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La figura di Maria Maddalena nella tradizione agostiniana del XII ...

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Documenti125Elena Cartotto<strong>La</strong> <strong>figura</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong> <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione<strong>agostiniana</strong> <strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo e l’allegoria nuziale inBernardo <strong>di</strong> Clairvaux.Un’ipotesi <strong>di</strong> interpretazione alla luce <strong>di</strong> categorie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nepsicoanalitico.1 IntroduzioneSpesso la storia <strong>del</strong>la filosofia me<strong>di</strong>evale viene considerata come unlungo percorso concettuale che, pur nelle sue <strong>di</strong>fferenti articolazioni, sisnoda intorno a un nucleo centrale rappresentato dal rapporto <strong>del</strong>l’uomocon la trascendenza e dalla riflessione su Dio. Si intende invecemettere qui in evidenza come <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione <strong>agostiniana</strong> <strong>del</strong> <strong>XII</strong>secolo siano presenti temi e linguaggi che consentono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare,accanto al <strong>di</strong>scorso teologico, un <strong>di</strong>scorso <strong>del</strong>l’uomo sull’uomo e<strong>di</strong> comprendere in quali termini al rapportarsi <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo a una<strong>di</strong>mensione "altra", e "alta", faccia eco un relazionarsi <strong>del</strong>l’uomo conil proprio essere più intimo, collocato in una profon<strong>di</strong>tà interioreche finisce per intrecciarsi inevitabilmente anche con la <strong>di</strong>mensione<strong>del</strong>la corporeità. Sorge naturalmente subito la questione <strong>del</strong> grado <strong>di</strong>consapevolezza posseduta dagli autori me<strong>di</strong>evali riguardo al binomioteologia-antropologia. Potrebbe essere, per esempio, che nei monacifilosofi<strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo non vi sia una piena consapevolezza, ma piuttostouna sorta <strong>di</strong> pre-comprensione filosofica che finisce per manifestarsinelle forme <strong>del</strong> "<strong>di</strong>re" più che nei contenuti. Ciò significherebbe cheil linguaggio, superando le intenzioni degli stessi autori, si è fattoportatore <strong>di</strong> un messaggio ulteriore e parallelo rispetto a quello che sivoleva effettivamente trasmettere. Oppure, complice un clima storicoe culturale particolarmente favorevole, può darsi che gli autori <strong>di</strong>ispirazione <strong>agostiniana</strong> fossero perfettamente coscienti <strong>di</strong> contribuire amo<strong>di</strong>ficare la visione <strong>del</strong>l’uomo ere<strong>di</strong>tata dai pensatori precedenti: nonvanno infatti <strong>di</strong>menticati il famoso "umanesimo <strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo" e latendenza da parte <strong>di</strong> autori laici e religiosi a enfatizzare l’importanza<strong>del</strong>la <strong>di</strong>mensione amorosa, come testimoniato tra l’altro dalla crescente


126influenza <strong>del</strong> De amicitia <strong>di</strong> Cicerone. In questo secondo casoè possibile che gli autori, non volendo far prevalere il <strong>di</strong>scorsoumano su quello teologico, abbiano dato la priorità a Dio a livello<strong>di</strong> contenuto, utilizzando però consapevolmente il linguaggio comestrumento espressivo per dare voce alle proprie mutate convinzioni. Inogni caso non si intende affatto sostenere che la teologia possa ridursiad antropologia: al contrario i due "saperi" scorrono parallelamente,mantenendo ognuno la propria specificità, e tuttavia accomunati dalrapporto <strong>di</strong> reciproca implicazione e da un’articolazione interna assaisimile.Per contribuire a chiarire parzialmente questa problematica si rivelaopportuno un riferimento alla psicoanalisi, non certo per confermarnela vali<strong>di</strong>tà, seguendo il costume <strong>di</strong> applicarla a ogni aspetto <strong>del</strong>loscibile umano, senza criteri precisi, ma solo perché la psicoanalisi offrecategorie <strong>di</strong> lettura che trovano la propria origine, prima ancora che nelpensiero, <strong>nella</strong> più concreta e profonda esperienza umana. Proprio ilcollocarsi all’interno <strong>di</strong> questa viva "esperienza umana" può consentire<strong>di</strong> aprire un <strong>di</strong>alogo più autentico con il lato appunto maggiormente"umano" <strong>del</strong> pensiero monastico me<strong>di</strong>evale.2 <strong>La</strong> rivoluzione <strong>del</strong>l’agapeDiversi stu<strong>di</strong>osi [1] hanno sottolineato come il tema <strong>del</strong>l’agape (terminetradotto da Agostino in vari mo<strong>di</strong>: caritas, <strong>di</strong>lectio e amor) sia unconcetto rivoluzionario che rappresenta una vera e propria rotturarispetto alla tra<strong>di</strong>zione giudaica precedente. <strong>La</strong> famosa frase Ama il tuonemico mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente la visione che l’uomo ha <strong>del</strong>l’uomo e che,sempre dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>l’uomo, lo stesso Dio ha <strong>del</strong>l’uomo. Nonsono più i retti, gli onesti, i rispettosi <strong>del</strong>la legge vetero-testamentaria aessere i pre<strong>di</strong>letti <strong>di</strong> Dio, ma i peccatori, che non vengono ovviamenteamati per il loro peccato, ma in<strong>di</strong>pendentemente dal peccato. <strong>La</strong> nuovalegge <strong>del</strong>l’amore, annunciata da Cristo e incarnatasi <strong>nella</strong> sua <strong>figura</strong>, simanifesta quin<strong>di</strong> in modo creativo, in quanto capace <strong>di</strong> conferire valorea ciò che non ne ha. Il Dio <strong>del</strong> Nuovo Testamento, e <strong>di</strong> conseguenzal’uomo che ne è immagine e somiglianza, non vanno più in cerca <strong>del</strong>


127reietto per punirlo o <strong>del</strong> giusto per premiarlo, non cercano più valori o<strong>di</strong>svalori esistenti, ma li creano nell’atto stesso <strong>del</strong>l’amore.<strong>La</strong> comunione (koinonia) con Dio avviene per un atto <strong>di</strong> liberainiziativa <strong>di</strong>vina, e l’uomo viene così restituito all’unità <strong>del</strong> corpomistico. Infatti, come scrive Agostino:Non c’è nessuno che possa amare il Padre, se non ama ancheil Figlio <strong>di</strong> Dio. E chi ama il Figlio, ama anche i figli <strong>di</strong> Dio.Quali figli <strong>di</strong> Dio? Le membra <strong>del</strong> Figlio <strong>di</strong> Dio. E, amando,<strong>di</strong>venta anche lui un membro; e, me<strong>di</strong>ante l’amore, entra inconnessione con il corpo <strong>di</strong> Cristo, e sarà un solo Cristo che amase medesimo. Infatti poiché le membra si amano reciprocamente,il corpo ama se medesimo" [2].Inoltre Gesù si fa portatore <strong>di</strong> un messaggio considerato, dai più,scandaloso. Dicendo: Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, cerca<strong>di</strong> condurre gli uomini a riconoscere in se stessi l’universale con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> peccatori, una con<strong>di</strong>zione che, nel momento in cui venga accettataconsapevolmente, non consente più <strong>di</strong> ergersi a giu<strong>di</strong>ci gli uni deglialtri. Per molti farisei, che si sentivano perfettamente <strong>nella</strong> "Legge" equin<strong>di</strong> "puri", un’affermazione <strong>del</strong> genere doveva sembrare palesementeassurda.2.1 <strong>La</strong> svolta psicoanaliticaSenza naturalmente pretendere in alcun modo <strong>di</strong> togliere spessore aun <strong>di</strong>scorso che mantiene assolutamente intatte le proprie peculiaricaratteristiche teologiche, pare <strong>di</strong> scorgere una somiglianza tra larivoluzione operata da agape e la svolta psicoanalitica iniziata da Freudagli inizi <strong>del</strong> novecento.Di fronte a un mondo scientifico e accademico proteso a considerarela psicologia come una scienza il cui campo d’indagine coincidecon la vita cosciente <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo, Freud parla per la prima voltad’inconscio, ossia <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione sotterranea e atemporale (chesarà meglio caratterizzata <strong>nella</strong> seconda topica, quando verrà introdotta


