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I PADRI della CHIESA: San Gregorio Nazanzieno

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I <strong>PADRI</strong> <strong>della</strong> <strong>CHIESA</strong>:<strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong> <strong>Nazanzieno</strong><strong>Gregorio</strong> il TeologoTra la pace del monastero e la lotta per la Chiesa<strong>Gregorio</strong> nacque presso Nazianzo, nella Cappadocia nel 330. Era, come si dice un “filiussenectutis”, arrivato un po’ tardi. I genitori, di famiglia nobile, lo accolsero come un vero dono diDio. E la madre, sull’esempio di quella del profeta Samuele, lo consacrò subito a Dio. Il padre, dopola conversione, era anche diventato vescovo <strong>della</strong> città. Per l’educazione di <strong>Gregorio</strong> i genitoriscelsero le migliori scuole. Può veramente vantare un curricolo scolastico di prim’ordine: prima aCesarea di Cappadocia (con Basilio), poi nella Cesarea di Palestina, quindi ad Alessandria, allora ungrande centro culturale, e infine il grande salto verso la città <strong>della</strong> cultura per eccellenza:Atene (dinuovo con Basilio). Nel 361 il padre lo volle al suo fianco nel governo <strong>della</strong> diocesi. Accettò controvoglia di essere fatto prete, ma appena gli fu possibile tornò al monastero. Salvo poi venire insoccorso del padre il quale, inesperto teologicamente, aveva firmato una formula ariana. IntantoBasilio era diventato vescovo di Cesarea e dietro sua insistenza (e di suo padre) si lasci? consacrarevescovo di Sasima, un borgo non lontano da Nazianzo. Egli non ne prese mai possesso. Era troppopiccola per lui o quel paese non aveva bisogno di un vescovo? Forse un po’ tutte e due le ragioni.Morto il padre si ritirò di nuovo in un monastero, dando addio (come credeva lui) all’episcopato. Sisentiva fatto per la vita monastica non per la carriera ecclesiastica.


Aveva infatti scritto: “Niente mi sembra più meraviglioso che riuscire a far tacere tutti i sensi, e,rapito lontano da essi, dalla carne e dal mondo, rientrare in me stesso e restare in colloquio conDio ben oltre le cose visibili”.Questo ardentemente voleva e questo quotidianamente sognava il nostro <strong>Gregorio</strong>.Ma la storia (o meglio lo Spirito <strong>San</strong>to, che conduce la sua Chiesa) bussò di nuovo alla sua porta.Questa volta attraverso una delegazione di cattolici da Costantinopoli disperatamente alla ricercadi un … vescovo. Poverini: erano un piccolo gregge in un mare di seguaci dell’eresia ariana. Pochisœ ma buoni e … tosti, infatti non si arrendevano. Volevano una guida. E nella “top list” c’eraproprio … lui, <strong>Gregorio</strong>. Volevano una personalità di prestigio culturale, e l’avevano trovato, graziea Dio e a … Basilio. Questi lo esortò con molta forza ad accettare perché» ne andava di mezzol’ortodossia. Con <strong>Gregorio</strong> gli ariani avrebbero avuto pane per i loro denti.E le componente narcisistica? Probabilmente tra le preponderanti motivazioni teologico-pastorali(e amicali) che lo convinsero c’era anche questa. Finalmente una sede degna <strong>della</strong> suapreparazione culturale. Altro che Sasima, borgo non certamente dal richiamo irresistibile. Qui c’erala corte imperiale, questa era la seconda Roma. Siamo nell’anno 379. Ma il suo narcisismo ebbesubito un smacco: di accoglienza trionfale nemmeno l’ombra, anzi gli fu impedito addirittura dientrare nella cattedrale di <strong>San</strong>ta Sofia. Dovette accontentarsi di una piccola cappella, che egliribattezzò Anastasis (cioè Resurrezione). Qui i cattolici <strong>della</strong> città avevano finalmente un punto diriferimento affettivo ed effettivo, spirituale e culturale. Fu proprio qui che <strong>Gregorio</strong> tenne i suoifamosi 5 Sermoni sulla Trinità. Limpida dottrina, eloquenza travolgente, entusiasmo tra i fedeli allestelle. La sua fama crebbe enormemente tanto da ribaltare la situazione . Il nuovo imperatore,Teodosio, cattolico, lo accompagnò solennemente a <strong>San</strong>ta Sofia, acclamato con entusiasmo dalpopolo. Tutte le difficoltà finite finalmente? Non proprio.Dio, il sospiro di ogni creaturaDue anni dopo Teodosio stesso convocò un Concilio a Costantinopoli (381). E qui <strong>Gregorio</strong> feceuna mossa a sorpresa. Sapendo che alcuni vescovi dubitavano <strong>della</strong> sua legittimità come vescovodi Costantinopoli, diede con umiltà (e sincerità) le dimissioni. Ma all’unanimità i padri conciliari lerespinsero e anzi, morto il moderatore del concilio Melezio di Antiochia, lo elessero presidentedell’assemblea.Tutti poterono ascoltare e ammirare il suo pensiero teologico, specialmente sulla Trinità e nellaCristologia.