Grazie ad un’analisi video dei movimenti sacca<strong>di</strong>ci, effettuata da due co<strong>di</strong>ficatori in<strong>di</strong>pendenti,è stato possibile determinare lo stato attentivo (che prevedeva due con<strong>di</strong>zioni: con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>attenzione ancorata o con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> controllo) presente al momento della stimolazioneacustica in grado <strong>di</strong> elicitare la risposta <strong>di</strong> startle. L’analisi dei movimenti oculari è una dellemetodologie maggiormente conosciute ed utilizzate nell’indagine del comportamentoattentivo <strong>degli</strong> infanti. Tale analisi trova fondamento nell’assunto che le variazioni della<strong>di</strong>rezione dello sguardo seguono strettamente e sono <strong>di</strong>rette da variazioni dell’orientamentodell’attenzione (Calvo & Lang, 2004; Hoffman, 1998; Hoffman & Subramaniam, 1995;Rizzolatti, Riggio, Dascola, & Umiltà, 1987; Schafer & Moore, 2007). Me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong><strong>di</strong>versi para<strong>di</strong>gmi sperimentali, è stato inoltre <strong>di</strong>mostrato come sin dalla nascita il sistemaoculo-motorio ed il sistema attenzionale siano estremamente correlati (Valenza, Simion, &Umiltà, 1994; Simion, Valenza, & Umiltà, 1995). In particolare, sulla base dei dati presenti inletteratura (Anthony & Graham, 1983, 1985; Richards, 1998, 2000) è possibile ipotizzare che,sia negli infanti <strong>di</strong> 3 mesi sia negli infanti <strong>di</strong> 5 mesi, la risposta <strong>di</strong> startle esibita nel momentoin cui il comportamento oculare dell’infante in<strong>di</strong>ca una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ancoraggio attentivo siapotenziata (minore latenza, maggiore ampiezza) rispetto alla risposta elicitata nel momento incui il comportamento oculare dell’infante in<strong>di</strong>ca una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non ancoraggio attentivo(con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> controllo).L’analisi <strong>degli</strong> stati affettivi <strong>degli</strong> infanti è stata effettuata me<strong>di</strong>ante una co<strong>di</strong>fica offlinedel comportamento espressivo facciale esibito dal bambino nel corso dell’intera prova. Nellospecifico, le espressioni facciali sono state analizzate da due co<strong>di</strong>ficatori in<strong>di</strong>pendentime<strong>di</strong>ante il sistema <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica AFFEX (A System for Identifying Affect Expressions byHolistic Judgements; Izard, Dougherty, & Hembree, 1983). Tale sistema <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica offrealcuni evidenti vantaggi legati al fatto <strong>di</strong> poter effettuare dei giu<strong>di</strong>zi olistici, relativamente alleespressioni facciali infantili, sulla base dell’osservazione simultanea sul volto <strong>di</strong> specificipattern motori (Izard, 1982; Izard et al., 1983). Grazie all’utilizzo dell’AFFEX sono state inparticolare co<strong>di</strong>ficate le espressioni <strong>di</strong> sorriso e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress, le quali, secondo Izard,identificano nell’infante, rispettivamente, una con<strong>di</strong>zione emozionale a tono edonico positivoed una con<strong>di</strong>zione emozionale a tono edonico negativo (Izard et al., 1983). Sulla base delleespressioni facciali <strong>di</strong> sorriso e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress esibite dal bambino nel corso dell’interazione con lamadre è stato possibile calcolare per ogni bambino uno smiling rate ed un <strong>di</strong>stress rate (cioè ilnumero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sorrisi e <strong>di</strong> espressioni facciali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress esibite al minuto dal bambino).Utilizzando tali valori è stato possibile desumere il livello <strong>di</strong> affettività positiva e <strong>di</strong> affettivitànegativa espressa da ciascun infante. Ogni bambino è stato perciò classificato sia sulla base72
