13.07.2015 Views

versione pdf - Sardegna DigitalLibrary

versione pdf - Sardegna DigitalLibrary

versione pdf - Sardegna DigitalLibrary

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

IL MESSAGGERO SARDO 21APRILE 2003CULTURASTORIE DIMENTICATELA VITA ROMANZESCADI MONS. P.R. CALVISIASa ‘e Manca, vicinoalla tomba di PrededduChirone c’è quella dimonsignor Pier RaimondoCalvisi. Era nato a Bitti da unafamiglia di pastori il 12 gennaio1892, secondogenito dopoTeresa, prima di Antonio eEredina. Voleva farsi sacerdotee restato orfano lo prese consé lo zio Giovanni Borra, preteanch’egli. Pier RaimondoCalvisi morì a Nuoro il 5 marzodel 1978. Una messa in suamemoria c’è stata la settimanascorsa al Sacro Cuore. L’havoluta l’Agesci, l’associazioneguide e scout cattolici italianidi cui Calvisi fu infaticabileanimatore. Alla messa c’eranoscout vecchi e giovani: l’avvocatoDomenico Mannironi, ErnestoCeccarelli, Antonello eKaty Calzia. E altri. Sono venutianche da Cagliari. Per accresceretestimonianza, neigiorni successivi, da Oschiri èarrivato Nanni Foddai, che furover negli anni ’40-’50, nelgruppo di Volpe Randagia,nome scout di monsignor Calvisi.Che fu anche arcipretedella cattedrale, prelato d’onoredel Papa, decano del cleronuorese e altri titoli. Ma soprattuttosacerdote di grandeumanità, ricercatore e scrittore.I memento si intersecano.Dice Deddeddu Casu al telefono,che da bambino, a Bitti,nonnu, Raimondo Calvisi fratellodella nonna Teresa, lomandava a casa dei Corello perraccogliere “poesias de irmuju”,e cioè stroncature, in malu controquesto o quell’altro. Con iCorello-Delogu c’era amicizia.Pier Raimondo era padrino diSalvatore, che poi sarà rettoredel seminario e vescovo. Lepoesie le ritroveremo nei libridi Remunnu Truncu: così lo definisceuna vulgata bittese, prendendodal soprannome di famiglia.La scrittura, specie come organizzazionedi libri, verrà perRimunnu in tarda età, quandogià aveva superato la settantina.Nei cinque volumi che hannocome struttura narrativa la memoriaetno-antropologica, cisono il retaggio di un passato maanche una parte considerevoledella sua esistenza. Una vita chesi legge come un romanzo. Densadi personaggi solari e oscuri,di magie e innato senso dellabeffa. Di bardane e di feste. Diquestuanti e ladri, di fame maanche di carità. Fu lo spirito dicarità, il senso della Provvidenzaa valere molto nella vita diCalvisi. Sia che progettase siache vestisse i panni dell’educatore.Ordinato sacerdote nel1920 fu vicedirettore del seminarioe del convitto vescovile,“consigliere fidato e stimato daigiovani” così lo definisce il canonicoPietro Marcello. Lo sentivanocome “dinamico sostenitoredi iniziative culturali esportive più che censore e sorvegliantedella disciplina”. Inquel clima, nella Nuoro inquieta,“laica e sardista” del primoDopoguerra, nacque lo scoutismobarbaricino. Ricordandoquei tempi, Ariuccio Carta parladi “francescana povertà dimezzi” unita però a grande entusiasmo.Dichiarato illegale dalfascismo nel 1926, lo scoutismorinacque a Nuoro nel 1946-47,sempre per opera di monsignorCalvisi e di Giovanni AntonioPala, prete olianese. I ragazzi siriunivano nella chiesa di SantaCroce. Mario Sirca che vissequei giorni ricorda le uscite aLollove, per la festa di San Biagio,i campeggi all’Ortobene e aValverde. Sostenevano lo scoutismoOrazio Offeddu, PasqualeCorrias e l’avvocato Mannironi.Ma l’anima, il centro motore eralui, Pier Raimondo Calvisi.“Nonnu it semprer in movimentu,lestru, sempre in movimentoe di fretta”, dicono le nipoti Raimondae Giovanna, figlie diAntonio. Non che fosse un santo.Impareggiabile nell’operaresacerdotale, l’uomo aveva i suoidifetti. “Una volta corresse lasua età in un foglio, si voleva piùgiovane”. Era comunque severo.