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Strategie e macchine innovative per il controllo della ... - Enrico Avanzi

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ConclusioniTutto ciò risulta francamente molto frustrante <strong>per</strong> chi scrive ed è sicuramentein grado di vanificare <strong>il</strong> ruolo di motore dei processi di innovazionee di trasformazione delle attività produttive che di fatto <strong>il</strong> Mondo <strong>della</strong>Ricerca ha nei Paesi ad economia sv<strong>il</strong>uppata. Purtroppo, appare invece<strong>per</strong>fettamente coerente con <strong>il</strong> processo di smantellamento <strong>della</strong> ricerca (cuistiamo assistendo indignati ed increduli in questi ultimi anni), <strong>per</strong>seguitoin maniera sistematica nel nostro Paese attraverso provvedimenti che,di fatto, privano le strutture pubbliche di adeguate risorse economiche edumane.Un altro aspetto, certamente non totalmente “scollegato” da quello appenaricordato, che ostacola la diffusione dell’innovazione, risiede nella totale“latitanza” degli Enti preposti alla divulgazione, che certamente non sonoin grado di promuovere ciò che non conoscono. Al riguardo, dispiace doverricordare che durante questi sette anni, nonostante l’intensa attività divulgativa,i contatti con i “divulgatori” sono stati sporadici e privi di realeconsistenza, privando di fatto gli agricoltori di forme di assistenza tecnicapubblica, cosa che in altri Paesi <strong>per</strong>mette di veicolare in modo competente,corretto ed imparziale quelle innovazioni tecnologiche atte, sia a contribuirein modo tangib<strong>il</strong>e alla definizione di strategie efficienti di gestionedell’agricoltura, sia a migliorare la qualità complessiva <strong>della</strong> vita dei cittadinie dell’ambiente, sia a promuovere e ad incentivare lo sv<strong>il</strong>uppo delleimprese.Un’ultima considerazione non può che riguardare gli agricoltori <strong>della</strong> Valdiserchio,che hanno potuto osservare i benefici delle strategie <strong>innovative</strong>e che si trovano a combattere una battaglia sempre più dura con sistemi diproduzione economicamente inefficienti e con dinamiche di mercato estremamentepenalizzanti <strong>il</strong> cui esito, alla fine, porterà inevitab<strong>il</strong>mente a metterein discussione anche l’esistenza stessa delle loro aziende. Le dinamicheprecedentemente descritte, fanno sì che gli agricoltori siano “abbandonatial loro destino”, sottovalutando di fatto <strong>il</strong> loro ruolo fondamentale nellagestione e nella manutenzione del territorio ed omettendo di indicare e diincentivare in modo chiaro i <strong>per</strong>corsi virtuosi e di disincentivare quelli nonvirtuosi. In questo contesto, prevale <strong>il</strong> conservatorismo degli agricoltori,che non hanno <strong>il</strong> “coraggio” di abbandonare pratiche consolidate (ancorchélegate a risultati economici decisamente negativi) a favore di strategie<strong>innovative</strong> di cui hanno visto i risvolti positivi, ma che temono non abbianola capacità di garantire stab<strong>il</strong>ità delle rese e del reddito nel tempo. Analogamente,i mercati locali e le forme di vendita diretta spesso vengono <strong>per</strong>cepitinon tanto come una reale opportunità di svincolarsi da un mercato globalesempre più penalizzante, ma come scelte rischiose e prive di garanzie.Appare evidente come queste condizioni siano in grado di bloccare, oquantomeno di frenare in modo r<strong>il</strong>evante qualsiasi tipo di cambiamento,133

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