<strong>di</strong> alcune Regioni. In ogni caso, permane la caratteristica d’insieme della<strong>di</strong>stribuzione sopra evidenziata con riferimento alla situazione attuale: le Regionidel Centro mostrano in genere (con l’eccezione sempre del Lazio) un’incidenzasuperiore alla me<strong>di</strong>a nazionale, e così pure quelle del Mezzogiorno (sempre conl’eccezione della Campania), mentre quelle del Nord mostrano un’incidenzainferiore alla me<strong>di</strong>a (tranne il Piemonte che già dal 2010 passa sopra la me<strong>di</strong>a).Scendendo nel dettaglio numerico, nella tavola A11 si osserva comel’incidenza del fenomeno, in<strong>di</strong>pendentemente dalla gravità con cui si manifesta,tende a crescere in maniera contenuta nella fascia <strong>di</strong> popolazione <strong>di</strong> età compresafra i 6 e i 64 anni, mentre mostra una tendenza marcata all’aumento nellapopolazione <strong>di</strong> età uguale o superiore ai 65 anni, con un incremento <strong>di</strong> quasi 3punti percentuali nel 2010 e <strong>di</strong> oltre 4 punti nel 2020. In effetti, è proprio il numero<strong>di</strong> anziani <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong> a mostrare le variazioni più consistenti (+38% al 2010e +65% al 2020). In relazione alla gravità della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità (tavola A12),si nota come i fenomeni più gravi quali l’immobilità (a letto o in poltrona) e lamancanza <strong>di</strong> almeno 3 ADL mostrino le variazioni più consistenti (rispettivamente+34% e +38% al 2010 e +58% e +65% al 2010), mentre i fenomeni menorilevanti presentano incrementi consistenti ma <strong>di</strong> entità più limitata.Le proiezioni ora illustrate sono basate sull’attuale <strong>di</strong>stribuzione dei <strong>di</strong>sabiliper classi <strong>di</strong> età considerata a livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>saggregazione piuttosto articolati. Peraltro,assumendo come costanti per gli anni a venire le incidenze per classi <strong>di</strong> etàregistrate nel 2000, <strong>non</strong> si tiene conto della probabile evoluzione del fenomenodella <strong>di</strong>sabilità in relazione al miglioramento degli stili <strong>di</strong> vita, alle attività <strong>di</strong>prevenzione e al progresso terapeutico. A questo proposito esistono vari stu<strong>di</strong> chefanno riferimento soprattutto ad esperienze straniere; tuttavia <strong>non</strong> si giunge aconclusioni definitive, anche se complessivamente lo scenario prevalentementein<strong>di</strong>viduato è <strong>di</strong> tipo “ottimistico” 8 , nel senso che all’allungamento della vita me<strong>di</strong>asi associa una riduzione della quota <strong>di</strong> <strong>non</strong> <strong>autosufficienti</strong> tra gli anziani. Per leforme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità piu gravi, tuttavia, è stata osservata una maggior rispondenzadello scenario <strong>di</strong> tipo “neutrale”, dove l’incidenza del fenomeno tende a rimanerecostante nel tempo, anche se il <strong>di</strong>fferimento dell’insorgenza <strong>delle</strong> malattie cronichetende a ridurre il livello <strong>di</strong> gravità del fenomeno 9 . Altra evidenza emersa inletteratura è una riduzione dell’incidenza della <strong>di</strong>sabilità tra gli anziani con meno <strong>di</strong>80 anni 10 .8 Cfr. Beltrametti, 2000.9 Cfr. Cambois, Robine, 1996.10 Cfr. Jacobzone et al., 1998.33
Una prima idea del rilievo quantitativo <strong>di</strong> questi andamenti possiamoricavarla elaborando i dati <strong>delle</strong> e<strong>di</strong>zioni precedenti dell’indagine multiscopo Istat inmodo da evidenziare alcune tendenze emerse negli ultimi <strong>di</strong>eci anni, che possonoessere sintetizzate nei termini seguenti.L’incidenza dell’invali<strong>di</strong>tà tende nel complesso a <strong>di</strong>minuire in tutte le fasce <strong>di</strong>età, tranne che per gli ultraottantenni che presentano un valore decisamente increscita. Va considerato, a questo proposito, che la classe considerata è una classecon l’estremo superiore aperto, che pertanto tende ad aumentare nel tempo grazieall’allungamento della vita me<strong>di</strong>a, ma che proprio per quest’ultimo fatto è destinataa registrare un’incidenza della <strong>di</strong>sabilità via via più elevata.Il fenomeno dell’immobilità a letto o su una poltrona tende a rimanerecostante nelle classi <strong>di</strong> età più giovani, in sintonia col fatto che in questo caso lepatologie più gravi <strong>di</strong>pendono spesso da cause, quali per esempio gli infortuni,in<strong>di</strong>pendenti dal progresso me<strong>di</strong>co o dalla prevenzione. L’incidenza dell’immobilitàtende a <strong>di</strong>minuire leggermente per gli anziani al <strong>di</strong> sotto degli 80 anni, segno <strong>delle</strong>migliorate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute nella terza età, mentre aumenta per gliultraottantenni, per l’aumento della vita me<strong>di</strong>a.I fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità meno gravi (1 ADL), mostrano un calo apprezzabiletra i più giovani, <strong>di</strong>minuiscono ma in misura meno accentuata nelle altre classi <strong>di</strong> etàe rimangono per lo più costanti fra gli ultraottantenni.Il grado interme<strong>di</strong>o (2 ADL) tende a <strong>di</strong>minuire per le classi più <strong>anziane</strong>,sostituito in queste, tuttavia, da un aumento (sensibile per gli ultraottantenni) <strong>delle</strong>forme più gravi (3 ADL). Nelle rimanenti classi più giovani, invece, i fenomeni <strong>di</strong>me<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> grave entità tendono nel tempo a mantenere la medesima rilevanza.Applicando le variazioni me<strong>di</strong>e annue registrate nell’ultimo decennio per levarie classi <strong>di</strong> età dalle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni della <strong>di</strong>sabilità, abbiamo costruitoun’ulteriore proiezione al 2010 e al 2020, sempre sulla base dello scenariodemografico “interme<strong>di</strong>o” dell’Istat. I risultati si <strong>di</strong>scostano in misura contenuta daiprecedenti, come mostra la tavola A13 dove sono riportate, oltre all’ipotesi base <strong>di</strong>costanza <strong>delle</strong> incidenze per classi <strong>di</strong> età, due ipotesi alternative: la prima utilizza itrend manifestati dal fenomeno della <strong>di</strong>sabilità nel decennio passato; la secondaassume che i miglioramenti siano più contenuti (nell’ipotesi che risulti pocoprobabile che la riduzione del fenomeno segua un trend lineare nel tempo). Ilnumero complessivo dei <strong>di</strong>sabili previsto al 2010, pertanto, scende da 3 milioni 380mila unità a 3 milioni 260 mila nella prima ipotesi e a 3 milioni 310 mila nellaseconda; nel 2020 da 3 milioni 920 mila unità a 3 milioni 820 mila nella primaipotesi e a 3 milioni 860 mila nella seconda.34
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Cambois, E., Robine, J.M., 1996, An