del livello (alto o basso) <strong>di</strong> affettività positiva sia sulla base del livello (alto o basso) <strong>di</strong>affettività negativa, stabiliti in base al numero <strong>di</strong> espressioni facciali <strong>di</strong> sorriso e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stressesibite nel corso della sessione sperimentale.La sud<strong>di</strong>visione del comportamento emozionale in affettività positiva ed affettivitànegativa appartiene ad una lunga tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ricerca (Kochanska, Coy, Tjebkes, & Husarek,1998; Watson & Tellegen, 1985; Watson, Wiese, Vaidya, & Tellegen, 1999). Secondo taleapproccio teorico, affettività negativa ed affettività positiva sarebbero due <strong>di</strong>mensioniemozionali in<strong>di</strong>pendenti. In particolare, secondo Witvliet e Vrana (1995) il fenomeno dellamodulazione affettiva della risposta <strong>di</strong> startle sarebbe da imputare principalmente all’attivitàdella <strong>di</strong>mensione affettiva della negatività. L’inibizione della risposta <strong>di</strong> startle non sarebbe daassociare, secondo questi autori, ad uno stato emozionale positivo, ma piuttosto ad un bassolivello <strong>di</strong> negatività. Questa interpretazione sembrerebbe essere avvalorata dai numerosi lavorisperimentali che, nonostante abbiano ottenuto un potenziamento della risposta in conseguenzaad uno stato emozionale negativo, non sono riusciti a riprodurre l’inibizione dello startle inconseguenza ad uno stato emozionale positivo (Cook, Hawk, Davis, & Stevenson, 1991;Grillon & Baas, 2003; Witvliet & Vrana, 2000). Sulla base dell’ipotesi <strong>di</strong> Witvliet e Vrana(1995) si potrebbe perciò ipotizzare che la risposta <strong>di</strong> startle sia mo<strong>di</strong>ficata soprattutto dalgrado <strong>di</strong> affettività negativa esibito dai bambini, mostrando un potenziamento in infanticaratterizzati da un alto livello <strong>di</strong> negatività rispetto a bambini caratterizzati da un bassolivello <strong>di</strong> negatività, mentre non vari rispetto alla <strong>di</strong>mensione della positività (Kochanska et al.,1998; Watson & Tellegen, 1985; Watson et al., 1999).Sulla base dei dati ottenuti in un precedente stu<strong>di</strong>o (Don<strong>di</strong>, 2008; Franchin, 2006) ed aidati presenti in letteratura (Balaban, 1995), si può ipotizzare che tale modulazione affettiva siagià osservabile negli infanti <strong>di</strong> 5 mesi <strong>di</strong> vita. Questo esperimento si pone inoltre come unadelle prime esplorazioni del fenomeno della modulazione affettiva <strong>di</strong> startle in infanti <strong>di</strong> 3mesi <strong>di</strong> vita. Gli unici dati relativi ad una età antecedente ai 5 mesi si vita sono quelli ottenutiin un precedente stu<strong>di</strong>o (Don<strong>di</strong>, 2008; Franchin, 2006) in cui la modulazione dello startle erastata indagata in lattanti <strong>di</strong> 3 e 5 mesi <strong>di</strong> vita (si veda Capitolo 2). Sulla base <strong>di</strong> tali dati(Don<strong>di</strong>, 2008; Franchin, 2006), che hanno <strong>di</strong>mostrato una immaturità del network neuraleresponsabile della mo<strong>di</strong>ficazione affettiva dello startle in infanti <strong>di</strong> 3 mesi <strong>di</strong> vita, si puòipotizzare, a tale età, un effetto modulatorio dello stato affettivo sullo startle <strong>di</strong>fferente rispettoa quello riscontrabile in bambini <strong>di</strong> 5 mesi <strong>di</strong> vita e nell’adulto.73
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Università degli Studi di FerraraD
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esibizione. Il secondo studio (N =
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Key words: startle response, infanc
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IndiceIntroduzione 1Background teor
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Studio 2. Stati attentivi e stati a
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Cuthbert, & Lang, 1993; Lang, 1995)
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(whole body startle): l’Automated
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Una prima considerazione derivante
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(Yeomans et al., 2002). Tale effett
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Sono stati sviluppati diversi metod
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L’inibizione e il potenziamento d
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Figura 6 . Rappresentazione del fen
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- Page 113 and 114: Blumenthal, T. D., & Goode, C. T. (
- Page 115 and 116: Davis, M. (2006). Neural system inv
- Page 117 and 118: Franchin, L. (2006). A new non-inva
- Page 119 and 120: Hoffman, H. S., Cohen, M. E., & And
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- Page 123 and 124: Richards, J. E. (1997). Peripheral
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