128l’istanza <strong>del</strong>l’es), in cui confluiscono quelle parti <strong>di</strong> noi stessi che,considerate inaccettabili dalla nostra coscienza, vengono rimosse. <strong>La</strong>rimozione, non <strong>di</strong>versamente dagli altri tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, finisce perveicolare comportamenti, azioni e reazioni, dando così origine a queltipo <strong>di</strong> manifestazioni psicosomatiche (nevrosi, isteria, ecc.) checostituiscono il punto <strong>di</strong> partenza <strong>del</strong>l’analisi freu<strong>di</strong>ana. Freud definiscela psicoanalisi come una terapia basata sull’amore e si riferisce all’eroscome a una forza in grado <strong>di</strong> smantellare le <strong>di</strong>fese e infatti il pazienteriproduce, <strong>nella</strong> situazione analitica, i desideri sessuali e affettiviinespressi e li attualizza nel transfert. Guarire attraverso l’amore,come <strong>di</strong>ceva Freud, è appunto ciò che costituisce l’attesa tipica <strong>del</strong>malato ed è proprio per amore <strong>del</strong> terapeuta che egli può trovare laforza necessaria per far riaffiorare l’energia dei suoi desideri rimossie <strong>di</strong>sporne liberamente.In un certo senso si può <strong>di</strong>re che come il dovere consapevole<strong>del</strong>le leggi mosaiche determinava il comportamento dei credenti, cosìil dovere inconsapevole <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fese freu<strong>di</strong>ane risultava obbligante perl’uomo; in entrambi i casi è l’amore che giunge a compiere un’opera <strong>di</strong>rifondazione e a cambiare ra<strong>di</strong>calmente la visione <strong>del</strong>le cose. Se GesùCristo giustifica il peccatore nell’atto stesso <strong>del</strong> suo pentimento, Freudgiustifica il peccato nel momento stesso in cui ci mostra che ciò che dasempre è giu<strong>di</strong>cato peccaminoso, o che ad<strong>di</strong>rittura non è mai stato fattodegno <strong>di</strong> considerazione (il complesso <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po, il bambino perverso epolimorfo, il significato sessuale dei sogni, ecc..) possiede un enormevalore e risulta necessario per restituire all’uomo la sua unità. Si tratta<strong>di</strong> un’unità nuova che non coincide con quella <strong>del</strong>l’homo psicologicusclassico, in cui i confini <strong>del</strong>lo psichico tendono a coincidere con quelli<strong>del</strong> corpo, <strong>del</strong>imitando l’unità finita <strong>del</strong>la persona umana [3]. Freud,descrivendo l’io come un’istanza in grado <strong>di</strong> sintetizzare i contenuti, <strong>di</strong>gerarchizzare le domande, <strong>di</strong> unificare ciò che è frammentario e caotico,ha sicuramente in mente uno scopo <strong>di</strong> armonia interiore, un’armonia cheperò non è già fatta e compiuta come quella classica, ma necessita, peressere trovata, <strong>di</strong> un lavoro che forse non terminerà mai (si pensi allafamosa analisi interminabile freu<strong>di</strong>ana).


1292.2 Il concetto junghiano <strong>di</strong> ombra.A questo punto <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso appare utile richiamare un concetto che, puressendo <strong>di</strong> matrice psicoanalitica, non è freu<strong>di</strong>ano, ma junghiano, ed èil concetto <strong>di</strong> ombra. Jung concepisce l’io cosciente come situato nelpunto <strong>di</strong> congiunzione <strong>di</strong> due mon<strong>di</strong>: quello esterno o spaziale e quellointerno o psichico oggettivo. Attorno all’io gravita un certo numero <strong>di</strong>subpersonalità la cui relazione con l’io subisce mo<strong>di</strong>ficazioni in tuttoil corso <strong>del</strong>la vita: fra queste vi è appunto l’ombra, la somma <strong>del</strong>lecaratteristiche personali che l’in<strong>di</strong>viduo desidera nascondere agli altrie a se stesso. Ma più l’in<strong>di</strong>viduo cerca <strong>di</strong> nasconderla a se stesso, piùl’ombra tende a <strong>di</strong>ventare attiva e a compiere azioni malvage. L’ombratuttavia può anche essere proiettata, e allora l’in<strong>di</strong>viduo vede le propriecaratteristiche oscure riflesse in un’altra persona che sceglie come caproespiatorio [4].Occorre precisare che il concetto junghiano non va confuso conil rimosso <strong>di</strong> Freud, perché più che sul piano <strong>del</strong>la non-coscienza,si pone su quello <strong>del</strong>la non-consapevolezza. Sono considerati nonconsapevoli quegli aspetti <strong>del</strong> mondo e <strong>di</strong> se stesso che l’uomonon vede, ma che potrebbe cogliere, se con onestà volesse farlo.Proprio per questa sua caratteristica, l’ombra junghiana risulta pernoi una categoria concettuale maggiormente onnicomprensiva rispettoalla rimozione <strong>di</strong> Freud, e soprattutto si presenta come menocaratterizzata dal legame con la terapia analitica considerata in sensostretto. Secondo Jung, la non-consapevolezza è il più grande peccato:poiché l’in<strong>di</strong>viduo non può separarsi dalla propria ombra, occorreassimilarla e contemporaneamente renderla innocua, per progre<strong>di</strong>re cosìsulla strada <strong>del</strong>l’unificazione <strong>del</strong>la personalità, detta anche processod’in<strong>di</strong>viduazione.Il compito che viene proposto è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare consapevoli <strong>del</strong>leproprie ombre, in modo da reintegrarle <strong>nella</strong> vita cosciente e non essernepiù con<strong>di</strong>zionati. Ma, se l’uomo alla luce <strong>del</strong>la psicoanalisi non può piùessere concepito senza le sue ombre, non è la medesima cosa che accade<strong>nella</strong> rivelazione cristiana, alla cui luce l’umanità non può più esserevista senza le sue ombre, ossia senza i peccatori?


