456 GIUSEPPE QUARANTAstifica così l’ampiezza, in progressione, delle tre parti della trattazione,a testimonianza che l’incremento di attenzione per la<strong>cultura</strong> ha innescato e sostenuto in Häring una comprensionesempre più ricca dell’esperienza morale del credente (vedi l’interesseper l’arte, i mezzi di comunicazione sociale, le prospettivedella medicina e della psicologia, la pluralità delle culture, lafesta, il gioco, l’umorismo, l’ecologia, la pace). Il tutto a dimostrarela fecondità dell’iniziale intuizione circa la <strong>cultura</strong> come“pieno sviluppo dell’umano” 14 , indispensabile terreno di confrontoper una teologia morale pensata e auspicata dal Concilio(anche grazie al contributo del nostro autore) con una fisionomiaspiccatamente vocazionale, al servizio del dinamismo dicrescita integrale della persona 15 .3) Le principali acquisizioniDescritta brevemente l’articolazione della ricerca, risultanecessario esplicitare le acquisizioni più rilevanti emerse nelcorso del lavoro. Per esigenze di precisione espositiva, le raccogliamointorno a due nuclei tematici: 3.1) Il concetto häringhianodi <strong>cultura</strong>; 3.2) <strong>La</strong> funzione della <strong>cultura</strong> nel pensiero diBernhard Häring.3.1) Il concetto häringhiano di <strong>cultura</strong>L’esigenza – dichiarata fin dal sottotitolo della nostra dissertazione– di focalizzare il concetto häringhiano di <strong>cultura</strong> hatrovato nella lettura delle principali opere del teologo redentoristaun riscontro reale e puntuale. Con sufficiente certezza sipuò affermare che negli scritti di Häring non solo si trova unadefinizione chiara e precisa di che cosa si deve intendere per“<strong>cultura</strong>”, ma è possibile anche verificare un sensibile approfondimentodel tema dovuto alla recezione di nuove istanzeteoriche. Non è quindi esagerato parlare di una triplice accezionedi <strong>cultura</strong>: 3.1.1) L’accezione spirituale; 3.1.2) L’accezioneantropologica; 3.1.3) Il concetto di <strong>cultura</strong> di GS.14MESSNER, Kulturethik, 336.15Cf. OT 16: EV 1/808.
LA CULTURA PIENO SVILUPPO DELL’UMANO 4573.1.1) L’accezione spirituale di <strong>cultura</strong>L’accezione spirituale di <strong>cultura</strong> emerge fin dalle primeopere del nostro teologo, in particolare da Il sacro e il bene(1950) e dalla prima edizione de <strong>La</strong> legge di Cristo (1954). Inquesti volumi, molto insistito è l’interesse di rimarcare nettamenteil carattere trascendente e autonomo della religione e, diconseguenza, l’impossibilità di ridurla ad una semplice manifestazionedelle forze <strong>cultura</strong>li. Il tutto per un duplice ordine dimotivi: trovare una via d’uscita dalle angustie dell’ideologiamarxista e dotarsi di un solido presupposto per la fondazionereligiosa della morale, altro ambito di valore – quest’ultimo –superiore e autonomo rispetto alla <strong>cultura</strong>. Determinante in talecontesto è l’influsso di M. Scheler (1874-1928) e della suaconcezione della gerarchia dei valori. Secondo il filosofo di Monaco,infatti, la <strong>cultura</strong> appartiene ai valori reali, inerenti allecose e incarnati in beni. Più precisamente, essa figura tra i benispirituali come la scienza, l’arte e le istituzioni giuridiche, realtàindicate, da un altro punto di vista, come beni <strong>cultura</strong>li 16 . Rispettoall’idea classica di <strong>cultura</strong> come “coltivazione” delle facoltàintellettuali del singolo individuo, tale accentuazione riflettesenza dubbio la sensibilità moderna, che ormai da tempo(dalla seconda metà del XVIII secolo) ha cominciato a pensarela <strong>cultura</strong> anche come realtà oggettiva e totale, comprendente lemolteplici creazioni delle capacità umane più elevate 17 . Tuttavia16In proposito M. SCHELER scrive: “Con «valori personali» intendiamoqui tutti i valori che ineriscono immediatamente alla persona. Con valorireali intendiamo invece tutti i valori inerenti alle cose di valore così come siconcretano nei «beni». Tra i «beni» vanno poi distinti i beni materiali (benidel piacere e di consumo), i beni validi in termini vitali (come ad esempiotutti i beni economici) ed i «beni spirituali», come ad esempio la scienza el’arte, cioè gli autentici «beni della <strong>cultura</strong>»” (Il formalismo nell’etica e l’eticamateriale dei valori. Nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico,San Paolo, Cinisello Balsamo [Mi] 1996, 136 [orig. ted.: 1927]). Il filosofo diMonaco, inoltre, aggiunge che “i valori (tecnici e simbolici) correlati ai valorispirituali in genere sono i cosiddetti «valori <strong>cultura</strong>li», inerenti per proprianatura alla sfera assiologica dei beni (ad esempio: tesori d’arte, istituzioniscientifiche, legislazione positiva ecc.)” (Ivi, 145-146).17Cf. P. ROSSI, “Cultura”, in Enciclopedia del Novecento, I, a curadell’Istituto della Enciclopedia italiana fondato da Giovanni Treccani,Roma 1975, 1143. Per una ricostruzione del moderno e contemporaneo