α (q,t) contiene la funzione <strong>di</strong> correlazionedei gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà rotazionali C AA (t) che, durante l’invecchiamento,è caratterizzata da un tempo <strong>di</strong> rilassamento relativo alla <strong>di</strong>namica lenta τ α .In questa funzione compare inoltre la funzione <strong>di</strong> correlazione relativa allatraslazione del centro <strong>di</strong> massa della molecola F s (q,t)cheavrà un certotempo carattersistico τ t relativo alla <strong>di</strong>namica veloce traslazionale. Si notiche se τ t ≫ τ α si ha per la gVH α (q,t,t w)g α VH (t, t w) ≃ C AA (t, t w ) (10.4)Ciò può essere compreso facilmente poiché mentre la funzione C AA (t, t w )rilassa,la funzione F s (q,t,t w )è praticamente uguale ad uno (Figura 10.3)(a).Una volta che la C AA è andata a zero, la F s decade senza poter mo<strong>di</strong>ficaresensibilmente la gVH α = F s × C AA ,chevacosì a coincidere con la sola C AA(Figura 10.3)(b)).Si noti che la situazione per la funzione gVV α data dall’equazione (7.59)è del tutto <strong>di</strong>versa. Infatti la funzione <strong>di</strong> correlazione nella geometria VVassume la formagVV α (q,t,t w)= F [s(q,t,t w )( ) α 2 + 4]α 2 + 445 β2 45 β2 C AA (t, t w )Essa contiene sempre il contributo relativo alla F s moltiplicato per un terminecostante. Se inoltre introduciamo il rapporto <strong>di</strong> depolarizzazionepotremo scrivere la g VVcomer =β215 α 2g α VV (q,t,t w)= F s(q,t)3+4r [3 + 4rC AA(t, t w )]Se allora 2 r ≪ 1 il contributo della funzione C AA alla gVV α sarà trascurabile,cosicché2 Il parametro r può essere stimato in base all’approccio proposto nell’Appen<strong>di</strong>ce D;in questo modo, considerando la costante <strong>di</strong>elettrica relativa della laponite nel visibileɛ r =3.5 secondo [17], si ottiene r ≃ 6 × 10 −2 .


10.2. LA FOTOCORRELAZIONE 91(a)F s(q,t,t w)C AA(t,t w) t log ( t-t w)(b)g VH (q,t,t w) [ >> t]C AA(t,t w)g VH(q,t,t w)log ( t-t w)Figura 10.3: (a) Andamento schematico della funzione <strong>di</strong> correlazione dei gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>libertà traslazionali F s (linea tratteggiata) e della funzione <strong>di</strong> correlazione relativa allerotazioni C AA (linea piena) in funzione <strong>di</strong> log(t − t w) con tempo caratteristico t α ≫ t t.(b) Andamento schematico della funzione gVH α in funzione <strong>di</strong> log(t − t w), si noti che essacoincide praticamente con C AA nell’ipotesi in cui τ α ≫ τ t.


10.3. MISURA DELLA BIRIFRANGENZA 93CALCOLATOREFOTODIODOFIBRA OTTI CAFOTOMOLTIPLICATORELC L2LUCE DIFFUSACOLLIMATORELASER P1P2L1CAMPIONEELETTRODOCELLA DI KERRQWP P3L3OSCILLOSCOPIOTRIGGERGENERATOREDI IMPULSIAMPLIFICATIMONITORFigura 10.4: Rappresentazione dell’apparato sperimentale per la misura della birifrangenza,la luce <strong>di</strong>ffusa raccolta è in<strong>di</strong>rizzata al collimatore (cfr Fig. 10.2). Le freccerappresentano gli assi dei polarizzatori e della lamina.


10.3. MISURA DELLA BIRIFRANGENZA 95Figura 10.6: Andamento dei fattori moltiplicativi <strong>di</strong> ∆ nell’equazione (10.8), si noti chei massimi delle due funzioni si trovano in corrispondenza <strong>di</strong> θ 1 = π/6 eθ 3 = π/4.E f (∆) = P (θ 3 ) · Q(ϕ) · K(∆) · P (θ 1 ) · EIl foto<strong>di</strong>odo misura l’intensità I del campo E f che sarà datadaI(∆) = |E f (∆)| 2Tale equazione può essere sviluppata al primo or<strong>di</strong>ne per 4 ∆ ≃ 0 ottenendoI(∆) ≃ 1 4 E L 2 cos 2 θ 1 [2 + cos 2(θ 1 − θ 3 )+cos2(θ 1 + θ 3 − 2ϕ)]+E L 2 cos 3 θ 1 sin θ 1 sin 2(θ 3 − ϕ)∆<strong>La</strong> precedente equazione può essere riscritta come 5δI = I(∆) − I 0= E L 2 cos 3 θ 1 sin θ 1 sin 2(θ 3 − ϕ) ∆ (10.8)dove nel termine I 0 abbiamo raccolto tutti i termini ad<strong>di</strong>tivi in<strong>di</strong>pendentida ∆.Per massimizzare la variazione <strong>di</strong> intensità luminosa, legata <strong>di</strong>rettamentealla birifrangeza, occorre fare in modo che i fattori che moltipilicano ∆ nella(10.8) siano i massimi possibili. Per fare questo occorre scegliereθ 1 = π 64 Le tensioni applicate dal nostro amplificatore sono tali da produrre solo un piccolosfasamento ∆.5 <strong>La</strong> variazione <strong>di</strong> intesità luminosa può essere <strong>di</strong>rettamente misurata ponendo l’oscilloscopioche riceve il segnale del foto<strong>di</strong>odo in modalità A.C., in questo modo il fondo <strong>di</strong>intensità costante nel tempo viene azzerato fornendo il segnale proporzionale a ∆.


100 CAPITOLO 11. RISULTATIuno stato <strong>di</strong> quasi-equilibrio in cui la relazione tra k B Tχ A (t, t w )eC AA (t, t w )è una semplice retta della forma (si veda il Par. 3)k B Tχ A (t, t w )=1− C AA (t, t w )Tale retta passa per i punti (0, 1) ed (1, 0). Se invece <strong>di</strong> k B Tχ A (t, t w )eC AA (t, t w ) consideriamo le ζk B Tχ A (t, t w )eγC AA (t, t w ) avremo un rettache passa nei punti (0,ζ)e(γ,0).In base a quanto abbiamo detto, per normalizzare correttamente lequantità misurate, agiremo come segue:1. Interpoliamo la funzione <strong>di</strong> correlazione γC AA (t, t w ) nei punti dellafunzione <strong>di</strong> risposta ζk B Tχ A (t, t w ). In questo modo si ottengono ledue funzioni agli stessi istanti t.2. Si realizza un grafico <strong>di</strong> ζk B Tχ A (t, t w ) in funzione <strong>di</strong> γC AA (t, t w ). Intale grafico si in<strong>di</strong>vidua un intervallo in cui l’andamento dei punti èrettilineo che corrisponde ai tempi brevi in cui il sistema è in uno stato<strong>di</strong> quasi-equilibrio.3. Si esegue un fit dei punti nell’intervallo considerato con una retta dellaformay(x) =mx+ qda cui possono essere dedotte le costanti ζ = q e γ = − q m .4. Si ottiene il grafico normalizzato k B Tχ A (t, t w )vsC AA (t, t w ) <strong>di</strong>videndole ζk B Tχ A (t, t w )eγC AA (t, t w ) rispettivamente per γ e ζ.Come esempio dei vari passaggi <strong>di</strong> questa procedura si consideri la Figura(11.1) in cui sono stati riportati i vari sta<strong>di</strong> dell’elaborazione per t w =90min per ottenere il corrispondente grafico <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione.Nel prossimo Paragrafo mostreremo le curve <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong> <strong>di</strong>ssipazionemisurate ai vari t w normalizzate secondo la tecnica descritta, inoltre mostreremoche τ FE ha una crescita esponenziale con t w .11.2 Misure <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione al variare<strong>di</strong> t wLe misure della relazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione da noi effettuate aivari t w sono riportate in Figura 11.2. Come si può vedere all’aumentare deltempo <strong>di</strong> invecchiamento la zona fuori equilibrio che devia dal TFD si riducesempre <strong>di</strong> più. Ciò è dovuto al fatto che, man mano che aumentiamo t w ,la <strong>di</strong>namica lenta <strong>di</strong> non-equilibrio del sistema rilassa progressivamente sutempi più elevati (si veda il Par. 3.1). In questo modo essa finisce per usciredal nostro intervallo <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> misura sperimentale e porta un contributosempre più piccolo nei grafici della relazione <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione.Per questo motivo, al fine <strong>di</strong> ottenere tale grafico a t w = 1200 min, abbiamodovuto raddoppiare il tempo <strong>di</strong> osservazione della risposta. Per un più agile


11.2. MISURE A VARI TEMPI D’INVECCHIAMENTO 101(a)0.5t w= 90 min(b)0.5t w= 90 min C AA(t,t w)0.40.30.2 C AA(t,t w) (interpolata)0.40.30.20.10.10.01E-6 1E-5 1E-4 1E-3 0.01 0.1 1(t-t w) [ s ]0.01E-6 1E-5 1E-4 1E-3 0.01 0.1 1(t-t w) [ s ](c) k BT A(t,t w)[Volts]0.0350.0300.0250.0200.015Retta del fitdel regime <strong>di</strong>quasi-equilibrio(m = - 0.074 Volts,q = 0.034 Volts)t w= 90 min(d)k BT A(t,t w)1.00.90.80.70.60.50.40.3t w= 90 min1 - C AA(t,t w)0.0100.20.005Regime <strong>di</strong> quasi-equilibrio0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 C AA(t,t w)0.10.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)Figura 11.1: (a) Funzione <strong>di</strong> correlazione γC AA(t, t w)at w = 90 min fissato. (b) Funzione<strong>di</strong> correlazione interpolata nei punti in cui èmisuratalaζk BTχ A(t, t w). (c) ζk BTχin funzione della γC AA(t, t w), in<strong>di</strong>viduato l’inetervallo in cui il sistema è in una con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> quasi-equilibrio si esegue un fit <strong>di</strong> quei punti con una retta (linea tratteggiata), da cuisi ottengono i parametri m e q. (d) Ottenuti ζ e γ da q ed m si può ottenere il grafico <strong>di</strong>k BTχ A(t, t w)vsC AA(t, t w).


