È chiaro che nel contesto considerato operano due forze contrapposte:miglioramento degli stili <strong>di</strong> vita, progresso della me<strong>di</strong>cina e prevenzione riduconol’incidenza della <strong>di</strong>sabilità, soprattutto nelle fasce più giovani, e ne spostanol’insorgenza verso età più avanzate; gli stessi fattori, prolungando la vita me<strong>di</strong>a dellapopolazione, mo<strong>di</strong>ficano la struttura demografica della popolazione con un pesocrescente della popolazione più anziana e quin<strong>di</strong> più esposta al fenomeno della <strong>non</strong>autosufficienza.Nelle tavole A14 e A15 viene fornita la <strong>di</strong>saggregazione per età e per grado<strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità <strong>delle</strong> proiezioni ottenute secondo la prima <strong>delle</strong> ipotesi alternativeconsiderate (applicazione della variazione me<strong>di</strong>a annua dell’incidenza registrata neldecennio passato). Si osservano i seguenti risultati:• numero e incidenza dei <strong>di</strong>sabili tendono a ridursi nella fascia <strong>di</strong>popolazione al <strong>di</strong> sotto dei 65 anni e tendono ad aumentare tra gliultrasessantacinquenni in misura più contenuta rispetto alla proiezione base;• si riduce il numero dei casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità meno gravi (1 o 2 ADL) e la loroincidenza aumenta meno che nella proiezione base, mentre aumenta <strong>di</strong> più sia ilnumero che l’incidenza dei casi più gravi.4.3 La <strong>di</strong>stribuzione territoriale.Le tavole A16-A19 dettagliano l’analisi dell’attuale <strong>di</strong>stribuzione territorialedei <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong> confrontata con quella della popolazione italiana (dai 6 anniin su) in relazione all’ampiezza del nucleo familiare <strong>di</strong> appartenenza e alla presenzanel nucleo <strong>di</strong> componenti “attivi”. La tavola A17 mostra come nell’insieme siosservi, rispetto alla me<strong>di</strong>a nazionale, al Nord una maggior concentrazione <strong>di</strong> <strong>non</strong><strong>autosufficienti</strong> nei nuclei monocomponenti e al Centro nei nuclei <strong>di</strong> duecomponenti. Eccezioni particolarmente rilevanti sono costituite dal Veneto e dalleMarche, dove si osserva una maggior concentrazione nei nuclei con almeno trecomponenti, e dal Lazio, dove si osserva una maggior concentrazione nei nucleimonocomponenti. Il Mezzogiorno presenta una situazione sfaccettata, con alcuneRegioni in cui si ha maggior addensamento nei nuclei <strong>di</strong> almeno tre componenti,altre in cui all’opposto la concentrazione è verso i monocomponenti e altre ancoraverso la coppia. La tavola A18 evidenzia un fenomeno ben noto, e cioè il fatto cheper l’insieme <strong>delle</strong> famiglie il tasso <strong>di</strong> attività sia superiore al Centro-Nord rispettoal Mezzogiorno. La situazione appare più sfaccettata quando si guarda alle famigliecon <strong>di</strong>sabili: la tavola A19 <strong>non</strong> sembra consentire facili generalizzazioni.Abbiamo infine provato a ripartire nelle tavole A20-A23 i <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong>con riferimento al tipo <strong>di</strong> comune in cui risiedono. La tavola A20 riferita all’insieme35
della famiglie mostra l’incidenza relativa dei nuclei monocomponente e <strong>delle</strong> coppienei comuni centro <strong>di</strong> aree metropolitane, fenomeno che riguarda anche i <strong>non</strong><strong>autosufficienti</strong> come evidenzia la tavola A21: in sintesi, come era immaginabile, neicentri urbani <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>mensione è più probabile, rispetto ai Comuni <strong>di</strong> minori<strong>di</strong>mensioni, incontrare <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong> che vivono soli. Sembrerebbe coerentecon questa osservazione il fatto che nei Comuni centro <strong>di</strong> aree metropolitane siosserva una qualche polarizzazione <strong>delle</strong> famiglie riguardo al tasso <strong>di</strong> attività deiloro componenti, ossia si registra una maggiore incidenza relativa <strong>di</strong> famiglie conbasso e con elevato tasso <strong>di</strong> attività (tavola A22); ma la <strong>di</strong>stribuzione dei <strong>non</strong><strong>autosufficienti</strong> <strong>non</strong> sembra avvalorare questa intuizione (tavola A23).4.4 Assistenza nelle residenze e assistenza domiciliareI presi<strong>di</strong> sanitari e assistenziali. Guar<strong>di</strong>amo ora, sulla base dei dati Istat circa ipresi<strong>di</strong> residenziali socio-assistenziali e sanitari, al fenomeno dei <strong>di</strong>sabili ospiti <strong>di</strong>residenze protette (pubblici e privati). Innanzi tutto ve<strong>di</strong>amo la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> postiletto nei presi<strong>di</strong>: la tavola B1 riporta la loro <strong>di</strong>stribuzione per tipologia <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o eper regione. In totale abbiamo circa 330 mila posti letto concentrati soprattutto(oltre il 70%) nelle residenze per anziani, assistenziali e socio-sanitarie. I presi<strong>di</strong>appaiono concentrati soprattutto nell’Italia settentrionale, dove a fronte del 44,7%della popolazione nazionale e del 40,2% dei <strong>di</strong>sabili troviamo il 64,2% dei postiletto nei presi<strong>di</strong>. Nel Centro è situato il 15,7% dei posti letto a fronte del 19,3%della popolazione e <strong>di</strong> una identica percentuale dei <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong>. Nel Sudtroviamo il 20,1% dei posti letto contro il 36% della popolazione e il 40,5% dei<strong>di</strong>sabili. Guardando alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> sul territorionazionale, colpisce la scarsa dotazione relativa del Mezzogiorno per quanto riguardale residenze socio-sanitarie.Le tavole B2 e B3 riportano rispettivamente i <strong>di</strong>sabili adulti (18-64 anni) e glianziani (<strong>di</strong>sabili e <strong>non</strong>) ospiti dei presi<strong>di</strong>. Si tratta in totale <strong>di</strong> circa 245 mila <strong>persone</strong>,<strong>di</strong> cui 222.500 sono anziani. La tipologia <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o prevalente per i <strong>di</strong>sabili sotto i65 anni è costituita dalle comunità socio-riabilitative che, da sole, ne ospitano il40% circa. Da notare, con riferimento a questo sottoinsieme dei <strong>di</strong>sabili, il rilievoche al Nord ha anche l’ospitalità nelle residenze per anziani, assistenziali e sociosanitarie(queste ultime anche al Centro): è probabile che la forte presenza <strong>di</strong> questotipo <strong>di</strong> strutture in questa area territoriale consente <strong>di</strong> ospitarvi anche <strong>persone</strong>prossime alla soglia dei 65 anni. Naturalmente, per quanto riguarda gliultrasessantacinquenni la tipologia <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o prevalente è invece costituita dalle36
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Cambois, E., Robine, J.M., 1996, An