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NELL’ITALIA UNITAI passi decisivi verso l’unità nazionale, la seconda guerradi indipendenza e l’impresa dei Mille, furono seguiti nell’Isolacon grande entusiasmo, né mancò la partecipazioneagli eventi di militari di carriera e di leva, di volontari edi uomini politici sardi, così come non era mancata la partecipazionealla prima guerra di indipendenza e alla bennota guerra di Crimea, dove un nutrito contingente di militarisardi era stato schierato da Cavour per combattereil nemico russo. Ma quando nel 1861 entrò a far parte dell’Italia,la <strong>Sardegna</strong> era ancora una terra per lo più sconosciutaalmeno agli occhi della borghesia e degli intellettualiitaliani, sebbene uno che il mondo lo conoscevabene, Giuseppe Garibaldi, scelse proprio l’Isola di Capreracome personale oasi di riposo. Certo, se si può dire achiare lettere che la creazione di uno stato nazionaleevitò alla <strong>Sardegna</strong> un isolamento ancora più devastante,è anche vero che l’unità politica non portò immediaticambiamenti per la gente comune: la <strong>Sardegna</strong> era inforte ritardo rispetto alle altre regioni italiane, persinodelle più povere, e in più i trasporti marittimi erano inadattie costosi, e le comunicazioni interne malagevoli eantiquate. Purtroppo anche i nuovi amministratori non siIl capitano EmilioLussu e il tenenteAlfredo Grazianiresero conto subito della difformità della società sarda rispettoal resto d’Italia, se si pensa ad esempio alla leggesui terreni ademprivili – i terreni boschivi utilizzati dasempre da pastori e contadini per far legna e raccogliereghiande che furono concessi ad imprese per lo più toscanee piemontesi che poterono sfruttare a piacimento le risorsedel bosco – e a quanto le comunità rurali ne furono danneggiate.I sardi, seppure fedeli al nuovo Stato, si unironoin alcune sollevazioni popolari, fra cui quella de “Su Connottu”svoltasi a Nuoro nel 1868, durante la quale i rivoltosichiedevano di ritornare “al conosciuto”, vale a direall’uso collettivo di quei terreni. Il malumore crebbe ancordi più in seguito alla politica protezionistica attuataa livello europeo dal governo nazionale, che fermò il processodi modernizzazione dell’agricoltura sarda. Tutto questoebbe come conseguenza l’aggravamento del fenomenodel banditismo e della criminalità nelle campagne; la durareazione repressiva delle forze dell’ordine italiane sancì ilconflitto tra le popolazioni rurali e il nuovo Stato. Eppure...Eppure in questo quadro angosciante di crisi economicae sociale qualcosa andava avanti, come ad esempioil settore minerario. L’attività estrattiva di blenda,galena e piombo a Iglesias, Guspini e Buggerru conobbeuno sviluppo impetuoso: il complesso minerario dell’Iglesienterappresentò per alcune decine di anni l’unico verocentro industriale della <strong>Sardegna</strong> e uno dei centri mineraripiù importanti d’Italia, con oltre 15.000 operai che inqualche modo cercavano di sfuggire alla fame pur lavorandomal retribuiti, in condizioni spaventose. Negli ultimianni dell’Ottocento i minatori maturarono una più forte coscienzapolitico-sindacale e crebbero le rivendicazioni perl’ottenimento dei diritti lavorativi: la prima e più clamorosaprotesta sindacale dei minatori si svolse a Buggerruil 4 settembre 1904. La società che gestiva la minierachiese l’intervento del governo: i soldati spararono sullafolla e quattro operai rimasero uccisi. Il lavoro riprese il7 settembre dopo alcune modeste concessioni da parte deldirettore. Ma la notizia dell’eccidio suscitò una grandeemozione in tutta la nazione e fu la scintilla che fece scoccareil primo sciopero generale del movimento operaio inItalia. Nonostante le incomprensioni tra lo Stato e l’Isolae i problemi che il nuovo secolo portava con sé, la <strong>Sardegna</strong>continuava ostinata e leale a dare il proprio contributodi uomini e idee alla nazione italiana. Anche in occasionedella Prima Guerra Mondiale i soldati sardi, in gran partepastori e contadini, combatterono per l’Italia sotto l’egidadella ben nota Brigata Sassari , distinguendosi in impreseleggendarie. Erede delle tradizioni del Terçio de Cerdena(età aragonese-spagnola) e del Reggimento di <strong>Sardegna</strong>(età sabauda), la Brigata Sassari fu fondata il 1 Marzo del1915 con i Reggimenti 151° e 152° composti interamenteda fanti sardi. Venne impegnata in combattimentonel luglio dello stesso anno e subito espugnò le trinceedelle “Frasche” e dei “Razzi” meritando la citazione, primaSARDEGNA153

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