102 CAPITOLO 11. RISULTATI(a)1.0t w= 90 min1 - C AA(t,t w)(b)1.0t w= 125 min1 - C AA(t,t w)0.80.8k BT A(t,t w)0.60.4k BT A(t,t w)0.60.40.20.20.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)0.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)(c)k BT A(t,t w)1.00.80.60.4t w= 225 min1 - C AA(t,t w)(d)k BT A(t,t w)1.00.80.60.4t w= 1200 min1 - C AA(t,t w)(Tempo dellamisuraraddoppiato)0.20.20.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)0.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)Figura 11.2: <strong>Relazione</strong> <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione misurata all’aumentare <strong>di</strong> t w: (a)t w =90min,(b)t w = 125 min, (c) t w = 225 min e (d) t w = 1200 min.


11.3. I PROBLEMI RISCONTRATI 1031.00.8t w= 90 mint w= 125 mint w= 225 mint w= 1200 min1 - C AA(t,t w)k BT A(t,t w)0.60.41.00.90.20.80.70.0 0.1 0.2 0.30.00.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0C AA(t,t w)Figura 11.3: Relazioni <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione misurate ai vari t w riportate sullostesso grafico, nel riquadro è messa in evidenza la zona <strong>di</strong> non-equilibrio.confronto tra questi grafici ai vari tempi <strong>di</strong> invecchiamento essi sono statiriportati tutti assieme in Figura 11.3.Ad ogni t w abbiamo misurato il tempo caratteristico τ FE per cui il sistemaè in uno stato <strong>di</strong> quasi-equilibrio. Il grafico <strong>di</strong> τ FE in funzione <strong>di</strong> t w èriportato in Figura 11.4. L’andamento <strong>di</strong> τ FE (t w ) sembra ben descritto dauna legge <strong>di</strong> potenza τ FE = At w α con α ≃ 1.11.3 I problemi riscontratiVogliamo ora porre in evidenza le possibili problematiche legate alla misuradella funzione <strong>di</strong> correlazione C AA . Ricor<strong>di</strong>amo che essa coincide con lafunzione <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusa gVHα nel caso in cui sia validal’approssimazione ragionevole per cui la <strong>di</strong>namica rotazionale èpiùveloce<strong>di</strong> quella traslazionale (si veda l’equazione (10.4))g α VH (q,t,t w)=F s (q,t,t w ) C AA (t, t w ) ≃ C AA (t, t w )Tuttavia possono verificarsi alcune con<strong>di</strong>zioni per cuig α VH (q,t,t w) ≠ F s (q,t,t w ) C AA (t, t w )In questi casi l’approssimazione (10.4) perde significato e si sta usando la


104 CAPITOLO 11. RISULTATIFigura 11.4: Tempo carattersistico τ FE in funzione <strong>di</strong> t w (◦), la linea piena rappresentail fit con una legge <strong>di</strong> potenza della forma τ FE ∼ t w α .gVH α al posto della C AA nei grafici <strong>di</strong> k B Tχ vs C AA mostrati nel Paragrafoprecedente si possono ottenere risultati alterati.In particolare possono essere identificati due motivi per cui gVHα ≠F s C AA :1. Vi è un accoppiamento tra i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà rotazionali e traslazionali.Se si verifica questa con<strong>di</strong>zione la funzione g VH non può essere separatanei due contributi F s e C AA . In questo modo la funzione <strong>di</strong> correlazioneassumerà laforma〈〉gVH(q,t,t α w )= e iq·[r(t+tw)−r(tw)] A(t w ) A(t + t w ) (11.1)dove A(t) è la funzione dell’angolo <strong>di</strong> orientazione della molecola 1 .Tuttavia si deve tener presente che in questa situazione un’eventualeviolazione del TFD può venire solamente attenuata come illustratonell’Appen<strong>di</strong>ce E.2. Il filtraggio della luce <strong>di</strong>ffusa non è perfetto e la funzione <strong>di</strong> correlazionemisurata contiene un contributo ad<strong>di</strong>tivo della F s . Come mostratonell’Appen<strong>di</strong>ce F in queste con<strong>di</strong>zioni la funzione <strong>di</strong> correlazione chesi ottiene potrà essere scritta come√g α (q,t,t w )=F s (q,t,t w ) a + bC AA (t, t w ) (11.2)dove i fattori a e b sono legati tra loro a + b = 1 ed al fattore <strong>di</strong>reiezione del filtro polarizzatore. In questo caso i risultati presentatinel Paragrafo precedente potrebbero essere mo<strong>di</strong>ficati sensibilmente.√ ( ) 1 Si ricor<strong>di</strong> che A(t) = 3 2 5 cos 2 θ(t) − 1 3 .


11.3. I PROBLEMI RISCONTRATI 105Per eliminare in una sola volta i problemi legati agli scenari (1) e (2) èattualmente in fase <strong>di</strong> preparazione un nuova configurazione sperimentale.In questa geometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ci si pone ad un angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ϑ =0in modo da avere q = 0 essendo (equazione (5.5))q = 4πn ( ) ϑsinλ f 2Così facendo il terminee iq·[r(t)−r(0)]contenuto nella (11.1) si riduce all’unità eliminando il problema dell’accoppiamentoroto-traslazionale <strong>di</strong>scusso al punto (1) ottenendog α VH (q =0,t,t w)=C AA (t, t w )<strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione a ϑ = 0 può essere misurata assieme alla birifrangenzaKerr <strong>di</strong>sponendo un beam-splitter BS dopo la lamina. Il BS in<strong>di</strong>rizza sulpolarizzatore P2 parte della ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa in avanti (Fig. 11.5). Talefiltro viene ruotato ad un angolo <strong>di</strong> polarizzazione 2π/3−θ 2 (con θ 2 piccolo) epermette <strong>di</strong> ottenere <strong>di</strong>rettamente la funzione etero<strong>di</strong>na. Si può <strong>di</strong>mostrareinfatti che, in questa geometria, la funzione <strong>di</strong> correlazione dell’intensità<strong>di</strong>viene [18]〈I(0)I(t)〉 = θ 4 2 I 2 L +2θ 2 2 2 I β2L15 C AA(t) (11.3)dove I L = |E L | 2 è l’intensità dela ra<strong>di</strong>azione laser. Si tenga presente che inquesto modo un eventuale contributo della <strong>di</strong>ffusione VV nell’intensità dellara<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa è costante nel tempo e può essere accorpato al termineI L . Così trova soluzione anche il problema evidenziato al punto (2). Perconcludere vogliamo evidenziare che delle misure conquesta tecnica sono giàstate effettuate con successo [19].


106 CAPITOLO 11. RISULTATIFIBRA OTTI CALCP2COLLIMATOREP3FOTODIODOLUCE DIFFUSABSRIVELATORECALCOLATORELASER P1CAMPIONEELETTRODOCELLA DI KERRQWPOSCILLOSCOPIOTRIGGERGENERATOREDI IMPULSIAMPLIFICATIMONITORFigura 11.5: Rappresentazione schematica per dell’apparato sperimentale nella nuovageometria <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione a ϑ =0.


Capitolo 12ConclusioniNel presente lavoro <strong>di</strong> tesi sono state riportate e <strong>di</strong>scusse le prime misure <strong>di</strong><strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione ottenute tramite lo stu<strong>di</strong>o combinato della fotocorrelazionee dell’effetto Kerr. Queste misure sono da considerarsi preliminarie dovranno essere rese più sicure e precise attraverso alcune mo<strong>di</strong>fiche daapportare all’apparato sperimentale. Pur preliminari tali misure vanno adaggiungersi ad un numero davvero esiguo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sperimentali della relazionetra risposta e correlazione per i sistemi fuori dall’equilibrio. Inoltrele misure qui riportate godono <strong>di</strong> caratteristiche uniche come ad esempio lapossibilità <strong>di</strong> risolvere le quantità <strong>di</strong> interesse <strong>di</strong>rettamente nel dominio deltempo.L’utilizzo della tecnica presentata per l’indagine la <strong>di</strong>namica dei sistemifuori dall’equilibrio mostra risultati che sembrano promettenti. In particolarela soluzione colloidale <strong>di</strong> molecole anisotrope esaminata esibisce unadecisa violazione del teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione. <strong>La</strong> deviazione osservatamostra caratteristiche in accordo con numerosi stu<strong>di</strong> analitici e computazionalieseguiti sui sistemi fuori dall’equilibrio. In aggiunta, me<strong>di</strong>antel’analisi proposta, si può mettere in evidenza come il tempo caratteristico chesegna la transizione tra un comportamento <strong>di</strong> equilibrio e <strong>di</strong> non-equilibriocresce con il tempo <strong>di</strong> invecchiamento seguendo una legge <strong>di</strong> potenza.Nell’ultimo Capitolo sono stati messi in risalto i possibili problemi relativialle misure effettuate ed è stata presentata una proposta <strong>di</strong> configurazionesperimentale per la loro soluzione che è attualmente in fase <strong>di</strong>realizzazione.107


