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L’ETÀ DELLA REPUBBLICASARDEGNA156Nel dopoguerra l’azione dell’Alto Commissariato per la <strong>Sardegna</strong>continuò con la nomina di una Consulta Regionaleche aveva lo scopo di studiare un progetto di statuto regionale.Nel frattempo, la malaria che per secoli aveva infestatol’Isola fu debellata grazie alla campagna di eradicazione“Sardinian Project”, iniziata nel 1946 e conclusasinel 1958, voluta dal governo italiano e finanziata dagliamericani. Il 31 gennaio 1948 costituisce una data fondamentalenei rapporti tra lo Stato Italiano e la <strong>Sardegna</strong>:l’Assemblea Costituente approvò lo statuto dell’autonomiaspeciale per la <strong>Sardegna</strong>, che divenne una delle cinque regionia statuto speciale del nuovo ordinamento dello StatoItaliano. Le ragioni che determinarono la concessione dell’autonomiavanno ricercate nelle condizioni particolari incui l’Isola venne a trovarsi alla fine della Seconda GuerraMondiale; inoltre, lo Statuto rappresentò il punto di incontrodell’iniziativa dei sardi e della volontà dello Statoche riconosceva come valore legittimo quella tensione autonomisticae di autogoverno che aveva percorso l’interastoria della <strong>Sardegna</strong>. L’elezione del primo Consiglio Regionaledella <strong>Sardegna</strong> si tenne l’8 maggio 1949. Su questanuova Isola, libera dalla malaria e proiettata versoun’idea più moderna come parte integrante e attiva dellanazione italiana, furono impostati i cosiddetti “Piani di Rinascita”,misure legislative speciali per il finanziamentodell’industrializzazione della <strong>Sardegna</strong>. Purtroppo i mali dell’Isolasi dimostrarono più profondi, anche perché l’insularitàe la sua unicità richiedevano un’analisi e una soluzionedei problemi diversi da quelli di altre località e regionid’Italia. La <strong>Sardegna</strong> continuava però a offrirsi incondizionatamenteall’Italia, con il sentimento maturo di farne pienamenteparte, come dimostrò quando in base ai nuovi assettigeopolitici internazionali non poté sottrarsi dalconcedere le cosiddette “servitù militari”, cosicché divennela regione italiana con la maggiore estensione di demaniomilitare. Nella nuova repubblica democratica sonostati tanti i politici sardi che hanno contribuito, e contribuiscono,alla costruzione di un’Italia più democratica; ricordiamoper brevità solo i due presidenti della Repubblica:Antonio Segni, che dopo aver ricoperto diversi incarichi governativifu eletto per due volte Presidente del Consiglio deiMinistri e poi Presidente della Repubblica nel 1962, eFrancesco Cossiga, uno dei più importanti protagonistidella vita politica italiana dal dopoguerra fino alla suamorte (2010), che ha ricoperto più volte incarichi governativifino a divenire Presidente del Consiglio e l’ottavoPresidente della Repubblica dal 1985 al 1992. Fra le notestoriche degli anni Settanta, ci piace concludere ricordandoche in campo sportivo la <strong>Sardegna</strong> e l’Italia compironol’effettiva unità quando l’Isola metaforicamente “sottomise”l’intera nazione, con la squadra del Cagliari chetrionfò nel campionato di calcio del 1970.Prima riunione delConsiglioRegionale della<strong>Sardegna</strong> 29maggio 1949I SARDI NELLA CULTURA ITALIANANei primi decenni del XX secolo, quando in molti sardi sifaceva sempre più matura la coscienza di essere finalmente“anche” italiani, si affermò in campo nazionale ilgenio dello scultore Francesco Ciusa, la cui opera “La madredell’ucciso” vinse la Biennale di Venezia nel 1907.Dopo la seconda guerra, in seguito alla famosa “Indaginesu Orgosolo” dell’antropologo Franco Cagnetta, l’Isola attrassestudiosi di etnografia e fotoreporter interessatialle contraddizioni di una terra al bivio tra antico e modernoe dal clamore suscitato dalle gesta del banditismo.Fu così che approdarono in <strong>Sardegna</strong> i fotoreporter FedericoPatellani, Franco Pinna, Mario De Biasi, che mostrarono,agli altri italiani, l’unicità e il fascino della societàsarda ancora legata al mondo arcaico e tradizionale. Allafine degli anni Cinquanta due film-documentari furonofondamentali per una seria analisi antropologica delle popolazionisarde: “Banditi a Orgosolo” e “Un giorno in Barbagia”di Vittorio De Seta. Negli anni Sessanta le indaginisullo stato sociale dell’Isola si fecero più accurate, con alcunidocumentari storici prodotti dalla RAI e realizzati dalsardo Giuseppe Fiori. In letteratura, toccato l’apice conl’opera di Grazia Deledda, l’Isola si affacciava oltre la tradizionevernacolare per entrare a far parte della culturaitaliana: il secondo dopoguerra fu un momento di svoltain cui gli autori sardi divennero consapevoli di trovarsi difronte alla possibilità irripetibile di porre fine all’Isolamentomillenario, tema trattato da Francesco Masala eSalvatore Mannuzzu, da Giuseppe Fiori e Giuseppe Dessì

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