<strong>Gregorio</strong> difese con energia la formula neo nicena che affermava “l’articolazione trinitaria di unasostanza (ousia) divina in tre ipostasi sussistenti e collocate al medesimo livello, onore e dignitá:rispetto a Basilio, <strong>Gregorio</strong> imposta meglio la caratterizzazione delle note individuali chespecificano una ipostasi rispetto all’altra…” (M. Simonetti).In campo cristologico difese energicamente (contro varie eresie) l’idea che “Cristo, al fine diredimere l’uomo nella sua totalità, ha assunto l’uomo nella sua totalità, perciò anche l’animarazionale, perché» altrimenti l’uomo non sarebbe stato integralmente salvato”. Affermò inoltrecon forza “in Cristo l’unità del soggetto, con pieno equilibrio tra esigenza divisiva (due nature) eunitiva ( un solo soggetto)” (M. Simonetti). La formula sarà perfezionata poi con il Concilio diCalcedonia nel 451.


Ma altre difficoltà vennero a <strong>Gregorio</strong> proprio dalla continuazione del Concilio. Erano sopraggiuntiinfatti altri vescovi, a quanto sembra pi_ giovani ma meno teologi, più clericalmente “politicizzati”e quindi meno equilibrati. Questi posero di nuovo la questione <strong>della</strong> sua legittimitá sulla sede diCostantinopoli. Il nostro non sopportò questo nuovo affronto. I suoi nervi cedettero e diede dinuovo le dimissioni (aveva la segreta speranza che venissero di nuovo respinte? Forse sœ, data lacomponente narcisistica non ancora defunta, a giudicare dalle espressioni di delusione che ebbedopo). <strong>Gregorio</strong> aveva detto che nel Concilio “i più giovani cinguettavano come uno stormo digazze e si accanivano come una sciame di vespe” e “i vecchi si guardavano bene dal moderali”.Parole dure, forse esagerate, dettate dalla delusione. <strong>Gregorio</strong> comunque pronunciò il suo solenneaddio all’assemblea conciliare e se ne tornò a Nazianzo, frustrato e scoraggiato, deluso e invocante‘sorella morte’. Scrisse infatti: “C’è una sola via di uscita ai miei mali: la morte. Ma anche l’aldilà mifa paura, se devo giudicarlo dall’aldiqua”.Accettò tuttavia il governo <strong>della</strong> diocesi che fu di suo padre, in attesa che trovassero un altrovescovo. In una delle sue poesie teologiche aveva scritto a Dio: “Sii, benigno, Tu, l’al di lá di tutto”.E Dio accoglieva tra le sue braccia di Padre questo suo figlio e servo fedele che l’aveva descritto,servito e cantato in poesia con tanto amore e intelligenza. Correva l’anno 390.MARIO SCUDU SDBDio ti chiede solo amoreRiconosci l’origine <strong>della</strong> tua esistenza, del respiro, dell’intelligenza, <strong>della</strong> sapienza, ci? che piùconta, <strong>della</strong> conoscenza di Dio, <strong>della</strong> speranza del Regno dei cieli, dell’onore che condividi con gliangeli, <strong>della</strong> contemplazione <strong>della</strong> gloria, ora certo come in uno specchio e in maniera confusa, maa suo tempo in modo più pieno e più puro. Riconosci, inoltre, che sei divenuto figlio di Dio,coerede di Cristo e, per usare un’immagine ardita, sei lo stesso Dio!Donde e da chi vengono a te tante e tali prerogative? Se poi vogliamo parlare di doni più umili ecomuni, chi ti permette di vedere la bellezza del cielo, il corso del sole, i cicli <strong>della</strong> luce, le miriadi distelle e all’armonia ed ordine che sempre si rinnovano meravigliosamente nel cosmo, rendendofestoso il creato come il suono di una cetra?Chi ti concede la pioggia, le fertilità dei campi, il cibo, la gioia dell’arte, il luogo <strong>della</strong> tua dimora, leleggi, lo stato, e aggiungiamo, la vita di ogni giorno, l’amicizia e il piacere <strong>della</strong> tua parentela?... FuDio. Ebbene, egli in cambio di tutto ci? che cosa ti chiede? L’amore. Richiede da te continuamenteinnanzitutto e soprattutto l’amore a lui e al prossimo. L’amore verso gli altri egli lo esige al pari delprimo(Dal Discorso 14 Sull’amore verso i poveri)Cristo è sulla terra, gridate la vostra gioiaCristo è nato, rendetegli onore.Cristo è disceso dai cieli, venite a incontrarlo;Cristo è sulla terra, gridate la vostra gioia.Canta al Signore tutta la terra.


