espressioni facciali <strong>degli</strong> infanti è stato perciò possibile indagare gli effetti modulatoriesercitati dagli stati emozionali sulla risposta <strong>di</strong> startle. L’indagine <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci espressivofaccialistrettamente associati nella prima infanzia ad uno stato affettivo positivo o negativo,potrebbe rivelarsi un’importante metodologia per indagare lo sviluppo della mo<strong>di</strong>ficazionedello startle dovuta all’attivazione dei due sistemi motivazionali ipotizzati da Lang (1995).L’analisi del comportamento facciale infantile potrebbe consentire <strong>di</strong> superare alcuni evidentilimiti posti dall’utilizzo <strong>di</strong> immagini connotate affettivamente nell’indagine dellamodulazione affettiva dello startle nella prima infanzia. Innanzitutto non sarebbe piùnecessario chiedersi quali stimoli siano realmente salienti da un punto <strong>di</strong> vista affettivo neiprimi mesi <strong>di</strong> vita. Inoltre sarebbe possibile indagare separatamente il ruolo dello statoaffettivo e dello stato attentivo del bambino sulla mo<strong>di</strong>ficazione della risposta <strong>di</strong> startle.Fulcro dei contributi sperimentali del presente lavoro è l’adozione <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>gmasperimentale basato sull’utilizzo delle espressioni facciali infantili per l’indagine dellamo<strong>di</strong>ficazione della risposta <strong>di</strong> startle. In particolare grazie all’applicazione <strong>di</strong> questopara<strong>di</strong>gma e all’utilizzo dell’AIMMSS sarà possibile indagare in un primo stu<strong>di</strong>o se lerisposte <strong>di</strong> startle elicitate in corrispondenza dell’esibizione spontanea delle espressionifacciali <strong>di</strong> sorriso e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress siano modulate affettivamente, in un secondo stu<strong>di</strong>o sarà invecepossibile stu<strong>di</strong>are il ruolo assunto sia dallo stato attentivo sia dallo stato emozionale (inferitosulla base delle espressioni facciali esibite dai bambini nel corso dell’esperimento) nellamo<strong>di</strong>ficazione della risposta <strong>di</strong> startle.50
<strong>Stu<strong>di</strong></strong>o 1Esibizione spontanea <strong>di</strong> espressioni facciali <strong>di</strong> emozione e mo<strong>di</strong>ficazionedella risposta <strong>di</strong> startle in lattanti <strong>di</strong> 5 mesi <strong>di</strong> vitaIntroduzioneL’approccio <strong>di</strong>mensionale costituisce il contesto teorico maggiormente <strong>di</strong>ffuso nellaricerca fisiologica e neurofisiologica sulle emozioni (Borod, 1992, 1993; Burgdoff &Panksepp, 2006; Davidson, 1992, 1993; Heponiemi, Ravaja, Elovainio, Naatanen, &Keltikangas-Jarvinen, 2006; Lang, 1995; Watson et al., 1999; Witvliet & Vrana, 1995).Secondo tale approccio il comportamento affettivo sarebbe strutturato conformemente adalcune <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> base, in grado <strong>di</strong> influenzare la <strong>di</strong>rezione e l’intensità <strong>di</strong> qualsiasicomportamento emozionale (Witvliet & Vrana, 1995). La sud<strong>di</strong>visione del comportamentoaffettivo, sulla base della valenza affettiva, in affettività positiva (positive affect) ed affettivitànegativa (negative affect), in particolare, sembra costituire il modello <strong>di</strong>mensionale piùampiamente con<strong>di</strong>viso nella ricerca neuroscientifica (Burgdof & Panksepp, 2006; Davidson,1992, 1993). La positività e la negatività del comportamento affettivo costituirebbero lecomponenti soggettive dell’attività <strong>di</strong> sistemi biocomportamentali <strong>di</strong> base (Watson et al.,1999). In particolare la fluttuazione in queste <strong>di</strong>mensioni rifletterebbe l’opera <strong>di</strong> due sistemimotivazionali che, attraverso una lunga evoluzione, me<strong>di</strong>erebbero l’uno comportamenti <strong>di</strong>rettiall’approccio e l’altro comportamenti <strong>di</strong>retti all’evitamento (Schneirla, 1959; Watson et al.,1999).La bipolarità quale <strong>di</strong>mensione base del comportamento affettivo è sostenuta danumerose evidenze neuroscientifiche. Davidson (1992, 1993), ad esempio, ha proposto unmodello che associa i meccanismi filogeneticamente determinati dell’approccio edell’evitamento alla valenza affettiva positiva e negativa, specificando precise localizzazionicerebrali per queste funzioni. L’utilizzo <strong>di</strong> varie tecniche <strong>di</strong> neuroimmagine ha infatti<strong>di</strong>mostrato l’attivazione <strong>di</strong> specifiche strutture neurali per le emozioni a tono edonico positivoe per le emozioni a tono edonico negativo, sia a livello corticale (Hoshi & Chen, 2002; Lane,Reiman, Bradley, Lang, Ahern, Davidson et al., 1997; Sanchez-Navarro, Martinez-Selva, &Roman, 2005), sia a livello sottocorticale (Le Doux, 1998; Lane et al., 1997; Lang et al.,2000). Allo stesso modo, anche Frijda (1986) considera la struttura bipolare positivo-negativoo piacere-dolore come un meccanismo biologico fondamentale, intrinseco all’organismo, ingrado <strong>di</strong> conferire uno specifico carattere all’esperienza emozionale probabilmente sin dalleprime fasi dello sviluppo (Don<strong>di</strong>, 1993). E’ possibile riscontrare tale struttura anche nella51
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Università degli Studi di FerraraD
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esibizione. Il secondo studio (N =
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Key words: startle response, infanc
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IndiceIntroduzione 1Background teor
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