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StMor 42/2 La cultura - Studia Moralia

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466 GIUSEPPE QUARANTAle, l’impostazione del discorso è di taglio prettamente teologico.Punto di riferimento per affrontare la spinosa questione rimanela seguente affermazione: “l’uomo che non è pervenuto alla fedein Cristo non ha ancora pienamente coscienza dell’origine, delcentro e dello scopo della propria esistenza” 43 . Si spiega in questitermini, allora, non solo la motivazione fondamentaledell’evangelizzazione, ma la convinzione che lo sforzo di conoscenza,di studio e di recezione delle molteplici sfaccettaturedei dati <strong>cultura</strong>li non può identificarsi con la dissoluzione dellamorale evangelica entro le forme di un ethos storicamente e<strong>cultura</strong>lmente situato. <strong>La</strong> morale cristiana, sebbene sia espressaed incarnata in molteplici e relative formulazioni concettuali,se ricondotta alla sorgente della vita in Cristo e alle esigenzeevangeliche più autentiche, conserva una propria trascendenzanei confronti delle istanze <strong>cultura</strong>li, permettendo di smascheraree – dove è possibile – anche di correggere quei tratti che possonomettere più seriamente a rischio l’integrità della persona edella convivenza umana.Quanto alla tematica della pace, infine, dobbiamo registrarel’assoluta singolarità della riflessione häringhiana. Seguendo illungo percorso compiuto dal nostro teologo in questo precisoambito di interesse, ci sembra che a tal proposito la sua teologiamorale svolga nei confronti della <strong>cultura</strong> un ruolo più propositivoe provocatorio di quanto accada in altri contesti. In altreparole, sono le istanze più tipicamente bibliche e teologiche(si pensi al Discorso della montagna) – pur se recuperate nel climadella <strong>cultura</strong> secolarizzata come antidoti contro la dissoluzionedell’identità specifica della morale cristiana – a contrastarei modelli etico-teologici del passato (si veda la teoria dellaguerra giusta) e a provocare prima la loro revisione e, in seguito,il loro abbandono in favore di un linguaggio e di una prassirinnovati nello spirito e nei contenuti (il linguaggio e la prassidella non violenza e della pace). L’etica della pace riveste così ilvalore di esempio paradigmatico del dinamismo creativodell’Evangelo e della sua capacità di fermentare, purificandola,la morale vissuta e pensata, non senza prima avere integratoquegli elementi di bene disseminati anche in differenti visioni<strong>cultura</strong>li e religiose, convogliandoli al servizio della dignità in-43HÄRING, Morale ed evangelizzazione, 48

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