Anch’io proclamerò la grandezza di questo giorno:l’immateriale si incarna, il Verbo si fa carne;l’invisibile si mostra agli occhi;colui che le nostre mani non possono raggiungerepuò ora essere toccato, l’intemporale ha un inizio,il Figlio di Dio diventa Figlio dell’uomo:E' Gesù Cristo colui che ieri, oggi e nei secoli è per sempre.Ecco dunque la solennità che celebriamo:l’arrivo di Dio presso gli uomini, perché noi possiamo andare a Diopiuttosto o più esattamente, perché noi ritorniamo a Lui...(Dal Sermone sulla teofania)Tu, l’al di là di tuttoTu sei l’al di là di tutto … Tutte le cose ti cantano...Comuni sono i desideri, di ogni essere creato.Comuni i gemiti che tutt’attorno ti circondano.Te chiama con supplice preghiera, il tutto.A te è diretto un inno di silenzio:lo pronunciano tutti gli esseri che contemplano il tuo ordine.E’ per te solo che tutto permane.E’ per te solo che tutto si muove, del moto universale.E di ogni cosa Tu sei il compimento:uno, tutto, nessuno, anche se non sei nè unico nè tutti..Sii benigno, Tu, l’aldilà di tutto …(Poesie I.1.29)


<strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong> Nazianzeno, catechesi di Papa Benedetto XVICari fratelli e sorelle,nel corso dei ritratti di grandi Padri e Dottori <strong>della</strong> Chiesa che cerco di offrire in queste catechesi,l'ultima volta ho parlato di san <strong>Gregorio</strong> Nazianzeno, Vescovo del IV secolo e vorrei oggi ancoracompletare questo ritratto di un grande maestro. Cercheremo oggi di raccogliere alcuni suoiinsegnamenti. Riflettendo sulla missione che Dio gli aveva affidato, san <strong>Gregorio</strong> Nazianzenoconcludeva: «Sono stato creato per ascendere fino a Dio con le mie azioni» (Oratio 14,6 depauperum amore: PG 35,865). Di fatto, egli mise al servizio di Dio e <strong>della</strong> Chiesa il suo talento discrittore e di oratore. Compose numerosi discorsi, varie omelie e panegirici, molte lettere e operepoetiche (quasi 18.000 versi!): un'attività veramente prodigiosa. Aveva compreso che questa era lamissione che Dio gli aveva affidato:«Servo <strong>della</strong> Parola, io aderisco al ministero <strong>della</strong> Parola; che io non acconsenta mai di trascurarequesto bene.Questa vocazione io l'apprezzo e la gradisco, ne traggo più gioia che da tutte le altre cose messeinsieme»(Oratio 6,5: SC 405,134; cfr anche Oratio 4,10).Il Nazianzeno era un uomo mite, e nella sua vita cercò sempre di fare opera di pace nella Chiesadel suo tempo, lacerata da discordie e da eresie. Con audacia evangelica si sforzò di superare lapropria timidezza per proclamare la verità <strong>della</strong> fede. Sentiva profondamente l'anelito diavvicinarsi a Dio, di unirsi a Lui. È quanto esprime egli stesso in una sua poesia, dove scrive: tra i«grandi flutti del mare <strong>della</strong> vita, / di qua e di là da impetuosi venti agitato, / ... / una cosa solam'era cara, sola mia ricchezza, / conforto e oblio delle fatiche, / la luce <strong>della</strong> <strong>San</strong>ta Trinità»(Carmina [historica] 2,1,15: PG 37,1250ss.).<strong>Gregorio</strong> fece risplendere la luce <strong>della</strong> Trinità, difendendo la fede proclamata nel Concilio di Nicea:un solo Dio in tre Persone uguali e distinte - Padre, Figlio e Spirito <strong>San</strong>to -, «triplice luce che inunico / splendor s'aduna» (Inno vespertino: Carmina [historica] 2,1,32: PG 37,512). Quindi,afferma sempre <strong>Gregorio</strong> sulla scorta di san Paolo (1 Cor 8,6), «per noi vi è un Dio, il Padre, da cuiè tutto; un Signore, Gesù Cristo, per mezzo di cui è tutto; e uno Spirito <strong>San</strong>to, in cui è tutto»(Oratio 39,12: SC 358,172).<strong>Gregorio</strong> ha messo in grande rilievo la piena umanità di Cristo: per redimere l'uomo nella suatotalità di corpo, anima e spirito, Cristo assunse tutte le componenti <strong>della</strong> natura umana,altrimenti l'uomo non sarebbe stato salvato. Contro l'eresia di Apollinare, il quale sosteneva cheGesù Cristo non aveva assunto un'anima razionale, <strong>Gregorio</strong> affronta il problema alla luce delmistero <strong>della</strong> salvezza: «Ciò che non è stato assunto, non è stato guarito» (Ep. 101,32: SC 208,50),e se Cristo non fosse stato «dotato di intelletto razionale, come avrebbe potuto essere uomo?»