“In famiglia pretendeva ordine”.Dice Raimonda che lo zioda giovane “era irruento nell’operare,troppo ferreo in casa.Si è addolcito di carattere da anziano.Lucidissimo sino allafine, ha sopportato con serenitàimpressionante una dolorosamalattia. Chiedeva perdono aDio dei peccati di presunzione”.Aggiunge Giovanna della voltache ritornò a casa a criticare unprete che vide scendere dalladi Natalino PirasRICORDATI A PAVIAI MAESTRI XILOGRAFIDELLA SARDEGNAL’esperienza dei maestrixilografi sardi, espertinell’incisione rilievograficasu tavolette di legno, è stataillustrata ai soci ed agli amicidel Circolo sardo “Logudoro”di Pavia dalla dott.ssa DanielaRuju, di famiglia sassarese.La manifestazione è stataorganizzata in occasione dellafesta della donna nel salonedel Circolo culturale dei Sardiemigrati nel Pavese.Alla conferenza delladott.ssa Ruju, laureata all’universitàdi Pavia, è seguita ladistribuzione delle mimosealle donne presenti.La manifestazione si è conclusacon un’esibizione delcantautore sardo-pavese AntonioCarta.fermata del pullman con la sottanaunta, male in arnese. Luiinvece ci teneva ad essere pulito,tonaca e cotta bene stirate.Giovanna ha vissuto con nonnuRaimondo fin dai 15 anni, nelleparrocchie in cui è stato reggente.Era lei ad accudirlo. Lula,Olzai, Siniscola: dal 1925 al1955, quando fu nominato canonicoe destinato alla Solitudine,a Nuoro. “Tre stanzette umide,a fianco della chiesetta, messea disposizione dal Comune”,ricorda Giovanna. “Ci abitammofino a che, contro il parere dinonnu, decisi di prendere dellestanze in affitto, in via Marconi”.Poi il terreno comprato invia Peppino Catte e l’inizio dicostruzione della casa, che èun’altra considerevole storia.La stessa casa dove Giovanna eRaimonda elaborano adesso lamemoria dello zio, sedute intornoal tavolo dello studio popolatodi libri, quadri antichi e moderni,lo stesso tavolo dove posaronola bara di RemunnuNomi come quelli di GiuseppeBiasi, definito il padre diquesta tecnica incisoria, MarioDelitala, Remo Branca, StanisDessy, Carmelo Floris e MarioMossa De Murtas meriterebbero- ha commentato PaoloPulina, Vicepresidente del Circolo“Logudoro di Pavia e ResponsabileInformazione e Comunicazionedella Federazionedelle associazioni Sarde inItalia (FASI) - di essere conosciutifuori dai confini della<strong>Sardegna</strong>. In particolare è da ricordareche Delitala e Dessy,gli esponenti più illustri dellatradizione xilografica sarda,hanno ottenuto negli anni Trentasignificativi riconoscimentisia in Italia che all’estero.La FASI ha contribuito inmaniera determinante, negliultimi quattro anni, alla presentazionefuori della <strong>Sardegna</strong>delle opere di alcuni diquesti importanti artisti. Nelgiugno 1999, a Milano, con lamostra “Tracce d’identità. Pittorisardi della prima metà delNovecento”. Nel settembre2000, a Padova, con l’esposizionedei dipinti e delle operegrafiche di Stanis Dessy per ilcentenario della nascita. Unagrande antologica è stata dedicataa Roma, nell’ottobre2001, a Giuseppe Biasi. L’iniziativadel Circolo d Pavia – haconcluso Pulina - si inseriscequindi in questa operazione direcupero, innanzitutto conoscitivo,del lascito degli artistisardi del Novecento.Truncu. Prima in cattedrale poia Sa e ‘e Manca lo accompagnòun grande folla. C’erano il vescovoMelis, canonici e preti, ilsindaco. E molta gente comune,la stessa, una lunga lista dinomi, che firmò il registro dellepresenze. Questo l’uomo e unaparte del suo lascito: non ricchezzema fama di giusto e savio.Gli inizi non furono facili.Giovanna ricorda di quandononnu le raccontava la festa diSantu Viasu a Lollove, una storiapoi diventata racconto, ingentilitadallo stesso protagonista:“La festà di Alarvé” con cuiapre il primo dei cinque libri. Inquella festa, alla processione,due fazioni avverse iniziaronouna sparatoria. I portatori mollaronoil santo fatto di legno poveroe parimenti tinto con colori dipoco valore. Ci fu un fuggi fuggigenerale. Prete Calvisi fu l’ultimoad