1302.3 <strong>La</strong> duplice valenza teologica e antropologica<strong>del</strong>l’ombra.Il riferimento all’ombra si presenta dunque fecondo in una duplice<strong>di</strong>rezione: teologica e antropologica. Da un lato infatti la concezionetrinitaria <strong>del</strong> cristianesimo è portatrice, su un livello più generaleche coinvolge tutta la realtà, <strong>di</strong> quelle sfumature che consentonoall’uomo <strong>di</strong> cogliere nelle relazioni, nei chiaro-scuri, nei <strong>di</strong>fferentipiani prospettici, impensabili senza ombre, il significato <strong>del</strong>le cose[5]. D’altro lato, l’ombra, come si è visto, rimanda alle zone oscuree inconsapevoli <strong>del</strong>l’uomo, ma anche al suo corpo: non esisterebbel’ombra se non ci fosse un corpo in grado <strong>di</strong> proiettarla. AldoCarotenuto, psicoanalista <strong>di</strong> formazione junghiana, <strong>di</strong>scutendo in un suosaggio il significato <strong>del</strong>l’opera <strong>La</strong> donna senz’ombra <strong>di</strong> Hofmannsthal,sottolinea che l’ombra manifesta l’opacità <strong>del</strong> corpo, è il segno <strong>del</strong>lasua incarnazione, ma il corpo esprime anche la mortalità, la malattia,l’identità sessuale. Scrive Carotenuto: Impronta schiacciata al suolo,l’ombra è la con<strong>di</strong>zione che impegna l’uomo a desiderare, amare,procreare. Se la carne non fosse mortale non ci sarebbe ragione <strong>di</strong>unirsi per rinnovare la vita [6].<strong>La</strong> coscienza <strong>del</strong>l’ombra è quin<strong>di</strong> coscienza <strong>del</strong>la finitu<strong>di</strong>ne e<strong>del</strong>l’ambivalenza <strong>del</strong>l’uomo: non riconoscerla significa porsi in qualchemodo sullo stesso piano <strong>di</strong> Dio, considerarsi esseri onnipotenti eimmortali in grado <strong>di</strong> decidere per se stessi e per gli altri. Altrettantosbagliato è identificarsi totalmente con la propria ombra: la totale luceo la piena oscurità non consentono <strong>di</strong> cogliere la <strong>di</strong>mensione specifica<strong>del</strong>l’uomo che sembra trovare un suo originale e originario fondamentoproprio <strong>nella</strong> compenetrazione degli opposti.<strong>La</strong> <strong>figura</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong>, in virtù <strong>del</strong> significato attribuitolenel corso <strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo da molti monaci che ne fanno la protagonista<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi scritti, può risultare, a proposito <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso appena svolto,particolarmente esemplificativa, e appare molto interessante notare cheanche uno stu<strong>di</strong>oso come J. Leclercq, in suo scritto, fa un riferimentoesplicito a Jung: Come secondo la psicologia <strong>di</strong> Carl Gustav Jung,"l’ombra" si oppone a ogni realtà per far meglio percepire ciò che è,così nei Sermoni sul Cantico vi è antitesi tra l’unione matrimonialeda una parte e, dall’altra, la prostituzione, l’adulterio, l’unione libera


131lodata dagli eretici renani [7].3 Il problema <strong>del</strong>la prostituzione e il sentimento<strong>del</strong>la caritas nel <strong>XII</strong> secolo.Prima <strong>di</strong> tutto occorre sottolineare come nel <strong>XII</strong> secolo la prostituzionefosse una realtà fortemente sentita, sia come fatto sociale con cuiconfrontarsi e a cui porre rime<strong>di</strong>o, sia come metafora o simbolo <strong>del</strong>lacrisi nelle relazioni fra Dio e il suo popolo. <strong>La</strong> Chiesa veniva infattivista come casta prostituta: santa, ma costituita da peccatori. Se nell’XIsecolo, <strong>di</strong> fronte alla corruzione <strong>del</strong> clero, un monaco riformatore comePier Damiani aveva dovuto denunciare con vigore le prostitute comepericolose, nel <strong>XII</strong> secolo invece si insiste sul fatto che le prostitute nonsono realmente cattive e che occorre reintegrarle <strong>nella</strong> vita comunitaria.Già si palesa l’effetto <strong>del</strong>la rivoluzione agapica che, attraverso l’amore,conferisce nuovo valore ai peccatori: come nota Leclercq [8], eraproprio la caritas il sentimento prevalente in coloro che si de<strong>di</strong>cavanoalla conversione <strong>del</strong>le prostitute. Il concetto <strong>di</strong> reintegrazione riprendein modo evidente le riflessioni precedenti a proposito <strong>del</strong> Corpo misticoe <strong>del</strong>la conseguente ricerca <strong>di</strong> un’unità a livello trascendente che nonpuò avvenire se non tramite una reintegrazione dei peccatori percepiticome ombre <strong>del</strong>l’umanità con cui è in<strong>di</strong>spensabile confrontarsi.Le prostitute vengono sì <strong>di</strong>sapprovate, ma ai chierici si raccomanda<strong>di</strong> accostarsi a loro con un atteggiamento <strong>di</strong> dolcezza e <strong>di</strong> caritàevengelica, ispirata dalla compassione e dalla speranza che si continuaa nutrire <strong>di</strong> vederle convertirsi. Il monaco Graziano, nel 1140, fissa lenorme secondo cui i canonisti posteriori avrebbero trattato il problema<strong>del</strong>la prostituzione nel suo insieme: è significativo osservare come icanonisti manifestino verso le prostitute molta più comprensione <strong>di</strong>quanta non ne avesse <strong>di</strong>mostrata il <strong>di</strong>ritto romano. Per sfatare un’errataconvinzione è importante ricordare come per questi monaci, sebbenesostenitori <strong>del</strong> matrimonio, una sposa rancorosa fosse peggiore <strong>di</strong> unaprostituta che amava davvero e che apriva umilmente il suo cuoreal perdono. Infatti, come si è già detto, Gesù Cristo giustifica ilpeccatore nel momento stesso <strong>del</strong> suo pentimento ed è proprio questa


132giustificazione gratuita a rappresentare uno degli elementi innovativi<strong>del</strong>l’agape rispetto alla legge vetero- testamentaria.3.1 <strong>La</strong> funzione archetipica <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong><strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong> rappresenta, nello specifico, una nuova Eva, inquanto reintegrazione <strong>del</strong>l’umanità salvata in Dio e viene considerata,nel pensiero monastico, come la peccatrice per eccellenza, giungendoquin<strong>di</strong> ad assolvere la funzione <strong>di</strong> un archetipo universale. In leil’umanità in generale si confronta con la propria ombra e attraverso <strong>di</strong>lei si compie perfettamente la rivoluzione agapica: Ha amato perchéera stata amata. Ma <strong>Maddalena</strong> rappresenta anche l’incontro <strong>del</strong>l’uomosingolo con la sua parte oscura; il suo percorso non è <strong>di</strong>stante in questosenso da quello effettuato da Agostino, o comunque dal percorso <strong>di</strong>chi ha il coraggio <strong>di</strong> confrontarsi con il proprio "mondo infero" e <strong>di</strong><strong>di</strong>venirne consapevole. È come un grande schermo su cui sono proiettatele ombre <strong>di</strong> ogni singolo uomo: guardandola ci si riappropria dei propripeccati e se ne <strong>di</strong>venta consapevoli.<strong>Maddalena</strong> è, però, anche il simbolo <strong>del</strong>la possibile integrazione perogni essere umano nel Corpo Mistico, è l’ombra che <strong>di</strong>venta luce viva.Tutto questo si realizza solo grazie alla consapevolezza <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>riguardo ai propri peccati. Come <strong>di</strong>ce Leclercq, Lei ha avuto il sensomolto vivo <strong>del</strong>la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccatrice [9]. Scrive inoltreCarotenuto: E’ segnato nel destino <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi l’incontro colproprio Doppio: potremo <strong>di</strong>ventare "ciò che siamo" solo specchiandocinel volto perturbante <strong>di</strong> questo alter ego, solo riconoscendo nei suoitratti quelli <strong>del</strong> nostro volto, riconoscendo cioè in lui le nostre partiscisse e rimosse, le nostre anime sconosciute ... Solo chi è capace <strong>di</strong>"peccare" paga un tributo alla vita; se non si ha un male interno che cicostringa a confrontarci con noi stessi ... non c’è alcuna possibilità <strong>di</strong>avanzamenti e <strong>di</strong> nuove scoperte [10].