(Ep. 101,34: SC 208,50). Era proprio il nostro intelletto, la nostra ragione che aveva e ha bisogno<strong>della</strong> relazione, dell'incontro con Dio in Cristo. Diventando uomo, Cristo ci ha dato la possibilità didiventare a nostra volta come Lui. Il Nazianzeno esorta: «Cerchiamo di essere come Cristo, poichéanche Cristo è divenuto come noi: di diventare dèi per mezzo di Lui, dal momento che Lui stesso,per il nostro tramite, è divenuto uomo.Prese il peggio su di sé, per farci dono del meglio (Oratio 1,5: SC 247,78).Maria, che ha dato la natura umana a Cristo, è vera Madre di Dio (Theotókos: cfr Ep. 101,16: SC208,42), e in vista <strong>della</strong> sua altissima missione è stata "pre-purificata" (Oratio 38,13: SC 358,132,quasi un lontano preludio del dogma dell'Immacolata Concezione). Maria è proposta comemodello ai cristiani, soprattutto alle vergini, e come soccorritrice da invocare nelle necessità (cfrOratio 24,11: SC 282,60-64).<strong>Gregorio</strong> ci ricorda che, come persone umane, dobbiamo essere solidali gli uni verso gli altri.Scrive: «"Noi siamo tutti una sola cosa nel Signore" (cfr Rm 12,5), ricchi e poveri, schiavi e liberi,sani e malati; e unico è il capo da cui tutto deriva: Gesù Cristo. E come fanno le membra di un solocorpo, ciascuno si occupi di ciascuno, e tutti di tutti». Poi, riferendosi ai malati e alle persone indifficoltà, conclude: «Questa è l'unica salvezza per la nostra carne e la nostra anima: la carità versodi loro» (Oratio 14,8 de pauperum amore: PG 35,868ab). <strong>Gregorio</strong> sottolinea che l'uomo deveimitare la bontà e l'amore di Dio, e quindi raccomanda: «Se sei sano e ricco, allevia il bisogno di chiè malato e povero; se non sei caduto, soccorri chi è caduto e vive nella sofferenza; se sei lieto,consola chi è triste; se sei fortunato, aiuta chi è morso dalla sventura. Da' a Dio una prova diriconoscenza, perché sei uno di quelli che possono beneficare, e non di quelli che hanno bisogno diessere beneficati... Sii ricco non solo di beni, ma anche di pietà; non solo di oro, ma di virtù, omeglio, di questa sola. Supera la fama del tuo prossimo mostrandoti più buono di tutti; renditi Dioper lo sventurato, imitando la misericordia di Dio» (Oratio 14,26 de pauperum amore: PG35,892bc).<strong>Gregorio</strong> ci insegna anzitutto l'importanza e la necessità <strong>della</strong> preghiera. Egli afferma che «ènecessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri» (Oratio 27,4: PG 250,78), perché lapreghiera è l'incontro <strong>della</strong> sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui(cfr Oratio 40, 27: SC 358,260). Nella preghiera noi dobbiamo rivolgere il nostro cuore a Dio, perconsegnarci a Lui come offerta da purificare e trasformare. Nella preghiera noi vediamo tutto allaluce di Cristo, lasciamo cadere le nostre maschere e ci immergiamo nella verità e nell'ascolto diDio, alimentando il fuoco dell'amore.In una poesia, che è allo stesso tempo meditazione sullo scopo <strong>della</strong> vita e implicita invocazione aDio, <strong>Gregorio</strong> scrive: «Hai un compito, anima mia, / un grande compito, se vuoi. / Scrutaseriamente te stessa, / il tuo essere, il tuo destino; / donde vieni e dove dovrai posarti; / cerca diconoscere se è vita quella che vivi / o se c'è qualcosa di più. / Hai un compito, anima mia, /purifica, perciò, la tua vita: / considera, per favore, Dio e i suoi misteri, / indaga cosa c'era prima diquesto universo / e che cosa esso è per te, / da dove è venuto, e quale sarà il suo destino. /