abbandonare il camponon prima di essersi rivolto allastatua di legno: “Santu Viasumeu si a bois bo nche secanconca, se vi tagliano la testa, vela rifannno. A mie nono”. Il giovaneprete attraversò altre “vignesterpose”, la waste land delladiocesi, le varie Loduì, Sorrotha,Piralata e altri nomi immaginifici-maquanto mai aderential reale- che popolano ilsuo cantare barbarico. Una terrasospesa, densa del fascino chesolo una narrazione come quellacalvisiana riesce a dare. Eraamico di Raffaello Marchi, dicui, ricordano le nipoti, “ammiravala competenza di studiosodi tradizioni popolari”, lo stessomondo magico da lui esperito.Era amico di Josetto Manconi,comunista. Fu Manconi che lochiamò ad insegnare lettere all’Agrario.Dopo Siniscola,quando venne a Nuoro, Calvisifu nominato canonico ma evidentementenon bastava. “Nonnu”dice Giovanna “non fu mairicco. Né accumulò tesori. Tuttoquello che entrava lui lo ridistribuiva”.A lei, nonnu lasciò ineredità cose di valore acquisitenel tempo della ricerca etnologicain vari paesi: costumi, strumenti,oggetti preziosi. Li compròl’Istituto Etnografico e conil ricavato Giovanna costruì latomba per lo zio.Frenetico e generoso: RimunnuTruncu. Coinvolgevasempre i nipoti. Deddeddu- DiegoCasu, oggi presidente dell’Apisarda, imprenditore traSarroch e Cagliari, ricorda chequanto diceva nonnu “it legge”.Per lui, per la madre Munneddae per la sorella Bustiana. ADeddeddu impose di tradurredal latino alcune parti di un quadernoritrovato nell’archivioparrocchiale di Bitti. Un quadernocon la coperta nera pieno diformule e riti magici. Anchequel quaderno diventerà libro,iniziato da Rimunnu battendo amacchina con il “metodo aquila”,dice Deddeddu, “a duedita”. Metodo aquila in toto,Remunnu Truncu. Dice Giovannache a Siniscola, alla novenadelle Grazie, nonnu imponeva ilda farsi a don Fronteddu, unodei viceparroci. “Tonì in sa preica,all’omelia, incurtzia, abbrevia,taglia. Se no la gente non tista ad ascoltare, non segue più”.Metodo aquila, che è pure linguaggioscout, così come severocontro certo cattolicesimo.Nella Chiesa nuorese contavaamici e avversari. Grande latinistanon voleva il latino alla messa:molte pie donne lo storpiavano.Era un prete conciliare,giovanneo. Nello studio di viaCatte, c’è l’immagine di papaGiovanni. Dicono le nipoti che èrestata così da quando lo ziol’ha sovrapposta a quella di PioXII. Giovanneo, umile, ma ancheconsapevole del suo valoredi ricercatore e scrittore. Neicinque libri, nelle prefazioni glirendono omaggio studiosi comePaolo Toschi, Alberto Cirese ealtri. Fernando Pilia lo ricordòcome “simpatico uomo di cultura”.Scrisse che monsignorCalvisi si vantava di essere unpuro sardo vecchio stampo.Tutta vanità a confronto dellamemoria della gente di cui fuparroco. E altra gente, altri luoghie tempi. Associazioni, istituzioni.La Poa, le monache benedettinedi Olzai, la PontificiaCommissione Assistenza Pastori,centro regionale sardo aSiniscola. Nel 1949 diede allestampe un libretto “La mia guida”,ricco di preghiere ma anchedi consigli pratici. Parlavadi soccorsi d’urgenza alle personee di come combattere ilcarbonchio, terribile malattiache colpiva le greggi. PreteCalvisi si sentiva anch’egli “errantefra queste campagne”. Epoi i rapporti con i sardisti, conl’avvocato Oggiano, con i comunisti.E la carità continuata,mai smessa. In un bell’articolodi memoria, Diego Calvisi,oggi missionario in Argentina esuccedutogli nella parrocchiadi Siniscola, parla dei funeralidi Rimunnu Truncu. Una donnasiniscolese si avvicinò alferetro e disse: “Mussignò,babbu ‘e sos poveros, cantarvortas azis cossolatu sa zentechi eniat a domo ostra, quantevolte avete consolato la genteche veniva a casa vostra”. Nonsembri cosa da poco. Padre deipoveri, pater pauperum, è unadelle invocazioni rivolta alloSpirito Santo.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!