1333.2 <strong>La</strong> lettura <strong>del</strong>la <strong>Maddalena</strong> in Bernardo <strong>di</strong> ClairvauxAnche Bernardo <strong>di</strong> Clairvaux definisce la <strong>Maddalena</strong> peccatrix,rimanendo così fe<strong>del</strong>e alla pagina evangelica. Al contrario <strong>di</strong> quantosi può pensare questo titolo mantiene una profonda <strong>di</strong>gnità. Peccatrixècolei che si riconosce peccatrice, ben <strong>di</strong>verso quin<strong>di</strong> da meretrix, chein<strong>di</strong>ca solo un mestiere, e il cui uso finirebbe per collocare la <strong>Maddalena</strong>in una mera categoria sociale. Alcuni hanno continuato a usare questotermine degradante, ma non Bernardo che ha compreso l’importantequalificazione teologica <strong>del</strong> termine peccatrice. Leclercq sottolineacome tale titolo ponga <strong>Maddalena</strong> <strong>nella</strong> categoria spirituale <strong>di</strong> colorocui vanno la preferenza e la familiarità <strong>di</strong> Gesù: quelli e quelle chesi riconoscono peccatori, ma che, amati da lui, sono perdonati, salvatie ricambiano il suo amore. Chi si riconosce peccatore quin<strong>di</strong> è giàsulla strada <strong>del</strong>la salvezza e ciò accade in certo senso anche in ambitopsicoanalitico. Ovviamente in questo secondo caso non si tratta <strong>di</strong>una salvezza <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne trascendente, ma <strong>del</strong>la salvezza dalle proprienevrosi, fobie, malesseri. L’amore <strong>di</strong> Cristo rende possibile quel senso<strong>di</strong> liberazione dai propri peccati che a sua volta apre la via all’amore perCristo: si parte dall’amore e si ritorna all’amore. E che la psicoanalisi,in senso sia concettuale sia pratico, si presenti come una terapia chevuole condurre alla libertà, sbaragliando <strong>di</strong>fese personali e pregiu<strong>di</strong>zicollettivi, è piuttosto evidente. Risultato <strong>di</strong> questa "liberazionepsicologica" è il riconoscimento <strong>del</strong>l’eros, ossia <strong>del</strong>l’amore, comeforza costitutiva <strong>del</strong>l’essere umano: tale riconoscimento porta, o nelleintenzioni vorrebbe portare, a un vissuto emozionale e affettivo piùautentico. È degno <strong>di</strong> nota che la "confessione" sia, <strong>nella</strong> religionecristiana, il presupposto per questa liberazione dal peccato.Bernardo inoltre mette l’accento soprattutto sul contrasto che Gesùha voluto stabilire tra il fariseo che si crede giusto e la donna chesi sa peccatrice. In questo contesto la rivoluzione agapica trovauna fortissima esemplificazione: il fariseo incarna la legge veterotestamentaria,la <strong>Maddalena</strong> colei che è giustificata dall’amore; ilfariseo ignora che la giustificazione è dono <strong>di</strong> Dio e non opera<strong>del</strong>l’uomo, è orgoglioso, mentre invece la peccatrice è umile. Leclercqsottolinea come tutti i "benpensanti" (Simone, Marta, Pietro e tutti glialtri <strong>di</strong>scepoli) siano contro la peccatrice, mentre Gesù le accorda il


134privilegio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare il suo "avvocato" [11]. È poi degno <strong>di</strong> nota il fattoche l’atteggiamento dei farisei nei confronti, per esempio, <strong>del</strong>le adulterefosse esattamente quello <strong>del</strong>la "rimozione" fisica: venivano lapidate.3.3 <strong>La</strong> <strong>Maddalena</strong> come nuovo mo<strong>del</strong>lo d’intercessioneIl culto e la devozione riservati a <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong> nel <strong>XII</strong> secolosi evolvono proprio <strong>nella</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>l’interiorità e <strong>del</strong>l’intensità <strong>di</strong>quanto si era verificato nel suo intimo: si sa che non fu convertitadalla pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> uno degli apostoli, ma che rispose a un appellointeriore. Nella <strong>figura</strong> <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> si trovano racchiuse moltetematiche considerate essenziali dai monaci: la forza <strong>del</strong>l’amore, ildramma interiore, l’intensità <strong>del</strong> desiderio accresciuto dalla separazione,la ferita d’amore, e via <strong>di</strong>cendo. Si tratta <strong>di</strong> temi che, come sivede, non alludono certo ad astratte speculazioni filosofiche, ma cheal contrario ineriscono con forza alla natura umana nel senso più pieno<strong>del</strong> termine. Non è infatti un caso che proprio in questo periodo storicola <strong>Maddalena</strong> <strong>di</strong>venga mo<strong>del</strong>lo non solo <strong>di</strong> preghiera contemplativa, maanche d’intercessione, sostituendosi a <strong>Maria</strong>, in quanto, <strong>di</strong>versamentedalla Madre <strong>di</strong> Dio, risulta più vicina agli uomini, avendone con<strong>di</strong>visol’esperienza <strong>del</strong>la tentazione, <strong>del</strong>la caduta, <strong>del</strong>la lotta interiore. Diventaquin<strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lo non solo per tutta la Chiesa, che ha bisogno <strong>di</strong> essereriformata, ma anche per ogni singolo membro <strong>di</strong> questa Chiesa.4 <strong>La</strong> problematica <strong>del</strong>la veritàGli autori monastici sembrano dunque avere un’intuizione precisa <strong>del</strong>lacomplessità <strong>del</strong>la natura umana, <strong>del</strong>la necessità <strong>di</strong> un sincero confrontocon se stessi, anche se questo confronto risulta estremamente <strong>di</strong>fficileperchè fa paura. In un certo senso, l’uomo che ritrova se stesso, trovaanche Dio, che coincide per la tra<strong>di</strong>zione <strong>agostiniana</strong> con la Verità. <strong>La</strong>psicoanalisi non parla <strong>di</strong> Dio, ma con<strong>di</strong>vide, <strong>nella</strong> sua stessa ragiond’essere, la medesima intuizione dei monaci. Si pensi all’Agostino <strong>del</strong>libro X <strong>del</strong>le Confessioni che così si esprime, riferendosi agli uomini:


135.... e così o<strong>di</strong>ano la verità per amore <strong>di</strong> quello che prendono comeverità. Ne amano la luce, ne o<strong>di</strong>ano l’accusa. Non voglionoessere ingannati, ma vogliono ingannare: quin<strong>di</strong> amano la veritàquando si svela, la o<strong>di</strong>ano quando li rivela ... Felice, quin<strong>di</strong>, saràquando, non ostacolato da alcun impe<strong>di</strong>mento, troverà la suagioia in quella sola Verità per cui tutte le cose sono vere [12].Il passo <strong>del</strong>le Confessioni risulta in grande sintonia con i presupposti<strong>del</strong>la psicoanalisi, soprattutto <strong>nella</strong> sottolineatura <strong>del</strong> rapporto uomoverità.Il grande scalpore suscitato da Freud non fu dovuto soltantoall’apparente a-scientificità <strong>del</strong> suo metodo, ma alla "terribile" verità cuisi giungeva percorrendo la strada <strong>del</strong>l’analisi fino in fondo. L’immaginefreu<strong>di</strong>ana <strong>del</strong>l’uomo non è certo e<strong>di</strong>ficante: complessi, nevrosi,significati nascosti che si sarebbe preferito rimanessero tali e soprattuttol’elevazione <strong>del</strong>la sessualità a principio onnicomprensivo per laspiegazione <strong>del</strong>la natura umana, rendevano <strong>di</strong>fficile per l’uomo me<strong>di</strong>oborghese,ma anche per lo scienziato o l’intellettuale, riconoscersi inquesto "mondo infero e sotterraneo" agitato da mostri inquieti. Difficile,eppure necessario; e necessario per una motivazione non poi cosìlontana da quella <strong>agostiniana</strong>.4.1 Verità e felicità in Freud<strong>La</strong> verità, anche alla luce <strong>del</strong>la psicoanalisi, risulta inscin<strong>di</strong>bile dallafelicità o, per essere più precisi, dalla possibilità <strong>di</strong> vivere piùserenamente. Se pure Freud stesso sostiene che il fine <strong>del</strong>l’uomoè la felicità, intesa sia come assenza <strong>di</strong> dolore sia come piacerevero e proprio, occorre tuttavia osservare che tale scopo risultafin da principio inficiato dalla stessa costituzione umana: qualsiasipiacere, prolungandosi all’infinito, tende a scomparire e l’intensità <strong>del</strong>go<strong>di</strong>mento è <strong>di</strong>rettamente proporzionale a quella <strong>del</strong> bisogno [13].Inoltre Freud che è fondamentalmente un pessimista, in Il <strong>di</strong>sagio<strong>del</strong>la civiltà evidenzia come il costituirsi <strong>del</strong>la civiltà avvenga a spese<strong>del</strong>le pulsioni <strong>del</strong> singolo: grazie alla sublimazione si possono certo


136creare opere artistiche e culturali <strong>di</strong> enorme valore, <strong>di</strong> cui tutti possonobeneficiare (creatori e fruitori), ma questo non elimina la repressione checolpisce la parte più istintiva <strong>del</strong>l’uomo, la quale, d’altronde, lasciatasenza controllo avrebbe senz’altro impe<strong>di</strong>to agli esseri umani <strong>di</strong> legarsil’uno all’altro, creando famiglie e permettendo così alla società <strong>di</strong>evolversi. Agostino invece può parlare <strong>di</strong> felicità "pura" proprio perchénon prescinde, nel suo percorso intellettuale e umano, dalla possibilità<strong>di</strong> incontrare Dio: e Dio è la Verità e la Felicità.4.2 Verità, dolore, corporeitàIn entrambe le prospettive non bisogna comunque scordare che la verità,se da un lato può condurre alla felicità, dall’altro è intrinsecamentelegata al dolore, inteso in senso sia interiore sia fisico. <strong>La</strong> personapsichicamente <strong>di</strong>sturbata che somatizza le proprie sofferenze "avverte"il proprio corpo in misura maggiore <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo cosiddetto"normale", anche se poi il confine tra patologia e normalità è per Freudmolto labile: siamo tutti portatori <strong>di</strong> un vissuto emozionale tormentatoche ci spinge a scavare in noi stessi, per cercare quelle risposte la cui solaconoscenza ci consente <strong>di</strong> ritrovare un equilibrio. Ma anche il percorso<strong>di</strong> conversione che ha condotto Agostino alla verità è un percorso checomprende una buona dose <strong>di</strong> sofferenza fisica: da sempre gli asceti"cercano" la sofferenza per avvicinarsi a Dio. Il pensiero comunetende a interpretare questa ricerca <strong>di</strong> dolore fisico come un tentativo<strong>di</strong> "superamento" o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> "nullificazione" <strong>del</strong> proprio corpo, maquesta non è certo l’unica lettura possibile: la sofferenza fisica rendepiù che mai consapevoli <strong>del</strong>la corporeità e <strong>di</strong> conseguenza <strong>del</strong>la veritàancestrale in essa inscritta. Lo stesso piacere fisico non è ugualmente"rivelante". Prima <strong>di</strong> tutto, come si è visto, la gioia e il piacerederivano da uno stato <strong>di</strong> bisogno e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> dolore, ma il dolore come<strong>di</strong>mensione fondativa <strong>del</strong> piacere trova un’ulteriore motivazione nelfatto che il piacere, contrariamente al dolore, tende spesso a confonderei sensi l’uno con l’altro, a creare una sorta <strong>di</strong> benessere <strong>di</strong>ffuso, chenon consente <strong>di</strong> identificare la sensazione globale <strong>di</strong> gioia con qualcheorgano particolare, anche se inizialmente se ne riconosce l’origine inuna determinata zona <strong>del</strong> corpo. Inoltre il piacere può essere in qualche


137modo con<strong>di</strong>viso, come ad esempio nel rapporto sessuale tra due amanti,mentre il dolore invece non è con<strong>di</strong>visibile: è personale, unico e ren<strong>del</strong>’organo <strong>del</strong> corpo, che in un dato momento lo procura, sovrano sututto il resto: è come se <strong>di</strong>ventassimo quell’organo. Tale operazioned’identificazione, che permette <strong>di</strong> "ritrovare" il corpo, aumenta laconsapevolezza, che è anche consapevolezza <strong>di</strong> quell’ombra che alcorpo è intimamente connessa. <strong>La</strong> consapevolezza porta gradatamente ariconoscere il corpo anche come sede <strong>del</strong>l’identità sessuale e dei desideria essa collegati. Non è quin<strong>di</strong> assurdo pensare che il tipo <strong>di</strong> linguaggioutilizzato dai monaci <strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo, per parlare <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong> o perinterpretare il Cantico dei Cantici risenta <strong>di</strong> questa intuizione <strong>del</strong>laverità ancestrale che li porta, <strong>di</strong> conseguenza, a ricorrere a espressioni<strong>di</strong> carattere fisico e affettivo per "dare corpo" ai propri pensieri.Tale linguaggio, proprio per queste sue caratteristiche, si pone comeuniversale o, meglio, come universalmente comprensibile. Si pensi adesempio alla Vita <strong>di</strong> santa <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong> e <strong>di</strong> santa Marta, scrittointorno alla metà <strong>del</strong> <strong>XII</strong> secolo, nato nell’ambiente claravelliano eattribuito per lungo tempo a Rabano Mauro. In questo testo <strong>Maddalena</strong>emerge come <strong>figura</strong> dominata dal desiderio incontenibile <strong>di</strong> Cristo;viene presentata una <strong>Maddalena</strong> che sospira, che geme, che ha famee sete <strong>di</strong> vedere il volto <strong>di</strong> colui che ama ... sino a quando, nelletto nuziale <strong>del</strong>l’eterna contemplazione, si getta al suo collo con gliabbracci più dolci e soavi [14]. Sembra degna <strong>di</strong> nota la connessionetra il letto nuziale, dove si esperisce finalmente l’amore, e l’eternacontemplazione; ritorna il legame tra amore e conoscenza, tra un vissutoaffettivo che giunge finalmente al proprio coronamento, e che vieneespresso in termini <strong>di</strong> tipo fisico, e la contemplazione <strong>del</strong>la verità, laquale rimanda a qualcosa <strong>di</strong> astratto e <strong>di</strong> non carnale. In un certo senso,si può <strong>di</strong>re che la carica affettiva e la fisicità <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>, che prima<strong>del</strong>l’incontro con Cristo si erano manifestate attraverso la prostituzione,ora vengono riguadagnate a un livello più alto senza, peraltro, esserenullificate.