Ecco il tuo compito, / anima mia, / purifica, perciò, la tua vita» (Carmina [historica] 2,1,78: PG37,1425-1426).Continuamente il santo Vescovo chiede aiuto a Cristo, per essere rialzato e riprendere il cammino:«Sono stato deluso, o mio Cristo, / per il mio troppo presumere: / dalle altezze sono caduto moltoin basso. / Ma rialzami di nuovo ora, poiché vedo / che da me stesso mi sono ingannato; / setroppo ancora confiderò in me stesso, / subito cadrò, e la caduta sarà fatale» (Carmina [historica]2,1,67: PG 37,1408).<strong>Gregorio</strong>, dunque, ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio per superare la stanchezza del proprioio. Ha sperimentato lo slancio dell'anima, la vivacità di uno spirito sensibile e l'instabilità <strong>della</strong>felicità effimera. Per lui, nel dramma di una vita su cui pesava la coscienza <strong>della</strong> propria debolezzae <strong>della</strong> propria miseria, l'esperienza dell'amore di Dio ha sempre avuto il sopravvento. Hai uncompito anima, - dice san <strong>Gregorio</strong> anche noi -, il compito di trovare la vera luce, di trovare la veraaltezza <strong>della</strong> tua vita. E la tua vita è incontrarti con Dio, che ha sete <strong>della</strong> nostra sete.[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]Saluto ora i pellegrini italiani. In particolare, le Suore Zelatrici del Sacro Cuore, che ricordano il 25°anniversario dell'approvazione pontificia. Care Sorelle, con ardente spirito missionario, proseguitenel servizio ai più bisognosi e dappertutto testimoniate in maniera concreta il Vangelo <strong>della</strong>speranza e dell'amore. Saluto, inoltre, i partecipanti alla Festa del pellegrino in onore di sanGabriele dell'Addolorata, augurando a ciascuno che la sosta presso le Tombe degli Apostoli sia pertutti incoraggiamento a un proficuo rinnovamento spirituale. Il mio pensiero va poi alle Famiglie eai laici animatori vocazionali Rogazionisti. Cari amici, continuate con gioia e generosità nel vostroimpegno in favore delle vocazioni di speciale consacrazione, secondo l'esempio e gli insegnamentidi sant'Annibale Maria Di Francia.Rivolgo infine, come di consueto, un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.Eleviamo lo sguardo verso il Cielo per contemplare lo splendore <strong>della</strong> <strong>San</strong>ta Madre di Dio, chequest'oggi la liturgia ci invita a invocare come nostra Regina. Cari giovani, ponete voi stessi e ognivostro progetto sotto la materna protezione di Colei che ha donato al mondo il Salvatore. Carimalati, in attesa del ricupero <strong>della</strong> salute, pregateLa ogni giorno per ottenere la forza di affrontarecon pazienza la prova <strong>della</strong> sofferenza. Cari sposi novelli, coltivate verso di Lei una devozionesincera, perché vi sia accanto nella vostra quotidiana esistenza.[© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana]


<strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong> Nazianzeno così commenta la festa del Battesimo del Signore,che oggi la Chiesa celebra a conclusione del tempo natalizio:“Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristoriceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria. *…+ Gesù sale dalleacque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli cheAdamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati come ilparadiso lo era per la spada fiammeggiante. *…+ Tutto è stato fatto perché voi diventiate comealtrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luceimmensa *…+, <strong>della</strong> quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico,attraverso Cristo