108 CAPITOLO 12. CONCLUSIONI


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110 BIBLIOGRAFIA[16] L. Bellon, S. Ciliberto and C. <strong>La</strong>roche. Fluctuation-Dissipation-Theorem Violation During The Formation of a Colloidal-Glass.cond-mat 0008160 (eprint).[17] D. Thompson and J. Butterworth. J. Coll. and Interf. Sc. 115 236(1992).[18] H. C. van de Hulst. Light Scattering by Small Particles. Dover, NewYork.[19] V. Degiorgio, R. Piazza et al. Progr. Colloid. Polym. Sci. 104 17 (1997).[20] P. Debye. Polar Molecules. Dover, New York (1929).[21] F. Perrin. J. de Phys. et Rad. V, 497 (1934); VII, 1 (1936).[22] Tirado, M.M. and J. Garca de la Torre. Translational friction coefficientsof rigid, symmetric top macromolecules. Application to circularcylinders, J. Chem Phys. 71: 2581-2588. (1979)[23] Tirado, M.M. and J. Garca de la Torre. Rotational <strong>di</strong>ffusion of rigid,symmetric top macromolecules. Application to circular cylinders, J.Chem Phys. 73, 1986-1993. (1980)[24] Robert E. Collin, Field Theory of Guided Waves, IEEE Press (1991)


Appen<strong>di</strong>ce ASoluzione dell’equazione(2.11)L’equazione (2.11) può essere facilmente risolta tramite semplice separazionedelle variabili come ora mostreremo.Moltiplichiamo ambo i membri della (2.11) per il termine e kt ed otterremoe kt ddt g(t)+kekt g(t) =e kt h(t)Notando che al primo membro <strong>di</strong> questa equazione compare la derivatarispetto a t della funzione e kt g(t) potremo scrivered [ ]e kt g(t) = e kt h(t)dtSeparando le variabili avremo allora( )d e kt′ g(t ′ ) = dt ′ e kt h(t)Questa equazione può essere integrata come segue∫ t ( ) ∫ td e kt′ g(t ′ ) = dt ′ e kt h(t)−∞−∞in modo da ottenereg(t) =∫ t−∞dt ′ e k (t′ −t) h(t)111


112 APPENDICE A. SOLUZIONE DELL’EQUAZIONE (2.11)


Appen<strong>di</strong>ce BModelli per sistemi <strong>di</strong>molecole sferiche<strong>La</strong> luce <strong>di</strong>ffusa da sistemi complicati ha caratteristiche che sarebbero <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilecomprensione se non esistessero modelli per sistemi particolarmentesemplici. Grazie a questi modelli possiamo pre<strong>di</strong>re completamente le caratteristichedella luce <strong>di</strong>ffusa dai sistemi più semplici. In questo paragrafoesamineremo dei modelli classici frequentemente utilizzati per interpretarela ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione.B.1 Molecole sfericheRicor<strong>di</strong>amo (Paragrafo 5.2) che il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo indotto dal campooscillante su una molecola èdatodad = α · ETale relazione può essere riscritta in forma <strong>di</strong> matrice come⎛⎜⎝d xd yd z⎞⎟⎠ =⎛⎞ ⎛α xx α xy α xz⎜⎟ ⎜⎝ α yx α yy α yz ⎠ · ⎝α zx α zy α zzE xE yE z⎞⎟⎠(B.1)(B.2)Per una molecola sferica il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo indotto èsempreproporzionaleal campo applicato, perciò deve essere nella (B.2)in modo da avereα =⎛⎜⎝α 0 00 α 00 0 αd = α E⎞⎟⎠(B.3)(B.4)In questo modo avremo, per la componente della polarizzabilità lungo lapolarizzazione e finaleα if = n f · α · n i = α n f · n i = cost(B.5)113


114 APPENDICE B. SISTEMI DI MOLECOLE SFERICHEIl campo <strong>di</strong>ffuso complessivo (5.15) sarà allora 1E s (t) ∝ ∑ j′αjif eiq·r j(t)(B.6)se inoltre le molecolecole sferiche sono tutte identiche α j if = α if avremoE s (t) ∝ ∑ j′eiq·r j (t) = ψ(q,t) (B.7)Si noti che la ψ(q,t) qui introdotta è proporzionale al campo <strong>di</strong>ffuso equin<strong>di</strong> per la funzione <strong>di</strong> autocorrelazione etero<strong>di</strong>na si avràI 1 (t) =〈E s ∗ (0)E s (t)〉 ∝〈ψ ∗ (q, 0)ψ(q,t)〉 = F 1 (q,t)E’ conveniente riscrivere la ψ definita nella (B.7) come(B.8)avendo introdottoN∑ψ(q,t)= b j (t)e iq·r j(t)j=1b j (t) ={0sej ∉ V1sej ∈ V(B.9)dove V è il volume illuminato, in modo da estendere la somma a tutte le Nparticelle del mezzo. Si noti inoltre che, per come è definito b(t), si haN∑N(t) = b j (t)(B.10)j=1dove con N(t) in<strong>di</strong>chiamo il numero <strong>di</strong> particelle contenute nel volumeilluminato al tempo t.B.2 Soluzioni <strong>di</strong>luite e in<strong>di</strong>pendenza delle particelleIn molti casi pratici, nelle soluzioni <strong>di</strong> macromolecole sferiche, si ha che1. <strong>La</strong> polarizzabilità della macromolecola è enorme rispetto alla polarizzabilitàdel solvente2. Le macromolecole si muovono molto più lentamente delle molecole delsolventeDall’assunzione (1) si conclude che le macromolecole <strong>di</strong>ffonderanno moltapiù luce delle molecole <strong>di</strong> solvente; inoltre, in base alla (2), le macromolecoleprodurranno un campo elettrico che fluttua lentamente riespetto a quello1 Ricor<strong>di</strong>amo che l’in<strong>di</strong>ce della somma in<strong>di</strong>ca che essa è estesa alle sole molecolecontenute nel volume illuminato.


B.3. FUNZIONE DI CORRELAZIONE PER LA DIFFUSIONE 115prodotto dal solvente, così ilmotomacromolecolarepuò essere separato daquello delle molecole del solvente.Quin<strong>di</strong>, essendo interessati al comportamento a lungo tempo della (B.9)la somma che compare in essa va estesa alle sole macromolecole. Perciò nellaN∑ψ(q,t)= b j (t)e iq·r j(t)j=1la r j (t) rappresenta la posizione del centro <strong>di</strong> massa della macromolecolaj-esima al tempo t.Se ora assumiamo che la soluzione sia molto <strong>di</strong>luita le macromolecole siincontreranno raramente e quin<strong>di</strong> le loro posizioni saranno statisticamentein<strong>di</strong>pendenti, così la (B.8) si riduce 2 aF 1 (q,t) = 〈ψ ∗ (q, 0)ψ(q,t)〉 (B.11)=N∑〈 b j (0)e −iq·r N∑j(0)b j (t)e iq·ri(t) 〉 (B.12)= 〈j=1N∑j=1i=1b j (0)b j (t)e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉(B.13)<strong>La</strong> (B.13) è un esempio <strong>di</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione in cui solo le proprietàdella stessa particella sono correlate.B.3 Funzione <strong>di</strong> correlazione per la <strong>di</strong>ffusione<strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione (B.13) (proporzionale alla funzione <strong>di</strong> correlazioneetero<strong>di</strong>na (B.8)) contiene termini che variano su <strong>di</strong>verse scale <strong>di</strong>tempo. Innanzitutto notiamo che le sole particelle che contribuiscono allaF 1 della (B.13) sono quelle che che si trovano in V a t =0poiché b j (0) = 0se j ∉ V , inoltre il termine b j (0)b j (t) è inizilamente 1 e va a zero quando jlascia V . Quin<strong>di</strong> la scala <strong>di</strong> tempi su cui varia b j (0)b j (t) è data dal tempoche impiega la molecola j-esima a percorrere la <strong>di</strong>stanza caratteristica Ldel volume <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione V (che è tipicamente nell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 10 −3 m). Unparticella <strong>di</strong>ffonde su una <strong>di</strong>stanza L nel tempoτ b = L 2 /D(B.14)dove l’in<strong>di</strong>ce b in<strong>di</strong>ca che questo è il tempo tipico della variazione <strong>di</strong> b j (0)b j (t)e D è il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione 3 .2 Sinoticheseleparticellei e j sono statisticamente in<strong>di</strong>pendenti (i ≠ j) siha〈e −iq·r i(0) e iq·r j (t) 〉 = 〈e −iq·r i(0) 〉〈e iq·r j (t) 〉 = 〈δ(q)〉 2 =0quin<strong>di</strong> sopravvivono solo i termini per j = i.3 In base alla relazione <strong>di</strong> Einstein il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione èD = k BT/ζcon ζ =6πηa, doveη èlaviscosità del solvente ed a è il raggio della macromolecola.