1385 I Sermones super Cantica <strong>di</strong> Bernardo <strong>di</strong>ClairvauxNon è sostanzialmente <strong>di</strong>verso il <strong>di</strong>scorso che si può fare a propositodei Sermones super cantica <strong>di</strong> Bernardo [15], il primo a svilupparepienamente l’allegoria nuziale. <strong>La</strong> trasposizione da lui effettuataavviene a tre livelli <strong>di</strong>versi: quello <strong>del</strong>l’amore che intercorre tra lepersone <strong>del</strong>la Trinità, poi tra il Verbo e l’umanità <strong>del</strong> Cristo, infine traDio, il Cristo e la Chiesa, e ogni membro <strong>del</strong>la Chiesa. L’importanza<strong>del</strong>la corporeità in Bernardo appare già evidente nel suo parlare <strong>di</strong> unamore carnale per Cristo, la cui carne ha lo scopo <strong>di</strong> rivelare la <strong>di</strong>vinitàa noi che siamo esseri <strong>di</strong> carne [16]. L’abate cistercense utilizza lametafora <strong>del</strong> bacio per in<strong>di</strong>care sia lo Spirito Santo (che rappresentail legame tra le persone <strong>del</strong>la Trinità), sia il Me<strong>di</strong>atore (ossia l’unità tra<strong>di</strong>vino e umano in Cristo). Il bacio viene inteso da Bernardo come rivelazione:<strong>di</strong> nuovo una manifestazione fisica <strong>del</strong>l’amore apre le porte<strong>del</strong>la conoscenza. Bernardo utilizza inoltre il termine amplesso, perriferirsi all’adesione <strong>del</strong>le anime alla Chiesa e l’amplesso non è soltantometafora <strong>del</strong>l’unione spirituale, ma occorre sottolineare che il ricorso aun’espressione così cruda ed esplicita ha anche lo scopo <strong>di</strong> evidenziarei caratteri specifici <strong>del</strong>l’unione spirituale, proprio attraverso il contrastocon l’idea <strong>di</strong> unione carnale.È interessante notare come prima <strong>di</strong> Bernardo, Fulgenzio avesseparlato <strong>del</strong>la parola <strong>di</strong> Dio come <strong>di</strong> una spada che penetraprofondamente quanti raggiunge. Anche Gilberto <strong>di</strong> Hoyland,continuatore dei Sermoni sul Cantico <strong>di</strong> Bernardo, applica la metaforaconiugale con estremo realismo. Dice Leclercq: Delle immagini fortirecano <strong>del</strong>le precisazioni che sono appena traducibili [17].A questo punto sorge spontanea la domanda sul perché questimonaci si siano espressi con tanta franchezza a proposito <strong>del</strong>l’amoreconiugale e Leclercq propone la questione esattamente in terminipsicoanalitici: davano forse libero corso a desideri da tempo rimossi?erano dei repressi? <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> Leclercq è negativa: come si sarebbepotuto parlare con tanta chiarezza <strong>del</strong>l’aspetto carnale <strong>del</strong> matrimonioe vedere in esso il simbolo dei misteri più alti, se non lo si fosseconsiderato come una grande e bella realtà? Leclercq sottolinea poi


139come il simbolo <strong>del</strong> bacio non sia legato ad alcuna cultura determinata:è universale, una sorta <strong>di</strong> archetipo. Bacio, amplesso, penetrazione sonoformule e frasi che consentono <strong>di</strong> cogliere una realtà misteriosa, nonrazionalizzabile, e per questo Bernardo le utilizza. Il parallelo conla psicoanalisi si fa più evidente: Bernardo e gli altri commentatorifanno uso <strong>di</strong> un linguaggio simbolico <strong>di</strong> tipo affettivo e sessualeperché, probabilmente, lo considerano primario; la "carnalità" e <strong>di</strong>conseguenza la "sessualità" sembrano venire considerate <strong>di</strong>mensionistrutturanti <strong>del</strong>l’essere umano stesso. Non è questo, dunque, un <strong>di</strong>scorsolontano da quello freu<strong>di</strong>ano che legge nel linguaggio onirico e in quellocorporeo dei sintomi, un simbolismo <strong>di</strong> tipo sessuale il quale, unavolta "decifrato", consente <strong>di</strong> cogliere una realtà altrettanto misteriosa<strong>di</strong> quella cui fa riferimento Bernardo: la realtà <strong>del</strong>l’inconscio (o es). Inentrambe le prospettive viene riconosciuta, anche se in modo <strong>di</strong>verso,l’universalità <strong>del</strong>la sessualità nel suo porsi all’origine <strong>del</strong>l’uomo e nelfunzionare, quin<strong>di</strong>, come mezzo <strong>di</strong> comunicazione e comprensioneimme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> verità nascoste o astratte, ma astratte solo in apparenzaperché, anche in questo caso come in Agostino e in Freud, la verità sicolloca nell’interiorità umana o ad<strong>di</strong>rittura, si potrebbe <strong>di</strong>re, nelle sueviscere.5.1 Verità <strong>agostiniana</strong> e verità freu<strong>di</strong>anaPer completare il <strong>di</strong>scorso sviluppato fino a questo momento, occorreesaminare un ultimo punto: qual è la <strong>di</strong>fferenza sostanziale cheintercorre tra la verità <strong>agostiniana</strong> e quella freu<strong>di</strong>ana? Come si è giàricordato, per Agostino e per la tra<strong>di</strong>zione che a lui fa riferimentola verità è Dio stesso, è una verità contemporaneamente interna etrascendente rispetto all’uomo. Il vero non si può insegnare, lo si assumesolo nel concreto <strong>di</strong> un’esperienza vissuta, esperienza <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> fede,ovviamente. Un’idea <strong>di</strong> verità legata all’esperienza vissuta caratterizzaanche la psicoanalisi, ma la verità in questo caso non è Dio; si trattainvece <strong>di</strong> una verità soggettiva, intima, privata: ogni uomo deve scoprirela propria, attraverso l’analisi. Certo, anche la verità psicoanaliticapossiede tratti per così <strong>di</strong>re "universali" (complesso <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po, significatodei sogni, ecc.), ma non si ha a che fare con una verità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne


