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Bruno de Finetti e la geometria del benessere

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effettivo <strong>de</strong>gli individui – e quindi inevitabilmente rive<strong>la</strong> un certo margine di erroreoppure si passa ad una sorta di «i<strong>de</strong>alizzazione» rispetto all’oggetto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria. Ilprezzo da pagare, in quest’ultimo caso, è che ci si allontana dal<strong>la</strong> realtà e ci si avvicinaad un qualcosa di ‘costruito’ che non corrispon<strong>de</strong> a ciò che si osserva. È qui che De<strong>Finetti</strong> sottolinea l’importanza di condizioni come quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>l<strong>la</strong> transitività, <strong>la</strong> quale daun <strong>la</strong>to evita di far ca<strong>de</strong>re <strong>la</strong> teoria in situazioni contraddittorie e dall’altro non semprecorrispon<strong>de</strong> al comportamento reale <strong>de</strong>ll’individuo, che invece può presentare unaciclicità nelle preferenze. 13 Per questi motivi, sostiene De <strong>Finetti</strong>:Nessuna teoria sarebbe possibile se dovesse ren<strong>de</strong>r conto <strong>de</strong>i dati effettivi, inclusi a<strong>de</strong>sempio gli errori di osservazione! Il punto di vista operativo <strong>de</strong>ve essere seguito colmassimo rigore concettualmente, ma non può né <strong>de</strong>ve impedire quel necessario grado dii<strong>de</strong>alizzazione senza <strong>de</strong>l quale l’unica conclusione «teorica» sarebbe che non si potrà mai dirnul<strong>la</strong> di nul<strong>la</strong>. (Ivi, p. 690)È un’esigenza logica quel<strong>la</strong> di ammettere i postu<strong>la</strong>ti di coerenza e di porli al<strong>la</strong> base<strong>de</strong>l comportamento <strong>de</strong>gli individui, che si qualificano in questo caso come coerenti.Questo non esclu<strong>de</strong> che nel<strong>la</strong> realtà esistano, ovviamente, anche individui che sicomportano in maniera non coerente; questa consapevolezza viene interpretata da De<strong>Finetti</strong> come un «fatto acci<strong>de</strong>ntale» che si presenta in maniera <strong>de</strong>l tutto involontaria daparte <strong>de</strong>ll’individuo. L’alternativa sarebbe quel<strong>la</strong> di cambiare <strong>la</strong> teoria in base alcomportamento ‘diverso’, ma si intuisce chiaramente dalle parole <strong>de</strong>ll’autore cheun’operazione di questo tipo non conduce a una teoria valida, dal momento che leincoerenze non permettono di pronunciarsi sulle caratteristiche <strong>de</strong>lle preferenze <strong>de</strong>gliindividui.Altro punto cruciale <strong>de</strong>l<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione operazionale fornita da De <strong>Finetti</strong> è il«soggettivismo», in quanto <strong>la</strong> preferenza, come nel caso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità, è sempreriferita ai gusti, alle opinioni e agli interessi di un individuo, esclu<strong>de</strong>ndo perciòl’esistenza <strong>de</strong>ll’utilità di un bene distaccata dal rapporto con un individuo. O meglio, nelcaso l’esperimento venga fatto per una gran<strong>de</strong>zza fisica esso sarà svolto nel<strong>la</strong> totaleassenza di influenza da parte <strong>de</strong>ll’osservatore. Questo significa che <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizioneoperazionale «è <strong>de</strong>finizione che penetra a individuare mediante l’esperimento l’essenzaintima di un concetto, oggettiva se oggettiva, soggettiva se soggettiva» (Ivi, p. 691).Il problema <strong>de</strong>l<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità, va però ben oltre <strong>la</strong> possibilità di apporreindici di utilità: nell’accezione più diffusa e risalente almeno al Manuel paretiano, <strong>la</strong>misurabilità è intesa come possibilità di confronto fra le differenze di utilità. Se, peresempio, un individuo preferisce <strong>la</strong> situazione A al<strong>la</strong> B e <strong>la</strong> C al<strong>la</strong> D, ci si domanda diquanto queste due gran<strong>de</strong>zze, riferite all’utilità di ottenere A nel primo caso e C nelsecondo, differiscono. De <strong>Finetti</strong> mette comunque in guardia dall’effettuare questo tipodi confronto, poiché <strong>la</strong> problematica non è ben <strong>de</strong>finita:Per chiarire il concetto con un esempio ove nul<strong>la</strong> v’è di soggettivo, pensiamo dichie<strong>de</strong>re «se c’è maggior divario fra una velocità di 20 e di 30 km/h o di 30 e 40»;l’interrogato può legittimamente pensare sia di dover rispon<strong>de</strong>re che è uguale (pensando al<strong>la</strong>velocità), o che è maggiore nel primo caso (pensando all’aumento re<strong>la</strong>tivo, 50% anziché13 O, in altre parole, che preferisca, per esempio, <strong>la</strong> situazione A al<strong>la</strong> B, <strong>la</strong> situazione B al<strong>la</strong> C e infine <strong>la</strong>situazione C al<strong>la</strong> A. Imporre <strong>la</strong> proprietà transitiva, permette di esclu<strong>de</strong>re a priori <strong>la</strong> possibilità di similicontraddizioni. De <strong>Finetti</strong> (1937) ha, peraltro, proposto <strong>la</strong> sua teoria soggettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità per lescelte in caso di incertezza (ripresa anche da SAVAGE 1954) fondando<strong>la</strong> proprio su una estensione<strong>de</strong>ll’assioma di transitività.8

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