116 APPENDICE B. SISTEMI DI MOLECOLE SFERICHEIl termine e iq·(r j(t)−r j (0)) contenuta nella (B.13) vale 1 per t =0evariaapprezzabilmente da 1 quando |r j (t) − r j (0)| ≈q −1 perciò aduntempoτ q = q −2 /D(B.15)In un tipico esperimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione avremo q ≈ 10 5 cm mentre L ≈10 − 2cm quin<strong>di</strong> avremoτ bτ q= q 2 L 2 =10 6(B.16)Quin<strong>di</strong> τ b ≫ τ q , se siamo allora interessati a stu<strong>di</strong>are la F 1 per tempi ∼ τ qpotremo considerare b j (t) =b j (0) in modo da avere b j 2 (0) = b j (0), allora la(B.13) <strong>di</strong>venteràN∑F 1 (q,t)=〈 b j (0)e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉j=1(B.17)Notiamo ora che lo spostamento r j (t) − r j (0) è in<strong>di</strong>pendente dal fatto chela particella si trova o no all’interno <strong>di</strong> V a t = 0, quin<strong>di</strong> è in<strong>di</strong>pendente dab j (0), ne segue che possiamo riscrivereN∑F 1 (q,t)= 〈b j (0)〉〈e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉 (B.18)j=1Se le macromolecole sono identiche la quantitàF s (q,t)=〈e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉(B.19)è la stessa per ogni j, inoltre notiamo che 〈 ∑ j b j (0)〉 = 〈N〉 dove 〈N〉 èilnumero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> macromolecole contenute in V .Così possiamo riscrivere laF 1 comeF 1 (q,t)=〈N〉F s (q,t)(B.20)Introduciamo ora la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità G s (R,t) che una macromolecolaabbia subito uno spostamento R al tempo t, essa è definita comeG s (R,t)=〈δ(R − [r j (t) − r j (0)])〉(B.21)Si noti che G s (R,t)d 3 R rappresenta la probabilità che una macromolecolaabbia subito un spostamento nell’intorno <strong>di</strong> volume d 3 R del punto R al tempot. Se facciamo la trasformata spaziale <strong>di</strong> Fourier della (B.21) otteniamola F sG s (q,t) =∫d 3 Re iq·R 〈δ(R − [r j (t) − r j (0)])〉∫= 〈 d 3 Re iq·R δ(R − [r j (t) − r j (0)])〉(B.22)(B.23)= 〈e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉 = F s (q,t) (B.24)Viceversa la G s (R,t)è l’antitrasformata della F s (q,t)


B.4. FUNZIONE DI CORRELAZIONE OMODINA 117G s (R,t)= 1 ∫(2π) 3 d 3 qe iq·R F s (q,t)Ora assumiamo che la G s (R,t) sod<strong>di</strong>sfi l’equazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione∂∂t G s(R,t)=D ∇ 2 G s (R,t)<strong>La</strong> trasformata spaziale della (B.26) è∂∂t F s(q,t)=−q 2 DF s (q,t)<strong>La</strong> soluzione <strong>di</strong> questa equazione con con<strong>di</strong>zione al bordo(B.25)(B.26)(B.27)èF s (q, 0) = 〈e iq·[r j(0)−r j (0)]1 〉 =1F s (q,t)=e −q2 Dt = e −t/τq(B.28)dove τ q =(q 2 D) −1 . Conclu<strong>di</strong>amo, in base alla (B.20), che la funzione <strong>di</strong>correlazione etero<strong>di</strong>na <strong>di</strong>pendnete dal tempo ha la forma <strong>di</strong> un’esponenzialecon tempo <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento τ qF 1 (q,t)=〈N〉e −t/τq .(B.29)B.4 Funzione <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na<strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>na si può ottenere ricordando che (si vedala (6.2))eche(sivedala(B.7))I 2 (t) =〈|E s (0)| 2 |E s (t)| 2 〉(B.30)E s (t) ∝ ψ(q,t)In base alle precedenti equazioni possiamo affermare cheI 2 (t) ∝〈|ψ(q, 0)| 2 |ψ(q,t)| 2 〉 = F 2 (q,t)ricordando la (B.9) otteniamo(B.31)(B.32)N∑F 2 (q,t)=〈 b j (0)b k (0)b l (t)b m (t)e iq·[r k(0)−r k (0)+r l (t)−r m(t)] 〉j,k,l,m=1(B.33)Analogamente a quanto visto per la (B.13) nella (B.33) sopravvivonosolo il termine con j = k, l = m che porta un contributoN∑〈 b 2 j (0)b 2 l (t)〉j,l=1(B.34)


118 APPENDICE B. SISTEMI DI MOLECOLE SFERICHEe il termine con j = l ≠ k = m che porta un contributo〈N∑j≠k=1[b j (0)b j (t)e iq·(r j(t)−r j (0)) ][b k (0)b k (t)e −iq·(r k(t)−r k (0)) ]〉 (B.35)Considerando le macromolecole j e k statisticamente in<strong>di</strong>pendenti e il fattoche b j,k (0)b j,k (t) fluttua molto più lentamente<strong>di</strong>r j,k (t) − r j,k (0) questotermine può essere ridotto aN∑〈 b j (0)e iq·(r N∑j(t)−r j (0)) 〉〈b k (0) e −iq·(r k(t)−r k (0)) 〉j=1k=1N∑= 〈 b j (0)b k (0)〉〈e iq·(r j(t)−r j (0)) 〉〈e −iq·(r k(t)−r k (0)) 〉= 〈j≠k=1N∑j≠k=1b j (0)b k (0)〉|F s (q,t)| 2dove abbiamo usato il fatto che b j,k (0)b j,k (t) er j,k (t) − r j,k (0) sono statisticamenetein<strong>di</strong>pendenti.Ora possiamo riscrivere la (B.33) ricombinando i due termini ottenendoN∑N∑F 2 (q,t)=〈 b 2 j (0)b 2 l (t)〉 + 〈 b j (0)b k (0)〉|F s (q,t)| 2j,l=1j≠k=1(B.36)Osserviamo che il terminee che il termineN∑〈 b 2 j (0)b 2 l (t)〉 = 〈N(0)N(t)〉j,l=1così la (B.36) <strong>di</strong>viene〈N∑j≠k=1b j (0)b k (0)〉 = 〈N(N − 1)〉F 2 (q,t)=〈N(0)N(t)〉 + 〈N(N − 1)〉|F s (q,t)| 2(B.37)Possiamo esprimere il numero <strong>di</strong> particelle contenute in V al tempo t comeN(t) =〈N〉 + δN(t)(B.38)dove δN(t) è la deviazione del numero <strong>di</strong> macromolecole dal numero me<strong>di</strong>o.In questo modo possiamo esprimere〈N(0)N(t)〉 = 〈N〉 2 + 〈δN(0)δN(t)〉(B.39)


B.4. FUNZIONE DI CORRELAZIONE OMODINA 119dove abbiamo usato il fatto che 〈δN(t)〉 = 〈δN(0)〉 =0. Inquestomodola(B.37) <strong>di</strong>ventaF 2 (q,t)=〈N〉 2 + 〈δN(0)δN(t)〉 + 〈N(N − 1)〉|F s (q,t)| 2(B.40)<strong>La</strong> probabilità P N che N macromolecole si trovino nella regione V adogni istante è data dalla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> PoissonP N = 〈N〉NN!Tale <strong>di</strong>stribuzione ha i seguenti momenti 41. 〈N 2 〉 = ∑ ∞N=0 N 2 P N = 〈N〉 2 + 〈N〉e −〈N〉2. 〈N(N − 1)〉 = 〈N〉 2Così possiamo riscrivere la (B.40) comeF 2 (q,t) = 〈N〉 2 (1 + |F s (q,t)| 2 )+〈δN(0)δN(t)〉 (B.41)= 〈N〉 2 (1 + e −2q2Dt )+〈δN(0)δN(t)〉 (B.42)= 〈N〉 2 (1 + e −t/τ )+〈δN(0)δN(t)〉 (B.43)dove τ =(2q 2 D) −1Si noti che il primo termine della (B.41) può essere ottenuto nell’approssimazioneGaussiana (si veda la (6.4)) in cui abbiamoF 2 (q,t)=|F 1 (q, 0)| 2 + |F 1 (q,t)| 2 ,ricordando che F 1 (q,t)=〈N〉F s (q,t). Il termine aggiuntivo 〈δN(0)δN(t)〉della (B.41) <strong>di</strong>pende dalla <strong>fluttuazione</strong> del numero <strong>di</strong> particelle contenutenel volume illuminato, tali fluttuazioni sono caratterizzate dal tempo τ b cheoccorre alla particella per attraversare il volume V .Diversamente il termine 〈N〉 2 (1 + |F s (q,t)| 2 ) decade su una scala <strong>di</strong>tempo τ q che caratterizza il tempo impiegato dalla particella a percorrerela <strong>di</strong>stanza q −1 . Nella maggior parte dei casi avremo che τ b ≫ τ q quin<strong>di</strong>essendo interessati a processi che si svolgono nel tempo caratteristico τ q iltermine 〈δN(0)δN(t)〉 sarà praticamente una costante ed avremoI 2 (t) ∝ F 2 (q,t)=B + Ae −t/τq(B.44)con A e B costanti.4 Ricor<strong>di</strong>amo che ∑ ∞ x N= e x .N=0 N!


120 APPENDICE B. SISTEMI DI MOLECOLE SFERICHE


Appen<strong>di</strong>ce CDiffusione rotazionale <strong>di</strong>molecole lineariPer descrivere il comportamento rotazionale delle molecole simmetriche cheseguono un’eqaiozne <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione è nessario notare che le (7.11), (7.13)possono esere espresse attraverso le armoniche sferiche <strong>di</strong> II or<strong>di</strong>nein modo da avere√ 5Y 2,0 (θ, φ) =16π (3 cos2 θ − 1)√ 15Y 2,±1 (θ, φ) = ∓ sin φ cos θe±iφ(C.2)8π(C.1)√ 16πα zz = α +45 βY 2,0(θ, φ) (C.3)√ 2πα zy = i15 β[Y 2,1(θ, φ)+Y 2,−1 (θ, φ)] (C.4)Facciamo ora uso delle (C.4) per riscrivere le (7.6), (7.5) comeinfatti abbiamo 1IVV α (q,t) = 〈N〉[α2 + 16π45 β2 F (2)0,0 (t)]F s(q,t) (C.5)IVH(q,t) α = 〈N〉 2π15 β2 [F (2) (2)1,1 (t)+F 1,−1 (t) (C.6)+F (2)(2)−1,1 (t)+F −1,−1 (t)]F s(q,t) (C.7)〈α zz (0)α zz (t)〉 = 〈α 2 + αβ√16π/45Y 2,0 (θ(t),φ(t)) + αβ√16π/45Y 2,0 (θ(0),φ(0))+β 2 (16π/45)Y 2,0 (θ(0),φ(0)) Y 2,0 (θ(t),φ(t))〉1 Ricor<strong>di</strong>amo che la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> una costante èlacostantestessaperciò 〈α〉 = α enotiamoche, per esattezza, è 〈α ∗ zy(0)α zy(t)〉 in modo che il segno meno venga eliminato.121


