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455 \\ Diritti di cittadinanza delle persone anziane non autosufficienti ...

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ampliamento dell’offerta <strong>di</strong> lavoro, in cui si suggerisce l’obiettivo <strong>di</strong> elevare il tasso<strong>di</strong> partecipazione al lavoro, che nel caso italiano coincide con l’obiettivo <strong>di</strong>aumentare la partecipazione femminile. Queste seconde finalità possono produrre,nella lunga fase <strong>di</strong> transizione da un modello <strong>di</strong> welfare me<strong>di</strong>terraneo <strong>di</strong> tipofamilista ad uno più “nord-europeo”, situazioni in cui l’aspetto <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>vienepiù e <strong>non</strong> meno problematico 3 .Un altro aspetto molto importante connesso ai problemi sollevati in questocapitolo riguarda la definizione stessa <strong>di</strong> onere e costo. Se il ruolo dell’aiutoinformale è così rilevante (si veda, per un quadro europeo, Oesterle, 2001) è chiaroche l’unità <strong>di</strong> conto in base alla quale valutare il costo dei SNA <strong>non</strong> può essere soloil metro monetario, ma l’ammontare <strong>delle</strong> risorse (lavoro, sforzo) impiegato, siaesso pagato o <strong>non</strong> pagato. Ciò implica che nella definizione stessa degli obiettiviandrebbero inclusi <strong>non</strong> solo i destinatari dei SNA, cioè gli anziani <strong>non</strong><strong>autosufficienti</strong>, ma anche i familiari che svolgono attività gratuita, volontaria, ocomunque <strong>non</strong> pagata.È pertanto necessario, nel <strong>di</strong>segnare un modello ottimale <strong>di</strong> finanziamento,avere presente la <strong>di</strong>mensione del lavoro <strong>non</strong> pagato e soprattutto dare <strong>di</strong> esso unavalutazione in termini equitativi. In termini <strong>di</strong> benessere il costo del servizio èinfatti pari alla somma <strong>di</strong> tutte le transazioni monetarie (siano esse <strong>di</strong>rettamentepagate dai beneficiari per l’acquisto <strong>di</strong> servizi sul mercato, o derivino da risorsepubbliche a carico del bilancio pubblico), e del valore dei servizi informali <strong>non</strong>pagati resi dai familiari. Una contabilità <strong>di</strong>fficile, ma <strong>non</strong> impossibile, che haimplicazioni rilevanti su due aspetti del problema:a) la determinazione del peso relativo, nell’ambito del costocomplessivo, che deve sussistere tra componente pubblica ecomponente privata e, all’interno <strong>di</strong> questa, fra componentemonetaria e componente informale3 Un esempio in cui gli interrogativi sollevati si rispecchiano è costituito dalle tendenze piùrecenti <strong>di</strong> politiche per i NA messe in campo in <strong>di</strong>verse realtà regionali: gli assegni <strong>di</strong> cura.L’esigenza <strong>di</strong> contenere la spesa pubblica, anche nel settore qui in esame, ha portato infatti aritenere che un uso troppo esteso dei ricoveri <strong>di</strong> soggetti NA in case protette comporti costitroppo elevati: da ciò la tendenza a favorire soluzioni domiciliari (come peraltro sta accadendo nelcampo ospedaliero), ritenute comunque più efficaci. Gli incentivi economici come gli assegni <strong>di</strong>cura avrebbero la funzione <strong>di</strong> favorire tale soluzione, che ha però anche l’implicazione <strong>di</strong>accentuare il ruolo della famiglia, e <strong>delle</strong> donne in particolare, accentuando per esse il costoopportunità <strong>di</strong> un lavoro extra-domestico, e acuendo gli aspetti problematici sopra in<strong>di</strong>cati. Laricerca <strong>di</strong> un equilibrio <strong>non</strong> è facile, dal momento che ciò che è risparmio per le finanzepubbliche finisce inevitabilmente per costituire un maggior onere per le famiglie.17

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