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TESI_FILE INTERO - Università degli Studi di Ferrara

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itrova un utilizzo del para<strong>di</strong>gma dello startle probe nell’indagine dello sviluppo affettivo edattentivo nei primi mesi <strong>di</strong> vita. Successivamente verranno analizzati i fattori primari che nehanno determinato una scarsa <strong>di</strong>ffusione nella ricerca sullo sviluppo.Modulazione affettivaLo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Marie Balaban (1995) rappresenta un esempio para<strong>di</strong>gmatico dellaversatilità d’uso dello startle probe para<strong>di</strong>gm nella ricerca sullo sviluppo umano. Scopo <strong>di</strong>questo esperimento era indagare, attraverso la modulazione della risposta <strong>di</strong> startle, se ibambini <strong>di</strong> 5 mesi sono in grado, non solo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare percettivamente tra <strong>di</strong>verseespressioni facciali <strong>di</strong> emozione, ma anche <strong>di</strong> comprenderne il significato.La Balaban (1995), adattando ai suoi obiettivi <strong>di</strong> ricerca la metodologia messa a puntoda Lang e collaboratori (Bradley et al., 1993; Lang, 1995), ha presentato ai bambini, me<strong>di</strong>antela proiezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive, espressioni facciali <strong>di</strong> gioia (espressioni positive), <strong>di</strong> rabbia(espressioni negative) ed espressioni neutre. Lo stimolo acustico in grado <strong>di</strong> attivare lo startle(un breve ed improvviso picco <strong>di</strong> rumore bianco) veniva somministrato in corrispondenza deiperio<strong>di</strong> in cui i bambini esploravano visivamente gli stimoli. Il <strong>di</strong>segno sperimentaleconsentiva <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>re che soltanto la comprensione del significato <strong>di</strong> quelle specificheespressioni avrebbe potuto determinare il fenomeno della modulazione della risposta <strong>di</strong> startle,potenziandola durante l’esposizione alle espressioni <strong>di</strong> rabbia e inibendola durante lapresentazione <strong>di</strong> espressioni <strong>di</strong> gioia. Veniva assunto, in particolare, sulla base del modello <strong>di</strong>Lang (1995), che l’esposizione all’espressione <strong>di</strong> rabbia fosse in grado <strong>di</strong> attivare il sistemamotivazionale aversivo del bambino, così come l’esposizione all’espressione <strong>di</strong> gioia attivasseil sistema motivazionale appetitivo. Il blink, utilizzato come in<strong>di</strong>ce o marcatore (probe) ingrado <strong>di</strong> rivelare il significato attribuito dai bambini alle espressioni facciali, veniva rilevato emisurato attraverso la registrazione elettromiografica dell’attività del muscolo orbicularisoculi.Attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> questa ingegnosa procedura, la Balaban (1995) è riuscita a<strong>di</strong>mostrare l’influenza modulatoria esercitata dalle espressioni emotive sul riflessod’ammiccamento e quin<strong>di</strong> la capacità <strong>di</strong> attribuire a 5 mesi un significato connotatoaffettivamente alle espressioni <strong>di</strong> gioia e rabbia. Infatti, rispetto al blink elicitato durante lapresentazione delle <strong>di</strong>apositive neutre, l’ampiezza del riflesso aumentava quando lo stimolou<strong>di</strong>tivo veniva somministrato durante la visione <strong>di</strong> espressioni <strong>di</strong> rabbia e si riduceva durantela visione <strong>di</strong> espressioni <strong>di</strong> gioia. E’ importante sottolineare che prima <strong>di</strong> questo lavorosperimentale era già noto che il bambino molto precocemente è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare28

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