140morale, nè tanto meno con una verità che s’identifichi per l’appuntocon un Dio personale, unico e creatore come quello agostiniano.Quella psicoanalitica è una verità che non solo si "scopre" nel vissutoconcreto, ma che giunge a specificarsi in esso, portando così l’in<strong>di</strong>viduoad assumere un modus viven<strong>di</strong> consono alla propria interiorità e aquelle che ha scoperto essere le sue specifiche problematiche, <strong>di</strong>verseovviamente da quelle altrui.Freud, nel corso <strong>del</strong> tempo, è passato dalla considerazione <strong>del</strong>lapsicoanalisi come lavoro <strong>di</strong> ri-costruzione (paragonato all’archeologia),all’accentuazione <strong>del</strong>l’aspetto propriamente costruttivo da cui <strong>di</strong>pen<strong>del</strong>a verità <strong>del</strong>l’analisi. Emerge quin<strong>di</strong> uno scollamento tra realtà e verità,in cui quest’ultima non è semplicemente il <strong>di</strong>svelarsi <strong>del</strong> già noto,ma la costruzione <strong>di</strong> qualcosa che non era semplicemente occultatoe che corrisponde alla costruzione <strong>di</strong> un nuovo rapporto conoscitivocon il reale [18]. Appare inoltre abbastanza interessante notare comela "capacità <strong>di</strong> abbandono" <strong>agostiniana</strong> che invita a rinunciare allapropria volontà per lasciare spazio a quella <strong>di</strong>vina, la sola capace <strong>di</strong>riempire l’in<strong>di</strong>viduo e renderlo realmente se stesso, trovi in qualchemodo un corrispettivo <strong>nella</strong> famosa "fiducia" che l’uomo, coinvolto inun cammino <strong>di</strong> analisi, deve <strong>di</strong>mostrare nei confronti <strong>del</strong> terapeuta. Nonè forse scorretto parlare, in questo caso, <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> "abbandonopsicoanalitico" che si manifesta <strong>nella</strong> rinuncia all’interferenza <strong>del</strong>lacoscienza con le sue resistenze e <strong>di</strong>fese, in modo che il vissutoprofondo possa venire a galla e reintegrarsi con le altre parti <strong>di</strong> cui siè consapevoli.5.2 Il ruolo <strong>del</strong> logos e la sua esemplificazione <strong>nella</strong> vicenda<strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong>Ma come si raggiunge la verità nelle <strong>di</strong>verse prospettive <strong>di</strong> cui si sta<strong>di</strong>scutendo? Per Agostino il me<strong>di</strong>atore tra l’uomo e Dio è rappresentatoda Gesù Cristo, secondo quanto si legge nelle Confessioni: ...Me<strong>di</strong>atorein quanto uomo, come Verbo non interme<strong>di</strong>ario, perché uguale a Dio[19]. Gesù Cristo quin<strong>di</strong> come Verbo, Parola, Logos. E che ruolo hail logos <strong>nella</strong> psicoanalisi? <strong>La</strong> psicoanalisi ha proprio la peculiarità<strong>di</strong> essere una terapia basata sulla parola, che risulta la me<strong>di</strong>atrice


141necessaria tra l’analista e il paziente, ed è attraverso la parola che laverità giunge a compimento: sia come parola <strong>del</strong>l’analizzato che siracconta, sia come parola <strong>del</strong>l’analista che racconta l’analizzato a sestesso restituendogli, attraverso la razionalità <strong>di</strong> cui è apportatore illogos, il suo vissuto inconscio. L’es freu<strong>di</strong>ano infatti si sottrae allalogica <strong>del</strong>la coscienza, ha un proprio linguaggio che per esprimersiusufruisce <strong>del</strong> mondo corporeo e onirico-immaginativo, è fuori daltempo e non può essere colto tramite le categorie razionali umane,in questo senso le trascende. Ma c’è <strong>di</strong> più: l’es non presenta forsecaratteristiche simili al Dio degli agostiniani? Si situa fuori dal tempo,in una zona in cui la parola finita <strong>del</strong>l’uomo non può giungere, edè a partire dall’es originario che, in seguito, si strutturano le altrezone <strong>del</strong>l’apparato psichico. Inoltre l’es viene caratterizzato in senso<strong>di</strong>namico, <strong>di</strong>versamente dall’inconscio che <strong>nella</strong> prima topica apparivastatico, trovandosi a ricoprire più che altro la funzione <strong>di</strong> luogo. E il Dio<strong>di</strong> Agostino che coincide con il relazionarsi reciproco <strong>del</strong>le tre persone,non è forse <strong>di</strong>namico? L’es <strong>di</strong> Freud però si caratterizza anche per la suaimpersonalità, in quanto la sua <strong>di</strong>mensione trascende la nostra personae la nostra storia, tanto che ne siamo sostanzialmente vissuti [20].Esemplificativo per questo <strong>di</strong>scorso può essere un ultimo cennoalla <strong>figura</strong> <strong>di</strong> <strong>Maddalena</strong>. <strong>La</strong> grande <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> questa donna vieneaccresciuta anche dal fatto che Cristo compare a lei prima che agliapostoli. Ma non solo: questo amore che non la ripu<strong>di</strong>a, ma al contrariola salva, la rende nel medesimo tempo evangelizzatrice, annunciatrice<strong>del</strong>la buona novella <strong>del</strong> Cristo risorto. Salvata dal Verbo, dalla Parola,si fa essa stessa parola. Rileggendo la vicenda in un’ottica psicologica,si potrebbe <strong>di</strong>re che il confronto con l’ombra, il <strong>di</strong>venirne consapevoli,dà non solo la possibilità <strong>di</strong> reintegrarla nel vissuto cosciente (come <strong>del</strong>resto si è già visto), ma consente anche <strong>di</strong> esprimerla razionalmente,tramite il logos. L’ombra prima era soltanto immagine, dolore fisico,<strong>di</strong>sturbo psichico, sogno incomprensibile: in seguito al viaggio nelprofondo che permette <strong>di</strong> cogliere la verità in noi stessi, l’ombra sifa parola, come <strong>Maddalena</strong> che nel suo essere archetipo rappresental’ombra <strong>del</strong>l’intera umanità. È la parola <strong>del</strong>l’analista che restituiscele immagini insensate in una forma razionale, come è la Parola stessa,il Cristo, a trasformare la peccatrice in evangelizzatrice, a trasformare


142colei che nel silenzio <strong>del</strong>la sua interiorità me<strong>di</strong>ta sui propri peccati, incolei che parla e annuncia la possibilità <strong>di</strong> rinascere per ogni uomo.6 RetractatioIn seguito alla giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> 14 giugno in cui ho presentato il miointervento, ritengo opportuno usufruire <strong>di</strong> questo spazio per risponderea quattro obiezioni che in quell’occasione mi sono state mosse. Ilconfronto critico può infatti trovare una sua <strong>di</strong>mensione costruttiva nelmomento in cui consente <strong>di</strong> far emergere in maniera più chiara ciòche i limiti spazio-temporali hanno contribuito a rendere implicito e <strong>di</strong>conseguenza foriero <strong>di</strong> ambiguità.Relativamente all’affermazione che l’essenza <strong>del</strong> cristianesimo troviil suo fondamento nel "pentimento" e non <strong>nella</strong> presa <strong>di</strong> coscienza <strong>del</strong>peccato, perché è un dato <strong>di</strong> fatto che tutti siamo peccatori (prof. C.Leonar<strong>di</strong>), rispondo che "il dato <strong>di</strong> fatto" non esiste. È l’adesione internaa una determinata fede che ci fornisce i co<strong>di</strong>ci per interpretare noi stessicome peccatori. Standone fuori, possiamo al massimo ammettere <strong>di</strong>compiere sbagli. Se il riconoscimento <strong>del</strong> peccato fosse un’operazionetanto semplice, probabilmente Gesù non avrebbe ritenuto opportuno<strong>di</strong>fendere l’adultera-peccatrice dai tiratori <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong>cendo: Chi è senzapeccato scagli la prima pietra. Quello <strong>di</strong> Gesù è un chiaro invito allapresa <strong>di</strong> coscienza, prima che al pentimento. Il pentimento è certamenteessenziale, ma non può avvenire senza ciò che la religione cristianachiama esame <strong>di</strong> coscienza.<strong>La</strong> mia affermazione: Freud giustifica il peccato...è stata ritenutapoco chiara, in quanto Freud non fa questione <strong>del</strong> peccato (prof. E.Franzini). Voglio precisare che il termine giustificaè stato utilizzatoper in<strong>di</strong>care due azioni <strong>di</strong>verse. <strong>La</strong> prima è una giustificazioneche potremmo chiamare d’esistenza. A questo livello non si tratta<strong>di</strong> educare le persone a formare in se stesse un atteggiamento <strong>di</strong>tolleranza e <strong>di</strong> non condanna moralistica nei confronti, per esempio,<strong>del</strong>l’E<strong>di</strong>po e <strong>del</strong>le sue fantasie incestuose, ma <strong>di</strong> creare prima <strong>di</strong> tuttola consapevolezza che l’E<strong>di</strong>po esiste, che non è una mera costruzioneteorica. Accettare l’esistenza <strong>di</strong> una precoce sessualità infantile (il