122 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALE= α 2 + β 2 16π45 〈Y 2,0(θ(0),φ(0)) Y 2,0 (θ(t),φ(t))〉= α 2 + 16π45 β2 F (2)0,0 (t)〈α ∗ zy(0)α zy (t)〉 = 2π15 β2 〈Y2,1(θ(0),φ(0))Y ∗2,1 (θ(t),φ(t)) + Y2,1(θ(0),φ(0))Y ∗2,−1 (θ(t),φ(t))+Y2,−1(θ(0),φ(0))Y ∗2,1 (θ(t),φ(t)) + Y2,−1(θ(0),φ(0))Y ∗2,−1 (θ(t),φ(t))〉= 2π15 β2 [F (2) (2)(2)(2)1,1 (t)+F 1,−1 (t)+F −1,1 (t)+F −1,−1 (t)]dove abbiamo introdottoF (l)m,m(t) =〈Y ∗′ l,m ′(θ(0),φ(0))Y l,m(θ(t),φ(t))〉Si noti che abbiamo anche usato il fatto che〈Y 2,0 (θ(t),φ(t))〉 =0ciò viene dal fatto che l’Hamiltoniana del sistema all’equilibrio non <strong>di</strong>pendedagli angoli <strong>di</strong> orientazione delle molecole e quin<strong>di</strong>, scrivendo la funzione <strong>di</strong>correlazione come una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ensemble (si veda il Paragrafo 4.2), si ha 2〈Y 2,0 (θ(t),φ(t))〉 = 1 ∫dp N dr N 1∫ 2π ∫ 1,r N )Q4π e−βH(pN dφ d(cos θ)Y 2,0 (θ(t),φ(t))0 −1√ ∫ 5 1= 2π d(cos θ)(3 cos 2 θ − 1)16π −1= 0In pratica stiamo assumendo che la <strong>di</strong>stribuzione dell’orientazione inizialesia uniforme.E’ importante notare che il primo termine della (C.5) contiene la parteisotropica della polarizzabilità e non <strong>di</strong>pende dall’orientazione delle molecole.Esso comparirebbe anche per molecole otticamente isotrope (sfere), anchein assenza del secondo termine (β = 0). Tale termine da dunque vita allo<strong>di</strong>ffusione isotropico e possiamo definireI α ISO(q,t)=〈N〉α 2 F s (q,t)(C.8)Nel Capitolo B abbiamo trattato le molecole sferiche ed è ovvio chemolti concetti esposti si applicano alla parte isotropica della <strong>di</strong>ffusione dellemolecole otticamente anisotrope.Nel seguito valuteremo le funzioni <strong>di</strong> correlazione dell’orientazione checompaiono nelle (C.5) e (C.6) nel modello della <strong>di</strong>ffusione rotazionale.L’orientazione <strong>di</strong> una molecola lineare può essere specificata da una versoreû (con coor<strong>di</strong>nate sferiche (θ, φ)) <strong>di</strong>retto lungo il suo asse. L’orientazioneû può quin<strong>di</strong> essere considerata una come un punto su una sfera2 Usiamo la notazione dp N = d 3 p 1 ... d 3 p N , utilizziamo anche il fatto che la funzione<strong>di</strong> partizione è Q = ∫ dp N dr N d(cos θ) N dφ N e−βH dove il fattore 1/4π è stato aggiunto4πper fare in modo che la <strong>di</strong>stribuzione sia normalizzata, questo punto verrà chiaritonelprossimo paragrafo.


123uˆ(0)uˆ( t)Figura C.1: û(0) ed û(t) sono i versori che rappresentano gli angoli dell’asse <strong>di</strong> simmetria<strong>di</strong> una molecola (avente simmetria cilindrica) ai tempi 0 e t rispettivamente. Le continueriorentazioni della molecola (dovute agli urti) formano una traiettoria sulla superfice dellasfera, nel caso in cui la traiettoia ha la forma <strong>di</strong> un random walk parliamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusionerotazionale.<strong>di</strong> raggio unitario. Poiché nel liquido la molecola lineare subisce frequentementedelle collisioni che la riorientano possiamo immaginare che û eseguauna sorta <strong>di</strong> ”random walk” sulla superfice della sfera (si veda la FiguraC.1).Secondo il modello <strong>di</strong> Debye [20] il processo <strong>di</strong> riorientazione delle molecoleavvien in maniera tale che la molecola può ruotare liberamente solo <strong>di</strong> unpiccolo angolo 3 prima <strong>di</strong> subire una collisione che la riorienti. Diamo ora untrattamento euristico della teoria <strong>di</strong> Debye.Consideriamo un insieme <strong>di</strong> molecole inizialmente tutte orientate nellastessa <strong>di</strong>rezione û 0 , col passare del tempo ciascuna molecola descriverà unatraiettoria <strong>di</strong>fferente (fatta <strong>di</strong> piccoli passi). Inizialmente questo insiemeè rappresentato da una nube <strong>di</strong> punti molto intensa nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> û 0 ,ma con lo scorerre del tempo le molecole si riorientano e la nube si allargacoprendo uniformemente la sfera (Figura C.2).Si tenga presente che questo sistema <strong>di</strong> molecole, orientate preferenzialmentelungo û 0 a t = 0, deve essere considerato uno dei membri <strong>di</strong> unensemble i cui elementi sono sistemi <strong>di</strong> molecole orientate lungo vari û 0(sempre al tempo t =0). Nonviè infatti motivo per cui, nel sistema all’equilibrio,debba esistere una <strong>di</strong>rezione privilegiata <strong>di</strong> orientazione iniziale,dato che (come visto in precedenza) l’Hamiltoniana è in<strong>di</strong>pendente dagli an-3 Si parla dunque <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione a piccoli passi.


124 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALEFigura C.2: Rappresentazione del sistema <strong>di</strong> molecole tutte inizialmente orientate lungoû 0 (ciascun punto sulla sfera unitaria rappresenta una molecola del sistema), al passaredel tempo esse si riorientano e i punti corrisponenti ricoprono uniformemente la sfera.goli (θ 0 ,φ 0 )=û 0 . Il fatto <strong>di</strong>scegliere un particolare versore <strong>di</strong> orientazioneû 0 è utile al solo fine <strong>di</strong> risolvere l’equazone <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e <strong>di</strong>verrà ininfluentequando il risultato <strong>di</strong> questa verra me<strong>di</strong>ato, come vedremo tra breve.Ricor<strong>di</strong>amo ora che l’equazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ha forma (si veda la (B.26))∂∂t c(r,t)=D∇2 c(r,t)(C.9)e ci doman<strong>di</strong>amo qual’è la sua soluzione quando restringiamo |r| =1. <strong>La</strong>c(r,t) nella (C.9) è la concentrazione delle molecole che al tempo t si trovano<strong>di</strong>rette lungo 4 r = u.Data la simmetria sferica del problema è conveniente risolvere la (C.9) in4 Per non appensantire la notazione da questo punto in poi abbandoneremo il simbolo<strong>di</strong> versore per û tenendo presente che, quando ci riferiamo ad u, stiamo considerando unvettore <strong>di</strong> lunghezza unitaria.


125coor<strong>di</strong>nate polari sferiche (r, θ, φ) dover = 1. Il laplaciano ∇ 2 r in coor<strong>di</strong>natesferiche è( ) [1∇ 2 ∂ 2r =r ∂r r 1+r 2 sin 2 sin θ ∂ (sin θ ∂ ) ]+ ∂2θ ∂θ ∂θ ∂φ 2Se imponiamo r = 1 tutte le derivate rispetto ad r in ∇ 2 r spariranno edotterremo∇ 2 r = 1[sin 2 sin θ ∂ (sin θ ∂ ) ]+ ∂2θ ∂θ ∂θ ∂φ 2 (C.10)In questo modo c(u,t)d 2 u rappresenta la frazione <strong>di</strong> molecole 5 orientatelungo u (entro un angolo solido d 2 u =sinθdθdφ)altempot, e sostituendola (C.10) nella (C.9) otteniamo l’equazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione rotazionale (oequazione <strong>di</strong> Debye)∂∂t c(u,t)=Θ 1[sin 2 sin θ ∂ (sin θ ∂ ) ]+ ∂2θ ∂θ ∂θ ∂φ 2 c(u,t)(C.11)dove Θ èilcoefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione rotazionale.Si noti che l’operatore <strong>di</strong>fferenziale che compare nella (C.11) (cioè laparte angolare del laplaciano) è −Î2 dove Î è l’operatore <strong>di</strong> momento angolareorbitale (a<strong>di</strong>mensionale) della meccanica quantistica. Quin<strong>di</strong> possiamoscrivere la (C.11) come∂∂t c(u,t)=−ΘÎ2 c(u,t)(C.12)Ciò semplifica molto la soluzione dell’equazione (C.11), poiché èbennotochelearmonichesfericheY lm (θ, φ) =Y lm (u) sono autofunzioni <strong>di</strong> Î2 e<strong>di</strong>Îzcon autovalori l(l +1)edm l rispettivamente, cioè 6Î 2 Y lm (u) = l(l +1)Y lm (u) (C.13)Î z Y lm (u) = m l Y lm (u) (C.14)Le Y lm (u) formano un set che gode della proprietà <strong>di</strong> ortonormalità∫d 2 uY l ′ m ′(u) Y lm ∗ (u) =δ ll ′ δ mm ′(C.15)Inoltre è valida la relazione <strong>di</strong> chiusuraδ(u − u ′ )=∞∑l∑l=0 m=−lY lm (u ′ ) Y ∗lm(u)(C.16)A questo punto, utilizzando le proprietà delle armoniche sferiche, possiamotrovare una soluzione per la c(u,t) che compare nella (C.11). Notiamoche, formalmente, la soluzione della (C.12) è5 Si noti che, per |r| =1,sihac(r,t)=c(u,t).6 Si tenga presente che l =0, 1, 2, ..., ∞ echem l = −l, ..., 0, ..., +l.