Gesù nostro Signore”.Cosa significa inabissarsi con lui per poter salire con lui nella gloria, se nonentrare nella sua obbedienza, di cui parlavamo all’inizio di quest’anno? Inforza di questa obbedienza, infatti, Cristo vide aprirsi i cieli che Adamo avevachiuso con la sua disobbedienza per se e per tutti gli uomini.L’obbedienza è quella decisione <strong>della</strong> nostra libertà di appartenere a Dio e diconsegnarci a Lui innanzitutto nella concezione <strong>della</strong> nostra vita, che dovrebbe essere vissuta tuttaprotesa a cogliere i segni <strong>della</strong> Sua volontà.“La concezione moderna <strong>della</strong> vita – studieremo nella Scuola di Comunità –mai si dimostra così lontana dallo Spirito di Cristo come in questo punto. Il criterio con cui lamentalità di oggi abitua a guardare l’avvenire fa centro il tornaconto, o il gusto, o la facilitàdell’individuo. *…+ I giudizi nelle situazioni private e pubbliche, i consigli per ben vivere, gliammonimenti o i rimproveri, tutto è detto da un punto di vista da cui è totalmente assente ladevozione al tutto e la preoccupazione del regno, ed esiliata la realtà di Cristo. «Che cosa il tuttopotrà darmi? Come ottenere il più possibile vantaggio da tutto?»:questi sono i criteri immanenti <strong>della</strong> saggezza più diffusa e del buon senso riconosciuto. Invece lamentalità cristiana travolge quelle domande, le contraddice, le mortifica, e rende gigante propriol’imperativo opposto: «Come io potrò donarmi con quel che sono, servire di più al tutto, al regno,al Cristo?». Questo è l’unico criterio educativo <strong>della</strong> personalità umana come l’ha redenta la lucee la forza dello Spirito di Cristo”


Ecco, per entrare nella luce di Cristo, nel suo splendore, bisognainabissarsi nella sua obbedienza. Bisogna implorarla questa luce: come potrò servire al tutto, cioèa quella totalità che è Dio e il suo progetto sul mondo? Solo a chi grida così sarà data una risposta.Spesso noi ci lamentiamo di essere nelle tenebre perché non vediamo comepossiamo realizzare i nostri progetti e i nostri sogni e pensiamo che la luce diDio non sia altro che l’astuzia di cui abbiamo bisogno per uscire dal labirintodentro il quale ci siamo cacciati. Mentre Dio non fa mancare mai la sua luce acoloro che desiderano compiere la Sua volontà. Sarà quella sufficiente per compiere ogni giorno ilpasso giusto, ma non mancherà mai.C’è una stretta connessione tra l’inabissarci nell’obbedienza di Cristo el’entrare nel suo splendore, o almeno goderne di un raggio, quello necessarioalla vita quotidiana.Quanta gente abbiamo visto che nella loro resa a Dio, nella vocazione, nellasofferenza, nella fatica per una utilità di bene per il mondo, sono diventati –come dice san <strong>Gregorio</strong> Nazianzeno – “come altrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini”!Anche noi possiamo essere “luci perfette” nell’obbedienza “a quella luceimmensa”, <strong>della</strong> abbiamo ricevuto quel raggio necessario alla vita “proveniente dal Dio unico,attraverso Cristo Gesù nostro SignoreIl mistero <strong>della</strong> Trinità svelato progressivamente"Nel corso dei secoli, due grandi rivoluzioni hanno sconvolto la terra, le chiamiamo i dueTestamenti. L’una ha fatto passare gli uomini dall’idolatria alla Legge; l’altra dalla Legge alVangelo. Un terzo sconvolgimento è predetto: quello che dalla terra ci trasporterà in cielo,dove non c’è né movimento né agitazione.Questi due Testamenti hanno presentato lo stesso carattere. E quale? Quello di non avertrasformato tutto immediatamente dal primo inizio del loro apparire. E perché? Per noncostringerci con la forza, ma per persuaderci. Perché ciò che è imposto non è duraturo,come accade quando si vuole fermare forzatamente il corso dei fiumi o la crescita dellepiante. Invece quello che è