144si realizza sempre. Se è senz’altro vero che la logica <strong>del</strong> paziente(e <strong>di</strong> conseguenza la sua parola) è al servizio <strong>del</strong>la censura (si parlainfatti anche <strong>di</strong> elaborazione secondaria <strong>del</strong> sogno), è anche vero chesi pone comunque a un livello <strong>di</strong>verso rispetto a quello <strong>del</strong>le sempliciimmagini mentali o <strong>del</strong>le sensazioni corporee. Nonostante la volontà <strong>del</strong>paziente <strong>di</strong> non farsi con<strong>di</strong>zionare da nulla e <strong>di</strong> esprimersi liberamente,spesso è proprio egli stesso a fornire una prima interpretazione <strong>di</strong>sé, interpretazione che risulta fondamentale per il terapeuta al fine<strong>di</strong> comprenderne le resistenze. L’in<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fese e <strong>del</strong>leindebite razionalizzazioni serve per evidenziare quei no<strong>di</strong> cruciali dallacui risoluzione <strong>di</strong>pende l’esito <strong>del</strong>l’analisi.Per quanto riguarda il rischio metodologico <strong>di</strong> un accostamentoFreud-Jung (prof. E. Franzini), ho ritenuto opportuno trattare entrambigli autori per evitare <strong>di</strong> assumere una posizione riduttivistica epoco equilibrata. L’accoglienza <strong>del</strong> solo para<strong>di</strong>gma freu<strong>di</strong>ano potevafacilmente farmi scivolare in una lettura dogmatica e unilaterale <strong>di</strong>tematiche <strong>di</strong> per sé già complesse e appartenenti, per altro, a un periodostorico molto lontano da quello in cui ha avuto origine la psicoanalisi.Sicuramente non ho avuto il tempo sufficiente per esplicitare tuttele <strong>di</strong>fferenze esistenti fra la prospettiva junghiana e quella freu<strong>di</strong>ana(concezione <strong>del</strong>la libido, <strong>del</strong>l’inconscio, ecc.) che era indubbiamentenecessario precisare meglio. Per questioni <strong>di</strong> spazio mi è stato ancheimpossibile fare riferimento ad altri psicoanalisti degni <strong>di</strong> nota (Bion,<strong>La</strong>can, Winnicott, ecc.) le cui posizioni teoriche potevano aiutarmi achiarire meglio il tipo <strong>di</strong> orizzonte in cui ho scelto <strong>di</strong> muovermi.Nota bibliograficaAgostino, Commento alla prima Lettera <strong>di</strong> Giovanni, in Amore assoluto e terzanavigazione", Rusconi, Milano 1994Agostino, Confessioni, Rizzoli, Milano 1958Bernardo <strong>di</strong> Clairvaux, In assumptione, in S. Bernar<strong>di</strong> Opera , V, Roma, 1957-58Bernardo <strong>di</strong> Clairvaux, Sermones super Cantica, in S. Bernar<strong>di</strong> Opera, I-II, Roma,1957-58Carotenuto A., L’eclissi <strong>del</strong>lo sguardo, Bompiani, Milano 1997D’Alessandro P., Amore e morte, CUEM, Milano 1995Ellenberger H.F., <strong>La</strong> scoperta <strong>del</strong>l’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino 1999


145Leclercq J., I monaci e il matrimonio. Un’indagine sul <strong>XII</strong> secolo, SEI, Torino 1984Leclercq J., <strong>La</strong> spiritualità <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>oevo, Dehoniane, Bologna 1969Nygren A., Eros e Agape. <strong>La</strong> nozione cristiana <strong>di</strong> amore e le sue trasformazioni,Dehoniane, Bologna 1990Romanello P., Il labirinto <strong>del</strong>la storia, Lubrina, Bergamo 1999Vegetti Finzi S., Storia <strong>del</strong>la psicoanalisi, Mondadori, Milano 1992Note[1] Paolo D’Alessandro, Amore e morte, Cuem, Milano 1995; A. Nygren, Eros eAgape. <strong>La</strong> nozione cristiana <strong>di</strong> amore e le sue trasformazioni, Dehoniane, Bologna1990.[2] Agostino, Commento alla prima Lettera <strong>di</strong> Giovanni, in Amore assoluto e terzanavigazione, Rusconi, Milano 1994, p. 457.[3] Silvia Vegetti Finzi, Storia <strong>del</strong>la psicoanalisi, Mondadori, Milano 1992.[4] Henry F. Ellenberger, <strong>La</strong> scoperta <strong>del</strong>l’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino 1999.[5] Massimo Paro<strong>di</strong>, Prefazione in Paola Romanello, Il labirinto <strong>del</strong>la storia, Lubrina,Bergamo 1999.[6] Aldo Carotenuto, L’eclissi <strong>del</strong>lo sguardo, Bompiani, Milano 1997, p. 60.[7] J. Leclercq, I monaci e il matrimonio. Un’indagine sul <strong>XII</strong> secolo, SEI, Torino1984, p. 151.[8] Ivi.[9] Ivi., p. 179.[10] Aldo Carotenuto, I sotterranei <strong>del</strong>l’anima, Bompiani, Milano 1997, p. 23.[11] Bernardo <strong>di</strong> Clairvaux, In Assumptione3,2, in S. Bernar<strong>di</strong> opera, V, Roma, 1957-58, p. 239.[12] Agostino, Confessioni, Rizzoli, Milano 1958, p. 282.[13] S. Vegetti Finzi, Storia <strong>del</strong>la psicoanalisi, Mondadori, Milano 1992.[14] J. Leclercq, I monaci e il matrimonio. Un’indagine sul <strong>XII</strong> secolo, SEI, Torino1984, p. 192.


146[15] Bernardo <strong>di</strong> Clairvaux, Sermones super cantica, in S. Bernar<strong>di</strong> opera, vol.1-2,Roma, 1957-58.[16] J. Leclercq, <strong>La</strong> spiritualità <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>oevo, Dehoniane, Bologna 1969, p. 329.[17] J. Leclercq, I monaci e il matrimonio. Un’indagine sul <strong>XII</strong> secolo, SEI, Torino1984, p. 162.[18] S. Vegetti Finzi, Storia <strong>del</strong>la psicoanalisi, Mondadori, Milano 1992, p. 56.[19] Agostino, Confessioni, Rizzoli, Milano 1958, pp. 307-8.[20] S. Vegetti Finzi, Storia <strong>del</strong>la psicoanalisi, Mondadori, Milano 1992, p. 110.fonte: Doctor Virtualis - N° 1 (2002) Il corpo e il testo, pp.125-146

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