126 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALEc(u,t)=e −t Θ Î2 c(u, 0)(C.17)dove l’operatore (<strong>di</strong>fferenziale) Î2 agisce unicamente sulla u che appare inc(u, 0). Si ricor<strong>di</strong> ora che stiamo considerando un insieme <strong>di</strong> molecole cheal tempo t = 0 sono tutte orientate lungo u 0 . Neseguechelaloro<strong>di</strong>stribuzionec(u, 0) deve essere tale che la probabilità <strong>di</strong> trovare una molecolacon orientazione u 0 (entro un angolo solido d 2 u) sia unitaria c(u, 0) d 2 u =1, per tali considerazioni la c(u, 0) deve avere formache (secondo la (C.16)) <strong>di</strong>ventac(u, 0) = δ(u − u 0 )c(u, 0) =∞∑In questo modo la (C.17) <strong>di</strong>verràl∑l=0 m=−lY lm (u 0 ) Y ∗lm (u)(C.18)c(u,t) = e −t Θ Î2 ∞ ∑=∞∑l=0 m=−ll∑l=0 m=−ll∑Y lm (u 0 ) Y ∗lm(u)e −l(l+1)Θ t Y lm (u 0 ) Y ∗lm (u)(C.19)(C.20)dove abbiamo fatto agire l’operatore Î2 su Y lm (u) come illustrato nella(C.13).<strong>La</strong> soluzione particolare (C.20) dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale (C.11), con lacon<strong>di</strong>zione iniziale (C.18), può essere interpretata come la densità <strong>di</strong>probabilità<strong>di</strong> trovare la molecola con un’orientazione u al tempo t sapendo cheessa aveva un’orientazione u 0 al tempo t = 0. Per quanto detto scriveremola c(u,t)comeK s (u,t|u 0 , 0) =∞∑l∑l=0 m=−le −l(l+1)Θ t Y lm (u 0 ) Y ∗lm(u)(C.21)Si noti che nella (C.21) tutti i termini esponenziali svaniscono per t →∞,cioèlimt→∞ e−l(l+1)Θ t =0se l ≠ 0, quin<strong>di</strong> avremo per la 7 (C.21)lim K s(u,t|u 0 , 0) = Y 00 (u 0 ) Y ∗t→∞00(u) = 1(C.22)4π<strong>La</strong> (C.22) ci <strong>di</strong>ce semplicemente che, se aspettiamo un tempo abbastazalungo, le molecole saranno <strong>di</strong>stribuite uniformemente sulla superfcie sferica(<strong>di</strong> area 4π).7 Si noti che l’armonica sferica con l = m =0è Y 00(u) =Y ∗00(u) = 1 √4π.


127Ricor<strong>di</strong>amo ora che, per determinare le funzioni <strong>di</strong> correlazione del campo<strong>di</strong>ffuso (C.5) e (C.6), cioèIVV(q,t) α = 〈N〉[α 2 + 16π45 β2 F (2)0,0 (t)]F s(q,t)IVH(q,t) α = 〈N〉 2π15 β2 [F (2) (2)1,1 (t)+F 1,−1 (t)+F (2)(2)−1,1 (t)+F −1,−1 (t)]F s(q,t)abbiamo bisogno <strong>di</strong> calcolare leF (l)mm(t) =〈Y ∗′ lm ′(u(0)) Y lm(u(t))〉Valutiamo dunque, in generale, la 〈Yl ∗ ′ m ′(u(0)) Y lm(u(t))〉 scrivendola nellaforma∫〈Yl ∗ ′ m ′(u(0)) Y lm(u(t))〉 =d 2 ud 2 u 0 Y lm (u) G s (u,t; u 0 , 0) Y ∗l ′ m ′(u 0)(C.23)dove G s (u,t; u 0 , 0) d 2 ud 2 u 0 rappresenta la probabilità <strong>di</strong> trovare una particella,inizialmente orientata lungo u 0 (entro un angolo solido d 2 u 0 ), orientatalungo u al tempo t (entro un angolo solido d 2 u). <strong>La</strong> G s può essere espressain termini della K s e della p(u 0 ), che è la funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>probabilità dell’orientazione iniziale, comeG s (u,t; u 0 , 0) = K s (u,t|u 0 , 0) p(u 0 )(C.24)In un ensamble <strong>di</strong> equilibrio i vari sistemi <strong>di</strong> molecole che lo compongonosono <strong>di</strong>stribuiti uniformemente lungo tutti i possibili u 0 iniziali, avremoquin<strong>di</strong> chep(u 0 )= 14πUtilizzando quin<strong>di</strong> la (C.24) nella (C.23) avremo∫〈Yl ∗ m ′(u(0)) Y lm(u(t))〉 = d 2 ud 2 u 0 Y lm (u) K s (u,t|u 0 , 0)p(u 0 ) Yl ∗ m ′(u 0)= 1 ∫d 2 ud 2 u 0 [Y lm (u) ∑ ∑e −l′′ (l ′′ +1)Θ t4πl ′′ m ′′=Y l ′′ m ′′(u 0) Yl ∗ m ′′(u) Y l ∗ m ′(u 0)]∑∫e −l′′ (l ′′ +1)Θ td 2 u 0 Y l4πm ′′(u 0)Yl ∗ m ′(u 0)l ′′ m∫′′ d 2 uY lm (u)Yl ∗ m ′′(u)= 1 ∑e −l′′ (l ′′ +1)Θ t δ l4πl ′ δ m ′′ m ′ δ l ′′ lδ m ′′ ml ′′ m ′′= 14π e−l(l+1)Θ t δ ll ′ δ mm ′


128 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALEdove abbiamo riscritto K s attraverso la (C.21) ed abbiamo usato la (C.15).Si noti che nel caso <strong>di</strong> interesse in cui l = l ′ = 2 abbiamoF (2)mm(t) = 1′ 4π e−6Θ t δ mm ′(C.25)Si noti che, per essere <strong>di</strong>verse da zero, le F (2)mm(t) devonoaverem = m ′ per′cui nella IVH α avremo F 1,−1 (t) =F −1,1 (t) =0Inoltre le F (2)mm(t) sono in<strong>di</strong>pendenti 8 da m, quin<strong>di</strong> nelle I α ′ HH e Iα VHF −1,−1 (t) =F 1,1 (t) =F 0,0 (t) = 14π e−6Θ tIn questo modo le (7.5) e (7.6) <strong>di</strong>verrannosi avràIVV(q,t) α = 〈N〉[α 2 + 415 β2 e −6Θ t ]F s (q,t)IVH α (q,t) =1〈N〉15 β2 e −6Θ t F s (q,t)Si noti che, facendo riferimento alla (C.8), possiamo riscrivereI α VV(q,t)=I α ISO(q,t)+ 4 3 Iα VH(q,t)Dalla precedente equazione ve<strong>di</strong>amo che la <strong>di</strong>ffusione è formato da due contributi,il primo contenente informazioni unicamente sul moto traslazionaleed il secondo che porta un’informazione ad<strong>di</strong>zionale sul moto rotazionale.Si ricor<strong>di</strong> ora che nel Capitolo B abbiamo ottenutoquin<strong>di</strong> le (7.5) e (7.6) avranno formaF s (q,t)=e −q2 DtIVV α (q,t) = 〈N〉[α2 + 4 15 β2 e −6Θ t ]e −q2 Dt(C.26)IVH(q,t) α = 〈N〉 115 β2 e −6Θ t e −q2 Dt(C.27)GlispettricorrispondentialleIVV α (q,t)eIα VH (q,t) sono allora dati daIVV α (q,ω) = 〈N〉 1 [α 2 q 2 Dπ ω 2 +(q 2 D) 2 + 4]6Θ + q 2 D15 β2 ω 2 +(6Θ+q 2 D) 2 (C.28)[IVH α β2 6Θ + q 2 ]D(q,ω) = 〈N〉15π ω 2 +(6Θ+q 2 D) 2 (C.29)8 Tale caratteristica è legata alla proprietà <strong>di</strong>isotropia del liquido, questa particolareproprietà è valida in generale per un sistema che gode <strong>di</strong> invarianza rotazionale.