spontaneo è più durevole e più sicuro. L’uno è subìto per forza,l’altro è voluto da noi. L’uno manifesta una potenza tirannica, l’altro ci mostra la bontàdivina...L’Antico Testamento ha manifestato chiaramente il Padre, oscuramente il Figlio. Il NuovoTestamento ha rivelato il Figlio e lasciato trapelare la divinità dello Spirito. Oggi lo Spiritovive in mezzo a noi e si fa conoscere più chiaramente.Sarebbe stato pericoloso predicare apertamente il Figlio quando la divinità del Padre nonera riconosciuta; e, quando la divinità del Figlio non era ammessa, imporre - oso dire - comein soprappiù, lo Spirito <strong>San</strong>to. In questa maniera i credenti, come persone appesantite datroppi cibi, o come coloro che fissano il sole con occhi ancora deboli, avrebbero rischiato diperdere ciò che invece avrebbero avuto la forza di portare. Lo splendore <strong>della</strong> Trinità dovevadunque brillare attraverso successivi sviluppi, o come dice Davide, «per gradi» (Sal 83,6) econ una progressione di gloria in gloria...Vedi come la luce ci viene a poco a poco. A nostra volta dobbiamo rispettare l’ordine in cuiDio si è rivelato a noi, non svelando tutto immediatamente e senza discernimento, senza


tuttavia tenere nulla nascosto fino alla fine. Perché Il primo modo sarebbe imprudente,l’altro empio. L’uno rischierebbe di ferire i lontani e l’altro di allontanarci dai nostri fratelli.Voglio aggiungere ancora questa considerazione che forse è venuta in mente a molti, mache mi sembra un frutto <strong>della</strong> mia riflessione. Il Salvatore conosceva certe realtà, mariteneva i discepoli incapaci di portarle, nonostante l’insegnamento che avevano ricevuto;perciò le teneva nascoste. E ripeteva che lo Spirito, quando sarebbe venuto, avrebbespiegato ogni cosa. Penso che tra queste verità ci fosse pure la divinità dello Spirito <strong>San</strong>to: sisarebbe manifestata chiaramente in seguito, quando, dopo la risurrezione del Salvatore, glianimi sarebbero stati maturi per comprenderla."<strong>Gregorio</strong> Nazianzeno, Discorso 31, 25-27Le Opere: Sermoni liturgici redatti per le principali festività tra cui la Pasqua, la Pentecoste,il Natale, l'Epifania. Discorsi d'occasione con vari elogi funebri come quello per sant'Atanasio, perl'amico san Basilio e per suoi famigliari, il padre, il fratello Cesario e la sorellaGorgonia. Altri concernono discorsi ufficiali agli imperatori o veri e proprimanifesti catechetici. Discorsi teologici di cui ci sono pervenuti cinque scritti redatti tra il 379 e il 380.Questi testi sono tutti incentrati sulla definizione teologica <strong>della</strong> Trinità eandavano a combattere le varie eresie presenti al suo tempo. La ariana, chenegava la divinità di Cristo. Quella degli Eunomiani per i quali il Cristo non ha lastessa essenza del Padre e dei Macedoniani che negavano la piena divinità delloSpirito <strong>San</strong>to. In questi scritti <strong>Gregorio</strong> afferma l'unica natura delle tre Personeche vanno distinte solo per origine e rapporti reciproci. Epistolario con 245 lettere scritte tra il 383 e il 389<strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong> di Nazianzo detto "il Teologo"Può parlare di Dio solo chi si è sufficientemente purificato<strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong>, nato a Nazianzo, una piccola città <strong>della</strong>Cappadocia, intorno al 330 fu Arcivescovo di Costantinopolidal 379 al 381. Con Basilio il Grande e <strong>Gregorio</strong> di Nissa fa latriade dei Padri cappadoci <strong>della</strong> Chiesa. Essi si sono distintiper santità di vita e profondità di dottrina. Presentiamo inquesta sezione un estratto dalle Orazioni di <strong>San</strong> <strong>Gregorio</strong> diNazianzo sulla teologia. In un tempo difficile come il nostro,le parole del Nazianzeno sono una vivida luce in confrontoalla quale la maggioranza delle pubblicazioni teologiche pare


