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StMor 42/2 La cultura - Studia Moralia

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452 GIUSEPPE QUARANTA<strong>La</strong> risposta ad un simile interrogativo ci riconduce ad unascoperta che solitamente accompagna chi si ripropone di studiarea fondo le questioni morali. Per il cultore di etica, infatti,non è insolito registrare l’influsso esercitato dai costumi, daisimboli e dai modelli di rappresentazione del reale socialmenteappresi – dati sintetizzabili con il termine generico di “<strong>cultura</strong>”– sia sulle norme morali sia sulle forme di ragionamento morale.Nel nostro caso, allora, questa presa di coscienza, che rimaneil più delle volte sullo sfondo della ricerca teologica, ha costituitoinvece una provocazione ad avventurarci lungo un percorsodi studi che fosse in grado di mettere a fuoco la reciproca interazionetra “teologia morale” e “<strong>cultura</strong>”. Gli interrogativi dipartenza sono stati i seguenti: la teologia morale cristiana piùrecente si è seriamente confrontata con la realtà della <strong>cultura</strong>,sfruttandone le potenzialità per comprendere l’umano in modoadeguato, cioè non in termini dogmatici o astratti? Se sì, qualeidea di <strong>cultura</strong> l’etica teologica ha integrato o sviluppato in proprio?Grazie a quali presupposti teorici l’etica cristiana ha saputodialogare con la <strong>cultura</strong>? E a quali risultati si è giunti nelcampo etico-teologico percorrendo la strada di una più avvertitaconsiderazione del dato <strong>cultura</strong>le? 8tura, definendo peraltro come impresa stimolante il “poter studiare inparallelo a B. Häring, tutto preso dalle necessità pastorali della Chiesa, ilpensiero di J. Messner maestro nel ripensamento del diritto naturale inepoca industriale” (“<strong>La</strong> multi<strong>cultura</strong>lità ha generato una crisi d’identitànella riflessione etico-cristiana?” in Multi<strong>cultura</strong>lismo e identità, a cura di C.Vigna e S. Zamagni, Vita e Pensiero, Milano 2002, 213).8<strong>La</strong> sensatezza e la rilevanza di questi interrogativi ci paiono confermateda quanto scrive A. BONANDI: “Ulteriore acquisizione [della teologiamorale postconciliare] può essere indicata nella consapevolezza che il compitodi revisione fondamentale della teoria della teologia (morale) ha comereferente primario la divina rivelazione, e secondario la <strong>cultura</strong> contemporanea.Per lo meno comune agli Autori è l’istanza della duplice attenzione,per quanto essa possa essere declinata in forme diverse, e al limite alternative(come ad esempio Capone e il Trattato di etica teologica, Häring e Gula,ecc.). Ora l’attenzione dice un’intenzione, cioè una disponibilità a lasciarsiistruire e a entrare in dialogo. Sul fronte del referente primario l’ascoltodella rivelazione significa lo studio delle fonti nel loro ordine; quanto alreferente secondario significa l’incontro critico con aspetti della <strong>cultura</strong> vissuta(ethos) e riflessa (filosofia morale anzitutto) dell’epoca presente (sulla

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