129E’importante sottolineare nuovamente che le relazioni (C.26),(C.27) e(C.28), (C.29) sono applicabili alla <strong>di</strong>ffusione della luce da parte <strong>di</strong> soluzionimolto <strong>di</strong>luite <strong>di</strong> macromolecole a simmetria cilindrica. Tali sistemi sod<strong>di</strong>sfanole assunzioni che hanno permesso <strong>di</strong> ottenere queste equazioni, cioè1. <strong>La</strong> soluzione <strong>di</strong> macromolecole è molto <strong>di</strong>luita2. Le traslazioni e le rotazioni dell molecole sono in<strong>di</strong>pendenti3. I moti traslazionali sono descritti dall’equazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (traslazionale)4. I moti rotazionali sono descritti dall’equazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione rotazionale(o equazione <strong>di</strong> Debye)Come accennato nel Paragrafo 5.1 l’intensità integrata dello spettro, cioèI if (q) =∫ +∞−∞dω I if (q,ω)è derterminata dal valore della funzione <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong>pendente dal tempoI if (q,t)at = 0, infatti 9I if (q) ===∫ +∞−∞∫ +∞−∞∫ +∞−∞= I if (q, 0)In questo modo possiamo calcolaredω I if (q,ω)∫ +∞dtI if (q,t) dω 1−∞ 2π eiωtdtI if (q,t) δ(t)IISO α (q) = 〈N〉 α2IVH α (q) = 1 〈N〉 β215I α VV (q) = I ISO(q)+ 4 3 I VH(q)Si noti che tutte queste quantità non <strong>di</strong>pendono da q e quin<strong>di</strong> possimaodefinire il rapporto <strong>di</strong> depolarizzaizone comer = Iα VHI α ISO= β215 α 2 = 3 [ ] 2 α‖ − α ⊥5 α ‖ +2α ⊥(C.30)Di conseguenza l’intensità della <strong>di</strong>ffusione depolarizzata <strong>di</strong>viene tanto piùè grande l’anisotropia ottica delle molecole che <strong>di</strong>ffondono. Ciò può esserecompreso definendo le funzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione normalizzate al valore 〈N〉α 29 Ricor<strong>di</strong>amo che la densità ∫ spettrale è definita come la trasformata <strong>di</strong> Fourier dellaI if (q,t), cioè I if (q,ω)= 1 +∞dtI 2π −∞if(q,t) e iωt ed usiamo il fatto che ∫ +∞dω 1−∞ 2π eiωt =δ(t).


130 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALEgVV α (q,t) = (1+4re−t/τr )e −t/τt (C.31)gVH α (q,t) = re−t/τr e −t/τt (C.32)dove abbiamo introdotto i tempi <strong>di</strong> rilassamento traslazionale τ t =(q 2 D) −1e rotazionale τ r =(6Θ) −1 . Da queste equazioni si può apprezzare come, alcrescere <strong>di</strong> r, aumenta il peso della <strong>di</strong>ffusione proveniente dai gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertàrotazionali della macromolecola.C.1 Macromolecole in soluzione: modello <strong>di</strong> PerrinLo stu<strong>di</strong>o della <strong>di</strong>ffusione depolarizzata della luce appena illustrato può essereapplicato allo stu<strong>di</strong>o del moto rotazionale macromolecole in soluzione.In aggiunta alcune tecniche, come ad esempio lo stu<strong>di</strong>o del rilassamento<strong>di</strong>lettrico e della birifrangenza, possono essere impiegate per avere ulterioriinformazioni sulla <strong>di</strong>namica rotazionale del sistema. Il particolare interesseper queste tecniche è dovuto al fatto che i tempi <strong>di</strong> riarrangiamento dellemacromolecole sono legati alle loro <strong>di</strong>mensioni come vedremo tra breve.Nel modello idro<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Perrin [21] le macromolecole in rotazionepossono essere considerate immerse in un mezzo continuo. Si assume inoltreche il solvente in contatto con la superfice del soluto abbia velocità nulla 10Il parametro che occorre calcolare <strong>di</strong>rettamente èilcoefficente <strong>di</strong> frizioneζ collegato al coefficente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione attraverso la relazione <strong>di</strong> Einstein (siveda il Paragrafo B.3)D = k BTζTale relazione è valida sia per il coefficente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione rotazionale chetraslazionale, cioèD = k BTζ tΘ = k BTζ rdove ζ t e ζ r sono i coefficenti <strong>di</strong> frizione traslazionale e rotazionale rispettivamente.I tempi <strong>di</strong> rilassamento traslazionale τ t e rotazionale τ r (definitinelle (C.31),(C.32)) sono legati ai coefficenti <strong>di</strong> frizione dalle equazioniτ t = (q 2 D) −1τ r = (6Θ) −110 Si è soliti <strong>di</strong>re che in questo modo imponiamo le stick boundary con<strong>di</strong>tions.


C.1. MODELLO DI PERRIN 131<strong>La</strong> misura dei tempi <strong>di</strong> rilassamneto permette <strong>di</strong> risalire alle <strong>di</strong>mesionidelle macromolecole poiché i coefficenti <strong>di</strong> frizione <strong>di</strong>pendono fortementedalla geometria della molecola, ad esempio per una sfera avremoζ t = 6πηRζ r = 8πηR 3dove R è il raggio della sfera ed η èlaviscosità del solvente. Spesso, perle molcole dalla geometria complicata, le ζ non possono essere calcolateanaliticamente. Per questo motivo il modello <strong>di</strong> ellissoide <strong>di</strong> rivoluzione èampiamente usato, visto che i cofficenti <strong>di</strong>frizione per esso sono calcolabliesattamente. Se in<strong>di</strong>chiamo con a la lunghezza del semiasse parallelo all’asse<strong>di</strong> simmetria dell’ellissoide e con b la lunghezza degli altri due semiassi, ilsuo volume sarà pariaV = 4 πa b23Il rapporto assiale da cui <strong>di</strong>pendono i coefficenti <strong>di</strong> frizione è definitocomeρ = a beilsuoinversoρ −1 sarà in<strong>di</strong>cato con p. Sihaunellissoide prolato se è ba(Figura 8.2).Gli ellissoi<strong>di</strong> possono essere usati come modelli per macromolecole dallaforma cilindrica <strong>di</strong> lunghezza L e raggio <strong>di</strong> base R imponendo che lalunghezza e il volume dei due soli<strong>di</strong> siano uguali:a = L 2(C.33)b =√ 32 R(C.34)Tuttavia il fatto che le forme cilicriche terminino con degli spigoli accentuati(e non gradualemente come gli ellissoi<strong>di</strong>) può rendere <strong>di</strong>fferenti i coefficenti<strong>di</strong> frizione, sono state quin<strong>di</strong> calcolate equazioni numeriche molto preciseper stimare le ζ dei cilindri. Nella Tabella C.1 sono riportati i coefficenti <strong>di</strong>frizione per gli ellissoi<strong>di</strong> e per il cilindro [22] [23]Z t =Z r =ζ t6πηR eζ r38πηR enormalizzati 11 al coefficente <strong>di</strong> frizione <strong>di</strong> una sfera con volume equivalente(avente raggio R e ). Si noti che per gli ellissoi<strong>di</strong> p = ρ −1 , mentre per il11 Per ottenere i coefficenti <strong>di</strong> frizione veri e propri è sufficiente calcolare ζ t =6πηR e Z te ζ r =8πηR e 3 Z r.


132 APPENDICE C. DIFFUSIONE ROTAZIONALEcilindro ρ = L2R. Si tenga inoltre presente che per questi soli<strong>di</strong> il coefficente<strong>di</strong> frizione traslazionale ζ t è <strong>di</strong>fferente se la traslazione avviene lungo l’asse <strong>di</strong>simmetriaolungoaltriassi.Tuttavia,poichè in genere misuriamo il tempome<strong>di</strong>o <strong>di</strong> traslazione lungo tutte le orientazioni, la Z t riportata è quellame<strong>di</strong>a. In aggiunta sottolineamo che il coefficente <strong>di</strong> frizione rotazionale è<strong>di</strong>fferente a seconda dell’asse attorno a cui avviene la rotazione, <strong>di</strong>stinguiamoquin<strong>di</strong> tra le rotazioni attorno all’asse <strong>di</strong> simmetria 12 a e attorno all’asse bin<strong>di</strong>cando le rispettive Z r con Z r (a) eZ r (b).Ellissoide prolato Ellissoide oblato CilindroR e (ab 2 ) 1/3 (ab 2 ) 1/3 (3/2ρ) 1/3 (L/2)√1−p 2Z t √p 2/3 ln 1+ 1−p 2q4(1−pZ r (a)2 )Z r (b)√p 2 −1p 2/3 arctan √ p 2 −14(1−p 2 )3(2−2p 4/3 )/Z t4(1−p 4 )3p 2 [2p −2/3 (2−p 2 )/Z t−2]3(2−2p 4/3 )/Z t0.644(1−p 4 )3p 2 [2p −2/3 (2−p 2 )/Z t−2](2ρ 2 /3) 1/3ln ρ+γ()1+ 0.677ρ− 0.183ρ 22ρ 29(ln ρ+δ)Tabella C.1: Coefficenti <strong>di</strong> frizione rotazionale e traslazionale normalizzati per gli ellissoi<strong>di</strong>e per il cilindro, sono stati introdotti i parametri γ = 0.312 + 0.565 + 0.100 eρ ρ 2δ = −0.662 + 0.917 − 0.050 per il cilindro.ρ ρ 212 Ricor<strong>di</strong>amo che le rotazioni attorno all’asse <strong>di</strong> simmetria a non influenzano la ra<strong>di</strong>azione<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione (non mo<strong>di</strong>ficando la polarizzabilità), quin<strong>di</strong> il coefficente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusioneΘ che caratterizza il tempo <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento della <strong>di</strong>ffusione depolarizzata è quello relativoalle rotazioni attorno a b.