fitta nebbia.Non a tutti, miei cari, compete di parlare di Dio, non a tutti: non si tratta di una capacità che siacquista a basso prezzo né che appartiene a quanti procedono senza staccarsi da terra. Voglioaggiungere che non si può fare sempre, né davanti a tutti, né riguardo a ogni argomento, ma c'èun tempo opportuno, un uditorio opportuno e ci sono argomenti opportuni.Non compete a tutti, ma a quelli che si sono esercitati e hanno fatto progressi nellacontemplazione, e che prima di tutto hanno purificato anima e corpo, o, più esattamente, lipurificano. Chi non è puro non può senza pericolo venire a contatto con la purezza, come il raggiodel sole non può senza danno raggiungere occhi malati. E quando lo può fare? Quando noi ciallontaniamo dal fango esteriore e dal disordine, e quando la parte direttrice che è in noi nonviene confusa da immagini malvagie e deviate, come una bella scrittura mescolata a lettere dicattiva qualità, o un buon profumo mescolato al puzzo <strong>della</strong> melma. Bisogna realmente starseneliberi, infatti, per conoscere Dio, e "quando ci troveremo nella circostanza favorevole, giudicare"l'esattezza <strong>della</strong> teologia. Con chi bisogna parlarne? Con coloro dai quali l'argomento è affrontatocon impegno e non come uno dei tanti argomenti inutili che con piacere si discutono dopo le corsedei cavalli, dopo gli spettacoli teatrali, dopo i canti, dopo aver accontentato il ventre e ciò che staal di sotto del ventre: per queste persone è un piacere ciarlare su simili argomenti e mostrarsi abilinelle controversie.Su cosa dobbiamo meditare e in quale misura? Sulle cose a noi accessibili, e fin dove arrivano ladisposizione e la capacità degli ascoltatori. Questo per evitare che, come i suoni e gli alimenti ineccesso danneggiano l'udito o i corpi o, se preferisci, come i carichi troppo pesanti affaticano chi lisostiene, o le piogge troppo impetuose devastano la terra, così anche chi ascolta, pressato egravato dalle parti più consistenti, per così dire, dei discorsi, venga a perdere anche la forza cheprima possedeva.E non dico che non bisogna ricordare affatto Dio non mi attacchino nuovamente quelli che sonoproclivi e pronti a tutto!Infatti, bisogna ricordarsi di Dio più spesso di quanto respiriamo, e, se è possibile dirlo, nonbisogna fare altro che questo. Anche io sono tra quelli che approvano le parole che prescrivono di"esercitarsi giorno e notte", di "raccontarlo a sera, al mattino e a mezzogiorno" e di "benedire ilSignore in ogni circostanza"; se bisogna anche ripetere le parole di Mosè, "quando riposiamo aletto, quando ci alziamo e quando siamo in viaggio" mentre facciamo qualunque altra cosa,conformandosi alla purezza ricordandoci di Lui.Quindi io non vieto di ricordare Dio continuamente, ma di disputare su Dio; e non proibisco lateologia in quanto cosa empia, ma in quanto cosa inopportuna; io non proibisco l'insegnamento,ma la mancanza di misura. Riempirsi di miele fino a sazietà provoca il vomito, anche se si tratta dimiele: allo stesso modo "per ogni cosa c'è il suo tempo", come sembra a Salomone e a me, e ilbello non è più bello, quando non si produce in maniera bella, come il fiore che è in inverno ècompletamente fuori stagione, o come un'acconciatura maschile è inopportuna per le donne euna femminile lo è per gli uomini, o, ancora, come la geometria è inopportuna in un lutto e lelacrime in un banchetto. Non terremo in considerazione, dunque, il momento opportuno proprioladdove esso deve essere tenuto nella massima considerazione?(Orazione 27, II-IV)


A cura de L’ Oasi di EngaddiPer la Vigna del Signore2011Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt. 10,8)

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