Appen<strong>di</strong>ce DPolarizzabilità degli ellissoi<strong>di</strong><strong>di</strong> rivoluzione<strong>La</strong> possibilità <strong>di</strong> ottenere informazioni importanti sulla forma e sulle <strong>di</strong>mensionidelle molecole è strettamente legata alla possibilità <strong>di</strong> isolare ilcontributo dei gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà rotazionali alla funzione <strong>di</strong> correlazione delcampo <strong>di</strong>ffuso. Come abbiamo visto (Paragrafo C) il parametro che determinail peso nella <strong>di</strong>ffusione dovuto alle rotazioni della molecola èilrapporto<strong>di</strong> depolarizzazione (C.30)r = 3 5[ ] 2 α‖ − α ⊥α ‖ +2α ⊥che compare nelle funzioni <strong>di</strong> correlazione normalizzate (C.31) e (C.32).<strong>La</strong> polarizzabilità α <strong>di</strong> una molecola <strong>di</strong>pende in generale dalle funzionid’onda elettroniche che sono a loro volta legate alla posizione degli atomiche compongono la molecola. Tuttavia per lunghezze d’onda del campoelettromagnetico incidente sufficentemente gran<strong>di</strong> rispetto alle <strong>di</strong>mensionidelle molecole possiamo considerare la molecola come un mezzo omogeneo.In questo modo l’anisotropia ottica della molecola <strong>di</strong>penderà unicamentedalla sua geometria.Le polarizzabilità elettriche <strong>di</strong> una molecola, parallelamente al suo asse<strong>di</strong> simmetria ed ortogonalmente ad esso, possono essere espresse in terminidel volume comeα ‖ =α ⊥ =VL ‖ + χ −1VL ⊥ + χ −1dove L ‖ ed L ⊥ sono funzioni che <strong>di</strong>pendono dalla geometria della molecolae dalla sucettività elettricaχ = ε − ε 0ε 0qui ε = ε r ε 0 è la costante <strong>di</strong>elettrica della specie molecolare in stato <strong>di</strong> bulk.133


134 APPENDICE D. POLARIZZABILITÀ DEGLI ELLISSOIDIFigura D.1: Rapporto <strong>di</strong> depolarizzaizone r in funzione del rapporto assiale ρ per unellissoide oblato (ρ


Appen<strong>di</strong>ce EAccoppiamentoroto-traslazionaleIn questo Appen<strong>di</strong>ce esporremo sinteticamente come possono essere riscrittele funzioni <strong>di</strong> correlazione della luce <strong>di</strong>ffusa nell’ipotesi in cui la rotazione <strong>di</strong>una molecola e la sua traslazione siano correlate.<strong>La</strong> <strong>di</strong>pendenza tra la <strong>di</strong>namica rotazionale e quella traslazionale può esserefacilmente interpretata se pensiamo ad una molecola decisamente nonsferica.Immaginiamo ad esempio <strong>di</strong> avere una molecola cilindrica dallaforma molto allungata, il suo movimento <strong>di</strong> traslazione sarà fortemente impe<strong>di</strong>tose la sua velocità è ortogonale all’asse <strong>di</strong> simmetria offrendo alle altremolecole concui integragisce una superfice <strong>di</strong> frizione piuttosto ampia. Alcontrario, se essa procede con una velocità parallela all’asse molecolare, ilmoto incontrerà una resistenza molto inferiore. In questo modo la <strong>di</strong>namicadella traslazione del centro <strong>di</strong> massa sará <strong>di</strong>pendente dall’orientazione dellamolecola. Ciò si riflette sulla forma assunta dalle funzioni <strong>di</strong> correlazionecome vedremo tra breve.Consideriamo <strong>di</strong>rettamente le funzioni <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>ne normalizzate(7.58) e (7.61)g α VV(q,t) =F s (q,t)(α 2 + 4 45 β2 )[α 2 + 4 ]45 β2 〈A(0) A(t)〉g α VH (q,t) = F s(q,t) 〈A(0) A(t)〉dove abbiamo in<strong>di</strong>catoA(t) = 3 √(5 cos 2 θ(t) − 1 )23Queste funzioni <strong>di</strong> correlazione, in caso <strong>di</strong> accoppiamento roto-traslazionalenon trascurabile, saranno mo<strong>di</strong>ficate come segue[gVV α (q,t) = 1) α (α 2 F s (q,t)+ 4 〈 〉 ]2 + 4 45 β2 45 β2 e iq·[r(t)−r(0)] A(0) A(t) (E.1)〉gVH 〈e α (q,t) = iq·[r(t)−r(0)] A(0) A(t)(E.2)135


136 APPENDICE E. ACCOPPIAMENTO ROTO-TRASLAZIONALESi noti che le funzioni <strong>di</strong> correlazione (E.1) e (E.2) sono normalizzate all’unitàa t = 0 e rilassano a zero per t →∞come accadeva per le (7.58) e (7.61).Inoltre possiamo affermare che in generale 1〈〉e iq·[r(t)−r(0)] A(0) A(t) ≤ F s (q,t) 〈A(0) A(t)〉 (E.3)Anche nel caso in cui vi sia un accoppiamento tra i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertàrotazionali e traslazionali la funzione <strong>di</strong> correlazione contiene informazionisulle osservabili legate da TDF. Infatti può ancora essere ancora in<strong>di</strong>viduatauna relazione tra la g α VH elarispostaχ A. Si noti a tale proposito che lafunzione g α VH data dalla (E.2) risulta minore della sola funzione C AA secondola (E.3)〈〉e iq[r(tw+t)−r(tw)] A(t w ) A(t w + t) ≤ F s (q,t,t w ) C AA (t, t w ) ≤ C AA (t, t w )dove abbiamo aggiunto la <strong>di</strong>pendenza da t w frutto del processo <strong>di</strong> invecchiamento.Questa <strong>di</strong>sequazione viene dal fatto che si ha sempre F s ≤ 1.Inoltre la g α VH elaC AA devono coincidere agli estremi essendo funzioni <strong>di</strong>correlazione ben normalizzategVH(q, α 0,t w ) = C AA (0,t w )=1 (E.4)gVH(q, α ∞,t w ) = C AA (∞,t w )=0 (E.5)In base a queste caratteristiche della gVH α possiamo affermare che, se ad uncerto t w vi è una forte violazione del TFD, essa può essere comunque osservatarealizzando un grafico <strong>di</strong> χ A (t, t w ) in funzione <strong>di</strong> gVH α (q,t,t w), nonostantevi sia un accoppiamento roto-traslazionale. Immaginiamo ad esempio<strong>di</strong> avere una qualsiasi deviazione dal teorema <strong>di</strong> <strong>fluttuazione</strong>-<strong>di</strong>ssipazione.Se è presente una violazione del TFD, che può essere in<strong>di</strong>viduata in ungrafico <strong>di</strong> χ A in funzione <strong>di</strong> C AA , essa sarà attenuata nel grafico <strong>di</strong> χ A infunzione <strong>di</strong> gVH α ; tuttavia potrà risultare comunque apprezzabile (Fig. E.1).In particolare possiamo affermare chek B Tχ A (t, t w )=S (C AA (t, t w )) ≥ S (g α VH (q,t,t w))1 Stiamo usando la <strong>di</strong>seuguaglianza <strong>di</strong> Cauchy-Schwarz.


137Figura E.1: Andamento schematico dei grafici k BTχ A vs C AA e k BTχ A vs g α VH inpresenza <strong>di</strong> una violazione del TFD, si noti che la deviazione dalla retta 1−C AA è attenuataquando si utilizza la g come ascissa.


138 APPENDICE E. ACCOPPIAMENTO ROTO-TRASLAZIONALE


Appen<strong>di</strong>ce FCoesistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione VVe VHVedremo ora come possono essere trattate le funzioni <strong>di</strong> correlazione dellaluce <strong>di</strong>ffusa se non si riesce ad eliminare completamente il contributo della<strong>di</strong>ffusione in geometria VV alla <strong>di</strong>ffusione in geometria VH.<strong>La</strong> presenza residua della I (2)αVV(7.55) quando si vorrebbe raccoglieresolamente la I (2)αVH(7.56) è dovuta essenzialemente al fatto che il fattore <strong>di</strong>reiezione f del filtro polarizzatore <strong>di</strong> raccolta è dello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezzadel rapporto <strong>di</strong> depolarizzazione r. Ciò può essere compreso ragionandocome segue. Immaginiamo <strong>di</strong> fissare il fattore <strong>di</strong> reiezione f del polarizzatoreche raccoglie la luce <strong>di</strong>ffusa. <strong>La</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione omo<strong>di</strong>nacomplessiva che misureremo sarà datadaI (2)α (q,t) = I (2)αVH (q,t)+fI(2)α VV (q,t)(F.1)(F.2)doveI α (2)VV (q,t) = 〈N〉2 [α 2 + 445 β2 ] 2+[F s (q,t)] 2 〈N〉 2 [α 2 + 445 β2 C AA (t)I α (2)VH (q,t) = 〈N〉2 ( 115 β2 ) 2 [1+(F s (q,t)C AA (t)) 2]Si noti che se f è zero l’equazione (F.1) restituisce unicamente la I (2)αVH .<strong>La</strong>funzione <strong>di</strong> correlazione normalizzata corrispondente alla (F.1) sarà datada] 2g (2)α (q,t) ≃ 1+ 3β4 [C AA (t)] 2 +(15α) 2 f3β 4 +(15α 2 ) 2 [F s (q,t)] 2fdove abbiamo trascurato f × β 2 ≪ α 2 . Tale equazione può essere scritta intermini del rapporto <strong>di</strong> depolarizzazione come segue139


140 APPENDICE F. COESISTENZA DI DIFFUSIONE VV E VHg (2)α (q,t)=1+ 3r2 [C AA (t)] 2 + f3r 2 [F s (q,t)] 2+ fIn base a questa equazione la funzione <strong>di</strong> correlazione etero<strong>di</strong>na normalizzatasaràg α (q,t)=Definendo i coefficenti 1 a e b√3r 2 CAA 2 (t)+f3r 2 F s (q,t)+ f(F.3)a =b =3r 2f +3r 2ff +3r 2potremo scrivere la (F.3) nella forma√g α (q,t)=F s (q,t) a + bC AA (t)(F.4)Come si può vedere da questa equazione la g α misurata non coicide conF s × C AA a meno che non si abbia f ≪ r. Quin<strong>di</strong>, anche nel caso in cui sipossa approssimareF s (q,t) C AA (t) ≃ C AA (t)la (F.4) è <strong>di</strong>fferente dalla funzione <strong>di</strong> correlazione delle rotazioni C AA .1 Si noti che deve essere a, b < 1affinché a + b =1.

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